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7 settembre 2010

Inquinamento industriale e malattie genetiche: l'indagine nel polo Augusta-Melilli-Priolo

...Il patrimonio genetico dei residenti sarebbe quindi attaccato da metalli pesanti, diossine e polveri finissime diffuse sull’atmosfera, responsabili dell’incremento di tumori, malattie croniche e malformazioni congenite...

...Sostituire le coltivazioni presenti con altre in grado di produrre, ad esempio, olio da impiegare nella produzione di biodiesel allontanando il pericolo di contaminazione di frutta e verdura causato dalle polveri emesse dai camini industriali. Vietare, inoltre, il pascolo, inoltre, per non alterare la catena alimentare e, parimenti, applicare un rigido controllo sul divieto di pesca dentro il porto...

"Augusta – Promossa da AugustAmbiente e Decontaminazione Sicilia una nuova indagine, condotta esaminando un campione di donne in età fertile, residenti all’interno del polo industriale Augusta-Melilli-Priolo, il cui esito ha ulteriormente confermato l’esistenza di una relazione causa/effetto tra l’inquinamento atmosferico e la diffusione di alcune malattie genetiche, la cui incidenza, in quest’area, raggiunge parametri completamente fuori controllo.

Lo studio dimostra l’esistenza di un fenomeno di intossicazione da metalli pesanti e da diossine, in parte determinato dalle “polveri sospese”, emesse dai camini industriali, e per l’altra parte dall’ingestione di sostanze nocive introdotte nella catena alimentare dal consumo di pesce catturato in tratti di mare inquinato.

Qual è la novità rispetto al passato, verrebbe da chiedersi? Il fatto nuovo consiste nell’aver messo a punto una terapia che consente di eliminare o comunque di ridurre la concentrazione di pericolosi minerali nel nostro organismo quali mercurio, piombo e alluminio e di aver elaborato una serie di proposte operative per prevenire l’intossicazione da diossine e organoclurati. Giacinto Franco, vicepresidente di AugustAmbiente, e Luigi Solarino, presidente di Decontaminazione Sicilia, hanno dettagliato l’esito della propria ricerca al ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, al presidente della regione, Raffaele Lombardo, agli assessori regionali all’ambiente, alla sanità, al presidente della provincia di Siracusa e ai sindaci dei comuni di Siracusa, Augusta, Priolo, Melilli, Floridia e Solarino.

Capelli e latte materno veicoli di sostanze tossiche. Da diverso tempo, infatti, numerose osservazioni condotte sulla popolazione residente all’interno del triangolo industriale hanno rilevato elevate percentuali di mercurio e diossine nel latte materno e nei capelli delle puerpere. L’inchiesta “Mare Rosso”, basata sulle perizie del dottor Madeddu, esperto dell’Asp di Siracusa, portò alla luce concentrazioni di mercurio nei capelli delle donne megaresi con una media di 1,45 mg/g e presenza nel latte materno di PCBs nel rapporto di 7,29 ng/ml e di HCB pari a 0,31 ng/ml. Valori che risultarono nettamente superiori a quelli misurati nella vicina Catania. Il superamento dei livelli di tolleranza stabiliti si riscontra, secondo gli studiosi, nel preoccupante fenomeno delle interruzioni di gravidanza che, nella città di Augusta, ha un tasso doppio rispetto al resto della provincia e quadruplo a livello nazionale. Per buona parte di essi, circa un terzo, le cause sono da attribuire a malformazioni del sistema nervoso centrale e questo dimostrerebbe la correlazione con la presenza di mercurio.

Il mercurio, principale agente inquinante. Accertati da studi promossi dall’università di Catania e dall’Icram, i metalli pesanti, presenti tra i fondali della rada di Augusta, diventano alimento dei pesci pescati illegalmente all’interno del porto, che vengono immessi nel mercato alimentare. In alcune specie ittiche, come ricciole, pagelli e palamiti, sono state notate alterazioni della colonna vertebrale, scoliosi, ispessimenti abnormi e strutture a Y, oltre a malformazioni di pinne e coda. Decisamente allarmante la presenza di mutazioni del Dna per il Coris Julis, comunemente noto come “donzella”, un pesce diffusissimo nei nostri mari e facilmente catturato con semplici canne o lenze. Alterazioni non presenti tra gli esemplari che vivono lungo le rimanenti coste siciliane.

Il patrimonio genetico dei residenti sarebbe quindi attaccato da metalli pesanti, diossine e polveri finissime diffuse sull’atmosfera, responsabili dell’incremento di tumori, malattie croniche e malformazioni congenite, registrate in aumento nell’area del petrolchimico.
Il latte materno sarebbe divenuto così il principale veicolo di sostanze tossiche inconsapevolmente trasmessi al feto durante la gravidanza.
Si teme, infatti, che gli effetti dell’intossicazione possano espandersi in maniera esponenziale poiché non sono ancora note le conseguenze riportate sugli organismi delle donne in età fertile che non hanno ancora procreato.

Il mineralogramma del capello. Il punto centrale dello studio è stato costituito dal "Mineral test" a cui sono state sottoposte alcune giovani per ricavare indicazioni utili a costruire una strategia terapeutica in grado di riportare le concentrazioni tossiche entro valori tollerabili. E’ stato così eseguito il mineralogramma del capello, una tecnica sperimentata negli Usa che si basa su un esame chimico affrontato mediante uno spettrofotometro ad emissione atomica. I campioni sono stati esaminati presso laboratori certificati ISO ed hanno permesso di ricostruire un quadro completo dello stato metabolico intracellulare analizzando contemporaneamente 39 elementi diversi, tra oligoelementi essenziali e metalli pesanti. La verifica è stata effettuata prendendo in esame 23 persone: 10 da Augusta, 5 da Priolo e 8 da Melilli.

Il test ha confermato valori fuori limite di mercurio, piombo e alluminio e alta incidenza di altri metalli pesanti come stronzio, antimonio, argento e cromo, oltre a presenze squilibrate di rame, fosforo, magnesio, zinco e ferro. E’ soprattutto la percentuale di mercurio ad attirare l’attenzione dei ricercatori avendo rilevato valori medi tra 0,14 e 0,16 mg/100g nei capelli degli augustani rispetto a un riferimento normale attestato su 0,01 mg/100g. Il motivo sarebbe da ricercare nell’alimentazione a base di pesce contaminato.

La cura con una capsula al giorno per riequilibrare l'organismo. Ricostruito lo scenario, gli specialisti hanno proceduto all’elaborazione di una terapia personalizzata costruita a misura di paziente. I volontari sono stati sottoposti alla sperimentazione di un ciclo di cure, della durata di 90 giorni, consistente nell’assunzione giornaliera di una capsula contenente vitamine e alcuni minerali carenti in dosaggio inferiore alla dose giornaliera raccomandata, ad esclusione della vitamina C prescritta a dosaggi superiori. Terminata la cura, sono seguiti tre mesi di interruzione prima di praticare un nuovo “Mineral test” di controllo. Ma i valori ancora elevati hanno suggerito di ampliare l’intervallo di attesa a 6 mesi. Quindi un nuovo esame che ha dimostrato una soddisfacente eliminazione del mercurio, riportato a 0,02 mg/100g, e una parziale eliminazione di piombo, alluminio e altri metalli pesanti. Inoltre, in alcuni pazienti che presentavano disturbi come cefalee, astenia, insonnia, irritabilità, eccesso di forfora, crampi, è stata osservata la scomparsa dei fenomeni o comunque il netto miglioramento rispetto al passato.

Terapie non invasive, capaci di produrre beneficio alla spesa sanitaria per la riduzione delle malattie. Il costo dell’esame mineralogico è di 120 € e per la terapia di 30 €, mentre l’acquisto dei farmaci è a totale carico del paziente.

La mancanza dei necessari fondi per sostenere la realizzazione di alcuni test non ha consentito, poi, di affrontare lo studio dello diossine e degli organo clorurati, nonostante l’alta diffusione di alcune patologie come i tumori alla tiroide, l’infertilità delle coppie e l’ipospadia.
Evitare quindi il consumo di pesce proveniente soprattutto dall’area portuale e assunzione di farmaci specifici per ripristinare le condizioni di equilibrio dell’organismo in maniera da offrire concrete garanzie di assoluta tranquillità alle donne che intendono programmare la maternità.

Combattere l'inquinamento da diossine. Sul piano della prevenzione dalle diossine, gli studiosi hanno suggerito una serie di iniziative quali l’attuazione di uno screening di massa a carico del servizio sanitario per valutare la presenza degli agenti inquinanti tra le popolazioni interessate; sostituire le coltivazioni presenti con altre in grado di produrre, ad esempio, olio da impiegare nella produzione di biodiesel allontanando il pericolo di contaminazione di frutta e verdura causato dalle polveri emesse dai camini industriali. Vietare, inoltre, il pascolo, inoltre, per non alterare la catena alimentare e, parimenti, applicare un rigido controllo sul divieto di pesca dentro il porto. Procedere alle bonifiche delle discariche abusive e non utilizzare i vecchi serbatoi a fondo unico che, a causa della corrosione, spargono il loro contenuto nel terreno. Lo studio si conclude con la richiesta di ammodernamento degli impianti affinché vengano dotati di sistemi di controllo continuo di ogni tipo di emissione fino alle polveri finissime, come già in uso in altre industrie dell’Italia settentrionale e d’Europa.

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