No al carbone Alto Lazio

20 novembre 2010

Nuova Zelanda, esplosione in miniera di carbone: salvi 2 minatori, 36 dispersi

APCOM
Wellington, 19 nov. (Apcom) - Due minatori sono sopravvissuti all'esplosione avvenuta in una miniera di carbone della Nuova Zelanda, mentre ne risultano dispersi ancora 36: lo ha detto Peter Whittall, responsabile della compagnia mineraria locale 'Pike River'. "Due minatori sono usciti dalla miniera" ha detto Whittall alla televisione TV3, aggiungendo che "non" ci sono invece ancora "contatti con quelli che si trovano in fondo alla miniera". La deflagrazione si sarebbe verificata a metà del pomeriggio, intorno alle 16.30 (le 4.30 in Italia), in una miniera di carbone situata sulla costa ovest dell'isola del sud neozelandese. (segue, fonte Afp)

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Il carbone non conveniente lo pagano direttamente i contribuenti

In Europa sono almeno 100.000 i lavoratori del comparto carbonifero che sosteniamo con sussidi pubblici, poiché le attività legate al carbone non sono redditizie abbastanza da garantire alle aziende del settore bilanci in attivo. Alla faccia di R. Sorgenti (Assocarboni) e di chi sostiene che il settore del carbone non riceve aiuti economici.

Il dibattito sulla destinazione di questi fondi è aperto, la Germania ha pesanti interessi in campo e la Merkel si sta adoperando con forza per mantenere aperti i rubinetti dei sussidi per gli anni a venire.

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Italiani, consumi e ambiente: il gap culturale da colmare

L'ignoranza è la porta di servizio del malaffare nella società. Per questa l'ignoranza dei cittadini viene tutelata dalla politica come il migliore investimento.

ANSA: gli italiani ecologisti solo a chiacchiere
"Non e' un quadro propriamente edificante quello che dipinge l'Osservatorio Edison sugli italiani e l'energia nella ricerca sui 'comportamenti piu' diffusi fra le famiglie': ''abbiamo un Paese di ecologisti dichiarati che adotta comportamenti assolutamente contraddittori'' sintetizza il sociologo Enrico Finzi, curatore dell'indagine.

Gli italiani, secondo la ricerca (condotta con 1.071 interviste su un campione rappresentativo di 34,1 milioni di nostri concittadini tra i 25 e 65 anni), prediligono le fonti rinnovabili, come il solare (64%), l'eolico (63%) e l'energia idroelettrica (52%), a scapito delle fonti tradizionali come il petrolio (1,7%), il carbone (8%) e il metano (25%). La ragione principale della preferenza, in tutti e tre i casi, consiste nella maggiore 'ecologicita'' dell'energia offerta da vento, acqua e sole.

Quando pero' si passa ai comportamenti quotidiani - dall'uso delle lampadine a basso consumo al car pooling, all'utilizzo attento degli elettrodomestici - si scopre che il 38% degli italiani non adotta alcun comportamento ecosostenibile mentre il 27% si impegna ma senza troppa convinzione. ''Esiste una evidente contraddizione collettiva - commenta Finzi -, e' chiaro che la coerenza non sempre si trova sotto i cieli del Belpaese''. Eppure ci sarebbe molto da fare, dentro e fuori le mura domestiche, se e' vero che oltre il 50% degli italiani si dichiara 'energivoro' e con consumi fuori controllo. ''E questo anche se nessuno sa con esattezza quanti chilowattora consuma'', sostiene Finzi, a dimostrazione del fatto che in tema di energia siamo anche poco informati. Un elemento, questo, che emerge anche da altre passaggi dell'analisi. Ad esempio la predilezione per l'eolico e il solare, oltre che da motivazioni ambientali, viene spiegata da piu' della meta' dei 'supporter' delle due fonti rinnovabili con la motivazione che si tratta di energia ''conveniente'' (in realta' senza i sussidi vento e sole sarebbero antieconomici). Su una cosa gli italiani non pare abbiano cambiato idea: il no al nucleare. Se il 12% ritiene che possa contribuire alla sicurezza energetica del Paese, l'80% lo considera altamente pericoloso per la salute e l'ambiente.

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Gli USA si mobilitano per il problema delle ceneri da combustione di carbone

Da Greenreport
"Alla vigilia del termine del periodo di consultazione pubblica sulla "Toxic coal ash protections", le famiglie delle aree interessate dallo smaltimento e scorie delle centrali elettriche a carbone si sono riunite nella capitale Usa Washington per chiedere All'Environmental protection agency (Epa) di adottare le maggiori salvaguardie possibili contro le ceneri tossiche di carbone che contengono inquinanti che provocano il cancro ed altre malattie gravi.

«Come madre di due bambini piccoli, chiedo all'Epa di fare la cosa giusta e regolamentare le ceneri di carbone come rifiuti tossici - ha detto Maria Kadera, presidente del gruppo del Sierra Club di Mount Vernon - Troppi bambini sono esposti a queste sostanze pericolose, con conseguenze devastanti per la loro salute, l'istruzione e il benessere».

Nonostante questi pericoli, la toxic coal ash resta per lo più non regolamentata e nel 2008 la mancanza di salvaguardie federali è stata probabilmente la maggiore causa della fuoriuscita di oltre 5,4 milioni di metri cubi di ceneri di carbone da uno bacino di contenimento nei pressi di Knoxville, nel Tennessee, che devastò 300 acri e distrusse decine di case, uccidendo pesci e altri animali selvatici e avvelenato i fiumi Emory e Clinch.

Lyndsay Moseley, un abitante del Tennessee, responsabile coal ash di Sierra Club ha evidenziato a Washington che «I rischi sono chiari e molto reali . In tutto il Paese ci sono migliaia di discariche di ceneri tossiche di carbone regolamentate male o non regolamentate. Senza protezioni federali esecutive le famiglie vicine a questi siti rimarranno in pericolo».

Attualmente l'Epa sta valutando due opzioni per la regolamentazione federale delle ceneri di carbone: una proposta creerebbe forti salvaguardie per proteggere la salute pubblica dalle minacce delle ceneri di carbone, inclusi il monitoraggio obbligatorio della qualità delle acque, la tenuta dei registri e protezioni contro il deflusso; l'altro, sostenuto dalla lobby delle imprese elettriche, dai "King coal" e da altri grandi inquinatori, manterrebbe lo status quo e farebbe molto poco per garantire la protezione dell'acqua potabile e dela salute pubblica.

Dopo le elezioni di mezzo termine e la vittoria del partito repubblicano la seconda ipotesi è più forte, visto che i repubblicani vedono le decisioni dell'Epa contro l'inquinamento e le emissioni dio gas serra come un attentato contro la libera impresa, che spesso (come nel caso del carbone e del petrolio) coincide con gli interessi dei munifici finanziatori delle loro sempre più costose campagne elettorali.

Ma repubblicani, Big oil e King coal devono fare i conti localmente con sempre più agguerrite famiglie, spesso di antica tradizione conservatrice, che vogliono che l'Epa le salvaguardi dalle scorie e dall'inquinamento industriale. Ad oggi più di 110.000 persone hanno presentato osservazioni al regolamento attraverso il sito di Sierra Club e più di 6.000 hanno inviato "comment postcards" all'Epa. Almeno 2.000 persone, molte delle quali sono direttamente interessate dalle ceneri di carbone, hanno partecipato alle otto audizioni pubbliche organizzate sulle proposte di salvaguardia.

«Il tempo che questa gente ha preso dal lavoro e che le ha portate lontano dalle loro famiglie, spesso percorrendo lunghe distanze dà una chiara indicazione della portata della minaccia delle ceneri di carbone - ha detto Mary Anne Hitt, direttore della campagna Beyond Coal di Sierra Club - Le persone hanno parlato, ed in grande maggioranza si sono espresse per protezioni federali esecutive per questo tipo di rifiuti tossici. Invitiamo l'Epa ad ascoltarle».

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18 novembre 2010

Il primo osservatorio globale sull'inquinamento da mercurio

Da ZeroemissionTv, via Uniti Per La Salute
Sarà presentato domani a Roma (ieri, NDR), nella sede del Consiglio nazionale delle ricerche: il progetto Gmos, dal costo complessivo di circa 10 milioni di euro, vedrà impegnati esperti provenienti da 34 università e istituzioni di ricerca da tutto il mondo per la realizzazione di un network globale di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico e marino da mercurio, con punti di rilevazione persino nelle aree polari presso le basi di Ny Alesund sulle Svalbard Islands in Artico e la base italo-francese Dome-C in Antartide.

I vari snodi della rete saranno poi collegati ad una centrale di smistamento dei dati, la Sezione di Rende dell’Iia, Istituto sull’inquinamento atmosferico-Cnr, che coordina il progetto nell'ambito di una partnership globale che fa capo al Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (Unep). Quest’ultima, dopo averli rielaborati, li comunicherà all’Unione europea e alle maggiori istituzioni internazionali.

"L’infrastruttura sarà concepita, in particolare, per fornire dati essenziali al fine di verificare l’efficacia delle politiche ambientali internazionali", spiega Nicola Pirrone, direttore dell’Iia-Cnr e coordinatore Gmos. Sarà “il primo osservatorio al mondo – sottolinea Pirrone – per studiare le dinamiche del mercurio atmosferico a scala globale, direttamente o indirettamente riconducibili alle emissioni inquinanti di centrali termoelettriche, inceneritori, impianti siderurgici e industriali ma anche il contributo delle emissioni da incendi boschivi e da sorgenti naturali come i vulcani”.

Di particolare interesse il ruolo delle postazioni off-shore e dalle campagne oceanografiche, che aiuteranno a comprendere “le interazioni atmosfera-oceano, di enorme importanza nello studio degli inquinanti atmosferici”, ma anche le piattaforme di osservazione a bordo di voli intercontinentali, "per studiare le interazioni nella parte alta della troposfera-bassa stratosfera".

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I sonetti di Giancarlo Peris. Monnezza fa rima con carbone.

Ottavo appuntamento con la poesia a sonagli del nostro prof. Peris, come sempre in dialetto civitavecchiese. Il seguente componimento non ha una datazione precisa:

Ne l’Unione Europea, ché so’ cojoni,
Insistono pe’ l’energia pulita,
Ma j’ha risposto a tono Berlusconi:
“La murta che ce fate adè inaudita.”

Obama che è un boscimano abbronzato
Disse: “ Dev’esse difeso l’ambiente”,
Ma quello è un bingo bongo sciamannato
Che, lo sapemo, nun capisce gnente.

Noi invece, pe’ fortuna, ne ‘sto sito,
Ce so’ De Sio, Garufa e Moscherini:
I primi due er carbone hanno smielito,
L’antro corona ‘st’esiti già fini:

Difatti ringraziamo a pecorone:
Bruceremo monnezza ortre ar carbone.

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17 novembre 2010

M. Portaluri: "Il mistero di Torchiarolo"

Da Brundisium.net
"Con il sequestro delle torce si è tornato a parlare della salute degli abitanti di Torchiarolo in rapporto al fenomeno degli sforamenti delle centraline. Torchiarolo è spesso salito alla ribalta dei media perché frequentemente le centraline facevano misurare superamenti del limite di legge.

Dal punto di vista ambientale le agenzie di controllo pubblico dicono che è tutto a posto.
L’ARPA afferma, dopo alcune campagne di monitoraggio:“I risultati del monitoraggio dimostrano l’impatto a Torchiarolo della combustione della biomassa (legna, ndr) sulle concentrazioni giornaliere di PM10 rilevate dalla centralina fissa..”. E ancora :“Il monitoraggio svolto ha consentito di fornire un interpretazione del dato riscontrato in relazione agli IPA, provenienti in concentrazioni di 3 ordini di grandezza maggiori dall’area urbana rispetto a quelle provenienti dall’area industriale, limitrofa al paese. I risultati di questo monitoraggio dimostrano e confermano l’impatto a Torchiarolo della combustione della biomassa sulle concentrazioni degli IPA, evidenziando quindi come la combustione della legna sia una sorgente emissiva in grado di influenzare significativamente lo stato della qualità dell aria urbana”.

Sul fronte della salute esiste una comunicazione di ricercatori di ARPA, Osservatorio epidemiologico, Registro Tumori Ionico Salentino e ASL Brindisi che riporta i seguenti risultati. “L’unico eccesso nel sesso maschile riguarda il tumore della laringe, ma basato su due soli casi verificatisi nel ventennio (1981-2001, ndr). Nelle donne si riscontrano eccessi per tutte le cause, per malattie ischemiche, per malattie respiratorie croniche e per tutti i tumori”. A fronte di questi dati le conclusioni di questo lavoro sono “i risultati dell’indagine portano a ritenere che il profilo di salute delle popolazioni residenti nei comuni di Cisternino e Torchiarolo in termini di mortalità per alcune patologie e di incidenza di alcune neoplasie non risulta apprezzabilmente influenzato, al momento, dall’esposizione ad inquinamento atmosferico”.

Su Torchiarolo ha lavorato qualche anno fa anche l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR. Nel 2007 ha presentato i risultati di un monitoraggio le cui conclusioni evidenziavano che gli strumenti a disposizione e le modellistiche usate dovrebbero essere molto migliorati. In altri termini, la misurazione del solo PM10 non è sufficiente e i diversi inquinanti possono presentarsi in forme fisiche molto differenti. Nello stesso studio si può leggere anche che le emissioni del petrolchimico sono maggiori di quelle delle centrali a carbone e che il contributo alle polveri sottili di origine industriale è di alcuni microgrammi. I ricercatori del CNR suggeriscono anche di verificare la tipologia degli inquinanti in tutta la provincia.

Siamo andati allora a vedere i dati di mortalità dell’ISTAT nel ventennio 1981-2001 pubblicati dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Lecce. Considerando solo gli eccessi significativi rispetto alla media regionale, se ne rilevano di quattro tipi. Tutti per il sesso femminile. La mortalità generale, cioè quella per tutte le cause, dal 1981 al 1990, fa registrare 31 decessi in più e nel decennio successivo 23 decessi in più. Le morti in più per malattie del sistema vascolare e per malattie ischemiche sempre nelle donne e sempre nell’ultimo decennio sono rispettivamente 27 e 13. La cause tumorali sono in eccesso nel decennio 81-91, sempre nelle donne, per 14 casi. Ci sono anche altri eccessi non significativi dal punto di vista statistico ma significativi dal punto di vista sanitario. Ma per brevità sorvoliamo.

In effetti i dati dell’ISTAT sono gli stessi presi in considerazione dal lavoro delle agenzie locali, ma le conclusioni che possono ispirare sono molto diverse. Proprio il riscontro di questi eccessi nelle donne, per tutte le cause, per tutti i tumori e per malattie ischemiche e vascolari, doveva mettere in allerta sulla possibile origine ambientale anche se non prevalentemente industriale. Sì sa infatti che il riscontro di eccessi nelle donne rimanda a fonti ambientali più che negli uomini, perché le donne sono più stanziali degli uomini i quali, al contrario, si spostano per lavoro. Inoltre le malattie vascolari sono quelle che, più precocemente dei tumori, sono collegabili all’inquinamento ambientale.
Se le polveri di origine industriale costituiscono il 10% degli inquinanti oggi misurabili, questo dato è congruo con il 10% delle malattie e dei decessi in più. In ogni caso le autorità di Torchiarolo hanno il dovere di mettere in atto, sulla scorta del dato oggi disponibile, le misure di contenimento possibili anche attraverso ordinanze sulla combustione della legna e sullo stato dei camini. Poi si possono avere altri studi ed altri approfondimenti, ma sulla base di quello che si sa, si deve già agire. Altrimenti gli studi non servono a nulla.

Il caso Torchiarolo non è quindi archiviabile né sul piano sanitario né su quello ambientale e tanto meno su quello politico-amministrativo. Come d'altronde, quello di Ceglie Messapica..

Maurizio Portaluri

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Eco-balla CCS (stoccaggio anidride carbonica nel sottosuolo): la CO2 può contaminare le falde acquifere

La crociata falso-verde per le tecnologie CCS (carbon capture storage) è in moto in Europa, dove coi soldi dei contribuenti si stanno finanziando progetti sperimentali di cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica nel sottosuolo. Abbiamo già spiegato il perché questa idea sia malsana e antieconomica, i nuovi studi continuano a confermarlo.

Da GaiaNews.it
"Perdite di anidride carbonica iniettata in profondità per aiutare a combattere il cambiamento climatico potrebbero danneggiare o contaminare l’acqua nelle falde acquifere in prossimità della superficie, facendo salire i livelli di contaminanti nelle acque di dieci volte o più in alcuni luoghi, secondo uno studio degli scienziati della Duke University.

Sulla base di un’analisi durata un anno con carotaggi da falde acquifere di quattro siti da cui si ricava acqua potabile, “abbiamo trovato che il potenziale di contaminazione è reale, ma ci sono modi per evitare o ridurre i rischi”, dice Robert B. Jackson, docente di cambiamenti climatici e professore di biologia alla Duke.

“I criteri geologici che abbiamo identificato nello studio possono aiutare a identificare zone in tutto il paese (gli USA, ndr.) che devono essere monitorate o evitate,” dice. “Ma non tutti i siti sono soggetti a problemi di qualità dell’acqua.”

Lo studio è comparso nell’edizione online della rivista Environmental Science & Technology.

Lo stoccaggio dell’anidride carbonica in profondità sotto la superficie della Terra, un processo noto come geosequestrazione, fa parte di un nsieme di metodi di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica appena prodotta nelle fasi produttive da governi e industrie a livello mondiale per ridurre la quantità di emissioni di gas serra nell’atmosfera terrestre. Le tecnologie ancora in fase di studio sono progettate per catturare e comprimere la CO2 appena viene emessa alla fonte – in genere in centrali elettriche e altri impianti industriali – e per trasportarla in luoghi dove può essere iniettata molto al di sotto della superficie terrestre per uno stoccaggio di lungo termine. Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, lavorando con l’industria e il mondo accademico, ha iniziato la pianificazione almeno sette progetti regionali di geosequestrazione.

“La paura della contaminazione dell’acqua potabile da perdite di CO2 è uno dei tanti punti critici sulla geosequestrazione e ha contribuito a far nascere un’opposizione locale ad essa,” dice Jackson, che dirige il centro per i cambiamenti globali della Duke University. “Abbiamo esaminato l’ipotesi di cosa accadrebbe se la CO2 risalisse lentamente dalle formazioni geologiche profonde, e quale potrebbe essere l’impatto negativo delle falde acquifere di acqua dolce in prossimità della superficie, e perché”.

Jackson e il suo collega Mark G. Little hanno raccolto campioni di carote (non i vegetali arancioni, ma dei campioni di forma cilindrica prelevati con una speciale trivella) da quattro falde acquifere di acqua dolce in tutti gli Stati Uniti in prossimità dei potenziali siti potenziali per la geosequestrazione e le hanno portate in laboratorio, facendo passare della CO2 attraverso il materiale per ben un anno.

Dopo l’esposizione ad un anno di CO2, l’analisi dei campioni ha mostrato che “ci sono un certo numero di siti potenziali dove le perdite di CO2 trasportano contaminanti dieci volte in più del normale, in alcuni casi a livelli superiori i carichi massimi di contaminanti fissate dall’EPA per l’acqua potabile, “dice Jackson. Tre fattori chiave - mobilità di particelle metalliche, la capacità di accumulare carbonati e scambi di elettroni nella falda acquifera sovrastante – sono risultati influenzare il rischio di contaminazione dell’acqua potabile da fughe di CO2 nel sottosuolo.

Lo studio ha anche identificato quattro marcatori che gli scienziati possono utilizzare per verificare la segnalazione tempestiva di possibili perdite di anidride carbonica. “Insieme con variazioni di concentrazione di carbonato e l’acidità delle acque, le concentrazioni di manganese, ferro e calcio potrebbero essere tutti utilizzati come marcatori geochimici di una perdita, in quanto il loro aumento di concentrazione nelle due settimane di esposizione al di CO2″, dice Jackson.

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Giovedì 18 novembre presentazione del Registro dei tumori della provincia di Viterbo

Giovedì 18 novembre 2010, alle ore 11,00, si terrà una conferenza stampa presso la Cittadella della salute in via Enrico Fermi, quinto piano.

Durante l’incontro verrà presentato il Registro dei tumori della provincia di Viterbo. Si tratta di un progetto realizzato dalla Ausl di Viterbo, con il contributo dell’Amministrazione provinciale e del Comune di Tarquinia, che sta entrando nella sua fase operativa. L’iniziativa si pone l’obiettivo di conoscere la prevalenza e l’incidenza dei casi di neoplasie nella popolazione residente in tutti i 60 comuni della Tuscia e di individuare la possibile correlazione tra queste patologie e i fattori ambientali, le abitudini di vita e le attività produttive al fine di consentire una più tempestiva valutazione dell’efficacia delle misure diagnostiche e terapeutiche che vengono adottate.

Interverranno

* Il direttore generale della Ausl di Viterbo, Adolfo Pipino
* L’assessore alle Politiche sociali della Provincia di Viterbo, Paolo Bianchini
* Il sindaco del Comune di Tarquinia, Mauro Mazzola
* Il referente del progetto, Fabiola Cenci

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Vittoria. "Il Consiglio Regionale boccia il carbone per la Calabria: più vicine le prospettive per uno sviluppo sostenibile per la Sibaritide"

Comunicato del COMITATO PER LA DIFESA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLA SIBARITIDE (CO.DI.S3)
Il Consiglio Regionale nella seduta del 15 novembre 2010, alla presenza di una folta Delegazione del Comitato per la Difesa e lo Sviluppo Sostenibile della Sibaritide (CO.DI.S3) e
dei rappresentanti di Associazioni e Sindacati confederali di Montebello di Saline Joniche, ha
approvato all’unanimità la Mozione contro l’uso del Carbone come combustibile per Centrali Termoelettriche, da noi sollecitata, in conformità alle norme e disposizioni vigenti in Regione e in ossequio ai deliberati degli Enti Locali territoriali. Il CO.DI.S3 accoglie con piena soddisfazione tale Deliberato che mette la parola “fine” al progetto ENEL di trasformazione a carbone della Centrale Termoelettrica di Rossano e alla creazione di ogni altro impianto del genere in Calabria, nel pieno rispetto del PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale) vigente, sottolineandone la valenza anche in relazione al ruolo determinante svolto dal Comitato stesso per la sua approvazione e acquisizione al procedimento ministeriale da ritenersi ormai concluso.

Il CODIS3 ringrazia quanti hanno concorso a questo risultato senza precedenti: in
primo luogo gli oltre 2000 sottoscrittori del documento “Osservazioni al Progetto Di
Trasformazione della Centrale Enel di Rossano (CS) C/da Cutura di cui alla pubblicazione
effettuata dall’ENEL Spa sul quotidiano “La Gazzetta del Sud” del 30 Aprile 2010”; i
responsabili di associazioni d’ogni tipo e collocazione; la Curia Arcivescovile; tutti i Sindaci del comprensorio della Sibaritide; la Provincia di Cosenza; la deputazione regionale e nazionale eletta nel territorio, soggetti tutti impegnatisi a bocciare quel progetto di riconversione dannoso e negativo per tutta la Regione. Tuttavia, Il Comitato rileva, che in questo lungo percorso si è dovuto registrare qualche ambiguità di troppo oltre che rimaneggiamenti anche poco eleganti da parte di qualcuno, nonché il defilarsi dei soliti opportunisti, talvolta infilati pure a rappresentare prestigiose categorie.

Ora per il CO.DI.S3 e per tutti i cittadini di buona volontà, è il momento di passare al
vaglio progetti di sviluppo veramente sostenibile per la Sibaritide, nel rispetto de le sue
vocazioni turistico-ambientali e culturali e per un’agricoltura di qualità. Occorre
preservare questo territorio da danneggiamenti e tenerlo pulito anche attraverso una politica
della gestione dei rifiuti opposta a quella attuale, privilegiando la raccolta differenziata e il riciclaggio e lavorando al fine di contrastare quel disordine edilizio spesso insito allo
sviluppo urbanistico attuale. Cruciale è avvicinare la Sibaritide all’Europa, in tal senso è
oltremodo giustificata la realizzazione di un aeroporto della Provincia di Cosenza che sia
posto a servizio del trasporto merci e passeggeri, soprattutto se gli operatori turistici già
abbastanza numerosi, si impegneranno ad aumentare e diversificare l’offerta in considerazione
della destagionalizzazione. Alcune instrutture già esistenti, quali il Porto di Sibari-Corigliano
ed il Porto turistico dei Laghi di Sibari, in perenne crisi di gestione, devono trovare
immediati interventi che ne valorizzino le possibilità. In tal senso, un piano di navigazione
costiera da diporto e per la pesca è essenziale per tutta la Calabria ma, in particolare per la
costa Jonica che è quella alla quale facciamo riferimento da Crotone a Taranto che, non
avendo isole, deve essere fornita di più porti turistici e di approdi semplici per poter consentire una navigazione costiera turistica. Necessario alla popolazione del nostro territorio e vitale per il buon collegamento con il resto della penisola è il completamento dell’ammodernamento della A3 con contemporaneo libro bianco sui motivi dei ritardi, che deve essere subito posto in essere, ricorrendo anche a tracciati paralleli. Deve finire lo scandalo dei lavori allo svincolo di Firmo dei cui ritardi va dato conto e ragione alle popolazioni ed agli operatori turistici, così come va completato l’aggiornamento della 106 Jonica con un tracciato non devastante, come è avvenuto fino ad ora. Infine, le Ferrovie dello Stato, le Autorità amministrative e le popolazioni locali, devono affrontare in maniera risolutiva il problema del futuro della Ferrovia Taranto-Crotone, promuovendo la realizzazione di collegamenti rapidi con Taranto e collegando la nostra area con quella pugliese adriatica ove hanno inizio le linee ad alta velocità, oltre a promuovere il potenziamento dei collegamenti trasversali con la linea tirrenica verso Paola.
Sfide e problematiche queste ed altre, rispetto alle quali il Comitato per la Difesa e lo
Sviluppo Sostenibile della Sibaritide intende rivolgere la propria attenzione, promuovendo il dibattito, l’informazione e la mobilitazione della cittadinanza e sollecitando le azioni opportune da parte del mondo istituzionale e politico.

COMITATO PER LA DIFESA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLA SIBARITIDE (CO.DI.S3)

IL SEGRETARIO DEL CO.DI.S 3
Ing. Pierluigi Colletti

L PRESIDENTE DEL CO. DI.S 3
Avv. Amerigo Minnicelli

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15/11/10: il Consiglio regionale della Calabria dice no al carbone, sì a ipotesi di sviluppo alternative

Fonte: Strill.it
"Il consiglio Regionale della Calabria ha approvato all'unanimità, pochi minuti fa, una mozione che impegna formalmente la giunta ad opporsi alla realizzazione della centrale a carbone di Saline Joniche. L'assise di palazzo Campanella ha così vincolato il governo guidato da Giuseppe Scopelliti al rispetto della legge regionale 315 del 2005 che bandisce in maniera categorica l'energia prodotta tramite combustibili fossili dalla Calabria.
Una decisione che da seguito alla posizione netta espressa da numerosi membri della maggioranza nei giorni scorsi, in testa il vicepresidente del consiglio Alessandro Nicolò che aveva parlato di ''contrarietà della regione al carbone nello Jonio reggino, in ragione delle politiche di sviluppo turistico che la giunta ha in mente per il territorio''.
La mozione perònon segna la parola ''Fine'' sulla vicenda: la palla adesso passa nelle mani del governatore Scopelliti e della sua squadra che, nelle sedi governative, avranno il compito di dare seguito alla volontà epressa dal consiglio.
Il parere formale del governo regionale è infatti vincolante nei confronti del ministero dello sviluppo economico, nel momento della decisione sulla concessione delle autorizzazioni.
La mozione, sostenuta dai consiglieri Bilardi, Fedele, Serra e Tripodi ha incontrato, come detto, l'approvazione dell'intero emiciclo regionale, spingendo sui punti nodali della vicenda: ''la Regione Calabria - si legge nel testo - presenta un saldo elettrico positivo: dai dati pubblicati dal Gestore della rete e relativi alla produzione di energia elettrica per l'anno 2009 si rileva che, a fronte di una produzione netta destinata al consumo di 10.800 GWh/anno, l'energia richiesta al consumo interno ammonta a 6.600 GWh/anno, con un surplus di 4200 GWh/anno'' quindi, sostengono i consiglieri, di un'altra centrale, per di più ''contra legem'', non c'è alcun bisogno, considerato che la Calabria produce quasi il doppio dell'energia che consuma.
''La Regione Calabria - si legge ancora all'interno della mozione - vuole costruire un percorso di ascolto con le comunità locali, attraverso gli amministratori veri artefici dello sviluppo territoriali ed è aperta al confronto ed ad un incontro con le comunità per affrontare nello specifico le strategie più idonee per la crescita economica e sociale dei vari territori''.
Ecco il colpo di scena nel tormentato thriller del carbone, ma non è ancora il momento dei titoli di coda.

Di seguito il testo integrale della mozione:


MOZIONE n. 17 del 15/11/2010
Sull'accogliemnto di proposte di localizzazione di centrale termoelettriche a carbone sul territorio calabrese

G. BILARDI, L. FEDELE, G. SERRA, P. TRIPODI . Il Consiglio Regionale,
Premesso che
la Regione Calabra presenta un saldo elettrico positivo;
dai dati pubblicati dal Gestore della rete e relativi alla produzione di energia elettrica per l'anno 2009 si rileva che, a fronte di una produzione netta destinata al consumo di 10.800 GWh/anno, l'energia richiesta al consumo interno ammonta a 6.600 GWh/anno, con un surplus di 4200 GWh/anno;
con deliberazione n. 98 del 9.02.2005 la Giunta regionale ha stabilito di non fornire ulteriore intesa in sede di conferenze di servizi indette dal Ministero delle Attività Produttive (oggi Sviluppo Economico) e dal Ministero dell'Ambiente per la realizzazione di centrali termoelettriche sul territorio regionale, ritenendosi sufficiente il numero delle cinque autorizzazioni già rilasciate dal Ministero delle Attività Produttive, quale partecipazione al "Sistema Paese";
già con deliberazione n. 686 del 6 ottobre 2008 la Giunta Regionale ha stabilito di non accordare l'intesa prevista dalle leggi n. 55/02 e n. 239/04 al procedimento amministrativo avviato dal Ministero dello Sviluppo Economico sull'opera "Centrale termoelettrica a carbone da circa 1320 MWe, da ubicarsi nel Comune di Montebello Jonico (RC)", proposto dalla società Saline Energie Joniche Spa (SEI SpA);
per un'analoga iniziativa promossa dall'ENEL Produzione SpA per la riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Rossano (CS), in sede di conferenza dei servizi presso il Ministero dello Sviluppo Economico la Regione ha manifestato il motivato dissenso alla realizzazione dell'opera;
il Piano Energetico Regionale (PEAR) approvato con Deliberazione del Consiglio regionale n. 315 del 14.02.2005 fa assoluto divieto dell'utilizzo del carbone ai fini energetici;
lo sviluppo economico del territorio regionale può ottenersi con attività alternative all'utilizzo delle fonti fossili, attività imperniate sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e sulla promozione di iniziative manifatturiere nel settore delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica;
l'articolo 1 comma 2 della legge 9 aprile 2002 n. 55 di conversione del decreto-legge 7 febbraio 2002 n .7 "Misure urgenti per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale" stabilisce che "l’autorizzazione di cui al comma 1 è rilasciata a seguito di un procedimento unico, al quale partecipano le Amministrazioni statali e locali interessate, svolto nel rispetto dei principi di semplificazione e con le modalità di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni, d'intesa con la regione interessata...";
ai sensi dell'art. 117 della Costituzione la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell'energia è materia di potestà legislativa concorrente;
la Regione Calabria vuole costruire un percorso di ascolto con le comunità locali, attraverso gli amministratori veri artefici dello sviluppo territoriali;
la Regione Calabria è aperta al confronto ed ad un incontro con le comunità per affrontare nello specifico le strategie più idonee per la crescita economica e sociale dei vari territori;
Impegna la Giunta regionale:


ed il Presidente ad attivarsi presso il Ministero dello Sviluppo Economico, per impedire la realizzazione di centrali termoelettriche a carbone sul territorio della Regione Calabria nel rispetto di quanto previsto dal vigente PEAR.



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