Riceviamo e pubblichiamo
Siamo vivamente preoccupati dal fatto che il Piano energetico regionale non indichi un chiaro percorso di diminuzione dell’utilizzo delle fonti fossili e di aumento dell’energia risparmiata, per maggiore efficienza dei prodotti e per innovazioni nei processi produttivi, e della quota di energia proveniente da fonti rinnovabili.
Come sapete l’Unione Europea ha indicato precise priorità, in tal senso, che non si ritrovano nella proposta in discussione nella regione Lazio, che considera essenzialmente la produzione elettrica che è una quota inferiore al 20% dei consumi energetici complessivi, riferendosi invece in via marginale ai settori di maggiore impatto (trasporti, industria, agricoltura). Riteniamo infatti che il Lazio, e più in generale il nostro Paese, avrebbe tutto da guadagnare, in termini di risalita dal declino nel quale si trova per più fattori, dall’accelerare l’adozione di processi innovativi. Non soltanto perché rinviare gli obiettivi del protocollo di Kyoto e le modifiche urgenti e mature nei settori a maggiore impatto energetico ci costerà molto di più tra qualche anno quando ci troveremo di fronte Paesi che si sono mossi per tempo su queste strade (Il Rapporto Stern indica in una percentuale oscillante intorno all’1% del Pil il costo attuale della lotta al cambiamento climatico, che salirebbe al 5-6% tra qualche anno). Ma perché, nell’immediato, implicherebbero una finalizzazione delle risorse finanziarie a favore della ricerca, della valorizzazione delle conoscenze, della qualità e quantità di lavoro impiegabile. Tutti gli scenari indicano, infatti, grandi potenzialità in tal senso, qualora si imboccasse la strada del cambiamento e si superasse la miopia e l’inerzia delle élites di Confindustria e del Governo.
La decisione, poi, del Governo di riprendere la produzione di energia elettrica con la fonte nucleare, si rivela molto poco seria, sia perché il costo del kWh nucleare è talmente elevato (se consideriamo i processi di decommissioning e la protezione dei rifiuti) da porlo fuori mercato e da richiedere massicci finanziamenti pubblici, sia perché la costruzione delle centrali richiede un tempo tale che non si può in alcun modo pensare che tale produzione influisca sulla sicurezza energetica del Paese. Sia perché l’esempio della Francia (la maggiore consumatrice di petrolio dell’Unione e lo stato con minore flessibilità e maggiori costi nella produzione elettrica) indica gi errori della scelta; senza qui richiamare l’orrore democratico della militarizzazione dei siti e dei rischi di guerra per poter disporre di un minerale che diventerà sempre più raro. L’intento del Governo serve solo a rianimare un po’ l’industria degli appalti e i produttori di cemento e acciaio. Un misero esito che richiederebbe, proprio nel PER del Lazio una decisa presa di posizione e l’apertura di un conflitto serio per evitare manomissioni irreversibili del territorio e dell’integrità fisica e della salute dei propri cittadini.
Può il Per del Lazio essere l’occasione per avviare la grande sfida della transizione dall’energia fossile e nucleare all’energia solare ?
E’ la domanda cui chiediamo si risponda.
Otherearth (un mondo altro forum energia ricerca)
8 febbraio 2009
"Piano energetico regionale - Appello di Otherearth ai Consiglieri dei Gruppi di sinistra della regione Lazio"
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