Riportiamo di seguito il testo dell'intervento di Marco Travaglio sul blog di Beppe Grillo (vedi qui) Ma temo che non intendesse parlare di queste categorie e di questi suoi colleghi il Capo dello Stato in questo suo, per così dire, infelice discorso per la festa della Repubblica. Temo che si riferisse alla gente di Chiaiano che difende la sua oasi, che difende la sua qualità della vita, che difende la possibilità di andare prima a verificare se un sito è o non è idoneo a ricevere rifiuti, e poi dopo utilizzarlo. E non viceversa. Ma è tutto sconvolto, non solo il vocabolario delle nostre istituzioni. È sconvolta la logica, è sconvolto l’ordine pubblico, è sconvolta la Costituzione. Di fatto vengono sospese le garanzie costituzionali, vengono vietate le manifestazioni come simboli di complicità con la monnezza e viene espropriata la magistratura del suo diritto-dovere di perseguire i reati e presto non avremo più nemmeno il controllo delle intercettazioni. Avremo l’esercito che andrà a militarizzare sempre più spesso, come peraltro Beppe Grillo aveva previsto, le situazioni che la politica non riesce più a governare se non con la forza, con i manganelli e con l’uso delle armi.
"Buongiorno a tutti. Spero si possa ancora dire che l’intervento del Capo dello Stato in occasione della festa del 2 giugno tenuto ieri è stato tutt’altro che soddisfacente. Io per esempio non l’ho condiviso per niente. Non perché i principi che ha enunciato non siano giusti: basta con l’intolleranza, basta con le ribellioni allo Stato. Dipende da che cosa sta dicendo e a chi si sta riferendo.
Si riferiva a Bossi? Che ha di nuovo minacciato che se non si faranno le riforme che vuole lui di marciare su Roma con cinquecentomila padani, peraltro tutti da individuare. Non si sa se questa volta armati, disarmati, travestiti da Obelix, o come diavolo si presenterebbero. Si riferiva a Berlusconi, che si è appena ribellato allo Stato, cioè agli arresti disposti dalla magistratura napoletana per lo scempio dei rifiuti, per le discariche truccate, per la monnezza non trattata che veniva nascosta sotto lievi coltri di monnezza trattata e magari anche profumata con la calce viva come dalle intercettazioni dell’enturage di Bertolaso e dalla immarcescibile FIBE-FISIA del gruppo Impregilo che hanno continuato a lucrare soldi nostri senza smaltire un grammo di rifiuti? Si riferiva a ..? Chi sono quelli che si ribellano allo Stato? Sono quelli che vogliono abolire le intercettazioni perché funzionano troppo, come hanno dimostrato anche in questo caso? Berlusconi ha approfittato del ricevimento al Quirinale per primo giugno per annunciare una legge contro le intercettazioni, cioè per disarmare una magistratura che già è stata messa in ginocchio da quindici anni di riforme di destra e sinistra che ormai provocheranno a ben breve il risultato della chiusura di alcuni tribunali e di alcuni uffici giudiziari che dichiareranno fallimento. Chi si ribella allo Stato è per caso chi manda a fare carotaggi e analisi a Chiaiano e poi dà i risultati prima che siano finiti i carotaggi medesimi dicendo che va tutto bene e che quello è il posto giusto per portarci l’immondizia? In una delle poche oasi incontaminate, dove si coltivano frutti di eccellenza, dove a pochi passi ci sono gli ospedali, nel centro della città. Quelli che si ribellano allo Stato chi sono? Sono quelli che dal 1999 calpestano le sentenze della Corte Costituzionale, del Consiglio di Stato, della Corte Europea di Giustizia, le messe in mora e le procedure di infrazione della Commissione Europea sulle frequenze concesse a Rete4 senza concessione, anziché a Europa7, che la concessione ce l’ha? Chi si ribella allo Stato chi è? Quello che stava facendo fallire definitivamente Alitalia dopo aver messo in fuga i francesi di Airfrance che l’avrebbero probabilmente salvata? Chi si ribella allo Stato è per caso il senatore Schifani, presidente del Senato, che oggi regala le costituzioni ai bambini e che ha dato il suo nome, Schifani, a una delle leggi più incostituzionali che si ricordino, il “lodo Schifani”, che garantiva l’impunita alle cinque più alte cariche dello Stato, soprattutto a una, la più bassa, e che fu incenerito dalla Corte Costituzionale nel 2003? Chi si ribella allo Stato sono i politici campani, di cui Napolitano fino a prima di essere eletto presidente della Repubblica faceva parte, perché è li che aveva il suo collegio elettorale, che hanno creato per quindici anni l’emergenza immondizia e che adesso pretenderebbero di farla risolvere dagli stessi che l’hanno creata, compreso Bertolaso, che due anni fa era commissario alla monnezza e che non ha combinato niente, come tutti gli altri e che adesso viene riproposto, come la peperonata che ritorna sempre su, a risolvere un problema che anche lui ha contribuito a creare e ad aggravare? Chi si ribella allo Stato è chi non ha dato la protezione a questo imprenditore che aveva cominciato a parlare e che per questo è stato ammazzato, come tutti quelli che parlano in Campania, come in Calabria, come in Sicilia? Chi si ribella allo Stato è forse chi ha definito in campagna elettorale “eroe” Vittorio Mangano, cioè un malavitoso che non ha parlato? Allora, se in questo Paese gli eroi sono i mafiosi che non hanno parlato, allora questo che è stato ucciso per ha parlato non era un eroe. Dobbiamo decidere...
Stefano e Luigi, nel blog di Beppe Grillo, mi chiedono di spiegare la sentenza del Consiglio di Stato, sul caso Europa7. Che sarebbe il caso di chiamare “caso Rete4”, in realtà. Diciamo lo scandalo delle frequenze negate a Europa7 da nove anni da parte dello Stato, al quale qualcuno si è ribellato, ma non era la gente di Chiaiano e non era nemmeno l’imprenditore di Europa7, Francesco Di Stefano. È l’azienda del nostro presidente del Consiglio, che non ha nemmeno bisogno di ribellarsi perché è da 25, 30 anni, fin dai decreti che Craxi faceva su misura per il Cavaliere, riesce a comandare in materia televisiva sia prima, sia durante, sia dopo la sua permanenza al governo. Le leggi in materia televisiva, da 25 anni a questa parte, le scrive sempre Berlusconi. Solo che prima era costretto a pagare Craxi per sdebitarsi, mentre adesso le fa direttamente lui e quindi non deve più pagare nessuno. Diciamo che risparmia. A me piacerebbe molto poter spiegare questa sentenza del Consiglio di Stato, ma questa sentenza del Consiglio di Stato non c’è. O meglio, c’è, ma i vertici del Consiglio di Stato hanno pensato bene di chiuderla in una cassaforte sabato mattina, poi se ne sono partiti per il weekend lasciando ai giornalisti un comunicato scritto in ostrogoto, forse in sanscrito. Nessuno ha capito cosa voglia dire, quindi dobbiamo andare a tentoni. Diciamo, fidandoci di alcune parole chiave che emergono in questo comunicato. Domani speriamo di avere finalmente la sentenza sotto mano. Qual è il problema? Il problema nasce nel 1999 quando lo Stato italiano decide di riassegnare, secondo dei criteri previsti dalla legge, per gli otto soggetti che hanno titolo a trasmettere su scala nazionale. Si presentano vari pretendenti: si presenta la Rai con le sue tre reti, si presenta Mediaset con le sue tre reti, si presenta l’allora Telemontecarlo, si presentano vari soggetti presenti all’epoca - Telepiù, c’era ancora Telepiù nero – si presenta anche questo nuovo editore, Francesco Di Stefano, con due reti: una è Europa7, l’atra è 7plus. Vince la concessione a trasmettere su scala nazionale con una di queste due reti, Europa7, mentre perde la concessione nazionale Rete4. Perché? Perché fin da cinque anni prima la Corte Costituzionale aveva stabilito che Mediaset, come tutti i soggetti privati, non può possedere più di due reti sull’analogico terrestre, cioè sul nostro telecomando classico che utilizziamo per cambiare canale. Quindi, una delle reti o viene ceduta, o viene trasferita sul satellite liberando le frequenza dell’analogico terreste, che sono limitate e che quindi devono andare a chi ne ha diritto. Nella fattispecie, Europa7 ha vinto la concessione e quindi dovrebbe avere le frequenze. Chi c’è al governo in quel periodo? Massimo D’Alema. Il governo D’Alema fa un bel decreto ministeriale in cui dice Europa7 ha diritto, anzi davanti all’authority che si è occupata di esaminare i requisiti delle varie televisioni che chiedono di poter trasmettere, Europa7 ha addirittura vinto su tutte le altre per la qualità dei programmi del suo progetto di palinsesto che ha presentato. In questo decreto c’è scritto che quindi Europa7 ha diritto di trasmettere, ma si dimenticano di precisare su quali frequenze esattamente, perché? Perché le uniche frequenze libere sono quelle che sono ancora occupate da Rete4 e da Telepiù Nero. Rete4 di Berlusconi, Telepiù Nero degli amici di Berlusconi, i quali naturalmente non hanno alcuna intenzione di liberarle se il governo non glielo imporrà. E il governo non glielo impone, anzi, consente a Mediaset di continuare a trasmettere su quelle frequenze anche senza concessione per Rete4, in attesa di nuovi sviluppi. Per cui Rete4, formalmente abusiva, cioè senza più concessione, ottiene una proroga che non si sa quando finirà. A questo punto interviene la Corte Costituzionale per la seconda volta. La prima volta nel ’94: principio antitrust, due reti per ogni soggetto privato, la terza, via. Dato che nessuno ha fatto niente in quei sette anni, nel 2001 la Corte Costituzionale torna a ribadire: “guardate che Mediaset deve scendere da tre reti a due. È incostituzionale non agire. È incostituzionale ogni legge che le consente di trasmettere su tre reti. Panico, ovviamente, in Mediaset, ma chi c’è al governo? C’è Berlusconi. Con l’apposito ministro Gasparri. Prima versione, viene bocciata da Ciampi perché incostituzionale. Dicembre 2003. A questo punto a Natale del 2003, Berlusconi in persona firma un decreto legge che si chiama “salva Rete4”. Cioè decide che Rete4 può continuare a trasmettere. Nel frattempo entra in vigore la Gasparri 2, questa Ciampi la firma. Nell’aprile del 2004, la Gasparri 2 stabilisce che, fino al momento in cui entrerà in vigore il digitale terrestre, Rete4 potrà trasmettere, perché tanto il digitale terrestre è dietro l’angolo. Gasparri lo prevede nel 2006. Digitale terrestre moltiplicherà il numero delle rete a centinaia e centinaia, tutti avranno centinaia di televisioni tra le quali scegliere, per cui che saranno mai quelle piccole tre reti di Mediaset? Rete4 quindi può rimanere. Naturalmente è tutta una balla. Il digitale terrestre non esiste nemmeno oggi. Siamo nel 2008. Non esisterà nemmeno del 2010. Non esisterà nemmeno nel 2012. Forse, si dice, arriverà nel 2015, ma molto probabilmente arriverà prima la televisione su Internet che lo supererà e lo renderà già vecchio. In ogni caso era una balla, era una truffa, che è servita a procrastinare sine die questa fase transitoria che non finisce mai, perché è in vista di un digitale terrestre che non arriva mai. E intanto Di Stefano continua a rimanere al palo con la sua televisione, per la quale ha investito una marea di soldi per creare un centro di produzione di 22.000 metri sulla Tiburtina, otto studi di registrazione, gli uffici, le tecnologie, la library con tremila ore di programmi. Tutto ciò era necessario appunto per ottenere la concessione. E tutto questo è una Ferrari che arrugginisce nel garage. Perché? Perché non gli danno le frequenze. Non gliele da il centrosinistra. Non gliele da Berlusconi nei cinque anni di governo. Lui si rivolge, come fa un cittadino modello, ai tribunali. Il TAR, che gli da parzialmente torto. Ricorre al Consiglio di Stato. Il Consiglio di Stato, per far passare un po’ di tempo, o forse perché non ha chiaro qual è il problema, manda tutto alla Corte di Giustizia Europea chiedendo se le normative italiane che consentono questa situazione e che sono state create nel corso degli anni da destra e sinistra, sono o non sono compatibili con le norme europee. Anche la Corte di Giustizia Europea non è che impieghi poco tempo per studiare il caso, anche perché è un caso unico al mondo, e alla fine il 31 gennaio di quest’anno, il 2008, emette la sua sentenza: le norme italiane che consentono a Rete4 di trasmettere al posto di Europa7 in questa infinita fase transitoria sono contrarie al diritto comunitario, quindi sono illegali, quindi lo Stato italiano le deve disapplicare. È come se non esistessero. Perché? Perché il diritto comunitario vale più delle normative nazionali. Quindi il governo potrebbe sbaraccare la legislazione attuale, imporre a Rete4 di sparire dall’analogico terrestre, levarle comunque le frequenze – che non sono di Rete4, sono nostre, sono un bene pubblico, che viene dato in concessione a un privato se rispetta delle regole, ora che si dice che non rispetta quelle regole, perché quelle europee valgono più di quelle italiane, toglie le frequenze e le dai al legittimo, non proprietario, ma colui che legittimamente le può utilizzare in base alla concessione vinta nel ’99. Invece il governo Prodi ormai è semi defunto, è appena caduto, è in fase – diciamo – di disbrigo degli affari correnti in attesa delle elezioni. Non se la sente di fare ciò che nemmeno prima, quando era nel pieno delle sue funzioni Gentiloni aveva mai fatto, e cioè dare le frequenze a chi ne ha diritto, e quindi viene varato un decreto per ottemperare a varie prescrizioni che ci fa l’Europa, tranne questa della Corte Europea di Giustizia. Nel frattempo la Commissione Europea, cioè il governo d’Europa, il governo Barroso tramite il commissario Kroes, ha aperto una procedura di infrazione sulla Gasparri a proposito di un altro “buco” della Gasparri, e cioè il fatto che la Gasparri garantisce l’accesso a questo mitologico digitale terrestre solo ai soggetti che sono già presenti sull’analogico, e cioè Mediaset e Rai. Invece di aprire il mercato, come ci era sempre stato raccontato, proprio la legge Gasparri, fa entrare nel digitale terrestre solo quelli che sono già presenti nell’analogico terrestre, il che significa non solo che oggi abbiamo il duopolio Rai-Mediaset, ma che ce lo avremo per sempre. Per l’eternità, perché nessuno di quelli esclusi oggi dall’analogico terrestre potrà entrare nel digitale terrestre. E per questo ci ha messo in mora nel 2006 avvertendoci che se entro un paio di anni non avessimo sbaraccato la Gasparri, sarebbe partita una multa retroattiva proprio dal 2006 fino addirittura ad arrivare a 3-400.000 euro al giorno, che se li spalmiamo su tre anni diventano addirittura 300 milioni di euro che ci potrebbero capitare se entro qualche mese la Gasparri non fosse risolta. A questo punto arriva il governo Berlusconi. Torna Berlusconi per la terza volta. Tenta immediatamente di fare un colpo di mano, cioè di rispondere all’Europa dicendo “chi ha avuto, ha avuto. Chi ha dato ha dato. Scurdammoce ‘o passato” e scurdammoce soprattutto le sentenze della Corte Costituzionale, le sentenze della Corte Europea, la messa in mora della Commissione Europea, la procedura di infrazione. Lo status quo rimane così, finché non ci sarà il digitale terrestre. Cioè in un futuro che forse arriverà tra sei, sette anni. Vogliono stabilire e cristallizzare una situazione illegale, per evitare di dare a Europa7 ciò che anche la Corte Europea ha stabilito sia suo diritto avere. Ultima puntata, sabato, il comunicato che annuncia la sentenza. Sentenza che dovrebbe chiudere questo contenzioso che è basato su ben sette cause che Europa7 ha fatto allo Stato italiano. Dice, in sintesi, il comunicato che: “il ricorso che aveva fatto Mediaset, - qui si parla di RTI, perché è la società che si chiama così – viene respinto, e spetterà all’amministrazione, cioè al governo, cioè al sottosegretario ad personam, o ad aziendam, Paolo Romani, applicare la sentenza della Corte Europea di Giustizia e rideterminare le frequenze in base alle richieste di Europa7”. Che cosa voglia dire tutto questo, non lo sappiamo. Non sappiamo se il Consiglio di Stato dice al governo: “dai le frequenze a Europa7 e toglile a Rete4”. Oppure: “decidi tu come vuoi”. Oppure: “facci sapere cosa vuoi fare, dopodichè noi stabiliremo quale sarà il risarcimento che dovremo dare a Europa7, senza che però nessuno le dia le frequenze”. Sono formule ambigue che però speriamo finiscano domani, quando arriverà finalmente il testo completo della fatidica sentenza. Quello che si può arguire fino a questo momento è che il Consiglio di Stato affida al governo Berlusconi di risolvere un problema che è stato creato dai governi Berlusconi per favorire l’azienda di Berlusconi; oltrechè dalla cosiddetta opposizione di Berlusconi che ha remato dalla sua parte, come sempre è avvenuto in materia televisiva. Vedremo che cosa dirà la sentenza. Certo che affidare a Berlusconi la risoluzione del problema Rete4/Europa7 ricorda tanto l’affidare a Berlusconi e a Bertolaso la risoluzione del problema della monnezza, d’accordo con Bassolino. Cioè d’accordo con l’altro, che con Berlusconi e Bertolaso ha collaborato a crearlo. È come se, di fronte a un delitto, si affidasse il compito di risolvere il caso all’assassino."
2 giugno 2008
Un intervento di Marco Travaglio sul discorso di Napolitano
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LE INTERCETTAZIONI / Catenacci: «Fanno un affare da 1.325 miliardi»
E Bertolaso esclamò al telefono: «Mortacci»
di Gianluca Abate
NAPOLI — Il calcolo delle ecoballe accatastate in giro per la Campania lo fa Corrado Catenacci. È il 7 marzo 2005, e alle 18.59 l’ex commissario telefona al capo della protezione civile Guido Bertolaso. La conversazione viene intercettata. Eccola.
Catenacci: «Ci sono almeno due milioni e mezzo di balle in tutta la Campania… Per quanto riguarda gli importi, secondo me sono circa 400 miliardi di lire».
Bertolaso: «Perché loro bruciandoli ricavano energia elettrica, no?».
Catenacci: «Gliela pagano a tariffa agevolata, tutto uno strano movimento che hanno fatto loro».
Diciotto minuti dopo, alle 19.17, il prefetto richiama.
Catenacci: «Ho fatto i conti con Turiello, viene una cifra mostruosa, 1.325 miliardi di lire».
Bertolaso: «Mortacci ragazzi…».
Cosa vogliano dire le due intercettazioni è cosa che il giudice spiega chiaramente. La prima conversazione è relativa al numero di ecoballe (o rifiuti, stando all’accusa) accatastate a quella data, numero che di lì in poi crescerà fino a tre milioni. La seconda, invece, fa riferimento ai previsti introiti derivanti dalla vendita di energia elettrica prodotta bruciando milioni di balle che la Procura ritiene per nulla eco. E che non fossero eco (a dar credito al giudice) se n’erano accorti i cittadini che accanto a quei siti ci vivevano, tanto che «le prime proteste delle popolazioni per i miasmi concorrevano a determinare la presentazione di interrogazioni parlamentari degli onorevoli Emiddio Novi e Alfonso Pecoraro Scanio». Il 27 febbraio 2002, il ministero dell’Ambiente «segnala l’opportunità di accertamenti». Gli rispondono che va tutto bene, grazie anche alla «prassi di addomesticare i risultati» che «deve ritenersi provata».
Così come «provata» è anche la circostanza che sin dall’inizio appariva chiara la difficoltà di smaltire le ecoballe. Sergio Pomodoro, dirigente della Impregilo, ai pm la spiega così: «Verificai che, ove si fossero utilizzati tutti i cementifici italiani e si fosse ricorsi anche a forme di combustione nei gruppi alimentati a carbone, la produzione di cdr avrebbe saturato tutti quegli impianti». Il 5 marzo 2003, invece, viene intercettata una conversazione dell’allora amministratore delegato di Fibe Armando Cattaneo. Angelo Pelliccia, il suo interlocutore, dice che è meglio «lasciare il giocattolo in mano alla Regione». Il manager risponde così: «Saremo l’unico termovalorizzatore che dà 10 euro a tonnellata per il fos, cdr… Ci bruciamo tutto quello che non ci crea problemi, ci piace così ed è finito». Il 2 aprile 2005, lo stesso Armando Cattaneo parla con un avvocato della conversione del decreto legge sull’additivazione dei rifiuti: «Siniscalchi dice che al Senato la Lega è stata tranquilla perché aveva la devolution e s’è guardata bene dal rompere le scatole, ma alla Camera si aspettano maggiore battaglia… Si teme frange di An e Lega contro… Vabbuò ci siete voi Ds».
Il 7 marzo 2005, invece, le microspie registrano la conversazione di un funzionario del commissariato per i rifiuti. Sono le 13.16. E la telefonata per il gip non ha bisogno di commenti: «Non è più il combustibile che deve essere stoccato…
Questa è monnezza vera e propria».
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