CIVITAVECCHIA MARE 2011 |
Ecco il risultato dell'inquinamento su Civitavecchia come risultato dell'interazione tra le varie fonti di veleni. Foto diffusa in rete da liberi cittadini.
Da BigNotizie
"Offensive per l'intelligenza dei cittadini. Non sono definibili altrimenti le recenti affermazioni del sindaco Moscherini in relazione alla compatibilità tra la realizzazione del terminal China/Asia e la necessità di mantenere e riqualificare la costa e la pineta della Frasca – scrivono in una nota stampa congiunta Roberta Galletta (presidente sezione locale di Italia Nostra) e Simona Ricotti (responsabile della sezione civitavecchiese del Forum ambientalista) - Probabilmente convinto che tutti i cittadini corrispondano agli stessi requisiti di narcotizzazione ed acquiescenza di quanti lo circondano, il Primo cittadino continua a propinare falsità che i cittadini oramai hanno ben capito essere tali.
Fatto testimoniato chiaramente dalle centinaia di cittadini che hanno partecipato alla manifestazione del 10 giugno scorso contro lo scellerato abbattimento di quasi 2000 pini alla Frasca, e che, chiunque non sia in malafede, ha letto come correlato, anche se indirettamente, con i progetti di cementificazione dell'intera area.
Vogliamo ancora una volta ricordare che secondo il progetto di massima circolante dal 2006 la realizzazione del Terminal Asia prevede una cassa di colmata di 3.000.000 di m3 che darebbe vita ad una banchina lunga ca. 1 Km e 700 m e larga tra i 400 e i 600 m, per una superficie di 1.000.000 di m2, coronata in mare aperto da un nuovo antemurale di ca. 2 Km e, alle spalle, da una bretella stradale di 5 KM e un tronco ferroviario di 1 Km e 600 m. Il tutto collocato immediatamente a nord di Torre Valdaliga fino a occupare per il primo tratto superstite della pineta de La Frasca che, aggredita via mare dal traffico di navi gigantesche, via terra da bretelle stradali e rotaie, finirebbe per sparire definitivamente, risucchiata in pieno ambito portuale e trasformata, per giunta in parte e a tempo determinato, in un patetico campeggio artificiale, adagiato sul "ridente" accesso nord di un porto dall'impatto devastante.
Non può che mentire - continuano - sapendo di farlo chi, come il sindaco Moscherini afferma che una tale mostruosità non andrebbe a compromettere in maniera irreversibile l'area verde della pineta (dichiarata Bene di Notevole interesse ambientale com DM del 1975 e del 1985), i fondali del mare antistante la costa nel tratto tra la centrale ENEL di Torrevaldaliga e Sant'Agostino (dichiarati Sito di Interesse Comunitario SIC IT6000005) nonché le varie preesistenze archeologiche ivi esistenti (vincolate con due decreti di vincolo archeologici rispettivamente del dicembre 2008 e dell'aprile 2009).
Ormai il giochetto degli annunci, conditi di palizzate e barbecue, non convince più nessuno; se veramente il Sindaco, l'assessore Pierfederci e quant'altri vogliono persuadere la cittadinanza di voler lavorare per la valorizzazione della Frasca si adoperino, come in loro potere, per sveltire l'iter di approvazione del progetto di riqualificazione presentato nel gennaio 2010 dall'Autorità Portuale in Regione, per il quale, peraltro, sono disponibili cinque milioni di euro, e diano il loro avallo, finora palesemente ed ufficialmente negato, alla realizzazione del Monumento Naturale.
Altrimenti abbiano il coraggio di dire ai civitavecchiesi che la Frasca deve sparire per realizzare un progetto a tutto vantaggio dell'incremento dei profitti aziendali di società private, quali la Centrale Finanziaria di Giancarlo Elia Valori (Espresso 09.10.2010), con cui il Primo Cittadino ha, peraltro già firmato, sin dal 5 marzo 2008, uno specifico protocollo d'intesa e magari, per amor di trasparenza, raccontino pure che, proprio in queste ore, la cinese HNA sta acquistando sostanziose quote societarie della stessa (Sole 24ore 08.06.2011).
Insomma - concludono Galletta e Ricotti - abbia il coraggio di dire, il Primo Cittadino, che invece di rispondere alle istanze dei civitavecchiesi, che chiaramente si sono espressi per il mantenimento della Frasca e contro la realizzazione del terminal Asia, è molto più propenso a rispondere a quelle di grandi privati e/o multinazionali straniere. Se non altro, nessuno potrebbe rinfacciargli di non essere stato chiaro.
Da LegambienteVeneto una risposta ai troppo facili proclami di vittoria delle lobby pro-carbone sulla riconversione a Porto Tolle
"In Legambiente strappa un sorriso l’eccessivo ottimismo del governatore del Veneto Zaia che dichiara: “Oggi la giunta regionale ha chiuso la partita della centrale Enel di Porto Tolle” annunciando l’approvazione in Giunta regionale di un disegno di legge che va a modificare l’articolo 30 della legge regionale n. 36 del 1997, istitutiva del Parco regionale del Delta del Po.
“Se Zaia ritiene che il problema sia risolto – dichiara Michele Bertucco, presidente di Legambiente Veneto – si sbaglia di grosso. Non solo perché la nostra opposizione non cesserà, ma soprattutto perché le ragioni che hanno portato il Consiglio di Stato ad annullare la riconversione a carbone non verranno meno”.
All’associazione ambientalista appare pura retorica, buona per tener buoni i sostenitori del carbone, l’affermazione, sempre di Zaia, che “la modifica dell’art. 30, come prevista nel provvedimento che è stato adottato, e che è stato inviato al consiglio regionale per l’approvazione definitiva, ci permetterà di recuperare quasi il 90 per cento del lavoro fatto in questi sei anni”.
Tale sicurezza cozza contro la sentenza del Consiglio di Stato dove si dice che è ammissibile “una differente alimentazione solo a condizione che siano utilizzate “fonti alternative di pari o minore impatto ambientale”. Il problema è proprio qui: Enel, salvo asserire falsità, non potrà mai dimostrare che il carbone ha “pari o minore impatto ambientale”. Oppure la Regione Veneto vorrà legiferare per alimentazioni peggiorative nel Delta del Po?
Quand’anche una eventuale nuova legge regionale riuscisse, con artifici, a ignorare tali limitazioni, resterebbe in piedi la normativa nazionale sulla VIA, scoglio difficilmente aggirabile.
Ma la sentenza non si limitava alla questione alimentazione. Richiamava il parere dell’Arpa Veneto e la decisione della Commissione Regionale Via che prospettava ad Enel, pur in un parere favorevole, alcune decine di raccomandazioni e prescrizioni. Cancellare anche le riserve dei tecnici regionali?
Potrà poi l’Enel riproporre lo stesso progetto ignorando le linee guida comunitarie relative ai grandi impianti di combustione per quanto riguarda le emissioni, così come ha rilevato il Consiglio di Stato?
“Ci permettiamo – conclude Bertucco - di consigliare al governatore Zaia, alla Giunta regionale e al Consiglio di dedicare le proprie attenzioni ed energie a convincere l’Enel a riconvertire a gas Porto Tolle. Ne guadagnerà il Delta del Po, la sua popolazione e il Veneto si avvierà sulla augurabile strada della riconversione pulita del proprio apparato energetico
Da IlRestodelCarlino
"L'ormai annosa questione relativa alla riconversione della centrale di Polesine Camerini sta assumendo aspetti davvero surreali". Lo scrive il coordinamento polesano della federazione della sinistra. Poi prosegue: "I difensori del carbone non vogliono nemmeno sentir parlare di altre soluzioni, che permetterebbero maggior attenzione per il territorio e la salute della popolazione, nonché il rispetto della legge. Si difendono a spada tratta le indicazioni di ENEL, anche se da 10 anni a questa parte (ricordiamo la vicenda dell'orimulsion) quest'azienda non ha dimostrato particolare rispetto per questo territorio".
"Dall'altra parte c'è chi, preoccupato per i danni all'ambiente, alla salute e alle attività economiche legate al Parco, quali la pesca, l'agricoltura, il turismo e il commercio, dice no al carbone e propone alternative diverse, tra cui il metano.Come uscire positivamentedaquesta situazione? Modificando frettolosamente la Legge Regionale sul Parco per cercare di rendere quasi inutile la sentenza del Consiglio di Stato? Cosa probabimente inutile, perché tale sentenza dice chiaramente che l'unico problema non è costituito dalla legge regionale, ma da normative superiori e da un'incompatibilità sostanziale del carbone con quest'area. Senza contare la pessima immagine che la legge si piega all'interesse dei potenti".
"Che ricorda un po' le classiche situazioni all'italiana in cui, quando si riscontrano superamenti dei parametri ambientali in una data area, anziché intervenire sugli inquinanti... si alzano i parametri! Il modo migliore, insomma, per far perdere ulteriore fiducia nelle Istituzioni da partedei cittadini. Piuttosto, visto che, fortunatamente, siamo ancora in democrazia, invece di forzature perlomeno discutibili, invece di affrettare audizioni in cui si darà inevitabilmente ragione a chi "conta" di più a livello economico e politico, perché non si chiede il parere ai cittadini, che con quella centrale dovranno convivere?"
"Si promuova subito un referendum che coinvolga, oltre alla popolazione polesana, anchegli abitanti del Basso Veneziano e del Delta del Po Ferrarese. Chiediamo a loro se sono d'accordo nel modificare la legge sul Parco, ovvero se sono disponibili ad accettare combustibili più inquinanti del metano per compiacere agli azionisti ENEL.Potremmo anche porre il quesito sotto forma di due alternative: volete che la centrale sia riconvertita a carbone o a metano? O, meglio ancora, volete che la centrale sia riconvertita a carbone o che diventi un polo di ricerca, sviluppo e prosuzione di energie rinnovabili?Alla volontà popolare chiediamo a tutti di inchinarsi, ENEL e governo compresi.E se dal referendum l'ipotesi carbone dovesse risultare sconfitta, il governo dovrebbe costringere ENEL (che in parte è anche sua!), nell'interesse nazionale, ad avviare una riconversione che metta insieme l'esigenza di un approvvigionamento energetico sicuro e sostenibile con lo sviluppo e la salvaguardia di un'area che potrebbe diventare strategica per il Paese."
"Fare ambiente" si chiama, ma si legge "Lobbismo mascherato". Ovvero come un soldatino dei poteri forti indossa una falsa maglietta ambientalista per servire il padrone.
"Renzo Marangon, in qualità di coordinatore di Fare Ambiente di Rovigo, ma anche ex assessore regionale all'urbanistica, propone l'abrogazione completa del primo comma dell'articolo 30 della legge costituiva l'Ente parco Delta del Po, quello che il DDL di Zaia intende modificare per spiianare la strada all'approvazione della riconversione a carbone di Porto Tolle.
La delibera di giunta secondo Marangon è infatti "troppo artificiosa" (SIC).
Fonte: Rovigooggi
Ecco come il presidente della Regione Veneto Zaia si è mosso per modificare quella Legge che impedisce alla riconversione a carbone di Porto Tolle di essere approvata.
Nell'Allegato A al DDL "Modifiche all'art. 30 della legge regionale 8 settembre 1997, n. 362 Norme per l'istituzione del parco regionale dei Delta del Po" si legge:
"Il presente disegno di legge risponde all'esigenza di aggiornare la nomiativa regionale relativa alla realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica nell'ambito delle aree afferenti ai comuni ricadenti nel Parco regionale del Delta del Po a seguito della sentenza del Consiglio di Stato n. 3107 dei 2011 riguardante la realizzazione della centrale termoelettrica di Porto Tolle, alimentata a carbone e biomasse vergini.
La decisione del Consiglio di Stato, che ha annullato il giudizio di compatibilità ambientale sul progetto di trasformazione a carbone della centrale termoelettrica di Porto Tolle, rilasciato dal Ministero dell'Ambiente nel 2009, si fonda sulla previsione dell'articolo 30, della legge regionale 8 settembre 1997, n. 36, che, a parere del giudice, "si limita ad esprimere - in considerazione delie esigenze di protezione die la specificità del territorio considerato evidentemente pone - un'opzione del legislatore regionale di preferibilità per gli impianti alimentati a gas metano, ammettendo una differente alimentazione solo a condizione che siano utilizzate fonti altemative di pari o minore impatto ambientale".
E noto che il gas metano è tra i combustibili fossili meno inquinanti, se non il meno inquinante di tutti, date le sue basse produzioni di diossido dì carbonio e di ossido di nitrogeno e le basse emissioni di particelle solide e di ceneri; risulta pertanto evidente la difficoltà di applicare la nomnativa regionale laddove si vogliano utilizzare, come prevede l'articolo 30, altre fonti alternative al gas metano purché di pari o minore impatto ambientale. Peraltro, trattasi di disposizione di legge datata nel tempo che non tiene conto delle nuove tecnologie di abbattimento degli inquinanti per impianti diversi dal metano.
Stante quanto sopra, si propone pertanto un'integrazione alla normativa ìn parola che, pur mantenendo le previsioni di particolare restrizione per i nuovi impianti, consenta, ove vi siano impiantì già esistenti, di poter applicare una disciplina meno rigida ma altrettanto garantista del rispetto delle emissioni in atmosfera e della qualità ambientale, in osservanza alle nonne statali già esìstenti.
Va, infine, rilevato come il presente disegno di legge sia il frutto, a seguito di un percorso concordato con le partì socialì/sindacali/istituzìonali, di un approfondimento operato dalle competenti strutture regionali costituite in Gruppo dì Lavoro ex Dgr n. 711 del 24 maggio 2011, con le direzioni dei competenti Ministeri."
Leggi qui
Fenomeno già osservato anche da noi a Civitavecchia, dove sul litorale da qualche anno, periodicamente le imbarcazioni ormeggiate vengono sporcate da polvere nera di indubbia provenienza.
Mare Monstrum 2011, il report annuale di Legambiente sullo stato di salute delle nostre coste, include tra le dieci peggiori minacce per l’immagine, la conservazione e l’integrità paesaggistica del mare italiano, le centrali elettriche, come quelle di Civitavecchia.
Nella lista:
Comunicato da Brindisi 22/06
"Per l'ennesima volta siamo costretti ad esprimere tutta la nostra preoccupazione davanti a scelte che potrebbero compromettere irrimediabilmente il futuro di questa città e di questo territorio.
Ci riferiamo evidentemente alla delibera di Giunta n°217 del 1/6/2011 in tema di gestione dei rifiuti, con la quale si apre la procedura per l'affidamento della gestione per l'impianto di produzione di Cdr (combustibile da rifiuti).
Abbiamo il timore fondato che questa decisione vada a fare il paio con quanto già previsto nella bozza di convenzione tra enti locali ed enel circa la combustione di rifiuti nella centrale di Cerano e che quindi, vista la mancanza di direttive precise sulla destinazione nella delibera in questione, possa essere proprio Cerano il terminale ultimo dove chiudere il ciclo.
Ci chiediamo come sia possibile che una decisione così importante non sia passata dal vaglio del consiglio comunale che, è nostro dovere ricordare, in tema di questioni energetiche latita da svariati mesi.
Come “No al Carbone” ribadiamo la nostra ferma opposizione a questa scelta devastante dell'incenerimento dei rifiuti e sarà anche su questo che avvieremo nei prossimi giorni una imponente campagna di sensibilizzazione della popolazione anche alla luce delle ultime vicende che vedrebbero imbarazzanti e strumentali accostamenti tra queste delicate questioni e la salvezza della squadra di calcio della città.
MOVIMENTO NO AL CARBONE - BRINDISI
Modificato il regolamento del Parco regionale del Delta del Po. Nell'allegra combriccola tutti a cantar vittoria:
"Approvando la modifica dell’ articolo 30 della legge istitutiva del parco regionale del Delta del Po, la Giunta del Veneto ha mosso un passo decisivo per chiudere a favore della riconversione a carbone la centrale Enel di Porto Tolle (Rovigo) bloccata dal Consiglio di Stato. Lo ha annunciato oggi il presidente del Veneto Luca Zaia particolarmente soddisfatto per avere in tal modo salvaguardato «almeno il 90% della procedura fin qui attuata, vale a dire senza perdere ulteriori cinque anni di lavoro».
Secondo il governatore, che sulla questione ha provveduto a ricorrere al Consiglio di Stato, ora i tempi «saranno ravvicinati poiché abbiamo già trasmesso la delibera di modifica al consiglio regionale che con la massima velocità darà corso alla votazione». Zaia ha ricordato che «la partita è stata concordata con i massimi funzionari dei ministeri dell’ambiente e dello sviluppo economico. Ricordo che la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle vale 2,5 miliardi di opere e darà lavoro per cinque anni a tremila lavoratori». (Ansa, via Corriere.it)
Davanti agli affari dei potentati, il diritto non conta.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica poichè viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.