No al carbone Alto Lazio

27 novembre 2009

Riconversione a carbone e inceneritori, le vere indecenze firmate Marrazzo

Riprendiamo un articolo a firma di R.Pirani, www.buonsenso.info. Fonte: Terranauta

L’ex Governatore della regione Lazio Piero Marrazzo è stato travolto da “scandali sessuali e non" a seguito dei quali ha deciso di dimettersi. Al di là delle ombre che stanno sempre più avvolgendo questo caso, è doveroso domandarsi in che modo il presidente avesse svolto il suo mandato politico nella regione. Tra inceneritori, debiti e centrali a carbone forse… poteva fare di meglio.


Queste le parole usate oggi (domenica 25 ottobre, ndr) nel suo editoriale su Il Fatto da Marco Travaglio. Parole io credo del tutto infondate. In realtà Piero Marrazzo come Governatore ha fatto più danni della grandine, se si ha voglia di leggere spiego anche perché.

Piero Marrazzo è stato un pessimo Governatore per la Regione Lazio, fare politica (bene) non è una cosa semplice, e l’occasione è stata sprecata. Marrazzo ha cominciato promettendo molto in campagna elettorale, al momento dei fatti ha tradotto nel suo esatto contrario dichiarazioni come “La Regione sarà un palazzo di cristallo”. Come no. Basta andare ad Albano, Tarquinia e Civitavecchia, Malagrotta e dintorni, Colleferro, Aprilia, etc a verificare come si sono tradotte le sue promesse elettorali, stile a pagina 52 del programma: “…occorrerà un intervento per impedire la riconversione a carbone della centrale di Civitavecchia…”.

Ha proseguito con imposizioni senza rispetto di svariate normative, prima fra tutte quella della partecipazione prevista alle scelte come quella irreversibile se realizzato l'impianto di Albano. Per non parlare solo delle scelte “alla vaccinara” nel settore dei rifiuti basti ricordare l’inchiesta sempre dei vostri colleghi di Report nel settore della Sanità: un buco nero che assorbe la stragrande maggioranza del bilancio regionale.

Gli sprechi di denaro pubblico continuano, e basta parlare con un medico ISDE come Giovanni Ghirga, e assistere alle sue relazioni nei convegni, per verificare il debito pubblico “atteso” nel settore della Sanità fra pochi anni dopo quello lasciato da altri governatori fino al 2005. Se non si interverrà con la prevenzione primaria non si sa proprio dove si potranno trovare le risorse necessarie.

Un esempio su tutti di come ha governato Piero Marrazzo è quanto è accaduto lo scorso giugno a Tarquinia: prima ha invitato sul palco una persona, poi non gli ha concesso il microfono, sapendo che una persona informata gli avrebbe procurato una pessima figura.

…“Marrazzo, che aveva già concluso il proprio intervento, ha cercato di gestire la situazione invitando sul palco un "No Coke", che è salito per un confronto". Il governatore Marrazzo però, dimostrandosi non molto affidabile, non ha "concesso" il microfono al cittadino di Tarquinia, che ciò nonostante è riuscito ad avvicinarsi quanto basta per far riecheggiare nella piazza parole di denuncia per l'inerzia sua e dei politici seduti in prima fila per quanto accade a Civitavecchia. Si sta bruciando carbone senza AIA (autorizzazione integrata ambientale) e in contrasto con la Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA) e si sta bruciando carbone senza aver attivato l'Organismo di Controllo previsto dall'Autorizzazione Unica del 2003, per vigilare durante le fasi di collaudo.
Marrazzo per tranquillizzare i presenti ha detto che non c'è nulla da temere, si faranno i monitoraggi, ci sono le centraline dell'ARPA, l'agenzia regionale di protezione ambientale. La verità è che NON esistono centraline Arpa a Tarquinia ed il presidente Marrazzo non lo sa.

Come se non bastasse questo comportamento, occultato da tutti “i media che contano” (ancora Il Fatto non esisteva), più recentemente prima dei fatti finiti sui giornali negli ultimi giorni, questa è stata una sua dichiarazione al Corsera Roma: “se il PD fa le primarie per scegliere il nuovo Governatore, io corro da solo”. Quel che si dice un sincero Democratico.

inceneritori regione lazio
In tutta l’attuale legislatura, Piero Marrazzo si è contraddistinto per il suo favore verso la truffa dei Cip 6 e contro la direttiva 2001/77/CE
In tutta l’attuale legislatura, Piero Marrazzo si è contraddistinto per il suo favore verso la truffa dei Cip 6 e contro la direttiva 2001/77/CE; non ha mai voluto incontrare la Rete regionale rifiuti del Lazio a differenza di Comune e Provincia di Roma, arroccandosi dietro i privilegi da “Commissario”.

Leggasi anche il suo sito (non aggiornato da quasi un anno) suggestivo di nulla ed esplicativo di niente per una campagna di sensibilizzazione costata centinaia di migliaia di euro.

Con atti discrezionali e illogici (lavoratori instancabili se pensiamo alle date) come il 30 dicembre 2007 e il 13 agosto 2009 ha concesso l’iter autorizzativo per l’impianto di Albano, un inceneritore in piena zona agricola (!). A nulla sono serviti (veri) scandali come Colleferro per fare ragionare chi doveva ragionare, nel merito. Per chi non conoscesse la materia e l’argomento, certe considerazioni potranno apparire “di parte”… i soliti comitati e associazioni non affidabili. Bene.

Leggasi cosa scrivono quei sovversivi della CORTE DEI CONTI a maggio del 2007: (STRALCI della Relazione, sul fallimento della gestione commissariale durato 8 anni) ..."...in generale, non si è proceduto all’incentivazione della raccolta differenziata tramite l’introduzione della tariffa sui rifiuti modulata sulla quantità d’indifferenziato conferito al servizio di raccolta cittadino, né ad iniziative di incentivazione per coloro che attuano la raccolta differenziata, il compostaggio ed il conferimento alle isole ecologiche promosse da Comuni e Province. Ciò, a parte i danni di ordine ambientale evidenti, potrebbe avere provocato anche danni finanziari alle casse pubbliche, derivanti sia dai mancati introiti per la vendita del materiale raccolto in maniera differenziata che dai costi di conferimento dei rifiuti indifferenziati agli impianti di smaltimento…".

Sembra il WWF invece è la Corte dei Conti: "...Risulta evidente che l’emergenza è stata disposta unicamente allo scopo di determinare la sospensione dell’applicazione delle normative di settore, limitare gli obblighi di concertazione, e il principio di ripartizione delle competenze...".

E infine, la perla (si fa per dire): "...Suscita notevoli perplessità e preoccupazione, per la palese violazione delle direttive comunitarie e nazionali sulla concorrenza, che per l’impianto di gassificazione di Malagrotta sarebbero intervenuti atti amministrativi di assegnazione dei lavori di costruzione e di esercizio nell’ambito di una non meglio chiarita procedura di affidamento diretto...".

Per verificare come si sono tradotte le sue promesse elettorali basta andare ad Albano, Tarquinia e Civitavecchia, Malagrotta e dintorni, Colleferro, Aprilia, etc
Nessuno ha mai smentito la Magistratura contabile. Il Commissariamento con a capo il Presidente Marrazzo è finito, non così i suoi effetti. Alzi la mano chi ne ha mai saputo qualcosa, al di fuori degli “addetti ai lavori” e di chi non guarda Report su rai 3.

Il Signor Piero Marrazzo aveva e ha tutto il diritto di fare quel che crede nella sua vita privata, rispetto ad altri ha avuto il buon gusto di non utilizzare sedi istituzionali per incontri privati, ma non è giustificabile se ha mentito su tali fatti (sottostando ad un ricatto), e se per recarsi a tali incontri ha utilizzato auto blu.

Se i media avessero fatto il proprio dovere, mostrando alla pubblica opinione le sue azioni politiche, probabilmente non si sarebbe arrivati a dimissioni di fatto per “scandali sessuali”. Si sarebbe entrati nel merito e non assistito ai cori da stadio delle ultime ore, fra “comprensivi”, "imbarazzati", e i “diversamente concordi” che aspirano a ritornare al controllo della Regione.

Che Piero Marrazzo “non abbia governato male”, insomma, è tutto da dimostrare.
In allegato una lettera che centinaia di persone e sigle di associazioni, dopo averlo inutilmente atteso per ore sotto la pioggia, gli scrissero a dicembre 2008. Averla protocollata oggi assume un significato lungimirante e impietoso.

Non avendo argomenti per spiegare le sue azioni, a questa lettera, l’ex Presidente di fatto della Regione Lazio non ha mai risposto. Se Il Fatto la pubblica, fa quasi uno scoop ritardato.

Chi scrive ha pubblicato tutti questi argomenti e denunce in un libro dal titolo “Lo stivale di Barabba”, Macro editore, che sfortunatamente non ha mai avuto una sola recensione eccetto lo spazio concesso dal giornalista Beha sul suo sito. Rai, Mediaset, L’Unità, La Repubblica, il Corriere della Sera, non pervenuti.

Se è nato un giornale come Il Fatto è per colmare un vuoto, speriamo che si parli di fatti e azioni.

Per gli scandali in Italia non si dimette nessuno, infatti ci si "autosospende" per prendere tempo come rileva il più che condivisibile articolo di Telese oggi su Il Fatto.

Che serva almeno per ragionare e correggere scelte incomprensibili e illogiche, a prescindere da chi sarà il prossimo Governatore.

Cordiali saluti, Roberto Pirani.
www.buonsenso.info

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24 novembre 2009

Porto Tolle: presentato ricorso contro la riconversione a carbone

ROVIGO, 18 novembre 2009 – Operatori turistici, consorzi locali di pescatori, associazioni ambientaliste e comitati (1) hanno depositato, in questi giorni, formale ricorso al TAR del Lazio contro il decreto con cui, nell’agosto scorso, i Ministri dell’Ambiente e dei Beni Culturali hanno espresso Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) favorevole al progetto di conversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle, nel cuore del Delta del Po, una delle aree umide più importanti in Europa.

Il ricorso, curato dall’avv. Matteo Ceruti di Rovigo, illustra in 27 punti tutte le illegittimità del decreto VIA.
Le contestazioni più gravi vanno dall’errata applicazione della Legge 33/2009 che ha consentito di
trasformare a carbone le centrali ad olio combustibile in deroga alle leggi regionali vigenti, alla illegittima esclusione dalla procedura VIA sia dell’Ente Parco del Delta del Po sia della Regione Emilia Romagna. Altri aspetti contestati sono la mancata previsione di limiti alle emissioni coerenti con le migliori tecnologie oggi disponibili, l’insufficiente considerazione degli impatti provocati dai dragaggi e dal transito di navi carboniere nel cuore di un Sito di Importanza Comunitaria e Zona a Protezione Speciale, l’omissione del parere della competente Soprintendenza di Verona, secondo cui l’impianto non è armonizzabile con il contesto paesaggistico del luogo, e anche il mancato rispetto delle valutazioni tecniche dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, fatte proprie dalla stessa Giunta regionale del Veneto, che richiedevano prescrizioni sulle emissioni e sui monitoraggi più rigorose di
quelle contenute nel decreto di VIA.
I diversi soggetti firmatari del ricorso denunciano, inoltre, che il decreto trascura completamente l’apporto delle emissioni nocive, tra cui polveri e metalli pesanti, che il nuovo impianto aggiungerebbe al bacino padano, un’area a elevata capacità di intrappolamento di inquinanti i cui livelli risultano critici già oggi. Allo stesso modo non sono state considerate le emissioni di gas serra: a regime la centrale di Porto Tolle emetterà, infatti, oltre 10 milioni di ton/anno di CO2, che aumenteranno il ritardo dell’Italia nel raggiungere gli obiettivi del Protocollo di Kyoto, con conseguenti sanzioni a danno dello Stato e dei contribuenti. Un danno economico per l’intero Paese che va ad aggiungersi al danno ambientale per il
Parco del Delta del Po. Poiché gli interessi pubblici e privati che verrebbero danneggiati in seguito alla realizzazione e al funzionamento della centrale a carbone di Porto Tolle risultano, dunque, assai rilevanti, gli operatori economici locali e le associazioni ambientaliste contano di ottenere la giusta attenzione del Giudice amministrativo, ma anche del Ministro per lo Sviluppo Economico, al quale ora spetta, d’intesa con la Regione del Veneto, valutare se rilasciare l’autorizzazione finale alla realizzazione e all’esercizio di questo
impianto.
(1) ASSAGAIME ‐ ASSOCIAZIONE AGENZIE IMMOBILIARI E TURISTICHE, COB ‐ CONSORZIO OPERATORI
BALNEARI, VILLAGGI CLUB S.R.L. E ROSAPINETA SUD, CONSORZIO PESCATORI DELTA NORD,
CONSORZIO PESCATORI PO DI MAISTRA, GREENPEACE ITALIA, ITALIA NOSTRA, WWF ITALIA,
COMITATO CITTADINI LIBERI DI PORTO TOLLE.

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23 novembre 2009

Centrale a carbone enel di Civitavecchia: operai in protesta bloccano gli ingressi

Fonte: maremmaoggi.it

Nello scorso pomeriggio "operai di una ditta che sta effettuando i lavori all’interno della Centrale a Carbone di Civitavecchia, hanno protestato davanti ai cancelli del cantiere impedendo alle maestranze e ai mezzi di entrare in cantiere"

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No al carbone nel parco del Delta

Riportiamo da Carta.org

Il ministero dell'ambiente ha detto sì, ora manca la firma del ministro Scajola. Ma a combattere il carbone dell'Enel, nel Delta del Po, con gli ambientalisti ci sono anche le categorie economiche, che insieme ricorrono al Tar. Silenzio invece dall'Emilia Romagna, patria del segretario del Pd Bersani, noto sostenitore del combustibile fossile.

E’ l’ora dei ricorsi al Tar contro la riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle,

nel cuore del parco naturale del Delta del Po, che ha ricevuto il via libera del ministero dell’ambiente e attende il decreto del ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola.
A tentare l’ultima resistenza è un manipolo di associazioni, comitati cittadini, pescatori e operatori turistici. L’idea di un camino fumante in mezzo al Delta non piace agli ambientalisti, ma preoccupa anche Rosolina, il più importante centro balneare della provincia di Rovigo. Così tra i promotori del ricorso al Tar del Lazio, depositato la settimana scorsa dall’avvocato Matteo Ceruti, ci sono l’Assagaime, associazione di agenzie immobiliari e turistiche con un migliaio di appartamenti a Rosolina, il Consorzio operatori balneari, in rappresentanza di una decina di stabilimenti, i villaggi Club Srl e Rosapineta Sud e anche i Consorzi pescatori Delta Nord e Po di Maistra, oltre ai «soliti» Greenpeace, Italia Nostra, Wwf e Comitato cittadini liberi di Porto Tolle. Insomma, ci sono anche le categorie produttive, che evidentemente sognano per il Delta uno sviluppo economico basato sulle peculiarità del territorio e non sulle dubbie ricadute economiche della centrale.
Ventisette i punti toccati dal ricorso, a partire dall’emendamento inserito dal Governo nel «decreto incentivi», una vera e propria norma ad hoc sul carbone, pensata per aggirare la legge del Parco del Delta del Po. Peccato però che lo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una lettera inizialmente riservata, abbia espresso dubbi sulla legittimità costituzionale e sulla pertinenza dell’emendamento, ma anche sulla sua sostenibilità economica: se a regime la centrale emetterà oltre 10 milioni di tonnellate l’anno di anidride carbonica, per rispettare i limiti del trattato di Kyoto l’Italia dovrà comprare quote da altri paesi «virtuosi» oppure pagare multe salate. Tra i punti deboli dell’iter che ha autorizzato la riconversione, l’avvocato Ceruti rileva l’esclusione della Regione Emilia Romagna e quella ancora più clamorosa dell’Ente parco del Delta del Po. Un capitolo a parte va poi dedicato ai pareri ignorati, da quello dell’Arpa Veneto che imponeva limiti alle emissioni più rigorosi di quelli autorizzati, a quello della soprintendenza di Verona, secondo cui l’impianto non è armonizzabile in alcun modo con il paesaggio del Delta. E, ancora, la mancanza di un confronto con la soluzione a metano, la scarsa considerazione dell’impatto sull’ambiente di una zona umida unica al mondo e l’assenza di valutazioni sull’apporto di polveri e metalli pesanti nel bacino padano.
Dopo il Tar, resta ancora possibile fare ricorso al capo dello Stato entro metà dicembre, soluzione già annunciata dal Comune di Rosolina. Non si hanno notizie, invece, dal versante emiliano. La Regione Emilia Romagna avrebbe dovuto curare il ricorso di alcuni comuni del ferrarese interessati dalle ricadute e della stessa Provincia di Ferrara. Ma non se n’è fatto nulla. Scelta politica? Non è un mistero che il segretario nazionale del Pd, l’emiliano Pier Luigi Bersani, sia un sostenitore del carbone. Del resto anche nella politica rodigina pare ormai prevalere il pensiero unico sulla centrale. L’amministrazione provinciale di centrosinistra per anni ha avuto una posizione ambigua Poi, per renderla chiara, al ballottaggio di giugno ha sbattuto la porta in faccia alle liste civiche dei comitati per l’ambiente, alleandosi invece con una civica guidata da un ex Fiamma Tricolore. Vinte di nuovo le elezioni, oggi il dibattito sul carbone è solo sulle ricadute economiche. Ed è caldo. Forse perché il prossimo anno si vota per le regionali e perché molti si stanno accorgendo che per l’economia locale i guadagni saranno molto più modesti di quanto promesso.
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Miniere di carbone: nuova tragedia in Cina

E' salto a 108 il bilancio delle vittime, cui si aggiungono 60 feriti, in seguito all'esplosione della miniera cinese di Heilongjiang avvenuta lo scorso sabato, vedi qui per approfondimenti

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20 novembre 2009

Mentre a Torrevaldaliga Sud si pensa ad una conversione al carbone, nel territorio si vogliono inaugurare due nuove zone industriali

Sulla volontà di riconvertire TVS - TirrenoPower a carbone leggi qui

Mobilitazione popolare nella frazione del Comune di Tolfa di Santa Severa nord, dove nella scorsa settimana si è costituito a un comitato spontaneo ‘‘con l’intento di bloccare sul nascere lo sviluppo di un‘area industriale tra la frazione stessa e la ferrovia Roma-Torino da parte di Federlazio, vedi qui

A Civitavecchia si dà il via a una nuova area industriale, vedi qui

Per quanti non dormono è chiaro da anni che la fascia costiera dell'Alto Lazio rientra in un progetto di sfruttamento industriale a tutto campo. La camorra non è certo qui per godersi il panorama.

Intanto resta invariata la situazione "rifiuti" a Civitavecchia, anche in questo caso si cerca l'emergenza per giustificare poi interventi di emergenza costosi e distruttivi, a tutto vantaggio di chi lucra e a danno della popolazione.

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Ridicole e offensive le giustificazioni dell'Enel di fronte al video reso pubblico ieri

Articolo pubblicato su Centumcellae.it
Il video diffuso ieri da Simona Ricotti ed Alessandro Manuedda provoca ovviamente nuove reazioni politiche sui misteri ormai evidenti che avvolgono il cantiere di Torre Vadaliga Nord. Le giustificazioni dell'Enel a riguardo (rese note tramite una nota stampa inviata dall'azienda elettrica a tutte le testate giornalistiche tranne che alla nostra, nonostante anche una successiva richiesta telefonica), non sono per nulla piaciute a Prc e Pdci che intervengono con rabbiosa durezza sulla vicenda.

"Vogliamo avere ancora una volta fiducia nella magistratura e negli organi ispettivi del territorio - affermano le segreterie dei due partiti in una nota congiunta - affinché si faccia piena chiarezza in merito alla presenza di materiali sospetti presso la Centrale di Torrevaldaliga Nord. Certo non possiamo fidarci di Enel, che, evidentemente infastidita dall’evidenza di foto e filmati, ha propinato alla cittadinanza la seguente difesa d’ufficio: “I
materiali presenti in centrale sono inerti [...] custoditi in cantiere e visibili a tutti. La gestione e lo smaltimento di queste sostanze avviene sempre nel rispetto delle norme vigenti…”. In realtà - proseguono - le foto mostrano con chiarezza la presenza di diverse
tipologie di rifiuti (tra cui non semplici inerti, ndr, vedi foto), ammucchiati alla meglio (e non custoditi), ben nascosti agli sguardi (altro che visibili a tutti) e smaltiti chissà come (visto il modo in cui Enel li ha tratatti fino ad oggi). Il punto, quindi, è quello di sapere se in quelle aree di centrale sia stata autorizzata o meno una discarica, cosa che ovviamente non risulta, quali e quanti rifiuti speciali vi siano stati eventualmente stoccati e con che misure di sicurezza. Per quanto attiene al video sembra invece di capire che si tratti di materiali di varia natura, seppelliti sotto le montagne di detriti frutto dei dragaggi in corso nel tratto di mare antistante la centrale. In questo caso, visto che in base ai decreti autorizzativi
della stessa centrale e della darsena grandi masse tali materiali dovranno essere prima o poi riutilizzati, in particolare per riempire le diverse casse di colmata previste in ambito portuale, crediamo non sarà difficile accertarne l’origine e la eventuale pericolosità".

"In ogni caso - vanno avanti Prc e Pdci - appare comunque significativo che eventuali reati ambientali in un cantiere di queste dimensioni debbano emergere solo grazie a denunce anonime. Ben due nell’ultima settimana. Questo la dice lunga sulla percezione che i cittadini hanno dei diversi organi ispettivi e, soprattutto, delle istituzioni locali, laddove i milioni di euro elargiti da Enel hanno evidentemente minato la fiducia verso i nostri amministratori. Prova ne sia la colpevole inerzia dimostrata in questi anni sui temi della sicurezza sul lavoro. La comune sensazione è che fin troppe coscienze siano state inquinate. E’ con modesta speranza, quindi - concludono - che aspettiamo i risultati delle indagini".
Chi invece non sembra per nulla preoccupato di quello che avviene a Tvn e continua a non avere nulla da dire è il Sindaco Moscherini e tutta la sua maggioranza di Governo. Beati loro.

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Rifiuti e polveri movimentate all’aria aperta dentro Tvn e portate chissà dove. La Procura della Repubblica indaga

Dopo le foto il video. E le immagini che, dopo quelle della scorsa settimana, arrivano oggi dal cantiere di Torre Valdaliga Nord sono ancora più inquietanti. A diffonderle sono stati questo pomeriggio il Consigliere comunale Alessandro Manuedda e l’esponente del Forum Ambientalista Simona Ricotti, la cui denuncia è di quelle che fanno rabbrividire e che impongono, stavolta, una presa di posizione chiara e inappellabile da parte dell’Enel e del Comune; soprattutto nel momento in cui la Procura della Repubblica ha aperto una indagine sul video

in questione e su quanto da esso è possibile vedere: mucchi di rifiuti, di qualunque tipo, in un’area non precisata ma comunque interna al cantiere della centrale e movimentazione di merci, polveri e sostanze in gran quantità e in totale assenza di sicurezza ambientale. Il video non è databile, ma le semplici immagini bastano ad accertare una palese violazione di legge da parte dell’Enel: la movimentazione di rifiuti, polveri e sostanze in ambiente aperto all’interno del cantiere, quando sia la Valutazione di Impatto Ambientale che la conferenza dei servizi per l’aggiornamento dell’Autorizzazione Integrata Ambientale impongono espressamente all’azienda elettrica che ogni operazione di materiale avvenga in ambienti chiusi e senza alcuna dispersione atmosferica. A questo dato di fatto si affianca poi un interrogativo, allarmante e che necessita chiarimenti, laddove nelle immagini si vedono chiaramente dei camion raccogliere ingenti quantità di materiale e polveri e trasportale via dal cantiere.

"Dove sono state portate? – si chiede Alessandro Manuedda – Il loro smaltimento è avvenuto a norma di legge o è possibile ipotizzare sostanze e materiale sotterrato in qualche sito del territorio? E chi assicura che non ci sia stata infiltrazione di sostanze nei terreni in cui tutti questi rifiuti sono stati accumulati? Resta il fatto, comunque, che le modalità di movimentazione di rifiuti e polveri come quelle che si vedono nel video non sono assolutamente autorizzate né sono quelle le aree su cui tali operazioni possono avvenire. Le violazioni e le responsabilità dell’Enel sono dunque evidenti, così come è ormai chiaro che l’azienda elettrica pensa di poter fare quello che vuole in questa città".

"L’Enel continua a trattare questo territorio senza alcuna dignità – gli fa eco Simona Ricotti – pensando di poter operare impunemente senza alcun rispetto delle regole. Va detto che questo può avvenire anche e soprattutto perché tutte le istituzioni e gli enti competenti sono completamente silenziosi e assenti nei compiti di controllo che dovrebbero esercitare. L’apertura di una indagine da parte della Procura della Repubblica, infatti, è stata possibile soltanto grazie alla denuncia di qualcuno che ha voluto finalmente rompere un muro di omertà".

Il video infatti, come già le foto pubblicate dalla nostra Redazione, è giunto a Simona Ricotti in forma anonima per essere poi consegnato dalla stessa alla Procura.

"Ritengo che queste immagini, come le foto pubblicate da Centumcellae News, possano essere state realizzate soltanto da qualcuno che opera ed ha libero accesso dentro la centrale – ha proseguito la Ricotti - dunque da qualche lavoratore che comincia finalmente a preoccuparsi delle condizioni di sicurezza ambientale in cui è costretto ad operare, tanto da denunciare quello che avviene all’interno del cantiere di Tvn. Il fatto poi che lo faccia in forma anonima dimostra come in centrale regni un clima di intimidazione ormai inaccettabile. L’invito che facciamo a chi può avere altre notizie su questi gravissimi fatti, dunque, è quello di uscire allo scoperto e di collaborare alle indagini".
Chissà che nel frattempo anche Comune ed Enel si sveglino.

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Torrevaldaliga Nord TVN Enel - discarica di rifiuti pericolosi a cielo aperto

Clicca sull'immagine per vedere il video

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17 novembre 2009

"Venite a vedere l’ Enel dove tiene i rifiuti della combustione di TVN"

Il Movimento No Coke Alto Lazio scrive alla Commissione Europea: ”Venite a vedere l’ Enel dove tiene i rifiuti della combustione di TVN”.Questo è il carbone pulito.

Non ci ha stupito più di tanto apprendere dalle immagini scattate dentro il cantiere di TVN che i rifiuti della combustione del carbone sono abbandonati sul terreno, nell’incuria più totale.
Dire l’avevamo detto sarebbe retorico.
Siamo esterrefatti, semmai, che una società civile, quale crediamo tutti di condividere, possa continuare a sopportare.

Dove sono i controlli che avrebbero dovuto garantire la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini ?
Osservatorio ambientale, tavolo della salute, cosa stanno facendo se chiunque può verificare che tutte le indicazioni e prescrizioni della VIA e dei vari atti autorizzativi, vengono puntualmente inosservate, alla faccia della salute dell’intero comprensorio!
Siamo stanchi di fare “proiezioni profetiche ” sulle scelleratezze legate al carbone, tutte verità che si stanno compiendo sotto gli occhi di tutti.
Il problema dello stoccaggio delle ceneri e della loro pericolosità rispetto allo smaltimento è stato uno dei tanti argomenti a cui Enel non ha mai dato un’esauriente risposta: risposta che oggi è sotto gli occhi di tutti.
Vale appena la pena ricordare che le ceneri della combustione del carbone, oltre ad essere ricche di metalli pesanti gravemente nocivi della salute, sono anche radioattive e che, proprio per la loro pericolosità, sia negli atti autorizzativi che nelle dichiarazioni dell’Ente energetico, si è sempre garantito il loro trattamento con sistema pneumatici, ovvero in condizioni che evitassero dispersione delle stesse nell’aria.
Le immagini visibili sul web dimostrano, semmai ce ne fosse bisogno, ancora una volta, l’inaffidabilità dell’ENEL, convinta di poter agire impunita ed indisturbata sul territorio.
E d’altronde già il giorno che ENEL alzò il muro alto due metri per togliere la visuale dalla strada pubblica era evidente vi fosse qualcosa da nascondere.
Un atteggiamento che rafforza la posizione intransigente del movimento No Coke che continua a chiedere, inascoltato, che trasparenza e legalità vengano garantite dagli enti preposti, Amministrazione comunali in testa.
Orfani dei nostri rappresentanti locali, ci rivolgeremo alla Commissione Europea per chiedere l’invio di un commissario a visitare il cantiere, per controllare l’esatta corrispondenza con le prescrizioni della Via del 2004.
Nel frattempo chiederemo alla magistratura di individuare, e perseguire, quanti, oltre all’ente energetico, siano responsabili penalmente dello scempio mostratoci da quelle foto.
Non assisteremo silenti alla devastazione della nostra terra; devastazione che garantirà fama imperitura a quanti hanno l’onere e l’onore di amministrarci e consentono con il loro silenzio assenso complice di avvelenare la terra e di privarla di un futuro.
I sindaci del comprensorio e Marrazzo avevano promesso il tavolo della salute,i rifiuti dentro tvn,abbandonati all’acqua e al vento sono la prova che gli accordi economici sono un pericolo per le popolazioni,sono fette di prosciutto sopra gli occhi di tutti gli amministratori,che non gli impediscono però di spendere soldi destinati alla salvaguardia della salute,per maquillage urbani e politici del territorio.
I sindaci Moscherini e Mazzola in primis se avete,ancora,una coscienza battete un colpo.

Movimento no coke Alto Lazio
www.nocoketarquinia.splinder.com
www.noalcarbone.blogspot.com

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14 novembre 2009

Sul progetto per un nuovo cementificio Tarquinia

Esiste già un grosso cementificio a Montalto di Castro. Civitavecchia ne ospita uno non più funzionante. Com'è possibile che ora se ne voglia costruire uno nuovo sul territorio di Tarquinia?

Al di là delle irregolarità già riscontrate nei documenti relativi, ESISTONO LEGAMI tra la presenza di TVN a carbone e questo nuovo cementificio? Noi pensiamo di sì.





Lo sappiamo già: si afferma di nuovo quella velenosa sciocca visione dello sviluppo autolesionista e incapace di guardare al futuro. Sono sempre loro, quelli del "sì a tutto" quanto porti soldi facili e subito. Per questi non importa quale sia il reale prezzo sul lungo periodo, se l'investimento finisca per impoverire e distruggere altre ricchezze ben più importanti: ambiente, patrimonio storico, indotto turistico, agricoltura di qualità, salute. Ricchezze destinate a rimanere nel tempo, e che una volta compromesse sono perse.

Il sindaco Mazzola, assieme a tanti altri personaggi della sua medesima caratura morale e culturale, li conosciamo già; affetti dalla stessa patologica ignoranza e manìa di fare cassa con le ricchezze del territorio per ricavarne potere politico.
La vera sorgente del veleno sono loro e le corti del malaffare cui fanno riferimento ed aprono le porte.

Serve prevenzione: occorre un vaccino contro il virus dell'ignoranza civile che permette che tutto questo accada.

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