No al carbone Alto Lazio

2 marzo 2011

Alto Lazio 2.0: carbone, cemento, megadiscarica, inceneritore. Allumiere nuova Malagrotta

Questo è il Sistema che si dispiega. Il progetto che ci tengono nascosto ma i cui tratti abbiamo intuito da almeno dieci anni.

Si inizia col degrado ambientale annientando qualsiasi prospettiva di sviluppo eco-compatibile, si educa una cittadinanza al brutto e all'inquinamento, anche se questo costa la distruzione di beni inestimabili: profitto dei padroni uber alles.

Siamo furiosi. Non è vero che non c'è limite al peggio. L'argine al degrado siamo noi e lo dimostreremo coi fatti.



Articolo tratto da Repubblica.it:

Dove sorgerà la discarica alternativa a Malagrotta? Il Campidoglio lo ha deciso da tempo. Non solo. Ha anche siglato con il ministero alla Difesa un protocollo d'intesa per ottenere il terreno dove realizzarla: il poligono militare "la Farnesiana", nel comune di Allumiere, fuori del comune di Roma.

Il documento porta la data del 13 dicembre 2010 ed è firmato in ogni pagina dal sindaco Gianni Alemanno e dal ministro Ignazio La Russa. Con buona pace dei residenti e del sindaco di Allumiere, che hanno più volte protestato a gran voce contro questa eventualità. Con buona pace degli ambientalisti, dell'opposizione capitolina e dell'amministrazione di Palazzo Valentini, che più volte hanno manifestato la loro contrarietà alla volontà del Campidoglio di realizzare la discarica alternativa a Malagrotta nel territorio della provincia, per di più in una zona sottoposta a vincoli ambientali, perché riconosciuta dalla legislazione europea di grande valore paesaggistico.
In quel gioiello ambientale, il Comune di Roma non vuole aprire soltanto la discarica che prenderà il posto di Malagrotta e ne consentirà la chiusura, ma una vera e propria città dei rifiuti, dotata di un impianto per la realizzazione del cdr, il combustibile da rifiuti che poi verrà bruciato e trasformato in energia dal gassificatore. "Polo integrato per lo smaltimento, il trattamento ed il recupero dei rifiuti", lo chiama il documento, specificando che "il presente protocollo d'intesa è titolo idoneo affinché Roma Capitale e per essa l'ente strumentale (cioè l'Ama, ndr) possa richiedere ed ottenere tutte le autorizzazioni necessarie per la realizzazione di un polo integrato per lo smaltimento, il trattamento ed il recupero dei rifiuti".

Via libera dal ministro La Russa, dunque, che non solo apre l'area al Comune di Roma, ma "nel condividere le necessità rappresentate da Roma Capitale, manifesta la propria disponibilità a procedere congiuntamente per il raggiungimento degli obiettivi definiti".

Lo sanno bene il ministero della Difesa e il Campidoglio che quella zona è vincolata. Il protocollo lo riconosce chiaramente. "Il bene demaniale - recita il documento - è inserito in un contesto paesaggistico caratterizzato da vincoli ambientali, essendo in parte inserito nella zona di Protezione speciale di cui alla direttiva comunitaria 79/409/Cee "Uccelli" (sostituita dalla direttiva 147/2009/Cee) recepita ed attuata dalla Regione Lazio con la delibera di giunta regionale 16 maggio 2008 n. 363". Ma per il sindaco e il ministro La Russa le "finalità di pubblico interesse" sono prevalenti e giustificano il superamento del vincolo. Perciò, per la realizzazione della cittadella dei rifiuti, "il ministero mette fin da subito a disposizione di Roma Capitale i dati, le informazioni e i documenti a sua disposizione, tra cui le cartografie, le litografie e i rilievi topografici".

(02 marzo 2011)
Commenti a caldo da BigNotizie.it
Il sindaco Moscherini: "Lavorerò con i colleghi dell'Alto Lazio per uno stop definitivo alla proposta". Commissione Ambiente e Roscioni: "Esiste già una mozione con un secco no". Il Gruppo di Sel alla Provincia: "Questo è un sopruso. Adesso barricate". Il sindaco di Ladispoli, Paliotta: "No alla città dei rifiuti ad Allumiere"

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27 febbraio 2011

Obama per il taglio dei sussidi ai combustibili fossili

Fonte
Tagliare i sussidi alle fonti fossili e aumentare quelli per le rinnovabili. Questa la ricetta dell'amministrazione Obama, che ha proposto di destinare 29,5 miliardi di dollari al Dipartimento dell'energia come budget del 2012 (+4,2% rispetto a quello previsto per il 2011 e +12% in confronto al 2010). Circa otto miliardi di dollari andranno a nuovi progetti delle rinnovabili, come eolico, solare e auto elettrica. Per coprire queste spese della green economy, Obama vorrebbe ridurre sensibilmente gli aiuti alle industrie del petrolio, del carbone e del gas: 3,6 miliardi l'anno in meno è la richiesta della Casa Bianca al Congresso. I sussidi alle fonti tradizionali potrebbero quindi perdere oltre 40 miliardi in un decennio; meno fondi anche per l'esplorazione di giacimenti di gas e petrolio e per lo sviluppo dell'idrogeno. Il Dipartimento dell'energia dovrebbe invece promuovere i settori emergenti dell'economia verde, tra cui la mobilità sostenibile. Ricordiamo che l'obiettivo di Obama è vedere un milione di automobili elettriche sulle strade americane entro il 2015. Difatti la proposta dell'amministrazione assegna 588 milioni di dollari ai trasporti ecologici, quasi il doppio (+88%) rispetto al livello attuale. Tra le tecnologie che l'amministrazione Obama considera di primaria importanza, ci sono le reti intelligenti (smart grids) per potenziare le infrastrutture elettriche, gli accumulatori d'energia e le batterie per i veicoli a zero emissioni. La palla passerà ora al Congresso; il passaggio più difficile sarà alla Camera, dove l'opposizione repubblicana detiene la maggioranza e potrebbe bloccare le iniziative di Obama. Intanto il segretario dell'Energia Steven Chu ha annunciato nei giorni scorsi un finanziamento da 50 milioni di dollari per una rete elettrica dedicata ai futuri impianti eolici offshore. La strategia nazionale è installare dieci Gw di eolico marino entro il 2020 per poi arrivare a 54 nel 2030. Oltre alle turbine in mare, sarà indispensabile realizzare una maxi rete per assorbire l'energia prodotta e trasportarla verso le principali metropoli costiere.

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24 febbraio 2011

Consiglio congiunto Rossano-Corigliano: ritiro immediato del progetto di riconversione a carbone

Fonte: dirittodicronaca.it
Si comunica che, a norma dell’art. 10 e segg. dello Statuto Comunale e degli artt. 9 e 10 del Regolamento Consiliare, il Consiglio Comunale di Rossano è convocato in sessione straordinaria e urgente ed in seduta pubblica, congiuntamente a quello di Corigliano, per il giorno 27.05.2010, alle ore 18:00,

presso la Sala Consiliare del Palazzo di Città, in piazza SS. Anargiri per trattare il seguente ordine del giorno: Centrale Termoelettrica ENEL di Rossano: Progetto Integrato Policombustibile: osservazioni, valutazioni, determinazioni. Si tratta del terzo Consiglio Comunale congiunto della storia repubblicana delle due Città. L’ultimo Consiglio Comunale congiunto si è tenuto lo scorso 9 ottobre presso il Centro di Eccellenza di Corigliano scalo ed ha trattato l’argomento della
realizzazione dell’ospedale Unico di Eccellenza della Sibaritide.

PREMESSO:
che il destino del sito industriale Enel di Rossano è al centro dell’attenzione della Pubblica Opinione e dei poteri locali relativamente alla sua ristrutturazione e conversione;
che l’ Enel, in modo unilaterale, ha inteso portare avanti un progetto denominato impropriamente “policombustibile”, ma che è fortemente sperequato sul combustibile carbone (95%), dando prova di non ascolto delle aspettative di un intero territorio, già contrario a quella ipotesi;
che le Amministrazione Locali, di Rossano, di Corigliano, della Sibaritide e il mondo delle Associazioni di categoria, ambientaliste, culturali, dell’agricoltura, della pesca, del turismo e del commercio, il Comitato territoriale per la difesa e lo sviluppo sostenibile della Sibaritide hanno già manifestato totale avversione alla riconversione unilateralmente orientata sul carbone;
che l’articolazione progettuale prevede la realizzazione di infrastrutturazioni che implicherebbero ulteriori penalizzazioni ambientali quali:

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una banchina di 140 ml posta a mare di fronte alla centrale per l’attracco di imbarcazioni cariche di carbone e un pontile di 140 ml di collegamento della banchina alla centrale;
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una boa posta a 3-5 miglia dalla costa in pieno Golfo di Corigliano-Rossano, dove dovrebbero ancorarsi le grandi navi carboniere oceaniche, dalle quali il carbone, mediante due benne, passerebbe su altre imbarcazioni o chiatte, che farebbero la spola con la terra ferma, per condurre circa 2 milioni di tonnellate di polverino di carbone annue, necessarie per il ciclo di alimentazione della mega Centrale e lo smaltimento di diverse migliaia di tonnellate di residui della combustione (250.000 T di ceneri, 90.000 tonnellate di gesso), da trasportare, via mare chissà dove;
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una quota di riserva di banchina del Porto di Corigliano, dove accumulare altre migliaia di tonnellate annue di biomasse, previo strasporto via terra (SS106) dal Porto alla centrale, con migliaia di camion da 20 tonnellate ciascuno, alle quali aggiungere altre migliaia di camion per l’approvvigionamento di calcare e di altre biomasse provenienti dalla Regione e da altre Regioni;
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l’emissione in atmosfera di migliaia di tonnellate gas altamente tossici e di polveri ultrafini, con un impatto ambientale, sulla salute delle popolazioni e sull’economia territoriale devastante;
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che una tale ipotesi rappresenterebbe contemporaneamente un vulnus per: gli interessi della flotta peschereccia di Corigliano, la seconda del Mediterraneo, nonché per la movimentazione di merci e di uomini sia via terra che via mare, quindi anche per il futuro assetto commerciale del Porto di Corigliano; per la qualità dell’ambiente e per il sistema dell’economia territoriale, che si base sull’agricoltura d’eccellenza, la pesca, il turismo, l’artigianato, la piccola industria di trasformazione, il commercio che occupano già diverse migliaia di addetti;

che a seguito del riavvio del Progetto di riconversione della centrale di Rossano, del procedimento di autorizzazione unica e della procedura del V.I.A (valutazione dell’impatto ambientale) ai diversi Ministeri competenti, di cui all’avviso pubblico del 29 aprile 2010, gli Enti Locali, le Associazioni di categoria, ambientaliste, culturali, del commercio, dell’agricoltura, del turismo, della pesca, nonché l’apposito Comitato per la Difesa e lo Sviluppo Sostenibile della Sibaritide hanno immediatamente avviato una seria consultazione ed un confronto, dai quali è emersa la totale contrarietà alla riconversione a carbone dell’impianto “senza se e senza ma”;
che il Consiglio Regionale della Calabria ha approvato, con Delibera n. 365 del 14/02/2005, il P.E.A.R. (piano Energetico Ambientale regionale), che subordina l’autorizzazione per la costruzione di nuovi impianti o il ripotenziamento degli impianti esistenti al ricorso esclusivo di fonti rinnovabili, escludendo quindi il carbone;
che i Consigli Comunali di Corigliano e di Rossano, rispettivamente con le Delibere n. 5 del 24/01/2005 e n. 25 del 17/05/2005, si sono espressi, all’unanimità, per il fermo e irrevocabile “No” alla riconversione a carbone della centrale di Rossano;
che il Consiglio della Comunità Montana Sila greca, con Delibera n. 6 del 24/05/2005, ha espresso la propria contrarietà all’alimentazione a carbone della centrale Enel di Rossano;
che l’Amministrazione Provinciale di Cosenza con Delibera della Giunta Provinciale n. 168 del 20/05/2005, ha espresso parere contrario all’ipotesi di conversione a carbone della centrale termoelettrica Enel di Rossano, e con Delibera del Consiglio provinciale n. 14 del 05/05/2009 nell’approvare il P.T.C.P (piano Territoriale di Coordinamento provinciale) della Provincia di Cosenza recepisce il Piano Energetico Regionale;
che i Sindaci e le Amministrazioni Comunali dei 57 Comuni della Sibaritide e del Pollino hanno espresso, in vari modi, la loro netta contrarietà all’uso del carbone per la riconversione del sito elettrico Enel di Rossano.

TUTTO CI0’ PREMESSO E CONSIDERATO

Il Consiglio Comunale

ESPRIME

*
netta e totale contrarietà alla riconversione a carbone della centrale Enel di contrada Cutura di Rossano;

CHIEDE

*
il ritiro immediato del progetto di riconversione della centrale Enel di Rossano, del procedimento di autorizzazione unica e della procedura di valutazione dell’impatto ambientale (V.I.A.) presentati dall’Enel S.p.A ai diversi Ministeri il 29/04/2010, l’apertura di un tavolo interistituzionale esteso, teso a costruire un orientamento unitario e condiviso sul futuro del sito elettrico nel rispetto degli orientamenti espressi in documenti ufficiali da Regione Calabria, Provincia di Cosenza, dai due Consigli Comunali di Rossano e di Corigliano, dagli altri 55 Comuni della Sibaritide e del Pollino, dalle associazioni di categoria, ambientaliste, culturali, dell’agricoltura, della pesca, del turismo e del commercio, dalla società civile del territorio.

IMPEGNA

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il Sindaco a porre in essere ogni utile provvedimento per contrastare l’ipotesi di riconversione presentata dall’ Enel il 29 aprile 2010;
*
Il Presidente della Giunta Regionale della Calabria, On. Giuseppe Scopelliti, a salvaguardare la delibera regionale n. 365 del 14 febbraio 2005 (P.E.A.R) e di essere solidale con i Sindaci, le Amministrazioni Comunali e le popolazioni del Nord Est della Calabria impegnati ad opporre un netto rifiuto alla riconversione a carbone della centrale Enel di Rossano;
*
I Presidenti dei Gruppi Consiliari e i Consiglieri della Regione Calabria a salvaguardare detta delibera da eventuali tentativi di stravolgere le finalità della stessa, tesa a impedire l’uso del carbone e a imporre l’utilizzo di energie rinnovabili nella riconversione di centrali termoelettriche nella Regione;
*
Il Presidente della Giunta Provinciale di Cosenza, On. Mario Oliverio, a mantenere fermo il sostegno ai Sindaci, alle Amministrazioni Comunali, alle popolazioni del Nord Est della Calabria e il diniego alla riconversione a carbone della centrale Enel di Rossano;
*
La rappresentanza parlamentare calabrese ad attivarsi per contrastare il disegno neocolonialista dell’Enel S.p.A. di desertificare il territorio del Nord Est della Calabria uno dei più ricchi del Sud per storia e sviluppo economico sostenibile, minacciato dalla pretesa inaccettabile dell’Enel S.p.A. di convertire a carbone il sito elettrico di Rossano.

La presente delibera verrà inviata:

Al Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Silvio Berlusconi;
Al Ministeri competenti della Attività produttive, dell’Ambiente e dei beni Culturali;
Al Presidente della Giunta Regionale On. Giuseppe Scopelliti;
All’Assessorato all’Ambiente della Regione Calabria;
Al Presidente del Consiglio Regionale;
Al Presidente della Commissione Attività Produttive dello stesso Consiglio;
Al Direttore generale dell’Arpacal;
Al Presidente della Giunta della Provincia di Cosenza Mario Oliverio;
A tutti i Sindaci del Comprensorio;
Alla Capitaneria di porto di Corigliano Calabro;
Al Direttore generale dell’ASP di Cosenza;
All’Amministratore Delegato della società Enel SpA;
Agli organi di informazione.

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23 febbraio 2011

Bloccato lo spot del "Forum Nucleare": è ingannevole

Notizia da Greenpeace:
Il Giurì dell'Autodisciplina Pubblicitaria che ha bloccato la messa in onda dello spot promosso dal Forum Nucleare, perché "ingannevole". Da quando a dicembre le tv nazionali hanno cominciato a bombardarci, abbiamo denunciato le informazioni ingannevoli dello spot su tutti i nostri canali. In particolare:

"Le scorie si possono gestire in sicurezza."
E da quando? In sessant'anni l'industria nucleare non ha ancora trovato una soluzione per la gestione di lungo termine dei rifiuti nucleari;
"Tra 50 anni non potremo contare solo sui combustibili fossili."
È vero, ma anche l’uranio è limitato;
"Le fonti rinnovabili non bastano."
Sicuro? Uno scenario energetico 100% rinnovabile è possibile, come dimostrano analisi dell’Ue e dell’industria.

Lei l'articoo da IlFattoQuotidiano

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22 febbraio 2011

Il Coordinamento nazionale contro il carbone vara il suo piano di azione

Comunicato stampa del Coordinamento nazionale contro il Carbone

In occasione dell’incontro pubblico promosso dal’associazione “Uniti per la salute” di Savona, si è di nuovo riunito il Coordinamento Nazionale Contro il Carbone che vede uniti i vari comitati, movimenti e associazioni di tutta Italia che operano attivamente nei territori di riferimento. E’ il caso di Brindisi, Tarquinia, Porto Tolle, Civitavecchia e Rossano che hanno partecipato al convegno per portare la propria esperienza a conoscenza della comunità savonese.

In un Teatro Chiabrera gremito di cittadini preoccupati della cattiva informazione dilagante, i presenti, tra cui molti amministratori, hanno avuto l’opportunità di ascoltare importanti medici, studiosi ed epidemiologi che, dopo aver ribadito i gravi danni provocati dall’utilizzo del carbone come combustibile, hanno spiegato l’importanza che nei territori ove sono localizzati gli impianti inquinanti venga effettuata la Valutazione di Impatto sulla Salute (VIS) necessaria a dimostrare le ricadute inquinanti degli impianti energetici e le eventuali correlazioni con i danni alla salute.

In virtù di quanto sopra, dell’assenza di un Piano Energetico nazionale, dell’inadeguatezza dell’impianto normativo e della gestione dei controlli istituzionali a salvaguardia della salute pubblica, e denunciando decine di progetti di costruzione (o riconversione) di impianti per la produzione di energia elettrica ancora troppo basati su fonti fossili (altamente dannosi per la salute e l’economia dei territori) molto spesso utilizzando un vero e proprio ricatto occupazionale, il Coordinamento ha stabilito di lanciare alcune iniziative comuni di ordine tecnico-legale ed informativo-comunicativo, su tutto il territorio nazionale, che portino alla luce le gravi lacune del sistema energetico italiano e della relativa programmazione.

Programmazione all’interno della quale la VIS, intesa come definita dall’organizzazione mondiale della Sanità, ovvero”una combinazione di procedure, metodi e strumenti per mezzo dei quali una politica, un piano o un progetto possono essere giudicati sui loro potenziali effetti sulla salute di una popolazione, e sulla distribuzione di questi effetti all’interno della popolazione stessa”,e partecipata dalla collettività interessata, non può che essere prioritaria.

Motivo per il quale il Coordinamento,anche in risposta alle continue nuove richieste di costruzione, riconversione, ed ampliamento di centrali a carbone, ha stabilito di farne oggetto della prossima iniziativa comune.

CNNC

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20 febbraio 2011

Carbone, punto di non ritorno. Gli interventi del convegno

Riportiamo un primo resoconto dal convegno tenutosi a Savona (vedi), da Savonanews.it



"Tutto esaurito al Chiabrera per l'incontro pubblico sul carbone organizzato con la collaborazione di Ubik e delle maggiori associazioni Savonesi e il patrocinio dell'Ordine dei Medici di Savona e del Comune. Arrivano il Tg3 e Striscia la Notizia. Cosa diranno adesso i comunicatori a noleggio del carbone "pulito" e dell'energia "sensibile"?

Diranno questo: "In merito alle accuse rivolte a Tirreno Power nell’incontro del 18/2 presso il Teatro Chiabrera da alcune associazioni ambientaliste locali, l'azienda precisa quanto segue: Tirreno Power è aperta al dialogo in modo particolare con tutti i soggetti istituzionali e conferma la piena volontà di trasparenza e collaborazione costruttiva per definire soluzioni che migliorino considerevolmente l’impatto ambientale e contribuiscano allo sviluppo economico."

Meno di così, non si poteva dire. Per questa azienda evidentemente i Cittadini che respirano i loro scarichi e le Libere Associazioni tra essi, hanno dignità inferiore ai "soggetti istituzionali", e così la misera replica, si commenta da sé.


Presenti tra gli altri l'assessore all'ambiente Jorg Costantino e il Sindaco di Quiliano. Non pervenuto quello di Savona, ma attendiamo smentite, come sul fatto che sia stato richiesto agli organizzatori di pagar le spese della Sala. Senza polemiche, buon senso avrebbe voluto un patrocinio del Comune e non una piccola onlus a provvedere, visti e sentiti gli argomenti.


ALCUNI DEGLI INTERVENTI:

Giangranco Gervino su sostanze tossiche rilevate alla foce del torrente Quiliano
http://www.youtube.com/watch?v=lSrcI3Yj65o


Gianfranco Gervino su Conferenza dei servizi - Roma
http://www.youtube.com/watch?v=P51erVPRC0w


Marco Stevanin, perito e consulente ambientale, estensore della perizia giurata sugli scenari ante e post operam dell'ampliamento a carbone della centrale Tirreno Power di Vado Ligure - Quiliano
http://www.youtube.com/watch?v=EXbfQDWcA_4


Rappresentanti Com. No Carbone Rossano Calabro
http://www.youtube.com/watch?v=94kzajpUV2w


Fabrizio Bianchi, dirigente epidemiologo CNR Pisa
http://www.youtube.com/watch?v=mpecnhuoskM


Rappresentanti Comitati No Carbone Civitavecchia - Tarquinia
http://www.youtube.com/watch?v=cs8FIf4hgeQ


Tratto fal TG3 Liguria: Intervista all'epidemiologo Valerio Gennaro
http://www.youtube.com/watch?v=8OBT8AZLqvs


Vale la pena di ascoltare bene, da Brindisi:
http://www.youtube.com/watch?v=vGF-QkCTtpw


a grande richiesta, un "sempre-nero":
http://www.youtube.com/watch?v=Kl2lKhZY37M


e un poco di attualità
http://www.youtube.com/watch?v=Z9HHa7LYboY 
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A questo indirizzo il ringraziamento agli intervenuti da parte del comitato promotore di Savona.

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19 febbraio 2011

Harvard, una ricerca mette in luce gli enormi costi nascosti dell'energia da carbone

Lo studio "Coal's hidden costs top $345 billion in U.S.-study" mostra come il costo dell'energia prodotta da carbone sia tre volte più alto di quanto normalmente si creda, a causa dei molteplici danni che provoca ad ambiente e salute, danni che pesano sulle tasche e sulla qualità di vita dei contribuenti.

Fonte: Reuters

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18 febbraio 2011

Cina, una svolta verde necessaria

Fonte "Rinnovabili. Per Cina scelta obbligata, inquinamento troppo forte

La Cina ha compiuto passi giganteschi negli ultimi due decenni per modernizzare il proprio apparato industriale, promuovere un'economia più dinamica e migliorare il livello di vita della propria popolazione. Il riconoscimento è unanime sul piano internazionale, ma occorre anche chiedersi a quale prezzo questi cambiamenti siano avvenuti. Il rapporto "China Renewable Energy Market Outlook", realizzato dalla società di consulenza Research and Markets, sottolinea il costo enorme in termini di inquinamento ambientale che la Cina sta pagando oggi per sostenere la propria crescita economica. Negli ultimi due anni circa due terzi dell'energia primaria consumata in Cina sono stati prodotti con il carbone. Il miglioramento dell'efficienza energetica ha fatto progressi importanti, ma non può tenere il passo con la crescita della domanda: i livelli crescenti di inquinamento stanno provocando gravi problemi di salute alla popolazione e, attraverso le piogge acide, seri danni ai raccolti. Ciò spiega la crescente attenzione che il governo cinese sta rivolgendo allo sviluppo delle fonti rinnovabili, da cui cerca di trarre vantaggi anche in termini di sicurezza energetica e di competitività sui mercati: dal 2000 gli investimenti in questo settore hanno una parte sempre più importante nella strategia energetica nazionale. Dalle fonti rinnovabili la Cina ricavava già nel 2006 il 16% della propria elettricità. L'accento è posto soprattutto sull'energia eolica, ma il contributo maggiore viene dal settore idroelettrico: la potenza installata ha raggiunto i 145.000 MW nel 2007, ed è oggetto di ulteriori e imponenti programmi di espansione. Copyright TM News(c) 2011

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Prima campagna di biomonitoraggio sul nostro territorio

Riportiamo dal rapporto finale sui risultati della prima campagna di biomonitoraggio effettuata dal Decos (Dipartimento di Ecologia e Sviluppo Economico Sostenibile) dell’Università della Tuscia, sul territorio di Civitavecchia, Tarquinia, Allumiere e dintorni

"Anche se le nostre osservazioni non hanno individuato casi di grave contaminazione – prosegue il documento – hanno comunque mostrato delle aree con concentrazioni relativamente elevate di alcuni elementi nei talli lichenici. Sebbene alcuni di questi elementi siano a bassa tossicità e di natura terrigena, altri, dovrebbero essere legati alle attività umane presenti nell’area di studio. Chiaramente, non fornendo questi dati una valutazione quantitativa delle concentrazioni in aria o dei tassi di deposizione, l’importanza di queste indagini risiede soprattutto nella possibilità di valutare l’entità delle deposizioni in termini comparativi effettuando il monitoraggio delle deposizioni negli anni futuri, ottenendo informazioni sulla loro eventuale variazione”.
Motivi per i quali gli studiosi che hanno redatto il report suggeriscono la ripetizione annuale del monitoraggio “per approfondire la conoscenza dei fenomeni in corso nell’area e l’incremento del numero di punti di campionamento per valutarne l’estensione e aumentare la precisione dell’informazione”.
“Questo studio – precisano infatti ulteriormente – rappresenta il ‘punto zero’ del monitoraggio degli eventuali effetti della recente conversione a carbone della centrale di Torrevaldaliga Nord. Ripetendo costantemente le indagini nel corso degli anni sarà possibile osservare l’impatto che questa modifica può avere sul territorio circostante la centrale”.
Il report è consultabile integralmente sul sito del consorzio www.ambientale.org

Fonte: centumcellae.it

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16 febbraio 2011

12.000 ettari distrutti per una miniera di carbone

Fonte: il Manifesto
"I bulldozer della compagnia britannica Global Coal Management Resources stanno per spianare 12mila ettari di terra nella regione di Phulbari, in Bangladesh, per realizzare una delle più grandi miniere di carbone a cielo aperto del Pianeta. Non solo andranno perduti terreni molto produttivi dal punto di vista agricolo, ma ben 40mila persone saranno costrette ad abbandonare subito le loro case. Tra questi almeno 2.200 indigeni, le cui famiglie hanno abitato nella zona per circa 5mila anni. Ma il conteggio dei soggetti da rilocare aumenta se si considerano anche i canali e i pozzi che saranno prosciugati a causa della miniera. In quel caso arriviamo a quasi un quarto di milione di persone residenti in un centinaio di villaggi, tra cui 50mila indigeni appartenenti a 23 differenti gruppi tribali, almeno stando alla ricerche eseguite dall'organizzazione Jatiya Adivasi Parishad.
La cittadinanza locale, come si può immaginare, non è rimasta indifferente e dal 2005 sta protestando contro il progetto. Nel 2006 è stato addirittura indetto uno sciopero nazionale della durata di quattro giorni, anche a seguito degli incidenti occorsi durante una manifestazione non violenta, quando tre attivisti morirono e centinaia rimasero feriti sotto il fuoco delle forze dell'ordine. A quel tempo la poderosa mobilitazione di piazza aveva fatto cambiare idea all'esecutivo del Bangladesh, che di lì a poco aveva dichiarato solennemente che nel Phulbari non si sarebbe sviluppata nessuna miniera a cielo aperto. Un proposito a cui il governo di Dhaka non ha tenuto fede, tanto che a breve renderà pubblica una nuova politica carbonifera molto «amichevole» nei confronti delle società straniere e che sconfesserà del tutto quanto disposto cinque anni fa.
La Global Coal Management Resources ha in programma di estrarre 570 milioni di tonnellate di carbone in un periodo della durata di 30 anni, costruire una centrale e divergere il corso di vari fiumi per permettere l'accesso alle navi che trasporteranno il carbone direttamente in mare, passando per varie foreste di mangrovie di gran pregio. La compagnia promette posti di lavoro, royalties al sei per cento e, alla fine del progetto, un bel lago al posto dell'immenso foro lasciato dalla miniera. La popolazione locale controbatte denunciando che la scomparsa di ettari coltivati a riso e ad altre sementi non costituirà un danno solo per la regione, ma per tutto il Bangladesh, dove la metà degli abitanti sono malnutriti.
L'elemento chiave di tutta questa storia sono proprio le compensazioni. Di terreni a disposizione dei soggetti rilocati non ce ne sono e i pagamenti in denaro, come dimostrano diversi studi, non risolvono il problema ma creano solo nuovi «rifugiati a causa delle politiche sviluppiste». Le tradizioni culturali e religiose delle comunità indigene sono anch'esse destinate a perire sull'altare delle attività estrattive. Alcuni esponenti dei gruppi tribali, però, hanno già fatto sapere che non intendono abbandonare i luoghi abitati da centinaia di anni dalle loro famiglie.
Ulteriore aspetto che non va sottovalutato sarà l'aumento di emissioni di gas serra legato al progetto. Oltre al danno, la beffa, visto che il Bangladesh è uno dei Paesi più soggetti a inondazioni e agli effetti nefasti dell'innalzamento del livello dei mari, provocato proprio dal surriscaldamento globale. E pensare che c'è chi, come il direttore del Goddard Space Institute della Nasa James Hansen, sostiene che cessando le emissioni derivanti dall'utilizzo del carbone rappresenterebbe l'80 per cento della ricetta per porre un freno ai cambiamenti climatici.

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Le aziende dell'energia infiltrano e spiano i movimenti ecologisti

Fonte
"Gli ambientalisti devono incutere timore alle grandi aziende energetiche, se queste ultime sono arrivate a infiltrare delle spie nelle file degli attivisti per conoscere i loro movimenti e le loro strategie di protesta. Tre grosse aziende energetiche - il gigante Eon, la Scottish Resources, il secondo più grande produttore britannico di carbone, e la Scottish Power, una delle maggiori aziende produttrici di energia nel Regno Unito - hanno pagato per ottenere informazioni da una società che monitorava segretamente gli attivisti. E' quanto rivela il Guardian, che dedica all'indagine l'apertura della sua edizione online. Alcuni documenti trapelati rivelano - scrive il quotidiano britannico - come la proprietaria di Vericola, la società "spiona", Rebecca Todd, riferiva ai colossi energetici dei piani degli ambientalisti dopo avere letto le loro email. La 33enne Todd avrebbe inoltre istruito un agente a partecipare a un incontro degli attivisti e a entrare in confidenza con loro. Lo scoop avviene mentre la polizia britannica, sotto accusa a sua volta per la presenza di poliziotti in borghese nei movimenti di protesta, afferma che ci sono più spioni inviati dalle aziende che non agenti a fare questo lavoro sporco. La polizia afferma inoltre che gli infiltrati delle corporation sono - a differenza degli agenti in borghese - a malapena "regolamentati". Il mese scorso, infatti, le rivelazioni di alcuni agenti, sulle infiltrazioni della polizia tra i manifestanti, hanno scatenato grosse polemiche e portato all'apertura di quattro inchieste. Secondo il Guardian, gli ecologisti sono sorvegliati anche e soprattutto da aziende private, che si spacciano come attivisti nelle mailing list dei gruppi o che si infiltrano per anni nei movimenti verdi. Dai produttori di energia ai venditori di armi, le multinazionali ingaggiano queste spie per evitare che i dimostranti organizzino campagne contro di loro o violino i loro siti internet.

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