ROVIGO, 18 novembre 2009 – Operatori turistici, consorzi locali di pescatori, associazioni ambientaliste e comitati (1) hanno depositato, in questi giorni, formale ricorso al TAR del Lazio contro il decreto con cui, nell’agosto scorso, i Ministri dell’Ambiente e dei Beni Culturali hanno espresso Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) favorevole al progetto di conversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle, nel cuore del Delta del Po, una delle aree umide più importanti in Europa.
Il ricorso, curato dall’avv. Matteo Ceruti di Rovigo, illustra in 27 punti tutte le illegittimità del decreto VIA.
Le contestazioni più gravi vanno dall’errata applicazione della Legge 33/2009 che ha consentito di
trasformare a carbone le centrali ad olio combustibile in deroga alle leggi regionali vigenti, alla illegittima esclusione dalla procedura VIA sia dell’Ente Parco del Delta del Po sia della Regione Emilia Romagna. Altri aspetti contestati sono la mancata previsione di limiti alle emissioni coerenti con le migliori tecnologie oggi disponibili, l’insufficiente considerazione degli impatti provocati dai dragaggi e dal transito di navi carboniere nel cuore di un Sito di Importanza Comunitaria e Zona a Protezione Speciale, l’omissione del parere della competente Soprintendenza di Verona, secondo cui l’impianto non è armonizzabile con il contesto paesaggistico del luogo, e anche il mancato rispetto delle valutazioni tecniche dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, fatte proprie dalla stessa Giunta regionale del Veneto, che richiedevano prescrizioni sulle emissioni e sui monitoraggi più rigorose di
quelle contenute nel decreto di VIA.
I diversi soggetti firmatari del ricorso denunciano, inoltre, che il decreto trascura completamente l’apporto delle emissioni nocive, tra cui polveri e metalli pesanti, che il nuovo impianto aggiungerebbe al bacino padano, un’area a elevata capacità di intrappolamento di inquinanti i cui livelli risultano critici già oggi. Allo stesso modo non sono state considerate le emissioni di gas serra: a regime la centrale di Porto Tolle emetterà, infatti, oltre 10 milioni di ton/anno di CO2, che aumenteranno il ritardo dell’Italia nel raggiungere gli obiettivi del Protocollo di Kyoto, con conseguenti sanzioni a danno dello Stato e dei contribuenti. Un danno economico per l’intero Paese che va ad aggiungersi al danno ambientale per il
Parco del Delta del Po. Poiché gli interessi pubblici e privati che verrebbero danneggiati in seguito alla realizzazione e al funzionamento della centrale a carbone di Porto Tolle risultano, dunque, assai rilevanti, gli operatori economici locali e le associazioni ambientaliste contano di ottenere la giusta attenzione del Giudice amministrativo, ma anche del Ministro per lo Sviluppo Economico, al quale ora spetta, d’intesa con la Regione del Veneto, valutare se rilasciare l’autorizzazione finale alla realizzazione e all’esercizio di questo
impianto.
(1) ASSAGAIME ‐ ASSOCIAZIONE AGENZIE IMMOBILIARI E TURISTICHE, COB ‐ CONSORZIO OPERATORI
BALNEARI, VILLAGGI CLUB S.R.L. E ROSAPINETA SUD, CONSORZIO PESCATORI DELTA NORD,
CONSORZIO PESCATORI PO DI MAISTRA, GREENPEACE ITALIA, ITALIA NOSTRA, WWF ITALIA,
COMITATO CITTADINI LIBERI DI PORTO TOLLE.
24 novembre 2009
Porto Tolle: presentato ricorso contro la riconversione a carbone
23 novembre 2009
Centrale a carbone enel di Civitavecchia: operai in protesta bloccano gli ingressi
Fonte: maremmaoggi.it
Nello scorso pomeriggio "operai di una ditta che sta effettuando i lavori all’interno della Centrale a Carbone di Civitavecchia, hanno protestato davanti ai cancelli del cantiere impedendo alle maestranze e ai mezzi di entrare in cantiere"
No al carbone nel parco del Delta
Riportiamo da Carta.org
Il ministero dell'ambiente ha detto sì, ora manca la firma del ministro Scajola. Ma a combattere il carbone dell'Enel, nel Delta del Po, con gli ambientalisti ci sono anche le categorie economiche, che insieme ricorrono al Tar. Silenzio invece dall'Emilia Romagna, patria del segretario del Pd Bersani, noto sostenitore del combustibile fossile.
E’ l’ora dei ricorsi al Tar contro la riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle,
nel cuore del parco naturale del Delta del Po, che ha ricevuto il via libera del ministero dell’ambiente e attende il decreto del ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola.
A tentare l’ultima resistenza è un manipolo di associazioni, comitati cittadini, pescatori e operatori turistici. L’idea di un camino fumante in mezzo al Delta non piace agli ambientalisti, ma preoccupa anche Rosolina, il più importante centro balneare della provincia di Rovigo. Così tra i promotori del ricorso al Tar del Lazio, depositato la settimana scorsa dall’avvocato Matteo Ceruti, ci sono l’Assagaime, associazione di agenzie immobiliari e turistiche con un migliaio di appartamenti a Rosolina, il Consorzio operatori balneari, in rappresentanza di una decina di stabilimenti, i villaggi Club Srl e Rosapineta Sud e anche i Consorzi pescatori Delta Nord e Po di Maistra, oltre ai «soliti» Greenpeace, Italia Nostra, Wwf e Comitato cittadini liberi di Porto Tolle. Insomma, ci sono anche le categorie produttive, che evidentemente sognano per il Delta uno sviluppo economico basato sulle peculiarità del territorio e non sulle dubbie ricadute economiche della centrale.
Ventisette i punti toccati dal ricorso, a partire dall’emendamento inserito dal Governo nel «decreto incentivi», una vera e propria norma ad hoc sul carbone, pensata per aggirare la legge del Parco del Delta del Po. Peccato però che lo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una lettera inizialmente riservata, abbia espresso dubbi sulla legittimità costituzionale e sulla pertinenza dell’emendamento, ma anche sulla sua sostenibilità economica: se a regime la centrale emetterà oltre 10 milioni di tonnellate l’anno di anidride carbonica, per rispettare i limiti del trattato di Kyoto l’Italia dovrà comprare quote da altri paesi «virtuosi» oppure pagare multe salate. Tra i punti deboli dell’iter che ha autorizzato la riconversione, l’avvocato Ceruti rileva l’esclusione della Regione Emilia Romagna e quella ancora più clamorosa dell’Ente parco del Delta del Po. Un capitolo a parte va poi dedicato ai pareri ignorati, da quello dell’Arpa Veneto che imponeva limiti alle emissioni più rigorosi di quelli autorizzati, a quello della soprintendenza di Verona, secondo cui l’impianto non è armonizzabile in alcun modo con il paesaggio del Delta. E, ancora, la mancanza di un confronto con la soluzione a metano, la scarsa considerazione dell’impatto sull’ambiente di una zona umida unica al mondo e l’assenza di valutazioni sull’apporto di polveri e metalli pesanti nel bacino padano.
Dopo il Tar, resta ancora possibile fare ricorso al capo dello Stato entro metà dicembre, soluzione già annunciata dal Comune di Rosolina. Non si hanno notizie, invece, dal versante emiliano. La Regione Emilia Romagna avrebbe dovuto curare il ricorso di alcuni comuni del ferrarese interessati dalle ricadute e della stessa Provincia di Ferrara. Ma non se n’è fatto nulla. Scelta politica? Non è un mistero che il segretario nazionale del Pd, l’emiliano Pier Luigi Bersani, sia un sostenitore del carbone. Del resto anche nella politica rodigina pare ormai prevalere il pensiero unico sulla centrale. L’amministrazione provinciale di centrosinistra per anni ha avuto una posizione ambigua Poi, per renderla chiara, al ballottaggio di giugno ha sbattuto la porta in faccia alle liste civiche dei comitati per l’ambiente, alleandosi invece con una civica guidata da un ex Fiamma Tricolore. Vinte di nuovo le elezioni, oggi il dibattito sul carbone è solo sulle ricadute economiche. Ed è caldo. Forse perché il prossimo anno si vota per le regionali e perché molti si stanno accorgendo che per l’economia locale i guadagni saranno molto più modesti di quanto promesso.
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Miniere di carbone: nuova tragedia in Cina
E' salto a 108 il bilancio delle vittime, cui si aggiungono 60 feriti, in seguito all'esplosione della miniera cinese di Heilongjiang avvenuta lo scorso sabato, vedi qui per approfondimenti
20 novembre 2009
Mentre a Torrevaldaliga Sud si pensa ad una conversione al carbone, nel territorio si vogliono inaugurare due nuove zone industriali
Sulla volontà di riconvertire TVS - TirrenoPower a carbone leggi qui
Mobilitazione popolare nella frazione del Comune di Tolfa di Santa Severa nord, dove nella scorsa settimana si è costituito a un comitato spontaneo ‘‘con l’intento di bloccare sul nascere lo sviluppo di un‘area industriale tra la frazione stessa e la ferrovia Roma-Torino da parte di Federlazio, vedi qui
A Civitavecchia si dà il via a una nuova area industriale, vedi qui
Per quanti non dormono è chiaro da anni che la fascia costiera dell'Alto Lazio rientra in un progetto di sfruttamento industriale a tutto campo. La camorra non è certo qui per godersi il panorama.
Intanto resta invariata la situazione "rifiuti" a Civitavecchia, anche in questo caso si cerca l'emergenza per giustificare poi interventi di emergenza costosi e distruttivi, a tutto vantaggio di chi lucra e a danno della popolazione.
Ridicole e offensive le giustificazioni dell'Enel di fronte al video reso pubblico ieri
Articolo pubblicato su Centumcellae.it
Il video diffuso ieri da Simona Ricotti ed Alessandro Manuedda provoca ovviamente nuove reazioni politiche sui misteri ormai evidenti che avvolgono il cantiere di Torre Vadaliga Nord. Le giustificazioni dell'Enel a riguardo (rese note tramite una nota stampa inviata dall'azienda elettrica a tutte le testate giornalistiche tranne che alla nostra, nonostante anche una successiva richiesta telefonica), non sono per nulla piaciute a Prc e Pdci che intervengono con rabbiosa durezza sulla vicenda.
"Vogliamo avere ancora una volta fiducia nella magistratura e negli organi ispettivi del territorio - affermano le segreterie dei due partiti in una nota congiunta - affinché si faccia piena chiarezza in merito alla presenza di materiali sospetti presso la Centrale di Torrevaldaliga Nord. Certo non possiamo fidarci di Enel, che, evidentemente infastidita dall’evidenza di foto e filmati, ha propinato alla cittadinanza la seguente difesa d’ufficio: “I
materiali presenti in centrale sono inerti [...] custoditi in cantiere e visibili a tutti. La gestione e lo smaltimento di queste sostanze avviene sempre nel rispetto delle norme vigenti…”. In realtà - proseguono - le foto mostrano con chiarezza la presenza di diverse
tipologie di rifiuti (tra cui non semplici inerti, ndr, vedi foto), ammucchiati alla meglio (e non custoditi), ben nascosti agli sguardi (altro che visibili a tutti) e smaltiti chissà come (visto il modo in cui Enel li ha tratatti fino ad oggi). Il punto, quindi, è quello di sapere se in quelle aree di centrale sia stata autorizzata o meno una discarica, cosa che ovviamente non risulta, quali e quanti rifiuti speciali vi siano stati eventualmente stoccati e con che misure di sicurezza. Per quanto attiene al video sembra invece di capire che si tratti di materiali di varia natura, seppelliti sotto le montagne di detriti frutto dei dragaggi in corso nel tratto di mare antistante la centrale. In questo caso, visto che in base ai decreti autorizzativi
della stessa centrale e della darsena grandi masse tali materiali dovranno essere prima o poi riutilizzati, in particolare per riempire le diverse casse di colmata previste in ambito portuale, crediamo non sarà difficile accertarne l’origine e la eventuale pericolosità".
"In ogni caso - vanno avanti Prc e Pdci - appare comunque significativo che eventuali reati ambientali in un cantiere di queste dimensioni debbano emergere solo grazie a denunce anonime. Ben due nell’ultima settimana. Questo la dice lunga sulla percezione che i cittadini hanno dei diversi organi ispettivi e, soprattutto, delle istituzioni locali, laddove i milioni di euro elargiti da Enel hanno evidentemente minato la fiducia verso i nostri amministratori. Prova ne sia la colpevole inerzia dimostrata in questi anni sui temi della sicurezza sul lavoro. La comune sensazione è che fin troppe coscienze siano state inquinate. E’ con modesta speranza, quindi - concludono - che aspettiamo i risultati delle indagini".
Chi invece non sembra per nulla preoccupato di quello che avviene a Tvn e continua a non avere nulla da dire è il Sindaco Moscherini e tutta la sua maggioranza di Governo. Beati loro.
Rifiuti e polveri movimentate all’aria aperta dentro Tvn e portate chissà dove. La Procura della Repubblica indaga
Dopo le foto il video. E le immagini che, dopo quelle della scorsa settimana, arrivano oggi dal cantiere di Torre Valdaliga Nord sono ancora più inquietanti. A diffonderle sono stati questo pomeriggio il Consigliere comunale Alessandro Manuedda e l’esponente del Forum Ambientalista Simona Ricotti, la cui denuncia è di quelle che fanno rabbrividire e che impongono, stavolta, una presa di posizione chiara e inappellabile da parte dell’Enel e del Comune; soprattutto nel momento in cui la Procura della Repubblica ha aperto una indagine sul video
in questione e su quanto da esso è possibile vedere: mucchi di rifiuti, di qualunque tipo, in un’area non precisata ma comunque interna al cantiere della centrale e movimentazione di merci, polveri e sostanze in gran quantità e in totale assenza di sicurezza ambientale. Il video non è databile, ma le semplici immagini bastano ad accertare una palese violazione di legge da parte dell’Enel: la movimentazione di rifiuti, polveri e sostanze in ambiente aperto all’interno del cantiere, quando sia la Valutazione di Impatto Ambientale che la conferenza dei servizi per l’aggiornamento dell’Autorizzazione Integrata Ambientale impongono espressamente all’azienda elettrica che ogni operazione di materiale avvenga in ambienti chiusi e senza alcuna dispersione atmosferica. A questo dato di fatto si affianca poi un interrogativo, allarmante e che necessita chiarimenti, laddove nelle immagini si vedono chiaramente dei camion raccogliere ingenti quantità di materiale e polveri e trasportale via dal cantiere.
"Dove sono state portate? – si chiede Alessandro Manuedda – Il loro smaltimento è avvenuto a norma di legge o è possibile ipotizzare sostanze e materiale sotterrato in qualche sito del territorio? E chi assicura che non ci sia stata infiltrazione di sostanze nei terreni in cui tutti questi rifiuti sono stati accumulati? Resta il fatto, comunque, che le modalità di movimentazione di rifiuti e polveri come quelle che si vedono nel video non sono assolutamente autorizzate né sono quelle le aree su cui tali operazioni possono avvenire. Le violazioni e le responsabilità dell’Enel sono dunque evidenti, così come è ormai chiaro che l’azienda elettrica pensa di poter fare quello che vuole in questa città".
"L’Enel continua a trattare questo territorio senza alcuna dignità – gli fa eco Simona Ricotti – pensando di poter operare impunemente senza alcun rispetto delle regole. Va detto che questo può avvenire anche e soprattutto perché tutte le istituzioni e gli enti competenti sono completamente silenziosi e assenti nei compiti di controllo che dovrebbero esercitare. L’apertura di una indagine da parte della Procura della Repubblica, infatti, è stata possibile soltanto grazie alla denuncia di qualcuno che ha voluto finalmente rompere un muro di omertà".
Il video infatti, come già le foto pubblicate dalla nostra Redazione, è giunto a Simona Ricotti in forma anonima per essere poi consegnato dalla stessa alla Procura.
"Ritengo che queste immagini, come le foto pubblicate da Centumcellae News, possano essere state realizzate soltanto da qualcuno che opera ed ha libero accesso dentro la centrale – ha proseguito la Ricotti - dunque da qualche lavoratore che comincia finalmente a preoccuparsi delle condizioni di sicurezza ambientale in cui è costretto ad operare, tanto da denunciare quello che avviene all’interno del cantiere di Tvn. Il fatto poi che lo faccia in forma anonima dimostra come in centrale regni un clima di intimidazione ormai inaccettabile. L’invito che facciamo a chi può avere altre notizie su questi gravissimi fatti, dunque, è quello di uscire allo scoperto e di collaborare alle indagini".
Chissà che nel frattempo anche Comune ed Enel si sveglino.
17 novembre 2009
"Venite a vedere l’ Enel dove tiene i rifiuti della combustione di TVN"
Il Movimento No Coke Alto Lazio scrive alla Commissione Europea: ”Venite a vedere l’ Enel dove tiene i rifiuti della combustione di TVN”.Questo è il carbone pulito.
Non ci ha stupito più di tanto apprendere dalle immagini scattate dentro il cantiere di TVN che i rifiuti della combustione del carbone sono abbandonati sul terreno, nell’incuria più totale.
Dire l’avevamo detto sarebbe retorico.
Siamo esterrefatti, semmai, che una società civile, quale crediamo tutti di condividere, possa continuare a sopportare.
Dove sono i controlli che avrebbero dovuto garantire la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini ?
Osservatorio ambientale, tavolo della salute, cosa stanno facendo se chiunque può verificare che tutte le indicazioni e prescrizioni della VIA e dei vari atti autorizzativi, vengono puntualmente inosservate, alla faccia della salute dell’intero comprensorio!
Siamo stanchi di fare “proiezioni profetiche ” sulle scelleratezze legate al carbone, tutte verità che si stanno compiendo sotto gli occhi di tutti.
Il problema dello stoccaggio delle ceneri e della loro pericolosità rispetto allo smaltimento è stato uno dei tanti argomenti a cui Enel non ha mai dato un’esauriente risposta: risposta che oggi è sotto gli occhi di tutti.
Vale appena la pena ricordare che le ceneri della combustione del carbone, oltre ad essere ricche di metalli pesanti gravemente nocivi della salute, sono anche radioattive e che, proprio per la loro pericolosità, sia negli atti autorizzativi che nelle dichiarazioni dell’Ente energetico, si è sempre garantito il loro trattamento con sistema pneumatici, ovvero in condizioni che evitassero dispersione delle stesse nell’aria.
Le immagini visibili sul web dimostrano, semmai ce ne fosse bisogno, ancora una volta, l’inaffidabilità dell’ENEL, convinta di poter agire impunita ed indisturbata sul territorio.
E d’altronde già il giorno che ENEL alzò il muro alto due metri per togliere la visuale dalla strada pubblica era evidente vi fosse qualcosa da nascondere.
Un atteggiamento che rafforza la posizione intransigente del movimento No Coke che continua a chiedere, inascoltato, che trasparenza e legalità vengano garantite dagli enti preposti, Amministrazione comunali in testa.
Orfani dei nostri rappresentanti locali, ci rivolgeremo alla Commissione Europea per chiedere l’invio di un commissario a visitare il cantiere, per controllare l’esatta corrispondenza con le prescrizioni della Via del 2004.
Nel frattempo chiederemo alla magistratura di individuare, e perseguire, quanti, oltre all’ente energetico, siano responsabili penalmente dello scempio mostratoci da quelle foto.
Non assisteremo silenti alla devastazione della nostra terra; devastazione che garantirà fama imperitura a quanti hanno l’onere e l’onore di amministrarci e consentono con il loro silenzio assenso complice di avvelenare la terra e di privarla di un futuro.
I sindaci del comprensorio e Marrazzo avevano promesso il tavolo della salute,i rifiuti dentro tvn,abbandonati all’acqua e al vento sono la prova che gli accordi economici sono un pericolo per le popolazioni,sono fette di prosciutto sopra gli occhi di tutti gli amministratori,che non gli impediscono però di spendere soldi destinati alla salvaguardia della salute,per maquillage urbani e politici del territorio.
I sindaci Moscherini e Mazzola in primis se avete,ancora,una coscienza battete un colpo.
Movimento no coke Alto Lazio
www.nocoketarquinia.splinder.com
www.noalcarbone.blogspot.com
14 novembre 2009
Sul progetto per un nuovo cementificio Tarquinia
Esiste già un grosso cementificio a Montalto di Castro. Civitavecchia ne ospita uno non più funzionante. Com'è possibile che ora se ne voglia costruire uno nuovo sul territorio di Tarquinia?
Al di là delle irregolarità già riscontrate nei documenti relativi, ESISTONO LEGAMI tra la presenza di TVN a carbone e questo nuovo cementificio? Noi pensiamo di sì.
Lo sappiamo già: si afferma di nuovo quella velenosa sciocca visione dello sviluppo autolesionista e incapace di guardare al futuro. Sono sempre loro, quelli del "sì a tutto" quanto porti soldi facili e subito. Per questi non importa quale sia il reale prezzo sul lungo periodo, se l'investimento finisca per impoverire e distruggere altre ricchezze ben più importanti: ambiente, patrimonio storico, indotto turistico, agricoltura di qualità, salute. Ricchezze destinate a rimanere nel tempo, e che una volta compromesse sono perse.
Il sindaco Mazzola, assieme a tanti altri personaggi della sua medesima caratura morale e culturale, li conosciamo già; affetti dalla stessa patologica ignoranza e manìa di fare cassa con le ricchezze del territorio per ricavarne potere politico.
La vera sorgente del veleno sono loro e le corti del malaffare cui fanno riferimento ed aprono le porte.
Serve prevenzione: occorre un vaccino contro il virus dell'ignoranza civile che permette che tutto questo accada.
Depositi sospetti a TVN. Ma la comunità dorme
"Nel cantiere della centrale di Tvn giacciono all’aria aperta cumuli di polveri e sacchi ripieni: con che cosa ha a che fare la popolazione di Civitavecchia?"
Da centumcellae.it
Che cosa accade dentro il cantiere di Torre Valdaliga Nord? Le immagini di cui è entrata in possesso la nostra Redazione, e che pubblichiamo in esclusiva, sono inquietanti e aprono preoccupanti interrogativi. Da giorni, in quello che sembra essere con pochi dubbi il parco nafta della centrale, giacciono infatti cumuli di polveri e voluminosi sacchi ripieni.
I cumuli di polvere sono distinguibili in due tipologie: quelli che somigliano molto alle ceneri di una combustione e quelli che a prima vista richiamano una sostanza molto simile allo zolfo; in quantità enorme. Poi ci sono i sacchi, pieni e accumulati uno sopra l’altro, che osservandoli con attenzione rivelano un allarmante particolare: il loro fondo ha un colore scuro, rossiccio, come se fosse imbevuto di una qualche sostanza liquida o addensatasi nel basso, e dello stesso colore, all’apparenza bagnato, risulta il terreno su cui i sacchi sono poggiati, come se la sostanza liquida di cui appaiono imbevuti fosse penetrata nella terra. E ancora, accanto a sacchi e polveri, cumuli di ferraglia arrugginita. Le ipotesi e le domande che sorgono sono tante. La prima: che sostanze sono quelle polveri ammassate sul terreno e in balia del vento? La seconda: che cosa c’è dentro quei sacchi? La terza: è penetrata qualche sostanza liquida nel terreno? Dopo di che si accavallano varie riflessioni; tali polveri, quand’anche fossero cenere di un semplice braciere da scampagnata, sono esposte all’aria aperta e quindi sicuramente destinate a disperdersi nell’aria, sia dentro il cantiere, dove operano centinaia di lavoratori, sia nel vicino centro abitato: possiamo essere certi che non sono nocive e che nessuno le abbia inalate? Inutile qualsiasi considerazione nel caso in cui anziché cenere di braciere si trattasse di residui della combustione della centrale e di zolfo. La domanda che in ogni caso si pone tuttavia è la seguente: ma l’Enel non ha sempre e comunque rassicurato cittadini e Governo che mai e poi mai qualunque sostanza sarebbe stata dispersa nell’aria sia nella fase transitoria di realizzazione della centrale che in quella di funzionamento a pieno regime? Non ha sempre parlato di movimentazione di polveri e ceneri in ambienti assolutamente chiusi e depressurizzati? Questa garanzia, vale la pena ricordarlo, è stata messa nera su bianco non solo sulle prescrizioni della Valutazione di Impatto Ambientale ma anche, successivamente, sul Piano transitorio presentato in sede di Conferenza dei Servizi per l’approvazione della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale. Cosa ci fanno allora quei cumuli di polveri nel bel mezzo del cantiere? E ancora viene da domandarsi: chi ha movimentato e lì depositato quelle polveri e quei sacchi, lo ha fatto in condizioni di sicurezza? Quali sono state le cautele sanitarie adottate? E sono in condizioni di sicurezza, con l’aria e il vento che senza dubbio disperdono tali polveri nel cantiere, i lavoratori che vi operano ogni giorno? La serie di domande potrebbe continuare a lungo, insieme ai dubbi e alle incertezze che procurano queste immagini. Le quali tuttavia ci lasciano anche una certezza: stavolta ai cittadini è dovuta una risposta; dall’Enel, dal Comune e, sarebbe auspicabile, anche dalla Procura della Repubblica.
Marco Galice
NDR: si vedano le foto pubblicate con l'articolo originale http://www.centumcellae.it/leggi.php?id=25924