Una galleria di suggestive immagini dall'evento 10/10/10 organizzato da EARTH 350.org
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24 novembre 2010
350.org: immagini dall'evento
-20 anni alla fine del carbone cinese
Da Petrolio/Blogosfere
"Il picco del carbone cinese?
Questo è un argomento a cui non crede nessuno. Persino i più accaniti sostenitori del picco del petrolio, persino i più convinti catastrofisti sulla fine delle risorse energetiche non hanno mai osato ipotizzare un'imminente crisi del carbone. Che poi occorra considerarlo come "finito" perché inquinante come quasi nessun altra risorsa è assodato, ma di carbone ce n'è a iosa e neanche si... sprecano energie a misurarlo.
Nessuno lo fa insomma, tranne ovviamente i cinesi. Il Paese più previdente del mondo (a modo suo) sta pensando di limitare la produzione interna di carbone nel periodo 2011-2015. Il
governo è preoccupato che le riserve stiano scendendo troppo velocemente a causa di un'economia in espansione incontrollata.
La Cina vanta il 14% delle riserve mondiali di carbone, ma il suo consumo è uno stellare 47%, più del triplo, il che è insostenibile. Così il Wall Street Journal:
Anche se il limite non è stato ancora ufficialmente introdotto, la Cina non può mantenere una produzione crescente per un altro decennio. Il settore minerario è soffocato da colli di bottiglia infrastrutturali, specialmente strade e ferrovie, e le riserve di carbone più facili da estrarre sono già state sfruttate. Gli esperti cominciano a fare previsioni su quando le riserve cinesi si esauriranno: uno scenario da incubo, in un Paese dove il 70% dell'energia deriva dal carbone.
Non è facile calcolare le riserve cinesi. Ma è certo che, come per il petrolio, non tutto il carbone ha la stessa resa energetica: molti dei nuovi depositi scoperti in Mongolia, ad esempio, sono di scarsa qualità. E se anche la Cina dovesse limitare la crescita della domanda ad un 5% annuo, resterebbe senza carbone in appena 21 anni.
E' una cosa che mette i brividi, venire a sapere che il carbone cinese possa finire in un così breve lasso di tempo. Il carbone non era pressoché infinito, credevamo noi? Nulla è infinito, e tutto sembra agli sgoccioli in questa tempesta perfetta.
22 novembre 2010
Incidente Capitani: fissato per il 30 novembre il sopraluogo dei periti
Da TrcGiornale.it
Il giudice per le indagini preliminari Marco Mazzeo ha fissato per il 30 novembre prossimo il sopralluogo di tutti i periti, in merito all'indagine sull'operaio Sergio Capitani, deceduto il giorno prima di Pasqua in un incidente sul lavoro a Torre Valdaliga Nord.
La decisione è arrivata dopo che l'avvocato Davide Capitani, legale della famiglia dell'operaio e cugino della vittima, si era lamentato del fatto che l'indagine si era praticamente fermata. Evidentemente ha avuto il suo effetto.
Cina, Batian: 28 minatori intrappolati sotto il carbone
ANSA: 28 minatori cinesi intrappolati sotto terra a causa dell'inondazione di una delle migliaia di miniere di carbone del Sichuan.
20 novembre 2010
Progetto Registro dei Tumori della Provincia di Vt. E la PREVENZIONE CONTRO I TUMORI CHI LA FA?
Comunicato stampa
Il Comitato dei Cittadini Liberi di Tarquinia e il Movimento Nocoke Alto Lazio hanno partecipato alla conferenza stampa di Giovedì 18 Novembre, giorno della presentazione del Registro Tumori provinciale presso la sede della ASL di Viterbo.
La loro presenza è stata immediatamente contestata da un Sindaco di Tarquinia intimorito e sgarbato, che in un comprensorio avvelenato da 7000 MW di corrente elettrica prodotta bruciando il peggior carbone, il peggior olio combustibile, un enorme porto, discariche e cementifici, ha cercato di spostare l’attenzione dalle sue responsabilità sottolineando nel suo intervento che occorra primariamente mettere a fuoco le responsabilità degli agricoltori, lasciando intendere che -a suo parere- il registro avrà questo tra i suoi obiettivi principali.
La cosa che il sindaco tarquiniese Mazzola non ha detto, ma i responsabili dei Comitati hanno prontamente messo in rilievo, è che lui, assieme ai sindaci dei Comuni di Civitavecchia, Santa Marinella, Allumiere e Tolfa, ha ricevuto e sta tuttora ricevendo soldi da enel (qui si scrive sempre tutto minuscolo, NdR) e i soldi dell’inquinatore non dovranno finanziare il Registro dei Tumori, così come non possono finanziare il nuovo Osservatorio Ambientale, nato per iniziativa del Ministero dell’Ambiente dopo le denunce di noi liberi cittadini.
Dopo aver attentamente ascoltato le parole del futuro responsabile del costituendo Registro dei Tumori, i rappresentanti del Comitato di Tarquinia hanno posto alcuni interrogativi ai responsabili del progetto del Registro, al fine di ottenere risposte concrete sull'operatività del nuovo organismo.
Dalle risposte ricevute è emerso che il Registro produrrà informazioni sul tipo di patologie diffuse nel comprensorio SOLO tra alcuni anni, durante i quali le centrali termoelettriche di Civitavecchia e Montalto potranno tranquillamente continuare a inquinare, indisturbate. I rappresentanti del Comitato hanno evidenziato come nel comunicato di invito alla conferenza si parlasse solo di diagnosi e terapie da mettere a punto in base alle risultanze del Registro, ma nulla si dice e nulla è stato detto circa le fonti dell'inquinamento, che oggi con gli strumenti della scienza possono essere individuati. Quello che manca per farlo è una volontà politica che indirizzi le indagini epidemiologiche in modo corretto e imparziale.
Nulla, invece, si è detto sulla prevenzione primaria contro i tumori, su come evitare le patologie legate all'inquinamento ambientale. Ci si limiterà piuttosto a contare i deceduti e i malati, ex post.
Perché i sindaci non pretendono che vengano misurate continuamente le emissioni al camino di tutte le fonti più inquinanti per poterle mettere in relazione con le analisi sui tessuti tumorali dei nostri malati?
Chiediamoci tutti: perché il sindaco di Tarquinia non protegge gli interessi e la salute dei suoi cittadini?
Questa strategia ingannevole è smascherata ormai da tempo. Noi cittadini dell’Alto Lazio (e non solo: Brindisi docet) la combattiamo da anni: in una terra nuovamente violentata dalla recente riconversione a carbone di TVN, certe istituzioni deviate tentano di scaricare il grosso delle responsabilità dell'inquinamento sulle attività agricole. L'ipotesi del sindaco Mazzola tralascia in modo interessato di considerare i dati sulla qualità dell’aria del nostro territorio.
Le compensazioni economiche mendicate a enel da Mazzola dimostrano il loro nefasto potenziale inquinante: si calpesta la verità dei dati reali (vedi il Monitoraggio indipendente finanziato dai cittadini), e si permettono scempi del bene pubblico. Gli agricoltori non hanno pagato compensazioni e non hanno legami forti con appalti e politica: sin troppo facile bersaglio.
Movimento Nocoke Alto Lazio
Comitato cittadini liberi
enel TorrevaldaligaNord: la sicurezza è fittizia
Da TrcGiornale.it Usb: “Sicurezza di facciata, le istituzioni intervengano”
"Nessuno finora ha sentito il bisogno di commentare l'istituzione dei delegati safety d'area, nessuno ha provato il minimo imbarazzo di fronte a un accordo che ha un fine chiaro come il sole, quello di dare l'illusione di un impegno sulla sicurezza che invece non c'è, di convincere l'opinione pubblica che in Enel, dopo tre morti sul lavoro in pochi anni, le cose stanno finalmente cambiando". È il duro commento dell'Unione di Base della centrale di Torre Valdaliga Nord, dopo la denuncia che l'istituzione di alcune figure deputate al controllo della sicurezza in centrale sarebbe avvenuta al di fuori di quanto previsto dalla vigente normativa. In questo senso la Usb continua a parlare di "sicurezza di facciata" e di "delegati fantoccio che – si legge sempre nella nota – fanno comodo solo a chi vuole occultare la realtà". Il sindacato di base chiede che vengano "eletti i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza in tutte le aziende che operano a Tvn, che venga potenziato il loro ruolo con specifici accordi locali e soprattutto che si sostituiscano al più presto – conclude la nota – le inconsistenti figure dei delegati safety". Infine la Usb chiede che la Asl effettui i controlli dovuti e alla politica e alle istituzioni un intervento.
Nuova Zelanda, esplosione in miniera di carbone: salvi 2 minatori, 36 dispersi
APCOM
Wellington, 19 nov. (Apcom) - Due minatori sono sopravvissuti all'esplosione avvenuta in una miniera di carbone della Nuova Zelanda, mentre ne risultano dispersi ancora 36: lo ha detto Peter Whittall, responsabile della compagnia mineraria locale 'Pike River'. "Due minatori sono usciti dalla miniera" ha detto Whittall alla televisione TV3, aggiungendo che "non" ci sono invece ancora "contatti con quelli che si trovano in fondo alla miniera". La deflagrazione si sarebbe verificata a metà del pomeriggio, intorno alle 16.30 (le 4.30 in Italia), in una miniera di carbone situata sulla costa ovest dell'isola del sud neozelandese. (segue, fonte Afp)
Il carbone non conveniente lo pagano direttamente i contribuenti
In Europa sono almeno 100.000 i lavoratori del comparto carbonifero che sosteniamo con sussidi pubblici, poiché le attività legate al carbone non sono redditizie abbastanza da garantire alle aziende del settore bilanci in attivo. Alla faccia di R. Sorgenti (Assocarboni) e di chi sostiene che il settore del carbone non riceve aiuti economici.
Il dibattito sulla destinazione di questi fondi è aperto, la Germania ha pesanti interessi in campo e la Merkel si sta adoperando con forza per mantenere aperti i rubinetti dei sussidi per gli anni a venire.
Italiani, consumi e ambiente: il gap culturale da colmare
L'ignoranza è la porta di servizio del malaffare nella società. Per questa l'ignoranza dei cittadini viene tutelata dalla politica come il migliore investimento.
ANSA: gli italiani ecologisti solo a chiacchiere
"Non e' un quadro propriamente edificante quello che dipinge l'Osservatorio Edison sugli italiani e l'energia nella ricerca sui 'comportamenti piu' diffusi fra le famiglie': ''abbiamo un Paese di ecologisti dichiarati che adotta comportamenti assolutamente contraddittori'' sintetizza il sociologo Enrico Finzi, curatore dell'indagine.
Gli italiani, secondo la ricerca (condotta con 1.071 interviste su un campione rappresentativo di 34,1 milioni di nostri concittadini tra i 25 e 65 anni), prediligono le fonti rinnovabili, come il solare (64%), l'eolico (63%) e l'energia idroelettrica (52%), a scapito delle fonti tradizionali come il petrolio (1,7%), il carbone (8%) e il metano (25%). La ragione principale della preferenza, in tutti e tre i casi, consiste nella maggiore 'ecologicita'' dell'energia offerta da vento, acqua e sole.
Quando pero' si passa ai comportamenti quotidiani - dall'uso delle lampadine a basso consumo al car pooling, all'utilizzo attento degli elettrodomestici - si scopre che il 38% degli italiani non adotta alcun comportamento ecosostenibile mentre il 27% si impegna ma senza troppa convinzione. ''Esiste una evidente contraddizione collettiva - commenta Finzi -, e' chiaro che la coerenza non sempre si trova sotto i cieli del Belpaese''. Eppure ci sarebbe molto da fare, dentro e fuori le mura domestiche, se e' vero che oltre il 50% degli italiani si dichiara 'energivoro' e con consumi fuori controllo. ''E questo anche se nessuno sa con esattezza quanti chilowattora consuma'', sostiene Finzi, a dimostrazione del fatto che in tema di energia siamo anche poco informati. Un elemento, questo, che emerge anche da altre passaggi dell'analisi. Ad esempio la predilezione per l'eolico e il solare, oltre che da motivazioni ambientali, viene spiegata da piu' della meta' dei 'supporter' delle due fonti rinnovabili con la motivazione che si tratta di energia ''conveniente'' (in realta' senza i sussidi vento e sole sarebbero antieconomici). Su una cosa gli italiani non pare abbiano cambiato idea: il no al nucleare. Se il 12% ritiene che possa contribuire alla sicurezza energetica del Paese, l'80% lo considera altamente pericoloso per la salute e l'ambiente.
Gli USA si mobilitano per il problema delle ceneri da combustione di carbone
Da Greenreport
"Alla vigilia del termine del periodo di consultazione pubblica sulla "Toxic coal ash protections", le famiglie delle aree interessate dallo smaltimento e scorie delle centrali elettriche a carbone si sono riunite nella capitale Usa Washington per chiedere All'Environmental protection agency (Epa) di adottare le maggiori salvaguardie possibili contro le ceneri tossiche di carbone che contengono inquinanti che provocano il cancro ed altre malattie gravi.
«Come madre di due bambini piccoli, chiedo all'Epa di fare la cosa giusta e regolamentare le ceneri di carbone come rifiuti tossici - ha detto Maria Kadera, presidente del gruppo del Sierra Club di Mount Vernon - Troppi bambini sono esposti a queste sostanze pericolose, con conseguenze devastanti per la loro salute, l'istruzione e il benessere».
Nonostante questi pericoli, la toxic coal ash resta per lo più non regolamentata e nel 2008 la mancanza di salvaguardie federali è stata probabilmente la maggiore causa della fuoriuscita di oltre 5,4 milioni di metri cubi di ceneri di carbone da uno bacino di contenimento nei pressi di Knoxville, nel Tennessee, che devastò 300 acri e distrusse decine di case, uccidendo pesci e altri animali selvatici e avvelenato i fiumi Emory e Clinch.
Lyndsay Moseley, un abitante del Tennessee, responsabile coal ash di Sierra Club ha evidenziato a Washington che «I rischi sono chiari e molto reali . In tutto il Paese ci sono migliaia di discariche di ceneri tossiche di carbone regolamentate male o non regolamentate. Senza protezioni federali esecutive le famiglie vicine a questi siti rimarranno in pericolo».
Attualmente l'Epa sta valutando due opzioni per la regolamentazione federale delle ceneri di carbone: una proposta creerebbe forti salvaguardie per proteggere la salute pubblica dalle minacce delle ceneri di carbone, inclusi il monitoraggio obbligatorio della qualità delle acque, la tenuta dei registri e protezioni contro il deflusso; l'altro, sostenuto dalla lobby delle imprese elettriche, dai "King coal" e da altri grandi inquinatori, manterrebbe lo status quo e farebbe molto poco per garantire la protezione dell'acqua potabile e dela salute pubblica.
Dopo le elezioni di mezzo termine e la vittoria del partito repubblicano la seconda ipotesi è più forte, visto che i repubblicani vedono le decisioni dell'Epa contro l'inquinamento e le emissioni dio gas serra come un attentato contro la libera impresa, che spesso (come nel caso del carbone e del petrolio) coincide con gli interessi dei munifici finanziatori delle loro sempre più costose campagne elettorali.
Ma repubblicani, Big oil e King coal devono fare i conti localmente con sempre più agguerrite famiglie, spesso di antica tradizione conservatrice, che vogliono che l'Epa le salvaguardi dalle scorie e dall'inquinamento industriale. Ad oggi più di 110.000 persone hanno presentato osservazioni al regolamento attraverso il sito di Sierra Club e più di 6.000 hanno inviato "comment postcards" all'Epa. Almeno 2.000 persone, molte delle quali sono direttamente interessate dalle ceneri di carbone, hanno partecipato alle otto audizioni pubbliche organizzate sulle proposte di salvaguardia.
«Il tempo che questa gente ha preso dal lavoro e che le ha portate lontano dalle loro famiglie, spesso percorrendo lunghe distanze dà una chiara indicazione della portata della minaccia delle ceneri di carbone - ha detto Mary Anne Hitt, direttore della campagna Beyond Coal di Sierra Club - Le persone hanno parlato, ed in grande maggioranza si sono espresse per protezioni federali esecutive per questo tipo di rifiuti tossici. Invitiamo l'Epa ad ascoltarle».
18 novembre 2010
Il primo osservatorio globale sull'inquinamento da mercurio
Da ZeroemissionTv, via Uniti Per La Salute
Sarà presentato domani a Roma (ieri, NDR), nella sede del Consiglio nazionale delle ricerche: il progetto Gmos, dal costo complessivo di circa 10 milioni di euro, vedrà impegnati esperti provenienti da 34 università e istituzioni di ricerca da tutto il mondo per la realizzazione di un network globale di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico e marino da mercurio, con punti di rilevazione persino nelle aree polari presso le basi di Ny Alesund sulle Svalbard Islands in Artico e la base italo-francese Dome-C in Antartide.
I vari snodi della rete saranno poi collegati ad una centrale di smistamento dei dati, la Sezione di Rende dell’Iia, Istituto sull’inquinamento atmosferico-Cnr, che coordina il progetto nell'ambito di una partnership globale che fa capo al Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (Unep). Quest’ultima, dopo averli rielaborati, li comunicherà all’Unione europea e alle maggiori istituzioni internazionali.
"L’infrastruttura sarà concepita, in particolare, per fornire dati essenziali al fine di verificare l’efficacia delle politiche ambientali internazionali", spiega Nicola Pirrone, direttore dell’Iia-Cnr e coordinatore Gmos. Sarà “il primo osservatorio al mondo – sottolinea Pirrone – per studiare le dinamiche del mercurio atmosferico a scala globale, direttamente o indirettamente riconducibili alle emissioni inquinanti di centrali termoelettriche, inceneritori, impianti siderurgici e industriali ma anche il contributo delle emissioni da incendi boschivi e da sorgenti naturali come i vulcani”.
Di particolare interesse il ruolo delle postazioni off-shore e dalle campagne oceanografiche, che aiuteranno a comprendere “le interazioni atmosfera-oceano, di enorme importanza nello studio degli inquinanti atmosferici”, ma anche le piattaforme di osservazione a bordo di voli intercontinentali, "per studiare le interazioni nella parte alta della troposfera-bassa stratosfera".