No al carbone Alto Lazio

23 luglio 2010

Troppo costoso e inquinante, stop ai finanziamenti pubblici al carbone in Europa

La Stampa approfondisce un tema che avevamo trattato da poco.
Fonte
"Presto il carbone europeo sarà poco più di quello che spunta dalle calze della Befana che ancora si vendono nella stagione dell’Epifania hi-tech. Entro il primo ottobre 2014, propone la Commissione Ue, gli Stati membri dell’Unione dovranno chiudere il rubinetto degli aiuti ai produttori del minerale fossile, per lasciarli al loro destino, a vivere o a morire. Da soli. Senza i 26 miliardi di denari che i Ventisette hanno pompato fra il 2003 e il 2008 in un settore glorioso e obsoleto, una volta pulsante al punto da essere l’innesco dell’integrazione continentale postbellica. «Non ci sono dubbi - giura Joaquin Almunia, sceriffo dell’Antitrust a dodici stelle -. Tutte le miniere che non fanno utili devono chiudere».

È la fine di un’era. Il carbone ha acceso il motore della rivoluzione industriale che, dalla fine del Settecento, ha stravolto la storia dell’Europa e poi del mondo. Più tardi, nel 1950, è stato proprio l’oro secco e nero a ispirare la dichiarazione con cui il francese Robert Schuman ha dato il via al processo di costruzione europea, alla Comunità per il carbone e l’acciaio (la Ceca) varata l’anno successivo. Ma qualcosa è cambiato. Mentre la Ceca diventava Comunità economica europea (Cee) e poi Unione (Ue), le miniere europee sono divenute una risorsa marginale. Ancora nel 1973 l’Europa a Nove estraeva 233 milioni di tonnellate annue. Oggi i Ventisette sono a 147 milioni, il 2,5% della produzione mondiale.

Il mercato è in mani orientali. La Cina estrae il 47% del carbone planetario (2,7 miliardi di tonnellate l’anno), inseguita da Usa (un miliardo) e Russia (247 milioni). L’Europa deve importare 180 milioni di tonnellate per soddisfare le sue centrali, calcolando che il 40% dell’elettricità tedesca va a carbone, e in Italia si è intorno al 15%. Questo tradisce l’ambizione verde dell’Ue, anche perché la produzione interna, a bassa resa termica, comporta un alto volume di emissioni di CO2 e polveri. Elevati anche i costi. Chiaro che, senza il Pantalone pubblico, il settore ce la fa a fatica.

Per questo la Commissione di José Manuel Barroso chiede la fine dei sussidi, cosa che non piace per nulla alla cancelliera tedesca Angela Merkel che ieri s’è detta, «per metterla giù con cautela, non entusiasta del provvedimento» [La Germania aveva previsto un aiuto alle miniere fino al 2018, NdR]. Bruxelles risponde con «la necessità di giustizia nei confronti dei concorrenti che operano senza aiuti di Stato» e difende una mossa «che va anche nell’interesse di contribuenti e governi, ora che la pressione per il risanamento finanziario è forte».

Soldi potranno averne solo per le riorganizzazioni finalizzate alla cessazione d’attività. I sussidi in essere - 2,8 miliardi nel 2008 - dovranno essere gradualmente eliminati sino al 2014, quando chi sarà in rosso dovrà chiudere. Almunia avrebbe voluto lasciare la porta aperta sino al 2023; i colleghi dell’Ambiente e Clima, Connie Hedegaard e Janez Potocnik, hanno fatto muro e vinto. Ora la proposta vola sul tavolo dei governi e del Parlamento Ue. Lo scontro lobbistico fra carboniferi (industria e Paesi come Spagna e Germania) e coscienze verdi sarà duro. L’esito, al solito, è tutto meno che scontato.

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22 luglio 2010

I. Grandi e S. Cristicchi suonano presso la centrale a carbone di Cerano, la protesta esplode


Come raccontato pochi giorni fa, impazza in rete la protesta dei brindisini che contestano la scelta dei due cantanti di spendere la loro immagine per coprire le falsità di enel, che li paga per esibirsi presso la centrale a carbone Federico II, un vero ecomostro tra i peggiori in Italia ed Europa.

Riportiamo l'articolo che Repubblica ha dedicato al caso:

"Su Facebook la stanno implorando di non andare a suonare. Utenti e fan scrivono da giorni sulla bacheca del profilo (ufficiale) di Irene Grandi 1, da quando è stato annunciato un concerto, il 7 agosto, sponsorizzato dall'Enel alla centrale di Cerano, provincia di Brindisi, in riva al Mare Adriatico. Le chiedono di rinunciare, di non salire su quel palco, di ascoltare le loro storie. Di rendersi conto. Così le ricordano che quella di Cerano, dove suonerà anche Simone Cristicchi nell'ambito della ressegna "Correnti musicali", è una centrale contestata. La 'Federico II' è infatti una centrale termoelettrica a carbone e per estensione è la più grande d'Italia e una tra le maggiori d'Europa - circa 270 ettari. Secondo le denunce delle associazioni ambientaliste e le rilevazioni del ministero dell'Ambiente, le sostanze che rilasciano i composti solubili che emette negli anni avrebbero contaminato suolo, sottosuolo e falda idrica. I contadini hanno rinunciato ai raccolti, i casi di cancro si moltiplicano. La zona idrogeologica è a rischio dissesto nonostante l'area sia sottoposta a vincoli rigorosi.

I fan brindisini sono i più delusi, e nelle poche righe concesse dalla 'bacheca' urlano alla loro maniera. Ma né Irene Grandi né Simone Cristicchi danno segni di voler rinunciare. La cantante senese ha pubblicato un breve comunicato, in cui giustifica la società e ribadisce: "Nei live di alcuni artisti vengono calcolate le emissioni prodotte e per compensare si interviene con progetti di riforestazione nelle zone in cui si tiene il concerto". Ma nessuno è stato contento.

Ma il messaggio 2 firmato dall'artista su Facebook, continua con il tono ufficiale da comunicato: "Cerco di rispettare l'ambiente attraverso i piccoli gesti di ogni giorno (...). Da anni Enel sta lavorando con la musica. L'attività della centrale di Cerano è svolta nel pieno rispetto dei severi limiti di legge sulle emissioni, poste proprio a tutela della salute e dell'ambiente. Nel prossimo biennio sono previsti oltre 300 milioni di euro di nuovi investimenti per abbattere ulteriormente le emissioni che sono controllate continuamente da una rete di centraline per il monitoraggio e per il controllo della qualità dell'aria che analizza di continuo i residui della combustione presenti nell'aria. I dati sono trasmessi in tempo reale sia alle Autorità competenti per il controllo (Comune e Provincia di Brindisi, ARPA regionale, etc.), che ai Comuni limitrofi all'impianto", scrive, forse, l'artista.

"Partecipo al concerto di Cerano perché credo sia possibile attraverso azioni mirate (ammodernamento centrali, diminuzione dell'anidride carbonica prodotta, nuovi investimenti per abbattere ulteriormente le emissioni, riconversione a carbone pulito delle centrali a carbone) costruire un futuro in cui le scelte energetiche e il rispetto dell'ambiente vadano in una sola direzione. Mi hanno colpito le tante mail arrivate, da cantante durante il concerto, chiederò all'Enel di impegnarsi sempre di più con scelte lungimiranti per la tutela dell'ambiente, nel rispetto della salute e della vita.", conclude lei. E i fan, non sono brindisini, si scatenano contro la cantante di 'Bruci la città'

La Puglia aspetta un segnale d'empatia. I Sud Sound System anche. E uno dei commenti sul profilo di Facebook a Irene Grandi, è proprio del collettivo pugliese, firmato da Nando. Chiede "per favore...". Ma altri commenti sono più duri, diretti. Delusi. Sono migliaia. "Irene ti chiedo con il cuore in mano di rinunciare al live di Cerano, i comunicati sono carta e le decisioni si possono rivedere...", digita Stefano. "Irene, sembra che tu abbia dato dei visionari a tutti quelli che ti hanno chiesto di non suonare a Cerano, purtroppo ti bagli tantissimo perché non lo sono", dice Filomena. "Ehi Irè! Ricordati...quando verrai a ballare in Puglia...quando sarai sul palco di Cerano...con tutta quella gente che è li per ascoltare te...prima di iniziare a cantare...se sarai un po' tesa...chiudi gli occhi...e fai un bel respiro...", provoca Vituzzo. "Chiediamo solo un gesto d'amicizia", afferma Angelo.

La centrale è un dente che duole. Irene Grandi avrà a che fare con gli abitanti di Brindisi, con i militanti di Greenpeace arrestati per aver calato dal tetto della centrale lo striscione: "First Climate Killer in Italy" (Primo killer del clima in Italia). Avrà contro i contadini. Tutti quelli che sanno che la centrale termoelettrica vanta una potenza di 2.640 megawatt ed emette 14,9 milioni di tonnellate all'anno di anidride carbonica (CO2).

Sul sito Filippo G. è preciso, si rivolge a entrambi i cantanti e spiega: "Le analisi svolte dal ministero dell'Ambiente e validate dall'Arpa hanno riscontrato la presenza di pesticidi e metalli pesanti oltre i limiti consentiti nelle coltivazioni di ortaggi destinati alla vendita, nel sottosuolo e nella falda profonda del territorio compreso tra Brindisi e Cerano. Ossidi di azoto e di zolfo, oltre a nanoparticellle e microinquinanti di vario genere danzano allegramente nei polmoni degli ignari (o quasi) salentini. In questo scenario la città di Lecce appare colpita direttamente dalle incidenze neoplastiche diffuse dal Registro tumori jonico salentino. La classifica delle tre province salentine configura proprio Lecce al primo posto con un'incidenza pari all'11,8 per cento dei casi di tumore alle vie respiratorie, seguita dai due poli industriali del territorio, Brindisi (9,3 per cento) e Taranto (8,3 per cento)".

Le facce del libro mettono video di YouTube. Chiedono che la musica non li tradisca. Sono pronti a perdonare la loro eroina. Ma deve andare via, non salire sul palco. "Iren(e)diti conto, Grandi potresti esserlo davvero", dice Federico F. che non considera l'ignoranza di una situzione una scusante. A volte fare l'artista è complicato. Così, gli utenti hanno aperto il gruppo 3: I veri brindisini boicottano i concerti dell'Enel. "C'è poco da fare qui, iscrivetevi al gruppo e invitate i vostri amici... credo che nessuno avrà il coraggio, almeno tra i giovani, di andare al concerto. I ragazzi del 'No al carbone' saranno amministratori del gruppo 4".

L'appello per Irene Grandi e Simone Cristicchi passa anche dalle voci in coro dei Sud Sound System che scrivono: "Non sappiamo se siete informati o meno di quello che produce la centrale a carbone Federico II, ma sappiamo che come noi avete la necessità di comunicare usando il linguaggio della musica, un linguaggio che supera le barriere. La centrale di Cerano è la seconda fabbrica italiana per emissioni di diossina e la prima per anidride carbonica. Ha fatto e sta facendo ammalare gli abitanti del Salento. Tutto questo è documentato da primari, ricercatori, giornalisti e dall'amministrazione regionale. La musica è amore, è vita, la centrale di Cerano no. Come avrete capito le informazioni riguardo a questa quotidiana ingiustizia sono spesso confinate alla nostra regione, vi chiediamo di riflettere e, se ve la sentite, di spendere la vostra voce per dire 'no' a tutto questo".

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"Carbone e villaggi turistici. Bandiera nera in Calabria"

Riportiamo da Terranews.it
"Galati, una frazione del comune di Brancaleone, è un piccolo angolo di mare in provincia di Reggio Calabria, noto per essere un sito preferito dalle tartarughe Caretta caretta per la nidificazione. La loro presenza è così massiccia che, per via pure dell’attenzione dei turisti, quattro anni fa nacque un “Centro per il soccorso ed il recupero delle tartarughe marine” grazie al progetto europeo “Tartanet”. Oggi però questa costa paradisiaca rischia di scomparire sacrificata sull’altare del cemento. Un progetto autorizzato nel 2006 dalla giunta comunale, chiamato Jewel of the Sea, prevede tra l’altro la costruzione di un gruppo di villette a due piani fuori terra, con un muro a una trentina di metri circa dalla battigia. Come se non bastasse, più a monte, sorgerà un villaggio turistico residenziale con campo da golf; e sul sito internet dedicato alla presentazione del progetto, si legge inoltre che la nuova struttura comprenderà un centro commerciale, un albergo, impianti sportivi e piscine.

Una cementificazione per un’estensione complessiva di 11,42 ettari. Per questi motivi lunedì scorso Goletta Verde ha assegnato la Bandiera Nera (riconoscimento dato ai nemici del mare) a chi ha avuto la responsabilità del danneggiamento di diverse centinaia di metri quadrati di ecosistema dunale. Vale a dire: l’amministratore della RDV srl, l’Amministrazione comunale di Brancaleone, il Dirigente del Settore Pianificazione Territoriale della Provincia di Reggio Calabria e il Dirigente della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio. Un blitz che segue quello del giorno avanti fatto a Rossano, in provincia di Cosenza, dove l’Enel si propone di realizzazione un impianto di produzione energetica a carbone. Rimane il mistero su come sia stato possibile progettare una struttura di così ampie dimensioni in una zona sottoposta a tanti vincoli ambientali e paesaggistici.

«È davvero inconcepibile - evidenzia infatti Nunzio Cirino Groccia, segreteria nazionale Legambiente - che un’area di così alto pregio naturalistico rischi di essere spazzata via da un progetto particolarmente impattante. Come se non bastasse, ci troviamo non solo all’interno del Parco regionale marino Costa dei Gelsomini, ma anche in un’area prossima al sito di Interesse Comunitario Spiaggia di Brancaleone, istituito al precipuo scopo di tutelare la spiaggia e la duna proprio dalle minacce costituite da urbanizzazione e insediamenti balneari. Non è da questa strada che passa lo sviluppo». E infatti ecco l’eco di Antonino Morabito, presidente di Legambiente Calabria: «Senza entrare nel merito della legittimità delle concessioni edilizie, che spetta solo agli inquirenti, ci chiediamo come sia stato possibile autorizzare la costruzione del villaggio, nella parte ricadente sulle dune». Il rilancio del turismo in Calabria, e con esso dell’economia tutta, dovrà puntare sulla qualità e sulla valorizzazione dei tratti di costa unici, come unica e non certo casuale è stata la scelta delle tartarughe a nidificare nel comune di Brancaleone.

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Commento alla seconda conferenza dei servizi TVS

Comunicato stampa No al carbone Alto Lazio

Artificiosa la ricostruzione fornita circa quanto accaduto nella seconda riunione della conferenza dei servizi per il rilascio dell’AIA alla centrale di Torre Valdaliga Sud.

Infatti detta riunione ha segnato un ulteriore passo avanti nella dismissione del IV gruppo acquisendo il parere supplettivo della commissione IPPC che, contrariamente al precedente, ne determina non solo la dismissione, ma tempi certi per la presentazione di un cronoprogramma per la definitiva demolizione.

Ed è proprio per contrastare tale atto che Tirreno Power ha presentato le proprie ulteriori osservazioni, supportate peraltro da parere legale, circa la formale non idoneità del diniego al funzionamento di TV4 espresso dall’Amministrazione Comunale di Civitavecchia nonché sulla non corrispondenza di tale diniego rispetto a quanto previsto nel Piano Energetico Regionale; concetto quest’ultimo non corrispondente a verità e, comunque, riferito ad un Piano non vigente in quanto non ancora approvato dal Consiglio Regionale.

Il rinvio a settembre per l’atto definitivo è stato accettato su richiesta del Sindaco Moscherini ( e non di Tirreno Power) solo al fine di consentire a quest’ultimo di perfezionare il parere espresso dal Consiglio Comunale rendendolo formalmente rispondente a quanto previsto dagli art.216 e 217 del Regio Decreto 27 Luglio 1934, n.1265 che sanciscono che” Quando ….fabbriche, possono riuscire di pericolo o di danno per la salute pubblica” il Sindaco possa prescrivere “le norme da applicare per prevenire o impedire il danno o il pericolo e si assicura della loro esecuzione ed efficienza”.

Né l’impegno a presentare entro due anni un’alternativa di progetto che possa garantire un ulteriore miglioramento delle prestazioni ambientali, esplicitato con la lettera presentata in extremis (ovvero la sera prima della conferenza) da Tirreno Power), peraltro non costituente novità alcuna rispetto a quanto già prescritto nel primo parere della Commissione IPPC che prevedeva appunto, nelle more di necessari e prescritti miglioramenti impiantistici, una deroga di due anni ai limiti emissivi vigenti, ha modificato nulla di quanto stabilito. Tant’è che il parere IPPC non è certo stato rinviato in commissione per ulteriori valutazioni.

In tale contesto è risultato incomprensibile, e deprecabile, l’atteggiamento del sindaco Moscherini che, nonostante esprimesse posizioni condivise dai rappresentanti del Forum Ambientalista, del Movimento NoCoke e dai consiglieri Manuedda e Petrelli presenti in audizione nella conferenza dei servizi, preso da un accesso di sindrome del Marchese del Grillo, e peraltro dimostrando ignoranza non solo nei modi ma anche della legislazione vigente in termini di partecipazione del pubblico ai procedimenti, ha fortemente contestato tale presenza, lasciando allibiti il Presidente della conferenza e gli altri convenuti.

Vogliamo augurarci che tale atteggiamento sia legato alla ormai nota insofferenza alle pratiche democratiche che contraddistinguono il purtroppo per noi Primo Cittadino di Civitavecchia e non, invece, come l’eccessivo allungamento dei tempi potrebbe far sospettare, al tentativo di usare il diniego del consiglio comunale come leva per alzare il prezzo nelle trattative di monetizzazione del danno che Tirreno Power si è dichiarata pronta ad affrontare, magari propinandoci l’utilizzo del carbone o del CdR (combustibile da rifiuti) quale miglioramento impiantistico.

Come diceva un noto politico “a pensar male si fa peccato, ma molte volte ci si azzecca!”

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20 luglio 2010

Il commissario UE Almunia: "2014, fine dei sussidi all'industria del carbone"

(AGI) Bruxelles - Basta sussidi all'industria carbonifera entro il 2014: lo propone il commissario Ue alla concorrenza Almunia.
Si anticiperebbe cosi' di otto anni l'obiettivo inizialmente fissato da Bruxelles: "Scopo della proposta e' assicurare la chiusura delle miniere non competitive entro il 15 ottobre 2014" ha dichiarato. Almunia, ad ogni modo, ha garantito sostegno a quelle compagnie sulle quali le ricadute occupazionali della decisione sarebbero piu' dure.

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Stagione balneare 2010: risveglio spirituale tra i rifiuti.

Mentre sono attesi per venerdì i risultati delle analisi di ARPA Lazio (ahaha, risate amare), il micidiale miscuglio risultante da scarichi non depurati lungo la costa a nord di Roma e navi da crociera rende la nostra estate indimenticabile. Grande il coraggio dei tanti bagnanti che nonostante i divieti non rinunciano ad aspergersi nella sozzura. Segno che ormai alla merda ci siamo avvezzi, ma non solo! Assistiamo finalmente a un risveglio spirituale: contriti per aver trasformato i paesi del Terzo Mondo in discariche dei paesi ricchi, ora vogliamo condividere il loro cammino. (In foto: bagnanti del terzo millennio)




Da centumcellae.it "Pesca insolita nella mattinata di ieri nello specchio d’acqua compreso tra il Pirgo e la Lega, dove sono comparse a decine larve di dittero syrphidae eristalis. I ditteri costituiscono un ordine di insetti terrestri o idrofili, frequentemente acquaioli o acquatici, diffusi in circa 120 mila specie diverse. La larvadi per sé non è pericolosa come non lo è l’adulto del dittero; il dato preoccupante e che fa sorgere parecchie domande è che la maggior parte di queste larve vive in ambiente acquatico, all'interno di substrati organici in decomposizione o all'interno di altri organismi. Cosa è accaduto allora alle nostre acque per trasformarsi in substrati organici in decomposizione? Le ipotesi più plausibili sono quelle di un ingente e ripetuto scarico di liquami da parte di alcune navi (così come denunciato oggi dall'Idv che parla di rilascio dei cosiddetti "bottini di bordo", ovvero tutti i rifiuti liquidi) oppure la copiosa perdita a mare di qualche fogna. Ipotesi, quest’ultima, avvalorata dall’indecente spettacolo comparso in acqua intorno alle 14:00 (vedi foto): una distesa di schiuma e rifiuti dove bambini, e non solo, ignari di quanto stava accadendo si facevano tranquillamente il bagno. Ma nella nostra costa e sulle spiagge del Pirgo e della Marina dove sono stati allestiti gli stabilimenti estivi, non vige il divieto di balneazione? Consoliamoci: tra pochi mesi avremo una Marina nuova di zecca da fare invidia a Beverly Hills e da cui partire per andare a sguazzare tra schiuma e larve a profusione. Aggiornamento, per rasserenarci: moria di pesci a Montalto di Castro.

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Carbone "pulito": tra i cinque peggiori disastri ambientali ora in corso...

Che il carbone pulito non esiste, e che l'espressione sia ingannevole, la scienza l'ha già chiarito, nonostante i tentativi di greenwashing e disinformazione messi in atto dalla grande industria. Ma già a partire dall'attività estrattiva i disastri sono al'ordine del giorno. Tra i primi cinque peggiori disastri ambientali in corso sul nostro bistrattato pianeta, questo articolo mette quello degli incendi nelle miniere di carbone cinesi (che comunque non possono competere con le emissioni complessive degli impianti a carbone su scala mondiale).

Incendi nelle miniere di carbone, in corso dal 1962
"...La Cina è la prima nazione al mondo in quanto a emissioni di gas serra. Buona parte della sua crescita economica è dovuta al carbone, che garantisce per il 70% dell’energia nazionale. Gli effetti collaterali sono principalmente due: le morti dei minatori, circa 13 al giorno, e gli incendi nelle miniere di carbone.
La Mongolia Interna è la regione più colpita dagli incendi. In questa area quasi completamente deserta e larga 5000 chilometri negli ultimi cinquant’anni ci sono stati 62 grossi incendi, che hanno distrutto circa 20 milioni di tonnellate di carbone ogni anno — più di tutta la produzione annuale della Germania. Secondo le stime, questi incendi da soli contribuirebbero al 2/3 per cento dell’emissione di carbonio mondiale. E si tratta solo di una parte, per quanto ingente, degli incendi che avvengono in Cina..."

Fonte, vedi qui

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USA: scalano il vulcano contro il carbone



Climb against coal!
"Decisamente coraggiosi: sette persone, tra uomini e donne di Washington, si sono arrampicati sulla cima del monte Rainer (un vulcano dormiente a circa 90 chilometri da Seattle) per protestare contro la locale centrale a carbone gestita da Transalta, azienda canadese attiva nella produzione di energia elettrica. Di queste sette persone, solo due avevano mai fatto qualcosa del genere..." (ecoblog.it)
Fonte originale
Sito ufficiale dell'iniziativa

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19 luglio 2010

Una nota nera come il carbone, pessima figura di Irene Grandi


Giorni fa i cittadini del Brindisino avevano chiesto (vedi) a Irene Grandi di non prestare la sua immagine per le losche operazioni di makeup di enel, che l'ha inserita nel solito cartellone estivo con una esibizione presso la più velenosa centrale a carbone d'Italia, quella di Cerano.

La risposta della cantante toscana è arrivata tramite Facebook, e parla con molte delle solite parole d'ordine by enel, al punto che pare concordata con l'azienda. La Grandi declina la richiesta dei cittadini e se ne lava le mani con una nota stracolma di sciocchezze, ingenuità assortite, luoghi comuni. Il senso della risposta è chiaro: non le interessano certe faccende, e per togliersi la patata bollente dalle mani, si sarà probabilmente affidata alla società che cura la comunicazione pubblica per enel. In Italia anche gli artisti tengono famiglia, zia enel è troppo ricca e forte per contrariarla.

Agli occhi di chiunque sia minimamente informato sui fatti in oggetto, la cantante s'è giocata faccia e credibilità. Lo testimoniano i 130 e più commenti critici che la cantante ha già ricevuto in risposta alla sua nota.

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" Permessi di inquinare: problemi per Enel"

I dieci impianti che utilizzano maggiormente i crediti di emissione CER per compensare le emissioni di CO2:

Articolo da: IlFatto quotidiano.it

"Nel 2009 la centrale termoelettrica Enel a Montalto di Castro (VT) ha emesso un milione di tonnellate di CO2. Si sono disperse nell’atmosfera, ma, da un punto di vista contabile, è come se non ci fossero mai state. Enel le ha infatti compensate interamente, investendo in un progetto che prevede la distruzione di tonnellate di Hfc-23, un potentissimo gas serra, da parte della Limin Chemical Co., una società chimica cinese. L’investimento ha permesso ad Enel di acquisire un milione circa di CER (Certified Emission Reductions) o crediti di emissione generati nei paesi in via di sviluppo. In pratica Enel ha sostenuto un progetto di riduzione di CO2 in Cina per poter emettere CO2 a Montalto. E’ il cosiddetto Clean Development Mechanism (CDM), previsto dall’articolo 12 del protocollo di Kyoto e controllato dalle Nazioni Unite.

Oltre ad Enel lo usano decine di altre compagnie, come le tedesche Salzgitter, RWE Power, la svedese Vattenfall, o la polacca PGE Elektrownia. Secondo quanto riportato questa settimana da Sandbag, un gruppo ambientalista con sede a Londra specializzato nel mercato delle emissioni, le società industriali ed energetiche europee hanno speso almeno 860 milioni di euro nel 2009 per comprare “permessi di inquinare” dai paesi in via di sviluppo. Anche perché i CER costano meno rispetto alle quote di emissione europee (EUA), assegnate direttamente dai governi e scambiate tra le imprese.

Il 59% dei crediti di emissione CER – spiega Sandbag in un rapporto – deriva da progetti per l’incenerimento del famigerato gas Hfc-23, sottoprodotto (indesiderato) dell’Hcfc-22, un refrigerante contenuto nei condizionatori e nei frigoriferi. Per CDM Watch, una coalizione di Ong che vigila sul Clean Development Mechanism, “è uno scandalo”. Prima di tutto perché le compagnie europee pagherebbero per la distruzione dell’Hfc-23 “65-75 volte in più rispetto al vero costo di smantellamento”. E poi perché ci sarebbero “prove schiaccianti” del fatto che le imprese (cinesi e indiane) starebbero manipolando il sistema di compensazione, “producendo maggiori quantità di gas serra pericolosi in modo da essere pagate di più per distruggerli”, spiega CDM Watch in un comunicato stampa. Particolare non trascurabile, lo stato cinese applica una tassa del 65% sulla vendita di crediti di emissione da progetti sull’Hfc-23. Alla fine, quindi, sembra che ci siano guadagni per tutti, tranne che per l’ambiente.

Ma forse non per molto. O almeno questo è ciò che si augura CDM Watch: “se le Nazioni Unite vogliono ristabilire la serietà del meccanismo CDM, dovranno cessare immediatamente l’assegnazione di crediti di emissione basati sull’Hfc-23″, ha dichiarato la direttrice Eva Filzmoser. “Si potrà riprendere solo dopo che sarà stata effettuata un’indagine che porti a una revisione della metodologia di assegnazione”.

Intanto dall’Onu arrivano segnali confortanti. Alla fine di giugno Clifford Mahlung, presidente del CDM Executive Board, ha fatto sapere che “la metodologia potrebbe essere rivista se le irregolarità saranno confermate”. Il processo di revisione potrebbe essere completato già in agosto.

E mentre gli industriali delle energie rinnovabili fanno il tifo per nuove regole, che “sposterebbero gli investimenti dove ce n’è veramente bisogno”, Enel e Deutsche Bank, tra i maggiori sostenitori dei progetti sull’Hfc-23, corrono ai ripari intensificando le attività di lobby sull’Unione Europea. “I progetti sono stati approvati con effetti fino al 2014″, ha dichiarato Giuseppe Deodati, risk manager di Enel Trade, in un’intervista a Business Week. “Dobbiamo evitare qualsiasi tipo di cambio retroattivo delle regole altrimenti potrebbe venir meno la fiducia delle imprese, necessaria per far funzionare correttamente i mercati delle emissioni in futuro”.

Ma la retroattività di eventuali nuove regole sembra essere improbabile. “Fino al 2012 gli impatti sul mercato delle emissioni saranno minimi”, ha spiegato Urs Brodmann di First Climate, una società finanziaria che gestisce crediti di emissione. “Il CDM Executive Board dell’ONU segue un principio fondamentale: le metodologie non possono essere cambiate retroattivamente per progetti che sono già stati registrati.

I cittadini di Montalto di Castro possono quindi dormire sonni tranquilli. Dall’altra parte del mondo, in un’oscura industria cinese, c’è qualcuno che sta lavorando (e continuerà a lavorare) per loro.

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13 minatori intrappolati in miniera di carbone cinese

Le notizie dei lavoratori che a migliaia ogni anno perdono la vita nelle miniere di carbone cinesi (e non solo) giungono ormai previste e prevedibili.

"Cina: miniera carbone allagata nel Gansu, 13 in trappola.Lanzhou, 18 lug. - (Adnkronos/Xinhua) - Tredici minatori sono intrappolati nel sottosuolo in Cina, dove si e' allagata una miniera di carbone vicina a Jib, localita' della provincia nord-occidentale di Gansu. Lo hanno riferito le autorita' locali, precisando che altri tre minatori sono stati tratti in salvo dalle squadre di soccorso."

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