La storia, maestra di vita, ha già condannato nel XVII secolo l’azione mortifera dell’uso del carbone.
Nel lontano 1684, infatti, l’autore inglese John Evelyn nell’opera letteraria “the Diary” aveva denunciato il grave disagio per la popolazione dovuto alle emissioni di questo combustibile: “Lo smodato uso del carbone espone Londra al triste inconveniente dell’aria insozzata dai fumi. (…) Dai camini e dalle ciminiere i miasmi inquinano ed infettano l’aria in un modo indicibile. Mentre i comignoli ruttano fumo dalle loro mascelle fuligginose, Londra somiglia alla faccia del monte Etna in piena eruzione o ai sobborghi dell’inferno più che a una comunità di creature dotate di ragione e raziocinino. Lo stanco viaggiatore, a molte miglia di distanza, sente l’odore acre della città un cui cerca riparo, ancor prima di vederla. (…) La densa fuliggine danneggia in modo grave i polmoni e questo è un danno cosi incurabile, che si porta via intere moltitudini, come ci informano settimanalmente gli elenchi dei defunti. Quale altro rimedio adottare se non la fuga?”. Anche se da allora la tecnologia si è perfezionata nessun accorgimento tecnico riuscirà a bloccare i “miasmi” (polveri fini, CO2, metalli pesanti ecc.) di circa cinquemilioni di tonnellate di carbone combusto annualmente.
Coordinamento dei medici e dei farmacisti.
Civitavecchia, 09 settembre 2009
9 settembre 2008
Il coord. Medici e Farmacisti: "Oggi come ieri non resta che la fuga"
7 settembre 2008
"Tutti insieme, per salvare il nostro territorio e le nostre aziende dal carbone."
Intervento del consigliere comunale di Tarquinia Marco Tosoni.
Non avrei mai voluto intervenire nella querelle tra il sindaco,il pd,scomodato fino alla segreteria provinciale e la vicenda legata alla riconversione a carbone di Civitavecchia,ma ritengo sia opportuno ristabilire un criterio per la lettura degli eventi e delle vicende politiche legate alla riconversione a carbone di Civitavecchia.
Seguendo tutta la storia del l’iter autorizzativo della riconversione a carbone di TVN,arrivando fino ai giorni nostri possiamo scorrere nomi e politici di tutti gli schieramenti politici,gli stessi che oggi si rimpallano le responsabilità,sperando magari di cogliere i lettori in un momento di amnesia.
Vero è che nel 2003 la centrale Enel di TVN,viene autorizzata alla riconversione a carbone dal governo di centro destra con Matteoli come ministro all’ambiente che ne firma la V.I.A.
Vero è che fino al 2005 tutta l’opposizione,la sinistra i DS (sic),rimangono fortemente contrari,scrivono insieme il programma elettorale per le regionali,contro il carbone.
Il 5 Febbraio 2006 si raggiunge l’acme della lotta con la grande manifestazione ,dove tutti scendono sull’Aurelia per protestare contro il carbone.
Nel 2006 arriva il governo di Prodi,Bersani come ministro alla sviluppo economico,non solo non recepisce le istanze di tutto il comprensorio che sotto lo sciopero della fame chiede la riapertura della via,ma mette nel cassetto due richieste di ministeri competenti,(conquistate da tutto il popolo inquinato a suon di manifestazioni) ed una denuncia per omissioni di atti di ufficio a suo carico.
Sarà di fatto proprio lui che inizierà la trattativa economica con Enel per le compensazioni.
Con questo atteggiamento politico,partitico dei Ds prima e Pd poi,il cerchio si chiude:destra,centro,sinistra gettano la maschera,sono uguali davanti ai poteri forti,contro i cittadini.
Nel 2007 rimangono i sindaci in campagna elettorale a proclamare la ferrea contrarietà al carbone;Giulivi e Mazzola.
Due programmi simili solo per la lotta strenua contro il carbone.
Il sindaco Mazzola,ricorda benissimo i giorni delle candidature,la mia accettazione era secondaria alla piena condivisione alla lotta al carbone,lotta alla resa del territorio ad una minaccia per la salute e per la categoria che su quella lista rappresentavo,quella degli agricoltori.
Signor sindaco,c’ho creduto veramente:nel gioco di squadra e nei proclami elettorali,ma ora siamo arrivati ai giorni nostri,mi ritrovo davanti una maggioranza che denuncia,che non posso più condividerne né i toni e neppure le scelte.
Ho scelto un’altra strada ma comunque in linea con la mia passione per la coerenza,fosse anche per abbandonare la fiducia nei partiti politici,contenitori vuoti di umanità.
Quando vivi la lotta alle ingiustizie,come quella del carbone,sdraiati sull’asfalto,armati solo di coraggio si assiste alla vera passione per le cose giuste,non utili,non comode,ma giuste,un partito politico non può chiederti di rinnegarle,per i suoi utili.
Per questo,chiedo a tutte le associazioni che hanno condiviso la piattaforma della grande manifestazione del 24 Maggio,di rinnovare l’impegno contro il carbone,di proseguire il percorso iniziato tutti insieme.
La politica può decidere,anche sbagliando di stare a guardare,ma noi abbiamo il compito di difendere le nostre aziende,fino alla fine.
Le parole profuse dai nostri amministratori come monitoraggi e controlli sono pericolose e noi lo abbiamo capito bene,portano forse soldi alle casse comunali ma inquietudine per il futuro delle nostre aziende.
Non dimentichiamo la storia di Brindisi,anche lì le compensazioni hanno portato i monitoraggi ed i controlli ma sono serviti solo a dare la colpa dell’inquinamento agli agricoltori per aver bruciato troppe potature.
Anche il sindaco di Brindisi diceva di non poter fermare l’avvio della centrale,di fatto però non ha potuto esimersi dal firmare l’ordinanza di sequestro delle terre e dei prodotti coltivati intorno alla centrale a carbone,quando ormai l’inquinamento aveva compromesso i terreni.
Troppo tardi,per loro,non per noi.
Rimettiamoci tutti di nuovo insieme,associazioni e cittadini,c’è da salvare Tarquinia.
Il consigliere comunale di Tarquinia Marco Tosoni
4 settembre 2008
"Il PM10 nuovo fattore di rischio ambientale per la Trombosi Venosa Profonda"
Una ricerca diretta da Andrea Baccarelli, dell’Università di Milano e della Harvard School of Public Health, pubblicata sull’ultimo numero della rivista JAMA, afferma che l’esposizione a lungo termine al particolato fine presente nell’atmosfera inquinata aumenta considerevolmente il rischio di sviluppare trombosi venosa profonda, oltre ad altre gravi patologie.
Alla base di questa notizia vi è uno studio finanziato dalla Fondazione Cariplo e dalla Regione Lombardia, condotto su 870 pazienti lombardi colpiti da trombosi venosa profonda e su 1210 soggetti di controllo. I soggetti sono stati assegnati a nove differenti aree di soggiorno, per le quali sono state valutati i livelli di concentrazione media per metro cubo del particolato fine (PM10) nel corso dell’anno precedente alla diagnosi della patologia o della presa in carico nello studio.
Dopo aver adottato correzioni nei dati per escludere altri fattori ambientali e sanitari, si è notato che per ogni aumento di 10 microgrammi per metro cubo di particolato, il rischio di trombosi venosa profonda aumenta del 70 per cento, poiché il sangue dei soggetti esposti sperimentalmente a elevati livelli di particolato mostra la tendenza a coagulare più velocemente. In considerazione degli alti livelli di PM 10 spesso riscontrati nel nostro territorio sarebbe interessante sapere, attraverso uno studio scientifico, quanti soggetti nel nostro comprensorio vadano incontro, ogni anno, a trombosi venosa profonda a causa dell’inquinamento.
Civitavecchia, 4 settembre 2008.
Coordinamento dei medici e dei farmacisti
l'emorragia inarrestabile delle morti nelle miniere di carbone
Cina: "Ventitre persone hanno perso la vita stamani in un'esplosione provocata da una fuga di gas in una miniera di carbone nel nord-est della Cina. Lo riporta l'agenzia stampa Xinhua, precisando che la deflagrazione si e' verificata nella citta' di Fuxin, nella provincia del Liaoning."
Fonte: Agenzia ASCA
"La battaglia contro il carbone negli USA"
Quattro anni fa erano 150 le nuove centrali a carbone che si volevano costruire negli Stati Uniti. Dei 150 impianti progettati ce n’erano alcuni che da soli avevano più emissioni di certi paesi africani. Tutte assieme le centrali avrebbero rilasciato circa un miliardo di tonnellate di CO2 all’anno, più di quanta ne devono ridurre i paesi che hanno firmato il protocollo di Kyoto.
Oggi di quei 150 progetti solo 14 sono in fase di avvio
anche se rimangono al centro di aspre dispute legali. Degli altri 136, metà sono stati abbandonati per strada, sconfitti nei tribunali dagli avvocati ambientalisti o accantonati per motivazioni economiche; gli altri sono ancora bloccati da una vasta opposizione.
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A Saline Joniche (RC) pronto il "Manifesto del no al carbone".
Fonte: Strill.it
"Il Coordinamento delle Associazioni contrarie alla Centrale a Carbone si riunirà venerdì 5 settembre alle ore 18 presso Villa Rognetta a Saline Joniche per presentare pubblicamente il “Manifesto del No al carbone e del si ad un programma di sviluppo alternativo dell’Area Grecanica”.
Anticipando i punti forti del manifesto, ribadiamo la nostra netta contrarietà all’ipotesi di realizzare una centrale termoelettrica alimentata a carbone e ci dichiariamo assolutamente favorevoli a promuovere e partecipare a processi decisionali volti allo sviluppo sostenibile della nostra Area.
Salutiamo positivamente le dichiarazioni del Presidente Loiero apparse sui giornali nei giorni scorsi e siamo lieti della sua contrarietà al carbone anche se non è sufficiente affermare che “il progetto della Centrale non è coerente con i programmi della Regione”. Serve un disegno chiaro, un impegno concreto, un programma realizzabile fondato sulle vocazioni naturali della fascia basso-jonica e sulle sue potenzialità.
Il Coordinamento, nella sua ferma intenzione di opporsi alla realizzazione della Centrale, da scongiurare a discapito di ogni altra ipotesi di sviluppo futuro e per le ricadute in termini di “danno” diffuso che ne conseguiranno, intende farsi promotore anzitutto di una capillare sensibilizzazione della popolazione e di tutte quelle iniziative utili alla causa, assumendo come prioritaria e legittima la battaglia per la salute delle generazioni attuali e di quelle future.
IL COORDINAMENTO DELLE ASSOCIAZIONI
3 settembre 2008
"Un Inno alla Vita, contro tutti i veleni di Puglia e d’Italia"
Lecce, 02/09/2008, Fonte: Brundisium.net
"La Confederazione Cobas di Brindisi aderisce alla iniziativa organizzata dalla sezione della” Lega Italiana lotta ai tumori” di Lecce per Sabato 6 Settembre con inizio alle ore 20,30 nell’area ex-Foro Boario a Lecce all’ingresso della superstrada Brindisi-Lecce , sul tema della emergenza ambientale che attraversa le province di Taranto, Lecce e Brindisi.
La serata prevede gli interventi di tre medici , uno per Provincia, a nome delle associazioni e dei movimenti che sono presenti in tutto il Salento e che si battono per una inversione di tendenza a quel modello di sviluppo che tanti danni ha procurato e continua a procurare alla salute dei cittadini.
Per la nostra Provincia interverrà il Dottor Maurizio Portaluri , di Medicina Democratica , che dirà come Brindisi sta lottando da numerosi anni per respingere ulteriori attacchi alla salute come nel caso del Rigassificatore tentando di costruire un nuovo sviluppo compatibile con l’ambiente.
Condividiamo inoltre l'idea degli organizzatori e delle associazioni che stanno aderendo a questa iniziativa di costruire un forte movimento Salentino unitario capace di conseguire dei risultati positivi , come nel caso dell’Ilva , delle carboelettriche di Brindisi , delle centrali a bio-masse del Leccese , di tutto ciò che contribuisce a peggiorare una situazione disastrosa.
A questa campagna aderiscono anche numerosi musicisti , come i Sud Sound Sistem e l’ Emsemble della Notte della Taranta , i quali daranno il loro contributo nel corso della serata del 6 Settembre.
Una adesione convinta quella di questi musicisti che continuerà anche dopo , nel corso di altre iniziative e manifestazioni , a segno di una situazione che non può più lasciare nessuno indifferente.
La Confederazione Cobas di Brindisi sarà presente con un video sulla realtà della nostra provincia , realizzato dal comitato No-Coke di Tarquinia dalle nostre parti in questa primavera con la collaborazione del Cobas di Torchiarolo.
L'idea e la realizzazione del video è nato dopo la manifestazione di Gennaio a Torchiarolo in quanto è stata seguita con molto interesse dai militanti No-Coke intorno a Civitavecchia.
Ricordiamo che Civitavecchia è sede della riconversione a carbone di una centrale dell'Enel simile come potenza a quella di Cerano e che ha dato luogo ad un gemellaggio sulle comuni disgrazie.
Il Cobas durate la serata venderà un libro sulla Nigeria , dove si parla di questo paese produttore di materie prime come petrolio, gas, uranio, completamente depredato da multinazionali come la Azienda Italiana di Stato Eni , utilizzando anche piccoli eserciti privati.
In buona sostanza la manifestazione del 6 settembre è una speranza che si accende a sostegno della necessità di cambiare e a costruire finalmente il nuovo.
Per la Confederazione Cobas Gianni Liaci
2 settembre 2008
"Un metro quadrato di sole vale un barile di petrolio". Proposta del governo tedesco per creare un'agenzia mondiale per il solare
Proposta del governo di Berlino alla fiera internazionale di Valencia
L'energia fotovoltaica cresce, ma troppo lentamente: "Nel 2020 sarà solo il 3%".
Fonte
VALENCIA - Un metro quadrato di sole vale un barile di petrolio. Da qui bisogna partire per vincere la scommessa del futuro e i ricercatori europei, insieme alla commissione europea, hanno scelto la 23esima Fiera del Fotovoltaico aperta oggi a Valencia per lanciare un vero e proprio appello. "In un barile di petrolio, pari a 159 litri di oro nero, sono contenuti 1,5 MW di energia. Questo significa che ogni metro quadrato della nostra terra riceve ogni giorno la stessa quantità di energia dal Sole", ha detto in un accalorato intervento Daniel Lincot, direttore della ricerca al Cnrs, il Cnr francese, aprendo i lavori della conferenza.
"Ma nonostante la crescita degli ultimi anni - ha aggiunto - la nostra previsione è che nel 2020 il contributo dell'energia solare in Europa arriverà solo al 3% dell'energia globale con una copertura di non più di 1000 km quadrati complessivi. Per questo abbiamo preparato una appello internazionale per il sostegno della ricerca e dello sviluppo del fotovoltaico, nella convinzione che sia possibile fare molto di più coordinando le forze dei tanti soggetti che stanno lavorando per lo sviluppo dell'energia più sostenibile per il pianeta".
Per spingere la crescita del fotovoltaico si punta moltissimo sui nuovi film sottili, prevalentemente in telloruro di cadmio, che costa sensibilmente meno rispetto ai tradizionali pannelli a base di silicio e garantisce un rendimento paragonabile. Ma molto resta ancora da fare nel campo della ricerca e la Germania, che detiene la leadership mondiale con il 42% dell'installato e il 46% del generato, ha lanciato a Valencia la proposta di dare vita ad un'agenzia internazionale per le rinnovabili: "Il governo tedesco propone ai partner europei e internazionale di dare vita ad un agenzia, come l'Aie, che possa lavorare con risorse almeno paragonabili a quelle che vengono destinate al nucleare", ha sottolineato Hans-Joef Fell, deputato del Parlamento tedesco.
Il 2007 si è chiuso con incredibile crescita del mercato (+35,5% sul 2006), secondo l'Epia (l'associazione delle industrie del settore), sfiorando 1 GW di produzione, obiettivo ampiamente superato nei primi mesi di quest'anno. Per la prima volta l'Italia compare nella classifica dei primi cinque, seppur con soli 100 MW di installato e 50 MW di energia prodotta, a fronte dei 1100 MW della Germania, ma anche dei 512 MW della Spagna.
(1 settembre 2008)
Orsi polari alla deriva, countdown to extinction
"L'immenso iceberg su cui si trovavano si è dapprima staccato dalla terraferma e quindi si è gradualmente, completamente sciolto. Così nove orsi polari si sono ritrovati nelle acque gelide del mare d'Alaska, trasportati dalla corrente, costretti a nuotare 24 ore su 24 per sopravivere. La terra più vicina era a una distanza raggiungibile per questi instancabili animali:
un centinaio di chilometri più a sud. Ma l'istinto li ha spinti a muoversi in direzione opposta, verso nord, e in quel senso di marcia il primo pezzo di ghiaccio che offrirebbe loro un approdo si trova a seicento chilometri, una distanza quasi certamente insormontabile anche per formidabili nuotatori come loro. Un tempo era più vicino, ma si è ridotto a causa del cambiamento climatico che riscalda il pianeta, facendo ritirare il manto di ghiaccio sempre di più verso il Polo Nord.
L'avventura degli orsi sperduti tra l'Alaska e il Polo è così presto diventata una tragica odissea per tornare a casa, filmata, fotografata e seguita dagli specialisti del governo americano e delle compagnie petrolifere che operano in quella desolata, inospitale, selvaggia regione del globo. Il gruppo ha percorso finora un centinaio di chilometri. Alcuni degli orsi sono morti, affogando per la stanchezza: i rilevatori che li osservano dall'alto in aereo e in elicottero non sono sicuri di quanti siano ancora in vita. Di certo i superstiti appaiono stremati. Il World Wide Fund for Nature sta considerando di chiedere alle forze armate degli Stati Uniti l'invio di una nave per cercare di salvare gli orsi: anche se il salvataggio sarebbe un'operazione estremamente complicata.
La vicenda è stata raccontata oggi dal Daily Mail di Londra, che ha pubblicato la foto di uno degli orsi nel mare d'Alaska, scattata da distanza ravvicinata da un elicottero. Non è la prima volta che orsi polari finiscono in mare a causa dello scioglimento dei ghiacci. Sempre più spesso capita che arrivino a nuoto, o su piccoli iceberg, fino all'Islanda, dove la popolazione locale peraltro li uccide a fucilate appena raggiungono la riva. La foto di un orso polare su una minuscola piattaforma di ghiaccio ha fatto il giro del mondo qualche mese or sono. "Tutti gli orsi polari sono minacciati dal surriscaldamento del pianeta, rischiano l'estinzione", dice al Mail il professor Richard Steiner della Università dell'Alaska. Chissà se qualcuno dei nove bestioni dispersi riuscirà a salvare la pelle, completare l'odissea e ritrovare miracolosamente la via di casa."
Fonte: Repubblica Ambiente
30 agosto 2008
Centrale a carbone a Saline Joniche? I commenti
La Regione Calabria, le Associazioni, Legambiente rispondono con un coro di no e proposte alternative alla costruzione di una centrale a carbone a Saline Joniche (Reggio Calabria).
Regione Calabria
"Calabria/ No al progetto centrale a carbone a Saline Joniche (RC)
Lo ha comunicato Loiero al MinAmbiente
Catanzaro, 29 ago. (Apcom) - La Regione Calabria dice no al progetto, presentato nel 2007 dalla Sei Spa, di costruire una centrale a carbone a Saline Joniche (RC) nell'area ex Liquichimica. Il Piano Energetico Ambientale Regionale, spiega il Presidente della Regione Agazio Loiero, vieta su tutto il territorio regionale l'utilizzo del carbone per la produzione di energia elettrica.
Il diniego è stato comunicato al Ministero dell'Ambiente con una relazione a firma di Loiero. "La Regione Calabria - si legge nella relazione- presenta un saldo energetico positivo: già dal 2005 ha fatto sapere che non fornirà alcuna ulteriore intesa in sede di conferenza di servizi, indette dal Ministero delle Attività Produttive e dal Ministero dell'Ambiente, per la realizzazione di centrali termoelettriche sul territorio regionale, ritenendosi sufficiente il numero delle cinque autorizzazioni già rilasciate da parte del Ministero delle Attività Produttive. Inoltre,il POR Calabria FESR 2007-2013 che definisce obiettivi, priorità,strategie e azioni in materia di energia non prevede la realizzazione di nuove centrali termoelettriche a carbone".
La società civile
Centrale a Carbone: arriva il no dalle Associazioni
di Federico Curatola - Continua a tenere banco la questione della Centrale a Carbone. Nel basso jonio sono diverse le voci che già si sono levate per affermare la propria contrarietà al progetto. Dal punto di vista istituzionale, ad esprimersi ufficialmente è stato solo il Consiglio Comunale di Montebello Jonico il cui primo cittadino, Loris Nisi, ha affidato a degli esperti, lo studio sulle emissioni e sulle ricadute che ne conseguirebbero.
Da oggi però il fronte del no annovera nuovi ed importanti membri. Il mondo dell’associazionismo dell’Area Grecanica si mobilita infatti contro la Centrale a Carbone. Circoli culturali, associazioni, cooperative e gruppi di volontariato insieme per redigere il manifesto del no e sensibilizzare la popolazione sui rischi cui si andrà incontro se la centrale verrà realizzata.
Nonostante i proclami e le rassicurazioni fornite dalla Sei che ha acquistato intere pagine promozionali di quotidiani locali, le associazioni si dicono sicure che la presenza della centrale, oltre a rappresentare un pericolo per la salute dei residenti ed una fonte di inquinamento ambientale, escluderà qualsiasi altra possibilità di sviluppo sostenibile per questo territorio.
Per questo molte associazioni dell’Area si riuniranno questo pomeriggio a Saline Joniche per costituire un coordinamento che servirà per intraprendere iniziative pubbliche di sensibilizzazione e dissenso al progetto della Sei.
“Quello che ci preme – dicono gli organizzatori presentando l’iniziativa – è creare una rete tra le associazioni ed i gruppi che a vario titolo e con diversi oggetti sociali operano sul territorio dell’Area Grecanica per compiere una capillare attività di informazione ai cittadini”.
Fino ad ora molte associazioni hanno inoltrato osservazioni nei tempi e nei modi giusti al Ministero dell’Ambiente dove si sta snodando il percorso della Valutazione di Impatto Ambientale.
“Come è stato per Civitavecchia – proseguono gli organizzatori - anche qui nel profondo Sud dobbiamo creare un fronte del no esternando le nostre motivazioni che sono quelle della salute e dello sviluppo sostenibile, perché siamo convinti che siano altre le vocazioni di questo territorio e che le sue potenzialità sono inimmaginabili. Ad una sola voce chiederemo quindi alla politica di ascoltare le nostre istanze e di dare a queste la risonanza che meritano nei consessi a tutti i livelli istituzionali”.
Quello su cui si vuole puntare è raffrontare gli ipotetici benefici promessi dalla costruzione della centrale con i costi in termini di “danno procurato” che ne conseguiranno sulla salute, sull’agricoltura, sui valori immobiliari, sull’ecosistema marino e sulla qualità della vita in generale.
“Siamo certi che il totale dei “costi” supera di gran lunga quelli che ci vengono presentati come benefici ed è questo che ci convince che sia una scelta errata quella di costruire la centrale a carbone a Saline Joniche. Per non parlare della presenza di importanti siti di interesse comunitario a poche decine di metri dal sito destinato ad accogliere la centrale e di uno dei fondali più belli di tutto il litorale calabrese la cui flora scomparirebbe sotto un mare surriscaldato dalle acque di raffreddamento della centrale”.
L’appuntamento per le associazioni è per questo pomeriggio, alle ore 18:30 in Piazza Chiesa a Saline Joniche.
Infine, spiega Loiero, "il progetto non è coerente con i programmi della Regione e degli enti locali per il territorio...l'impatto negativo degli effetti della centrale a carbone sulla qualità della vita e sull'attrattività dell'area grecanica sarebbe disastroso".
Legambiente
"ENERGIA: LEGAMBIENTE, NO A CENTRALE CARBONE SALINE IONICHE
(AGI) - Reggio Calabria, 31 lug. - Legambiente non si limita alla contestazione ma propone anche soluzioni alternative e realmente compatibili con gli aspetti naturalistici e culturali dell’area che puntino all’innovazione tecnologica e alle fonti energetiche alternative. “Abbandonare il progetto della centrale a carbone - continua la nota di Legambiente - e’ necessario per una riconversione sostenibile dell’ex area industriale di Saline ma anche nell’ottica globale di riduzione delle nostre emissioni di CO2, che male si combina con un aumento del carbone nel mix energetico del Paese. Oltre ai progetti di sviluppo in ambito portuale, le alternative, potrebbero essere quelle di utilizzare alcune delle strutture e dei silos industriali per realizzare una delle due centrali solari termodinamiche a concentrazione in Calabria e un parco tecnologico per le energie alternative che serva come luogo di produzione ma soprattutto di sperimentazione delle varie applicazioni tecnologiche che la ricerca avanzata in questo campo propone. Tale iniziativa - concludono i dirigenti di Legambiente - darebbe l’opportunita’ di un coinvolgimento dei centri di ricerca, delle imprese, delle Universita’. Lo stesso parco potrebbe avvalersi dell’utilizzo delle fonti energetiche attraverso la realizzazione di attrattive capaci di abbinare divertimento a educazione scientifica ed ambientale”. Legambiente infine preannuncia che nei prossimi giorni presentera’ al Ministero dell’Ambiente le osservazioni allo Studio di impatto ambientale sulla centrale di Saline e lancia una sfida alla SEI “per un confronto tecnico-scientifico sulla opportunita’ ambientale, economica e occupazionale del progetto della centrale”. (AGI)
Red"