"Dal 28 novembre 2011 al 9 dicembre 2011 si terrà la conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite. Questa conferenza annuale, la 17° sul clima in sede Onu, segue ai precedenti vertici di Copenaghen (2009) e Cancun, Messico (2010) entrambi conclusosi mettendo in evidenza la mancanza di volontà politica dei governi di farsi carico della principale minaccia che l'umanità sta affrontando: i cambiamenti climatici.
Anche Durban, al di là di ogni ragionevole dubbio, sarà un fallimento annunciato. Mentre le piccole isole-stato sprofondano a causa dei cambiamenti climatici, i paesi industrializzati continuano a eludere il raggiungimento di un accordo vincolante. Stati Uniti e Cina, i due paesi più inquinanti a livello mondiale, negano le loro responsabilità.
Già a Cancun un anno fa è stato rafforzato l'impianto che vuole trattare la crisi ecologica e climatica attraverso un processo di ulteriore mercificazione della natura, rafforzando i mercati del carbonio, costituendo un paradossale diritto ad inquinare da parte dei paesi ricchi e creando, a garanzia di questi, un fondo gestito dalla Banca Mondiale. Presente con una folta delegazione alle mobilitazioni e al forum alternativo di discussione che hanno accompagnato i lavori del vertice ufficiale, RIGAS ha denunciato la firma di un accordo non vincolante che ha il solo fine di tutelare il sistema capitalistico e condurre alla finanziarizzazione delle risorse naturali."
Leggi tutto l'articolo su ASud
26 novembre 2011
Conferenza sui cambiamenti climatici a Durban, un altro fallimento annunciato
Quarto gruppo TVS, l'assalto della ghenga Moscherini-TirrenoPower
Si scrive Moscherini, si legge svendita della città per tornaconto politico.
Si scrive TirrenoPower, si legge Sorgenia.
Si scrive combustione di biomasse (dall'Australia!), si legge incenerimento dei rifiuti laziali.
Shakerate il tutto e otterrete un cocktail di veleno e bugie che la città è chiamata a bersi, secondo il primo cittadino e Tirreno Power.
Sulla vicenda intervengono Freedom (vedi l'articolo) e SeL (vedi l'articolo)
Porto di Civitavecchia, d'inverno
22 novembre 2011
I costi del carbone, nuovo studio: "Ogni dollaro speso in carbone ne causa due di danni"
Nuovo studio sui costi esterni del carbone, di solito tralasciati dal bilancio costi/benefici. Fonte: Qualenergia
"Ogni dollaro speso in carbone ne causa 2 di danni e, senza contare l'impatto sul clima e le relative conseguenze, le centrali a carbone Usa costano all'ambiente e alla salute degli statunitensi circa 53 miliardi all'anno.
Il carbone è una fonte di elettricità economica solo perché i danni che provoca all'ambiente, al clima e alla salute umana vengono scaricati sulla collettività. A sostegno di questo concetto sono stati pubblicati diversi studi che cercano di quantificare economicamente le esternalità negative di questa fonte.
L'ultimo, intitolato “Environmental Accounting for Pollution in the United States Economy”, arriva appunto dagli Usa ed è stato pubblicato sull'American Economic Review di agosto. Le conclusioni del report (che prendiamo sintetizzate da Think Progress e da Legal Planet, blog di politiche ambientali curato dalle facoltà di legge di Berkley e dalla Ucla) mostrano appunto che i danni per ogni chilowattora prodotto bruciando carbone costano economicamente il doppio rispetto al prezzo di mercato di quello stesso chilowattora.
In totale, è l'impressionante conto fatto nello studio, le centrali a carbone Usa pesano per un quarto del GED del paese (ossia delle gross external damages, quantificazione del complesso delle esternalità negative). Un danno causato soprattutto dall'aumento di mortalità legato al biossido di zolfo e, in maniera minore, agli ossidi di azoto e al particolato fine.
Secondo lo studio il conto dei danni ambientali e sanitari delle centrali a carbone Usa per il sistema paese è di 53 miliardi di dollari all'anno. Una cifra impressionante specie se si ricorda che il calcolo si limita a considerare le emissioni di alcuni inquinanti per via aerea e non comprende altre esternalità, come ad esempio quelle legate all'estrazione del minerale, ma sopratutto non tiene conto dell'impatto delle emissioni di CO2 sul clima e delle relative conseguenze, enormi ma difficili da quantificare.
Se si aggiungesse al conto una stima conservativa dei danni legati alle emissioni di CO2, si spiega nello studio, il conto delle esternalità negative salirebbe del 30-40%. Ipotizzando che ogni tonnellata di CO2 emessa causi danni per 65 $ (ma secondo altri studiosi il conto sarebbe molto più salato) ogni chilowattora prodottoda carbone costerebbe al paese 0, 21 dollari.
Il carbone è responsabile di circa il 41% delle emissioni mondiali di gas serra e del 72% di quelle per la produzione di elettricità (dati riferiti al 2007). L'ultimo studio che ha tentato una quantificazione economica delle esternalità negative di questa fonte è "The true cost of coal" di Greenpeace. Tra malattie respiratorie, incidenti nelle miniere, piogge acide, inquinamento di acque e suoli, perdita di produttività di terreni agricoli e cambiamenti climatici, aveva calcolato l'associazione, nel 2007 il carbone a livello mondiale aveva fatto danni per 356 miliardi di euro. In Cina dove si fa ricorso al carbone per i due terzi del fabbisogno energetico nazionale - aveva segnalato un precedente rapporto, sempre realizzato da Greenpeace in collaborazione con alcuni economisti cinesi - i costi esterni del carbone sono pari a 7 punti di prodotto interno lordo.
19 novembre 2011
Scandaloso Moscherini: si brucino i rifiuti di Roma a Civitavecchia
NB: col termine 'biomasse', specialmente nello slang politichese, si indicano in modo subdolo anche i rifiuti provenienti dai centri abitati.
Nuova sortita del sindaco Moscherini sul futuro del gruppo in dismissione di Torrevaldaliga Sud, rispetto alla quale è bene mantenersi vigili e pronti all'azione:
Auspico pertanto che il futuro energetico del nostro territorio sia proiettato verso lo sviluppo dell’energia a biomasse e mi auguro che durante il prossimo incontro, previsto il 21 novembre in merito al futuro del quarto gruppo di Torre Valdaliga Sud, venga avanzata una proposta in tale direzione, altrimenti saremo contrari ad ogni tipo di istallazione mista olio, gas, cdr, ribadendo l’indirizzo e il parere già espresso nel consiglio comunaleFonte
Per chi conosce il cinico Moscherini queste parole si leggono chiare come il cristallo, a nulla valgono le sue ripetute dichiarazioni di non essere favorevole ai rifiuti bruciati negli impianti di Civitavecchia. Sappiamo bene che si tratta solo di strategie per imbonire il popolino e alzare la posta nel mercanteggio.
Il tutto va collegato alla proposta-ricatto di TirrenoPower (azienda di proprietà di Sorgenia): "O biomasse o 60 posti di lavoro tagliati", leggi l'articolo su Centumcellae.it.
Ma quale sprovveduto può credere che un gruppo intero di TVS possa essere alimentato con scarti di lavorazione del legno provenienti nientepopodimeno che -DALL'AUSTRALIA!
Evidentemente per mandare avanti l'impianto si integrerebbe il tutto con rifiuti provenienti dalla Capitale, in piena emergenza per la chiusura di Malagrotta e l'incapacità di attuare piani sostenibili di gestione dei materiali post-consumo.
Infine, se fosse il caso di ricordarlo, questo territorio va BONIFICATO, nessun tipo di nuovo inquinamento può essere aggiunto alle tante fonti che già gravano col loro velenoso apporto sulla nostra salute e futuro.
Aggiungiamo una lettura consigliata: "La combustione di biomasse è cancerogena", del dott. G. Ghirga (ISDE)
Coira, successo dell'iniziativa popolare "energia pulita senza carbone"
Dal Corriere del Ticino
"I grigionesi potranno esprimersi sui contestati piani del gruppo energetico Repower relativi alle centrali a carbone. L'iniziativa popolare «Sì all'energia pulita senza carbone» è infatti riuscita, ha comunicato oggi il governo cantonale.
Secondo l'Esecutivo, delle 4427 firme inoltrate 4366 sono valide. Erano necessarie 4000 firme da raccogliere entro il prossimo 10 febbraio. La proposta è stata sostenuta da quattordici organizzazioni e partiti tra cui WWF, Pro Natura, Partito socialista, Gioventù Socialista Grigioni, Verdi liberali e Verdi. Essa prevede che alle aziende controllate dal Cantone sia impedito di investire in centrali a carbone.
Concretamente i promotori mirano a bloccare i progetti di Repower nel settore in Italia, a Saline Joniche (Calabria), e nella Germania settentrionale, a Brunsbüttel, che - rilevano - genererebbero una quantità di emissioni di CO2 pari al 40% di quelle dell'intera Svizzera o 14 volte quelle dei Grigioni.
Con una quota del 46%, il cantone dei Grigioni è il maggiore azionista del gruppo energetico con sede a Poschiavo."
"All’ombra delle ciminiere", storia del carbone a Vado Ligure
E' uscito nelle librerie “All’ombra delle Ciminiere” di Giovanni Borrello, storia della centrale a carbone di Vado Ligure.
A questo indirizzo alcuni estratti dal testo.
Brindisi, polvere di carbone su 400 ettari di colture agricole attorno alla centrale
Da bari.Repubblica.it
"Sono state le polveri di carbone della centrale disperse dai venti a contaminare i terreni di Cerano, a portare la cenere fin dentro le case, a far sì che i livelli di inquinamento fossero ben superiori a quelli dovuti al traffico. Lo dice il consulente della procura di Brindisi che indaga sulla dispersione di polveri di carbone intorno al nastro trasportatore e al deposito-carbonile, entrambi scoperti, della centrale Enel Federico II. Un'inchiesta arriva ormai al capolinea e partita dall'esposto degli agricoltori e delle associazioni ambientaliste brindisine, che chiedevano alla magistratura di accertare le cause dell'inquinamento.
Sarebbe la centrale elettrica, almeno secondo il consulente della procura, la fonte principale di contaminazione dei terreni sui quali un tempo germogliavano i frutti più generosi dell'agricoltura, prima che su sollecitazione del ministero dell'Ambiente l'ex sindaco di Brindisi vietasse categoricamente con una ordinanza del 28 giugno 2007 ogni forma di coltivazione, oltre che la distruzione dei frutti della terra: carciofi, uva, ma anche olive. La decisione del sindaco, che ha azzerato ogni forma di sostentamento per circa 60 aziende agricole, arrivò dopo che l'area era stata dichiarata Sito di interesse nazionale, e dopo che la caratterizzazione affidata a Sviluppo Italia aveva registrato una concentrazione di metalli pericolosa per l'ambiente e la salute pubblica.
Oggi i risultati delle analisi confermano i sospetti degli agricoltori. Lapidarie le conclusioni del consulente tecnico Claudio Minoia, direttore del laboratorio di misure ambientali e tossicologiche della Fondazione Maugeri di Pavia, nonché responsabile della scuola di specializzazione in Medicina del Lavoro dell'ateneo pavese. Scrive il perito incaricato dai pubblici ministeri Giuseppe De Nozza e Cristina Fasano: "In conclusione, si ritiene che in aree prospicienti la centrale si siano determinate, anche se non con carattere di continuità ma piuttosto come diretta conseguenza di fenomeni eolici, dispersioni significative di polveri di carbone dal deposito carbonile. Questa ha sicuramente rappresentato la prevalente via di contaminazione delle aree prospicienti e al contempo si sottolinea che non è noto il contributo derivante da possibili ricadute di emissioni convogliate. Gli effetti di tali eventi, protratti nel tempo, hanno contribuito a elevare i livelli aerodispersi di elementi in traccia a valori diversi da quelli normalmente rilevabili in aree urbane caratterizzate da elevata densità di traffico veicolare, nonché a produrre direttamente o indirettamente una contaminazione indoor presso le abitazioni dei soggetti residenti in aree prospicienti la centrale. Per ultimo è stata altresì rilevata un'influenza sulla contaminazione superficiale di frutti e colture vegetali (incluso il materiale fogliare)".
Dal canto suo, l'azienda fa sapere che "Enel esercisce i propri impianti e il nastro trasportatore nel pieno rispetto delle norme ambientali. Presenterà, nelle sedi opportune e nello spirito della massima collaborazione con la magistratura, le proprie osservazioni alla perizia anche sulla base delle risultanze di indagini condotte da organismi scientifici indipendenti che escludono dispersioni attribuibili alla logistica del carbone. Nel frattempo è già in fase di attuazione l’accordo concluso da Enel con le Associazioni agricole, in virtù del quale i singoli proprietari hanno già iniziato a ricevere le risorse previste nel programma di sviluppo per la realizzazione della barriera arborea e per il migliore e più redditizio utilizzo dei loro terreni adiacenti al nastro trasportatore”.
Dopo l'esposto di agricoltori e ambientalisti, la magistratura aprì un fascicolo per "getto pericoloso di cose e danneggiamento delle colture" a carico di dodici indagati ai quali furono notificati altrettanti avvisi di garanzia dai carabinieri del Noe di Lecce e dalla Digos di Brindisi. Quasi tutti i nomi finiti nel mirino dei sostituti procuratori sono di dirigenti dell'azienda elettrica. Si tratta di Mirko Luciano Pistillo, 50 anni, ex responsabile unità di business della centrale; Antonino Ascione, 43 anni, attuale responsabile della Federico II; Vincenzo Putignano, 57 anni, ex capo centrale; Calogero Sanfilippo, 53 anni, ex capo centrale, attualmente responsabile della filiera carbone per conto di Enel; Lorenzo Laricchia, 56 anni, responsabile logistica e approvvigionamento carbone; Giuseppe Varallo, 48 anni; Diego Baio, 51 anni, era il responsabile del settore ambiente, in procinto d' essere destinato ad altro incarico; Antonino Caprarotta, 63 anni, ex direttore, amministratore delegato di Enel produzione; Vittorio Vagliasindi, 54 anni, è stato responsabile delle produzioni termoelettriche, adesso si occupa sempre in seno ad Enel di energie rinnovabili; Sandro Fontecedro, 65 anni, ex direttore della divisione Generazione ed energy management di Enel; Aldo Cannone, 59 anni e Luca Screti, 40 anni, sono gli unici due indagati estranei all'azienda elettrica, entrambi legali rappresentanti di ditte appaltatrici per la movimentazione del carbone.
La risposta del consulente Minoia al quesito affidato dalla procura potrebbe essere oggi preludio alla conclusione delle indagini. Di fronte ai pm un doppio binario: o la richiesta di archiviazione del fascicolo, o la richiesta di rinvio a giudizio. Nel frattempo Enel corre ai ripari, accingendosi a investire una cifra pari a 6.100.000 euro per la "riconversione produttiva e azione ambientale delle aree dell'ambito territoriale omogeneo adiacente l'asse attrezzato e la centrale Federico II di Brindisi", in cambio della rinuncia da parte delle potenziali parti offese a procedere nell'azione penale.
All'alba del deposito della perizia, non si è fatta attendere la presa di posizione dei "No al carbone" il movimento a difesa dell'ambiente del capoluogo messapico: "Può un gigantesco carbonile scoperto, in grado di stoccare centinaia di migliaia di tonnellate di carbone, esposto quindi ai venti che con notevole frequenza spazzano le nostre terre, non inquinare rilasciando polveri di carbone estremamente pericolose per la salute?". E' la domanda scopertamente retorica degli ambientalisti, che chiedono a viva voce: "Si chiuda la centrale Edipower con il passaggio del personale all'Enel come previsto dagli accordi più volte presi. Si attui una immediata riduzione del consumo del carbone a Brindisi, si proceda alla conversione entro tre anni della centrale di Cerano a gas e si sequestri il carbonile scoperto con l'obbligo nel frattempo come per l'Edipower di rifornirsi di carbone direttamente senza sito di stoccaggio. Alla magistratura chiediamo di accertare le responsabilità e punire i colpevoli, Brindisi aspetta da anni giustizia".
16 novembre 2011
Sizhuang, sono 35 i morti in miniera
Aggiornamento, da AGI-Cina
"Il corpo di un altro minatore e' stato recuperato in mattinata dal condotto della miniera di carbone Sizhuang, nel distretto di Shizong, nelle vicinanze della citta' di Qujing, provincia dello Yunnan. Sale cosi' a 35 il conto dei morti, dopo la fuga di gas avvenuta giovedi', con uno scoppio che ha intrappolato 43 minatori, mentre proseguono le operazioni per cercare di recuperare gli otto lavoratori mancanti all'appello. La miniera operava in maniera illegale, dato che la licenza era stata revocata un anno fa, come ha reso noto l'Ufficio provinciale di supervisione della sicurezza delle miniere di carbone. L'ufficio aveva ordinato lo stop alla produzione ad aprile. Il vice procuratore generale di Qujing, Wu Hongze, fa intanto sapere che secondo le prime indagini quattro funzionari addetti alla sicurezza della miniera sarebbero responsabili di inadempienza dei propri doveri; i quattro sono in stato di fermo, mentre proseguono le indagini."
Discariche abusive a Civitavecchia
Da BiGnotizie.it
"Il Forum Ambientalista ha presentato oggi al Sindaco, all'Assessore all'ambiente, al Dirigente competente, e per conoscenza alla Procura della Repubblica, una dettagliata segnalazione, corredata da materiale fotografico, di diverse discariche abusive rilevate in città. Le discariche, individuate nelle zone di Via delle Vigne, Via Tazzini, nel Fosso della Fiumaretta, in Via Braccianese Claudia e Via del Casaletto Rosso, vedono la presenza di vari materiali tra cui inerti, materassi, mobili, elettrodomestici.
"Particolare inquietudine e preoccupazione - si legge nella nota - hanno destato le discariche del Fosso della Fiumaretta, dove sono presenti grandi quantità di amianto, e quella della Braccianese Claudia, dove l'area interessata è piuttosto vasta e fra i rifiuti, oltre l'amianto, si notano diverse campane della differenziata dimesse, deterioriate e/o semi bruciate. Su queste ultime, di probabile proprietà della società gestore della raccolta rifiuti, il Forum Ambientalista, ha chiesto che si ponga in essere un indagine amministrativa per accertare le responsabilità di quanto avvenuto ed in capo agli eventuali responsabili che verranno accertati vengano, oltre le eventuali conseguenze penali che sarà la Magistratura ad accertare, accreditati i costi per la bonifica e la rimessa in pristino dei luoghi. E questo non per una forzata ricerca di giustizialismo, quanto piuttosto perché è giunto il momento che si ponga un freno al mancato rispetto delle regole che imperversa sul territorio avvelenandolo ambientalmente e civilmente e determinando un ulteriore aggravio dei costi, derivanti dalle bonifiche che si rendono necessarie, a carico della collettività; vale per le imprese, vale per i singoli cittadini e ancor di più deve valere per chi ha il compito istituzionale di amministrare la città e gestirne i servizi".
12 novembre 2011
Solita carneficina nelle miniere di carbone cinesi
A poche ore dalla tragedia precedente, ci giunge la notizia di una nuova. Il teatro è il solito: le miniere di carbone cinesi.
"Venti minatori sono morti e altri 23 sono ancora intrappolati sottoterra dopo un'improvvisa fuga di gas nella miniera di carbone nella quale stavano lavorando nella provincia dello Yunnan, nella Cina del sudovest. L'agenzia Nuova Cina, citando le autorità locali, afferma che 30 pompieri, 100 «soccorritori professionali» e 300 tra medici e infermieri sono impegnati nel tentativo di raggiungere i sopravvissuti.
In base alle prime indagini l'incidente si è prodotto alle 6.30 locali della mattina (le 23,30 di martedì in Italia), quando una fuga di gas si è prodotta in una galleria. Il gas avrebbe poi raggiunto una galleria vicina, intrappolando un totale di 43 minatori..."