No al carbone Alto Lazio

26 ottobre 2011

Studio USA: rimpiazzare il carbone grazie all'efficienza energetica

Un recente rapporto statunitense dell’American Council for an Energy Efficient Economy (ACEEE), ha evidenziato che la chiusura delle vecchie centrali e il contemporaneo lancio di programmi di efficienza energetica e di cogenerazione garantirebbe un vantaggio economico netto per la collettività. Ecco il rapporto:
Avoiding a train wreck: Replacing Old Coal Plants with Energy Efficiency"

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Altri 13 minatori perdono la vita nelle miniere cinesi

Il rubinetto della morte sputa altre vittime grazie al business del carbone cinese.

Agenzia ASCA - "E' di 13 morti il bilancio delle vittime di un'esplosione avvenuta all'interno di una miniera di carbone nella regione cinese del Chongqing. Lo ha reso noto l'agenzia Xinhua.

Tre minatori sono scampati alla tragedia avvenuta per la deflagrazione, causata presumibilmente da una fuga di gas, e sono stati tratti in salvo dalle squadre di soccorso.

Secondo l'agenzia Xinhua, sei persone, legate all'incidente, sono state fermate dalle autorita'.

Le miniere cinesi di carbone sono tristemente note per il record di incidenti. Solo nel 2010 hanno infatti perso la vita in Cina 2.433 persone."

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"Sì all'energia pulita senza carbone": consegnate le firme

Svizzera, cantone dei Grigioni. Consegnata oggi alla Cancellaria di Stato l'iniziativa cantonale "Sì all'energia pulita senza carbone" - da RSI.ch

"Nei Grigioni è formalmente riuscita l'inizativa popolare cantonale "Sì all'energia pulita senza carbone". I promotori hanno consegnato questa mattina presso la Cancelleria di Stato grigionese le 4'427 firme raccolte negli ultimi otto mesi dagli ambienti progressisti e ambientalisti. Intanto, proprio oggi, il Consiglio di Stato retico ha chiesto alla società con sede a Poschiavo di fare chiarezza in merito alle critiche che le sono state rivolte.

Contestati due progetti di Repower

Nel testo dell'iniziativa i promotori sostengono che le centrali a carbone pianificate da Repower a Brunsbüttel, nella Germania settentrionale, e a Saline Joniche, in Calabria, genererebbero circa il 40% di tutte le emissioni di CO2 della Svizzera, pari a quattordici volte le emissioni del cantone dei Grigioni. Alla fine di settembre, sollecitata dai giornalisti della trasmissione Rundschau di SF, l'azienda aveva ammesso di aver sostenuto finanziariamente la trasferta a Coira dei promotori italiani della centrale di Saline Joniche

Gli obiettivi dell'iniziativa ce li spiega Tania Schmid dell'associazione "Futuro al posto del carbone", al microfono di Nicola Zala

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Nuova conferma: il solare più conveniente di carbone e nucleare

Una lettura consigliata da Grist (inglese): "L'energia dal sole sta diventando rapidamente la più conveniente al mondo da produrre"

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25 ottobre 2011

29 OTTOBRE - MOBILITAZIONE NAZIONALE CONTRO IL CARBONE


Il Coordinamento Nazionale No al Carbone aderisce alla GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE CONTRO IL CARBONE del 29 Ottobre, partecipando alla manifestazione nazionale indetta ad Adria (Ro) ed organizzando in concomitanza presidi nei siti sedi delle inquinanti centrali elettriche a carbone sporco* (Civitavecchia, Brindisi, Vado Ligure, Gualdo Cattaneo, Saline Ioniche).
La combustione del carbone è causa del rilascio di numerosi inquinanti estremamente dannosi per la salute, i cui effetti coinvolgono un’area molto più vasta di quella limitrofa alla centrale e rappresenta la più grande fonte “umana” di inquinamento da CO2.

La nostra presenza sarà la testimonianza concreta dei danni irreversibili che provocano sull’ambiente e sulla salute delle popolazioni, le scelte scellerate di amministratori nazionali, regionali e comunali che, in cambio di compensazioni economiche, rilasciano pareri positivi su progetti di realizzazione di impianti a carbone, svendendo, di fatto, i territori ed imponendo alle popolazioni di vivere vicino ad impianti altamente pericolosi ed inquinanti.
Mostreremo a tutta l’Italia la galleria delle foto realizzate durante l’esercizio dei mostri a carbone sporco*, le testimonianze scientifiche dei danni provocati dalle ricadute inquinanti, dei danni indiretti all’economia agricola, ittica e turistica, costretta a vergognarsi di essere tale vicino ad un mostro che brucia carbone sporco*.

Accettare il carbone vuol dire accettare di svegliarsi la mattina e non riuscire a vedere l’orizzonte, smarrirsi in nuvole grigie che cancellano il blu del cielo, essere immersi in polvere nera che imbratta la tua città come i polmoni di bambini innocenti.
Accettare il carbone, o peggio sostenere la scelta di incrementarne l’uso, significa, inoltre, agire in totale sprezzo delle decisioni assunte dall’Unione Europea di ridurre del 20% emissioni di gas serra entro il 2020.

Il nostro no al carbone sporco* è il no di chi vede negarsi il futuro dagli effetti nefasti di un inquinamento considerato “lecito” e vive umiliato tra le falsità a pagamento delle lobbies e le verità nascoste delle istituzioni preposte ai controlli!
I nostri SI sono per le energie rinnovabili, per quella rivoluzione energetica che prenda la via del risparmio energetico e della produzione di energia finalizzata al soddisfacimento dei fabbisogni reali, realizzata in piccoli impianti, indipendenti dalle spa che pur di ottenere grandi profitti propongono e realizzano i megaimpianti inquinanti.
In Italia la potenza installata (ovvero la potenza massima erogabile dalle centrali), è di circa 106 GW contro una richiesta massima storica di circa 56,8 GW; il contributo delle rinnovabili alla domanda di energia primaria in Italia è pari al 6,7%, mentre il 93% deriva, dunque, da fonti fossili inquinanti quali il carbone.

Il nostro paese Italia, con il suo sole 365 giorni all’anno, può e deve aumentare enormemente l’apporto dell’energia fotovoltaica, per soddisfare il fabbisogno reale dei consumi.
La schizofrenia del sistema energetico Italiano, consente oggi, di aumentare l’apporto del solare, mentre, in contemporanea, le varie lobbies energetiche continuano a farsi autorizzare nuovi impianti a combustibili fossili, contro il volere delle popolazioni.

Come popolo inquinato rivolgiamo appello affinché:
  • venga attuata una moratoria all’utilizzo del carbone quale combustibile;
  • i grandi produttori di energia vengano obbligati a ridurre un kw di energia prodotta con combustibili fossili per ogni kw di energia prodotta con le fonti rinnovabili che si aggiunge in rete.
Solo così potremo pensare di agire nel rispetto delle richieste europee di riduzione del 20% delle emissioni climalteranti ed avviare il paese verso una graduale, fuoriuscita dall’utilizzo di combustibili fossili da realizzarsi nel breve termine; solo così le popolazioni potranno sperare di liberarsi dal pericolo di installazione di megacentrali sul proprio territorio; solo così potremo pensare di non ipotecare il nostro futuro e realizzare quella rivoluzione energetica che non solo è possibile, ma che ormai è divenuta necessaria ed improcrastinabile.

* il carbone pulito non esiste!

CNNC (Coordinamento Nazionale no al Carbone)

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12 ottobre 2011

Mercurio: come le centrali a carbone avvelenano il nostro pesce

Il mercurio ingerito dall'uomo provoca tumore a polmoni, pancreas, colon, prostata, encefalo, rene. Per approfondire leggi anche qui.

Un articolo dal SierraClub spiega come veniamo avvelenati da dosi di mercurio nel nostro cibo: ogni anno le centrali a carbone ne diffondono a tonnellate nei mari di tutto il mondo.
Clic qui per l'articolo originale, clic qui per quella tradotta con G Translator.

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11 ottobre 2011

29/10/2011 manifestazione nazionale contro il carbone

Parallelamente all'evento sono previste mobilitazioni in tutta Italia

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Carbone: Sindacalista si dimette dalla CGIL, lo statuto è in contrasto con la tutela della salute pubblica

Savona, una vicenda significativa che ci auguriamo sia dìispirazione per tanti altri nella posizione di Brunetti. Riportiamo da SavonaNews

"Pubblichiamo integralmente la lettera di dimissioni con la quale Vito Brunetti si ritira dalla CGIL.

Vale la pena leggerla:

"Alla Segreteria Provinciale Della C.G.I.L. di Savona
Alle Segreterie Provinciali e Regionali dello S.P.I.- C.G.I.L.
Al Direttivo provinciale dello S.P.I. -C.G.I.L.
Alla Sede S.P.I. - C.G.I.L. Di via Acqui 4R Savona

Oggetto : Revoca della delega sindacale e carbone.

Con la presente comunico, con tristezza e rammarico, la revoca della mia iscrizione al Sindacato, in quanto non mi sento tutelato nella difesa della salute mia, della mia famiglia, della mia comunità.

Quanto sopra in coerenza con le posizioni, da me assunte, contro il raddoppio di potenza della centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure. In particolare viene ripercorso dal Sindacato l'errore passato dell'ACNA di Cengio, dove la monetizzazione della salute portò alle conseguenze nefaste che ancora paghiamo.

Ricordo che l'art.32 della Costituzione recita :

"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività...."

E' evidente che le posizioni attuali di C.G.I.L confliggono con l'affermazione dell'art.2 del Suo Statuto : "La CGIL basa i propri programmi e le proprie azioni sui dettati della Costituzione della Repubblica e ne propugna la piena attuazione ....".


Oggi sul territorio è presente una grave spaccatura che separa da un lato parte delle amministrazioni a livello nazionale e regionale e dall'altro gran parte del territorio che segnala la propria sofferenza (almeno 18 comuni, peraltro di diversi colori politici, Ordine dei Medici, IST regionale, Pneumologia dell'Ospedale S.Paolo , enti, ACLI,ARCI, associazioni per la salute,partiti politici.

Una classe politica balbettante e succube si è rimangiata posizioni espresse in campagna elettorale e non è neppure in grado di imporre un controllo serio e pubblico delle emissioni a camino, accontentandosi dei monitoraggi aziendali, nell'assenza di un Piano energetico nazionale e in violazione al Libro Bianco dell'Unione Europea, da cui continueranno a fioccare multe. Su ambiente e carbone rimando all'intervista del metereologo Mercalli (il Letimbro numero 4 di aprile 2011).


Sempre il giornale della Curia di agosto 2011 raccomanda nell'articolo prudenza politica e di fatto prende le distanze dalla scelta del carbone, citando lo stesso Papa Benedetto XVI° e auspicando l'applicazione di energie a minore costo sociale e ambientale.


I dati dell'IST sono drammatici e sottolineano come la provincia di Savona abbia la mortalità più elevata per tumori maligni rispetto a tutto il resto della Liguria e doppia rispetto alla media nazionale: a Noli è cinque volte la media, per cancro ai polmoni nelle donne.

Senza considerare le malattie ischemiche (un solo dato +44% nelle femmine a Vado), malattie polmonari, cardiovascolari, asma e bronchiti croniche. Infine risibile è il discorso della difesa dell'occupazione perché oggi,oltre alla metanizzazione degli impianti in centri abitati, vi è la tecnologia per costruire edifici a risparmio energetico (Bolzano, Germania), centrali a biomasse, eolico, eolico di alta quota Kite gen, fotovoltaico, solare termico; con ben altro impatto sull'occupazione.

Mi rattrista pensare a un sindacato confederale ridotto al rango di gigante istituzionale ma nano politico, appiattito sulle posizioni di un sindacato categoriale , comprensibilmente ricattato e non autonomo, legittimato solo dalla controparte. Sempre disponibile ad un confronto sereno, invio i migliori saluti.

Vito Brunetti"

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13 ottobre, a Tarquinia l'assemblea pubblica sull’Autostrada Tirrenica


Comunicato
"Finalmente a Tarquinia l’assemblea pubblica sull’Autostrada Tirrenica

Il comune di Tarquinia ha negato il consiglio comunale aperto sul tema dell’Autostrada, non consente alla collettività di presentare e discutere il tracciato definitivo dell’Autostrada tirrenica allora le associazioni ed i comitati danno appuntamento a tutta la cittadinanza a Tarquinia il 13 Ottobre alle 17.30 presso la sala della Cooperativa Pantano per un’Assemblea Pubblica.

Il 13 Ottobre tutti i cittadini potranno OSSERVARE , nel vero senso della parola, il tracciato dell’Autostrada Tirrenica con il supporto di una stampa ingrandita che rimarrà a disposizione anche nei giorni successivi per la miglior comprensione di un tracciato che nessuno ha mostrato, al pubblico in contradditorio.

I comitati e le associazioni rivendicano il diritto di manifestare il proprio dissenso per un progetto autostradale, la Tirrenica che sancisce soltanto la perdita, immotivata, di un bene comune, la SS. 1 Aurelia per un’Autostrada a pagamento, che metterà in ginocchio la viabilità di tutto il territorio.

L’assemblea non avrà paura di raccontare tutte le false verità che ci sono nel progetto Autostradale della Rosignano Civitavecchia, che continua a puntare su motivazioni politiche, slogan, quando i territori hanno bisogno di risposte reali!

L’assemblea darà ampio spazio alla storia trentennale della Tirrenica, con protagonisti e documenti, saranno spiegate le false verità, che:

1) L’Autostrada è indispensabile per lo sviluppo del territorio
2)Le merci viaggeranno piu veloci
3)Il progetto prevede l’esenzione del pedaggio
4) L’autostrada serve per la sicurezza!
5) Non ci sono alternative all’Autostrada
6) Le complanari garantiranno la mobilità per chi non vorrà pagare il pedaggio

I comitati rivendicano l’inganno della Tirrenica che di fatto cancellerà una strada Millenaria come l’Aurelia e quindi spostamenti veloci su strada statale, per obbligarci a pagare il pedaggio su un’Autostrada che non lascerà alternative ad una viabilità che vedrà transitare su piccole strade ad una corsia per senso di marcia senza spartitraffico, mezzi pesanti, mezzi agricoli, ciclisti.
Nessuno dice che questo tipo di viabilità sarà più pericolosa e più onerosa, anche dal punto di vista energetico, visto che occorrerà il doppio del tempo e del carburante per gli spostamenti giornalieri!
Sul pedaggio c’è la più ingannevole delle verità, promettere che non si pagherà il pedaggio è scorretto, perché tutto il progetto della SAT è impostato su un Projet Financing che basa il suo rientro economico solo sul pedaggio!
Dire che non si pagherà il pedaggio e scoprire che vi saranno due punti di esazione, uno prima e l’altro dolo lo svincolo dell’Aurelia Bis, vuol dire che i cittadini non si devono fidare dei proclami politici.
IL volantino dell’iniziativa è una supposta su cui c’è scritto SUPPOSTA TIRRENICA, DOPO L’INSERIMENTO PAGARE IL PEDAGGIO!, per rendere evidente che il progetto non è stato il frutto di una discussione che tenesse conto delle reali esigenze dei territori ma di un AFFARE, una supposta, su cui oggi SAT realizzerà l’Autostrada al posto dell’Aurelia.
La scaletta dell’assemblea affronterà il problema degli espropri e del ricorso delle Associazioni Ambientaliste contro il progetto Autostradale, che non ha voluto tener conto del fatto che tutto il territorio voleva una viabilità sicura, gratuita, poco impattante ambientalmente ed economicamente: cioè il raddoppio e messa in sicurezza dell’Aurelia secondo il progetto ANAS del 2001.

Movimento Nocoke Tarquinia

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9 ottobre 2011

Porto di Civitavecchia, Confitarma chiede libertà di violare la legge

Da centumcellae.it
"Toni accesi avrebbero animato l’assemblea nazionale degli armatori tenutasi lo scorso giovedì 6 ottobre alla presenza del Ministro dei trasporti Matteoli. Durante l’assemblea, il Presidente di Confitarma Paolo d’Amico avrebbe dichiarato – in riferimento alle trentadue denunce elevate nel Porto di Civitavecchia nei confronti degli armatori – che se si perpetuasse una simile situazione, le navi saranno costrette a fare scalo in altri porti. Un’affermazione questa, che ha subito suscitato calde reazioni: “Piuttosto che lanciare minacce – risponde immediatamente il consigliere Vittorio Petrelli- “il presidente farebbe bene a confrontarsi con chi, a Civitavecchia, solleva due questioni fondamentali: la salvaguardia della salute pubblica e, a seguire, il lavoro e lo sviluppo”. Negli ultimi anni infatti, il porto di Civitavecchia è arrivato a gestire elevati livelli di traffico, da cui consegue una situazione di vero e proprio allarme ambientale. “Quanto alla questione delle denunce” continua Petrelli “il Presidente è così certo che non troverebbe un ugual trattamento negli altri porti in considerazione che la normativa è nazionale e l’attenzione ambientale, specie nei confronti dei porti, è abbastanza elevata dappertutto?” Sulla stessa linea di Petrelli, arrivano le accuse al comportamento degli armatori da parte di Marco di Gennaro. “Ci saremmo aspettati dagli armatori un comportamento più serio e responsabile”- dichiara il segretario Udc – “pretendere infatti di passare da carnefici a vittime e per di più fare ricatti occupazionali non è né serio né responsabile”. La questione dell’abbattimento dei fumi poi, sulla cui emergenza si era espresso anche lo stesso Sindaco, sembra essere avvolta, per usare una terminologia ad hoc, in una fitta e intricata nebulosa. “Una soluzione in tempi brevi doveva essere l’impegno preso qualche tempo fa”- continua di Gennaro – “ma ad esso non è seguita alcuna tangibile iniziativa e le navi continuano ad emettere nuvolaglie nere con le quali sfidiamo chiunque pensi che non siano nocive a fare corroboranti inalazioni”.
Parla invece di problema sottovalutato il Consigliere comunale dei Verdi Alessandro Manuedda, che ricorda quanto sottolineato dalla Commissione Europea, proprio per dare il giusto peso alla questione, nel documento datato 25 luglio 2011, il quale afferma: “Dato che le emissioni di inquinanti atmosferici possono attraversare grandi distanze, molte emissioni marittime avranno un impatto a terra, in particolare quando si producono vicino alla costa. È stato previsto che, senza ulteriori interventi di regolamentazione, la crescita incessante delle emissioni di SO2 e NOx del settore marittimo supererà il totale delle emissioni di questi inquinanti proveniente da tutte le fonti terrestri entro il 2020”. “Tale analisi – commenta Manuedda – ribadisce che, contrariamente a quanto affermato dal presidente della Confederazione Italiana degli Armatori, le navi non sono certo ‘il mezzo meno inquinante che ci sia’ ma, anzi, rappresentano, soprattutto per alcuni inquinanti, uno dei principali fattori di pressione ambientale e sanitaria. A Civitavecchia, come nel resto del mondo, siamo appena all’inizio del cammino che dovrà condurre alla riduzione dell’inquinamento prodotto dalle navi, che, al di là dell’aspetto visibile dei fumi neri, è rappresentato da centinaia di tonnellate all’anno di polveri, ossidi di azoto e ossidi di zolfo, con il relativo contributo alla formazione di inquinanti secondari, quali ad esempio l’ozono. La strada è lunga e tra istituzioni, cittadini e armatori, ognuno deve fare la propria parte. Quella degli armatori non può che essere di rispettare le leggi senza aspettarsi particolari elogi e di aprire i cordoni della borsa per una manutenzione ottimale delle navi”.
Piccata la replica alle parole di D’Amico, infine, anche da parte del comitato NessunDorma, che rispondono: Noi non pensiamo che i reati contestati siano immaginari, ma la Procura della Repubblica e la Capitaneria di Porto sono i soggetti autorizzati a rispondere. Per quanto attiene invece alla nostra protesta, possiamo affermare che, proprio perché non in possesso di strumenti di monitoraggio della qualità dell’aria, abbiamo chiesto e ottenuto una centralina con gestione Arpa Lazio per il controllo dei fumi e degli altri inquinanti all’interno del porto. Ma è evidente che, in assenza di strumenti, le persistenti fumate nere, il colore giallastro del cielo, la qualità dell’aria, che due giorni su tre non raggiunge il livello di “buona” e i malesseri fisici accusati dalla popolazione, costituiscano un serio e valido motivo di preoccupazione per i cittadini stessi, nonchè una seria minaccia alla loro salute. Oppure dobbiamo pensare che decine di navi ormeggiate in porto, con migliaia di persone a bordo, non costituiscano un serio impatto ambientale in termini di emissioni inquinanti?”. Quanto poi alla minaccia di D’Amico di dirottare su altri porti le navi degli armatori il comitato risponde così: “Volendo prescindere dall’indiscussa posizione strategica del porto di Civitavecchia, l’affermazione risulta a dir poco illogica, visto che le leggi vanno rispettate su tutto il territorio nazionale. A meno che il presidente non conosca città, dove passando con il semaforo rosso, si guadagni un bonus”.

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7 ottobre 2011

Appello internazionale per ridurre le sovvenzioni pubbliche alle fonti fossili

Dal blog di Gualerzi (Repubblica)

"L’Ocse e l’Agenzia internazionale per l’energia hanno lanciato un appello per ridurre le sovvenzioni ai carburanti fossili, che nel 2010 hanno superato i 400 miliardi di dollari nel mondo. “E se non ci saranno cambiamenti di politica da parte dei governi, potremmo raggiungere i 660 miliardi di dollari nel 2020, pari allo 0,7% del pil mondiale”, ha avvertito Fatih Birol, capo degli economisti dell’Aie.

A sua volta, riferiscono le agenzie di stampa, il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, ha commentato che il livello di sovvenzioni è divenuto “insostenibile” e che la cifra è superiore a quella delle sovvenzioni all’agricoltura nel mondo, a vantaggio di una gran parte di paesi sviluppati. Secondo i responsabili energetici dell’Ocse, abbandonare i finanziamenti alle energie fossili (petrolio, gas, carbone) permetterebbe di ridurre la domanda mondiale di energia del 4,1% e la domanda di petrolio di 3,7 milioni di barili quotidianamente.

L’abbandono comporterebbe inoltre una riduzione delle emissioni di anidride carbonica di 1,7 miliardi di tonnellate all’anno. Secondo le stime dell’Agenzia, le sovvenzioni “che riducono artificialmente” i prezzi dei carburanti si attestano a 409 miliardi di dollari (310 mld euro) nel 2010, pari a 110 miliardi in più del 2009 a fronte del rialzo dei prezzi dell’energia (ma 150 miliardi meno del 2008, quando i prezzi avevano raggiunto un picco storico).

Un problema di cui non parla nessuno, perché come è noto l’unico vero scandalo sono gli incentivi al fotovoltaico previsti dal conto energia.

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Quanto costa il carbone alla collettività: le nuove stime dagli USA

Da Qualenergia.it
"Ogni dollaro speso in carbone ne causa 2 di danni e, senza contare l'impatto sul clima e le relative conseguenze, le centrali a carbone Usa costano all'ambiente e alla salute degli statunitensi circa 53 miliardi all'anno.

Il carbone è una fonte di elettricità economica solo perché i danni che provoca all'ambiente, al clima e alla salute umana vengono scaricati sulla collettività. A sostegno di questo concetto sono stati pubblicati diversi studi che cercano di quantificare economicamente le esternalità negative di questa fonte.

L'ultimo, intitolato “Environmental Accounting for Pollution in the United States Economy”, arriva appunto dagli Usa ed è stato pubblicato sull'American Economic Review di agosto. Le conclusioni del report (che prendiamo sintetizzate da Think Progress e da Legal Planet, blog di politiche ambientali curato dalle facoltà di legge di Berkley e dalla Ucla) mostrano appunto che i danni per ogni chilowattora prodotto bruciando carbone costano economicamente il doppio rispetto al prezzo di mercato di quello stesso chilowattora.

In totale, è l'impressionante conto fatto nello studio, le centrali a carbone Usa pesano per un quarto del GED del paese (ossia delle gross external damages, quantificazione del complesso delle esternalità negative). Un danno causato soprattutto dall'aumento di mortalità legato al biossido di zolfo e, in maniera minore, agli ossidi di azoto e al particolato fine.

Secondo lo studio il conto dei danni ambientali e sanitari delle centrali a carbone Usa per il sistema paese è di 53 miliardi di dollari all'anno. Una cifra impressionante specie se si ricorda che il calcolo si limita a considerare le emissioni di alcuni inquinanti per via aerea e non comprende altre esternalità, come ad esempio quelle legate all'estrazione del minerale, ma sopratutto non tiene conto dell'impatto delle emissioni di CO2 sul clima e delle relative conseguenze, enormi ma difficili da quantificare.

Se si aggiungesse al conto una stima conservativa dei danni legati alle emissioni di CO2, si spiega nello studio, il conto delle esternalità negative salirebbe del 30-40%. Ipotizzando che ogni tonnellata di CO2 emessa causi danni per 65 $ (ma secondo altri studiosi il conto sarebbe molto più salato) ogni chilowattora prodottoda carbone costerebbe al paese 0, 21 dollari.

Il carbone è responsabile di circa il 41% delle emissioni mondiali di gas serra e del 72% di quelle per la produzione di elettricità (dati riferiti al 2007). L'ultimo studio che ha tentato una quantificazione economica delle esternalità negative di questa fonte è "The true cost of coal" di Greenpeace. Tra malattie respiratorie, incidenti nelle miniere, piogge acide, inquinamento di acque e suoli, perdita di produttività di terreni agricoli e cambiamenti climatici, aveva calcolato l'associazione, nel 2007 il carbone a livello mondiale aveva fatto danni per 356 miliardi di euro. In Cina dove si fa ricorso al carbone per i due terzi del fabbisogno energetico nazionale - aveva segnalato un precedente rapporto, sempre realizzato da Greenpeace in collaborazione con alcuni economisti cinesi - i costi esterni del carbone sono pari a 7 punti di prodotto interno lordo.

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5 ottobre 2011

Goletta Verde a Civitavecchia, per le emissioni di centrali e porto

Dalle testate locali bignotizie.it e trcgiornale.it

Goletta verde approda nel nostro porto per sensibilizzare i più piccoli alla salvaguardia dell'ambiente ma soprattutto per illustrare, in anteprima, i dati relativi alle emissioni di Co2 prodotte nel primo anno di attività della centrale Torre Nord. La mattinata si è aperta con alcune lezioni speciali a cui hanno assistito gli alunni della scuola elementare di via Cialdi che si sono cimentati in analisi chimica dell'acqua, hanno seguito un focus sui cetacei presenti nel mediterraneo e hanno imparato a conferire nella giusta maniere i rifiuti domestici. Dopo la visita dei ragazzi sull'imbarcazione, è iniziata la conferenza stampa a cui hanno partecipato anche alcuni esponenti del comitato "Nessun dorma" e dell'associazione "XXV Aprile", attivi da tempo nella battaglia cittadina contro l'inquinamento.
"L'impianto di TVN, completato nel 2009 - ha spiegato il presidente Legambiente Lazio, Lorenzo Parlati - una volta entrato in funzione, ha raggiunto il secondo posto in Italia per emissioni di gas serra, dopo la centrale Enel di Brindisi Sud. Secondo i primi dati disponibili solo nel 2010 sarebbero state liberate nell'aria circa 6,7 milioni di tonnellate di anidride carbonica, mentre le quote spettanti agli impianti a credito sono meno di 5 milioni di tonnellate. Uno squilibrio, questo, che l'azienda sanerà acquistando crediti da altri soggetti più virtuosi". Il presidente poi ha ricordato le varie prescrizioni che Enel ha collezionato negli anni e che ancora sono in attesa di essere realizzate. "Mi riferisco - ha detto Parlati - a quelle individuate nel decreto Via del 2003, che sembrano ormai finite nel dimenticatoio. Nonostante l'Osservatorio Ambientale abbia ricominciato a comunicare i dati sulla qualità dell'aria, rimangono sconosciuti i valori rilevati dallo Sme (sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni), la realizzazione dell'area verde "Parco dei serbatoi" appare bloccato dopo l'apertura dell'indagine della Procura e infine il biomonitoraggio ambientale risulta obsoleto e con metodi superati. Per non parlare poi del progetto di piantumazione della posidonia oceanica, prescrizione che sarebbe dovuta servire a mitigare l'impatto della Darsena grandi masse, e di cui il bando è scaduto a settembre". A confermare la scarsa attenzione sui temi ambientali da parte dell'amministrazione e degli enti locali, sarebbe poi, secondo l'associazione, testimoniato dal fatto che le rivelazioni Arpa rivelano grosse criticità. "Per diverse zone - ha spiegato Parlati - nel 60 e 70% dei giorni all'anno spesso non si arriva ad un livello buono d'aria, a danno solamene della salute dei cittadini".
Infine l'esponente della Legambiente, insieme ad una delegazione del comitato "Nessun dorma" e dell'associazione "XXV Aprile" ha affrontato l'altro grande problema ambientale legato ai fumi delle navi in porto. L'associazione, oltre a dare la sua piena disponibilità e sostegno alla battaglia, ha dichiarato "chiederemo la verifica esatta delle prescrizioni per l'elettrificazione delle banchine e l'immediata applicazione delle stesse".

Su questo argomento riportiamo l'articolo di trcgiornale.it

Legambiente sosterrà il comitato "Nessun Dorma" relativamente alle problematiche relative ai fumi in porto. Dopo la prima tappa di Ostia, la campagna di informazione e analisi sul litorale e sul mare da parte dell'associazione ambientalista è infatti approdata questa mattina anche a Civitavecchia con la presentazione di un dossier sulle emissioni atmosferiche in città.
"L'elettrificazione del porto va attuata subito - afferma presidente di Legambiente Lazio Lorenzo Parlati - le prescrizioni previste da decenni per l'ampliamento del porto vanno rispettate alla lettera. Verificheremo con cura assieme ai cittadini . La qualità dell'aria del nord della Provincia è critica, come confermano gli studi dell'Arpa Lazio, le emissioni vanno tenute sotto controllo e rese note ai cittadini, alle istituzioni e anche alle imprese per intervenire tempestivamente a tutela della salute di tutti. Altro che impianto ecologico, il carbone si conferma il combustibile più inquinante per i gas serra. Ormai il modello delle grandi centrali impattanti è vecchio e superato. L'impatto sul pianeta è enorme rispetto a quello di piccole centrali a cogenerazione o meglio ancora di fonti rinnovabili, accompagnate da interventi di efficienza e risparmio".

"Legambiente darà sicuramente un contributo importante – dichiara il membro di "Nessun Dorma Antonio Cozzolino" - per continuare la nostra opera che è quella di sensibilizzare le autorità competenti per risolvere i problema dei fumi in porto. Abbiamo avuto un incontro con il presidente dell'Autorità Portuale Pasqualino Monti riguardo i temi di monitoraggio della qualità dell'aria e dell'elettrificazione delle banchine. Lui ci ha illustrato i progetti con il finanziamento in essere per due banchine e la predisposizione per le altre sei. Verranno inoltre installate delle centraline da parte di Arpa Lazio che saranno certamente più precise rispetto a quelle dell'osservatorio ambientale che noi riteniamo insoddisfacenti. Il dato positivo dunque è che qualcosa inizia a muoversi".

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2 ottobre 2011

I sonetti di Giancarlo Peris: "Benefattori"

Questo componimento è dedicato al gruppo bene assortito di benefattori che nel 25 marzo del 2003 diede il via libera alla riconversione a carbone di TVN-enel, nonostante tutta la popolazione del comprensorio manifestasse da anni opinione contraria. Opera assai meritoria di cui conviene conservare memoria, assieme a quella dell'operato dell'attuale sindaco Moscherini, cantore della bontà delle compensazioni per cui ha venduto la città che (ancora per poco, speriamo) amministra.

NOI NON DIMENTICHIAMO

"Benefattori" 29/09/2011

So’ stati i sindachi a porta’ er carbone:
Garufa co’ De Sio e co’ Moscherini,
I consiglieri a conferma’ ‘st’ozzione:
La Camera, Magliani, Passerini,

Grassi, Di Marco, Marsili, Ranieri,
Coleine, Cecchi, Cosimi, Giganti,
Solinas, Zappacosta e antri sinceri
Come Petrelli, Roscioni e dei santi

Quali che so’ De Paolis e Berardozzi.
Si uno se li guarda ‘st’elementi
De tutti i schieramenti so’ i più tozzi,
Ché pe’ fa’ er bene de li residenti,

Cor fa’ assorbi er carbone più pulito
Dell’ENELE fondarono er partito.



Cogliamo l'occasione per complimentarci col prof. Peris, che è stato invitato alla trasmissione "I migliori anni" di Bruno Conti:

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29 settembre 2011

Banchine elettrificate per il porto di Civitavecchia, "siamo ancora all'anno zero"

Il PRC chiede chiarezza sul futuro del porto, fonte
"La positiva nascita del Comitato "Nessun dorma" testimonia la crescente presa di coscienza circa l'annoso problema dell'inquinamento atmosferico da navi - lo dice in una nota stampa la segretaria di Prc Valentina Di Gennaro - Un tema di grande rilevanza per la città, che a distanza di anni dalle prime denunce degli abitanti di Lungoporto Gramsci e grazie all'iniziativa di singole forze politiche come Ambiente e Lavoro, oltre che al recente impegno della magistratura, è giustamente diventato motivo di preoccupazione per gran parte dei civitavecchiesi.
Tuttavia, proprio ora che le proteste hanno smosso l'interessata inerzia dell'Autorità Portuale e del Comune di Civitavecchia, crediamo occorra avere molta cura nel definire gli obiettivi da perseguire. Su questo piano, le soluzioni prefigurate dal Sindaco e poi dallo stesso Presidente Monti, al quale, diversamente dal primo, va dato quantomeno atto di non considerare la elettrificazione delle banchine una pura "fantasia", destano più di una perplessità. Riguardo proprio la questione della elettrificazione dello scalo, ad esempio, possiamo comprendere le
difficoltà esistenti per la futura Darsena Traghetti – che riteniamo comunque superabili - ma non possiamo accettare che dalle prime prescrizioni VIA del 1997 l'attuale porto sia ancora all'anno zero. L'autorità Portuale deve ottemperare agli obblighi di legge, così come più volte richiesto dal Ministero dell'Ambiente, e in tal senso non ci aspettiamo altro che atti concreti per dotare lo scalo cittadino di una rete elettrica per l'alimentazione dei motori ausiliari delle navi. Del resto questo è ciò che propone la stessa Unione Europea. La presenza di Enel sotto questo profilo può sicuramente aiutare, e se qualcuno la smettesse di presentarsi all'azienda elettrica col cappello in mano e soprattutto di lisciare il pelo agli armatori, forse potremmo fare un bel passo in avanti.
Detto questo, siamo convinti che la battaglia contro questo tipo di inquinamento, a differenza che per le emissioni diffuse come quelle da traffico veicolare, vada combattuta soprattutto sul piano dei controlli alla fonte. Per questo condividiamo la proposta del consigliere Manuedda, affinché la Regione Lazio inserisca nel Piano di Risanamento della Qualità dell'Aria limiti per le emissioni al camino delle navi, e per questo riteniamo secondario e in parte fuorviante parlare di differenziazione delle tariffe, di modelli di emissione, di accorgimenti nelle manovre o di ruolo attivo dell'Osservatorio ambientale. E, per estremizzare, perfino di una centralina Arpa da sistemare in porto: chiaro che averla è meglio del contrario, soprattutto per sapere cosa respirano i lavoratori portuali, ma se la rete cittadina di qualità dell'aria non ha mai prodotto alcunché, neanche quando il territorio comunale era gravato da ben 11 gruppi di produzione termoelettrica, crediamo sia poco produttivo concentrare le energie su questo terreno di confronto.
In poche parole, occorre evitare che la protesta dei cittadini, ascoltata solo per mera opportunità, venga orientata su soluzioni minori e quindi ingabbiata in una perdente logica delle compatibilità. Faremo il possibile perché ciò non accada. Le ragioni dello sviluppo, a cui siamo tutt'altro che insensibili, devono essere contemperate a quelle della salute e dell'ambiente, pena la rottura del patto stretto tra i grandi attori economici presenti sul territorio e la comunità che li ospita. Vale per l'Enel e deve valere per il porto. A questo in fondo servono le prescrizioni VIA, a preservare un patto che le istituzioni hanno il dovere di garantire, i cittadini il diritto di rivendicare e le aziende l'obbligo di attuare. Nient'altro".

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Tarquinia, arrivano le notifiche di esproprio per l'autostrada Tirrenica

Fonte: civonline
"TARQUINIA - Dall’amministrazione comunale neanche una parola. Eppure da giorni l’ufficiale giudiziario continua a recapitare le notifiche degli avvisi di esproprio dei terreni di cui la Sat necessita per il passaggio dell’autostrada tirrenica che verrà realizzata sopra al tracciato dell’Aurelia. La Sat, società concessionaria per la progettazione, costruzione e gestione dell’autostrada Livorno-Civitavecchia, accelera dunque i tempi. Gli avvisi notificati prevedono incontri dei proprietari dei terreni con i tecnici Sat per effettuare in loco i ‘‘picchettaggi’’ delle aree espropriate. Ai proprietari dei terreni viene concesso di essere accompagnati da un legale e da un geometra, ma a quanto pare poco o nulla, ormai, si può fare contro il ‘‘decreto motivato di occupazione d’urgenza’’, nonostante molti abbiano presentato i ricorsi a tempo debito. Ricorsi che, per la verità, non tutti hanno potuto presentare, non avendo ricevuto informazioni precise sul progetto. Molte notizie in merito sono state infatti apprese dai cittadini solo mediante articoli sulla stampa. Nel documento, notificato dall’ufficiale giudiziario, si prevedono indennità irrisorie per gli espropri, «per pubblica utilità», che interessano fasce di terreno che in alcuni casi tagliano le proprietà agricole a metà o addirittura eliminano del tutto gli ingressi alle abitazioni. Il documento, nel dettaglio, si rifà alla delibera del Cipe, che il 5 maggio 2011 ha approvato il progetto definitivo dei lavori di completamento del tratto autostradale Tarquinia-Civitavecchia-Lotto 6, e al ‘‘decreto motivato di occupazione d’urgenza n 1293/Eu, ai sensi dell’art. 22 bis del Dpr 327/2011’’, emesso il 29 agosto 2011 dal dirigente dell’Ufficio per le Espropriazioni. Tale decreto dispone infatti «l’occupazione d’urgenza dei beni necessari per i lavori, con contestuale determinazione dell’indennità provvisoria di espropriazione o asservimento e occupazione temporanea».
Intanto i consiglieri comunali del popolo della libertà annunciano l’imminente convocazione di un consiglio comunale straordinario sull’autostrada tirrenica Livorno-Civitavecchia. Ieri mattina il consiglio comunale ha infatti deciso di convocare per martedì una commissione consigliare per discutere del progetto autostradale. «In quella sede – dicono Marco Fiaccadori, Marcello Maneschi, Sandro Mazzola e Silvano Olmi – sarà messo in calendario un consiglio comunale straordinario e aperto per informare la cittadinanza. Una richiesta che noi del centrodestra abbiamo da molto tempo avanzato e che finalmente è stata accolta dal presidente del consiglio comunale Alessandro Dinelli». «Purtroppo, sulla vicenda autostrada tirrenica – commentano gli esponenti del Pdl - l’amministrazione Mazzola non ha, secondo noi, adeguatamente informato la cittadinanza sulle ricadute che il progetto avrà nel territorio tarquiniese».

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"29 ottobre: mobilitazione nazionale contro il carbone"

Riceviamo e pubblichiamo:
"29 OTTOBRE : GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE CONTRO IL CARBONE

CONTRO L’USO DEL CARBONE, PER UN LAVORO DEGNO,PER CONTRASTARE I CAMBIAMENTI CLIMATICI E TUTELARE LA SALUTE DANDO SPERANZA AL NOSTRO FUTURO

APPELLO PER UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE NEL POLESINE E PRESIDI DAVANTI ALLE CENTRALI A CARBONE

La scelta di incrementare l’uso del carbone per la produzione di energia elettrica è una scelta nociva e sbagliata, soprattutto oggi che i cambiamenti climatici costituiscono una minaccia per il futuro del Pianeta e le fonti rinnovabili, insieme all’efficienza energetica, rappresentano l’alternativa efficace e praticabile. La combustione del carbone in centrali elettriche rappresenta, infatti, la più grande fonte “umana” di inquinamento da CO2, più del doppio di quelle a gas. A parole tutti sono per la lotta ai cambiamenti climatici, ma in Italia si fanno scelte in senso contrario, nonostante l’Unione Europea abbia assunto la decisione di ridurre entro il 2020 di almeno del 20% le emissioni di gas serra, rispetto ai livelli del 1990.

Il carbone è anche una grave minaccia per la salute di tutti: la combustione rilascia un cocktail di inquinanti micidiali (Arsenico, Cromo, Cadmio e Mercurio, per esempio), che coinvolgono un’area molto più vasta di quella intorno alla centrale. L’Anidride solforosa emessa, combinandosi con il vapore acqueo, provoca le piogge acide, per non parlare dei danni alla salute derivanti dalle polveri sottili.

La consapevolezza del legame tra danno ambientale e minacce per la salute umana, con inevitabili costi per la collettività, dovrebbe ormai costituire una consapevolezza comune. Ciò nonostante, e per mere convenienze proprie legate all’attuale prezzo del carbone (peraltro in salita), alcune aziende insistono per costruire nuove centrali a carbone o riconvertire centrali esistenti.

Con i recenti referendum oltre 26 milioni di italiani hanno rivendicato il diritto a decidere del proprio futuro, un futuro in cui i cambiamenti climatici non raggiungano livelli distruttivi per l’ambiente, il benessere e la stessa specie umana, un futuro di vera sicurezza energetica, un futuro di vera e stabile occupazione. In contrasto con questa ampia richiesta popolare Governo, Enel e altri lanciano invece un “piano carbone” che, oltre a Porto Tolle, riguarda la riconversione di vecchie centrali come Vado Ligure, La Spezia, e Rossano Calabro, o addirittura la costruzione di nuove centrali come Saline Ioniche, con un livello di investimenti, pubblici e privati, dell’ordine di 10 miliardi di euro. Con buona pace del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili. Rivendichiamo il diritto a essere coinvolti in scelte chiare, fondate su strategie e piani condivisi e non dettati dalle lobby energetiche, ma dall’interesse di tutti e dal bene comune.

Proponiamo il territorio polesano come laboratorio nazionale per cominciare ad immaginare ed attuare l'alternativa energetica, per uscire dalle fonti fossili.

Cominciamo questo percorso con una giornata di mobilitazione nazionale contro il carbone il 29 ottobre, e con una manifestazione nazionale nel Polesine.

A Porto Tolle, l'ENEL vuole – anche con modifiche alle leggi e alle normali procedure, operate da una politica compiacente – convertire una centrale a olio combustibile in una centrale a carbone della potenza di 2000 MW, nel mezzo del parco del Delta del Po. Questa centrale a carbone emetterebbe in un solo anno 10 milioni di tonnellate di CO2 (4 volte le emissioni di Milano), 2800 tonnellate di ossidi di azoto (come 3.5 milioni di auto), 3700 tonnellate di ossidi di zolfo (più di tutti i veicoli in Italia), richiedendo lo smaltimento di milioni di tonnellate di gessi e altre sostanze.

La centrale a carbone di Porto Tolle non ha alcun senso.
La riconversione avverrebbe al di fuori e contro di ogni strategia di riduzione delle emissioni di anidride carbonica (strategia che ancora oggi non c’è) e persino di ogni logica energetica, dal momento che l’Italia ha una potenza istallata quasi doppia rispetto al picco della domanda, al punto che i produttori di energia elettrica lamentano che gli impianti vengono oggi usati per un terzo della loro potenzialità.
Non solo: oggi le maggiori prospettive di nuovi posti di lavoro, nel mondo e in Italia, sono nei settori delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, con numeri che in alcuni Paesi ormai superano l’industria tradizionale; al contrario, la centrale a carbone porrebbe a rischio l’occupazione già esistente, e quella futura, nell’agricoltura, nel turismo e nella pesca.

La riconversione a carbone avverrebbe con una tecnologia di combustione che, pur spinta ai suoi migliori livelli, resta sempre assai più inquinante di quella basata sul gas naturale, e dannosa per la salute; nel caso di Porto Tolle, i dati di rilevazione e le epidemiologie mostrano che l’inquinamento e i danni sanitari si estenderebbero per buona parte della Pianura Padana.
Il ricatto occupazionale di ENEL, dunque, va rifiutato da tutti con dignità e fermezza, perché oggi più che ieri il futuro è nell’economia sostenibile per l’ambiente e la salute, tanto più che, sul piano occupazionale, la bonifica dell'area ed una sua riconversione verso impianti e produzioni nel settore delle energie rinnovabili pulite darebbero lavoro stabile e sicuro ad un maggior numero di persone.

Con la giornata del 29 ottobre ci rivolgiamo a tutti, anche a coloro che subiscono il ricatto occupazionale, nel Polesine e ovunque in Italia vi siano centrali a carbone o progetti di costruzione di nuove centrali o di ampliamento di quelle esistenti, per rifiutare tutti insieme la contrapposizione tra lavoro ambiente e salute, cominciando invece a costruire un lavoro dignitoso, una società basata sull’interesse comune e non sugli interessi di poche lobbies, sulla possibilità di un futuro per tutte e tutti.

Promotori
Alternativa, AltraMente scuola per tutti, AltroVe, Arci, A Sud, Cepes, Circolo culturale AmbienteScienze, Comitato Energiafelice, Comitato SI' alle Rinnovabili NO al nucleare, Coordinamento Veneto contro il carbone, Ecologisti Democratici, Fare Verde, Federconsumatori, Focsiv - Volontari nel mondo, Forum Ambientalista, Greenpeace, ISDE-Medici per l'Ambiente, Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lipu, Movimento difesa del cittadino, Movimento Ecologista, OtherEarth, Rete della Conoscenza (Uds-Link), RIGAS, Slow Food Italia, WWF, Ya Basta.

Adesioni
Federazione nazionale dei Verdi, IDV, Prc-Fds, SEL.

Adesioni individuali
Virginio Bettini, Ilaria Boniburini, Anna Donati, Edoardo Salzano.

Per adesioni: segreteria@fermiamoilcarbone.it; www.fermiamoilcarbone.it

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Consultazione EU sulla qualità dell'aria, partecipa anche tu

E’ on-line la procedura di consultazione della Commissione europea finalizzata alla revisione delle policy sulla qualità dell’aria nei Paesi membri "Consultation on EU air quality legislation – Questionnaire 1 for interested citizens".

Tutti i cittadini interessati possono partecipare all’iniziativa, compilando, entro il 30 settembre, il questionario che trovate qui (clic)

Grazie a Vanni Destro per la segnalazione

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OMS: due milioni di morti all'anno per inquinamento

Fonte "Ogni anno oltre due milioni di persone nel mondo muoiono a causa dell’inalazione di particelle fini che inquinano l’aria. Questa la cifra allarmante, diffusa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, delle vittime dell’inquinamento: la maggioranza, secondo le ultime stime dell’Oms, nelle zone urbane dove il numero di decessi prematuri daattribuire all’inquinamento è stimato a 1,34 milioni (dati del 2008). Di questi più di un milione potrebbero essere evitati se i valori delle linee guida dell’Oms fossero rispettati, ma in media solo poche città hanno valori conformi alle raccomandazioni ed il numero di decessi riferibili all’inquinamento atmosferico in città è in aumento.
L’Oms ha fissato la soglia a 20 microgrammi per metro cubo, ma in alcune città la concentrazione puo’ raggiungere circa 300 microgrammi. La Mongolia registra una concentrazione media annuale molto alta (279), come il Botswana (216) e il Pakistan (198). In Italia è di 37, meglio della Grecia (44) ma meno bene della Francia (27) o degli Stati Uniti (18).
Le particelle fini che inquinano l’aria provengono spesso da fonti di combustione quali le centrali elettriche a carbone ed i veicoli a motore, spiega l’Oms che per la prima volta ha raccolto dati sull’inquinamento atmosferico di 1.100 città di 91 Paesi, misurando la presenza di particelle PM10, di dimensioni pari o inferiori a 10 micrometri. Le particelle PM10 – spiega l’Oms – possono penetrare nei polmoni, entrare nella circolazione del sangue e provocare cardiopatie, tumori ai polmoni, casi d’asma e infezioni delle vie respiratorie inferiori.

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25 settembre 2011

Riscaldamento globale, il problema è sempre più grave.

Da ipsnotizie.it "Gli scienziati tedeschi hanno scoperto un’altra “arma letale” che conferma i cambiamenti climatici: l'estensione del ghiaccio marino dell'Artico ha raggiunto un nuovo minimo storico.

Questo fenomeno sta accelerando la velocità del cambiamento climatico al di là dell’azione umana con ogni barile di petrolio, tonnellata di carbone o metro cubo di gas bruciato.

Secondo alcuni ricercatori dell'Università di Brema in Germania, lo scioglimento del ghiaccio artico avrebbe superato il livello minimo storico del 2007, mentre altri centri di ricerca che fanno uso di diversi satelliti e strumenti di analisi ritengono che l’eccezionale riduzione del ghiaccio del 2007 non sia ancora stata superata nel 2011.

"Noi crediamo che arriverà poco al di sotto dei livelli del 2007 - ma non è importante", ha detto Mark Serreze, direttore del Centro Nazionale dati della Neve e del Ghiaccio con sede nella città americana di Boulder, Colorado.

"L’elemento straordinario è che quest'anno non c'è stato un andamento climatico atipico tale da creare le condizioni per il record di scioglimento del 2007", ha detto Serreze.

Quest'anno il clima in estate è stato normale, eppure il ghiaccio è scomparso nelle stesse quantità del 2007.

"Questo ci fa capire che adesso il ghiaccio marino è troppo sottile per resistere anche alle normali condizioni meteorologiche".

Sia il Passaggio a Nord Ovest, sia la rotta del Mare del Nord che attraversano l'Artico, sono di nuovo aperti, come accade quasi ogni anno dal 2007. Una petroliera ha recentemente attraversato l'Oceano Artico nel tempo record di otto giorni, viaggiando da Houston, in Texas a Map Ta Phut, Thailandia.

Lo scioglimento estivo dei ghiacci è raddoppiato rispetto a quello di 30 o 40 anni fa. Un bambino nato con l'avvento dell'era satellitare, quando l'uomo ha potuto contemplare per la prima volta l'immensità ghiacciata, oggi avrebbe 32 anni; e quest’estate constaterebbe che più di tre milioni di chilometri quadrati di ghiaccio - la superficie dell'India - sono scomparsi rispetto all’estate in cui è nato.

Oggi è ormai quasi accertato che il ghiaccio dell’Artico in estate sarà scomparso quando un bambino nato nel 1979 avrà 50 anni. È un rapido cambiamento su scala planetaria con conseguenze di vasta portata che gli scienziati hanno appena cominciato a capire.

Una delle conseguenze è l'accelerazione del riscaldamento globale, mentre l'Artico passa dal bianco al blu scuro, e l'oceano assorbe enormi quantità di calore nelle 24 ore di sole estive. Si prevede che a questo cambiamento si aggiungerà una quantità supplementare di energia termica di circa 0,3 watt per metro quadrato sulle terre emerse e sull’intera superficie d'acqua del pianeta, afferma Stephen Hudson dell'Istituto Polare Norvegese.

È una quantità di energia sufficiente ad accendere una luce notturna Led per ogni metro quadrato dei 510 milioni di metri quadrati che compongono la superficie terrestre. Questo aumenterà le temperature globali di circa 0,25 gradi centigradi, ha detto a IPS John Abraham dell'Università di St. Thomas in Minnesota.

Naturalmente, la maggior parte di quell'enorme quantità di calore si concentrerà prima nell'Artico, dove le temperature sono già in media superiori di 3-5° C a quelle di 30 o 40 anni fa. Lo scorso inverno, alcune parti dell'Artico sono state per un mese di 21° C al di sopra della media.

Tutta questo calore supplementare minaccia di accendere la miccia della più grande "bomba al carbonio" del mondo, la vasta regione del permafrost che si estende per 13 milioni di chilometri quadrati tra Alaska, Canada, Siberia e alcune aree del Nord Europa.

Il permafrost contiene almeno il doppio del carbonio che è attualmente presente nell'atmosfera. Se solo una piccola percentuale verrà rilasciata, le conseguenze per il cambiamento climatico saranno catastrofiche, dicono gli esperti. Il permafrost si è lentamente sciolto negli ultimi vent'anni e la velocità del disgelo sta accelerando con l'aumento delle temperature, ha detto l' esperto mondiale di permafrost Vladimir Romanovsky dell'Università dell'Alaska a Fairbanks.

Questo avrà un profondo impatto sull'intera popolazione mondiale. Secondo i dati della Global Governance Project, entro il 2050 nel mondo ci saranno 200 milioni di profughi ambientali, la maggior parte dei quali provenienti dalle basse aree costiere, a causa dell'innalzamento dei livelli dei mari.

Mentre la tragedia climatica si aggrava, gli Stati Uniti e la maggior parte del mondo industrializzato sono distratti dalla minaccia relativamente trascurabile del terrorismo e spendono miliardi di dollari nella sicurezza e nelle guerre in Afghanistan e in Iraq.

Gli Stati Uniti potrebbero generare il 100 per cento della propria elettricità dall'eolico, dal solare, delle maree e dalla geotermia spendendo meno di quanto investito nella sicurezza e nelle guerre negli ultimi dieci anni, ha detto Richard Heinberg, esperto di energia e alto funzionario del Post Carbon Institute in California.

Tuttavia, l'economia americana è in uno stato talmente drammatico, ha detto Heinberg, autore del nuovo libro "La fine della crescita", che il paese non è più finanziariamente in grado di assumersi questi costi, né può permettersi di continuare a bruciare combustibili fossili.

" Prima o poi saremo costretti a utilizzare una quantità notevolmente minore di energia". @ IPS (FINE/2011)

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23 settembre 2011

Dalla UE proposte per un approccio globale alle emissioni antropiche

Riportiamo da Ecodallecitta.it

"Il Parlamento europeo ha varato un nuovo provvedimento che va nella direzione della lotta contro i cambiamenti climatici. Strasburgo ha infatti approvato una risoluzione che chiede alla Commissione Ue di adoperarsi per la riduzione delle emissioni dei gas serra diversi dalla Co2, a cominciare dai cosiddetti gas fluorurati (Hfc) e dal protossido di azoto. Si tratta di sostanze ancora in parte utilizzate in frigoriferi, impianti di condizionamento, frigoriferi, apparecchiature mediche, schiume isolanti e bombolette. Introdotti negli anni '90 per sostituire alcune sostanze responsabili del buco dell'ozono, questi gas hanno in realtà mostrato un impatto sul clima molto pericoloso, e dal momento che resistono in atmosfera molto a lungo, sono di fatto dei gas serra molto più potenti della famigerata anidride carbonica. Di qui la decisione di metterli progressivamente al bando da varie applicazioni, ma ora l'Europarlamento chiede uno sforzo politico ancora maggiore.

La risoluzione, approvata con 578 voti a favore, 51 contrari e 22 astensioni, sottolinea infatti i limiti del regolamento sugli Hfc attualmente in vigore e chiede alla Commissione di adottare misure più rigide contro l'uso di questi composti. L'obiettivo, secondo i deputati di Strasburgo, è quello di ottenere risultati relativamente veloci sugli equilibri climatici, con un investimento economico tutto sommato contenuto. Il costo pubblico previsto per la riduzione degli idrofluorocarburi, infatti, è compreso tra i 5 e i 10 centesimi per tonnellata, al contrario dei 13 euro a tonnellata necessari per ridurre l'uso del carbone. «Il potenziale di riscaldamento globale dei gas diversi dalla Co2 è superiore a quello dell'anidride carbonica - ha commentato il greco Theodoros Skylakakis co-autore della risoluzione – È molto importante ridurre questi gas perché essi rappresenteranno il 20% del totale delle emissioni globali entro il 2050».

Il provvedimento, in sostanza, sottolinea che il Protocollo di Kyoto trascura in qualche modo gas climalteranti come il monossido di carbonio (Co), gli ossidi di azoto (Nox) e altri composti organici volatili responsabili della produzione di ozono negli strati più bassi dell'atmosfera. Per questo il Parlamento chiede alla Commissione di elaborare una revisione della normativa vigente sui gas fluorurati e di formulare proposte per ridurne immediatamente la produzione e il consumo. L'utilizzo di idroclorofluorocarburi (Hcfc), invece, dovrebbe essere definitivamente interrotto, e si dovrebbe estendere, su scala globale, l'impiego delle tecnologie già disponibili per ridurre le emissioni di monossido di carbonio e ossidi di azoto. «La riduzione delle emissioni dei gas non Co2 deve fare parte della politica europea sul cambiamento climatico – ha dichiarato l'eurodeputato austriaco Richard Seeber, l'altro autore della risoluzione - Oggi possiamo intervenire in maniera efficace, in tempi ragionevoli e con le risorse già esistenti».

Il testo approvato a Strasburgo, infine, sottolinea l'urgenza di ridurre le emissioni legate al cosiddetto “black carbon”, il particolato carbonioso prodotto da motori diesel, stufe a legna, incendi boschivi e altri tipi di combustione. Quest'ultimo risultato, in particolare, potrebbe essere raggiunto introducendo controlli più severi sulle emissioni degli autoveicoli. A questo punto non resta che aspettare di capire se la Commissione accetterà le richieste dei parlamentari.

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Brindisi, record di neonati affetti da gravi anomalie congenite

Da un articolo di ItaliaNews un'ennesima triste conferma

"...La centrale a carbone dell'Enel “Federico II” è il primo impianto in Italia per emissioni di gas serra, con i suoi 15 milioni di tonnellate di Co2 l'anno. Oggi uno studio condotto dall'Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Lecce e Pisa presso il reparto di Neonatologia dell'Ospedale “A. Perrino” e della ASL di Brindisi, rivela un altro triste record: quello dei neonati affetti da gravi anomalie congenite.Tra il 2001 e il 2009, su 7664 neonati, 176 erano affetti da gravi malformazioni. Un dato che supera del 18% quello registrato nel resto d'Europa. Del 67% quello per le anomalie cardiovascolari. Un dato solo parziale, poiché riguardante i neonati, coloro cioè che ce l'hanno fatta a venire alla luce e che non include quindi quelle gravidanze interrotte proprio a causa delle anomalie cardiache complesse che colpiscono i feti prima della nascita. Che sono ben il 50%, secondo il dirigente di neonatologia di Brindisi Enrico Rosati, responsabile dell’Unità semplice di cardiologia fetale e neonatale."

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Falsi comitati per il "sì al carbone" finanziati da Repower, ricostruzione della vicenda

Il quotidiano Terra ricostruisce l'accaduto col suo articolo "Centrale di Saline. Creati ad arte i comitati per il sì", che riportiamo di seguito.

IL CASO. Un dipendente della multinazionale svizzera Repower scriveva nel suo ufficio milanese i comunicati stampa per due associazioni pro impianto. Svelato un finanziamento di 7.500 euro.
La centrale a carbone di Saline Joniche targata Repower Italia per adesso esiste solo sulla carta. Ma lontano da sguardi indiscreti, abilmente occultata da sedicenti “comitati per il sì”, la macchina del consenso messa in piedi dalla multinazionale svizzera lavora già a pieno regime. E da tempo. Non ha avuto alcuno scrupolo il colosso svizzero dell’energia a sostenere sottobanco le associazioni pro carbone “Vedere chiaro” e “Trasparenza”, che sul territorio si limitavano a diramare i comunicati stampa che proprio un dipendente della Repower Italia scriveva dal suo ufficio milanese. A stanarlo, Luigi Palamara, editore di Mnews, un sito di informazione locale, che è rimasto a dir poco stupito quando si è reso conto che i comunicati diramati dai due comitati locali pro centrale – ufficialmente autonomi e indipendenti tanto da Repower, come dal Gruppo Sei, il braccio operativo del colosso svizzero sul territorio – venivano confezionati direttamente dagli uffici milanesi della multinazionale svizzera.

«Andando a verificare l’autore e il proprietario dei documenti word abbiamo notato con stupore e incredulità che quasi tutti fanno riferimento ed hanno come autore un dipendente della Repower Italia», scrive in una nota Palamara, chiedendo con forza alle due associazioni pro carbone di fare chiarezza. «Fino ad oggi i due comitati hanno rivendicato con forza l’assoluta indipendenza, e che nessun legame vi era con la SEI e tantomeno con Repower Italia. è incredibile allora andare a capire come mai invece i comunicati stampa siano di un dipendente dalla Repower». Una rivelazione sconcertante, ma che non stupisce chi come Nuccio Barillà, presidente della locale sezione di Legambiente, denuncia da tempo l’oscura origine di queste associazioni.

«Gli ultimi avvenimenti non fanno che dimostrare quello su cui noi insistiamo da tempo: i comitati pro-centrale, che non hanno né storia né radicamento sul territorio, non sono che la scialuppa d’appoggio della corazzata del Gruppo Sei, disposto a tutto pur di portare a termine l’affare della centrale». Dai due presidenti di “Vedere chiaro” e “Trasparenza”, Leandro Fisani e Domenico Foti, ex uomo di punta di Sel alle ultime comunali, non è ancora giunto alcun commento. Del resto, pochi sono i pretesti che potrebbero accampare: la conferma della strategia di “comunicazione” della Repower è arrivata direttamente dalla Svizzera. Da uno degli uomini di punta della multinazionale dell’energia. Ai microfoni della televisione pubblica Rf, Kurt Bobst, uno dei soci fondatori della multinazionale, ha ammesso, non senza imbarazzo, di aver finanziato la partecipazione dei comitati del sì, alla manifestazione contro le centrali a carbone tenutasi a Coira, in Svizzera.

Una provocazione non andata a buon fine – il corteo è infatti sfilato, senza che nessuno degli ambientalisti che vi hanno partecipato si lasciasse trascinare in liti o diverbi - ma costata alla Repower novemila franchi svizzeri, circa 7mila e 500 euro. «Il candore con cui il sig. Kurt Bobst ha confessato di aver elargito una notevole somma di denaro a favore dei i comitati pro-centrale è semplicemente sconvolgente», ha commentato una delle attiviste del comitato “No alla centrale a carbone di Saline Joniche”, ma siamo soprattutto profondamente indignati per la campagna diffamatoria portata avanti da un anno a questa parte contro il coordinamento delle associazioni dell’area grecanica, che oggi si scopre portare la firma “Repower”. Negli ultimi mesi, racconta ancora Barillà, mentre il territorio veniva invaso da manifesti e affissioni sui supposti benefici del centrale e della CO2, gli uomini della Sei si sarebbero prodigati in un serie di incontri a porte chiuse con le autorità locali, alle quali avrebbero proposto una lunga lista di opere compensative in cambio dell’assenso alla costruzione dell’impianto. «Repower deve prendere atto che il suo gioco è stato scoperto. Se la multinazionale svizzera, leader mondiale delle rinnovabili, vuole investire a Saline non può farlo eludendo leggi e Costituzione, ma soprattutto senza il consenso dei cittadini».

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Dipendenti prezzolati dietro i comitati sì al carbone per Saline Joniche, le Associazioni dell'Area Grecanica intervengono

Comunicato del Coordinamento Associazioni Area Grecanica sull'incresciosa vicenda di cui ci siamo occupati ieri, e che continua a far discutere anche in terra elvetica.

"Il Coordinamento delle Associazioni dell'Area Grecanica esprime profonda indignazione per il comportamento ingiustificabile della RePower, socia di maggioranza della SEI s.p.a., che cerca di acquisire consensi foraggiando i comitati "spontanei" per il si al carbone.

Ai microfoni del programma Rundschau, della tv svizzera SF, Kurt Bobst, CEO di Repower, ha confessato di aver finanziato con 9000 franchi svizzeri i comitati pro carbone, affinchè gli aderenti e i simpatizzanti degli stessi potessero presenziare alla manifestazione tenutasi il 27 agosto 2011 a Coira in Svizzera.

Questi comitati, pertanto, rappresentano l’unico esempio di organizzazione “spontanea” in cui la “spontaneità” sembrerebbe essere incentivata da finanziamenti di scopo. Stando a quanto emerso da un’altra inchiesta giornalistica condotta da Mnews.it, la Repower, inoltre, avrebbe anche “supportato” la comunicazione istituzionale degli attivisti del SI, facendo redigere i comunicati stampa dei comitati direttamente da propri dipendenti.

Il Coordinamento è fortemente sdegnato per i metodi a dir poco censurabili usati dalla RePower che, mentre ufficialmente, parla di dialogo e confronto con la popolazione poi, adotta comportamenti che Irene Aegerter, vicepresidente dell'Accademia svizzera delle scienze tecniche e co-firmataria di una lettera aperta contro le centrali a carbone, definisce ASSOLUTAMENTE IMMORALI.

Quello che le due inchieste hanno portato alla luce è a dir poco indecoroso. Le popolazioni dell’Area Grecanica sono state raggirate per tre anni dai comitati "spontanei" del si che, alla luce dei fatti emersi, di spontaneo sembrano avere ben poco.

Tutto questo, ironia della sorte, è accaduto mentre alcuni comitati del Si e qualche consulente della SEI, lanciavano una campagna denigratoria nei confronti del Coordinamento, al fine di smentire, attraverso dichiarazioni palesemente contrastanti con la realtà dei fatti, la buona riuscita della manifestazione No Carbone di Coira, in Svizzera.

Il Coordinamento, a questo punto, non può che chiedersi come mai una multinazionale come RePower, che si dichiara sicura della bontà del proprio progetto, abbia deciso di ricorrere a questi mezzucci per creare consenso e soprattutto: cosa ancora potrebbe emergere da tutta questa torbida vicenda?

Il Coordinamento continuerà con sempre maggiore determinazione a vigilare e a lottare in difesa del territorio, informando in modo chiaro, onesto e trasparente, affinchè il NO espresso ripetutamente a gran voce da tutta la popolazione e dalle istituzioni, sia un NO consapevole!"

Intanto i media svizzeri continuano ad occuparsi della vicenda Repower/centrale a carbone a Saline Joniche: Power für Klimaerwärmung - Graubünden setzt auf Kohlekraftwerk in Kalabrien

Leggi l'articolo di
ReggioTv

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22 settembre 2011

Molina indagato per l'incendio a Torrevaldaliga nord

Apprendiamo dai media locali che
"C'è un primo indagato nell'indagine relativa all'incendio de trasformatore della centrale di Torre Valdaliga Nord avvenuto il 26 agosto scorso. Ad essere stato raggiunto da avviso di garanzia è il responsabile della centrale (quindi l'ing. Molina, NDR), accusato di incendio colposo. E' una prima svolta nell'inchiesta della procura della Repubblica di Civitavecchia, anche se l'impressione è che si tratti più di un atto dovuto.

La magistratura inquirente infatti sta proseguendo il lavoro per cercare di individuare le cause dell'incendio. Alcune di queste verifiche peraltro sono irripetibili, e solo dopo le relazioni conclusive dei periti si saprà dire se esiste una responsabilità umana. Una prima relazione è già stata consegnata nei giorni scorsi alla procura, dove si chiedeva soprattutto l'autorizzazione allo spostamento del trasformatore incendiato, allo scopo di poter individuare meglio le cause dell'incidente, ma soprattutto per capire se gli oli bruciati erano nocivi o meno. Sotto questo aspetto qualche novità potrebbe già emergere a breve. I periti nominati dalla procura infatti, pare siano già piuttosto avanti con il proprio lavoro. Nel frattempo vanno avanti anche le indagini di tipo tradizionale, condotte direttamente dalla polizia giudiziaria della stessa procura.

Fonte: bignotizie.it

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L'azienda del carbone paga 9000 franchi per manifestare a suo favore

Deja-vù? Noi dell'Alto Lazio sappiamo con quale facilità certi sindacalistucoli del comparto elettrico siano pronti a bivaccare in piazza con improbabili striscioni come "Sì al carbone pulito" ogniqualvolta mammaenel chiami, magari con al seguito una dozzina di ingenue (o rassegnate) tute blu, non troppo dispiaciute di trovarsi la giornata pagata per una gita fuori porta. "Cosa fate qui?" abbiamo chiesto agli operai in più occasioni: molti non sapevano cosa dire oltre che "Ci hanno pagato la giornata".

Siamo avvezzi a sorbirci pagine di pseudoscienziati che sbavano sofismi per confondere la gente comune; sulle pagine comprate dai potentati per cui lavorano, o in salotti televisivi blindati, vanno sostenendo che "il carbone riduce l'inquinamento e non fa poi così male alla salute, oggi che è 'pulito'".

Quindi no, non ci sorprende sapere che Repower, azienda svizzera interessata a costruire un impianto a carbone a Saline Joniche (RC), ha pagato il soggiorno in Svizzera per i suoi sostenitori calabresi, nell'occasione della manifestazione internazionale contro il carbone tenutasi a Coira nello scorso agosto. Chissà quanti di questi "sostenitori" avevano idea di cosa stessero facendo in terra elvetica, quel giorno. La notizia di seguito, direttamente dai notiziari svizzeri.

Dalla RSI-Radiotelevisione svizzera
"L'azienda elettrica grigionese ha finanziato la trasferta a Coira dei sostenitori calabresi della centrale a carbone

I dimostranti favorevoli al carbone hanno ricevuto dalla direzione 9'000 franchi, somma confermata ieri sera durante la trasmissione "Rundschau" dallo stesso CEO di Repower Kurt Bobst.

Un mese fa alcune centinaia di oppositori della centrale a carbone in Calabria - progettata da una filiale della società con sede a Poschiavo - avevano sfilato pacificamente per le vie del centro cittadino di Coira. In quell'occasione un gruppetto di sostenitori del carbone, anch'essi giunti dall'Italia, aveva indetto una contro-manifestazione. Ora si sa che per quell'evento la trasferta in terra retica è stata finanziata direttamente dall'azienda elettrica.
Dura critica dei socialisti: azione indegna

Il gesto dei vertici della società - 9'000 franchi in totale - non è passato inosservato e oggi ha scatenato dure critiche degli ambientalisti e dei partiti di sinistra, che da tempo hanno nel mirino il produttore d'energia grigionese per il suo impegno nell'impianto a carbone calabrese e anche in un'altro sito analogo nel nord della Germania. Il cantone dei Grigioni è azionista di maggioranza di Repower con il 46% del capitale azionario.

In un comunicato il PS grigionese si dice sorpreso: che Repower paghi dei manifestanti è "imbarazzante e indegno di una società solitamente rispettabile".

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Inquinamento atmosferico e rischio di infarto

La ricerca medica spiega in modo sempre più chiaro la relazione tra patologie umane e inquinamento. E' doveroso preoccuparsi per le conseguenze dell'inquinamento originato dalle centrali, dal porto, nonché dall'ultimo incendio avvenuto a TVN.

"Concentrazioni elevate di inquinanti atmosferici aumentano le probabilità di avere un infarto entro 6 ore dall'esposizione alle polveri sottili (Pm10).

La ricerca è firmata da Krishnan Bhaskaran e colleghi della London School of Hygiene and Tropical Medicine ed è stata pubblicata sull’ultimo numero della nota rivista internazionale: The British Medical Journal (BMJ 2011;343:d5531 doi: 10.1136/bmj.d5531).

Gli autori hanno esaminato una casistica di 79.288 attacchi di cuore registrati dal 2003 al 2006 e, parallelamente, hanno indagato sull'esposizione oraria allo smog. In particolare, utilizzando i dati del UK National Air Quality Archive è stato analizzato l'andamento di particolato Pm10, monossido di carbonio (CO), biossido d'azoto (NO2), biossido di zolfo (SO2) e ozono (O3).

Livelli elevati di questi inquinanti sono prodotti dalla combustione dei fossili nelle centrali elettriche (carbone, olio combustibile e gas), dal traffico navale/autoveicolare/aereo e dalla combustione dei rifiuti.

Il nuovo studio ha voluto vedere gli effetti dell’ inquinamento in un ristretto lasso di tempo. Gli effetti sono stati studiati entro intervalli di tempo di 1-6, 7-12, 13-18, 19-24, 25-72 ore dall’esposizione.

I risultati hanno messo in evidenza che il rischio di infarto aumenta nelle sei ore successive all’esposizione.

L'associazione fra elevate concentrazioni di inquinanti e morte prematura è stata comunque già ampliamente dimostrata, così come sono già emerse con chiarezza evidenze scientifiche sul rapporto diretto tra l'inquinamento e vari indicatori di salute, compresa "la mortalità per tutte le cause e per cause respiratorie e cardiovascolari".

Quanto sopra giustifica nel modo più assoluto la preoccupazione della popolazione sia per l’inquinamento causato dalle navi che per la nube sprigionatasi in seguito all’incendio a Torre Valdaliga Nord ma, in particolare, motiva l’intervento della Procura della Repubblica di Civitavecchia a salvaguardia della salute pubblica.

Giovanni Ghirga
International Society of Doctors for the Environment (Alto Lazio) It

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Porto: "Le nuove banchine vanno elettrificate per legge"

Elettrificazione delle banchine del porto di Civitavecchia, intervento di S. Ricotti (Forum Ambientalista). Da centumcellae.it
"Le nuove banchine che verranno realizzate nel porto dovranno essere per legge elettrificate. Lo afferma la portavoce del Forum ambientalista Simona Ricotti in merito ai nuovi attracchi annunciati dal Presidente dell’Authority Pasqualino Monti e relativi al traffico nazionale, alla darsena servizi e al prolungamento dell’antemurale, ricordando come i decreti ministeriali di Valutazione dell’Impatto Ambientale 2935/1997, 6923/2002 e 4/2010 prescrivono, quale “condicio sine qua non” per l’autorizzazione dei lavori di ampliamento del porto, la realizzazione dei “collegamenti elettrici per le navi in banchina”, il che significa, ribadisce, che le sopracitate banchine devono essere progettate e realizzate con l’annessa elettrificazione prescritta.
“La mancata ottemperanza di tale prescrizione nell’ambito dei lavori realizzati negli scorsi anni – afferma la Ricotti – ha avuto quale logica conseguenza il lievitare dei costi dell’elettrificazione da effettuarsi a lavori ultimati. E’ appena il caso di sottolineare, invece, che i costi di elettrificazione di ogni singola banchina, proprio in quanto prescrizione autorizzativa, dovevano, e devono, essere parte integrante del capitolato d’oneri che sottende la realizzazione della stessa. Al fine, quindi, di evitare che si ripeta l’incresciosa situazione sopra descritta, che ha determinato la necessità, per l’Autorità Portuale, di ricercare ulteriori fondi per finanziare opere che invece avrebbero dovuto essere parte integrante della originaria realizzazione, auspichiamo che il Presidente Monti tenga in debita considerazione detti obblighi prescrittivi dimostrando, nel contempo, rispetto per le regole e volontà tangibile di agire a tutela dell’ambiente, operando concretamente per la minimizzazione dell’inquinamento dovuto alle emissioni delle navi, un obiettivo per il quale la realizzazione di banchine elettrificate è atto imprescindibile”.

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21 settembre 2011

"Quelli che" vogliono l'autostrada Tirrenica: Antonio Bargone



Eccone uno, tra "quelli che" lavorano alla realizazione dell'autostrada Tirrenica anche detta "Spaccamaremma". Come insegna la nota filosofa morale Terry De Nicolò, per avere così tanto difficilmente puoi aver agito nella legalità. Liberi cittadini hanno diffuso su Facebook le seguenti notizie su tale "onorevole", noto uomo-crocevia di loschi affari bipartisan:

"Per presentare progetti scellerati che distruggono la nostra area lagunare, la nostra costa, la nostra economia, la nostra salute, le nostre case, la nostra terra, il nostro futuro, Antonio Bargone percepisce:
  1. una pensione a vita di euro 6.590 al mese (esentasse?) dalla Camera pagata con soldi pubblici http://www.publice.it/pensionicamera.htm 
  2. un compenso come Commissario straordinario del Governo per la costruzione della Tirrenica (nominato dal nostro ex sindaco Matteoli) di euro 232.884 annui pagati con soldi pubblici http://www.facebook.com/note.php?note_id=130268917035124 
  3. uno stipendio di euro 61.000 annui come presidente Società Autostrade http://www.facebook.com/note.php?note_id=130271463701536 
Per un totale di 391.044 euro annui di cui 311.964 annui di soldi pubblici (soldi nostri)"

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20 settembre 2011

Mangiare carbone per produrre gas da bruciare

Produrre gas metano da bruciare, mangiando carbone: yeah! Secondo quanto riportato dal Corriere

"Scienziati cinesi hanno clonato un maiale considerato un 'eroe' per essere sopravvissuto 36 giorni sotto le macerie [...] Zhu Jianqiang - il 'Maiale dalla forte volonta'' - un esemplare castrato di 150 kg, sopravvisse mangiando carbone e bevendo acqua piovana. [...] Ora e' diventato 'padre' di sei maialini, da lui clonati." 
Per gli scettici, questa è la dimostrazione definitiva che la a Cina è davvero avanti.
Dunque se investiamo per clonare su vasta scala quel maiale castrato che può nutrirsi di carbone, potremo facilmente ricavare da questo inquinante materiale del gas metano da bruciare, come prodotto della sua digestione. Immaginate: mai più giganteschi ecomostri come Torrevaldaliga Nord, al loro posto un meno impattante, enorme porcile mandato avanti a carbone, che distribuisce in tutte le case il prodotto della digestione. O nel caso di paesi con giacimenti carboniferi, basterà far pascolare i suini sulle miniere a cielo aperto.

Non solo, c'è chi si spinge oltre: se gli stessi uomini arrivassero a mangiare carbone potrebbero produrre da loro il gas per gli usi domestici! C'è tuttavia preoccupazione perché non si è accertato quanto abbia influito il fattore della castrazione del maiale sulla sua capacità di digerire carbone.

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18 settembre 2011

Da Liquichimica al carbone, i drammi e le lotte dei cittadini di Saline Joniche

Con le parole degli autori: nel video che segue c'è "la storia dell'area portuale di Saline, con le sue ilusioni, promesse mancate, sperpero di denaro pubblico, tutto sotto l'ombra nera della mafia. Dallo smantellamento dell'ex Liquichimica all'ultimo dramma che la nostra amata terra sta vivendo, l'ipotesi sciagurata della costruzione di una Centrale a Carbone. Ripercorre altresì le tappe principali della resistenza del Coordinamento delle Associazioni dell'Area Grecanica fino all'ultima grande manifestazione del 27 agosto 2011 a Coira, in Svizzera, che ha inferto un colpo durissimo ai signori del carbone". Documento presentato al Pentedattilo Film Fest 2011

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La Spezia, cittadini in assemblea sul problema carbone

Continua la mobilitazione degli spezzini per far fronte all'incipiente pericolo di una riconversione a carbone voluta da enel.

"Domani a partire dalle ore 18 la sezione spezzina della Lipu organizza nella Sala Arci di Via XXIV Maggio, un dibattito sul tema “Il futuro della centrale Enel di Vallegrande e le ricadute sanitarie sull'ambiente e sulla salute dei cittadini” Interverranno anche gli esponenti del comitato di cittadini “Spezia via dal carbone” , a sua volta impegnato nell’organizzazione di un successivo incontro. (cittadellaspezia.com)

Infatti per il prossimo sabato 24 settembre alle ore 17.00, è prevista un’assemblea pubblica sul tema “Autorizzazione Integrata Ambientale CTE enel, prove tecniche di partecipazione", per saperne di più vedi Speziapolis

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Tributo di sangue al dio carbone: quattro minatori morti in Galles

Una miniera di carbone ha inghiottito quattro vite umane in Galles, a Gleision.

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Civitavecchia: cieli cancrini di fine estate

Una carrellata di immagini per chi fosse partito in vacanza, in quest'ultimo scampolo d'estate 2011. Cosa vi siete persi lontani dalla vostra amata Civitavecchia:







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Affaire Saline Joniche: critiche dal mondo scientifico

Pubblichiamo una lettera aperta alle aziende Repower SA e a SN Energie SA da parte di esponenti del mondo scientifico svizzero, per il loro coinvolgimento in nuovi progetti di centrali a carbone: "Chiarimento sulla redditività e compatibilità ambientale di nuove centrali a carbone all’estero" - Agosto 2011 (Via noalcarbonesaline.it)

"I gestori di centrali sono sempre più confrontati con difficili decisioni inerenti i loro investimenti. Se da una parte la pianificazione di grandi centrali esige un investimento ambientale stabile e a lungo termine, dall’altra i cambiamenti a livello politico e di mercato causano insicurezze a livello di costi e profitti delle diverse tecniche di produzione d’energia. Questo concerne particolarmente le centrali a carbone che, non solo a causa del loro impatto climatico e ambientale sono causa di critiche, ma che anche in confronto a fonti energetiche più flessibili e meno dannose per l’ambiente si profilano economicamente infruttuose . Con questa dichiarazione i firmatari desiderano indicare le prospettive economiche della produzione elettrica tramite carbone e ammonire dall’investire in nuove centrali a carbone. Energia dal carbone – rischio per il clima Produrre energia elettrica con centrali a carbone è il modo più inquinante che ci sia. Solo le emissioni delle pianificate centrali a carbone di Brunsbüttel (D) e di Saline Joniche (I) rappresentano, con 17,5 milioni di tonnellate di CO2 annuali, circa il 40% delle emissioni prodotte in Svizzera. A causa della prevista durata di servizio di oltre 40 anni, le odierne decisioni d’investimento determineranno strutturalmente il Mix elettrico delle risorse energetiche per molti decenni. Con i loro investimenti all’estero nella produzione di elettricità tramite carbone esse precludono una veloce transizione verso un approvvigionamento energetico sostenibile. I costi delle “quote di emissione di CO2” Un importante fattore economico per la produzione di energia elettrica con il carbone sono i costi per le quote di emissione di CO2 del mercato delle emissioni Europeo. Siccome l’UE ha approvato che la quantità autorizzata di queste quote venga gradualmente ridotta e a partire dal 2013 l’assegnazione gratuita dei certificati per i produttori d’energia abrogata, anche i gestori di centrali a carbone dovranno assumersi i costi derivanti. I futuri costi di mercato sono quasi impossibili da valutare perché sottostanno a condizioni non valutabili a lungo termine. Con costi crescenti per le quote di emissione di CO2 le centrali a carbone non possono affermarsi contro supporti energetici meno inquinanti – tipo le energie rinnovabili o gas naturale. Solo con uno sfruttamento superiore alle 5000/6000 ore annuali le centrali a carbone possono essere redditizie in confronto alle concorren-ziali centrali a gas. Anche la molto discussa possibilità della separazione dell’ CO2 e dell’immagazzinamento (CSS), con la quale di ridurrebbero le emissioni del 70-80%, non può essere considerata come soluzione per le centrali costruite oggigiorno. A tutt’oggi è ancora completamente aperta la questione con quali costi aggiuntivi possa esser realizzata su grande scala una CCS e se ci sia un sufficiente consenso tra la popolazione inerente l’immagazzinamento dell’CO2. Costi di capitale Gli investimenti in centrali termiche a carbone per la produzione di energia elettrica si profilano mediante alti costi di capitale che spesso vengono coperti da finanziamenti esterni, p.es da banche. La crescente insicurezza nella redditività, con il possibile obbligo di costruire una CSS, si riflette anche nei costi di capitale: istituti finanziari richiedono in confronto a progetti di centrali precedenti, interessi maggiori o si ritirano dal finanziamento di centrali a carbone; così accanto ai costi variabili anche i costi di capitale delle centrali aumentano. Prospettive di reddito insicure Le condizioni citate rincarano l’esercizio delle centrali a carbone. Gli investimenti nelle centrali restano redditizi solo se la media dei ricavi per l’energia prodotta è sopra la media dei costi di produzione (inclusi i costi d’investimento). Allora per coprire i costi superiori del combustibile, CO2 e costi di capitale, occorre aumentare lo sfruttamento della centrale durante la sua durata di vita e/o aumentare il prezzo dell’energia elettrica. Tuttavia proprio queste ore d’esercizio annuali necessariamente alte non si lasciano prevedere a lungo termine. In Germania, sulla base dell’accesso privilegiato alla rete delle energie rinnovabili, l’entrata in azione delle centrali a produzione continua sarà in futuro nettamente limitata. Soprattutto la crescente quantità d’energia elettrica prodotta con energia eolica esige una flessibilità da parte delle altre centrali che si devono adeguare alle oscillazioni di produzione delle energie rinnovabili. Le centrali a carbone, che sono tipicamente orientate alla produzione continua, sono troppo goffe e non riescono a essere abbastanza flessibili e a reagire prontamente alle oscillazioni di domanda. È da attendersi di conseguenza, nonostante l’uscita dall’atomo della Germania, un’eccessiva offerta da centrali a produzione continua e una sottoutilizzazione delle centrali a carbone. Che i prezzi dell’energia elettrica saranno per un lungo lasso di tempo sufficentamente alti per contrastare i citati rischi economici, anche con un tempo ridotto di utilizzo della centrale, è più che discutibile. Anche le strategie di commercializzazione alternative, come il possibile “raffinamento” dell’energia ottenuta dal carbone con l’aiuto di centrali ad accumulazione, sono economicamente molto rischiose. Solo una sufficiente differenza dei prezzi tra l’energia prodotta da centrali a produzione continua e l’energia prodotta nei momenti di grande richiesta può attuire i costi di trasporto e la perdita di rendimento di una centrale ad accumulazione. Anche con la crescente liberalizzazione dei mercati dell’energia, con la sovraproduzione delle centrali a produzione continua, con le stra-tegie per l’adeguamento della domanda d’energia e l’annessione di centrali a gas flessibili, si riscontrano tuttavia delle differenze di prezzo sempre più ridotte. Quando durante il 2008 si potevano osservare alla borsa energetica tedesca ancora dei prezzi massimi di 160 Euro per Megawatt/ora, nel 2010 il prezzo di mercato più alto si situava solo ancora a 80 Euro. In conclusione si può affermare che l’insicurezza relativa ai costi e ai ricavi futuri sia un grave rischio per la redditività di nuove centrali a carbone. La costruzione e l’esercizio di centrali a carbone è così non solo controproducente dal punto di vista di politica ambientale e climatica, ma anche dubbiosa a livello economico. Perciò i firmatari di questa dichiarazione sconsigliano fortemente a Repower SA e a SN Energie SA di investire in nuove centrali a carbone. Firmatari: Dr. Irene Aegerter, Vice Presidente dell’ Accademia Svizzera delle Scienze Tecniche Prof. Dr. Andrea Baranzini, Haute École de Gestion Genève Prof. Dr. Thomas Beschorner, Istituto di Etica Economica, Università di San Gallo Prof. Dr. Lucas Bretschger, Center of Economic Research, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ) Prof. Dr. Stephanie Engel, Istituto per le Scelte Ambientali, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ) Prof. Dr. Jürg Fuhrer, Dirigente del gruppo Pulizia dell’aria/Clima, Agroscope Reckenholz-Tänikon, Research Station ART Dr. Justus Gallati, Istituto di Economia Aziendale e Regionale, Scuola Superiore di Economia, Lucerna Prof. Dr. Martin Grosjean, Istituto di Geografia dell’Università di Berna Prof. Nicolas Gruber, Istituto di Biochimica e Dinamica degli Agenti Inquinanti, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ) Prof. Dr. Heinz Gutscher, Professore di Psicologia Sociale, Presidente ProClim (Forum for Climate and Global Change), Accademia Svizzera delle Scienze Dr. Rolf Hügli, Segretario Generale dell’Accademia Svizzera delle Scienze Tecniche SATW Dr. Rolf Iten, Dirigente INFRAS Prof. (em.) Dr.-Ing. Eberhard Jochem, CEPE (Centre for Energy Policy and Economics), Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ) Prof. Dr. Gebhard Kirchgässner, Istituto Svizzero per l’Economia Estera e Ricerca Economica Applicata, Università di San Gallo Roger Nordmann, Consigliere Nazionale, Membro della Commissione per l’Ambiente, Pianificazione Territoriale ed Energia, Losanna Prof. Dr. Thomas Nussbaumer, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ) e Scuola Superiore di Lucerna - Proprietario di Verenum (Studio d’ingegneria per procedimenti tecnici, energetici e ambientali) Prof. Dr. Thomas Peter, Istituto per l’Atmosfera e il Clima, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ) Dr. Rudolf Rechsteiner, Studioso indipendente, Pubblicista e proprietario dell’ Ufficio di consulenza re-solution.ch Dr. Christoph Ritz, Dirigente ProClim (Forum for Climate and Global Change), Accademia Svizzera delle Scienze Prof. Dr. Sergio Rossi, Titolare della Cattedra di Macroeconomia e economia monetaria, Università di Friborgo Prof. Dr. Roland Scholz, Institute for Environmental Decisions, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ) Prof. Dr. Philippe Thalmann, Research Group on the Economics and Management of the Environment, Politecnico Federale di Losanna (EPFL) Dr. Frank Vöhringer, Politecnico Federale di Losanna (EPFL), Dirigente dell’azienda di consulenza Econability Prof. Dr. Andreas Zuberbühler, Presidente del Comitato Scientifico dell’Accademia Svizzera delle Scienze Tecniche

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