Fonte originale: Strill.it
di Claudio Cordova - La legge è legge è per quanto possa sembra strano, soprattutto a queste latitudini, va rispettata. Dopo il "no" della Regione Calabria, arrivano altre brutte notizie per la SEI S.p.A. Appena alcuni giorni fa strill.it aveva sottolineato come il percorso imboccato dall’Unione Europea fosse quello di ridurre sensibilmente le emissioni di gas serra e, in particolare, del biossido di carbonio (Co2) che è il principale tra questi.
Proprio ieri, infatti, la commissione Ambiente dell'Europarlamento ha approvato con 44 voti contro 20 (e 1 astenuto) la parte più importante e controversa del pacchetto dell'Unione Europea su clima ed energia, riguardante la nuova 'borsa delle emissioni' di gas serra (Ets) che funzionerà dal 2013 al 2020. L’Unione Europea si mantiene, al momento, coerente e con il proprio voto conferma l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra del 20% entro il 2020, che passerebbe automaticamente al 30% in caso di accordo internazionale alla conferenza di Copenaghen del dicembre 2009 sul periodo post-Kyoto.
Si tratta di un provvedimento che ha il sapore dell’ennesima mazzata per il progetto della SEI S.p.A. che vorrebbe costruire una centrale a carbone a Saline Joniche, dove al momento sorge una delle più grandi beffe calabresi: la Liquichimica. Le Regione Calabria, dopo aver espresso il proprio veto nel corso della Conferenza dei Servizi dello scorso 18 settembre, ha, finalmente, ratificato la propria decisione, negando l'intesa per la realizzazione della centrale a carbone di Saline Joniche, come comunicato dall'assessore all'Urbanistica e al Governo del Territorio, Michelangelo Tripodi,
Una brutta notizia per la SEI che, a distanza di poche ore, ne incassa un'altra dall’Unione Europea. Si tratta, forse, del colpo di grazia al progetto: con il voto di ieri, infatti, dal 2015 sarà proibito costruire centrali termoelettriche che emettano più di 500 grammi di Co2 per kilowatt ora generato. E’ vero che la conclusione del progetto iniziale della centrale a carbone di Saline Joniche sarebbe fissata per il 2012, ma è anche vero che il tempo, nel suo incedere inesorabile, non gioca a favore della società svizzera. E la disposizione della Commissione Ambiente dell’Europarlamento mette al bando, di fatto, le centrali a carbone, a meno che non siano dotate della tecnologia Ccs (carbon capture and storage), ovvero un dispositivo di "cattura" delle emissioni e il loro stoccaggio in un deposito geologico.
La tecnologia Ccs è un tipo di evoluzione ancora in fase embrionale (sperimentato, attualmente, solo in Germania), sul quale, però, con un voto separato su un altra sezione del pacchetto clima-energia, gli eurodeputati della commissione Ambiente hanno destinato il ricavato derivante dalla messa all'asta dei permessi relativi a 500 milioni di tonnellate di Co2 (pari a circa 10 miliardi di euro agli attuali prezzi di mercato).
La prossima tappa è fissata per dopodomani, 10 ottobre, quando si riunirà il Consiglio europeo dell’energia, ma il cerchio, per quanto riguarda la centrale a carbone di Saline Joniche, potrebbe essersi chiuso definitivamente.
10 ottobre 2008
Nuove dall'Europarlamento
La Giunta Regionale calabrese delibera all'unanimità il "No al carbone a Saline Ioniche"
Fonte originale
Catanzaro, 06.10.08. - 'La decisione assunta oggi dalla Giunta regionale di non accordare l'intesa per la realizzazione della centrale a carbone di Saline Joniche rappresenta la conclusione positiva del percorso gia' avviato da tempo e conferma la chiara volonta' contraria della Regione, piu' volte espressa dal presidente Loiero, da me e dall'intera Giunta, nonche' dal Consiglio regionale contrario all'unanimita'''.
E' quanto ha affermato l'assessore all'Urbanistica e al Governo del Territorio della Regione Calabria, Michelangelo Tripodi, al termine dei lavori dell'Esecutivo, che si e' riunito in mattinata a Catanzaro nella sede di Palazzo Alemanni. ''La scelta compiuta - ha aggiunto Tripodi - e' in sintonia con la volonta' del territorio, visto che la Provincia di Reggio e i Comuni di Montebello Jonico, Bagaladi, Condofuri, Motta San Giovanni, Reggio e San Lorenzo hanno espresso un forte e motivato dissenso contro la realizzazione della centrale. Esprimo, pertanto, grande soddisfazione per la decisione presa e ringrazio l'assessore alle Attivita' produttive, Francesco Sulla, che ha abbracciato questa battaglia dimostrando una grande sensibilita' sui temi della difesa dell'ambiente e del territorio e sulla necessita' di promuovere lo sviluppo sostenibile dell'area di Saline Joniche''.
''Adesso si tratta di andare avanti - ha concluso l'assessore Tripodi - per costruire un progetto organico per il comprensorio, passando dalla bonifica e dalla rottamazione dell'ex Liquichimica, incentrato sulla riconversione produttiva e turistica del sito assieme a una sistemazione del porto di Saline, funzionale alle esigenze dello sviluppo turistico, commerciale e alle attivita' legate alla pesca''. (fonte ASCA)
30 settembre 2008
Petizione per l'istituzione del Monumento naturale alla Frasca.
Petizione a sostegno della richiesta di Istituzione del Monumento Naturale alla Frasca presentata dalle associazioni per la tutela dell’ambiente: “WWF Lazio”, “Italia Nostra Onlus”, “Forum Ambientalista” e “TNT”.
Si invita la cittadinanza a stampare il documento della petizione (clicca qui) e farlo firmare.
Segue la Relazione relazione presentata in Regione per motivare la richiesta di istituzione del Monumento naturale.
"Il litorale nord della Regione Lazio è particolarmente soggetto a pressione antropica, tanto da risultare quasi completamente gravato da servitù industriali, portuali, turistiche o urbane.
Uno dei tratti liberi da azione antropica di maggior estensione è l’area occupata dalla pineta denominata “La Frasca” e dal sistema marino antistante che si estende per ca. 3,2 km nel territorio di Civitavecchia e per altri 700 m circa nel territorio di Tarquinia costituendo, di fatto, la prima importante interruzione di un continuum fortemente antropizzato ed alterato e, sotto questo profilo, oltre che per l’intrinseco valore naturalistico ed archeologico, è sicuramente un patrimonio la cui preservazione si impone come di fondamentale importanza.
Nonostante l’area, di proprietà dell’Arsial, e la pineta impiantata in loco negli anni 50, si presentino attualmente piuttosto degradate, la Frasca rappresenta un’importante e documentata zona di rispetto di biodiversità, tanto da essere inserita nel PTP, ambito territoriale n.2, fra le aree boscate “Beni A5 – Boschi di tutela integrale” e sottoposta, relativamente all’entroterra e alla fascia costiera, a vincolo di inedificabilità ai sensi dell’art. 1 ter della L. 431/85.
Nonostante i danni al patrimonio selviculturale, la flora e la fauna della Frasca sono estremamente vari.
Inoltre il fondale antistante, è costituito da un Habitat prioritario per Natura 2000, ossia una prateria di Posidonia Oceanica e a tal fine perimetrato nel SIC IT6000005 – “Fondali tra Punta Sant'Agostino e Punta della Mattonara”.
Dal punto di vista archeologico, notevolissima è la rilevanza del sito, qualificato, nel citato PTP, ambito territoriale n.2, come “zona archeologica a tutela orientata”.
Sono documentate testimonianze relative all’epoca preistorica e protostorica e soprattutto all’età romana
Purtroppo la pressione industriale del porto e degli impianti termoelettrici di Torre Valdaliga mettono a rischio un biotopo di straordinaria importanza.
Proprio per tutelare quest’ultimo la Frasca è inserita nelle prescrizioni delle varie Valutazioni d’impatto ambientale relative al porto e alla centrale.
Nel decreto via 2935/97, relativo al piano regolatore portuale, si prescrive un progetto di riqualificazione ambientale che preveda, un sistema di opere a verde da realizzarsi attraverso la messa a dimora di specie arboree ed arbustive rispettose dei caratteri fitoclimatici locali raccomandando che “dovrà essere evitata l’eccessiva infrastrutturazione“ anche “in riferimento alla localizzazione dei previsti interventi di supporto alla balneazione (aree di sosta, nuclei di servizio, piattaforme e pontili)”.
Nel decreto Via 6923/2002 la Frasca viene definita l’elemento di maggior pregio ambientale sull’area e per la quale si evidenziano l’inserimento nel PTP con la definizione di Area boscate “Beni A5 – Boschi a tutela integrale” e l’esistenza di diversi vincoli ambientali e di inedificabilità ai sensi dell’Art. 1 ter della Legge 431/85 e si ribadiscono le prescrizioni contenute nel precedente decreto Via 2935/97.
Infine nel decreto Via 680/03, relativo alla riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord la Frasca viene nominata solamente per rendere noto che è sito SIC e viene definita Parco Urbano.
I lavori di riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord hanno già causato la distruzione di lembi di pineta per trasformarli in aree cantieristiche e la realizzazione delle opere a mare per la costruzione del molo carbonifero ha già, di fatto, concretizzato un’importante erosione del SIC.
L’ipotizzato sviluppo del Porto in direzione nord, con la realizzazione di un “Terminal Asia o Cina” (una cassa di colmata a mare di 3.000.000 di m3, una banchina lunga ca. 1 Km e 700 m e larga tra i 400 e i 600 m, per una superficie di 1.000.000 di m2,un nuovo antemurale di ca. 2 Km, una bretella stradale di 5 KM e un tronco ferroviario di 1 Km e 600 m. Il tutto collocato immediatamente a nord di Torre Valdaliga fino a occupare per qualche centinaio di metri la costa prospiciente al primo tratto superstite della pineta,un cinema multisala, discoteche e opere varie di urbanizzazione.) e di un porticciolo turistico (950 posti barca, 1000 parcheggi più un area variabile da un minimo di 8 ettari a un massimo di 16 ettari ricavata interrando materiale d'escavo, dove saranno collocati due cantieri navali ed annesse infrastrutture), comporterebbe la pressoché totale e definitiva cancellazione dei fondali protetti dalla Comunità Europea e della pineta, tristemente sostituiti con banchine in mare e piazzali per deposito di container nell'entroterra, di cui, peraltro, non vi è alcun bisogno, anche a detta di molti operatori portuali.
Per difendere il territorio e la popolazione da tale opera di distruzione che priverebbe Civitavecchia dell’ultimo tratto di costa fruibile, salvaguardare il tessuto economico e sociale dell'alto Lazio e valorizzare l’unico e ultimo polmone verde della città, le associazioni ambientaliste Forum Ambientalista, Italia Nostra e WWF, unitamente all’associazione locale TNT, hanno proposto apposizione di un vincolo di protezione tramite l'istituzione di un Monumento Naturale che perimetri l'intera area, dal confine con gli impianti termoelettrici di Torre Valdaliga Nord, per tutta l'estensione verso nord della pineta “La Frasca”.
Tale richiesta sta venendo supportata da una petizione già sottoscritta dalle firme di centinaia di cittadini, ed è stata sposata anche dalla IV Circoscrizione, nella cui competenza rientra l’area in questione, peraltro unica circoscrizione cittadina di centrosinistra.
A tale istituzione i comuni di Civitavecchia e Tarquinia, senza discutere con alcuno della vicenda, con lettera congiunta a firma Moscherini Mazzola, si sono dichiarati contrari.
E bene tenere presente è che l’area è di proprietà dell’Arsial che presto la dovrebbe passare al comune di Civitavecchia, vicenda che chiaramente ci trova d’accordo ma che si deve fare in maniera che avvenga o a Monumento Naturale istituito, oppure dopo il “regno Moscherini”.
Per comprendere bene quali siano i molteplici interessi che si muovono dietro questa operazione è bene sapere che:
1. La realizzazione del porticciolo, al di là del grande giro di affari che si muove dietro strutture di questo tipo, assume particolare valenza per mettere a dimora i 500.000mc di materiale di risulta proveniente dai dragaggi della citata darsena petroli grandi masse nonché dei moli carboniferi, materiale di risulta che avrebbe un costo enorme depositare in apposite discariche; non a caso Enel e Gavio, i cui sono ben note le tendenze “filantropiche” accettano di costruire il porticciolo a loro spese;
2. realizzare questa struttura serve anche a tacitare le centinaia di Civitavecchiesi che ad oggi hanno il loro posto barca all’interno della Darsena Romana, posta all’interno del Porto Storico visto che quest’ultimo vorrebbero darlo, con una concessione novantenovvenale, in gestione alla Porto del Tirreno S.p.a,, una società dietro cui si muovono gli interessi dei soliti noti del quartierino (Caltagirone, Beatrice Parodi Cozzi, Marcellino Gavio, On. Bonsignore, Sen Luigi Grillo, etc….).
Una grande operazione speculativa che, espropriando i civitavecchiesi del porto storico, prevede la realizzazione di una Marina Yachting per grandi panfili: 250 posti barca per maxi yacht e centocinquanta milioni di investimento privato per le opere a terra, che vanno dall’albergo sull’acqua al Molo del Bicchiere, alle superfici commerciali, agli spazi per l’Università ed alla grandiosa ricostruzione dell’Arsenale del Bernini, sopra il quale nascerà una piazza collegata alle mura e al lungo porto e che occuperà, fino al mare, tutta l’area dove oggi sorge la Capitaneria di Porto.
3. Anche il Terminal Asia risponde all’esigenze di posizionare gli enormi quantitativi di materiali proveniente dall’escavo dei fondali a tutto vantaggio dei grandi privati che devono realizzarli; inoltre sul Terminal Asia vi è grande interesse da parte di non ben precisati capitali di società cinesi, fatto che desta notevole preoccupazione visto che il 16 luglio 2008 il Corriere della Sera pubblicava un intervista in cui il sostituto procuratore del D.N.A, oggi sostituto procuratore di Tivoli, Dr. De Ficchy evidenziava i forti interessi della mafia cinese sul territorio ed il porto di Civitavecchia ed esprimeva preoccupazione per le relazioni che sarebbero potuto intercorrere tra questa nuova inquietante presenza e la costruzione di un terminal container nell’area civitavecchiese".
Simona Ricotti
28 settembre 2008
Petizione popolare "non abbiamo bisogno del nucleare"
Una iniziativa della lista civia nazionale "Per il bene comune".
Vedi http://petizione.perilbenecomune.org/
Inceneritori: Impatti ambientali delle ceneri
Dal blog del dott. Federico Valerio.
Una "Rassegna bibliografica dei problemi ambientali creati dalle ceneri prodotte dal trattamento termico di materiali post consumo. L'articoloè stato accettato dalla Rivista Epidemiologia e Prevenzione."
Per scaricare l'articolo CLICCA QUI
26 settembre 2008
"Il Premio Nobel Al Gore invita alla disobbedienza civile contro il carbone"
Ringraziamo Muntucha per la segnalazione
Link originale (Reuters)
By Michelle Nichols
NEW YORK (Reuters) - Nobel Peace Prize winner and environmental crusader Al Gore urged young people on Wednesday to engage in civil disobedience to stop the construction of coal plants without the ability to store carbon.
The former U.S. vice president, whose climate change documentary "An Inconvenient Truth" won an Academy Award, told a philanthropic meeting in New York City that "the world has lost ground to the climate crisis."
"If you're a young person looking at the future of this planet and looking at what is being done right now, and not done, I believe we have reached the stage where it is time for civil disobedience to prevent the construction of new coal plants that do not have carbon capture and sequestration," Gore told the Clinton Global Initiative gathering to loud applause.
"I believe for a carbon company to spend money convincing the stock-buying public that the risk from the global climate crisis is not that great represents a form of stock fraud because they are misrepresenting a material fact," he said. "I hope these state attorney generals around the country will take some action on that."
The government says about 28 coal plants are under construction in the United States. Another 20 projects have permits or are near the start of construction.
Scientists say carbon gases from burning fossil fuel for power and transport are a key factor in global warming.
Carbon capture and storage could give coal power an extended lease on life by keeping power plants' greenhouse gas emissions out of the atmosphere and easing climate change.
But no commercial-scale project exists anywhere to demonstrate the technology, partly because it is expected to increase up-front capital costs by an additional 50 percent.
So-called geo-sequestration of carbon sees carbon dioxide liquefied and pumped into underground rock layers for long term storage.
"Una firma per non bruciare il nostro futuro"
• Chi controllerà le emissioni della centrale a carbone ENEL di Civitavecchia?
• Quali le ripercussioni sul turismo e sull’immagine della nostra cittadina?
• Quali le conseguenze sull’agricoltura nel comprensorio?
• Quali i reali rischi sulla salute?
• Cosa possono fare i cittadini?
ma possiamo vedere cosa è accaduto nei territori in cui la presenza di una centrale termoelettrica a carbone è già una realtà.
Firmare per la petizione europea sarà possibile anche domenica 28 settembre 2008 dalle ore 10.00 alle ore 13.00 presso il bar adiacente all’arena Lucciola (zona centro)
21 settembre 2008
Concorso per cortometraggi in digitale sul tema energetico
Si chiama Enel Digital Contest, e l'annuncio ufficiale recita così:
"Partecipa alla quinta edizione di Enel Digital Contest, il concorso internazionale promosso da Enel e Future Film Festival per la realizzazione di un cortometraggio originale sul tema "The power of energy". Invia la tua candidatura entro il 31 ottobre 2008: potresti essere uno dei vincitori!"
Clicca qui per scaricare il modulo d'iscrizione.
Vogliamo far conoscere la nostra arte ;-) ?
18 settembre 2008
Multa milionaria a Enel per "pratiche commerciali scorrette"
Da Repubblica.it, 15/09/2008
"Multa milionaria dell'Antitrust a Enel Energia per "pratiche commerciali scorrette" e di 100 mila euro a Enel spa "ritenuta responsabile in qualità di committente degli spot televisivi".
Secondo l'Autorità garante per la concorrenza, i comportamenti di Enel Energia sono stati finalizzati ad acquisire contratti di fornitura di energia e gas con distinte pratiche che hanno condizionato considerevolmente le scelte dei consumatori. Per quanto riguarda invece la capogruppo Enel, l'Antitrust ne ha accertato la responsabilità, in qualità di committente, relativamente alla diffusione di uno spot televisivo giudicato ingannevole.
Più in dettaglio, Enel Energia, società del gruppo Enel
attiva nel mercato libero - sottolinea l'antitrust - ha messo in atto pratiche commerciali scorrette: nel passaggio di clienti in regime di cosiddetta 'maggior tutela' al mercato libero dell'energia elettrica; nell'attivazione non richiesta di una fornitura di gas naturale.
La società "ha messo in atto pratiche commerciali aggressive attivando forniture di luce e gas non richieste, esigendone, in alcuni casi, il pagamento, imponendo ostacoli all'esercizio del diritto di ripensamento e adottando procedure di marketing aggressive".
La società inoltre, continua l'Authority, "per le offerte commerciali riguardanti entrambi i servizi di fornitura di elettricità e gas, ha fornito ai consumatori indicazioni non rispondenti al vero, inesatte, incomplete. Enel energia ha anche omesso di fornire, attraverso i canali di vendita (call center e agenti) notizie rilevanti sull'attività svolta, le condizioni di mercato e di fruibilità delle offerte, le modalità di conclusione del contratto".
In particolare, "non è stato chiarito agli utenti che i contratti comportavano lo spostamento a un nuovo fornitore e, per quanto riguarda l'energia elettrica, il passaggio dal mercato di 'maggior tutela al mercato libero', con un piano tariffario soggetto, nel futuro, alle variazioni del mercato. In alcuni casi è stata taciuta la possibilità di esercitare tempestivamente il diritto di recesso". L'autorità ha quindi sanzionato le due distinte pratiche con multe pari, ciascuna, a 500mila euro.
L'Antitrust ha anche dichiarato ingannevoli le campagne pubblicitarie svolte per promuovere le offerte 'bioraria' e 'vantaggio 5+' attraverso l'invio di brochure ai potenziali clienti e la diffusione di uno spot televisivo, sanzionando Enel Energia con una multa di 100mila euro. Per lo spot televisivo l'antitrust ha stabilito la responsabilità anche della capogruppo Enel in quanto è risultata committente del messaggio, comminando una sanzione di 100mila euro.
L'istruttoria era stata avviata il 21 febbraio 2008, dopo che numerosi consumatori avevano segnalato di aver contestato alla società enel energia l'attivazione di forniture di energia elettrica e/o di gas, da essi mai richieste o rispetto alle quali era stato tempestivamente esercitato, senza successo, il diritto di ripensamento o il diritto di recesso."
14 settembre 2008
Carbone a Saline Joniche: al via una campagna di informazione e la petizione popolare
Riceviamo e pubblichiamo
"Sabato 20 e domenica 21, presso tutti i Comuni dell'Area, sono previsti dei punti di incontro con la cittadinanza per avviare una petizione popolare ed una campagna di sensibilizzazione sulla scottante tematica.
Non disinteressatevi, ne va anche della vostra salute e del futuro dei vostri figli.
Di seguito il MANIFESTO DELLE ASSOCIAZIONI
"NO AL CARBONE, SI AD UN PROGRAMMA ALTERNATIVO DI SVILUPPO"
L'ipotesi di realizzare una Centrale a Carbone a Saline Joniche (RC) rievoca spettri di un passato "pseudo-industriale", tradito sul nascere, che ha provocato stravolgimenti e disastri sul nostro territorio. Una violenza inaudita che non ha tenuto conto delle vocazioni naturali dell'Area ed ha negato la possibilità di un percorso di sviluppo all'intero comprensorio.
Dal fallimento di quel modello ad oggi sono passati più di trent'anni e niente è accaduto. Nulla è stato fatto per perseguire la riconversione dell'Area secondo sistemi compatibili con l'ambiente, con la nostra storia e con i nostri bisogni.
E oggi come ieri i nostri bisogni e le nostre aspettative non sono compatibili con il progetto della S.E.I. che:
- propone un impianto facendo leva sul bisogno di lavoro, promettendo ciò che non potrà mantenere in termini di occupazione;
- un impianto che non attiverà, attorno a sé, un indotto economico significativo ma, al contrario, deprezzerà i valori degli immobili e delle attività commerciali ed agricole;
- che produrrà emissioni diffuse di agenti inquinanti nocivi per la salute dei residenti;
- che genererà un notevole danno ambientale diffuso in mare, attraverso l'innalzamento della temperatura dell'acqua, in aria con la coltre di polveri sottili ed in terra con la conseguente ricaduta di queste polveri.
Niente lavoro, rischio per la salute, crollo dei valori immobiliari, inquinamento.
Di fronte a tutto questo dove sono i benefici?
La Calabria ha un esubero di produzione energetica rispetto ai suoi consumi perciò l'energia prodotta andrebbe ad alimentare fabbriche ed abitazioni di altre Regioni del Paese, e va ricordato, a tal proposito, che la Calabria s'é fatta già carico dei problemi del Paese con il suo nulla-osta al rigassificatore da allocare nel porto di Gioia Tauro. Abbiamo già dato!
Non vogliamo più assistere inermi a progetti imposti dall'alto e che non tengono conto delle vocazioni e delle reali potenzialità del territorio, ma pretendiamo di conoscere le previsioni ed i programmi che la Regione Calabria intende realizzare su questo territorio e con i quali, come affermato dal Presidente Loiero, la costruzione della Centrale non è coerente.
Noi, il mondo dell'associazionismo dell'Area, ci proponiamo e siamo disponibili a promuovere la costruzione di un programma di sviluppo alternativo e sostenibile che valorizzi le risorse naturali, storico-culturali e paesaggistiche partendo dalle vocazioni naturali di questa porzione di territorio, convinti che la Centrale non rappresenti un volano di sviluppo ma l'ennesima e questa volta definitiva "mazzata".
COORDINAMENTO DELLE ASSOCIAZIONI DELL'AREA JONICA
Per ulteriori informazioni: coord.assoareajonica@gmail.com
Carbone, mercurio, autismo
"Vivere intorno ad una fonte di emissione di mercurio quale una centrale a carbone o un inceneritore aumenta il rischio di ammalarsi di autismo."
Uno studio recente effettuato dalla University of Texas Health Science Center (San Antonio, Texas, USA) e pubblicato sulla nota rivista Journal Health & Place, ha messo in evidenza la presenza di un rischio statisticamente significativo tra la quantità di mercurio emesso da una fonte industriale d’inquinamento e l’incremento d’incidenza dell’autismo nei bambini che vivono nel territorio circostante.
La parola "autismo" deriva dal greco "autús" che significa "se stesso” e, come malattia o modello particolare di struttura psichica, si evidenzia drammaticamente per l’isolamento, l’anestesia affettiva, la scomparsa dell’iniziativa, le difficoltà psico-motorie, il mancato sviluppo del linguaggio.
Accanto a queste espressioni, di per se già disturbanti e fortemente disabilitanti, gli autistici dimostrano un’importante incontinenza emotiva che si espleta con urla, corse afinalistiche, ipercinesie, a volte aggressività, angoscia e terrore.
Avere un figlio affetto da autismo richiede un enorme impegno da parte dei famigliari ed è causa di una grande, costante preoccupazione.
I risultati di questa ricerca coincidono con quelli di numerosi altri studi che confermano l’elevata quantità di mercurio presente nelle piante, negli animali e negli esseri umani che vivono vicino a una fonte di emissione di questo elemento.
Il prezzo che i bambini pagano è sicuramente il più alto. Infatti, l’esposizione anche a dosi estremamente basse di numerosi inquinanti quali il mercurio, quando avviene durante quel periodo critico di formazione e sviluppo del sistema nervoso, in soggetti geneticamente predisposti, può aumentare il rischio di gravi patologie quali l’autismo.
La combustione del carbone è una delle cause più importanti di emissione nell’ambiente di mercurio; il carbone può contenere fino a 150 volte la quantità di mercurio presente nell’olio combustibile (Ambient Air Pollution by Mercury (HG). Position Paper. European Communities, 2001).
Gli autori dello studio hanno esaminato i dati di emissione di 39 centrali a carbone e di altre 56 sorgenti industriali presenti in Texas e li hanno messi a confronto con l’incidenza dell’autismo nei bambini che frequentavano 1.040 distretti scolastici.
I risultati sono stati molto chiari. Vivere intorno ad una fonte di emissione di mercurio quale una centrale a carbone o un inceneritore, aumenta in modo statisticamente significativo il rischio di ammalarsi di autismo. L’aumento d’incidenza della malattia ha mostrato una riduzione dell’1-2 % per ogni 16 chilometri di distanza dalla fonte stessa.
Parte del mercurio emesso nell’ambiente si deposita al suolo e, in seguito all’azione di alcuni batteri, viene trasformato in metilmercurio, una forma estremamente tossica. La contaminazione degli ecosistemi acquatici ne comporta il suo accumulo nel tessuto dei pesci e il suo ingresso nella catena alimentare.
In Inghilterra, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Canada e Australia, a causa di livelli elevati di metilmercurio nel pesce, allo scopo di proteggere la popolazione più a rischio (bambini e donne durante la gravidanza), viene consigliato di non mangiare o limitare l’assunzione di quei tipi di pesce nei cui tessuti è stata trovata una dose pericolosa di mercurio (Chief Medical Officier Urgent Comunication: Food Standard Agency: 14 May 2002).
Mentre l’esposizione al mercurio attraverso il consumo di pesce è ben documentata, si conosce molto poco su altre forme di esposizione quali l’aria e l’acqua potabile.
L’agenzia degli Stati Uniti per la Protezione dell’Ambiente (EPA) stima che di 158 milioni di tonnellate annue di mercurio emesse, il 33 % proviene dalla combustione del carbone e il 29 % dalla combustione dei rifiuti.
A conferma, inoltre, delle giuste preoccupazioni dei cittadini che lottano contro l’uso del carbone nella centrale di Civitavecchia, nel decreto del governo di Valutazione dell’Impatto Ambientale (V.I.A.) della centrale stessa si legge:
“Si esprime perplessità riguardo al fatto che le emissioni di mercurio possano essere effettivamente contenute nel valore dichiarato di 0.8 microgr/Nm3” (pag. 18, riga 16)
“Con la centrale a carbone ci sarà un aumento del 50 % delle emissioni di mercurio” (pag. 39, riga 26 - relazione istruttoria)
L’aumento delle emissioni di mercurio contrasta con l’EU Legislation and Policy Relating to Mercury and its compounds, Working document, March 2004, 1.1. Regulatory area: Main rilevant Provision. In questo documento si afferma, infatti, la forte volontà della Commissione Europea di ridurre l’inquinamento da mercurio presente nell’aria, nell’acqua e nel terreno, al fine di ottenere un alto livello di protezione per la popolazione.
Non è possibile valutare la quantità di mercurio che verrà emessa nell’aria in forma ossidata e in forma elementare. La prima porrà un rischio d’inquinamento da mercurio per le popolazioni che risiedono in un raggio di centinaia di km dalla centrale a carbone; le emissioni di mercurio in forma elementare causeranno invece un danno su scala mondiale (U.S. Department of Energy National Energy Technology Laboratory – Five Year Research Plan on Fine Particulate Matter in the Atmosphere. FY2001-FY2005.8, pag. 27).
Dr. Giovanni Ghirga
Portavoce per il Lazio del Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute