No al carbone Alto Lazio

12 ottobre 2008

"Intervento critico del Coordinamento dei Medici sulla destinazione delle compensazioni economiche versate dall’ENEL alle casse comunali."

"Il “decisionismo”, a nostro parere brutale e autoreferenziale, praticato dalla Giunta Moscherini, è un metodo operativo basato sulla prevaricazione sistematica dei principi democratici, a danno del dibattito e del confronto costruttivo, nonché del conflitto propositivo fra maggioranza e opposizione in Consiglio Comunale.


Anche nel caso della destinazione dei tredici milioni di euro versati dall’ENEL (e perché non anche da Tirreno Power e altri?) quale quota di compensazione per i disagi arrecati (e arrecandi!) all’ambiente e alla salute, la Giunta Moscherini ha superbamente snobbato il passaggio obbligato del parere del Consiglio comunale (organo istituzionale invalicabile e incomprimibile…in un paese normale!).

Il decisionismo cieco e prevaricatore cozza contro il buon senso ma, ancor più, contro la corretta gestione delle norme democraticamente statuite. Infatti i tredici milioni di euro devono essere considerati quali compensazioni per danni pregressi, ed essere destinati ad opere pubbliche finalizzate sia a mitigare gli effetti nefasti delle emissioni inquinanti già emesse dalla combustione di olio combustibile nella ex TVN, sia a prevenire ulteriori danni all’ambiente e alla salute scientificamente previsti per la nuova TVN a carbone sporco. (Gli esperti della V.I.A. e i Periti d’Ufficio del Tribunale di Civitavecchia hanno ampiamente dimostrato quanto sia devastante la concentrazione di fonti inquinanti nel polo energetico più grande e più appetito dalle lobby economicistiche d’Italia).

L’unica voce parzialmente compatibile con la natura di tali compensazioni è quella dei cinque milioni di euro da destinare alla revisione della rete idrica in quanto le falde acquifere potenzialmente inquinate vanno monitorate con accuratezza e potabilizzate senza rischi per la collettività.

Tutte le altre vie di utilizzazione delle risorse finanziarie (variante di trincea, manifestazioni goderecce o culturali e copertura di “buchi” di gestione…) sono da considerare storno e dissipazione di danaro pubblico.

Noi Medici impegnati nella difesa dell’ambiente e della salute proponiamo una più congrua e legittima gestione del “ tesoretto – Enel”:

1° controllo scientifico e puntuale dei dati forniti dalle centraline di monitoraggio degli inquinanti, ora disseminate sul territorio senza un piano organico e senza un responsabile fisicamente identificabile;

2° supporto tecnico-amministrativo per strutture sanitarie pubbliche che si occupano di patologie correlate agli inquinanti (servizi broncopneumologici, cardiovascolari e oncologici; centri di elaborazione dati);

3° costituzione d’una “task-force” tecnico-giuridica impegnata nella difesa giudiziaria della collettività contro gli abusi di entità private (navi da crociera e navi da trasporto) o di omissioni e ritardi da parte di strutture pubbliche (Arpa, Asl, Ispettori Inail e Assessori alla sanità e all’ambiente).

Non chiediamo la luna. Ci accontentiamo di non degradare ulteriormente gli equilibri della nostra Madre Terra che sta subendo ferite immedicabili da parte dei cosiddetti “decisionisti” che, ai nostri occhi disincantati, appaiono come i “nuovi barbari” dell’era dello sviluppo ad ogni costo, ma di fatto INSOSTENIBILE per i delicati equilibri ambientali e sanitari.

Il Coordinamento dei Medici per la salute e l’ambiente.

Civitavecchia 11.10.2008

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10 ottobre 2008

"Come è stato fatto con l'amianto non ci raccontate che la combustione del carbone non fa male"

Comunicato dei Medici per l'ambiente:

"Ricercatori giapponesi del Department of Community Health and Epidemiology, Nara Medical University School of Medicine, Kashihara (Nara) Giappone, hanno affrontato il problema del rischio di mesotelioma (tumore maligno della pleura, membrana che avvolge i polmoni) per i residenti vicino a una fonte di emissione industriale di amianto [1].

Gli autori hanno studiato il rapporto tra il numero di casi rilevati di mesotelioma nella popolazione in esame e il numero di eventi invece attesi nella popolazione stessa.

La ricerca ha preso in considerazione i casi di mesotelioma occorsi nella popolazione a rischio che ha vissuto, nel periodo compreso tra il 1995 e il 2006, vicino a un grande impianto di amianto-cemento situato ad Amagasaki City, Giappone.

Quale l’entità del rischio di contrarre il cancro della pleura e quale l’incidenza in rapporto alla distanza dallo stabilimento industriale hanno rappresentato l’obbiettivo dello studio.

I risultati hanno mostrato che di 73 casi di mesotelioma, rilevati in soggetti senza rischio occupazionale, la maggior incidenza era in coloro che risiedevano in un raggio di 300 metri dall’impianto e andava riducendosi con l’aumento della distanza dalla fonte inquinante. Tale aumento d’incidenza era ancora presente nei soggetti che avevano abitato entro un raggio di 2.200 metri lungo la linea dei venti prevalenti.

Le conclusioni degli autori dello studio sono molto preoccupanti: “L’esposizione non occupazionale all’amianto, può rappresentare un rischio molto importante per le persone che risiedono anche a chilometri di distanza da una fonte di emissione”.

La fondatezza delle preoccupazioni di questi ricercatori è confermata dai risultati di un’indagine effettuata dall’Università di Bari (Registro Nazionale dei mesoteliomi, Centro Operativo Regionale) [2] sull’incidenza di mesotelioma in pazienti non a rischio occupazionale che hanno vissuto vicino a un impianto di amianto-cemento. I ricercatori, infatti, hanno rilevato che l’incidenza di questo cancro aumenta in rapporto alla vicinanza della residenza alla fonte di emissione di amianto.

Recenti lavori scientifici di previsione dei casi di mesotelioma hanno stimato che l’aumento d’incidenza di questo tipo di tumore, legato al lungo periodo di latenza che intercorre tra l’esposizione all’amianto e l’insorgenza della malattia, continuerà per 10 – 15 anni e che, nei prossimi venti anni, il numero dei casi raddoppierà passando nell’Europa Occidentale dai 5.000 decessi del 1998 ai 9.000 del 2.018.

Ai risultati di questi studi dovrà seguire un processo di riconoscimento e relativo risarcimento anche per coloro che, pur non essendo a rischio di esposizione professionale all’amianto ma vivendo vicino a una fonte di emissione di questo materiale, si sono ammalati di mesotelioma. Dopo decenni dalla scoperta della tossicità dell’amianto, aumentano così a dismisura le preoccupazioni per l’enorme numero di nuovi soggetti a rischio di ammalarsi di cancro della pleura.

La combustione del carbone e dei rifiuti, così come altre importanti fonti d’inquinamento, causano l’emissione nell’ambiente d’inquinanti altamente tossici che possono provocare gravissimi danni alla salute.

Oggi questo è un dato scientificamente documentato e un domani non si potrà dire, come lo si afferma per l’amianto, che non c’era l’evidenza scientifica del danno.

Chi nega questa evidenza lo fa con grande consapevolezza ed un’avidità di interessi ancor più grande."





Dr. Giovanni Ghirga

Coordinamento Nazionale Medici per l’Ambiente e la Salute.



1) Am J. Respir Crit Care Med. 2008 Sep 15;178(6):556-7.

2) Int Arch Occup Environ Health. 2008 Sep 23. [Epub ahead of print]

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Nuove dall'Europarlamento

Fonte originale: Strill.it
di Claudio Cordova - La legge è legge è per quanto possa sembra strano, soprattutto a queste latitudini, va rispettata. Dopo il "no" della Regione Calabria, arrivano altre brutte notizie per la SEI S.p.A. Appena alcuni giorni fa strill.it aveva sottolineato come il percorso imboccato dall’Unione Europea fosse quello di ridurre sensibilmente le emissioni di gas serra e, in particolare, del biossido di carbonio (Co2) che è il principale tra questi.

Proprio ieri, infatti, la commissione Ambiente dell'Europarlamento ha approvato con 44 voti contro 20 (e 1 astenuto) la parte più importante e controversa del pacchetto dell'Unione Europea su clima ed energia, riguardante la nuova 'borsa delle emissioni' di gas serra (Ets) che funzionerà dal 2013 al 2020. L’Unione Europea si mantiene, al momento, coerente e con il proprio voto conferma l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra del 20% entro il 2020, che passerebbe automaticamente al 30% in caso di accordo internazionale alla conferenza di Copenaghen del dicembre 2009 sul periodo post-Kyoto.

Si tratta di un provvedimento che ha il sapore dell’ennesima mazzata per il progetto della SEI S.p.A. che vorrebbe costruire una centrale a carbone a Saline Joniche, dove al momento sorge una delle più grandi beffe calabresi: la Liquichimica. Le Regione Calabria, dopo aver espresso il proprio veto nel corso della Conferenza dei Servizi dello scorso 18 settembre, ha, finalmente, ratificato la propria decisione, negando l'intesa per la realizzazione della centrale a carbone di Saline Joniche, come comunicato dall'assessore all'Urbanistica e al Governo del Territorio, Michelangelo Tripodi,

Una brutta notizia per la SEI che, a distanza di poche ore, ne incassa un'altra dall’Unione Europea. Si tratta, forse, del colpo di grazia al progetto: con il voto di ieri, infatti, dal 2015 sarà proibito costruire centrali termoelettriche che emettano più di 500 grammi di Co2 per kilowatt ora generato. E’ vero che la conclusione del progetto iniziale della centrale a carbone di Saline Joniche sarebbe fissata per il 2012, ma è anche vero che il tempo, nel suo incedere inesorabile, non gioca a favore della società svizzera. E la disposizione della Commissione Ambiente dell’Europarlamento mette al bando, di fatto, le centrali a carbone, a meno che non siano dotate della tecnologia Ccs (carbon capture and storage), ovvero un dispositivo di "cattura" delle emissioni e il loro stoccaggio in un deposito geologico.

La tecnologia Ccs è un tipo di evoluzione ancora in fase embrionale (sperimentato, attualmente, solo in Germania), sul quale, però, con un voto separato su un altra sezione del pacchetto clima-energia, gli eurodeputati della commissione Ambiente hanno destinato il ricavato derivante dalla messa all'asta dei permessi relativi a 500 milioni di tonnellate di Co2 (pari a circa 10 miliardi di euro agli attuali prezzi di mercato).

La prossima tappa è fissata per dopodomani, 10 ottobre, quando si riunirà il Consiglio europeo dell’energia, ma il cerchio, per quanto riguarda la centrale a carbone di Saline Joniche, potrebbe essersi chiuso definitivamente.

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La Giunta Regionale calabrese delibera all'unanimità il "No al carbone a Saline Ioniche"

Fonte originale

Catanzaro, 06.10.08. - 'La decisione assunta oggi dalla Giunta regionale di non accordare l'intesa per la realizzazione della centrale a carbone di Saline Joniche rappresenta la conclusione positiva del percorso gia' avviato da tempo e conferma la chiara volonta' contraria della Regione, piu' volte espressa dal presidente Loiero, da me e dall'intera Giunta, nonche' dal Consiglio regionale contrario all'unanimita'''.
E' quanto ha affermato l'assessore all'Urbanistica e al Governo del Territorio della Regione Calabria, Michelangelo Tripodi, al termine dei lavori dell'Esecutivo, che si e' riunito in mattinata a Catanzaro nella sede di Palazzo Alemanni. ''La scelta compiuta - ha aggiunto Tripodi - e' in sintonia con la volonta' del territorio, visto che la Provincia di Reggio e i Comuni di Montebello Jonico, Bagaladi, Condofuri, Motta San Giovanni, Reggio e San Lorenzo hanno espresso un forte e motivato dissenso contro la realizzazione della centrale. Esprimo, pertanto, grande soddisfazione per la decisione presa e ringrazio l'assessore alle Attivita' produttive, Francesco Sulla, che ha abbracciato questa battaglia dimostrando una grande sensibilita' sui temi della difesa dell'ambiente e del territorio e sulla necessita' di promuovere lo sviluppo sostenibile dell'area di Saline Joniche''.

''Adesso si tratta di andare avanti - ha concluso l'assessore Tripodi - per costruire un progetto organico per il comprensorio, passando dalla bonifica e dalla rottamazione dell'ex Liquichimica, incentrato sulla riconversione produttiva e turistica del sito assieme a una sistemazione del porto di Saline, funzionale alle esigenze dello sviluppo turistico, commerciale e alle attivita' legate alla pesca''. (fonte ASCA)

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30 settembre 2008

Petizione per l'istituzione del Monumento naturale alla Frasca.

Petizione a sostegno della richiesta di Istituzione del Monumento Naturale alla Frasca presentata dalle associazioni per la tutela dell’ambiente: “WWF Lazio”, “Italia Nostra Onlus”, “Forum Ambientalista” e “TNT”.
Si invita la cittadinanza a stampare il documento della petizione (clicca qui) e farlo firmare.

Segue la Relazione relazione presentata in Regione per motivare la richiesta di istituzione del Monumento naturale.


"Il litorale nord della Regione Lazio è particolarmente soggetto a pressione antropica, tanto da risultare quasi completamente gravato da servitù industriali, portuali, turistiche o urbane.
Uno dei tratti liberi da azione antropica di maggior estensione è l’area occupata dalla pineta denominata “La Frasca” e dal sistema marino antistante che si estende per ca. 3,2 km nel territorio di Civitavecchia e per altri 700 m circa nel territorio di Tarquinia costituendo, di fatto, la prima importante interruzione di un continuum fortemente antropizzato ed alterato e, sotto questo profilo, oltre che per l’intrinseco valore naturalistico ed archeologico, è sicuramente un patrimonio la cui preservazione si impone come di fondamentale importanza.
Nonostante l’area, di proprietà dell’Arsial, e la pineta impiantata in loco negli anni 50, si presentino attualmente piuttosto degradate, la Frasca rappresenta un’importante e documentata zona di rispetto di biodiversità, tanto da essere inserita nel PTP, ambito territoriale n.2, fra le aree boscate “Beni A5 – Boschi di tutela integrale” e sottoposta, relativamente all’entroterra e alla fascia costiera, a vincolo di inedificabilità ai sensi dell’art. 1 ter della L. 431/85.
Nonostante i danni al patrimonio selviculturale, la flora e la fauna della Frasca sono estremamente vari.
Inoltre il fondale antistante, è costituito da un Habitat prioritario per Natura 2000, ossia una prateria di Posidonia Oceanica e a tal fine perimetrato nel SIC IT6000005 – “Fondali tra Punta Sant'Agostino e Punta della Mattonara”.
Dal punto di vista archeologico, notevolissima è la rilevanza del sito, qualificato, nel citato PTP, ambito territoriale n.2, come “zona archeologica a tutela orientata”.
Sono documentate testimonianze relative all’epoca preistorica e protostorica e soprattutto all’età romana
Purtroppo la pressione industriale del porto e degli impianti termoelettrici di Torre Valdaliga mettono a rischio un biotopo di straordinaria importanza.
Proprio per tutelare quest’ultimo la Frasca è inserita nelle prescrizioni delle varie Valutazioni d’impatto ambientale relative al porto e alla centrale.
Nel decreto via 2935/97, relativo al piano regolatore portuale, si prescrive un progetto di riqualificazione ambientale che preveda, un sistema di opere a verde da realizzarsi attraverso la messa a dimora di specie arboree ed arbustive rispettose dei caratteri fitoclimatici locali raccomandando che “dovrà essere evitata l’eccessiva infrastrutturazione“ anche “in riferimento alla localizzazione dei previsti interventi di supporto alla balneazione (aree di sosta, nuclei di servizio, piattaforme e pontili)”.
Nel decreto Via 6923/2002 la Frasca viene definita l’elemento di maggior pregio ambientale sull’area e per la quale si evidenziano l’inserimento nel PTP con la definizione di Area boscate “Beni A5 – Boschi a tutela integrale” e l’esistenza di diversi vincoli ambientali e di inedificabilità ai sensi dell’Art. 1 ter della Legge 431/85 e si ribadiscono le prescrizioni contenute nel precedente decreto Via 2935/97.
Infine nel decreto Via 680/03, relativo alla riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord la Frasca viene nominata solamente per rendere noto che è sito SIC e viene definita Parco Urbano.
I lavori di riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord hanno già causato la distruzione di lembi di pineta per trasformarli in aree cantieristiche e la realizzazione delle opere a mare per la costruzione del molo carbonifero ha già, di fatto, concretizzato un’importante erosione del SIC.
L’ipotizzato sviluppo del Porto in direzione nord, con la realizzazione di un “Terminal Asia o Cina” (una cassa di colmata a mare di 3.000.000 di m3, una banchina lunga ca. 1 Km e 700 m e larga tra i 400 e i 600 m, per una superficie di 1.000.000 di m2,un nuovo antemurale di ca. 2 Km, una bretella stradale di 5 KM e un tronco ferroviario di 1 Km e 600 m. Il tutto collocato immediatamente a nord di Torre Valdaliga fino a occupare per qualche centinaio di metri la costa prospiciente al primo tratto superstite della pineta,un cinema multisala, discoteche e opere varie di urbanizzazione.) e di un porticciolo turistico (950 posti barca, 1000 parcheggi più un area variabile da un minimo di 8 ettari a un massimo di 16 ettari ricavata interrando materiale d'escavo, dove saranno collocati due cantieri navali ed annesse infrastrutture), comporterebbe la pressoché totale e definitiva cancellazione dei fondali protetti dalla Comunità Europea e della pineta, tristemente sostituiti con banchine in mare e piazzali per deposito di container nell'entroterra, di cui, peraltro, non vi è alcun bisogno, anche a detta di molti operatori portuali.

Per difendere il territorio e la popolazione da tale opera di distruzione che priverebbe Civitavecchia dell’ultimo tratto di costa fruibile, salvaguardare il tessuto economico e sociale dell'alto Lazio e valorizzare l’unico e ultimo polmone verde della città, le associazioni ambientaliste Forum Ambientalista, Italia Nostra e WWF, unitamente all’associazione locale TNT, hanno proposto apposizione di un vincolo di protezione tramite l'istituzione di un Monumento Naturale che perimetri l'intera area, dal confine con gli impianti termoelettrici di Torre Valdaliga Nord, per tutta l'estensione verso nord della pineta “La Frasca”.
Tale richiesta sta venendo supportata da una petizione già sottoscritta dalle firme di centinaia di cittadini, ed è stata sposata anche dalla IV Circoscrizione, nella cui competenza rientra l’area in questione, peraltro unica circoscrizione cittadina di centrosinistra.

A tale istituzione i comuni di Civitavecchia e Tarquinia, senza discutere con alcuno della vicenda, con lettera congiunta a firma Moscherini Mazzola, si sono dichiarati contrari.

E bene tenere presente è che l’area è di proprietà dell’Arsial che presto la dovrebbe passare al comune di Civitavecchia, vicenda che chiaramente ci trova d’accordo ma che si deve fare in maniera che avvenga o a Monumento Naturale istituito, oppure dopo il “regno Moscherini”.

Per comprendere bene quali siano i molteplici interessi che si muovono dietro questa operazione è bene sapere che:

1. La realizzazione del porticciolo, al di là del grande giro di affari che si muove dietro strutture di questo tipo, assume particolare valenza per mettere a dimora i 500.000mc di materiale di risulta proveniente dai dragaggi della citata darsena petroli grandi masse nonché dei moli carboniferi, materiale di risulta che avrebbe un costo enorme depositare in apposite discariche; non a caso Enel e Gavio, i cui sono ben note le tendenze “filantropiche” accettano di costruire il porticciolo a loro spese;

2. realizzare questa struttura serve anche a tacitare le centinaia di Civitavecchiesi che ad oggi hanno il loro posto barca all’interno della Darsena Romana, posta all’interno del Porto Storico visto che quest’ultimo vorrebbero darlo, con una concessione novantenovvenale, in gestione alla Porto del Tirreno S.p.a,, una società dietro cui si muovono gli interessi dei soliti noti del quartierino (Caltagirone, Beatrice Parodi Cozzi, Marcellino Gavio, On. Bonsignore, Sen Luigi Grillo, etc….).
Una grande operazione speculativa che, espropriando i civitavecchiesi del porto storico, prevede la realizzazione di una Marina Yachting per grandi panfili: 250 posti barca per maxi yacht e centocinquanta milioni di investimento privato per le opere a terra, che vanno dall’albergo sull’acqua al Molo del Bicchiere, alle superfici commerciali, agli spazi per l’Università ed alla grandiosa ricostruzione dell’Arsenale del Bernini, sopra il quale nascerà una piazza collegata alle mura e al lungo porto e che occuperà, fino al mare, tutta l’area dove oggi sorge la Capitaneria di Porto.

3. Anche il Terminal Asia risponde all’esigenze di posizionare gli enormi quantitativi di materiali proveniente dall’escavo dei fondali a tutto vantaggio dei grandi privati che devono realizzarli; inoltre sul Terminal Asia vi è grande interesse da parte di non ben precisati capitali di società cinesi, fatto che desta notevole preoccupazione visto che il 16 luglio 2008 il Corriere della Sera pubblicava un intervista in cui il sostituto procuratore del D.N.A, oggi sostituto procuratore di Tivoli, Dr. De Ficchy evidenziava i forti interessi della mafia cinese sul territorio ed il porto di Civitavecchia ed esprimeva preoccupazione per le relazioni che sarebbero potuto intercorrere tra questa nuova inquietante presenza e la costruzione di un terminal container nell’area civitavecchiese".

Simona Ricotti

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28 settembre 2008

Petizione popolare "non abbiamo bisogno del nucleare"

Una iniziativa della lista civia nazionale "Per il bene comune".
Vedi http://petizione.perilbenecomune.org/

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Inceneritori: Impatti ambientali delle ceneri

Dal blog del dott. Federico Valerio.
Una "Rassegna bibliografica dei problemi ambientali creati dalle ceneri prodotte dal trattamento termico di materiali post consumo. L'articoloè stato accettato dalla Rivista Epidemiologia e Prevenzione."
Per scaricare l'articolo CLICCA QUI

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26 settembre 2008

"Il Premio Nobel Al Gore invita alla disobbedienza civile contro il carbone"

Ringraziamo Muntucha per la segnalazione
Link originale (Reuters)

By Michelle Nichols

NEW YORK (Reuters) - Nobel Peace Prize winner and environmental crusader Al Gore urged young people on Wednesday to engage in civil disobedience to stop the construction of coal plants without the ability to store carbon.

The former U.S. vice president, whose climate change documentary "An Inconvenient Truth" won an Academy Award, told a philanthropic meeting in New York City that "the world has lost ground to the climate crisis."

"If you're a young person looking at the future of this planet and looking at what is being done right now, and not done, I believe we have reached the stage where it is time for civil disobedience to prevent the construction of new coal plants that do not have carbon capture and sequestration," Gore told the Clinton Global Initiative gathering to loud applause.

"I believe for a carbon company to spend money convincing the stock-buying public that the risk from the global climate crisis is not that great represents a form of stock fraud because they are misrepresenting a material fact," he said. "I hope these state attorney generals around the country will take some action on that."

The government says about 28 coal plants are under construction in the United States. Another 20 projects have permits or are near the start of construction.

Scientists say carbon gases from burning fossil fuel for power and transport are a key factor in global warming.

Carbon capture and storage could give coal power an extended lease on life by keeping power plants' greenhouse gas emissions out of the atmosphere and easing climate change.

But no commercial-scale project exists anywhere to demonstrate the technology, partly because it is expected to increase up-front capital costs by an additional 50 percent.

So-called geo-sequestration of carbon sees carbon dioxide liquefied and pumped into underground rock layers for long term storage.

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"Una firma per non bruciare il nostro futuro"

• Chi controllerà le emissioni della centrale a carbone ENEL di Civitavecchia?
• Quali le ripercussioni sul turismo e sull’immagine della nostra cittadina?
• Quali le conseguenze sull’agricoltura nel comprensorio?
• Quali i reali rischi sulla salute?
• Cosa possono fare i cittadini?

NON SI PUO’ PREVEDERE IL FUTURO
ma possiamo vedere cosa è accaduto nei territori in cui la presenza di una centrale termoelettrica a carbone è già una realtà.

Sabato 27 settembre 2008 a Santa Marinella (RM) presso la sala consiliare di Via Aurelia 310/B (biblioteca) dalle ore 17.00 alle ore 20.0 proiezione di un documentario sulla centrale a carbone di Brindisi “Perché la storia non si ripeta”. Raccolta di firme a sostegno della petizione europea per una nuova Valutazione di Impatto Ambientale della centrale Con l'occasione avranno luogo anche brevi relazioni su tematiche ambientali ed energetiche e saranno raccolte adesioni e distribuiti materiali e piattaforma programmatica della campagna pubblica “Non Bruciamoci Il Futuro” (per la promozione della raccolta differenziata dei rifiuti come alternativa agli inceneritori).

Firmare per la petizione europea sarà possibile anche domenica 28 settembre 2008 dalle ore 10.00 alle ore 13.00 presso il bar adiacente all’arena Lucciola (zona centro)

ListaCivica “Un’altra città è possibile” Associazione “Vivere Meglio”

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21 settembre 2008

Concorso per cortometraggi in digitale sul tema energetico

Si chiama Enel Digital Contest, e l'annuncio ufficiale recita così:
"Partecipa alla quinta edizione di Enel Digital Contest, il concorso internazionale promosso da Enel e Future Film Festival per la realizzazione di un cortometraggio originale sul tema "The power of energy". Invia la tua candidatura entro il 31 ottobre 2008: potresti essere uno dei vincitori!"
Clicca qui per scaricare il modulo d'iscrizione.
Vogliamo far conoscere la nostra arte ;-) ?

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18 settembre 2008

Multa milionaria a Enel per "pratiche commerciali scorrette"

Da Repubblica.it, 15/09/2008
"Multa milionaria dell'Antitrust a Enel Energia per "pratiche commerciali scorrette" e di 100 mila euro a Enel spa "ritenuta responsabile in qualità di committente degli spot televisivi".


Secondo l'Autorità garante per la concorrenza, i comportamenti di Enel Energia sono stati finalizzati ad acquisire contratti di fornitura di energia e gas con distinte pratiche che hanno condizionato considerevolmente le scelte dei consumatori. Per quanto riguarda invece la capogruppo Enel, l'Antitrust ne ha accertato la responsabilità, in qualità di committente, relativamente alla diffusione di uno spot televisivo giudicato ingannevole.

Più in dettaglio, Enel Energia, società del gruppo Enel
attiva nel mercato libero - sottolinea l'antitrust - ha messo in atto pratiche commerciali scorrette: nel passaggio di clienti in regime di cosiddetta 'maggior tutela' al mercato libero dell'energia elettrica; nell'attivazione non richiesta di una fornitura di gas naturale.

La società "ha messo in atto pratiche commerciali aggressive attivando forniture di luce e gas non richieste, esigendone, in alcuni casi, il pagamento, imponendo ostacoli all'esercizio del diritto di ripensamento e adottando procedure di marketing aggressive".

La società inoltre, continua l'Authority, "per le offerte commerciali riguardanti entrambi i servizi di fornitura di elettricità e gas, ha fornito ai consumatori indicazioni non rispondenti al vero, inesatte, incomplete. Enel energia ha anche omesso di fornire, attraverso i canali di vendita (call center e agenti) notizie rilevanti sull'attività svolta, le condizioni di mercato e di fruibilità delle offerte, le modalità di conclusione del contratto".

In particolare, "non è stato chiarito agli utenti che i contratti comportavano lo spostamento a un nuovo fornitore e, per quanto riguarda l'energia elettrica, il passaggio dal mercato di 'maggior tutela al mercato libero', con un piano tariffario soggetto, nel futuro, alle variazioni del mercato. In alcuni casi è stata taciuta la possibilità di esercitare tempestivamente il diritto di recesso". L'autorità ha quindi sanzionato le due distinte pratiche con multe pari, ciascuna, a 500mila euro.

L'Antitrust ha anche dichiarato ingannevoli le campagne pubblicitarie svolte per promuovere le offerte 'bioraria' e 'vantaggio 5+' attraverso l'invio di brochure ai potenziali clienti e la diffusione di uno spot televisivo, sanzionando Enel Energia con una multa di 100mila euro. Per lo spot televisivo l'antitrust ha stabilito la responsabilità anche della capogruppo Enel in quanto è risultata committente del messaggio, comminando una sanzione di 100mila euro.

L'istruttoria era stata avviata il 21 febbraio 2008, dopo che numerosi consumatori avevano segnalato di aver contestato alla società enel energia l'attivazione di forniture di energia elettrica e/o di gas, da essi mai richieste o rispetto alle quali era stato tempestivamente esercitato, senza successo, il diritto di ripensamento o il diritto di recesso."

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