No al carbone Alto Lazio

30 novembre 2009

Porticciolo alla Frasca: tutto un bluff

da Trcgiornale.it - Sabato 28/11/2009

Il “gioco delle tre carte sul porticciolo alla Frasca” - come detto stamattina in conferenza stampa - portato avanti per anni dal sindaco Moscherini, con la recente sponda del presidente dell'Autorità Portuale, Fabio Ciani, alla fine è stato svelato. E se già c'era stato un pare della Regione alla (discutibile) conferenza dei servizi convocata dal Comune a mettere un pietra tombale su altre colate di cemento a nord di Torre Valdaliga, oggi passa l'angelo e dice amen.

Lo hanno spiegato questa mattina, carte alla mano, a nome di tutta l'opposizione consiliare, i consiglieri Alessandro Manuedda (Verdi) e Vittorio Petrelli (Ambiente e Lavoro) insieme all'ex consigliere del Prc, Roberto Bonomi, che aveva assiduamente seguito la vicenda.

Ma che cosa è successo di tanto importante? “Si è appreso che lo scorso 5 ottobre il Ministero dell'Ambiente – ha spiegato Bonomi – ha di nuovo scritto al Ministero per i Beni Culturali, Autorità Portuale e Regione, ribadendo che l'unica previsione riguardante porticcioli in zona Enel è quella data dalla prescrizione Via del decreto autorizzativo di Tvn. Il Ministero dice anche che una struttura portuale turistica davanti alla pineta della Frasca necessiterebbe di variante di Prp e relativa procedura di Via, determinando peraltro la sospensione dell'attuale procedura di valutazione per il Prp 2004, con dentro darsena grandi masse e, impropriamente, porto storico”. Ma Come mai il Ministero sente l'esigenza di scrivere questa lettera? Nella famosa conferenza dei servizi convocata dal Comune sul porticciolo della Frasca era intervenuta anche la Sovrintendenza, organo del Ministero dei Beni Culturali.

Ed è proprio da qui che il 7 luglio parte una nota all'indirizzo del Ministero dell'Ambiente, che viene informato sugli edificanti intendimenti che a Civitavecchia si hanno rispetto alla Frasca. Così il 3 agosto l'Ambiente – avendo appreso “di straforo” che cosa si vorrebbe fare alla Frasca - scrive ad Authority, Regione e Beni Culturali, chiedendo chiarimenti su qualcosa che sembra essere fuori ogni procedura. L'Autorità Portuale risponde che “alcune società private hanno presentato istanza di concessione per un porto turistico nell'area della centrale Enel” e che “il comune ha indetto apposita conferenza dei servizi” precisando che “la zona non ha a che vedere con il Prp”. Il cerchio, come detto, si chiude il 5 ottobre con l'ulteriore nota dell'Ambiente spiegata da Bonomi, nota talmente inequivocabile che anche la Regione con nota del 4 novembre “concorda” con il Ministero. “Ci risulta che anche l'Autorità Portuale abbia dato la stessa risposta” hanno detto ancora i tre consiglieri stamattina. Alla buon'ora. E allora delle due l'una: o le istituzioni pubbliche – Comune e Authority - si dimostrano competenti e capaci di seguire le procedure previste, oppure troppa insistenza su alcune interpretazioni rischia di connotarsi in altra maniera. Intanto, in attesa che si risolva un problema sui parcheggi per il progetto di riqualificazione della Frasca all'attenzione della Regione (prescrizione che attende di essere attuata dal 1997), si aspetta anche “la fine dei lavori alla banchina ceneri, dove secondo prescrizione è previsto il porticciolo, per vedere se si andrà alla progettazione definitiva dell'unica struttura ammissibile” ha precisato sempre Bonomi.

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"Osservatorio Ambientale: considerazioni e alcune novità"

Intervento di Alessandro Manuedda, Consigliere Comunale, Civitavecchia

Proprio ieri sera - nel corso dell’interessante Convegno organizzato dal Comitato “No al Carbone” e da Legambiente sul tema del mancato rispetto delle prescrizioni e della carenza di controlli in relazione alla centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord – mi è capitato di ribadire quanto più volte evidenziato, da me in Consiglio Comunale e dai No Coke nelle sedi più disparate, Ministeri compresi, ovvero il fatto che l’Osservatorio Ambientale - nelle varie forme assunte finora, in primis quella attuale – rappresenta di per sé una violazione delle prescrizioni contenute nel Decreto di Valutazione di Impatto Ambientale.

È notizia di oggi (o meglio di ieri) il fatto che la mancata rispondenza dell’Osservatorio Ambientale alle prescrizioni VIA - e quindi a tutt’oggi la sua inesistenza – è dichiarata dal Ministero dell’Ambiente [All.1] che per la necessità di “provvedere alla istituzione dell’Osservatorio Ambientale ai sensi del citato decreto VIA 680/2003” ha indetto una riunione – con una certa urgenza, direi – per il prossimo 2 dicembre.



Mi piacerebbe esibire un britannico distacco e limitarmi a fornire la notizia, ma, sarà per la mia origine mediterranea, non riesco ad esimermi da alcune considerazioni.

1) Mi sembra indiscutibile, a questo punto, la nullità della costituzione del Consorzio per la “Gestione del Nulla Cosmico” che è stata deliberata dal Comune di Civitavecchia e dagli altri Comuni del comprensorio agganciati alla locomotiva kamikaze rappresentata dal sindaco Moscherini – con l’aggravante della consapevolezza del mancato rispetto della prescrizione VIA ribadita da vari consiglieri a Civitavecchia e negli altri Comuni nelle rispettive sedi istituzionali prima del voto. Nulle sono le tutte le nomine del Consorzio, prima fra tutte quella del Presidente, Manrico Coleine, così come sono nulli gli organi consortili e nulle le decisioni che impegnano - così come è stato per gli anni scorsi – risorse economiche che dovevano essere destinate ad una struttura mai costituita – ovvero l’Osservatorio previsto dal decreto VIA 680/2003. È opportuno che i comuni si attivino celermente per l’annullamento in autotutela degli atti deliberativi di costituzione e provvedano a sciogliere il "carrozzone"; in tal senso chiederò formalmente al Ministero di commissariare con urgenza il consorzio nelle more della costituzione del vero Osservatorio, al fine di procedere alla stipula del protocollo d’intesa con Arpalazio che consentirà, finalmente, di avere dati ufficiali dalla rete di monitoraggio della qualità dell’aria – come chiarito nel convegno di ieri.

2) Emerge, ancora di più, in tutta la sua enormità, la falsità della dichiarazione del sig. Moscherini contenuta nella lettera del 7 aprile 2008 [All. 2] nella quale – appena una settimana prima di chiudere il nuovo accordo da 40 milioni di euro e “spiccioli” con l’Enel – negava a nome di tutti i civitavecchiesi, senza sapere nemmeno di cosa stesse parlando, la necessità di qualsiasi nuova autorizzazione per la centrale, vantandosi dell’esistenza dell’Osservatorio Ambientale che non è mai esistito, cosa che lui stesso appena insediato aveva pubblicamente riconosciuto. Ritengo, a questo punto, necessaria un’integrazione all’esposto presentato in quell’occasione alla Procura della Repubblica di Roma [All. 3].

Continuo a pensare che le leggi esistenti - certo migliorabili, come, del resto, qualsiasi cosa - se applicate, siano sufficienti a garantire la salute dei cittadini e per questo non ho mai accettato l’idea di fare da cavia per un osservatorio figlio della centrale a carbone, anche perché, quelle stesse leggi, se applicate, avrebbero impedito la riconversione.

Rimane il fatto che quell’osservatorio è comunque definito da una prescrizione e, pertanto, il rispetto della legalità vuole che sia istituito correttamente.

Continuo a pensare che un’Amministrazione Comunale che vive grazie ai soldi erogati da un inquinatore, in questo caso l’Enel, non possa esercitare la propria sovranità in materia della tutela di salute e ambiente e questo generi un clima di illegalità diffusa in cui tutti si sentono autorizzati ad emettere veleni o a progettare riconversioni a carbone e rifiuti, come nel recentissimo caso di Tirreno Power a Torrevaldaliga Sud.

Lo stesso clima e lo stesso silenzio nel quale, il prossimo giorno di Natale, la centrale di Torrevaldaliga Nord festeggerà un anno di esercizio in assenza di autorizzazione.

Chissà che Babbo Natale non ci porti un'altra lettera?

Alessandro Manuedda


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27 novembre 2009

"Il triangolo maledetto tra Civitavecchia,Tarquinia,Allumiere: il cementificio taroccato e le ceneri d'oro"

Comunicato del Comitato dei Cittadini Liberi - Tarquinia

Non occorre molta fantasia per capire che il cementificio di Pian de' Cipressi smaltirà le ceneri di TVN, tossiche e pericolose, e chiuderà la filiera del carbone. A poche centinaia di metri intanto, allo “Spizzicatore”, avverrà lo stoccaggio e la lavorazione della “monnezza” romana per avviarla alla centrale Enel.


Un tempo granaio dell'Urbe, ora Tarquinia è candidata a discarica di Roma e ricettacolo di industrie inquinanti insieme ad Allumiere e Civitavecchia; gran salto di qualità! Una conferma del degrado che avanza viene dal settore immobiliare: a Tarquinia 500 appartamenti sono in vendita e restano per lo più invenduti, rendendo per molti indisponibili i risparmi di una vita messi nel mattone. I cittadini reagiscono per esercitare un autonomo sindacato di controllo e l'ultimo “Informiamoci” ha fatto luce su fatti incredibili. Il decollo della zona industriale, con sottrazione di fertile suolo agricolo, avrebbe avuto ragione d'essere a fronte di investimenti nella filiera alimentare, magari per la trasformazione e la conservazione dei prodotti ortofrutticoli o per valorizzare in un momento di crisi l'eccellente grano duro di Maremma o in alternativa per insediare opifici destinati alla sostenibilità ambientale.

Invece no, gli abitanti di Tarquinia, Allumiere e Civitavecchia vengono condannati a inalare una dose ancora maggiore di micidiali polveri sottili, emesse abbondanti dai cementifici, per aiutare l'economia del cemento in un Paese che di cemento soffoca. Per sostenere il cementificio il Sindaco di Tarquinia ha affermato che può inquinarci ma l'inquinamento deve essere a norma di legge, trascurando la somma di inquinanti provenienti da più fonti. Il Consiglio Comunale di Tarquinia nel luglio 2008 s'era fatto carico di questa preoccupazione, deliberando (con delibera rimasta lettera morta) che la zona industriale fosse assoggettata a VAS (Valutazione Ambientale Strategica) per considerare tutte le fonti d'inquinamento e gli effetti cumulati per gli abitanti. Da oltre 24 mesi il Sindaco di Tarquinia cura la richiesta della società “Iniziative Industriali srl” che vuole costruire il cementificio a Pian de' Cipressi.

L'impianto è previsto a confine con un altro sito inquinante: il deposito di carbone, del quale si sta tentando l'ampliamento innalzando da 40.000 a 100.000 tonnellate la quantità di pet-coke stoccato a cielo aperto. I cittadini hanno appurato che la società proponente del cementificio ha un capitale sociale di 10.000 euro, roba solida per intenderci, e l'amministratore unico possiede la quota di 1(uno) Euro. Gli altri 9.999 sono della società fiduciaria Cordusio SpA., che nasconde a norma di legge l'identità di chi ha l'interesse reale a costruire il cementificio. Strano comportamento per un'iniziativa imprenditoriale di tale portata! Su questo segreto, all' ultimo consiglio comunale il Sindaco di Tarquinia ha mandato un “pizzino” verbale all'opposizione, esortandola a spiegare chi c'è dietro il cementificio. Ha poi replicato l'avvertimento in un comunicato stampa. Dal “pizzino” ripetuto si capisce trattarsi di un personaggio innominabile noto all'opposizione. Ma come fa il sindaco a conoscere chi si nasconde dietro la società fiduciaria? Ha potuto guardare nella scatola blindata e sa? Quindi la Cordusio nasconderebbe l'innominabile solo ai cittadini, il sindaco ne conosce il nome ma non lo rende noto e tenta di giungere all'approvazione del cementificio forzando politicamente la complicità dell'opposizione, probabilmente legata da obblighi di partito nei confronti dell'innominabile. Altro aspetto che sta emergendo è che dalla zona industriale dovremo aspettarci solo malvagità perché sembra che buona parte dei 430 ettari su cui si estende, siano riconducibili ad un unico centro d'interessi. Al Comitato dei Cittadini Liberi non resta che invocare la Magistratura per conoscere e far conoscere alla città il vero volto di chi si cela dietro il progetto di un cementificio taroccato calorosamente sostenuto dal Sindaco Mazzola. Nello studio ambientale di progetto, il documento più delicato per la nostra salute, l'intero capitolo delle emissioni in atmosfera è falsato: falsata la collocazione del cementificio, falsati i dati dei venti dominanti da Est in tutte le stagioni, falsati i dati di ricaduta degli inquinanti rilasciati da micidiali filtri a manica.

Ed è tutto voluto, non c'è errore; probabilmente si voleva evitare la somma delle polveri ultrasottili emesse dal cementificio con quelle in arrivo dal carbone bruciato a TVN, sia verso Tarquinia che verso Allumiere. Ma a Pian de' Cipressi il vento dominante non può spirare da Est, i Monti della Tolfa lo impediscono. Un altro errore tocca la potenza dell'impianto: 4.500 o 6.500 KW? In un documento compare il primo valore, in un altro il secondo. Non c'è errore di battitura, si tratta della somma di valori diversi che generano totali diversi. Taroccato con spudoratezza e allora due sono le possibilità: o l'amministrazione è stata truffata e sarà lei a denunciare alla magistratura quanto è accaduto, oppure l'amministrazione è complice e i cittadini chiederanno giustizia.

Consiglieri Comunali non siate complici, nemmeno con il silenzio, qui non c'è disciplina di partito. Dovete rispondere solo alla vostra coscienza, dopo aver rimosso eventuali interessi personali se pesano sui vostri si. È auspicabile che il Consiglio prenda le distanze dal cementificio, anche per difendere l'unanime indirizzo dato nel 2008: niente impianti insalubri o inquinanti sul territorio di Tarquinia. A noi non resta altro che andare dal Magistrato.

Comitato dei Cittadini Liberi www.cittadiniliberi.blogspot.com

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Discarica illegale TVN, "Evidenti le violazioni dell'Enel"

Fonte: centumcellae.it
I rifiuti abbandonati, i sacchi accastati ed i cumuli di polveri sospette all'interno del cantiere di Torre Valdaliga Nord, oggetto in questi giorni di una indagine della magistratura, sono stati al centro del convegno “Centrale a carbone: né controlli, né prescrizioni”, organizzato da Legambiente e dal Coordinamento dei Comitati contro il Carbone”, che si è svolto questo pomeriggio (ieri, ndr) all'aula Calamatta.

All’incontro sono intervenuti Amelia Ciampa e Maurizio Puppi per Coordinamento dei Comitati, Paolo Giardi per il Comitato dei medici, l'Avv. Enrico Veneruso, Franco Boriello, Segretario generale della Cgil CdlT, e Corrado Carrubba, Commissario Straordinario dell'ARPA Lazio.
'L’area posta sotto sequestro, contenente cumuli di rifiuti di ogni tipo, appare più come una discarica che come un cantiere – ha dichiarato Lorenzo Parlati, Presidente di Legambiente Lazio – Altro che parco o pista ciclabile, ovvero le opere compensative descritte nella Via! Si tratta di una palese violazione del Piano di Gestione dei Rifiuti, che prevedeva la descrizione delle quantità rifiuti per categoria CER, delle modalità di smaltimento, delle discariche di destinazione finale, delle modalità di riutilizzo dei materiali recuperabili. A questo punto non possiamo che continuare a rilevare le innumerevoli incongruenze contenute nella domanda per il rinnovo dell’Aia, già evidenziate con delle Osservazioni inoltrate nello scorso agosto alla Direzione generale per la salvaguardia ambientale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio del Mare'.
Sul fronte delle prescrizioni mancate che Legambiente ha già segnalato alle istituzioni di controllo, con tanto di Esposto alla Procura di Civitavecchia, da rilevare, come denunciato dall'associazione ambientalista, "il mancato completamento della rete di monitoraggio della qualità dell'aria, con le centraline collocate in punti inadatti alla rilevazione ed i dati dell'inutile Osservatorio Ambientale che non vengono comunicati dal 2005, mentre la rete dell'ARPA deve ancora essere avviata. Un’altra violazione è da registrarsi sul fronte del biomonitoraggio ambientale, che non considera diversi aspetti e per certi versi è stato condotto con metodologie ormai superate. “Ciliegina sulla torta”, il già discutibile trapianto di Posidonia Oceanica, che presenta diverse aree distrutte, per le quali non sembra esistere nessuna manutenzione'.
'Dove sono andati a finire i dati del sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni SME? - ha commentato Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio - Tra le innumerevoli prescrizioni mancate da parte della centrale, Legambiente si chiede in particolare se questi dati esistano realmente, ed in tal caso vuole che siano comunicati e convalidati dall’Arpa, nonché resi accessibili ai cittadini in qualsiasi momento. Si delinea un quadro dell’impianto sempre più fosco ed incerto, per cui torniamo ad appellarci alle istituzioni e agli organismi di controllo perché intervengano al più presto, verificando se esistano le condizioni stesse perché la centrale continui a rimanere in funzione. Va più complessivamente colta l'occasione dell'approvazione del piano energetico regionale per ridurre la pressione sull'area, confermando la proposta di dismissione per l'altra centrale di Torre Valdaliga Sud (TVS), che sorge a pochi metri da questa, e puntando invece sul risparmio energetico e le fonti rinnovabili'.

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Ipotesi carbone a TVS, Di Gennaro: "Pronti a uscire dalla maggioranza"

Fonte: trcgiornale.it
“Siamo usciti dalla maggioranza sulla vicenda del carbone a Torre Nord e siamo pronti a rifarlo su Torre Sud”. È questa la dichiarazione politicamente più rilevante registrata al convegno di ieri all'aula Calamatta. A pronunciarla è stato il segretario dell'Udc, Marco Di Gennaro, al termine degli interventi dei relatori.

L'Unione di Centro, infatti, è intervenuta al convegno con tutto il suo stato maggiore, dal vice-sindaco, Gino Vinaccia, al presidente, Pietro Messina, al consigliere Mirko Cerrone.

Nel suo intervento Di Gennaro ha messo in evidenza quelle che a suo avviso sono state le gravi responsabilità nella riconversione a carbone di Tvn, prima tra tutte il fatto che a quell'epoca si sia “trattato su un doppio tavolo”. Per il segretario Udc una grave responsabilità ce l'ha avuta anche “la parte dell'opposizione che votò insieme alla maggioranza, dalla quale noi invece uscimmo”. Una strada che, come detto, l'Udc è pronta a imboccare di nuovo nel caso in cui si profili l'ipotesi di una conversione a carbone del quarto gruppo di Torre Sud. Per Di Gennaro, infine, la nocività del carbone sulla salute umana è documentata da centinaia di studi internazionali, ed è pertanto un evento già dimostrato e non da dimostrare.

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Sigilli al cantiere di TVN e tre indagati per la discarica abusiva enel

Trcgiornale.it: tre persone iscritte nel registro degli indagati in merito all'indagine della procura della Repubblica sulla discarica all'interno della centrale di Torre Valdaliga Nord.
I tre indagati, che dovranno rispondere del reato di deposito incontrollato di rifiuti, sono due capi cantiere della ditta che fa parte del comitato intercantieri, il quale ha ottenuto in gestione l'area dove c'era la discarica. Area che era stata affittata dall'Enel da un civile e che poi l'aveva data in gestione al comitato. Oltre ai due capi cantiere, è indagato anche un ingegnere dell'Enel, ovvero colui che era addetto al controllo di quell'area. Area che è stata messa sotto sequestro dalla magistratura, dopo che era stato eseguito anche un controllo aereo con un elicottero che aveva notato la presenza di rifiuti.

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Riconversione a carbone e inceneritori, le vere indecenze firmate Marrazzo

Riprendiamo un articolo a firma di R.Pirani, www.buonsenso.info. Fonte: Terranauta

L’ex Governatore della regione Lazio Piero Marrazzo è stato travolto da “scandali sessuali e non" a seguito dei quali ha deciso di dimettersi. Al di là delle ombre che stanno sempre più avvolgendo questo caso, è doveroso domandarsi in che modo il presidente avesse svolto il suo mandato politico nella regione. Tra inceneritori, debiti e centrali a carbone forse… poteva fare di meglio.


Queste le parole usate oggi (domenica 25 ottobre, ndr) nel suo editoriale su Il Fatto da Marco Travaglio. Parole io credo del tutto infondate. In realtà Piero Marrazzo come Governatore ha fatto più danni della grandine, se si ha voglia di leggere spiego anche perché.

Piero Marrazzo è stato un pessimo Governatore per la Regione Lazio, fare politica (bene) non è una cosa semplice, e l’occasione è stata sprecata. Marrazzo ha cominciato promettendo molto in campagna elettorale, al momento dei fatti ha tradotto nel suo esatto contrario dichiarazioni come “La Regione sarà un palazzo di cristallo”. Come no. Basta andare ad Albano, Tarquinia e Civitavecchia, Malagrotta e dintorni, Colleferro, Aprilia, etc a verificare come si sono tradotte le sue promesse elettorali, stile a pagina 52 del programma: “…occorrerà un intervento per impedire la riconversione a carbone della centrale di Civitavecchia…”.

Ha proseguito con imposizioni senza rispetto di svariate normative, prima fra tutte quella della partecipazione prevista alle scelte come quella irreversibile se realizzato l'impianto di Albano. Per non parlare solo delle scelte “alla vaccinara” nel settore dei rifiuti basti ricordare l’inchiesta sempre dei vostri colleghi di Report nel settore della Sanità: un buco nero che assorbe la stragrande maggioranza del bilancio regionale.

Gli sprechi di denaro pubblico continuano, e basta parlare con un medico ISDE come Giovanni Ghirga, e assistere alle sue relazioni nei convegni, per verificare il debito pubblico “atteso” nel settore della Sanità fra pochi anni dopo quello lasciato da altri governatori fino al 2005. Se non si interverrà con la prevenzione primaria non si sa proprio dove si potranno trovare le risorse necessarie.

Un esempio su tutti di come ha governato Piero Marrazzo è quanto è accaduto lo scorso giugno a Tarquinia: prima ha invitato sul palco una persona, poi non gli ha concesso il microfono, sapendo che una persona informata gli avrebbe procurato una pessima figura.

…“Marrazzo, che aveva già concluso il proprio intervento, ha cercato di gestire la situazione invitando sul palco un "No Coke", che è salito per un confronto". Il governatore Marrazzo però, dimostrandosi non molto affidabile, non ha "concesso" il microfono al cittadino di Tarquinia, che ciò nonostante è riuscito ad avvicinarsi quanto basta per far riecheggiare nella piazza parole di denuncia per l'inerzia sua e dei politici seduti in prima fila per quanto accade a Civitavecchia. Si sta bruciando carbone senza AIA (autorizzazione integrata ambientale) e in contrasto con la Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA) e si sta bruciando carbone senza aver attivato l'Organismo di Controllo previsto dall'Autorizzazione Unica del 2003, per vigilare durante le fasi di collaudo.
Marrazzo per tranquillizzare i presenti ha detto che non c'è nulla da temere, si faranno i monitoraggi, ci sono le centraline dell'ARPA, l'agenzia regionale di protezione ambientale. La verità è che NON esistono centraline Arpa a Tarquinia ed il presidente Marrazzo non lo sa.

Come se non bastasse questo comportamento, occultato da tutti “i media che contano” (ancora Il Fatto non esisteva), più recentemente prima dei fatti finiti sui giornali negli ultimi giorni, questa è stata una sua dichiarazione al Corsera Roma: “se il PD fa le primarie per scegliere il nuovo Governatore, io corro da solo”. Quel che si dice un sincero Democratico.

inceneritori regione lazio
In tutta l’attuale legislatura, Piero Marrazzo si è contraddistinto per il suo favore verso la truffa dei Cip 6 e contro la direttiva 2001/77/CE
In tutta l’attuale legislatura, Piero Marrazzo si è contraddistinto per il suo favore verso la truffa dei Cip 6 e contro la direttiva 2001/77/CE; non ha mai voluto incontrare la Rete regionale rifiuti del Lazio a differenza di Comune e Provincia di Roma, arroccandosi dietro i privilegi da “Commissario”.

Leggasi anche il suo sito (non aggiornato da quasi un anno) suggestivo di nulla ed esplicativo di niente per una campagna di sensibilizzazione costata centinaia di migliaia di euro.

Con atti discrezionali e illogici (lavoratori instancabili se pensiamo alle date) come il 30 dicembre 2007 e il 13 agosto 2009 ha concesso l’iter autorizzativo per l’impianto di Albano, un inceneritore in piena zona agricola (!). A nulla sono serviti (veri) scandali come Colleferro per fare ragionare chi doveva ragionare, nel merito. Per chi non conoscesse la materia e l’argomento, certe considerazioni potranno apparire “di parte”… i soliti comitati e associazioni non affidabili. Bene.

Leggasi cosa scrivono quei sovversivi della CORTE DEI CONTI a maggio del 2007: (STRALCI della Relazione, sul fallimento della gestione commissariale durato 8 anni) ..."...in generale, non si è proceduto all’incentivazione della raccolta differenziata tramite l’introduzione della tariffa sui rifiuti modulata sulla quantità d’indifferenziato conferito al servizio di raccolta cittadino, né ad iniziative di incentivazione per coloro che attuano la raccolta differenziata, il compostaggio ed il conferimento alle isole ecologiche promosse da Comuni e Province. Ciò, a parte i danni di ordine ambientale evidenti, potrebbe avere provocato anche danni finanziari alle casse pubbliche, derivanti sia dai mancati introiti per la vendita del materiale raccolto in maniera differenziata che dai costi di conferimento dei rifiuti indifferenziati agli impianti di smaltimento…".

Sembra il WWF invece è la Corte dei Conti: "...Risulta evidente che l’emergenza è stata disposta unicamente allo scopo di determinare la sospensione dell’applicazione delle normative di settore, limitare gli obblighi di concertazione, e il principio di ripartizione delle competenze...".

E infine, la perla (si fa per dire): "...Suscita notevoli perplessità e preoccupazione, per la palese violazione delle direttive comunitarie e nazionali sulla concorrenza, che per l’impianto di gassificazione di Malagrotta sarebbero intervenuti atti amministrativi di assegnazione dei lavori di costruzione e di esercizio nell’ambito di una non meglio chiarita procedura di affidamento diretto...".

Per verificare come si sono tradotte le sue promesse elettorali basta andare ad Albano, Tarquinia e Civitavecchia, Malagrotta e dintorni, Colleferro, Aprilia, etc
Nessuno ha mai smentito la Magistratura contabile. Il Commissariamento con a capo il Presidente Marrazzo è finito, non così i suoi effetti. Alzi la mano chi ne ha mai saputo qualcosa, al di fuori degli “addetti ai lavori” e di chi non guarda Report su rai 3.

Il Signor Piero Marrazzo aveva e ha tutto il diritto di fare quel che crede nella sua vita privata, rispetto ad altri ha avuto il buon gusto di non utilizzare sedi istituzionali per incontri privati, ma non è giustificabile se ha mentito su tali fatti (sottostando ad un ricatto), e se per recarsi a tali incontri ha utilizzato auto blu.

Se i media avessero fatto il proprio dovere, mostrando alla pubblica opinione le sue azioni politiche, probabilmente non si sarebbe arrivati a dimissioni di fatto per “scandali sessuali”. Si sarebbe entrati nel merito e non assistito ai cori da stadio delle ultime ore, fra “comprensivi”, "imbarazzati", e i “diversamente concordi” che aspirano a ritornare al controllo della Regione.

Che Piero Marrazzo “non abbia governato male”, insomma, è tutto da dimostrare.
In allegato una lettera che centinaia di persone e sigle di associazioni, dopo averlo inutilmente atteso per ore sotto la pioggia, gli scrissero a dicembre 2008. Averla protocollata oggi assume un significato lungimirante e impietoso.

Non avendo argomenti per spiegare le sue azioni, a questa lettera, l’ex Presidente di fatto della Regione Lazio non ha mai risposto. Se Il Fatto la pubblica, fa quasi uno scoop ritardato.

Chi scrive ha pubblicato tutti questi argomenti e denunce in un libro dal titolo “Lo stivale di Barabba”, Macro editore, che sfortunatamente non ha mai avuto una sola recensione eccetto lo spazio concesso dal giornalista Beha sul suo sito. Rai, Mediaset, L’Unità, La Repubblica, il Corriere della Sera, non pervenuti.

Se è nato un giornale come Il Fatto è per colmare un vuoto, speriamo che si parli di fatti e azioni.

Per gli scandali in Italia non si dimette nessuno, infatti ci si "autosospende" per prendere tempo come rileva il più che condivisibile articolo di Telese oggi su Il Fatto.

Che serva almeno per ragionare e correggere scelte incomprensibili e illogiche, a prescindere da chi sarà il prossimo Governatore.

Cordiali saluti, Roberto Pirani.
www.buonsenso.info

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24 novembre 2009

Porto Tolle: presentato ricorso contro la riconversione a carbone

ROVIGO, 18 novembre 2009 – Operatori turistici, consorzi locali di pescatori, associazioni ambientaliste e comitati (1) hanno depositato, in questi giorni, formale ricorso al TAR del Lazio contro il decreto con cui, nell’agosto scorso, i Ministri dell’Ambiente e dei Beni Culturali hanno espresso Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) favorevole al progetto di conversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle, nel cuore del Delta del Po, una delle aree umide più importanti in Europa.

Il ricorso, curato dall’avv. Matteo Ceruti di Rovigo, illustra in 27 punti tutte le illegittimità del decreto VIA.
Le contestazioni più gravi vanno dall’errata applicazione della Legge 33/2009 che ha consentito di
trasformare a carbone le centrali ad olio combustibile in deroga alle leggi regionali vigenti, alla illegittima esclusione dalla procedura VIA sia dell’Ente Parco del Delta del Po sia della Regione Emilia Romagna. Altri aspetti contestati sono la mancata previsione di limiti alle emissioni coerenti con le migliori tecnologie oggi disponibili, l’insufficiente considerazione degli impatti provocati dai dragaggi e dal transito di navi carboniere nel cuore di un Sito di Importanza Comunitaria e Zona a Protezione Speciale, l’omissione del parere della competente Soprintendenza di Verona, secondo cui l’impianto non è armonizzabile con il contesto paesaggistico del luogo, e anche il mancato rispetto delle valutazioni tecniche dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, fatte proprie dalla stessa Giunta regionale del Veneto, che richiedevano prescrizioni sulle emissioni e sui monitoraggi più rigorose di
quelle contenute nel decreto di VIA.
I diversi soggetti firmatari del ricorso denunciano, inoltre, che il decreto trascura completamente l’apporto delle emissioni nocive, tra cui polveri e metalli pesanti, che il nuovo impianto aggiungerebbe al bacino padano, un’area a elevata capacità di intrappolamento di inquinanti i cui livelli risultano critici già oggi. Allo stesso modo non sono state considerate le emissioni di gas serra: a regime la centrale di Porto Tolle emetterà, infatti, oltre 10 milioni di ton/anno di CO2, che aumenteranno il ritardo dell’Italia nel raggiungere gli obiettivi del Protocollo di Kyoto, con conseguenti sanzioni a danno dello Stato e dei contribuenti. Un danno economico per l’intero Paese che va ad aggiungersi al danno ambientale per il
Parco del Delta del Po. Poiché gli interessi pubblici e privati che verrebbero danneggiati in seguito alla realizzazione e al funzionamento della centrale a carbone di Porto Tolle risultano, dunque, assai rilevanti, gli operatori economici locali e le associazioni ambientaliste contano di ottenere la giusta attenzione del Giudice amministrativo, ma anche del Ministro per lo Sviluppo Economico, al quale ora spetta, d’intesa con la Regione del Veneto, valutare se rilasciare l’autorizzazione finale alla realizzazione e all’esercizio di questo
impianto.
(1) ASSAGAIME ‐ ASSOCIAZIONE AGENZIE IMMOBILIARI E TURISTICHE, COB ‐ CONSORZIO OPERATORI
BALNEARI, VILLAGGI CLUB S.R.L. E ROSAPINETA SUD, CONSORZIO PESCATORI DELTA NORD,
CONSORZIO PESCATORI PO DI MAISTRA, GREENPEACE ITALIA, ITALIA NOSTRA, WWF ITALIA,
COMITATO CITTADINI LIBERI DI PORTO TOLLE.

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23 novembre 2009

Centrale a carbone enel di Civitavecchia: operai in protesta bloccano gli ingressi

Fonte: maremmaoggi.it

Nello scorso pomeriggio "operai di una ditta che sta effettuando i lavori all’interno della Centrale a Carbone di Civitavecchia, hanno protestato davanti ai cancelli del cantiere impedendo alle maestranze e ai mezzi di entrare in cantiere"

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No al carbone nel parco del Delta

Riportiamo da Carta.org

Il ministero dell'ambiente ha detto sì, ora manca la firma del ministro Scajola. Ma a combattere il carbone dell'Enel, nel Delta del Po, con gli ambientalisti ci sono anche le categorie economiche, che insieme ricorrono al Tar. Silenzio invece dall'Emilia Romagna, patria del segretario del Pd Bersani, noto sostenitore del combustibile fossile.

E’ l’ora dei ricorsi al Tar contro la riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle,

nel cuore del parco naturale del Delta del Po, che ha ricevuto il via libera del ministero dell’ambiente e attende il decreto del ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola.
A tentare l’ultima resistenza è un manipolo di associazioni, comitati cittadini, pescatori e operatori turistici. L’idea di un camino fumante in mezzo al Delta non piace agli ambientalisti, ma preoccupa anche Rosolina, il più importante centro balneare della provincia di Rovigo. Così tra i promotori del ricorso al Tar del Lazio, depositato la settimana scorsa dall’avvocato Matteo Ceruti, ci sono l’Assagaime, associazione di agenzie immobiliari e turistiche con un migliaio di appartamenti a Rosolina, il Consorzio operatori balneari, in rappresentanza di una decina di stabilimenti, i villaggi Club Srl e Rosapineta Sud e anche i Consorzi pescatori Delta Nord e Po di Maistra, oltre ai «soliti» Greenpeace, Italia Nostra, Wwf e Comitato cittadini liberi di Porto Tolle. Insomma, ci sono anche le categorie produttive, che evidentemente sognano per il Delta uno sviluppo economico basato sulle peculiarità del territorio e non sulle dubbie ricadute economiche della centrale.
Ventisette i punti toccati dal ricorso, a partire dall’emendamento inserito dal Governo nel «decreto incentivi», una vera e propria norma ad hoc sul carbone, pensata per aggirare la legge del Parco del Delta del Po. Peccato però che lo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una lettera inizialmente riservata, abbia espresso dubbi sulla legittimità costituzionale e sulla pertinenza dell’emendamento, ma anche sulla sua sostenibilità economica: se a regime la centrale emetterà oltre 10 milioni di tonnellate l’anno di anidride carbonica, per rispettare i limiti del trattato di Kyoto l’Italia dovrà comprare quote da altri paesi «virtuosi» oppure pagare multe salate. Tra i punti deboli dell’iter che ha autorizzato la riconversione, l’avvocato Ceruti rileva l’esclusione della Regione Emilia Romagna e quella ancora più clamorosa dell’Ente parco del Delta del Po. Un capitolo a parte va poi dedicato ai pareri ignorati, da quello dell’Arpa Veneto che imponeva limiti alle emissioni più rigorosi di quelli autorizzati, a quello della soprintendenza di Verona, secondo cui l’impianto non è armonizzabile in alcun modo con il paesaggio del Delta. E, ancora, la mancanza di un confronto con la soluzione a metano, la scarsa considerazione dell’impatto sull’ambiente di una zona umida unica al mondo e l’assenza di valutazioni sull’apporto di polveri e metalli pesanti nel bacino padano.
Dopo il Tar, resta ancora possibile fare ricorso al capo dello Stato entro metà dicembre, soluzione già annunciata dal Comune di Rosolina. Non si hanno notizie, invece, dal versante emiliano. La Regione Emilia Romagna avrebbe dovuto curare il ricorso di alcuni comuni del ferrarese interessati dalle ricadute e della stessa Provincia di Ferrara. Ma non se n’è fatto nulla. Scelta politica? Non è un mistero che il segretario nazionale del Pd, l’emiliano Pier Luigi Bersani, sia un sostenitore del carbone. Del resto anche nella politica rodigina pare ormai prevalere il pensiero unico sulla centrale. L’amministrazione provinciale di centrosinistra per anni ha avuto una posizione ambigua Poi, per renderla chiara, al ballottaggio di giugno ha sbattuto la porta in faccia alle liste civiche dei comitati per l’ambiente, alleandosi invece con una civica guidata da un ex Fiamma Tricolore. Vinte di nuovo le elezioni, oggi il dibattito sul carbone è solo sulle ricadute economiche. Ed è caldo. Forse perché il prossimo anno si vota per le regionali e perché molti si stanno accorgendo che per l’economia locale i guadagni saranno molto più modesti di quanto promesso.
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