Fonte: Terra news.it
"IL CASO. A Vado Ligure, Tirreno Power cerca di tranquillizzare la popolazione sul progetto per l’ampliamento della centrale: usiamo le migliori tecnologie. Ma il dottor Franceschi smentisce e spiega i danni sanitari.
La centrale a carbone di Vado Ligure garantisce di usare le “tecnologie più avanzate” per non nuocere ad ambiente e salute. Ma i Medici per l’ambiente smentiscono e chiedono la chiusura dei gruppi 3 e 4 dell’impianto. È un tutti contro uno eclatante quello che sta andando in scena in questi ultimi tempi a Vado Ligure, nel savonese. Al centro c’è la vecchia, vecchissima, centrale a carbone Tirreno Power, per il cui futuro i proprietari vorrebbero un doppione, anziché una riconversione.
Ma gli abitanti, da anni ricoperti da emissioni, non ci stanno. Per mettere le cose in chiaro, lo scorso 19 giugno nella località ligure l’Unione dei Comitati e cittadini per l’Ambiente e la salute della provincia di Savona (con manifestazioni congiunte anche a Brindisi e Tarquinia) hanno detto il loro “no” all’ampliamento
della centrale e al carbone come fonte di energia, a fronte di alternative che non sacrificano la salute e la vita stessa degli abitanti. Il presidio, di protesta e di informazione, si è attivato proprio davanti alla centrale, in concomitanza con l’”Open day” organizzato dalla Tirreno Power per far capire alla gente, una volta per tutte, quali siano le effettive modalità produttive dell’impianto.
Il direttore generale Giovanni Gosio ha sottolineato in quell’occasione «il rispetto per l’ambiente e per la società» garantito dalle “tecnologie più avanzate”. «I valori delle emissioni sono a norma e controllate – ha dichiarato il dg -. Per noi, le emissioni non sono il punto di uscita di un processo, ma sono il punto di riferimento su cui si imposta tutto il processo». E intanto ai “no carbone” in piazza assicurava: «La preoccupazione è infondata, soprattutto dopo la riqualificazione degli impianti a carbone esistenti».
A stretto giro, le parole di Gosio si polverizzano dietro ai fatti. Come ci spiega infatti il dottor Paolo Franceschi, referente scientifico della Commissione salute e ambiente dell’Ordine dei medici di Savona, «gli attuali gruppi 3 e 4 a carbone non utilizzano affatto “le tecnologie più avanzate”: emettono oltre il quadruplo degli ossidi di zolfo, e oltre il triplo degli ossidi di azoto e del particolato di quanto potrebbero fare se veramente utilizzassero “le tecnologie più avanzate”. Le acquisizioni scientifiche dimostrano che i danni sanitari causati alla popolazione dalle centrali termoelettriche sono direttamente proporzionali alle emissioni: danni che potrebbero essere da 3 a 4 volte maggiori rispetto a quanto sarebbe consentito dall’applicazione delle migliori tecnologie disponibili, come dettato dal decreto legislativo 59/2005».
Alla Tirreno Power, gli ambientalisti del Moda ribadiscono l’opposizione all’ampliamento della centrale, spingendo con fermezza sulla possibilità di chiudere i gruppi obsoleti a carbone, che producono emissioni assai elevate, di molto superiori a quelle prodotte dai gruppi della stessa centrale a turbogas, di potenza superiore ed alto rendimento. Un depotenziamento, invece del raddoppio, che eviterebbe anche di bruciare il rifiuto Cdr (possibile solo sui gruppi a carbone), causa dell’emissione di pericolose fuoriuscite di metalli pesanti. Una cortina fumogena che oscura la trasparenza del patetico “Open day”.
27 giugno 2010
Vado Ligure: i medici spiegano il no al carbone
Moratoria sul carbone, rinuncia al nucleare
Riportiamo da Terra News.it
"ENERGIA. Wwf, Legambiente e Greenpeace al governo: «Più impegno sulle fonti pulite». Numeri alla mano gli ambientalisti spiegano il no a carbone e nucleare e il sì all’aumento del target di riduzione dei gas serra al 30%.
Bisogna fare di più sulle fonti rinnovabili, abbandonando invece l’idea di tornare alle centrali nucleari. Lo dicono le associazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente e Wwf, che hanno tenuto ieri una conferenza stampa a Roma, chiedendo al governo un maggiore impegno sull’energia pulita. Secondo le associazioni, il «piano di sviluppo delle fonti rinnovabili presentato dimostra che l’Italia può raggiungere gli obiettivi europei previsti per il 2020, ma è comunque necessario fare di più e meglio, valorizzando le potenzialità del Paese in questo settore». Proprio in quest’ottica, il direttore di Greenpeace, Giuseppe Onufrio, il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, e la responsabile clima ed
energia del Wwf, Mariagrazia Midulla, hanno presentato due documenti: il primo chiede all’esecutivo obiettivi più ambiziosi per quanto riguarda le rinnovabili, l’altro chiede all’Italia di sollecitare l’innalzamento al 30% della riduzione di gas serra prevista entro il 2020.
Secondo le associazioni, sono le stesse stime del governo a dire che se i consumi di elettricità al 2020 fossero quelli previsti nel piano d’azione (366 Twh), tra dieci anni le rinnovabili potrebbero coprire il 41,5% del fabbisogno, oltre il doppio di quanto previsto attualmente (appena il 17%), con una percentuale che potrebbe salire ulteriormente al 45% a seconda dell’efficienza energetica. Per questo si chiede alla politica di fare «di più», rinunciando contestualmente al processo che si sta seguendo per riportare l’atomo in Italia: in particolare, spiega la responsabile Wwf, la richiesta è «di una moratoria del carbone e insieme rinuncia al nucleare, fonti che ci fanno perdere tempo e soldi senza farci entrare nell’economia del futuro».
Per Onufrio, la tecnologia già bocciata nel nostro Paese da un referendum è «costosa e rischiosa oltre che fuori mercato», tenuto conto anche che quella che sbarcherà per prima nel Belpaese è l’Epr della francese Areva, frutto della collaborazione tra Enel ed Edf (l’azienda elettrica transalpina), quindi si tratta solo di «un piacere che stiamo facendo alla Francia, tenuto conto che tra il 25 e il 30% del debito pubblico italiano è in mani francesi».
Il direttore di Greenpeace spiega che «la competizione tra rinnovabili e nucleare è già in corso oggi», ed è un esempio la Spagna, dove oltre il 50% della domanda elettrica è già fornita da fonti rinnovabili, ma «su venti Giga Watt di eolico disponibile ne sono in funzione solo 12,5 per non comprimere la rete», visto che sarebbe rischioso, in termini di sicurezza, ridurre la ben più costosa produzione del nucleare. Questa differenza di trattamento è ancora più evidente in Italia dove, conclude Onofrio, «serve un anno per l’autorizzazione unica al nucleare e quattro per gli impianti rinnovabili». La chiosa è affidata al direttore di Legambiente, secondo cui «non abbiamo assolutamente bisogno di centrali nucleari e a carbone», semplicemente perché «il mondo sta andando da un’altra parte».
24 giugno 2010
Cantiere TVN, morte di Sergio Capitani: nuova indagine sulla sicurezza
Da TrcGiornale.it:
"Incidente a Tvn, l'avvocato Capitani chiede di indagare anche i progettisti
L'avvocato Davide Capitani, legale della famiglia di Sergio Capitani, l'operaio della ditta Guerrucci deceduto alla vigilia di Pasqua mentre stava lavorando al cantiere della centrale di Torre Valdaliga Nord, chiederà alla procura della Repubblica l'iscrizione del registro degli indagati anche dei firmatari del progetto dell'intera centrale e anche di chi doveva prevedere le misure di sicurezza sul lavoro in corso d'opera.
“Chi ha firmato il progetto definitivo della centrale – spiega infatti l'avvocato capitano, peraltro cugino dell'operaio deceduto – ha l'obbligo di verificare che tutte le misure di sicurezza, se erano previste nel progetto, siano state rispettate”. Ma proprio qui sta il punto, perché l'avvocato Capitani sospetta che tutta la documentazione, prevista per legge, sulla sicurezza del lavoro in realtà non ci sia. Ed è per questo che, in fase di prima udienza di incidente probatorio, ha chiesto ed ottenuto, nonostante l'opposizione dei legali dell'Enel, la presentazione di quella documentazione nel corso delle relazioni tecniche dei periti nominati dal tribunale. “Se in quella documentazione, qualora esistesse, - aggiunge l'avvocato Capitani – erano previste delle ulteriori misure di sicurezza, allora chiederò alla procura di indagare anche chi doveva prevedere quelle misure in corso d'opera del cantiere”.
BP valuterà l'ipotesi bancarotta (con tanti saluti a casa)
Da Grist apprendiamo che secondo le stime di alcuni esperti di alta fianza, BP potrebbe verificare l'ipotesi bancarotta.
Riconversione a carbone di Rossano: chiacchiere di stolti contro dati reali
Riportiamo da Sibarinet.it
"Riconversione a carbone della centrale Enel di Rossano: il comitato del "No" ribatte alle critiche dei favorevoli
Rossano - "Dice un antico proverbio cinese che quando il saggio mostra la luna con il dito, lo stolto guarda il dito. Con le osservazioni diffuse qualche giorno fa dal Comitato per la difesa e lo sviluppo sostenibile della Sibaritide sui mezzi di stampa in merito alla Sentenza N. 215/2010 della Corte Costituzionale che ha abrogato la norma che consentiva ad ENEL e a TERNA (art.4) di eliminare o “bypassare” gli Enti locali (e in taluni casi persino la Regione) in tema di rilascio di autorizzazioni di impianti per la produzione di energia elettrica o di reti elettriche, sostituendoli con provvedimenti di Commissari ministeriali, non ci è assolutamente voluti riferire all’iter della Centrale Enel di Rossano, ma in generale al fatto che la stessa Corte aveva tagliato le unghie ai distruttori del territorio. In conseguenza, a norma dell’art. 3 della legge 55/2002 richiamata da quello che possiamo ormai definire “il servizio stampa di Enel” (dato che i loro comunicati guardacaso provengono dal numero 0961-693114), ovvero sedicente Comitato per il SI alla riconversione a carbone, la “signora ENEL” e il “signor Ministero delle Attività Produttive”, dovranno ora attenersi strettamente alla procedura e sentire i pareri (vincolanti) dei Comuni interessati, della Provincia e della Regione. Per noi è molto meglio così. Per i distruttori del loro stesso territorio, era meglio come era prima. Contenti loro … Nel frattempo attendiamo risposta in merito ai dati TERNA, divulgati da tempo dal nostro Comitato, circa la produzione di energia termica (quella a carbone, gas, ocd, biomasse, ecc.) nella Regione Calabria che è pari a 4700 MW (considerando complessivamente le centrali termoelettriche di Rizziconi, Scandale, Altomonte, Simeri Crichi e Rossano), contro un consumo interno di soli 600 MW e una possibilità di esportare energia oltre i confini della nostra Regione di soli 2000 MW, tanti quanti, per almeno i prossimi 15 anni, saranno in grado di trasportare gli attuali elettrodotti della stessa TERNA. Se l’energia prodotta in più di quella trasportabile e consumabile dalla Calabria è pari oggi ad oltre 2100 MW (quasi tre centrali da 800 MW a carbone) e se a questi aggiungiamo 500 MW dell’eolico che nel 2014 saranno portati a 1600 MW, ce lo vogliono spiegare a cosa mai servirebbe la trasformazione della nostra centrale se non a buttare dalla finestra i nostri quattrini e ad aumentare i costi - e non diminuire - della bolletta elettrica? Lo vogliamo fare un bel dibattito incentrato su questi numeri oppure preferiamo che vengano illustrati direttamente alla Procura della Repubblica magari, o per il momento, soltanto della Corte dei Conti?"
IL PRESIDENTE (Avv. Amerigo Minnicelli)
Visita guidata presso la centrale a carbone di Vado Ligure
Riportiamo da SavonaNews.it un resoconto assai significativo, da una visita presso la centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure, che proprio in questo periodo si vuole ampliare, contro la volontà della popolazione.
"In fondo l'argomentazione è semplice: se hai un auto euro 3, vorrai mica buttarla via? Idem per i vecchi gruppi a carbone. Facile, no? E' questa una delle argomentazioni dell’ingegnere uscito per l'occasione da Tirreno Power, con tanto di elmetto in testa, segnatevela.
"Scusi, chi controlla le polveri sottili?"
“Noi” , risponde serafico.
"Quante volte l'anno?"
“UNA”
Ah, bene... Nella giornata porte aperte, finestre chiuse.
Diluvia.
L'agente in borghese che ci tallona a un metro e mezzo sembra il fratello di Sting vestito da turista. Occhieggia le foto che scattiamo. Cerca di leggere gli appunti sul taccuino. Forse da queste parti il pedinamento dei giornalisti è pratica diffusa come nella Germania di Honecker, o nella Spagna di Franco, ma sarebbe interessante conoscere un'opinione di merito, metodo e opportunità da Autorità di
buona fibra come il Dott. Grillo, Questore di Savona o il Procuratore Granero, in proposito.
Centrale termoelettrica di Vado. Si entra. Nome, cognome, numero di documento, tornelli, pratino rasato, gazebo.
Sotto il gazebo cibo per tutti, a volontà. Pizza, dolci, bibite, caffè. Tutto offerto. Per i bambini c'è l'opportuna animazione. Piccoli tavolini di ikea, un chitarrista di colore un po' disorientato con la faccia pittata che fa molto "internescional", ragazze che li fanno disegnare, giocare, che dipingon loro la faccina e gli rigirano un bel palloncino fregiato "Tirreno Power". Di quelli che se li lasci, volano via.
Già da qui è chiara la collaudata destrezza nella sopraffina arte della persuasione.
Vale anche per certi servizi giornalistici in onda all'ora di cena, detti panini: un buon inizio e una buona conclusione. La noia del mezzo nessuno la ricorderà.
E' un classicone della comunicazione. Ogni agenzia che si occupa di "EVENTI" (trad. “fattoidi”, n.d.r.) lo sa bene e lo mette in pratica.
Dopo la pappa, subito spiegazioni, che a pancia piena si ragiona meglio. Grandi tabelloni con gli schemi della Centrale. Quelli del carbone, nell'ultimo angolo a destra. Rassicuranti, costosi, ben fatti. Le emissioni sono una freccina che va verso il cielo, ovviamente azzurra.
Dopo la pappa e un’ infarinatura "didattica", l'indispensabile sicurezza, rappresentata da una moltitudine di caschetti azzurri dispensati da una delle tante ragazze immagine con contratto a giornata. Ma la sua figura la fa.
Il piccolo gregge di teste blu procede ordinato dietro il "capobranco" Tirreno Power
che spiega, illustra, magnifica. I caschetti azzurri si muovono in un indistinto "si".
Ci aspettano all'interno le migliori tecnologie disponibili (le famose BAT). Gli agenti in borghese hanno il caschetto anche loro. Stefano Milano di Ubik ed io ci guardiamo sorridendo, loro dietro, imperterriti.
Entriamo. Il boato è assordante. Il grande locale della sala turbine tirato a lucido. Immaginiamo l'impresa del Geometra Bovero che lucida ottoni e manovelle, oltre che ad occuparsi normalmente della pulizia industriale di Tirreno Power.
Il geometra Bovero sarebbe anche consigliere comunale a Vado Ligure e il fregio della ditta sui cessi chimici avrebbe potuto risparmiarselo per l'occasione.
Avanziamo. Alla nostra sinistra le sale controllo del gruppo a ciclo combinato (quello del quale si cerca di parlare di più). Frastuono.
Sotto di noi ferraglia. Le culle dei gruppi a carbone 1 e 2, fortunatamente dismessi. E’ qui che potrebbero accomodarsi i nuovi gruppi del progetto di ampliamento. A metano, come nel resto d'Italia? Figurati. Carbone, carbone, che costa poco e ce n'è tanto…
Procediamo verso due enormi dinosauri bianchi. Frastuono. Si fatica a seguire le spiegazioni urlate. L'insegnante è un altro, ma riusciamo a cogliere a stento e avvicinandoci, una frase: "… mi sentite…? quelli… sono i gruppi a carbone…" Frastuono. Una signora prende fiato, tossisce e chiede: "ma… non sono… VECCHI?" Risposta (urlata causa forza maggiore) "SI… ma se lei ha una macchina Euro3 cosa fa… la butta via…?"
STACCO. SILENZIO. Pare di averla già sentita sta frase… Spiace ricordarlo, ma nelle città inquinate con i mezzi vecchi ai cittadini viene imposto di non circolare, e le multe sono salatissime. E almeno le macchine vanno a benzina e non a carbone, da qualche decennio ormai.
Qui la potenza prodotta è quella equivalente a 500.000 automobili di media cilindrata. Ma a carbone…
Rumore assordante. Calore. Ci avviciniamo ai dinosauri dipinti in bianco: i gruppi a carbone. L'addetto spiega il quadro strumenti nei pressi della turbina. Sembra modernariato anni 50, con i manometri stile Charlie Chaplin, tondi, neri, con la glicerina ormai ingiallita al loro interno. Una ragazza fa notare garbatamente che ce n'è uno scassato. L'addetto tra i denti, conferma. Ma "tanto" i veri controlli sono nella sala controllo…
Si approfitta per una capatina sul retro del mastodontico gruppo 3 a carbone. Lo stile della grande targa in ghisa è quello del ventennio. L'epoca, gli anni '60: vintage. Il vessillo è un ingranaggio che incrocia l'orbita di due elettroni, la dicitura"ANSALDO MECCANICA NUCLEARE" (sic) Ma è talmente vecchia che il resto non si legge. Ci avviciniamo…
Dunque… "ANNO DI COSTRUZIONE:"… strizziamo gli occhi miopi…
NAAAAAAA… QUALCHE MANINA BELLA HA LIMATO L'ANNO DI COSTRUZIONE! Forse un moto di pudore? Una matricola abrasa che ricorda le armi , quelle da usare male (guardate voi stessi). Ma non potevano coprire il tutto con un velo pietoso, anziché sperare che qualche visitatore non voltasse l'angolo?
Stefano ci saluta. Deve rientrare in libreria. Anche la nostra scorta in borghese si divide: il fratello di Sting segue il sottoscritto, l'altro tallona Stefano Milano fino all'uscita.
Forse temevano ci buttassimo nelle caldaie come moderni bonzi. Ma vedere dallo spioncino arrugginito e rovente le fiammate del carbone alte una decina di metri è una scena dantesca che dissuaderebbe dal pasto anche il conte Ugolino. Altro che Euro3. E' questo il meglio della tecnologia?
E se non lo è, visto che "pesa" come 500.000 vecchie auto - ma a carbone - perché è anche ora in pieno esercizio mentre tutto il resto di Italia sta passando al ciclo combinato a metano?
Avanti. Cartello "Sala controllo 2 : Carbone" (carbone è in Maiuscolo). La sala controllo è come te la immagini. Una stratificazione geologica di vecchie e nuove tecnologie. Strumenti d'ogni foggia e tipo, ovunque.
Al centro, un grande monitor, che attira la nostra attenzione. Una telecamera inquadra la sommità della ciminiera, hai visto mai che escano "pennacchi VISIBILI" e che la gente si allarmi… Accanto, delle cifre: sono le emissioni inquinanti.
Ci cade l'occhio su NOX e SO2, ma non ce li spiegano così:
NOX: (ossidi di Azoto e loro miscele - Gli ossidi di azoto sono considerati sostanze inquinanti dell'atmosfera e si ritiene che aggravino le condizioni dei malati di asma. Alcuni di essi in presenza di radiazione solare possono reagire con l'ossigeno formando ozono e altri composti del cosiddetto smog fotochimico se in presenza anche di idrocarburi incombusti (HC). Il triossido ed il pentossido di diazoto sono solubili in acqua e con l'umidità atmosferica possono formare acido nitroso e acido nitrico, entrambi presenti nelle cosiddette "piogge acide". (F.te Wikipedia)
SO2: ANIDRIDE SOLFOROSA. Simbolo di rischio chimico internazionale: un teschio. Il biossido di zolfo è un forte irritante delle vie respiratorie; un’esposizione prolungata a concentrazioni anche minime (alcune parti per miliardo, ppb) può comportare faringiti, affaticamento e disturbi a carico dell'apparato sensorio.
È inoltre accertata una sinergia dannosa in caso di esposizione combinata con il particolato, dovuto probabilmente alla capacità di quest'ultimo di trasportare il biossido di zolfo nelle zone respiratorie del polmone profondo.
A partire dal 1980 le emissioni provocate direttamente dall'uomo (a causa di riscaldamento e traffico) sono notevolmente diminuite grazie all'utilizzo sempre crescente del metano e alla diminuzione della quantità di zolfo contenuta nel gasolio e in altri combustibili liquidi e solidi. Rimangono più preoccupanti le emissioni dovute alla presenza di centrali termoelettriche. (f.te Wikipedia)
In quel momento il SOLO gruppo 4 a carbone sta producendo 237 MegaWatt (sufficienti per illuminare 79.000 abitazioni), e sta emettendo - secondo il monitor di (auto) controllo concentrazioni di 170 mg al metro cubo di NOX (ossidi di Azoto) e 333 mg al metro cubo di SO2 Anidride Solforosa.
In un giorno festivo e a potenza ridotta, sembrerebbe sotto i limiti di legge che sono 200 per il NOX e 400 per SO2.
Solo che nella nostra somma ignoranza ci sorge, più spontanea che a Lubrano, una domanda: MA I GRUPPI A CARBONE NON SONO 2?
Si che sono due, ben indicati sul monitor. E doppie le emissioni. Ma se prendiamo le emissioni di SO2 (anidride solforosa) a 333 e la moltiplichiamo per DUE gruppi non fa 666 mg / m3? Ma il limite di legge non sarebbe a 400 mg / m3? Idem per il NOX.
No, ma figurati. Che ne sappiamo noi delle segrete cose dei display della Centrale ripulita…
Perché, però, per i nuovi gruppi, i valori LIMITE sono circa di 4 volte inferiori?
Dunque quello che stiamo vedendo non sarebbe affatto IL MEGLIO della tecnologia, ma DUE CALDAIE/TURBINE di 40 ANNI FA con qualche filtro piazzato una quindicina di anni or sono (tutto ANSALDO ovviamente). O ci sbagliamo? (Quella dei filtri è un'altra bella storia: ne accenniamo tra poco)
MA se la fatidica Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) - ancora in itinere e chissà per quanto - impone l'uso delle MIGLIORI TECNOLOGIE, di cosa stiamo parlando? Di una locomotiva venduta per pendolino?
L'uso delle migliori tecnologie non è una specie di vezzo. Ci ballano valori quadrupli di emissioni per ottenere la stessa energia. E soprattutto, visto che il metano inquina infinitamente meno - comunque - PERCHE' IL CARBONE VINTAGE? Ansaldo produce ottime turbine a metano, senza andar troppo lontano, e Sorgenia (l'energia sensibile) lo sa bene perché le usa in tante altre centrali…
Usciamo dalla bolgia. Ad accoglierci, un altro gazebo. Alziamo gli occhi e vediamo da vicino, li accanto, i mastodontici filtri (desolforatori, denitrificatori, precipitatori etc etc). Chissà se sono proprio quelli (insieme a quelli di Brindisi e del Sulcis) per i quali venne prosciolto Stefanini e condannato a tre anni in via definitiva (Cassazione, marzo 2002) il povero Primo Greganti. I conti in Svizzera esistevano già allora...
Qua e là, un po' di ruggine, un po' di perdite. Sotto il gazebo, cibarie e gadgets a volontà. L'inizio e la fine di un "EVENTO" (Fattoide) sono fondamentali per lasciare un buon ricordo, anche nei più piccini. Il giornalistico “panino” funziona anche qui. Urta constatare quanto le persone siano considerate liberamente manipolabili in modo surrettizio.
“Urta” è un eufemismo. Se i bambini, felici col palloncino Tirreno Power legato al polso, vogliono poi toccare con mano quanto siano meravigliosi calcare, ceneri, gesso e carbone possono farlo: quattro barattoli di vetro adeguatamente etichettati ne contengono mezzo chilo. "Tocca, tocca bambino… tocca com'è bello il carbone". Eh già. Messo in un BARATTOLO DI CARAMELLE DA PASTICCERIA quasi quasi vien da mangiarlo. Il commento è esattamente quello che state pensando.
Il pullman ci aspetta, per riaccompagnarci all'uscita, senza passare dalle colline nere dei carbonili. Forse, dopo il temporale, non presentano bene. Si torna all'ingresso. L'agente Sting scende con noi, senza un saluto ma altrettanto sconcertato. Forse.
Mario Molinari"
"Banca mondiale del Carbone"
Riportiamo da Il Manifesto.it:
"Altro che nuova paladina del clima. Altro che istituzione chiamata a gestire in maniera oculata i fondi internazionali per combattere i cambiamenti climatici. Mai come negli ultimi mesi la Banca mondiale ha sostenuto il settore estrattivo, stando ai dati di una storica organizzazione non governativa statunitense, il Bank Information Center, che si basa su informazioni rese note dagli stessi banchieri di Washington: i quali ci raccontano come alla metà del 2010, con prestiti per 4,7 miliardi di dollari, la Banca mondiale abbia già superato di un bel po' il precedente record fissato nel 2008 con 3,1 miliardi. A portare su la cifra sono soprattutto degli oltre tre miliardi garantiti alla mega centrale a carbone di Medupi, in Sud Africa, la quarta più grande al mondo, ma anche altre opere in fase di realizzazione in paesi «a medio reddito». D'altronde proprio i progetti per il carbone, il più inquinante tra i combustibili fossili, sono in netta ascesa nella lista dei beneficiari della Banca, visto che dal 2007 hanno ricevuto aiuti per oltre 6,5 miliardi di dollari. Più o meno lo stesso ammontare del «Climate Investment Fund», uno dei presunti fondi ambientali messi in piedi dalla Banca con sede a Washington, usato per lo più per giustificare proprio gli investimenti nel carbone, con programmi di efficienza energetica o cattura delle emissioni di CO2. Le alte sfere dell'istituzione difendono le loro scelte con la scusa della crisi globale, che avrebbe «minato la capacità dei Paesi africani di finanziare i loro programmi ordinari di sviluppo energetico». Insomma, in tempi difficili bando alle rinnovabili e avanti tutta con carbone e affini.
Peccato che la stessa Banca mondiale solo pochi mesi fa abbia negato che la crisi potesse costituire un problema per l'innalzamento degli standard socio-ambientali legati a progetti energetici nei paesi più poveri. Evidentemente tali criteri non sono stati applicati alla centrale di Medupi, molto contestata per i suoi impatti «ad ampio spettro». Del resto, a maggio la responsabile del team sui cambiamenti climatici istituito dalla Banca, Kseniya Lvovsky, ha ribadito che «ancora per un po' di tempo i combustibili fossili rimarranno una parte importante del mix energetico sia dei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo». L'impressione è che dalle parti di Washington non abbiano tanta voglia di dedicarsi alle fonti rinnovabili, peraltro intese in maniera non sempre ortodossa e corretta, se è vero che in quell'ambito la Banca fa rientrare anche gli impianti idroelettrici e quelli estrattivi «a basso impatto di CO2». Non è un caso allora che al recente summit delle Nazioni Unite sull'ambiente tenutosi a Bonn, in Germania, quasi 300 organizzazioni non governative e gruppi di oltre 50 paesi abbiano chiesto alla presidenza Obama di fare di tutto per escludere la Banca mondiale dalla gestione della finanza per il clima. Oltre all'attuale realtà dei fatti, ci sono fin troppi precedenti a parlare a sfavore dell'istituzione. Nei giorni scorsi, per esempio, cadeva il decimo anniversario dell'inizio dei lavori dell'oleodotto Ciad-Camerun. Quello che doveva essere «il progetto modello», l'esempio da copiare, da seguire e imitare per tutti i grandi impianti estrattivi da realizzarsi in Africa, si è invece rivelato un terribile fallimento. Troppi gli impatti socio-ambientali e le violazioni dei diritti umani. Troppi i dubbi sul reale impiego dei fondi derivanti dallo sfruttamento petrolifero, che invece di contribuire alla lotta alla povertà sono spesso stati destinati all'acquisto di armi e chissà quant'altro. Una dura lezione, che rischia di rimanere ignorata.
46 nuove morti nelle miniere di carbone cinesi
Riportiamo da Rainews24.it:
"Pechino, 21-06-2010
Quarantasei persone sono morte oggi per una esplosione in una miniera di carbone nel centro della Cina. Lo ha reso noto l'agenzia Nuova Cina, citando le autorita' locali. Lo scoppio, provocato da un deposito di esplosivo, e' avvenuto nella notte fra domenica e lunedi' in una miniera del distretto di Weidong, nella municipalita' di Pingdingshan, nella regione di Henan.
Secondo le autorita' della municipalita', citate dalla Nuova Cina, 72 minatori sono rimasti intrappolati dopo l'esplosione, ma 26 sono risaliti in superficie sani e salvi."
Coordinamento Nazionale dei comitati italiani contro il carbone e per le rinnovabili
A seguito dell'evento dello scorso sabato in Tarquinia, numerosi i media nazionali e locali che hanno ripreso la notizia. Riportiamo a titolo esemplificativo:
18 giugno 2010
Come si mandano avanti gli inceneritori
Comunicato Stampa Rete per la Tutela della Valle del Sacco
La Magistratura e i Carabinieri del NOE fanno il loro dovere, ma le lobby del ciclo dei rifiuti non demordono. Fuori l’incenerimento rifiuti dalla Valle del Sacco!
Le lobby del ciclo dei rifiuti legato all’incenerimento non cessano di violare le leggi, anche sapendo che i controlli sono dietro l’angolo, pur di realizzare enormi profitti. Questa la principale deduzione da quanto, in attesa del riscontro conclusivo dell’Arpa, sembra ormai innegabile: ancora una volta agli inceneritori di Colleferro è giunto cdr non conforme, in questo caso contenente car fluff (triturato delle parti non metalliche degli autoveicoli), in grado di elevare i comunque non salutiferi valori di emissione stabiliti dalla normativa e dunque di recare grave danno alla salute dei cittadini e alla tutela dell’ambiente. Doveroso il plauso alla Procura di Velletri, ai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Roma, la cui attenzione non si è abbassata. Ed era naturale, considerati i fatti che hanno portato al sequestro degli inceneritori nel marzo 2009. Di fronte a un reato così grave, la Magistratura e le Forze dell’ordine restano all’erta per evitare la sua reiterazione. Ma la ditta che a quanto si legge sulla stampa ha conferito cdr con conforme non ne era consapevole? Evidentemente la ricerca del profitto e la speranza dell’impunità superano ogni ragionevole prudenza. Mentre si sta avviando il processo che lega la gestione della discarica di Malagrotta per il presunto conferimento di cdr non conforme presso gli inceneritori di Colleferro, per il quale abbiamo presentato la nostra istanza di costituzione di parte civile, il nuovo conferimento di cdr irregolare conferma che i controlli devono essere sempre più frequenti e metodici, e che comunque il loro inasprimento non scoraggia totalmente l’elusione. Finché non si riuscirà a far decollare la raccolta differenziata a livello regionale, rimarrà operante il cancro del sistema dell’incenerimento, che garantisce enormi profitti grazie agli incentivi per le fonti rinnovabili cui l’energia derivante da incenerimento è dallo Stato assimilata (nonostante le ripetute procedure d’infrazione da parte dell’Unione europea), e dunque finanziata da circa il 7% delle nostre bollette con i famigerati incentivi della delibera CIP6/1992. Il problema va risolto una volta per tutte alla fonte. Come va risolta una volta per tutte alla fonte l’anomalia di una Colleferro inquinata e al centro del ciclo dei rifiuti basato sull’incenerimento (discariche – produzione cdr – inceneritori). Si prenda esempio da quanto è avvenuto lunedì scorso, grazie all’impegno del coordinamento delle associazioni anagnine (di cui Retuvasa è parte integrante), della Provincia di Frosinone e del Comune di Anagni, che ha portato la conferenza dei servizi regionale a bocciare il progetto di inceneritore di car fluff. Ha trionfato il logico principio: non si inquina dove è già inquinato. Queste decisioni, lo chiediamo in primo luogo all’Amministrazione comunale, perché non si prendono anche a Colleferro? Ed ecco che il car fluff che non si incenerisce ad Anagni, in quello che sarebbe stato il primo impianto europeo dedicato, arriva per vie traverse a Colleferro. Cosa dobbiamo concludere? Che ce lo siamo voluto, visto che il car fluff non si può conferire in discarica e non si sa come smaltirlo? Al contrario, le istituzioni, ad ogni livello, fino al Ministero dell’Ambiente, devono impegnarsi senza perdere altro tempo a rendere praticabili le alternative ecologiche (green fluff) in corso di sperimentazione.
Colleferro, 18 Giugno 2010
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Rete per la Tutela della Valle del Sacco
Ufficio Stampa: 3491331543