E' ormai catastrofe ambientale. Dalla piattaforma Deepwater Horizon della British Petroleum (BP), nel Golfo del Messico fuoriesce una quantità enorme di petrolio, e mentre si da' fuoco al petrolio galleggiante, la marea nera è ormai giunta sulle coste della Louisiana, gli abitanti lamentano già un'aria irrespirabile.
No. Non dobbiamo farci anche prendere per il culo. Il conto lo paghiamo noi, lo paga il nostro unico ambiente di vita irreparabilmente danneggiato. Non c'è risarcimento a un danno del genere, le conseguenze saranno macroscopiche per almeno mezzo secolo.
Dalla BP dovrebbero chiedere scusa, pagare, chiedere scusa, tacere e convertire il loro business su energie pulite e non distruttive.
"Il conto lo paghiamo noi": siamo sicuri che un'insolenza del genere, nell'infausta eventualità che si verifichi qualcosa di vagamente simile in Italia, la mostrerebbero personaggi borderline come Scaroni, Tatò, Conti, Testa e le altre facce di bronzo dei potentati energetici che spremono il nostro territorio. Se c'è una differenza magari sta nel fatto che le loro multinazionali non pagherebbero che qualche monetina alle comunità, e qualche altra ai referenti politici.
A loro modo lo fanno già, basti pensare al tema delle compensazioni. Nella loro visione del mondo i danni sanitari e ambientali sono un rischio ragionevole, accettabile.
30 aprile 2010
Disastro ambientale negli USA. La compagnia petrolifera BP: "Il conto lo paghiamo noi"
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