"Non entriamo nel merito degli aspetti burocratico-amministrativi della gestione “politica “ della sanità regionale. Però non si può sottacere l’evidenza della cronica incapacità degli organi gestori a tracciare un percorso snello ed essenziale – senza sprechi e sacche di passività ed inefficienza – che penalizzano il malato e le famiglie incolpevoli.
Il Direttore generale della RmF Dr. Salvatore Squarcione ha individuato la causa primaria del disservizio sanitario esprimendosi senza infingimenti politichesi: “Non si conoscono a fondo i bisogni di sanità della popolazione
...La parola d’ordine da seguire è fare prevenzione...promuovere salute e prevenzione sul territorio: questa è la via da seguire!”. La collettività civitavecchiese e comprensoriale non è disposta a subire asserzioni di principio alle quali – sistematicamente - non segue una prassi operativa efficace e decorosa.
Rammentiamo al Dr .Squarcione le seguenti ovvietà concettuali e programmatiche: le Istituzioni sanitarie (anche la RmF) non sempre rispettano le norme applicative né stimolano i propri servizi di prevenzione e profilassi per la diagnosi e la susseguente terapia per le malattie da inquinamento (diffuso e professionale); nessuna Istituzione rispetta il dovere di informare la cittadinanza dei rischi, sia cronici sia acuti, diffondendo i dati epidemiologici rilevati da organismi pubblici scientifici (ci riferiamo ai vari Osservatori regionali, provinciali e comprensoriali).
I Sindaci del nostro comprensorio sono i detentori del potere statale che li responsabilizza in prima persona rispetto alla tutela del diritto alla salute della collettività. E’ lampante la cronica omissione di questo dovere da parte delle autorità amministrative comunali verso (o contro) le quali non c’è potere repressivo che muova un dito!
Il Direttore Dr . Squarcione – invece – nella duplice veste istituzionale e professionale medica (art 5 del codice deontologico) dovrebbe pretendere a gran voce i controlli sui tassi d’inquinamento indotti dagli opifici energetici, dal traffico navale e veicolare, dalle effusioni dei depositi costieri di carburanti, dai miasmi e dai percolati delle discariche pubbliche etc..
La prevenzione delle patologie indotte dalle sostanze inquinanti inizia dalla conoscenza in tempo reale delle fonti che disseminano tossici aeriformi poi ricadenti al suolo o sui bacini idrici, percolando nel terreno e aggredendo i prodotti alimentari. Se non si monitorizza il grado della pervasività inquinante non si può iniziare nessuna vera prevenzione e si sarà travolti dalle patologie cardiorespiratorie, neoplastiche, mutagene, che richiederanno risorse economiche ingenti e spesso poco efficaci perché tardive.
La prima cura è la prevenzione. La prevenzione poggia sulla metodica conoscenza dei fattori di rischio. E’ bagaglio conoscitivo di ogni essere consapevole. E allora: perché non stimolare l’Osservatorio epidemiologico regionale e il Servizio tutela aria–energia della Provincia di Roma a fornire dati statistici sull’incidenza delle malattie da inquinamento se è vero che la Sua Asl non ha compiti specifici di controllo della qualità dell’aria o delle ricadute degli inquinanti al suolo? Perché non indagare a fondo sulla veridicità dell’assunto che “numerosi studi epidemiologici dimostrano una presenza – nella popolazione di Civitavecchia – di malattie di origine occupazionale e ambientale in eccesso rispetto alla popolazione regionale?”. Perché (se – come asserisce il nostro Sindaco Moscherini – il vero Osservatorio ambientale risiede al Tavolo della salute regionale) non si pretende dalla Regione Lazio un impegno concreto – in uomini e mezzi – per istituire centri territoriali idonei a fare prevenzione e cura delle patologie broncopneumologiche, cardiovascolari, oncologiche e genetiche scientificamente correlate alle fonti d’inquinamento?
Ci domandiamo – delusi e offesi nei nostri elementari e irrinunciabili diritti – “Chi è responsabile dei mancati controlli sull’impatto ambientale e sulla prevenzione delle malattie da inquinamento?”. Noi, che siamo parte integrante della società civile e vorremmo credere ancora nello Stato di diritto, ci appelliamo alle Istituzioni di garanzia perché vorremmo che l’art.32 della Costituzione non continui ad essere un pleonasmo giuridico o un mito per poeti e visionari.
Coordinamento dei comitati contro il carbone"
14 febbraio 2010
Istituzioni assenti nella lotta all'inquinamento
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