Dal blog di Gualerzi (Repubblica)
"L’Ocse e l’Agenzia internazionale per l’energia hanno lanciato un appello per ridurre le sovvenzioni ai carburanti fossili, che nel 2010 hanno superato i 400 miliardi di dollari nel mondo. “E se non ci saranno cambiamenti di politica da parte dei governi, potremmo raggiungere i 660 miliardi di dollari nel 2020, pari allo 0,7% del pil mondiale”, ha avvertito Fatih Birol, capo degli economisti dell’Aie.
A sua volta, riferiscono le agenzie di stampa, il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, ha commentato che il livello di sovvenzioni è divenuto “insostenibile” e che la cifra è superiore a quella delle sovvenzioni all’agricoltura nel mondo, a vantaggio di una gran parte di paesi sviluppati. Secondo i responsabili energetici dell’Ocse, abbandonare i finanziamenti alle energie fossili (petrolio, gas, carbone) permetterebbe di ridurre la domanda mondiale di energia del 4,1% e la domanda di petrolio di 3,7 milioni di barili quotidianamente.
L’abbandono comporterebbe inoltre una riduzione delle emissioni di anidride carbonica di 1,7 miliardi di tonnellate all’anno. Secondo le stime dell’Agenzia, le sovvenzioni “che riducono artificialmente” i prezzi dei carburanti si attestano a 409 miliardi di dollari (310 mld euro) nel 2010, pari a 110 miliardi in più del 2009 a fronte del rialzo dei prezzi dell’energia (ma 150 miliardi meno del 2008, quando i prezzi avevano raggiunto un picco storico).
Un problema di cui non parla nessuno, perché come è noto l’unico vero scandalo sono gli incentivi al fotovoltaico previsti dal conto energia.
7 ottobre 2011
Appello internazionale per ridurre le sovvenzioni pubbliche alle fonti fossili
Quanto costa il carbone alla collettività: le nuove stime dagli USA
Da Qualenergia.it
"Ogni dollaro speso in carbone ne causa 2 di danni e, senza contare l'impatto sul clima e le relative conseguenze, le centrali a carbone Usa costano all'ambiente e alla salute degli statunitensi circa 53 miliardi all'anno.
Il carbone è una fonte di elettricità economica solo perché i danni che provoca all'ambiente, al clima e alla salute umana vengono scaricati sulla collettività. A sostegno di questo concetto sono stati pubblicati diversi studi che cercano di quantificare economicamente le esternalità negative di questa fonte.
L'ultimo, intitolato “Environmental Accounting for Pollution in the United States Economy”, arriva appunto dagli Usa ed è stato pubblicato sull'American Economic Review di agosto. Le conclusioni del report (che prendiamo sintetizzate da Think Progress e da Legal Planet, blog di politiche ambientali curato dalle facoltà di legge di Berkley e dalla Ucla) mostrano appunto che i danni per ogni chilowattora prodotto bruciando carbone costano economicamente il doppio rispetto al prezzo di mercato di quello stesso chilowattora.
In totale, è l'impressionante conto fatto nello studio, le centrali a carbone Usa pesano per un quarto del GED del paese (ossia delle gross external damages, quantificazione del complesso delle esternalità negative). Un danno causato soprattutto dall'aumento di mortalità legato al biossido di zolfo e, in maniera minore, agli ossidi di azoto e al particolato fine.
Secondo lo studio il conto dei danni ambientali e sanitari delle centrali a carbone Usa per il sistema paese è di 53 miliardi di dollari all'anno. Una cifra impressionante specie se si ricorda che il calcolo si limita a considerare le emissioni di alcuni inquinanti per via aerea e non comprende altre esternalità, come ad esempio quelle legate all'estrazione del minerale, ma sopratutto non tiene conto dell'impatto delle emissioni di CO2 sul clima e delle relative conseguenze, enormi ma difficili da quantificare.
Se si aggiungesse al conto una stima conservativa dei danni legati alle emissioni di CO2, si spiega nello studio, il conto delle esternalità negative salirebbe del 30-40%. Ipotizzando che ogni tonnellata di CO2 emessa causi danni per 65 $ (ma secondo altri studiosi il conto sarebbe molto più salato) ogni chilowattora prodottoda carbone costerebbe al paese 0, 21 dollari.
Il carbone è responsabile di circa il 41% delle emissioni mondiali di gas serra e del 72% di quelle per la produzione di elettricità (dati riferiti al 2007). L'ultimo studio che ha tentato una quantificazione economica delle esternalità negative di questa fonte è "The true cost of coal" di Greenpeace. Tra malattie respiratorie, incidenti nelle miniere, piogge acide, inquinamento di acque e suoli, perdita di produttività di terreni agricoli e cambiamenti climatici, aveva calcolato l'associazione, nel 2007 il carbone a livello mondiale aveva fatto danni per 356 miliardi di euro. In Cina dove si fa ricorso al carbone per i due terzi del fabbisogno energetico nazionale - aveva segnalato un precedente rapporto, sempre realizzato da Greenpeace in collaborazione con alcuni economisti cinesi - i costi esterni del carbone sono pari a 7 punti di prodotto interno lordo.
5 ottobre 2011
Goletta Verde a Civitavecchia, per le emissioni di centrali e porto
Dalle testate locali bignotizie.it e trcgiornale.it
Goletta verde approda nel nostro porto per sensibilizzare i più piccoli alla salvaguardia dell'ambiente ma soprattutto per illustrare, in anteprima, i dati relativi alle emissioni di Co2 prodotte nel primo anno di attività della centrale Torre Nord. La mattinata si è aperta con alcune lezioni speciali a cui hanno assistito gli alunni della scuola elementare di via Cialdi che si sono cimentati in analisi chimica dell'acqua, hanno seguito un focus sui cetacei presenti nel mediterraneo e hanno imparato a conferire nella giusta maniere i rifiuti domestici. Dopo la visita dei ragazzi sull'imbarcazione, è iniziata la conferenza stampa a cui hanno partecipato anche alcuni esponenti del comitato "Nessun dorma" e dell'associazione "XXV Aprile", attivi da tempo nella battaglia cittadina contro l'inquinamento.
"L'impianto di TVN, completato nel 2009 - ha spiegato il presidente Legambiente Lazio, Lorenzo Parlati - una volta entrato in funzione, ha raggiunto il secondo posto in Italia per emissioni di gas serra, dopo la centrale Enel di Brindisi Sud. Secondo i primi dati disponibili solo nel 2010 sarebbero state liberate nell'aria circa 6,7 milioni di tonnellate di anidride carbonica, mentre le quote spettanti agli impianti a credito sono meno di 5 milioni di tonnellate. Uno squilibrio, questo, che l'azienda sanerà acquistando crediti da altri soggetti più virtuosi". Il presidente poi ha ricordato le varie prescrizioni che Enel ha collezionato negli anni e che ancora sono in attesa di essere realizzate. "Mi riferisco - ha detto Parlati - a quelle individuate nel decreto Via del 2003, che sembrano ormai finite nel dimenticatoio. Nonostante l'Osservatorio Ambientale abbia ricominciato a comunicare i dati sulla qualità dell'aria, rimangono sconosciuti i valori rilevati dallo Sme (sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni), la realizzazione dell'area verde "Parco dei serbatoi" appare bloccato dopo l'apertura dell'indagine della Procura e infine il biomonitoraggio ambientale risulta obsoleto e con metodi superati. Per non parlare poi del progetto di piantumazione della posidonia oceanica, prescrizione che sarebbe dovuta servire a mitigare l'impatto della Darsena grandi masse, e di cui il bando è scaduto a settembre". A confermare la scarsa attenzione sui temi ambientali da parte dell'amministrazione e degli enti locali, sarebbe poi, secondo l'associazione, testimoniato dal fatto che le rivelazioni Arpa rivelano grosse criticità. "Per diverse zone - ha spiegato Parlati - nel 60 e 70% dei giorni all'anno spesso non si arriva ad un livello buono d'aria, a danno solamene della salute dei cittadini".
Infine l'esponente della Legambiente, insieme ad una delegazione del comitato "Nessun dorma" e dell'associazione "XXV Aprile" ha affrontato l'altro grande problema ambientale legato ai fumi delle navi in porto. L'associazione, oltre a dare la sua piena disponibilità e sostegno alla battaglia, ha dichiarato "chiederemo la verifica esatta delle prescrizioni per l'elettrificazione delle banchine e l'immediata applicazione delle stesse".
Su questo argomento riportiamo l'articolo di trcgiornale.it
Legambiente sosterrà il comitato "Nessun Dorma" relativamente alle problematiche relative ai fumi in porto. Dopo la prima tappa di Ostia, la campagna di informazione e analisi sul litorale e sul mare da parte dell'associazione ambientalista è infatti approdata questa mattina anche a Civitavecchia con la presentazione di un dossier sulle emissioni atmosferiche in città.
"L'elettrificazione del porto va attuata subito - afferma presidente di Legambiente Lazio Lorenzo Parlati - le prescrizioni previste da decenni per l'ampliamento del porto vanno rispettate alla lettera. Verificheremo con cura assieme ai cittadini . La qualità dell'aria del nord della Provincia è critica, come confermano gli studi dell'Arpa Lazio, le emissioni vanno tenute sotto controllo e rese note ai cittadini, alle istituzioni e anche alle imprese per intervenire tempestivamente a tutela della salute di tutti. Altro che impianto ecologico, il carbone si conferma il combustibile più inquinante per i gas serra. Ormai il modello delle grandi centrali impattanti è vecchio e superato. L'impatto sul pianeta è enorme rispetto a quello di piccole centrali a cogenerazione o meglio ancora di fonti rinnovabili, accompagnate da interventi di efficienza e risparmio".
"Legambiente darà sicuramente un contributo importante – dichiara il membro di "Nessun Dorma Antonio Cozzolino" - per continuare la nostra opera che è quella di sensibilizzare le autorità competenti per risolvere i problema dei fumi in porto. Abbiamo avuto un incontro con il presidente dell'Autorità Portuale Pasqualino Monti riguardo i temi di monitoraggio della qualità dell'aria e dell'elettrificazione delle banchine. Lui ci ha illustrato i progetti con il finanziamento in essere per due banchine e la predisposizione per le altre sei. Verranno inoltre installate delle centraline da parte di Arpa Lazio che saranno certamente più precise rispetto a quelle dell'osservatorio ambientale che noi riteniamo insoddisfacenti. Il dato positivo dunque è che qualcosa inizia a muoversi".
2 ottobre 2011
I sonetti di Giancarlo Peris: "Benefattori"
Questo componimento è dedicato al gruppo bene assortito di benefattori che nel 25 marzo del 2003 diede il via libera alla riconversione a carbone di TVN-enel, nonostante tutta la popolazione del comprensorio manifestasse da anni opinione contraria. Opera assai meritoria di cui conviene conservare memoria, assieme a quella dell'operato dell'attuale sindaco Moscherini, cantore della bontà delle compensazioni per cui ha venduto la città che (ancora per poco, speriamo) amministra.
NOI NON DIMENTICHIAMO |
"Benefattori" 29/09/2011
So’ stati i sindachi a porta’ er carbone:
Garufa co’ De Sio e co’ Moscherini,
I consiglieri a conferma’ ‘st’ozzione:
La Camera, Magliani, Passerini,
Grassi, Di Marco, Marsili, Ranieri,
Coleine, Cecchi, Cosimi, Giganti,
Solinas, Zappacosta e antri sinceri
Come Petrelli, Roscioni e dei santi
Quali che so’ De Paolis e Berardozzi.
Si uno se li guarda ‘st’elementi
De tutti i schieramenti so’ i più tozzi,
Ché pe’ fa’ er bene de li residenti,
Cor fa’ assorbi er carbone più pulito
Dell’ENELE fondarono er partito.
Cogliamo l'occasione per complimentarci col prof. Peris, che è stato invitato alla trasmissione "I migliori anni" di Bruno Conti:
29 settembre 2011
Banchine elettrificate per il porto di Civitavecchia, "siamo ancora all'anno zero"
Il PRC chiede chiarezza sul futuro del porto, fonte
"La positiva nascita del Comitato "Nessun dorma" testimonia la crescente presa di coscienza circa l'annoso problema dell'inquinamento atmosferico da navi - lo dice in una nota stampa la segretaria di Prc Valentina Di Gennaro - Un tema di grande rilevanza per la città, che a distanza di anni dalle prime denunce degli abitanti di Lungoporto Gramsci e grazie all'iniziativa di singole forze politiche come Ambiente e Lavoro, oltre che al recente impegno della magistratura, è giustamente diventato motivo di preoccupazione per gran parte dei civitavecchiesi.
Tuttavia, proprio ora che le proteste hanno smosso l'interessata inerzia dell'Autorità Portuale e del Comune di Civitavecchia, crediamo occorra avere molta cura nel definire gli obiettivi da perseguire. Su questo piano, le soluzioni prefigurate dal Sindaco e poi dallo stesso Presidente Monti, al quale, diversamente dal primo, va dato quantomeno atto di non considerare la elettrificazione delle banchine una pura "fantasia", destano più di una perplessità. Riguardo proprio la questione della elettrificazione dello scalo, ad esempio, possiamo comprendere le
difficoltà esistenti per la futura Darsena Traghetti – che riteniamo comunque superabili - ma non possiamo accettare che dalle prime prescrizioni VIA del 1997 l'attuale porto sia ancora all'anno zero. L'autorità Portuale deve ottemperare agli obblighi di legge, così come più volte richiesto dal Ministero dell'Ambiente, e in tal senso non ci aspettiamo altro che atti concreti per dotare lo scalo cittadino di una rete elettrica per l'alimentazione dei motori ausiliari delle navi. Del resto questo è ciò che propone la stessa Unione Europea. La presenza di Enel sotto questo profilo può sicuramente aiutare, e se qualcuno la smettesse di presentarsi all'azienda elettrica col cappello in mano e soprattutto di lisciare il pelo agli armatori, forse potremmo fare un bel passo in avanti.
Detto questo, siamo convinti che la battaglia contro questo tipo di inquinamento, a differenza che per le emissioni diffuse come quelle da traffico veicolare, vada combattuta soprattutto sul piano dei controlli alla fonte. Per questo condividiamo la proposta del consigliere Manuedda, affinché la Regione Lazio inserisca nel Piano di Risanamento della Qualità dell'Aria limiti per le emissioni al camino delle navi, e per questo riteniamo secondario e in parte fuorviante parlare di differenziazione delle tariffe, di modelli di emissione, di accorgimenti nelle manovre o di ruolo attivo dell'Osservatorio ambientale. E, per estremizzare, perfino di una centralina Arpa da sistemare in porto: chiaro che averla è meglio del contrario, soprattutto per sapere cosa respirano i lavoratori portuali, ma se la rete cittadina di qualità dell'aria non ha mai prodotto alcunché, neanche quando il territorio comunale era gravato da ben 11 gruppi di produzione termoelettrica, crediamo sia poco produttivo concentrare le energie su questo terreno di confronto.
In poche parole, occorre evitare che la protesta dei cittadini, ascoltata solo per mera opportunità, venga orientata su soluzioni minori e quindi ingabbiata in una perdente logica delle compatibilità. Faremo il possibile perché ciò non accada. Le ragioni dello sviluppo, a cui siamo tutt'altro che insensibili, devono essere contemperate a quelle della salute e dell'ambiente, pena la rottura del patto stretto tra i grandi attori economici presenti sul territorio e la comunità che li ospita. Vale per l'Enel e deve valere per il porto. A questo in fondo servono le prescrizioni VIA, a preservare un patto che le istituzioni hanno il dovere di garantire, i cittadini il diritto di rivendicare e le aziende l'obbligo di attuare. Nient'altro".
Tarquinia, arrivano le notifiche di esproprio per l'autostrada Tirrenica
Fonte: civonline
"TARQUINIA - Dall’amministrazione comunale neanche una parola. Eppure da giorni l’ufficiale giudiziario continua a recapitare le notifiche degli avvisi di esproprio dei terreni di cui la Sat necessita per il passaggio dell’autostrada tirrenica che verrà realizzata sopra al tracciato dell’Aurelia. La Sat, società concessionaria per la progettazione, costruzione e gestione dell’autostrada Livorno-Civitavecchia, accelera dunque i tempi. Gli avvisi notificati prevedono incontri dei proprietari dei terreni con i tecnici Sat per effettuare in loco i ‘‘picchettaggi’’ delle aree espropriate. Ai proprietari dei terreni viene concesso di essere accompagnati da un legale e da un geometra, ma a quanto pare poco o nulla, ormai, si può fare contro il ‘‘decreto motivato di occupazione d’urgenza’’, nonostante molti abbiano presentato i ricorsi a tempo debito. Ricorsi che, per la verità, non tutti hanno potuto presentare, non avendo ricevuto informazioni precise sul progetto. Molte notizie in merito sono state infatti apprese dai cittadini solo mediante articoli sulla stampa. Nel documento, notificato dall’ufficiale giudiziario, si prevedono indennità irrisorie per gli espropri, «per pubblica utilità», che interessano fasce di terreno che in alcuni casi tagliano le proprietà agricole a metà o addirittura eliminano del tutto gli ingressi alle abitazioni. Il documento, nel dettaglio, si rifà alla delibera del Cipe, che il 5 maggio 2011 ha approvato il progetto definitivo dei lavori di completamento del tratto autostradale Tarquinia-Civitavecchia-Lotto 6, e al ‘‘decreto motivato di occupazione d’urgenza n 1293/Eu, ai sensi dell’art. 22 bis del Dpr 327/2011’’, emesso il 29 agosto 2011 dal dirigente dell’Ufficio per le Espropriazioni. Tale decreto dispone infatti «l’occupazione d’urgenza dei beni necessari per i lavori, con contestuale determinazione dell’indennità provvisoria di espropriazione o asservimento e occupazione temporanea».
Intanto i consiglieri comunali del popolo della libertà annunciano l’imminente convocazione di un consiglio comunale straordinario sull’autostrada tirrenica Livorno-Civitavecchia. Ieri mattina il consiglio comunale ha infatti deciso di convocare per martedì una commissione consigliare per discutere del progetto autostradale. «In quella sede – dicono Marco Fiaccadori, Marcello Maneschi, Sandro Mazzola e Silvano Olmi – sarà messo in calendario un consiglio comunale straordinario e aperto per informare la cittadinanza. Una richiesta che noi del centrodestra abbiamo da molto tempo avanzato e che finalmente è stata accolta dal presidente del consiglio comunale Alessandro Dinelli». «Purtroppo, sulla vicenda autostrada tirrenica – commentano gli esponenti del Pdl - l’amministrazione Mazzola non ha, secondo noi, adeguatamente informato la cittadinanza sulle ricadute che il progetto avrà nel territorio tarquiniese».
"29 ottobre: mobilitazione nazionale contro il carbone"
Riceviamo e pubblichiamo:
"29 OTTOBRE : GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE CONTRO IL CARBONE
CONTRO L’USO DEL CARBONE, PER UN LAVORO DEGNO,PER CONTRASTARE I CAMBIAMENTI CLIMATICI E TUTELARE LA SALUTE DANDO SPERANZA AL NOSTRO FUTURO
APPELLO PER UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE NEL POLESINE E PRESIDI DAVANTI ALLE CENTRALI A CARBONE
La scelta di incrementare l’uso del carbone per la produzione di energia elettrica è una scelta nociva e sbagliata, soprattutto oggi che i cambiamenti climatici costituiscono una minaccia per il futuro del Pianeta e le fonti rinnovabili, insieme all’efficienza energetica, rappresentano l’alternativa efficace e praticabile. La combustione del carbone in centrali elettriche rappresenta, infatti, la più grande fonte “umana” di inquinamento da CO2, più del doppio di quelle a gas. A parole tutti sono per la lotta ai cambiamenti climatici, ma in Italia si fanno scelte in senso contrario, nonostante l’Unione Europea abbia assunto la decisione di ridurre entro il 2020 di almeno del 20% le emissioni di gas serra, rispetto ai livelli del 1990.
Il carbone è anche una grave minaccia per la salute di tutti: la combustione rilascia un cocktail di inquinanti micidiali (Arsenico, Cromo, Cadmio e Mercurio, per esempio), che coinvolgono un’area molto più vasta di quella intorno alla centrale. L’Anidride solforosa emessa, combinandosi con il vapore acqueo, provoca le piogge acide, per non parlare dei danni alla salute derivanti dalle polveri sottili.
La consapevolezza del legame tra danno ambientale e minacce per la salute umana, con inevitabili costi per la collettività, dovrebbe ormai costituire una consapevolezza comune. Ciò nonostante, e per mere convenienze proprie legate all’attuale prezzo del carbone (peraltro in salita), alcune aziende insistono per costruire nuove centrali a carbone o riconvertire centrali esistenti.
Con i recenti referendum oltre 26 milioni di italiani hanno rivendicato il diritto a decidere del proprio futuro, un futuro in cui i cambiamenti climatici non raggiungano livelli distruttivi per l’ambiente, il benessere e la stessa specie umana, un futuro di vera sicurezza energetica, un futuro di vera e stabile occupazione. In contrasto con questa ampia richiesta popolare Governo, Enel e altri lanciano invece un “piano carbone” che, oltre a Porto Tolle, riguarda la riconversione di vecchie centrali come Vado Ligure, La Spezia, e Rossano Calabro, o addirittura la costruzione di nuove centrali come Saline Ioniche, con un livello di investimenti, pubblici e privati, dell’ordine di 10 miliardi di euro. Con buona pace del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili. Rivendichiamo il diritto a essere coinvolti in scelte chiare, fondate su strategie e piani condivisi e non dettati dalle lobby energetiche, ma dall’interesse di tutti e dal bene comune.
Proponiamo il territorio polesano come laboratorio nazionale per cominciare ad immaginare ed attuare l'alternativa energetica, per uscire dalle fonti fossili.
Cominciamo questo percorso con una giornata di mobilitazione nazionale contro il carbone il 29 ottobre, e con una manifestazione nazionale nel Polesine.
A Porto Tolle, l'ENEL vuole – anche con modifiche alle leggi e alle normali procedure, operate da una politica compiacente – convertire una centrale a olio combustibile in una centrale a carbone della potenza di 2000 MW, nel mezzo del parco del Delta del Po. Questa centrale a carbone emetterebbe in un solo anno 10 milioni di tonnellate di CO2 (4 volte le emissioni di Milano), 2800 tonnellate di ossidi di azoto (come 3.5 milioni di auto), 3700 tonnellate di ossidi di zolfo (più di tutti i veicoli in Italia), richiedendo lo smaltimento di milioni di tonnellate di gessi e altre sostanze.
La centrale a carbone di Porto Tolle non ha alcun senso.
La riconversione avverrebbe al di fuori e contro di ogni strategia di riduzione delle emissioni di anidride carbonica (strategia che ancora oggi non c’è) e persino di ogni logica energetica, dal momento che l’Italia ha una potenza istallata quasi doppia rispetto al picco della domanda, al punto che i produttori di energia elettrica lamentano che gli impianti vengono oggi usati per un terzo della loro potenzialità.
Non solo: oggi le maggiori prospettive di nuovi posti di lavoro, nel mondo e in Italia, sono nei settori delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, con numeri che in alcuni Paesi ormai superano l’industria tradizionale; al contrario, la centrale a carbone porrebbe a rischio l’occupazione già esistente, e quella futura, nell’agricoltura, nel turismo e nella pesca.
La riconversione a carbone avverrebbe con una tecnologia di combustione che, pur spinta ai suoi migliori livelli, resta sempre assai più inquinante di quella basata sul gas naturale, e dannosa per la salute; nel caso di Porto Tolle, i dati di rilevazione e le epidemiologie mostrano che l’inquinamento e i danni sanitari si estenderebbero per buona parte della Pianura Padana.
Il ricatto occupazionale di ENEL, dunque, va rifiutato da tutti con dignità e fermezza, perché oggi più che ieri il futuro è nell’economia sostenibile per l’ambiente e la salute, tanto più che, sul piano occupazionale, la bonifica dell'area ed una sua riconversione verso impianti e produzioni nel settore delle energie rinnovabili pulite darebbero lavoro stabile e sicuro ad un maggior numero di persone.
Con la giornata del 29 ottobre ci rivolgiamo a tutti, anche a coloro che subiscono il ricatto occupazionale, nel Polesine e ovunque in Italia vi siano centrali a carbone o progetti di costruzione di nuove centrali o di ampliamento di quelle esistenti, per rifiutare tutti insieme la contrapposizione tra lavoro ambiente e salute, cominciando invece a costruire un lavoro dignitoso, una società basata sull’interesse comune e non sugli interessi di poche lobbies, sulla possibilità di un futuro per tutte e tutti.
Promotori
Alternativa, AltraMente scuola per tutti, AltroVe, Arci, A Sud, Cepes, Circolo culturale AmbienteScienze, Comitato Energiafelice, Comitato SI' alle Rinnovabili NO al nucleare, Coordinamento Veneto contro il carbone, Ecologisti Democratici, Fare Verde, Federconsumatori, Focsiv - Volontari nel mondo, Forum Ambientalista, Greenpeace, ISDE-Medici per l'Ambiente, Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lipu, Movimento difesa del cittadino, Movimento Ecologista, OtherEarth, Rete della Conoscenza (Uds-Link), RIGAS, Slow Food Italia, WWF, Ya Basta.
Adesioni
Federazione nazionale dei Verdi, IDV, Prc-Fds, SEL.
Adesioni individuali
Virginio Bettini, Ilaria Boniburini, Anna Donati, Edoardo Salzano.
Per adesioni: segreteria@fermiamoilcarbone.it; www.fermiamoilcarbone.it
Consultazione EU sulla qualità dell'aria, partecipa anche tu
E’ on-line la procedura di consultazione della Commissione europea finalizzata alla revisione delle policy sulla qualità dell’aria nei Paesi membri "Consultation on EU air quality legislation – Questionnaire 1 for interested citizens".
Tutti i cittadini interessati possono partecipare all’iniziativa, compilando, entro il 30 settembre, il questionario che trovate qui (clic)
Grazie a Vanni Destro per la segnalazione
OMS: due milioni di morti all'anno per inquinamento
Fonte "Ogni anno oltre due milioni di persone nel mondo muoiono a causa dell’inalazione di particelle fini che inquinano l’aria. Questa la cifra allarmante, diffusa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, delle vittime dell’inquinamento: la maggioranza, secondo le ultime stime dell’Oms, nelle zone urbane dove il numero di decessi prematuri daattribuire all’inquinamento è stimato a 1,34 milioni (dati del 2008). Di questi più di un milione potrebbero essere evitati se i valori delle linee guida dell’Oms fossero rispettati, ma in media solo poche città hanno valori conformi alle raccomandazioni ed il numero di decessi riferibili all’inquinamento atmosferico in città è in aumento.
L’Oms ha fissato la soglia a 20 microgrammi per metro cubo, ma in alcune città la concentrazione puo’ raggiungere circa 300 microgrammi. La Mongolia registra una concentrazione media annuale molto alta (279), come il Botswana (216) e il Pakistan (198). In Italia è di 37, meglio della Grecia (44) ma meno bene della Francia (27) o degli Stati Uniti (18).
Le particelle fini che inquinano l’aria provengono spesso da fonti di combustione quali le centrali elettriche a carbone ed i veicoli a motore, spiega l’Oms che per la prima volta ha raccolto dati sull’inquinamento atmosferico di 1.100 città di 91 Paesi, misurando la presenza di particelle PM10, di dimensioni pari o inferiori a 10 micrometri. Le particelle PM10 – spiega l’Oms – possono penetrare nei polmoni, entrare nella circolazione del sangue e provocare cardiopatie, tumori ai polmoni, casi d’asma e infezioni delle vie respiratorie inferiori.
25 settembre 2011
Riscaldamento globale, il problema è sempre più grave.
Da ipsnotizie.it "Gli scienziati tedeschi hanno scoperto un’altra “arma letale” che conferma i cambiamenti climatici: l'estensione del ghiaccio marino dell'Artico ha raggiunto un nuovo minimo storico.
Questo fenomeno sta accelerando la velocità del cambiamento climatico al di là dell’azione umana con ogni barile di petrolio, tonnellata di carbone o metro cubo di gas bruciato.
Secondo alcuni ricercatori dell'Università di Brema in Germania, lo scioglimento del ghiaccio artico avrebbe superato il livello minimo storico del 2007, mentre altri centri di ricerca che fanno uso di diversi satelliti e strumenti di analisi ritengono che l’eccezionale riduzione del ghiaccio del 2007 non sia ancora stata superata nel 2011.
"Noi crediamo che arriverà poco al di sotto dei livelli del 2007 - ma non è importante", ha detto Mark Serreze, direttore del Centro Nazionale dati della Neve e del Ghiaccio con sede nella città americana di Boulder, Colorado.
"L’elemento straordinario è che quest'anno non c'è stato un andamento climatico atipico tale da creare le condizioni per il record di scioglimento del 2007", ha detto Serreze.
Quest'anno il clima in estate è stato normale, eppure il ghiaccio è scomparso nelle stesse quantità del 2007.
"Questo ci fa capire che adesso il ghiaccio marino è troppo sottile per resistere anche alle normali condizioni meteorologiche".
Sia il Passaggio a Nord Ovest, sia la rotta del Mare del Nord che attraversano l'Artico, sono di nuovo aperti, come accade quasi ogni anno dal 2007. Una petroliera ha recentemente attraversato l'Oceano Artico nel tempo record di otto giorni, viaggiando da Houston, in Texas a Map Ta Phut, Thailandia.
Lo scioglimento estivo dei ghiacci è raddoppiato rispetto a quello di 30 o 40 anni fa. Un bambino nato con l'avvento dell'era satellitare, quando l'uomo ha potuto contemplare per la prima volta l'immensità ghiacciata, oggi avrebbe 32 anni; e quest’estate constaterebbe che più di tre milioni di chilometri quadrati di ghiaccio - la superficie dell'India - sono scomparsi rispetto all’estate in cui è nato.
Oggi è ormai quasi accertato che il ghiaccio dell’Artico in estate sarà scomparso quando un bambino nato nel 1979 avrà 50 anni. È un rapido cambiamento su scala planetaria con conseguenze di vasta portata che gli scienziati hanno appena cominciato a capire.
Una delle conseguenze è l'accelerazione del riscaldamento globale, mentre l'Artico passa dal bianco al blu scuro, e l'oceano assorbe enormi quantità di calore nelle 24 ore di sole estive. Si prevede che a questo cambiamento si aggiungerà una quantità supplementare di energia termica di circa 0,3 watt per metro quadrato sulle terre emerse e sull’intera superficie d'acqua del pianeta, afferma Stephen Hudson dell'Istituto Polare Norvegese.
È una quantità di energia sufficiente ad accendere una luce notturna Led per ogni metro quadrato dei 510 milioni di metri quadrati che compongono la superficie terrestre. Questo aumenterà le temperature globali di circa 0,25 gradi centigradi, ha detto a IPS John Abraham dell'Università di St. Thomas in Minnesota.
Naturalmente, la maggior parte di quell'enorme quantità di calore si concentrerà prima nell'Artico, dove le temperature sono già in media superiori di 3-5° C a quelle di 30 o 40 anni fa. Lo scorso inverno, alcune parti dell'Artico sono state per un mese di 21° C al di sopra della media.
Tutta questo calore supplementare minaccia di accendere la miccia della più grande "bomba al carbonio" del mondo, la vasta regione del permafrost che si estende per 13 milioni di chilometri quadrati tra Alaska, Canada, Siberia e alcune aree del Nord Europa.
Il permafrost contiene almeno il doppio del carbonio che è attualmente presente nell'atmosfera. Se solo una piccola percentuale verrà rilasciata, le conseguenze per il cambiamento climatico saranno catastrofiche, dicono gli esperti. Il permafrost si è lentamente sciolto negli ultimi vent'anni e la velocità del disgelo sta accelerando con l'aumento delle temperature, ha detto l' esperto mondiale di permafrost Vladimir Romanovsky dell'Università dell'Alaska a Fairbanks.
Questo avrà un profondo impatto sull'intera popolazione mondiale. Secondo i dati della Global Governance Project, entro il 2050 nel mondo ci saranno 200 milioni di profughi ambientali, la maggior parte dei quali provenienti dalle basse aree costiere, a causa dell'innalzamento dei livelli dei mari.
Mentre la tragedia climatica si aggrava, gli Stati Uniti e la maggior parte del mondo industrializzato sono distratti dalla minaccia relativamente trascurabile del terrorismo e spendono miliardi di dollari nella sicurezza e nelle guerre in Afghanistan e in Iraq.
Gli Stati Uniti potrebbero generare il 100 per cento della propria elettricità dall'eolico, dal solare, delle maree e dalla geotermia spendendo meno di quanto investito nella sicurezza e nelle guerre negli ultimi dieci anni, ha detto Richard Heinberg, esperto di energia e alto funzionario del Post Carbon Institute in California.
Tuttavia, l'economia americana è in uno stato talmente drammatico, ha detto Heinberg, autore del nuovo libro "La fine della crescita", che il paese non è più finanziariamente in grado di assumersi questi costi, né può permettersi di continuare a bruciare combustibili fossili.
" Prima o poi saremo costretti a utilizzare una quantità notevolmente minore di energia". @ IPS (FINE/2011)
23 settembre 2011
Dalla UE proposte per un approccio globale alle emissioni antropiche
Riportiamo da Ecodallecitta.it
"Il Parlamento europeo ha varato un nuovo provvedimento che va nella direzione della lotta contro i cambiamenti climatici. Strasburgo ha infatti approvato una risoluzione che chiede alla Commissione Ue di adoperarsi per la riduzione delle emissioni dei gas serra diversi dalla Co2, a cominciare dai cosiddetti gas fluorurati (Hfc) e dal protossido di azoto. Si tratta di sostanze ancora in parte utilizzate in frigoriferi, impianti di condizionamento, frigoriferi, apparecchiature mediche, schiume isolanti e bombolette. Introdotti negli anni '90 per sostituire alcune sostanze responsabili del buco dell'ozono, questi gas hanno in realtà mostrato un impatto sul clima molto pericoloso, e dal momento che resistono in atmosfera molto a lungo, sono di fatto dei gas serra molto più potenti della famigerata anidride carbonica. Di qui la decisione di metterli progressivamente al bando da varie applicazioni, ma ora l'Europarlamento chiede uno sforzo politico ancora maggiore.
La risoluzione, approvata con 578 voti a favore, 51 contrari e 22 astensioni, sottolinea infatti i limiti del regolamento sugli Hfc attualmente in vigore e chiede alla Commissione di adottare misure più rigide contro l'uso di questi composti. L'obiettivo, secondo i deputati di Strasburgo, è quello di ottenere risultati relativamente veloci sugli equilibri climatici, con un investimento economico tutto sommato contenuto. Il costo pubblico previsto per la riduzione degli idrofluorocarburi, infatti, è compreso tra i 5 e i 10 centesimi per tonnellata, al contrario dei 13 euro a tonnellata necessari per ridurre l'uso del carbone. «Il potenziale di riscaldamento globale dei gas diversi dalla Co2 è superiore a quello dell'anidride carbonica - ha commentato il greco Theodoros Skylakakis co-autore della risoluzione – È molto importante ridurre questi gas perché essi rappresenteranno il 20% del totale delle emissioni globali entro il 2050».
Il provvedimento, in sostanza, sottolinea che il Protocollo di Kyoto trascura in qualche modo gas climalteranti come il monossido di carbonio (Co), gli ossidi di azoto (Nox) e altri composti organici volatili responsabili della produzione di ozono negli strati più bassi dell'atmosfera. Per questo il Parlamento chiede alla Commissione di elaborare una revisione della normativa vigente sui gas fluorurati e di formulare proposte per ridurne immediatamente la produzione e il consumo. L'utilizzo di idroclorofluorocarburi (Hcfc), invece, dovrebbe essere definitivamente interrotto, e si dovrebbe estendere, su scala globale, l'impiego delle tecnologie già disponibili per ridurre le emissioni di monossido di carbonio e ossidi di azoto. «La riduzione delle emissioni dei gas non Co2 deve fare parte della politica europea sul cambiamento climatico – ha dichiarato l'eurodeputato austriaco Richard Seeber, l'altro autore della risoluzione - Oggi possiamo intervenire in maniera efficace, in tempi ragionevoli e con le risorse già esistenti».
Il testo approvato a Strasburgo, infine, sottolinea l'urgenza di ridurre le emissioni legate al cosiddetto “black carbon”, il particolato carbonioso prodotto da motori diesel, stufe a legna, incendi boschivi e altri tipi di combustione. Quest'ultimo risultato, in particolare, potrebbe essere raggiunto introducendo controlli più severi sulle emissioni degli autoveicoli. A questo punto non resta che aspettare di capire se la Commissione accetterà le richieste dei parlamentari.