No al carbone Alto Lazio

19 gennaio 2019

TVN: basta carbone dal 2025!

Apriamo l'anno con notizie importanti.

Torre Valdaliga Nord chiuderà la sua produzione a carbone entro il 31 dicembre 2025”. Questo l’annuncio più significativo del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, intervenuto stamane a Civitavecchia per illustrare all’Aula Pucci le iniziative del Ministero per la lotta all’inquinamento del mare e la sostenibilità delle attività portuali e marittime, tra cui anche le Linee guida per i documenti energetico-ambientali dei sistemi portuali, di stretto interesse per la nostra città. Non solo. Il Ministro, deciso a concretizzare il percorso avviato dall’Amministrazione Cozzolino, ha anche annunciato la riapertura dell’Aia a Tvn. L’obiettivo, nel suo contesto generale, è quello di ridurre il pesantissimo impatto ambientale dei traffici portuali e della servitù energetica nel territorio, attraverso l’adozione di scelte più sostenibili a cominciare dall’utilizzo dei combustibili. Una strada indispensabile, soprattutto per un territorio già duramente provato come quello di Civitavecchia, come sottolineato dallo stesso Costa, e da tanti anni auspicato. Anche se agli annunci si attendono ora riscontri concreti, se è vero che una “exit strategy” per Tvn non è stata ancora delineata e ancora non è delineato il futuro dell’impianto Enel così come della stessa azienda energetica in città. E proprio risposte concrete sono quelle che hanno invocato a gran voce i manifestanti riunitisi all’esterno dell’Aula Pucci, sul parcheggio della trincea ferroviaria, per contestare il Ministro e le politiche del governo gialloverde. Una iniziativa promossa da varie sigle ambientaliste e da forze politiche della sinistra cittadina, anche se non molto numerose, che sono riuscite tuttavia ad essere ricevute in delegazione dallo stesso Ministro (se ne parla a parte).
Fonte: http://www.centumcellae.it/politica/costa-stop-al-carbone-a-tvn-entro-il-2025/?fbclid=IwAR1_7e3e_6ET3Jx4HrEk-M5OJ9W-0q6PNquitOSQ6tMPk7NRYGOq6kXjvQo

Leggi tutto il post...

8 luglio 2016

Incendio a TorreValdaliga Nord

A fuoco un nastro trasportatore a TorreValdaliga nord, Civitavecchia.


Il Comune ha richiesto ad Enel con urgenza copia della comunicazione immediata dell’evento, con indicazione delle misure messe in atto per rimuoverne le cause e per mitigare al possibile le conseguenze, nonché degli approfondimenti svolti per conoscere le cause e misurare o stimare la tipologia e la quantità degli inquinanti rilasciati e la loro destinazione. La richiesta è stata inviata per conoscenza anche al Ministero dell’Ambiente, all’ISPRA e alla Procura della Repubblica di Civitavecchia.

 Ha affermato l'assessore Manuedda: “Vogliamo sapere se la gestione dell’incidente sia avvenuta secondo le prescrizioni dell’autorizzazione e quali siano le ricadute sull’ambiente della nube che si è sprigionata – afferma l’assessore – da questo punto di vista riteniamo necessari controlli approfonditi da parte del Ministero dell’Ambiente e dell’Ispra. In ogni caso incidenti simili sono un’ulteriore conferma della pericolosità dell’impianto nel suo complesso e della necessità di accelerare la via di uscita dal carbone che dovrà necessariamente avvenire ben presto del 2034, data indicata dalle precedenti amministrazioni come termine per la durata della centrale di TVN”.

Fonte

Leggi tutto il post...

Perché dire no al carbone

Dalla campagna "No al carbone, sì al futuro" WWF

"Il carbone è il combustibile fossile più inquinante e pericoloso che ci sia. È il peggior nemico per il clima perché è il responsabile del 44% delle emissioni di gas serra mondiali. È il più pericoloso per la salute perché svariati studi scientifici ci confermano che causa malattie cardiache e respiratorie, cancro, ictus e minaccia addirittura i feti ai primi stadi evolutivi. È inutile per l'Italia perché la capacità di generazione elettrica italiana è già più che doppia rispetto al più alto picco di consumi mai registrato, fatto che costringe gli impianti esistenti a funzionare per poche ore l'anno con un incremento dei costi che i cittadini italiani sono costretti a pagare. È necessario puntare a un modello di sviluppo diverso, fondato sull'efficienza energetica e sulle rinnovabili. È necessario che non si costruiscano altre centrali a carbone e che si chiudano quelle esistenti ad iniziare dalle più vecchie e maggiormente inquinanti."

 Obiettivi della campagna:

  • fermare i progetti di nuove centrali a carbone, di cui non c’è alcun bisogno in un sistema elettrico che vede le centrali tradizionali già sovrabbondanti; 
  • chiudere le centrali a carbone esistenti a cominciare dalle più inquinanti per il clima e la salute. 


 Vai su http://stopcarbone.wwf.it/

Leggi tutto il post...

Inquinamento da carbone: 23mila morti all'anno in Europa

"L'inquinamento da centrali a carbone viaggia oltre le frontiere e nel 2013 è stato responsabile di 22.900 morti premature in tutta Europa, non molte meno delle 26 mila vittime causate ogni anno dagli incidenti stradali. E' il dato che emerge dal primo studio sugli effetti transfrontalieri delle polveri originate dalla produzione di energia da carbone, pubblicato da un gruppo di Ong e organizzazioni ambientaliste quali Wwf, Can (Climate Action Network), Heal (Health Environment Alliance) e Sandbag. Il rapporto, dal titolo "Europe's Dark Cloud", presenta un'analisi dell'impatto sulla salute dell'inquinamento atmosferico prodotto da 257 delle 280 centrali a carbone attive nell'Ue. Secondo lo studio, l'inquinamento da centrali a carbone è responsabile di decine di migliaia di casi di malattie, con costi per i sistemi sanitari europei che nel 2013 hanno raggiunto quota 62,3 miliardi di euro." Continua su: ANSA

Leggi tutto il post...

9 aprile 2015

"Fuori il carbone dalla bolletta", Civitavecchia 13 Aprile 2015


In apertura di incontro, sarà proiettato anche il cortometraggio "Epicentro Civitavecchia", realizzato da Giulia Morelli, David Pagliani e Patrizia Pace nell’ambito dell’omonimo progetto che il CDCA - Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali ha condotto in città tra il 2013 e il 2014.
Il corto è dedicato a Pino Ibelli

Leggi tutto il post...

8 marzo 2015

Mozioni PD su AIA: solo fumo

Non ci interessano le beghe tra forze politiche, ma non possiamo esimerci, come nostro costume, dall'analizzare i documenti da queste prodotti per verificarne l'efficacia nell'ottica della riduzione, e/o eliminazione, vero nostro obiettivo, delle fonti inquinanti presenti sul territorio, a partire dalla centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord.
E purtroppo le mozioni presentate dall'On. Tidei e dall'NCD, approvate martedì dalla Camera dei Deputati, non vanno assolutamente in tal senso.
Infatti oltre a contenere nelle premesse una serie di informazioni falsate rispetto alle emissioni e a dimostrare di non sapere che, come previsto dalla norma, e come concretizzato dopo le nostre proteste, i documenti relativi al procedimento, compresi quelli da presentare quale prescrizione, sono tutti pubblicati sul sito del Ministero dell'Ambiente (ed attualmente in fase di valutazione del Gruppo Istruttore IPCC del Ministero dell'Ambiente), le mozioni in questione rappresentano un inutile dispendio di energie, che non daranno alcun contributo alla riduzione del carico inquinante sul territorio, fornendo, invece, una cattiva informazione ai cittadini e a dilazionare i tempi di attuazione del riesame con effetti - se rimarranno invariate le cose- decisamente peggiorativi.
Si vuole infatti far credere che grazie all'approvazione di tale mozione verrà disposto il riesame dell'AIA non appena approvato il nuovo documento sulle migliori tecnologie disponibili (BAT) omettendo di dire, però, che tale disposizione è quanto già previsto dal D.Lgs.152/2006 "Norme in materia ambientale" che all'art. 29 octies recita:
3. Il riesame .... di rinnovo dell'autorizzazione é disposto sull'installazione nel suo complesso:
a) entro quattro anni dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea delle decisioni relative alle conclusioni sulle BAT riferite all'attività principale di un'installazione.
Nulla di nuovo che non fosse già previsto, dunque.
Non è di poco conto evidenziare, inoltre, che se l'attuale nuova bozza delle BAT, che ENEL ha già dichiarato essere di suo gradimento, rimarrà inalterata, prevedendo misure decisamente peggiorative rispetto ai valori fissati nell'AIA del 2013 in relazione alle emissioni di Monossido di carbonio (co), degli ossidi di azoto (nox), dell'anidride solforosa (so2) polveri e all'ammoniaca, determinerà un ulteriore aggravarsi del carico inquinante.
Riteniamo quindi che nello scontro parlamentare che si è tenuto ci sia solo un vincitore, l'inquinatore, ovvero in questo caso l'ENEL, e un perdente, ovvero la popolazione che ha la sventura di vivere su questo territorio dall'aria (e non solo) avvelenata.
Dobbiamo, per amor di verità, aggiungere che non ci aspettavamo nulla di diverso da chi ha sostenuto i decreti salva ILVA, a discapito della salute di un'intera popolazione, e continua a dichiarare come un successo l'indecorosa AIA della Centrale dei TVN rilasciata nel 2013 che ci porta 4 milioni e mezzo di tonnellate/anno di carbone.
Civitavecchia e l'Alto Lazio non possono permettersi di attendere i tempi, che peraltro si preannunciano lunghi, dell'approvazione delle nuove "Linee Guida sulle migliori tecnologie disponibili", né, tantomeno può permettersi l'appesantimento del già insopportabile carico inquinante.
Per questo continueremo a esercitare tutta la nostra pressione affinché si disponga quanto prima il riesame dell'Autorizzazione Integrata Ambientale della centrale – motivo per il quale abbiamo affidato ad un esperto di livello nazionale una perizia sulle emissioni e sulle loro ricadute al suolo – pronti, nel contempo, a denunciare ogni eventuale violazione di quanto prescritto negli atti autorizzativi di cui verremo a conoscenza. Se le precedenti amministrazioni di Civitavecchia, a cui veniva consegnato il report delle attività prima che ne ottenessimo la pubblicazione sul sito, avessero agito secondo tale metodologia, invece di utilizzare tale violazioni come atto di ricatto per ottenere fondi che nulla hanno dato alla città, probabilmente oggi l'aria di Civitavecchia e del comprensorio sarebbe leggermente meno avvelenata.

Leggi tutto il post...

1 marzo 2015

Bocciato il carbone a Saline Ioniche


Leggi tutto il post...

5 gennaio 2015

Ciao, Vanda

Comunicato dell'Assoc. Antimafia Antonino Caponnetto, 03/01/2015

Alle prime luci dell'alba è deceduta stamane a Civitavecchia Vanda Schiavi, fondatrice della nostra Associazione in quel Comune. Grande donna, animata da profondi valori umani, civili e politici, combattente sempre in prima linea, lascia un profondo vuoto. Chiniamo commossi e addolorati la nostra bandiera nel ricordo di questa splendida donna, e riteniamo di ricordarLa non solo a tutti i nostri amici, iscritti e simpatizzanti, ma anche a tutti gli italiani quale esempio di virtù morali e civili.

Ciao,Vanda!

Leggi tutto il post...

25 ottobre 2014

Il carbone pulito di Civitavecchia

Comunicato 

L’impudenza delle tesi del fronte SI al carbone di Saline Ioniche nel parlare del “carbone pulito” della centrale di Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia e la sfrontatezza con cui vengono forniti dati ben lontani dall’essere reali, sono un offesa, oltre che per l’intelligenza umana, per i nostri tanti cari che stanno pagando sulle proprie carni la presenza di quella maledetta centrale sul territorio. Civitavecchia, anche grazie al “carbone pulito”, (“maddeche?” recitava un vecchio striscione) è al primo posto nel Lazio e al terzo in Italia per mortalità causata da tumori ai polmoni, alla trachea e ai bronchi, le leucemie e i linfomi sono diffusi con percentuali nettamente superiori rispetto alla media nazionale e infine vi è un eccesso di mortalità per infezioni acute delle vie respiratorie e per malattie dell’apparato genito-urinario.
Dati che palesano, in tutta la loro evidenza, l’insostenibilità rappresentata dalla servitù energetica sul nostro territorio e sulle nostre stesse vite e che il “carbone pulito” non esiste, né a Civitavecchia né altrove! Esiste invece quello nero ed inquinante che è causa, in Italia, di una morte prematura al giorno e di danni al Paese stimabili in circa 2 miliardi di euro l´anno; mentre in Europa quella stessa produzione causa quasi 1.100 casi di morti premature l´anno e danni per 4,3 miliardi di euro. D’altronde che il “carbone pulito” non esistesse a Civitavecchia lo aveva detto anche il Ministero delle Attività Produttive nel 2008, in una lettera di risposta ai cittadini che chiedevano urgentemente un chiarimento a fronte della campagna di pubblicità ingannevole di Enel, sull’esistenza a TVN di tecnologie prodigiose che si potessero paragonare a quella del Clean coal, ma che non erano mai state realizzate.

Hanno ragione quindi i Comitati Grecanica Sviluppo e Vedere Chiaro: i risultati dell’utilizzo di tale obsoleto combustibile sono tutti a favore della centrale” anzi, per dirla meglio sono esclusivamente a favore dei profitti di chi gestisce tali centrali (pochi) a scapito dei tanti che pagano con la propria salute, la propria vita e la negazione del proprio futuro (tanti). Il carbone, per usare il gergo degli economisti, è pieno di “esternalità”, cioè impone costi pesanti alla società in termini sanitari e di perdita di economia. È la fonte di energia più inquinante e dannosa In Italia si brucia carbone soltanto perché è un combustibile economico per i produttori di energia, che per inquinare non pagano a nessuno il costo del danno sanitario e ambientale-economico che si riversa interamente sulla collettività a fronte di enormi profitti per chi produce energia. Non a caso delle 23 centrali che il colosso Enel, dice di voler chiudere perché improduttive non ci sono quelle che invece gli assicurano il massimo dei profitti, ovvero quelle a carbone di Civitavecchia e Brindisi.

L’ennesimo comunicato di questi giorni del fronte del si al carbone di Saline Ioniche, è la prova che con la cattiva fede si può veramente scrivere di tutto, anche che a Civitavecchia si vive bene sotto una centrale di 1980 MW a carbone. Prima di parlare vengano, questi signori, a visitare i nostri reparti oncologici; vengano a vedere la profonda crisi occupazionale in cui versano, nonostante l’ingombrante presenza di due centrali, i comparti metalmeccanici ed energetici, ma soprattutto non mistifichino la realtà omettendo di dire:

  • che il 90% dei cittadini del comprensorio avesse, a suo tempo, detto no al carbone e sia tutt’ora contraria; 
  • che il carbone è stato imposto ai cittadini solo grazie alle compensazioni economiche elargite ai sindaci del comprensorio in cambio del silenzio sulle ricadute inquinanti del carbone; 
  • che il rilevamento della qualità dell’aria è ancora realizzato con la rete delle centraline di Enel tramite un consorzio composto dagli stessi sindaci e finanziato dallo stesso gestore elettrico, con una paradossale corrispondenza tra controllato e controllore;
  • che l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) rilasciata per la centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord contiene numerose deroghe a leggi Nazionali e Regionali, non ha tenuto in alcun conto il devastante quadro sanitario del comprensorio che si attesta tra i più gravi della Regione e dell’Italia ed è addirittura peggiorativa della già pessima Valutazione d’Impatto ambientale rilasciata nel 2003: 
  1. Deroghe sui limiti emissivi del Monossido di Carbonio (CO) Deroghe sull’efficienza energetica prevista dalle Migliori Tecnologie Disponibili 
  2. Deroghe sul tipo di carbone, chiaramente più inquinante 
  3. Deroghe alla prescrizione VIA relativa al sistema di completa pressurizzazione dei nastri trasportatori del carbone 
  4. Deroghe sulle modalità di smaltimento delle acque e delle ceneri Incremento delle quantità di carbone da bruciare; 
  5. Incremento delle ore di funzionamento della centrale
Questo è il carbone pulito di Civitavecchia. Non esistono compensazioni economiche, l’esborso di contributi o la sponsorizzazione di qualsivoglia opera più o meno utile che possano assolvere cattive coscienze e ripagare dei danni subiti e quanto sottratto alla nostra vita, ovvero il diritto di avere un futuro. Per questo, per legittima difesa, continueremo a combattere quella maledetta centrale, fino a che ENEL, e quanti come lei, come richiesto anche da Greenpeace, non azzerino la produzione di energia a carbone sostituendo quest’ultimo con fonti pulite e rinnovabili. Nocoke

Leggi tutto il post...

18 ottobre 2014

Terza edizione della "Marcia per la salute" - sempre presenti!


Servizio di Trc:

Leggi tutto il post...

4 ottobre 2014

Niente più carbone a Porto Tolle

Vittoria? Vittoria!
Nota Enel: "A fronte dell'evidente cambiamento del contesto energetico e della differente dinamica tra domanda e offerta di energia avvenuti negli ultimi dieci anni - tanto è durato l'iter autorizzativo, peraltro non ancora concluso, per la riconversione della centrale di Porto Tolle, nuove alternative devono essere esaminate per l'impianto polesano alimentato a olio combustibile".

Guarda il caso: la decisione è stata comunicata nelle stesse ore in cui sono state rese pubbliche dagli avvocati di parte civile, le motivazioni con cui il tibunale di Rovigo ha reso note le motivazioni con cui il tribunale di Rovigo ha condannato in primo grado gli ex vertici di Enel, i manager Franco Tatò e Paolo Scaroni, all'epoca dei fatti contestati rispettivamente presidente e amministratore delegato di Enel.

Da savonanews.it
“La pena inflitta risulta adeguata alla non indifferente capacità a delinquere dimostrata dai prevenuti, i quali hanno agito al fine di incrementare gli utili d'impresa a discapito della sicurezza e della salute dei cittadini”. Questa la frase che esprime l’esito del processo “Enel bis” per il disastro conseguente alle emissioni della centrale a carbone di Porto Tolle.

Le motivazioni della sentenza, emessa dal Tribunale di Rovigo lo scorso 31 marzo, sono state depositate nei giorni scorsi che, accolte le richieste della Procura della Repubblica (P.M. Manuela Fasolato), hanno portato alla condanna degli ex amministratori delegati Enel Scaroni e Tatò per disastro, in termini di messa pericolo della salute di un numero indeterminato di persone (in particolare in termini di patologie respiratorie nei bambini) conseguenti alle emissioni della centrale termoelettrica di Porto Tolle tra il 1998 e il 2009. Tutti e tre i magistrati del Collegio giudicante (il presidente Cristina Angeletti, e i due giudici Silvia Varotto e Gilberto Stigliano Messuti) sono estensori della sentenza. “La centrale ad oggi non potrebbe mai entrare in funzione perchè il suo funzionamento sarebbe illecito. Gli imputati condannati non solo a somme pecuniarie ma anche al ripristino ambientale dei danni causati”: la pronuncia prende il via esaminando tutte le violazioni commesse dagli imputati e già accertate nel primo processo conclusosi davanti al Tribunale di Rovigo – Adria nel 2006 (giudice Lorenzo Miazzi) e confermate dalla Corte di Cassazione nel 2011 (dalla mancata ambientalizzazione della centrale alla scelta del combustibile con elevato tenore di zolfo, alla scarsa manutenzione), pervenendo alla conclusione che la mera autorizzazione -peraltro tacita- al funzionamento della centrale non è sufficiente ad escludere reati suscettibili di incidere sulla salute delle persone. I giudici del Tribunale di Rovigo precisano infatti che “nessun margine di tolleranza può essere contemplato, nel nostro sistema giuridico, in ordine alla causazione di lesioni, morti o di danno ambientale di dimensioni tali da integrare la nozione di disastro, attesa la posizione preminente da attribuirsi ai beni della salute e dell'ambiente rispetto a quello della libertà delle attività economiche. E qui compare il riferimento al decreto di sequestro preventivo del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Savona dell’ 11 marzo sulla Tirreno Power.

E’ stata così riconosciuta dai giudici la validità probatoria delle perizie sulla centrale di Porto Tolle, eseguite con gli stessi periti e le stesse metodologie per il caso della centrale termoelettrica di Vado Ligure. Ad essere riconosciuta la validità probatoria delle perizie epidemiologiche del dottor Crosignani e le perizie ambientali del dottor Scarselli, condotte dalla procura. “Un duro colpo a chi per mesi ha criticato l'impianto accusatorio della procura di Savona, formulato con gli stessi periti e le stesse metodologie”.

E’ stato inoltre riconosciuto il ruolo importante delle associazioni di protezione ambientale costituite parti civili: “Risultata provata nel presente processo che le predette associazioni hanno svolto concretamente e continuativamente attività di valorizzazione e tutela del territorio nel quale insiste la centrale, organizzando manifestazioni ed iniziative volte a denunziare le problematiche ambientali connesse al funzionamento dell'impianto”.

Leggi tutto il post...

18 settembre 2014

"Il pane e la morte": salute, ambiente, lavoro, da Brindisi a Civitavecchia

19 settembre ore 19

Leggi tutto il post...

31 marzo 2014

Sentenza su centrale Enel di Porto Tolle: tre anni di reclusione per Paolo Scaroni e Franco Tatò

Fonte: ilfattoquotidiano Sentenza storica nel processo a Rovigo per il disastro ambientale alla Centrale Enel di Porto Tolle. Dopo diverse ore in camera di consiglio la corte ha condannato a tre anni di reclusione gli ex ad Paolo Scaroni (oggi al vertice di Eni) e Franco Tatò con interdizione di cinque anni dai pubblici uffici. Assolto, per mancanza di elemento soggettivo, l’attuale amministratore e direttore generale Fulvio Conti. Assolti gli altri dirigenti. La corte ha accolto la tesi del pm Manuela Fasolato per il secondo capo di imputazione relativo al disastro colposo nell’ipotesi non aggravata. Sostanzialmente si è accertato che la Centrale di Porto Tolle è stata gestita senza adeguati meccanismi di contenimento delle emissioni che hanno messo in pericolo la pubblica incolumità. Non è stato accertato, invece, che il disastro sia avvenuto, ipotesi aggravata del 434 comma 2. La sentenza, per il legale di parte civile Matteo Cerutti, accerta che i condannati “hanno posto in essere fatti diretti a cagionare un disastro”. E la cosa più interessante, sottolinea, è che riconosce una precisa scelta di vertice, perché condanna gli amministratori e assolve i quadri intermedi e i direttori di centrale. Mentre le conseguenze sanitarie del “disastro” dovranno essere ora accertate dalle autorità sanitarie, quelle patrimoniali in sede civile. Esultano le associazioni ambientaliste costituite al processo. “La condanna dei vertici di Enel – dichiara il direttore generale di Greenpeace Giuseppe Onufrio – relativa al periodo in cui ci sono state le emissioni di inquinanti maggiori e, sopratutto, la definizione del danno ambientale causato dalle emissioni in eccesso rispetto alla normativa, sono un riconoscimento importante da parte del magistrato”. Intanto arrivano le prime reazioni dei condannati. L’assoluzione di Conti è accolta con sollievo: “Sono soddisfatto per la sentenza di assoluzione, che dimostra la mia totale estraneità rispetto alle accuse sollevate in questi mesi di dibattimento. Come ho già avuto modo di dichiarare, nutro il pieno riguardo nel lavoro della magistratura. Ribadisco comunque che la centrale di Porto Tolle ha sempre operato nel rispetto delle leggi e delle prescrizioni sia regionali sia nazionali”. L’ex ad di Enel, Paolo Scaroni, già condannato in passato per la gestione della Centrale e poi prescritto, si dichiara invece estraneo alle accuse: “Sono completamente estraneo alla vicenda e farò immediatamente ricorso. Sono stupefatto da questa decisione, come dimostrato dalle difese la centrale Enel di Porto Tolle ha sempre rispettato gli standard in vigore, anche all’epoca dei fatti contestati”. La sua condanna rischia di mandare a monte l’ipotesi di riconferma ai vertici dell’Eni. Il suo nome rientrava d’ufficio nella lista che il Mef dovrà sottoporre al governo. Nessun effetto diretto, perché l’incompatibilità per la guida delle società pubbliche scatta solo al terzo grado di giudizio. E tuttavia non è un bel biglietto da visita per Scaroni, indagato per tutt’altra vicenda (presunte tangenti su una commessa in Algeria) dalla Procura di Milano. “Considero questa una sentenza assurda, che scuote la mia teutonica fiducia nella giustizia. Sono certo – afferma in una nota Franco Tatò - che chi gestiva la centrale quindici anni fa ha sempre rispettato le norme: vedremo in appello”.

Leggi tutto il post...

27 marzo 2014

Nuove fonti inquinanti per Civitavecchia, in arrivo?

Fonte Civitavecchia pronta ad accogliere una nuova fonte inquinante. È quanto si apprende dalla risposta del sottosegretario alla Difesa data alla parlamentare del Movimento 5 Stelle, Marta Grande, intervenuta sulla paventata realizzazione di un ossidatore termico all’interno del Centro Chimico di Santa Lucia. Il Ministero, in buona sostanza, conferma i timori dei civitavecchiesi, fornendo spiegazioni tutt’altro che incoraggianti: «Verranno bruciate le armi chimiche della seconda guerra mondiale - si legge nella risposta data alla Grande - ma l’impianto non si configura quale inceneritore in quanto i proiettili non detonano per effetto del calore generato elettricamente fino a temperature di 500 gradi ma all’interno di apposite camere senza fiamma libera alimentata da carburante esterno, come avviene negli inceneritori a oltre 100 gradi». Ma tutto questo non consola, dal momento in cui il Ministero ammette «lo smaltimento di altri aggressivi chimici non eliminabili con la tecnologia attualmente in uso al Ce.T.li.». Tra l’altro, sempre secondo la Difesa «Il termo ossidatore è assimilabile a un forno industriale di piccola capacità e pertanto non è inserito nella tipologia di impianti che necessitano della Via e dell’Aia - specifica il Ministero». Cosa significa? Come possono i cittadini stare tranquilli? La Farnesina ci prova a spiegarlo: «In merito ad eventuali rischi per i lavoratori e per i residenti delle aree interessate - aggiunge il sottosegretario Gioacchino Alfano - l’impianto in questione garantirà un impatto ambientale minimo, grazie ad emissioni in atmosfera ampiamente entro i limiti imposti dalla vigente normativa; i valori delle emissioni saranno costantemente monitorati in tempo reale da una centrale remotizzata (da distanza». Ma Civitavecchia non è quella città che, per via delle numerosi fonti inquinanti già esistenti, non può permettersi di accendere neppure un cerino? E chi controllerà i controllori? Un modo assurdo, quello escogitato dal Governo, di aggirare la delibera anti-inceneritore, approvata qualche anno fa dal consiglio comunale: utilizzando una struttura militare, l’impossibile diventa possibile. La politica sull’argomento tace e dal canto suo, l’onorevole Marta Grande è categorica: «Non mi ritengo soddisfatta della risposta – dichiara - La garanzia che posso offrire ai civitavecchiesi, del resto, è che continuerò a monitorare con scrupolosa attenzione la realizzazione del progetto, riservandomi ulteriori azioni politiche in merito».

Leggi tutto il post...

12 marzo 2014

Affonda il carbone a Porto Tolle, emerge l'eolico

Dopo la bocciatura della riconversione a carbone a Porto Tolle (vedi qui) che costringe Enel, se vorrà portare avanti la conversione dell'impianto, a presentare un nuovo progetto e un nuovo studio di Impatto Ambientale, e nuove incriminazioni a dirigenti Enel per l'inquinamento dello stesso impianto, il nuovo studio "Levelized Cost of Electricy Renewable Energy Technologies" mostra la competitività delle rinnovabili. Nel frattempo si attiva una centrale solare a concentrazione da quasi 400 MW in California.

Ci si avvicina alla svolta?

Leggi tutto il post...

Portoscuso, metalli pesanti nella verdura

Il sindaco di Portoscuso Giorgio Alimonda vieta la commercializzazione e la distribuzione di vino, uva, olive, pomodori, peperoni e zucchine che derivano dalle coltivazioni nel territorio comunale. E invita la popolazione a limitarne il consumo. Il divieto è contenuto in un’ordinanza pubblicata nel sito del Comune: un provvedimento adottato in via precauzionale su proposta del Dipartimento di prevenzione della Asl di Carbonia che ha svolto un’indagine ambientale-sanitaria nel territorio di Portoscuso. Lo studio, iniziato circa un anno fa, ha rilevato contaminazione di metalli pesanti in alcuni prodotti orticoli. Una conseguenza – è facile ipotizzare – delle intensissime attività industriali svolte per anni a Portovesme. Animali e latte. «Si tratta di contaminazione da piombo, cadmio, fluoro, risultato di un’attività industriale, problema noto da tempo – spiega Antonio Onnis, responsabile del Dipartimento prevenzione della Asl 7 –. Il monitoraggio delle situazioni a rischio continua in quanto intendiamo effettuare accertamenti più approfonditi, anche su animali e sul latte, perché ci preme fornire dati precisi e certi, anche per evitare strumentalizzazioni e fornire una giusta informazione ai cittadini». Precedenti. Nell’ordinanza emessa dal sindaco Alimonda, si fa riferimento alle precedenti valutazione di rischio sanitario determinato dall’assunzione di prodotti ittici lagunari e di alimenti coltivati, formulate dall’Istituto Superiore della Sanità e poi agli esiti degli accertamenti analitici derivanti dal prelievo di matrici biologiche animali e vegetali effettuate da giugno 2013 fino a ieri. Nell’ordinanza, che prevede la concessione di alcune deroghe alla commercializzazione (in seguito ad accurati controlli) si invita la popolazione a ricorrere solo saltuariamente al consumo dei prodotti che derivano dall’attività orticola . Indicazioni che devono intendersi prioritarie per le persone a rischio specifico come bambini, portatori di malattie croniche o debilitanti. I produttori coinvolti nell’attività di indagine ambientale e sanitaria sono stati informati dall’azienda sanitaria. Il sindaco chiede espressamente attraverso l’ordinanza che la Asl e gli altri enti competenti proseguano nel monitoraggio sanitario delle produzioni agricole e zootecniche ai fini della tutela dei cittadini. Bonifiche. «Il nostro obiettivo – ha spiegato Giorgio Alimonda – è arrivare a ottenere le bonifiche e il risarcimento del danno del processo di inquinamento». Lo stesso problema, insomma, che sta affrontando Porto Torres. «Le amministrazioni precedenti – continua il sindaco – hanno avviato la procedura del danno ambientale al ministero che più volte è stato sollecitato e sappiamo che sta operando per arrivare ai provvedimenti conseguenti: al momento l’ordinanza che ho emesso è un documento importante che può essere utilizzato anche da un privato cittadino che volesse intraprendere azioni per il risarcimento danni». Il sindaco per giovedì ha richiesto la convocazione del consiglio comunale. Manifestazione. Questa mattina Angelo Cremone, responsabile Sulcis Iglesiente del Movimento Sardegna Pulita e consigliere comunale di Portoscuso, sarà davanti al palazzo di giustizia di Cagliari, insieme alle donne i cui figli hanno vissuto il problema dell’inquinamento: «Sarà una manifestazione per ricordare l’8 marzo con le donne e al contempo sensibilizzare l’opinione pubblica. Sul problema dell’inquinamento nella nostra zona deve intervenire la magistratura e ci auguriamo che il sindaco avvii tutte le procedure per arrivare a riconoscere il grave danno arrecato a Portoscuso ed evitare che si verifichi quanto accaduto a Porto Torres».

Leggi tutto il post...

Chiusa la centrale a carbone di Vado Ligure: disastro ambientale doloso

Fonte: ivg

Una quarantina di pagine. Sono racchiuse tutte lì le motivazioni del provvedimento di sequestro preventivo per la centrale a carbone di Vado Ligure firmata dal gip Fiorenza Giorgi. Nell’ordinanza, che è stata eseguita questa mattina dai carabinieri del Noe di Genova insieme ai colleghi di Savona, il giudice ha disposto la chiusura dei due gruppi a carbone combinato ad olio, ma non quella del terzo gruppo presente nell’impianto vadese, ovvero quello a metano.

Alla base della richiesta di sequestro avanzata da parte del Procuratore Francantonio Granero e del sostituto Chiara Maria Paolucci ci sono ovviamente i risultati delle due consulenze, quella epidemiologica e quella ambientale, ma anche una serie di violazioni dell’Aia che la Procura avrebbe rilevato. A rafforzare la tesi dell’accusa sarebbe arrivata poi anche l’ispezione dell’Ispra ed il conseguente verbale, con il quale sono state notificate all’azienda irregolarità per quanto riguardo il sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni in atmosfera (SME).

Osservazioni che sarebbero tutte presenti anche nel provvedimento del gip Giorgi. Nell’ordinanza si fa riferimento alle consulenze, secondo cui la centrale ha procurato un grave danno ambientale, ma si cita anche la “rarefazione dei licheni” rilevata nell’area intorno allo stabilimento di produzione di energia (accertata anche da uno studio commissionato dall’azienda stessa), un elemento che doveva costituire un importante “campanello d’allarme” per l’ambiente. Sempre in riferimento agli studi degli esperti nominati dalla Procura, nel provvedimento si prendono in considerazione le ricadute su “morbilità” e “mortalità”, calcolate escludendo dalla ricerca i comuni della Valbormida e prendendo in esame fattori inquinanti (come il mercurio e il cadmio) prodotti esclusivamente dalla centrale.

Il giudice prende poi in esame le presunte irregolarità relative alle prescrizioni dell’Aia, che non sarebbero state rispettate anche grazie alla “quasi assoluta neghittosità” di chi aveva il controllo sulla centrale (parte delle verifiche inoltre era a carattere autorefernziale). Un sistema che avrebbe permesso a Tirreno Power di gestire lo stabilimento in maniera “disinvolta”. Per quanto concerne l’autorizzazione integrata ambientale d’esercizio, nel caso di Vado, sarebbe stata rilasciata in tempi più lunghi rispetto al previsto (un periodo nel quale, secondo l’accusa, lo stabilimento avrebbe funzionato di fatto senza alcun controllo). Una delle violazioni più gravi rispetto all’Aia che sarebbe stata rilevata è quella relativa allo SME a camino, il sistema con cui si sarebbero dovute monitorare le emissioni, che l’azienda avrebbe dovuto installare entro nove mesi a partire dal 14 dicembre 2012, ma che invece non sarebbe stato montato nei termini. Lo SME, tra l’altro, non solo sarebbe stato installato in ritardo, ma sarebbe anche stato posizionato alla base della ciminiera anziché alla cima. Secondo quanto rilevato durante l’ispezione dell’Ispra non sarebbe nemmeno stato tarato correttamente e, di conseguenza, avrebbe fornito dati falsati.

Tra le “colpe” contestate a Tirreno Power ci sarebbe poi quella di non aver realizzato la copertura del parco carbone, di aver usato per l’accensione dei gruppi un olio più pesante rispetto a quanto previsto dalla normativa (contenente una percentuale di zolfo tra lo 0,3 e l’1% quando il valore avrebbe dovuto essere inferiore allo 0,3 %) e infine di non aver smaltito separatamente le ceneri combuste dell’olio e del carbone: le prime sono un rifiuto pericoloso, mentre le secondo no e possono essere impiegate nella produzione del cemento.

Secondo i magistrati ad aggravare la posizione della centrale ci sarebbero poi tutte le rilevazioni sulle emissioni, dati che non sarebbero da considerare attendibili. La conclusione della Procura quindi è che, oltre che violare sistematicamente le prescrizioni, Tirreno Power non abbia fatto nulla per attenuare e limitare il danno alla salute ed all’ambiente (secondo i consulenti potevano essere adottati degli accorgimenti per ridurre l’impatto ambientale della centrale, ma non è stato fatto). Visto che l’inquinamento ambientale, sempre secondo gli inquirenti, sarebbe stato tuttora in corso è scattata quindi la richiesta di sequestro. Il reato contestato rimane quello di disastro ambientale doloso, oltre ad una serie di violazioni specifiche che dal punto di vista penale sono classificabili come “contravvenzioni”, ma che dal punto di vista sociale avrebbero un impatto ben più rilevante.
L’ordinanza di sequestro si chiude lasciando una sorta di “via d’uscita” a Tirreno Power: il giudice infatti precisa che il provvedimento sarà revocato se l’azienda si impegnerà (e dimostrerà) di far funzionare l’impianto con le “MTD”, le migliori tecniche disponibili (in inglese “BAT- Best Available Tecnique”), che sono definite nella “Direttiva IPPC” e sono le tecniche piu efficaci per ottenere un elevato livello di protezione dell’ambiente nel suo complesso.

Nel provvedimento quindi è previsto che, se Tirreno Power si impegnerà ad impiegarle, il sequestro dell’impianto cesserà. Un passaggio che dovrebbe passare proprio dall’installazione dello SME secondo le prescrizioni e dal rispetto dei limiti delle emissioni.
La scelta di lasciare aperto uno spiraglio alla riapertura dell’impianto vadese è dettata anche dallo “stato di necessità”, che riconosce comunque l’importanza sociale del funzionamento della centrale, ma alla condizione che questa utilizzi le “MTD” e che quindi non danneggi la collettività.

Leggi tutto il post...

13 gennaio 2014

ISPRA: Enel risarcisca 3,6 miliardi per inquinamento a Porto Tolle

Ecco il doc originale: http://www.slideshare.net/thomasmackinson/relazione-ispra
Riportiamo l'articolo da Ilfattoquotidiano

 "Un risarcimento da 3,6 miliardi per danno ambientale e sanitario. Questa la cifra che i periti dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) hanno quantificato, per la prima volta, rispetto all’impatto economico per lo Stato della centrale di Porto Tolle, in provincia di Rovigo: 2,6 miliardi di danni sanitari, essenzialmente per la mortalità in eccesso, più un miliardo per omessa ambientalizzazione. Centrale gestita da Enel, colosso energetico italiano e seconda utility quotata in Europa, a processo per disastro ambientale. A chiedere la perizia, firmata da Leonardo Arru su incarico dell’avvocatura di Stato, i ministeri di Ambiente e Salute, parte civile nel procedimento – denominato ‘Enel bis’ – insieme alle associazioni. Una notizia che non piace (quasi) a nessuno, tanto che a parlarne è solo la stampa locale. Non piace a Enel che a fine dicembre aveva esultato per una riduzione dell’indebitamento da 42 a 40 miliardi ora virtualmente gravato dal rischio di future, pesantissime, passività. Non piace al governo che tramite il Tesoro (31,2%) è il primo azionista di riferimento e carezzava da tempo l’idea di vendere quote per fare cassa. E ora si trova in mezzo a una surreale disputa tra ministeri in cui lo Stato fa causa a se stesso. Sarà poi pane per le agenzie di rating che da mesi incrociano un balletto di svalutazioni e rivalutazioni su titolo e prospettive della seconda società italiana per capitalizzazione di Borsa La perizia è di fine novembre 2013 ma è rimasta confinata nell’ambito del procedimento che si tiene al tribunale di Rovigo per disastro ambientale che è prossimo alla conclusione (la sentenza è prevista per marzo 2014). Eppure potrebbe – secondo il legale di parte civile Matteo Ceruti – diventare un precedente per una serie di situazioni pendenti ad altissimo impatto ambientale oggetto d’indagine o di processi di riconversione: dalla Tirreno Power (ex Enel oggi gruppo De Benedetti) di Vado Ligure (Savona), per la quale la locale procura indaga per gli stessi capi di imputazione, passando per le centrali di Brindisi (Enel), Monfalcone in provincia di Gorizia (A2a), Torre Valdaliga Nord a Civitavecchia (Enel). Non a caso associazioni ambientaliste che si sono costituite nel processo, come Greenpeace, ritengono la perizia un significativo passo avanti non solo per l’entità dell’importo risarcitorio richiesto ma perché mette in chiaro il principio per cui ‘chi inquina paga’. Il conto arriva sul Delta del Po per cause di ordine storico, industriale e perfino politico. La centrale costruita negli anni Ottanta a pieno regime emetteva più anidride solforosa (SO2 ) di qualunque altro impianto fisso in Italia. Ancora nel 2002 si stima sprigionasse da sola il 10% di tutte le emissioni di SO2 imputabili a qualsiasi altra fonte sul territorio nazionale. Per i reati ambientali connessi al funzionamento della centrale, la responsabilità dei direttori dell’impianto e degli amministratori delegati di Enel spa dell’epoca, Paolo Scaroni e Franco Tatò, è stata definitivamente accertata in Cassazione nel 2011 ma i reati erano ormai prescritti: restavano le conseguenze patrimoniali che la corte d’appello di Venezia sta quantificando. Ulteriori indagini e perizie hanno poi permesso di accertare il nesso causale tra le emissioni e le conseguenze di ordine ambientale e sanitario sulla popolazione, in particolare sui bambini. Così è partito il processo “Enel bis” che vede oggi imputati una decina di dirigenti Enel che si sono avvicendati tra il 1998 e il 2009. Secondo la procura di Rovigo, che procede per disastro doloso, avrebbero trascurato l’installazione di impianti che avrebbero consentito di tutelare la salute dei residenti e del territorio provocando un significativo aumento dei ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie della popolazione infantile. A comparire davanti al collegio saranno anche l’attuale amministratore delegato Fulvio Conti e i suoi predecessori. E’ in questo procedimento che il ministero dell’Ambiente, parte civile insieme a quello della Salute, tramite l’avvocatura dello Stato distrettuale di Venezia, ha chiesto di valutare anche i danni economici per lo Stato. Danni per l’appunto quantificati in 3,6 miliardi. “Un anno di vita perso vale 40mila euro” - Gli enti locali a corto di soldi stanno uscendo dal processo penale in cambio di noccioline: 130mila euro a testa per cinque Comuni emiliani, più 500mila euro per il Parco regionale del Delta del Po. In tutto 1,1 milioni di euro. Di ancor meno si accontentano gli enti locali veneti (fuorché la Provincia di Rovigo e i Comune di Rosolina e Porto Tolle che sono rimasti come parti civili). Risarcimenti a fronte dei quali le parti si impegnano, tra l’altro, a rinunciare a eventuali pretese o azioni giudiziarie future connesse al funzionamento della centrale sino al 2009. E a questo punto tocca vedere se lo Stato, invece, venderà cara la pelle. “Una valutazione cautelativa”: come viene calcolato il danno Il tecnico che ha firmato la perizia ha portato in aula i calcoli fatti per il periodo 1998-2009, riguardo alla diffusione di biossido di Zolfo (SO2) sulla base delle emissioni dichiarate da Enel al registro internazionale delle emissioni. La stima monetaria è stata fatta utilizzando la metodologia elaborata dall’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) e – avverte il perito – “con un orientamento cautelativo” (leggi nel box). Non quantifica, tra l’altro, taluni tipi di impatti come i danni all’ecosistema da acidificazione e deposito di ozono o quelli agli edifici e al patrimonio culturale. Ma si avvicina molto al danno presunto, anche perché alternativa non c’è visto che “non si può stabilire generalmente il danno ritenendolo linearmente proporzionale ai carichi di inquinamento”. Si può, invece, circoscrivere l’addendum di emissioni in eccesso che qualificano e quantificano il peggioramento del profilo emissivo, e moltiplicarlo per unità di costo-vita, laddove esistano indici di mortalità correlabili. Ebbene secondo il perito del ministero dal ’98 al 2009 ci sarebbero 2,6 miliardi di euro di danni connessi al rilascio di 418mila tonnellate di SO2 in eccesso rispetto a quelli rilasciati qualora la centrale avesse operato in un ipotetico regime a gas metano, come imponeva di fare la legge regionale veneta del 1997 istitutiva del Parco del Delta del Po. Ciascuna tonnellata viene moltiplicata per diversi coefficienti individuati in sede europea. La difesa di Enel: “Cifra abnorme e analisi infondata” – Enel, dalla sua, ha già contestato queste cifre come “abnormi”, ritenendo del tutto “infondata” l’analisi dell’Ispra. In particolare, secondo la difesa del colosso energetico, il consulente ha preso a riferimento unicamente le emissioni della centrale senza dare alcuna importanza ai rilevamenti delle cadute a terra di altri inquinanti. Inoltre, secondo i legali Enel, ha considerato come emissioni in eccesso tutte quelle superiori a quelle previste dal decreto ministeriale del 1990 che prevedeva, invece, specifiche deroghe normative per Porto Tolle che la centrale ha rispettato. Ma chi le ha messe quelle deroghe? La politica che sulla vicenda non ha mai mollato la presa. Non solo facendo generose concessioni normative sui limiti di emissioni, ma arrivando a tentare di condizionare l’attività di indagine della procura. Deroga e dilazioni: 20 anni di politica sotto il traliccio La politica e le emissioni, la politica e il colosso nazionale dell’energia. Un rapporto sempre stretto che si fa strettissimo quando serve. La centrale di Porto Tolle doveva essere “ambientalizzata”, cioè ricondotta a tetti di emissione imposti dall’Europa e vigenti per il resto del Paese, fin dal 1990. E invece fino a oggi ha mantenuto impianti di combustione a olio con tecnologia da anni Sessanta. Come è stato possibile? Con l’aiuto della politica che ha sempre trovato, a livello centrale e locale, le giuste deroghe e scappatoie per evitare a Enel un intervento di adeguamento oneroso. Il primo processo penale, quello che ha visto riconoscere la responsabilità degli amministratori dell’epoca per i reati ambientali, ha accertato poi che nonostante le deroghe per l’ambientalizzazione Porto Tolle è stata tenuta scientemente per ultima con ulteriore danno per l’ambiente. Da qui le condanne. Avanti dieci anni, si parla di riconversione ma non a metano, bensì a carbone. Costerebbe a Enel 2,7 miliardi ma il punto è che non porterebbe mirabili riduzioni degli inquinanti, anzi. Il progetto tiene banco per anni con le associazioni ambientaliste, operatori turistici e pescatori che si mettono di traverso e riescono, nel 2011, a far annullare dal Consiglio di Stato il decreto di Valutazione di impatto ambientale (Via). I giudici accolgono i rilievi sollevati e riconoscono che non è stata fatta una valutazione alternativa rispetto all’ipotesi del carbone. In particolare sul gas metano, visto che a 10 km dalla centrale c’è il più grande terminale gasifero offshore al mondo (il rigassificatore di Porto Viro, di proprietà dell’emiro del Quatar), realizzato proprio nella prospettiva di alimentare la centrale di Polesine Camerini. Ma i due impianti non saranno mai collegati perché il metano costa più del carbone. Poi il colpo di scena: nell’estate del 2011 prima il parlamento e poi Regione Veneto modificano le leggi, statali e regionali, rendendo non più necessarie valutazioni alternative. Una coincidenza temporale? Forse. Fatto sta che così facendo si consente di porre nel nulla la sentenza del Consiglio di Stato e di agevolare la nuova Via per il progetto a carbone, attualmente in corso presso il Ministero dell’ambiente. Parallelamente la politica trova modo di mettere lo zampino direttamente sulle inchieste. Gli interventi a gamba tesa sui magistrati che indagano Luciano Violante (Pd) Se la politica tenta a frenare i magistrati della Procura di Rovigo. “Diciamo che è un dato di fatto che tutti quelli che hanno la lavorato a questa vicenda hanno avuto qualche problema”, ricorda l’avvocato di parte civile Ceruti. Il riferimento, neanche troppo velato. Il riferimento, neanche troppo velato, è all’avvocato dello Stato Giampaolo Schiesaro, fatto oggetto di pressanti consigli, da parte di un agente dei servizi caduto in disgrazia, di “allentare la presa” sul processo Enel. Ma anche alla richiesta di azione disciplinare nei confronti del pm Manuela Fasolato avanzata dal Pd Luciano Violante e dal ministro Pdl Angelino Alfano. Il filo delle future larghe intese, improvvisamente, si stringeva intorno al collo di chi rischiava di intaccare interessi che non vanno toccati. La storia è nota. E’ il 2010 e il pm sta lavorando a diversi filoni d’inchiesta sulla centrale ipotizzando legami tra le emissioni e l’aumento dell’incidenza di malattie nei territori circostanti l’impianto. Sulla centrale pende l’iter della Valutazione d’impatto ambientale per il progetto di riconversione che vale, sulla carta, 4mila posti di lavoro e 2 miliardi e mezzo di investimento. Il pm comunica però agli enti interessati, ministero dell’Ambiente e Commissione di Via, le risultanze di alcune perizie che mettono i dubbio la veridicità dei dati del progetto depositato da Enel: un via libera senza una loro verifica avrebbe potuto aggravare il quadro dei reati e comportare ulteriori conseguenze per ambiente e popolazione. Apriti cielo. A Cortina Incontra, il 5 gennaio 2010, Violante nella inedita veste di presidente della associazione Italia decide, si espone in prima persona chiedendo un’ispezione. Sarebbero solo parole in libertà, se non fosse per un dettaglio: Enel è tra i soci fondatori di Italia decide. Ma la coincidenza non impedisce al ministro Alfano di prendere in esame le doglianze di Violante e di inviare a Rovigo il capo degli ispettori Arcibaldo Miller (poi coinvolto nell’indagine della cosiddetta P3) con contestazioni varie e fantasiose (come quella di aver lavorato, su autorizzazione dei superiori, al processo Enel mentre era impegnata come commissario nel concorso per gli esami nazionali in magistratura). Fasolato, nel frattempo trasferita alla Procura generale presso la Corte d’Appello di Brescia, ha chiesto ed ottenuto dal CSM di essere applicata a questo processo davanti al Tribunale di Rovigo, ed ancor oggi è ancora lì che non molla. E la centrale dei veleni pure.

Leggi tutto il post...

29 dicembre 2013

Centrale a carbone TVN: è stato un buon anno


Fonte dei dati: http://aia.minambiente.it/AttuazionePub.aspx?id=3974

Da Gruppo di studio su Ambiente e Salute
comitatibiogas.wordpress.com

Leggi tutto il post...

20 ottobre 2013

Esposizione all’inquinamento dell'aria provoca tumori: dimostrazione definitiva dalla massima autorità mondiale

L’inquinamento dell’aria può provocare il cancro. Lo dice la massima autorità oncologica mondiale, lo IARC (International Agency for Research on Cancer) di Lione, l’Agenzia che per conto dell’Organizzazione mondiale della sanità analizza e classifica agenti e sostanze per la loro capacità di provocare il cancro. L’inquinamento da polveri e sostanze assortite che affligge le nostre città è stato classificato nel gruppo 1, cioè sicuramente cancerogeno per l’uomo: come il cloruro di vinile, la formaldeide, l’amianto, il benzene, le radiazioni ionizzanti. Già lo IARC si era espresso sulla cancerogenicità di alcune sostanze che compongono il classico smog, come il fumo da diesel e il benzo(a)pirene. Ma in questo caso è l’intero “cocktail” - formato da combustioni da traffico, riscaldamento e emissioni industriali - ad aver ricevuto la scomoda qualifica. Che avrà sicuramente vaste conseguenze politiche.

«Classificare l’inquinamento outdoor come cancerogeno umano è un passo importante per spingere all’azione senza ulteriori ritardi, visto che la pericolosità dell’inquinamento è proporzionale alle concentrazioni in atmosfera e molto si può fare per abbassarle» ha spiegato nella conferenza di presentazione dei dati il direttore dello IARC, Christopher Wild. Il verdetto scientifico è frutto di un notevole lavoro di revisione di più di mille studi effettuato da una squadra di esperti di rilevanza internazionale, documentato dalla Monografia 109 dell’agenzia internazionale. Lo scrutinio ha portato alla certezza che l’esposizione all’inquinamento protratto nel tempo aumenti la probabilità di sviluppare un tumore al polmone o alla vescica. Certamente il rischio non è raffrontabile a quello del fumo di sigaretta, che resta il killer principale. Ma coloro che derubricavano lo smog a fastidio tutto sommato sopportabile devono ora ricredersi: l’esposizione ad alte concentrazioni di polveri sottili, idrocarburi policiclici aromatici, ozono e biossido di azoto non aumentano solo il rischio di malattie respiratorie, infarto a altri problemi come il basso peso alla nascita (come appena confermato da uno studio uscito su Lancet).

Ora si può dire con relativa certezza che almeno dal 3 al 5% dei tumori al polmone derivino da queste esposizioni ambientali. La percentuale apparentemente bassa non inganni: si tratta pur sempre, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, di 223.000 morti in tutto il mondo, a cui vanno aggiunti circa 3 milioni di morti per tutte le altre malattie correlate all’inquinamento dell’aria. I circa 10mila litri di aria non propriamente immacolata che ogni giorno inspiriamo non resta quindi senza effetto. La monografia dello IARC ha evidenziato anche che l’inquinamento provoca il tumore al polmone attraverso un’azione diretta sul DNA, che mostra chiaramente i segni delle mutazioni indotte dai diversi inquinanti.

Fonte dell'articolo


Leggi tutto il post...

27 settembre 2013

Enel: i soliti #GUERRIERI col c*lo degli altri



L'hashtag lanciato dalla campagna di Enel "#guerrieri" ha prodotto un vero boomerang, come documentato dal Fatto: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/25/guerrieri-enel-esempio-da-non-seguire-storify/723462/






Aggiornamento:
Enel torna alla carica con il programma di Saturnino, ispirato direttamente alla campagna di Enel: "guerrieri". Chi non ha memoria corta, ricorda come Lorenzo Cherubini "Jovanotti" abbia in passato sposato la causa di Enel, ripulendole la faccia (ma sporcando la sua). Guarda il caso: ora a condurre la trasmissione pro-Enel, troviamo proprio uno dell'entourage di Jovanotti. Chiamalo "caso"...




Leggi tutto il post...

26 settembre 2013

Civitavecchia: "Marcia per la Salute"


Dove? Civitavecchia - piazzale dell'Autorità portuale

Quando? Sabato 28/07/2013, ore 10,00

Perché?
PORTO: le navi continuano imperterrite a liberare i loro fumi sulla città e le prescrizioni sull'elettrificazione delle banchine del ministero dell'ambiente, restano inascoltate da parte dell'autorità portuale
CENTRALE: il sindaco lascia che venga approvata un'AIA che permette di bruciare 900.000 tonnellate di carbone in più all'anno per 1500 ore in più di funzionamento rispetto alla VIA del 2003. Carbone che potrà essere di qualità scadente, ovvero con contenuto di zolfo < 1% anzichè minore dello 0,3% come prevede il piano di risanamento della qualità dell'aria della Regione Lazio.
TRAFFICO: denunciamo la totale assenza di politiche di mobilità e viabilità. Secondo il polo idrogeno nel 2010 a Civitavecchia c'erano 610 macchine ogni 1000 abitanti. E abbiamo un TPL da terzo mondo!

INFINE SIAMO LA TERZA CITTÀ D'ITALIA PER INCIDENZA TUMORALE E NESSUNO HA MAI SMENTITO UFFICIALMENTE QUESTO DATO

Leggi tutto il post...

27 giugno 2013

24 aprile 2013

Torna lo spettro dei rifiuti di Roma bruciati a Civitavecchia

Riportiamo da Civonline.it "Rifiuti di Roma a Tvn e Tvs, De Crescenzo presenta una mozione"

Dopo lo stop di Malagrotta è ancora allarme in città sui rifiuti di Roma. Il capogruppo Sel Ismaele De Crescenzo presenta una mozione per chiedere a Tidei di emettere un'ordinanza che vieti di bruciare rifiuti nelle centrali di Tvn e Tvs


Prima la semplificazione del decreto sui rifiuti da parte del ministro Clini, poi la richiesta del commissario Sottile agli uffici della Regione di indicare tutte le centrali o cementifici idonei a bruciare Cdr o Css, poi la sentenza del Consiglio di Stato che capovolge la sentenza del Tar sul Piano rifiuti della Polverini e dietro le quinte, ma ancora presente, il protocollo d'intesa tra Alemanno e La Russa per portare i rifiuti di Roma a Civitavecchia. Gli ingredienti per far tremare il comprensorio e soprattutto la città portuale ci sono tutti. Almeno è così per il capogruppo Sel Ismaele De Crescenzo e per il portavoce del Comitato antidiscarica di Allumiere. "In una situazione di emergenza il commissario straordinario dei rifiuti Goffredo Sottile ha la facoltà di decidere come, dove e quando portare i rifiuti di Roma per risolvere l'emergenza". E per evitare che alle centrali di Civitavecchia si possa bruciare Css (combustibili solidi secondari, rifiuti a esclusione dell'umido) il capogruppo Sel ha già protocollato una mozione urgente da portare all'attenzione del Consiglio comunale e del sindaco Tidei per chiedere proprio al primo cittadino di emettere un'ordinanza in cui si probisca di bruciare rifiuti in siti già esistenti o futuri. Perché Civitavecchia, al momento "ha tutte le carte in regola - ha spiegato Emiliano Stefanini - chi dice infatti che è improbabile portare i rifiuti da Roma a Civitavecchia vorremmo solo ricordare che al momento i rifiuti di Roma vengono portati in Toscana. E a conti fatti, la nostra città è molto più vicina"

Leggi tutto il post...

"Carbone 'pulito', coscienze sporche". A Roma Stop Enel


Pubblichiamo da stopenel.org

Il 30 aprile si celebrerà a Roma l’assemblea degli azionisti di Enel Spa. Dalle mega dighe della Colombia, del Cile, del Guatemala al carbone di Civitavecchia, Brindisi, La Spezia; dal nucleare in Spagna alle rinnovabili di nome e non di fatto, come la geotermia in Toscana e le biomasse sul Pollino ; dalle mega centrali dell’Est Europa ai catorci ad olio combustibile di Rossano, Porto Tolle, Montalto di Castro: Enel rappresenta in pieno il modello energetico che ha caratterizzato gli ultimi cinquant’anni di politiche industriali dell’occidente, un modello fallimentare basato sull’esaurimento di risorse naturali, sullo sconvolgimento dell’ecosistema sulla prevaricazione sistematica della volontà, degli interessi e dell’identità delle comunità locali, in Italia come all’estero.

La Campagna “Stop Enel” nasce per contrastare queste politiche e promuovere un nuovo modello energetico. La rete che ha già dato vita a due assemblee internazionali e invita tutti a partecipare a tre giorni iniziative ed approfondimenti che si svolgeranno a Roma:

Domenica 28 aprile – ore 10.30-17.30

Seconda Assemblea Internazionale della Campagna Stop Enel

CineTeatro Volturno Occupato – Via Volturno 37

Lunedì 29 aprile, ore 10.30 – 13.30

Seminario di approfondimento: Il ruolo di ENEL nel mercato dei crediti di Carbonio

CineTeatro Volturno Occupato – Via Volturno 37

Pomeriggio: Incontro del Coordinamento Nazionale No Carbone

Martedì 30 aprile – ore 14.00

Sit in STOPENEL durante lo svolgimento dell’assemblea degli azionisti





Leggi tutto il post...

Carbone a Saline, l'anima nera del Governo Monti


Dagli amici di No al carbone Saline Joniche, comunicato stampa

L’ultima vergogna del governo dei tecnici, è stata perpetrata, nel silenzio assoluto,  il 5 aprile 2013. Provoca sconcerto in tutta l’Area Grecanica l’approvazione della V.I.A. per la costruzione della centrale a carbone della SEI-Repower, da parte del governo Monti con un decreto ministeriale a firma del Ministro Clini che nelle conferenze parla di difesa del territorio ed energie rinnovabili salvo poi, nel segreto della stanza dei bottoni, dimenticarsi di essere a capo del dicastero dell’ambiente, avallando progetti dannosi.
A distanza di qualche settimana il poliedrico ministro Clini ha apposto la sua firma su una catastrofe che rischia di abbattersi sulla nostra terra, autorizzando la V.I.A., ed allo stesso tempo è riuscito a dichiarare in occasione della prima tappa dell’ “Eart(h)”, la manifestazione itinerante promossa dal Ministero dell'Ambiente, che per uscire dalla crisi bisogna investire in “politiche di difesa del territorio, che puntano all’eco-sostenibilità e al risparmio energetico”.
Avevano tentato già il 15 giugno con l’emanazione del DPCM, a firma del Presidente del Consiglio Mario Monti, di dare esecuzione alla V.I.A., ma la Corte dei Conti aveva rispedito al mittente l’atto perché aveva chiesto dei chiarimenti su una serie di punti precisi e determinanti che il Governo non è stato in grado di fornire.

Il progetto scellerato e osteggiato dalle amministrazioni e da i cittadini aveva avuto, quindi, uno stop a causa delle numerose omissioni e forzature. Questo decreto tenta, dunque, di  bypassare il mancato visto della Corte dei Conti, ma non risolve, tra le tante cose, il conflitto di competenza tra stato e regione in materia di strategia energetica.
Le 59 prescrizioni che il governo ha imposto alla SEI-Repower la dicono lunga sulla lacunosità del progetto.

Un colpo di coda degno della peggiore politica italiana che di nascosto, sottobanco, fa le cose più infime.
Un’approvazione data nel pieno disprezzo verso la popolazione calabrese e verso la volontà delle amministrazioni Regionali, Provinciali e Comunali e dei cittadini da essi rappresentati.
Un colpo di coda di un governo dimissionario e dimissionato che, dopo le ultime elezioni, aveva come unico compito quello di svolgere attività di ordinaria amministrazione e che, invece, si arroga il diritto di decidere la strategia energetica italiana.
Insieme alla V.I.A. per Saline Joniche sono stati approvati altri progetti che provocheranno scempi ambientali e danni per la salute delle popolazioni.

Le recenti vicende di cronaca giudiziaria hanno messo in luce l’interesse della ‘ndrangheta nei confronti della centrale a carbone di Saline Joniche. Secondo le ipotesi degli inquirenti sarebbe stata la stessa SEI-Repower a cercare, attraverso un suo fidato collaboratore, i contatti con la criminalità organizzata.
La conoscenza di questi fatti rende ancora più inspiegabile l’approvazione della V.I.A. e getta ombre inquietanti sulle motivazioni che hanno portato, dietro chi sa quali pressioni, il governo a dire si ad un progetto insensato in una zona che ha nel turismo, nell’agricoltura, nelle bellezze naturalistiche e nella cultura i suoi punti di forza.
Il futuro di questa terra non può essere deciso dalle lobbies dell’energia, dai poteri forti e da chi intende speculare sulla pelle dei cittadini. Il Coordinamento Associazioni Area Grecanica, che non ha mai abbassato la guardia, impugnerà l’atto e continuerà, appoggiato dal volere della totalità delle persone oneste che abitano il territorio reggino, a dare battaglia contro un progetto che, se realizzato, porterebbe alla rovina per queste zone e per i suoi abitanti.

Leggi tutto il post...

SAT, "tracciato blu" di vergogna


Riportiamo da Maremmanews "Autostrada: comitati uniti contro il tracciato blu, da Albinia lanciano battaglia"

Si è svolta ieri ad Albinia una riunione dei comitati e delle associazioni di cittadini e di categoria orbetellani, per confrontare le posizioni e decidere le iniziative di lotta contro le decisioni imposte da SAT e Regione Toscana. Erano presenti: Colli e Laguna, Procosta, Circolo Culturale Gastone Mariotti, ADO, Comitato Neghelli, Cine Club Costa D'argento, Legalmente, Cinema D'essai, Confesercenti, Confcommercio, Italia Nostra Orbetello, Slow Food, Festival Dei Giardini, Comitato S. Donato Polverosa. Hanno confermato la loro adesione anche Welcome Maremma e Federalberghi.

"Unanime l’indignazione nei confronti della Regione che non ci ha tutelati per l’alluvione, ha iniziato lo smantellamento del sistema socio-sanitario e ora ha approvato lo scellerato tracciato Sat, ignorando le istanze di territorio, Comune e Provincia.

L’Associazione Colli e Laguna, come anche l’Associazione Procosta, ha ricordato le numerose azioni intraprese grazie all’adesione massiccia della cittadinanza per impedire la devastazione dell’area costiera.

Oltre alle manifestazioni, le assemblee pubbliche, i convegni e altre iniziative, sono fondamentali le azioni legali, che fermarono i procedimenti di esproprio nel 2010 e il progetto definitivo sull’Aurelia nel 2011, e soprattutto il ricorso al Tar presentato con Italia Nostra contro la delibera Cipe del 2/08/2012, che approva il progetto definitivo per tutti i lotti tranne che il nostro (Ansedonia-Fonteblanda) e quello successivo.

Di fronte alla scelta del “tracciato blu”, come di qualsiasi tracciato costiero, rimangono valide tutte le motivazioni alla base della lotta contro Sat e delle azioni giudiziarie già intraprese con efficacia. Si ribadisce quindi fortemente la richiesta di tutela del territorio e della popolazione, di rispetto della democrazia e delle normative di legge nazionali, comunitarie e della stessa Regione.

Se alla riunione è stato unanime il rigetto in toto del “tracciato blu” imposto da Enrico Rossi e Sat, come di qualsiasi tracciato costiero, si stanno diffondendo sempre più interrogativi sull'effettiva sostenibilità dell'infrastruttura autostradale nell’intero territorio comunale; gli eventi alluvionali del novembre scorso hanno reso evidente la fragilità di tutta la piana dell'Albegna che sarebbe fortemente "segnata" dal passaggio della Tirrenica. Ci si chiede seriamente come un’opera così impattante possa servire al territorio e alla popolazione, visto che danneggerebbe in modo irrimediabile le attività agricole, produttive e turistico-ricettive colpite da crisi e alluvione, infliggendo la ferita mortale al nostro Comune già devastato dal 12 novembre" scrivono i comitati.

Cresce quindi la forte e dura opposizione alle scelte politiche prese esclusivamente per favorire gli interessi privati di Sat, contro ogni interesse pubblico, nella totale mancanza di trasparenza e democrazia e nel più assoluto disprezzo delle istanze del territorio.

È emersa la necessità di una mobilitazione generale di comitati, associazioni, movimenti e cittadini. Tra le iniziative concordate: un’ulteriore riunione dei comitati e delle associazioni di cittadini e di categoria, incontri pubblici e manifestazioni.

Leggi tutto il post...

26 marzo 2013

10 anni contro il carbone



l Coordinamento delle Associazioni Ambientaliste ha indetto per la serata di giovedì 28 marzo un presidio/fiaccolata silenziosa sotto la sede del comune di Civitavecchia per "celebrare" i 10 anni di carbone cui ci ha condannato l'amministrazione De Sio e per protestare contro l'incomprensibile atteggiamento del sindaco Tidei alla conferenza dei servizi per il rinnovo dell'AIA di TVN tenutasi nello scorso 12 marzo.
Il sindaco infatti, sbandiera come grosse vittorie alcuni traguardi, tra l'altro la maggior parte previsti dalla valutazione d'impatto ambientale della centrale, tralasciando completamente i fatti più importanti risultati dalla conferenza: TVN potrà bruciare più carbone e potrà farlo per molte più ore all'anno rispetto agli attuali limiti.
Per questo è importante che giovedì si materializzi la contrarietà di Civitavecchia e dell'Alto Lazio a queste scelte. Alleghiamo il volantino vi chiediamo di diffondere la notizia, per partecipare e far comprendere ad altri l'importanza di esserci.
E' finito il tempo della delega, se vogliamo tentare di migliorare la qualità della vita e dell'ambiente di questa terra dobbiamo metterci un pò del nostro, magari solo qualche ora. Vi aspettiamo

Leggi tutto il post...

15 marzo 2013

TVN, Conferenza dei Servizi: Tidei smentito


Comunicato

Oltre il danno, la beffa!

Non vediamo come altro commentare quanto accaduto lo scorso 12 marzo nella Conferenza dei Servizi per il rinnovo dell’AIA di Torrevaldaliga Nord e quanto dichiarato dal Primo Cittadino a margine della stessa.
Parlare infatti di vittoria storica, significa o avere una profonda ignoranza di quanto contenuto nei documenti e di quanto richiesto da ENEL durante il procedimento, o mentire sapendo di farlo. Dall’analisi del Verbale della conferenza e dei relativi allegati, si evince infatti che l’AIA sarà rilasciata senza che le Migliori Tecniche Disponibili siano totalmente applicate; in deroga al Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria della Regione Lazio; senza alcuno dei provvedimenti previsti dal recepimento dalla Direttiva Seveso II relativa agli stabilimenti suscettibili di rischio incidenti
rilevanti, ed infine stravolgendo quanto previsto dal decreto MAP 55/02/2003 del 24 dicembre 2003 autorizzativo alla costruzione e all’esercizio della centrale.

Nulla su quanto richiesto dalle Associazioni e dai cittadini, che a tal fine avevano sottoscritto in migliaia un’apposita petizione, chiedendo che il Sindaco apponesse prescrizioni più stringenti quali, ad esempio,
- limiti emissivi di 50 mg/Nm3 per il monossido di carbonio, risultato ottenibile applicando le Migliori Tecniche Disponibili individuate dall’Unione Europea;
- l’utilizzo di carbone con contenuto di zolfo inferiore allo 0,3% come previsto dal Piano di Risanamento della Qualità dell’aria della Regione Lazio;
- il mantenimento della capacità produttiva e del consumo di materie prime come dichiarati nel 2003 in sede di prima autorizzazione, in sintesi: un massimo di 6.000 ore all’anno di funzionamento a pieno regime e 3.600.000 tonnellate di carbone;

Tutte richieste contenute nelle Osservazioni che il Movimento No Coke, il Forum Ambientalista e l’ISDE – Medici per l’Ambiente, hanno depositato agli atti della Conferenza dei Servizi, e che hanno ripetuto e motivato nell’apposita audizione.

Al contrario, sono state accolte tutte le pretese di Enel a esclusivo beneficio del conto in banca degli azionisti e la centrale, solo per citare alcuni dati, potrà funzionare al massimo carico per 7.500 ore all’anno (312 giorni invece che i 250 dichiarati nel 2003), bruciare 4.500.000 tonnellate all’anno di carbone (quindi 900.000 tonnellate in più di quelle previste), utilizzare carbone con percentuale di zolfo fino ad oltre tre volte superiore a quella consentita dal Piano Regionale di Qualità dell’Aria, emettere una quantità massima di 120 mg/Nm3 di monossido di carbonio - quindi ben più del doppio della quantità attesa con l’utilizzo delle Migliori Tecniche Disponibili, mantenendo invariato il limite annuo consentito di emissioni di anidride solforosa (2.100 tonnellate) e ossidi di azoto (3.450 tonnellate).

Il sindaco Tidei, svilendo il potere/dovere conferitogli dal R.D. 27 luglio 1934 n°1265, ha prescritto unicamente l’abbassamento della quota massima di emissioni delle polveri, portandola a 160 tonnellate/anno dalle 260 previste finora, proponendo una riduzione, peraltro l’unica sulla quale l’Enel si era dichiarata disponibile a trattare, di carattere più che altro scenografico, se solo si considera che l’intero impianto a pieno regime nel 2011 ha prodotto – sempre secondo i dati rilevati dall’Enel e approvati dalle autorità competenti – un totale di 55 tonnellate di polveri, ovvero circa un terzo del limite che il Sindaco ha “imposto”, con “severità” memorabile, nella conferenza dei servizi di ieri.

Per quanto riguarda la fissazione del 2034 come data di chiusura dell’impianto (anche qui nel pieno rispetto delle indicazioni di Enel sul ciclo di vita della centrale), crediamo che qualsiasi persona mediamente dotata di buon senso non possa che considerarla, più che una prescrizione, una profezia da cartomante.

Riteniamo veramente grave, seppur non ci stupisce, che il Sindaco, ma anche gli altri enti rappresentati in Conferenza dei Servizi, abbiano perso un’importante occasione per ridurre il carico inquinante sul nostro territorio che già cosi pesantemente sta pagando gli effetti degli oltre 50 anni di servitù energetica ma ancor più grave che si spacci come vittoria storica l’accettazione passiva della maggior parte delle richieste ENEL.
Accettazione che, ne siamo certi, faciliterà le trattative sulle compensazioni economiche che il Comune sta conducendo con l’ente elettrico e che passano, ancora una volta, sulla pelle e la salute della popolazione di Civitavecchia e dell’Alto Lazio.

Diffidiamo il Sindaco e quant'altri dall'affermare di aver fatto proprie le richieste dei No Coke e delle associazioni ambientaliste, e ci riserviamo, non appena il provvedimento definitivo verrà pubblicato, di far valere le ragioni del popolo inquinato, ricorrendo avverso lo stesso in tutte le sedi competenti.

Civitavecchia, 14 marzo 2013

Leggi tutto il post...

Deputati M5S: 'No carbone' sulla cravatta

"Carissime e carissimi siamo entrati in aula occupando le file in alto - scrive sulla sua pagina Facebook la deputata 5 stelle Tiziana Ciprini - né a destra né a sinistra, ma sopra (ed oltre), operazione fiato sul collo sempre". 
La maggior parte dei deputati uomini, nonostante alla Camera non sia obbligatorio, ha deciso di indossare la cravatta. Nera con su scritto «No carbone» per alcuni di loro.
Da Corriere.it

Leggi tutto il post...

6 marzo 2013

Torrevaldaliga Nord, convocazione presidio a Roma

Comunicato

Il prossimo 12 marzo, alle ore 10,00, a Roma, presso il Ministero dell’Ambiente, Via Capitan Bavastro 174, si terrà la Conferenza dei Servizi per il rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale della centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord. In quell’occasione sarà stabilito come e quanto la centrale deve inquinare: quanto carbone potrà bruciare, che tipo di carbone sarà consentito di utilizzare, quali limiti emissivi in aria, acqua e suolo dovrà rispettare etc.
 Come sempre alcuni esponenti del Movimento No Coke Altolazio e dei Medici per l’Ambiente, saranno presenti per essere auditi dalla Conferenza e portare in quella sede le ragioni del popolo inquinato. Sarà, inoltre, quella la sede dove il Sindaco di Civitavecchia Pietro Tidei, in qualità di sindaco del sito ospitante l’impianto, avvalendosi dei poteri conferitegli dal Regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, potrà apporre, se ne avrà la volontà, precise prescrizioni a tutela della salute dei cittadini, come peraltro richiestogli con specifica petizione da oltre duemila cittadini.
 Riteniamo importante in quella sede far sentire la pressione dei cittadini dell’Alto Lazio su quanti, membri della conferenza dei servizi e Sindaco Tidei, sono chiamati a decidere del nostro futuro e della nostra salute. 

Per questo stiamo organizzando un presidio sotto il Ministero proprio durante lo svolgimento della Conferenza dei Servizi. Chiediamo inoltre a tutti di portarsi dietro un paio di scarpe a rappresentare la presenza di quanti non ci sono più proprio a causa dell’aggravarsi delle patologie mortali conseguenti la presenza della centrale. Sappiamo che è un giorno feriale e che per molti sarà difficile essere presenti, ma vi chiediamo un sforzo a tutela del nostro stesso futuro. Non è più tempo di delegare, e se vogliamo veramente combattere la presenza di quel mostro nelle nostre vite e tentare di porre un argine ai troppi veleni che questo vomita nella nostra aria, dobbiamo saperci mettere in gioco.

Ci auguriamo che alle tante parole di condanna della centrale, seguano i fatti e che il 12 marzo saremo in tanti sotto il Ministero. Noi, come sempre, ci saremo.

Per i No Coke Alto Lazio, Simona Ricotti

Leggi tutto il post...

4 marzo 2013

Gratteri: la ‘ndrangheta vuole il carbone a Saline


"Per quello che è emerso dalle intercettazioni la 'ndrangheta di Melito Porto Salvo e dell'Hinterland è d'accordo per la realizzazione della centrale a carbone di Saline Joniche.

Lo ha detto il procuratore aggiunto della DDA reggina, Nicola Gratteri, nel corso della conferenza stampa tenuta stamani per illustrare i risultati dell'operazione Ada, condotta dai carabinieri del comando provinciale contro la cosca Iamonte di Melito Porto Salvo, che questa mattina ha portato all'esecuzione di 65 arresti.
La costruzione della centrale a carbone è stato autorizzata nei mesi scorsi dal Governo, incontrando l'opposizione di diverse associazioni del territorio, soprattutto a causa dell'impatto ambientale del nuovo impianto."
Fonte: lameziaclick

Leggi tutto il post...

1 marzo 2013

Autostrada tirrenica: nuovo ricorso


Leggi l'articolo da Per il bene di Tarquinia

Leggi tutto il post...

Raccolta firme per 'Legge popolare Rifiuti Zero'

Sabato 2 Marzo siamo invitati a prendere parte al costituendo Coordinamento Regionale del comitato promotore legge 'rifiuti zero' www.leggerifiutizero.it, per la campagna di raccolta firme 'Legge popolare Rifiuti Zero'.

Appuntamento a ROMA, Aula LEVI presso Università La Sapienza, via dei Volsci (angolo via dei Reti), ore 10-13

'La situazione della gestione rifiuti di Roma e del Lazio si avvia, dopo due anni di inutili commissariamenti, ad una annunciata emergenza dovuta all'inerzia delle istituzioni preposte (Regione-Provincia-Comune di Roma) rispetto alla chiusura di Malagrotta,con l'apertura di nuove discariche ed inceneritori, nell'ostinato e complice tentativo di mantenere la filiera cassonetto-discarica-inceneritore. La Commissione Europea ha ripetutamente bocciato i "piani commissariali" basati su questo ciclo, in assenza di un vero piano che indichi nella raccolta differenziata spinta- "porta a porta"- nella realizzazione di impianti a freddo di riciclo e compostaggio, l'unica alternativa concreta.
A giugno 2012 la Delibera di iniziativa popolare "Roma verso Rifiuti Zero" con allegato Piano tecnico dettagliato ed ultimamente anche un autorevole Studio di fattibilità che dimostra che dai rifiuti si possono non solo fare enormi risparmi di spesa ma addirittura realizzare entrate di bilancio!! Depositata la Delibera abbiamo anche lanciato la proposta di Legge Nazionale di Iniziativa Popolare che andasse ad incidere sulla situazione disastrosa della gestione dei rifiuti non solo del Lazio ma di tutta Italia, motivata dalle centinaia di vertenze territoriali e dall'approvazione il 24 maggio 2012 di una Risoluzione del Parlamento Europeo che indica al 2020 la chiusura di inceneritori e discariche, per avviare l'Europa del riciclo e recupero.'

Clicca per saperne di più:


Leggi tutto il post...

Giovani minatori di carbone

Fonte originale: NYT
È il New York Times a compiere il viaggio dell’orrore nelle miniere di carbone di Khliehriat, nello stato del Meghalaya, nella parte più orientale del paese: una distesa isolata e schiacciata tra Cina, Bhutan, Bangladesh e Myanmar, dove gli abitanti sono culturalmente ed etnicamente più vicini alla Cina che all’India. Il sottosuolo è ricco e le persone che vivono a Khliehriat sono così povere che, per sopravvivere, affrontano ogni giorno la discesa nelle viscere della terra. Come Suresh Thapa, che ha soltanto 17 anni ma che lavora nelle miniere “da quando era un bambino”. Lui e la sua famiglia vivono in una casupola vicino alle miniere. Non hanno né acqua corrente né riscaldamento. Presto i quattro fratellini di Suresh seguiranno lo stesso destino. Continua qui

Leggi tutto il post...