No al carbone Alto Lazio

4 maggio 2010

OT: In Europa le catene fast food contro la patata ogm

Gli OGM sono un salto nel buio, e portano qualcosa di positivo solo nelle tasche dei produttori.
Da Repubblica.it:

"In Germania e nel resto dell'Ue anche i giganti dei pasti veloci si oppongono al tubero transgenico. Temono la reazione dei clienti e l'aumento dei costi. Per questo sperano che la Commissione rinunci ad autorizzare le colture.

Non sempre le potentissime lobbies del cibo transgenico hanno la vittoria garantita. A sorpresa hanno appena subito una cocente sconfitta sui loro piani di introdurre nuovi tipi di patate ogm. E per ironia della sorte, questa sconfitta è annunciata proprio dai media della Germania, il paese in cui la patata
è da secoli, per tradizione storica, l'alimento-base più diffuso.

La storia la racconta il settimanale di Amburgo Der Spiegel nel suo ultimo numero. La rivolta contro le patate transgeniche è guidata dai big delle catene fast food in Germania e nel resto dell'Unione europea. Tanto per farsi ascoltare da tutti, i colossi come Burger King, McDonald's, Lorenz Snack-World e Nordsee hanno lanciato il loro messaggio rispondendo a un sondaggio di Greenpeace, una delle più autorevoli organizzazioni mondiali per la difesa della natura e dell'ambiente.

La patata transgenica non la vogliamo, dicono i giganti del cibo corri-mangia-e-getta. Aggiungono di non voler usare patate ogm nella preparazione dei loro pur semplici e immediati menu per il fast food su scala planetaria. Almeno non in Germania e nel resto d'Europa, e per questo si augurano che la Commissione europea rinunci a ogni piano di legalizzazione di colture di patate transgeniche.

Perché mai tanta improvvisa sensibilità da parte di multinazionali di solito orientate prima di tutto alla caccia ai guadagni e ai profitti? La risposta è semplicissima, spiega Der Spiegel: hanno paura di un danno d'immagine per i loro prodotti alimentari a base di patate, temono che la clientela sia presa dall'angoscia, e tremano anche di fronte al rischio di un aumento dei costi delle forniture della materia prima. E prima di tutto, la spiegazione sta nelle dichiarazioni della Bogk, la potente associazione tedesca delle industrie alimentari attive nel ramo della lavorazione di prodotti a base di patate. La Bogk sottolinea di non ritenere assolutamente necessaria l'autorizzazione a coltivare patate transgeniche, perché "i consumatori non sono disposti ad accettare cibi transgenici nella catena alimentare".

Insomma, quando i consumatori fanno sentire la loro voce, possono piegare anche interessi molto potenti. Tanto potenti che, con il loro attivo lobbismo, i grandi mondiali del cibo transgenico avevano già convinto la Commissione europea ad autorizzare, all'inizio di marzo, la coltivazione 1 della discussa patata transgenica tipo Amflora, destinata solo a lavorazioni industriali. La novità è che il colosso chimico tedesco BASF ha annunciato di voler chiedere entro l'anno alla Commissione l'autorizzazione a coltivare altri due tipi di patate transgeniche, una delle quali, chiamata Fortuna, sarebbe destinata anche alla preparazione di patate fritte o altri cibi da fast food o da ristorante a base di patate. Niente da fare: i big della distribuzione, preoccupati della reazione dei consumatori che sono la fonte del loro guadagno, sono contrari.

Nessun commento: