No al carbone Alto Lazio

8 novembre 2011

Quanti schiavi lavorano per alimentare il business del carbone?

Interessante lettura da Blogeko (vedi anche: SLAVERY FOOTPRINT)
"Negli ultimi giorni un giochetto di autocoscienza (non so come altrimenti chiamarlo) è molto in voga sul web. Si tratta di calcolare quanti schiavi ciascuno di noi “possiede”: il numero di persone sfruttate in modo disumano in qualche parte del mondo per produrre i beni che ci sono in casa e che usiamo ogni giorno.

L’esercizio, sebbene meritorio, non è esaustivo. Non dal punto di vista ecologico, almeno. C’è un ulteriore esercito di schiavi (ma stavolta virtuali) al servizio di ciascuno di noi.

Le “braccia” di questi schiavi virtuali sono contenute nell’energia che consumiamo. Energia perlopiù non rinnovabile, energia perlopiù fossile estratta dalle viscere del pianeta – cioè dalle risorse naturali – e destinata prima o poi ad esaurirsi. Anzi, già in esaurimento. Allora, vogliamo completare il giochetto di autocoscienza?

Il calcolo degli schiavi umani che permettono a ciascuno di noi di mantenere il proprio tenore di vita si fa sul sito internet Slavery Footprint.

Per “schiavi” in questo caso si intendono persone (bambini compresi) che lavorano in condizioni estreme e che non sono in condizione di dire di no. Il loro numero viene dedotto incrociando un questionario sulle abitudini individuali con un dabatase relativo alle modalità con cui vengono prodotti circa 400 beni di uso quotidiano.

In media cento schiavi per ogni consumatore, sintetizza Repubblica. Però le braccia in carne ed ossa e il lavoro umano non bastano per produrre le cose che ci circondano. Ci vuole anche l’energia che serve per estrarre e raffinare materie prime, per azionare le fabbriche, far viaggiare le merci e gli uomini, recapitarci a domicilio i beni.

Il petrolio è la pietra di paragone convenzionale dei consumi energetici. Si calcola che l’energia contenuta in un barile di petrolio compia il lavoro di 12 uomini in 24 ore. Il consumo di energia in Italia nel 2010 è stato pari a 177,7 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep). Un barile di petrolio corrisponde a 159 litri. Il peso specifico del petrolio è pari a circa 0,8. In Italia ci sono 60,7 milioni di persone.

Mi fermo qui, perchè San Pitagora, protettore della matematica, non mi ha mai guardato con occhio particolarmente benevolo. Solo il 20% circa dell’energia consumata in Italia è rinnovabile (l’idroelettrico fa la parte del leone): per il resto, le invisibili braccia degli schiavi virtuali che si muovono per riscaldarci, illuminarci, azionare macchinari eccetera sono essenzialmente il sangue dei dinosauri. I combustibili fossili.

E’ come se nell’infinita lunghezza delle ere geologiche che ci hanno preceduti la Terra si fosse impregnata di energia, risucchiandola dai corpi degli esseri viventi. Da un paio di secoli a questa parte, con la Rivoluzione industriale, abbiamo cominciato ad estrarla, a rimetterla in moto.

Non ce ne sarà per sempre (il picco del petrolio, il picco del carbone), però è come se adesso – per adesso – oltre ai 100 schiavi umani che producono i nostri beni sfruttassimo anche il lavoro di 12 schiavi virtuali ogni volta che un barile di petrolio (o il suo equivalente) se ne va in fumo.

Nella Roma del grande impertore Traiano, si calcola, c’erano 1.200.000 abitanti di cui 400.000 schiavi: uno ogni tre persone. Appena.

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