Segue il testo dell'esposto presentato per l'avvio della centrale di Torre Valdaliga Nord.
Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Civitavecchia
Al Comando del Nucleo dei Carabinieri – Tutela Ambiente
Al ROAN di Civitavecchia
Al Prefetto di Roma – Dr. Mosca
Al Ministero dello Sviluppo Economico
D.G. Energia e Risorse Minerarie
Ufficio C2 – Mercato Elettrico
Via Molise 2
00187 ROMA
Al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
D.G. Salvaguardia Ambientale
Via C. Colombo, 44
00147 ROMA
I sottoscritti
RICOTTI Simona nata il 05.09.1963 a Civitavecchia (RM) ed ivi residente, Via Terme di Traiano 38;
MANUEDDA Alessandro nato il 28.09.1971 a Sassari e residente a Civitavecchia (RM), Via Bramante 3/A;
PUPPI Maurizio nato a Civitavecchia (RM) il 25.11.1951 ed ivi residente, Via Ravel 12;
DE CRESCENZO Gennaro nato a Civitavecchia (RM) il 29/06/1952 ed ivi residente, Via Monti Cimini 2;
AMICI Carlo nato a Allumiere (RM) il 06.07.1955 ed ivi residente, Via E. Berlinguer 2;
PUTERO Alessandro nato a Roma il 08.02.1966 residente a Ladispoli (RM), Via Fiume 43;
CESARINI Ernesto nato a Tarquinia (VT) il 23.11.1956 ed ivi residente, V.lo Storto 34;
MARZOLI Marzia nata a Roma il 20.07.1966 e residente a Tarquinia (VT), P.zza Cavour 9;
ESPONGONO QUANTO SEGUE
A Civitavecchia, in Provincia di Roma, Enel S.p.A. sta convertendo a carbone la centrale termoelettrica di Torre Valdaliga Nord (di seguito TVN) - 1980 Mw -.
Detta riconversione è stata autorizzata con decreto del Ministero delle Attività Produttive n°55/02/2003 del 24 dicembre 2003 (all.1), rilasciato a seguito di un procedimento unico, ai sensi dell'art. 1 del D.L. 7 febbraio 2002, n.7, convertito con le modificazioni in legge 9 aprile 2002, n.55.
Fino al recepimento della direttiva 96/61/CE tale autorizzazione comprende l'autorizzazione ambientale integrata (AIA) e sostituisce, ad ogni effetto, le singole autorizzazioni ambientali delle Amministrazioni interessate e degli enti pubblici territoriali come normato dal comma 2, art. 1, della Legge 9 aprile 2002, n. 55.
Detta direttiva 96/61/CE è stata recepita in Italia con d.lgs. 18-2-2005 n. 59;
Con nota prot. 0018828 del 11/06/2008 (all.2) l’Enel Produzione S.p.A. ha comunicato al Ministero dello Sviluppo Economico ed altri enti di competenza, in ottemperanza ai disposti del comma 5, art. 269 del D. lgs. 3 aprile 2006, n. 152 “la messa in esercizio a gas dell’unità 4 della centrale di TVN presumibilmente a far data dal 26 giugno 2008”.
Messa in esercizio puntualmente posta in essere, come riportato dalla stampa (all.3), alle ore 24 del giorno indicato e tuttora in corso.
Il riferimento normativo contenuto in detta nota prot. 0018828 del 11/06/2008 di preavviso della messa in esercizio, però, non risulta pertinente.
Infatti, sempre nella Parte quinta del d. lgs. 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia di tutela dell'aria e di riduzione delle emissioni in atmosfera”, al medesimo Titolo I “Prevenzione e limitazione delle emissioni in atmosfera di impianti e attività”, l’antecedente articolo l’art. 267 – Campo di applicazione – al comma 3 detta: “Resta fermo, per gli impianti sottoposti ad autorizzazione integrata ambientale, quanto previsto dal decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59; per tali impianti l'autorizzazione integrata ambientale sostituisce l'autorizzazione alle emissioni prevista dal presente titolo”.
Ed, infatti, in detto decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, “Attuazione integrale della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento” nell’allegato V, che elenca ”le categorie di impianti relativi alle attività industriali di cui all'allegato I, soggetti ad autorizzazione integrata ambientale statale”, al punto 2) sono indicate le “Centrali termiche ed altri impianti di combustione con potenza termica di almeno 300 MW; “.
Che la normativa di riferimento sia quella del d.lgs. 18-2-2005 n. 59 è confermato anche dall’avvenuta conferenza dei servizi convocata con nota prot.0004292 del 04/03/2008 del Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi degli art 9, comma 4 e 17, comma 4 del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n.59 per verificare la necessità di procedere al riesame delle autorizzazioni alla realizzazione di centrali adottate ai sensi della L. n. 55/2002 con riferimenti agli aspetti inerenti la materia dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) il cui esito, contenuto nel Provvedimento prot. 0010746 del 13.06.2008 (all.4) stabilisce che per la centrale di Torrevaldaliga Nord “... si proceda ad un aggiornamento del provvedimento di autorizzazione unica per quanto attiene alla materia dell’AIA, suscettibile anche….omissis….a poter essere parte di una più esaustiva procedura di rinnovo del provvedimento di AIA.”
Orbene in detto d.lgs. 18-2-2005 n. 59 l’art. 7 comma 7 recita “L'autorizzazione integrata ambientale contiene le misure relative alle condizioni diverse da quelle di normale esercizio, in particolare per le fasi di avvio e di arresto dell'impianto, per le emissioni fuggitive, per i malfunzionamenti, e per l'arresto definitivo dell'impianto”.
Il decreto del Ministero delle Attività Produttive n°55/02/2003 del 24 dicembre 2003 autorizzativo della riconversione a carbone non contiene in alcuna parte misure relative alla fase di avvio.
Circostanza, quest’ultima, evidenziata da ARPA Lazio nella propria richiesta di riesame del decreto autorizzativo prot. N. 0026019 del 13/11/07 (all.5). che afferma testualmente che “per i malfunzionamenti, avarie e transitori di varia natura degli impianti della centrale non sono prescritti né la procedura per la gestione di tali eventi né eventuali limiti” e ben nota ai Ministeri in indirizzo.
Criticità evidentemente sottovalutata dal Ministero dello Sviluppo Economico che, nella nota di convocazione della Conferenza di Servizi prot 0004292 del 04.03.2008 (All.6) liquida tale questione affermando che “Per quanto riguarda i requisiti circa la gestione delle situazioni diverse dal normale esercizio, risulta che gli stessi siano contenuti negli elaborati dello studio di impatto ambientale, e sviluppati al livello di dettaglio richiesto dalla normativa al progetto preliminare. Nello Studio di Impatto Ambientale (SIA ndr), redatto da ENEL in occasione della presentazione dell’istanza, vengono analizzati i funzionamenti non previsti a progetto, suscettibili di provocare eventuali anomali e malfunzionamenti di rilevanza ambientale; per essi sono previsti sistemi di controllo, protezione e supervisione, attraverso l’uso estensivo di sequenze automatiche. I suddetti requisiti vengono puntualmente citati nelle premesse del decreto di compatibilità ambientale e costituiscono uno degli elementi di valutazione in base ai quali è stato emesso un giudizio favorevole.”
In effetti, a pag 11 del decreto VIA (All.7), totalmente ripreso da quanto affermato da ENEL nel SIA, si legge che “i sistemi degli impianti termoelettrici di ENEL Produzione, come la centrale di Torrevaldaliga Nord, sono realizzati con criteri di ridondanza tali da assicurare il corretto funzionamento anche in presenza di guasti o malfunzionamenti di singole apparecchiature. La probabilità di guasto alle apparecchiature ed ai sistemi è ulteriormente ridotta grazie all’utilizzo di componenti di elevata qualità e operando un’efficace manutenzione ed un corretto esercizio. Sono previsti affidabili sistemi di controllo, protezione e supervisione che sovrintendono al buon esercizio dell’impianto evitando, attraverso l’uso estensivo di sequenze automatiche, funzionamenti non previsti a progetto, inoltre la centrale è presenziata da personale in turno continuo avvicendato 24 ore su 24.”.
Affermazioni estremamente generiche, prive di qualsivoglia misura o parametro per la fase di avviamento come invece previsto dalla normativa di riferimento ovvero il già citato d.lgs. 18-2-2005 n. 59.
Peraltro nel resoconto verbale della conferenza dei servizi prot. 0009168 del 21.05.2008 (all.8) il Ministero per lo Sviluppo Economico afferma che “conformemente alle disposizioni normative vigenti in materia, durante le fasi di avviamento in cui si provvede alla messa a punto degli impianti e del ciclo produttivo nel suo complesso, le condizioni di esercizio non saranno soggette alle puntuali prescrizioni, dettate con l’autorizzazione, in termini di limiti alle emissioni per gli inquinanti ….omissis…“; affermazione che lascia pensare ad un probabile riferimento al comma 14, art. 271 del d.lgs. 152/2006 che, nella sezione relativa all’autorizzazione alle emissioni in atmosfera per i grandi impianti di combustione, non impone limiti emissivi; normativa che però, come si è visto, non è applicabile alla fattispecie in questione come chiaramente specificato dall’art. 267 dello stesso decreto legislativo 152/2006.
Per quanto sopra espresso e ripetuto
Considerato che la citata affermazione del Ministero dello Sviluppo Economico, di cui alla nota prot. 0009168 del 21.05.2008 (all.8), secondo la quale “conformemente alle disposizioni normative vigenti in materia, durante le fasi di avviamento in cui si provvede alla messa a punto degli impianti e del ciclo produttivo nel suo complesso, le condizioni di esercizio non saranno soggette alle puntuali prescrizioni, dettate con l’autorizzazione, in termini di limiti alle emissioni per gli inquinanti... omissis…“ è da ritenersi, come sopra evidenziato, fondata su un errato presupposto normativo;
Considerato che l’impianto di Torrevaldaliga Nord, essendo una centrale elettrica da 1980 Mw, è senza dubbio impianto soggetto ad A.I.A come normato dall’allegato V del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59;
Considerato che la normativa di riferimento per la fase di avviamento di TVN non può essere individuata, per i motivi sopra esposti, nel d.lgs. 152/2006 ma nel d.lgs. 59/2005, sia per quanto riguarda la comunicazione di messa in esercizio, sia soprattutto per quanto riguarda i limiti emissivi;
Considerato che l’art. 7, comma 7, 18-2-2005 del d.lgs. n. 59 dispone “L'autorizzazione integrata ambientale contiene le misure relative alle condizioni diverse da quelle di normale esercizio, in particolare per le fasi di avvio e di arresto dell'impianto, per le emissioni fuggitive, per i malfunzionamenti, e per l'arresto definitivo dell'impianto”;
Ribadito che dal 26 giugno u.s. è in atto la fase di avviamento del gruppo 4 di detta centrale;
Considerato che le fasi di avviamento interesseranno successivamente i due rimanenti gruppi;
Considerato che il decreto del Ministero delle Attività Produttive n°55/02/2003 del 24 dicembre 2003 autorizzativo della riconversione a carbone non contiene in alcuna parte misure relative alla fase di avvio;
Considerato altresì che tale evidente lacuna dell’autorizzazione unica relativamente alla fase di avvio dell’impianto configura, negli effetti, un esercizio in assenza di autorizzazione;
Considerato il pericolo per l’ambiente e la salute della popolazione derivante dalla messa in esercizio dell’impianto senza alcun limite emissivo in violazione di quanto stabilito dal già citato l’art. 7, comma 7, 18-2-2005 del d.lgs. n. 59;
Visto l’art.11 del d.lgs. n. 59: “In caso di inosservanza delle prescrizioni autorizzatorie, o di esercizio in assenza di autorizzazione, l'autorità competente procede secondo la gravità delle infrazioni:
a) alla diffida, assegnando un termine entro il quale devono essere eliminate le irregolarità;
b) alla diffida e contestuale sospensione dell'attività autorizzata per un tempo determinato, ove sì manifestino situazioni di pericolo per l'ambiente;
c) alla revoca dell'autorizzazione integrata ambientale e alla chiusura dell'impianto, in caso di mancato adeguamento alle prescrizioni imposte con la diffida e in caso di reiterate violazioni che determinino situazioni di pericolo e di danno per l'ambiente.“
Visto il successivo art.16 del d.lgs. n. 59: “Chiunque esercita una delle attività di cui all'allegato I senza essere in possesso dell'autorizzazione integrata ambientale o dopo che la stessa sia stata sospesa o revocata è punito con la pena dell'arresto fino ad un anno o con l'ammenda da 2.500 euro a 26.000 euro.”
Ciò premesso e considerato, i sottoscritti
VOLGONO ISTANZA
Alle Autorità in indirizzo per verificare se nei fatti esposti ricorrano ipotesi di reato e/o comunque violazioni di legge ed, in caso affermativo, procedere secondo le competenze di ciascuna di esse alla emissione di provvedimenti anche di natura cautelare (sospensione della fase di avvio della centrale di Torrevaldaliga Nord) a tutela della salute della popolazione e dell’ambiente e per ripristinare la legalità eventualmente violata.
I sottoscritti chiedono espressamente di essere ascoltati e nominano quale difensore l’avv. Enrico Veneruso, presso il cui Studio in Civitavecchia Via Leopoli n.3 eleggono domicilio.
Si allegano in copia i seguenti atti e documenti:
1. Decreto del Ministero delle Attività Produttive n°55/02/2003 del 24 dicembre 2003
2. Nota Enel Produzione prot. 0018828 del 11/06/2008
3. Articolo del “ il Messaggero” del 26 giugno 2008
4. Provvedimento Ministero dello Sviluppo Economico prot. 0010746 del 13.06.2008
5. Richiesta ARPA Lazio prot. N. 0026019 del 13/11/07
6. Nota del Ministero dello Sviluppo Economico di convocazione della Conferenza di Servizi prot. 0004292 del 04.03.2008
7. Decreto VIA n.0680 del 6/11/03 - pag 11
8. Resoconto Verbale della conferenza dei servizi prot.0009168 del 21.05.2008 redatto dal Ministero dello Sviluppo Economico
Civitavecchia,18 settembre 2008
RICOTTI Simona
MANUEDDA Alessandro
PUPPI Maurizio
DE CRESCENZO Gennaro
AMICI Carlo
PUTERO Alessandro
CESARINI Ernesto
MARZOLI Marzia
20 ottobre 2008
Avviamento TVN - Esposto alla Procura della Repubblica
12 ottobre 2008
Apprezzamento e sostegno dei cittadini alla posizione di fermezza della Provincia di Viterbo
Riconversione a carbone della centrale Enel S.P.A. “Torre Valdaliga Nord” di Civitavecchia: apprezzamento e sostegno dei cittadini alla posizione di fermezza della provincia di Viterbo per difendere la salute e il lavoro del territorio
"Il Comitato dei Cittadini Liberi di Tarquinia e il Movimento No Coke Alto Lazio esprime grande apprezzamento e la più ferma approvazione per la posizione che la Provincia di Viterbo ha mantenuto fino ad oggi rispetto all’invito del Presidente della Regione Lazio, Marrazzo, di firmare l’accordo quadro tra Enel S.p.a. e Comuni delle due provincie,Roma e Viterbo.
La provincia di Viterbo ha scelto così di stare dalla parte dei cittadini del comprensorio che si stanno battendo per la tutela della salute e del lavoro agricolo e turistico di questa terra.
Condividiamo con voi che l’accordo quadro sottoposto da Marrazzo non può essere firmato in quanto prima di tutto è illegittimo sotto il punto di vista legislativo perche l’erogazione di contributi economici come stabiliti nei specifici accordi bilaterali Comuni/ENEL non trova riscontro nella normativa di settore in relazione alle misure di compensazione il D.L. 7 febbraio 2002, n.7 convertito in legge dall’art.1 Legge 9 aprile 2002 n. 55, in base al quale è stata approvata la riconversione a carbone della centrale Torrevaldaliga Nord, prevede, all’art.2 comma 3 “ l’individuazione di misure di compensazione e riequilibrio ambientale” ma all’art. 5 sospende l’efficacia dell’allegato IV al Dpcm 27 dicembre 1988, dell’articolo 15 della L. n. 393/75, e del regolamento di cui al Dpr n.53/98, che normavano gli interventi socio-economici connessi con la costruzione e l’esercizio di centrali e la corresponsione di contributi per le opere di urbanizzazione secondaria; sospensione che non rende possibili, quindi, nemmeno oneri per interventi di natura infrastrutturale e di riequilibrio economico e/o opere di urbanizzazione secondaria connessi con la costruzione e l’esercizio della centrale proposta, e quindi, tanto meno contributi non finalizzati.
La firma dell’accordo quadro in epigrafe, al di là delle vuote dichiarazioni d’intenti su tutela della salute, sulla volontà e l’impegno di favorire lo sviluppo ed incrementare la piccola e media impresa, di perseguire “ottimali condizioni di sicurezza” e favorire la formazione, mortifica ancora di più, semmai possibile, le popolazioni dell’Alto Lazio isolandole dagli Enti locali, ammorbiditi dai cospicui contributi economici e raggiungendo, attraverso la monetizzazione del rischio, alcuni importanti obiettivi che ENEL da anni tentava di raggiungere ovvero il riconoscimento della validità e della legittimità dell’iter amministrativo e l’imbavagliamento degli amministratori locali sulle gravi carenze della Valutazione d’impatto ambientale, sulle grave situazione di sofferenza sanitaria delle popolazioni .
Ricordiamo inoltre che il consiglio provinciale in data 14 Gennaio 2008 ha deliberato nella mozione presentata dai consiglieri Miccini e Fortuna la “necessità di rigettare in toto la logica delle compensazioni al danno ambientale e alle salute umana invitando quindi i comuni e gli enti locali del territorio a rifiutare proposte compensative in denaro,beni o servizi,da parte del soggetto produttore dell’impatto ambientale stesso”.
La firma della Provincia di Viterbo all’accordo quadro del presidente della Regione Lazio,rappresenterebbe dal punto di vista politico un atto di incoerenza incomprensibile agli occhi dei cittadini del comprensorio interessato dalla sciagurata riconversione a carbone di Tvn.
Al momento la Provincia di Viterbo è l’unica istituzione che ancora non si è piegata ai voleri dell’Enel mettendo in primo piano la salute dei cittadini e l’inestimabile patrimonio che proviene dal comparto agricolo e turistico poiché non vi è paragone tra il prezzo che paga Enel S.p.a. con le compensazioni e il valore reale del comprensorio in termini di produzione agricola e turistica.
Rimaniamo inoltre in attesa che vengano attuate tutte le richieste ancora attuali della delibera su citata come la richiesta di una nuova V.I.A. dell’intero comprensorio rispetto ai danni delle ricadute inquinanti e non solo su Civitavecchia, la valutazione del danno preventivo alla salute e all’economia del comprensorio.
Per migliorare le condizioni sanitarie ed ambientali di tutta la provincia di Viterbo è doveroso che si inizi un’inversione di tendenza dell’inquinamento a carico del territorio rispetto agli impianti già presenti e in esercizio perche non si dimentichi mai che l’Alto Lazio ha già installato sul territorio il polo energetico più grande di Europa già troppo sacrificio umano e ambientale per chiedere ancora posto ad altri impianti inquinanti come Tvn.
Nell’augurio che pressioni politiche verticiste non influenzino la vostra posizione rimaniamo a vostra disposizione per intraprendere iniziative comuni atte a salvaguardare la salute dei cittadini ed a trovare forme legali di contrasto.
Tarquinia, 8 ottobre 2008
"Intervento critico del Coordinamento dei Medici sulla destinazione delle compensazioni economiche versate dall’ENEL alle casse comunali."
"Il “decisionismo”, a nostro parere brutale e autoreferenziale, praticato dalla Giunta Moscherini, è un metodo operativo basato sulla prevaricazione sistematica dei principi democratici, a danno del dibattito e del confronto costruttivo, nonché del conflitto propositivo fra maggioranza e opposizione in Consiglio Comunale.
Anche nel caso della destinazione dei tredici milioni di euro versati dall’ENEL (e perché non anche da Tirreno Power e altri?) quale quota di compensazione per i disagi arrecati (e arrecandi!) all’ambiente e alla salute, la Giunta Moscherini ha superbamente snobbato il passaggio obbligato del parere del Consiglio comunale (organo istituzionale invalicabile e incomprimibile…in un paese normale!).
Il decisionismo cieco e prevaricatore cozza contro il buon senso ma, ancor più, contro la corretta gestione delle norme democraticamente statuite. Infatti i tredici milioni di euro devono essere considerati quali compensazioni per danni pregressi, ed essere destinati ad opere pubbliche finalizzate sia a mitigare gli effetti nefasti delle emissioni inquinanti già emesse dalla combustione di olio combustibile nella ex TVN, sia a prevenire ulteriori danni all’ambiente e alla salute scientificamente previsti per la nuova TVN a carbone sporco. (Gli esperti della V.I.A. e i Periti d’Ufficio del Tribunale di Civitavecchia hanno ampiamente dimostrato quanto sia devastante la concentrazione di fonti inquinanti nel polo energetico più grande e più appetito dalle lobby economicistiche d’Italia).
L’unica voce parzialmente compatibile con la natura di tali compensazioni è quella dei cinque milioni di euro da destinare alla revisione della rete idrica in quanto le falde acquifere potenzialmente inquinate vanno monitorate con accuratezza e potabilizzate senza rischi per la collettività.
Tutte le altre vie di utilizzazione delle risorse finanziarie (variante di trincea, manifestazioni goderecce o culturali e copertura di “buchi” di gestione…) sono da considerare storno e dissipazione di danaro pubblico.
Noi Medici impegnati nella difesa dell’ambiente e della salute proponiamo una più congrua e legittima gestione del “ tesoretto – Enel”:
1° controllo scientifico e puntuale dei dati forniti dalle centraline di monitoraggio degli inquinanti, ora disseminate sul territorio senza un piano organico e senza un responsabile fisicamente identificabile;
2° supporto tecnico-amministrativo per strutture sanitarie pubbliche che si occupano di patologie correlate agli inquinanti (servizi broncopneumologici, cardiovascolari e oncologici; centri di elaborazione dati);
3° costituzione d’una “task-force” tecnico-giuridica impegnata nella difesa giudiziaria della collettività contro gli abusi di entità private (navi da crociera e navi da trasporto) o di omissioni e ritardi da parte di strutture pubbliche (Arpa, Asl, Ispettori Inail e Assessori alla sanità e all’ambiente).
Non chiediamo la luna. Ci accontentiamo di non degradare ulteriormente gli equilibri della nostra Madre Terra che sta subendo ferite immedicabili da parte dei cosiddetti “decisionisti” che, ai nostri occhi disincantati, appaiono come i “nuovi barbari” dell’era dello sviluppo ad ogni costo, ma di fatto INSOSTENIBILE per i delicati equilibri ambientali e sanitari.
Il Coordinamento dei Medici per la salute e l’ambiente.
Civitavecchia 11.10.2008
10 ottobre 2008
"Come è stato fatto con l'amianto non ci raccontate che la combustione del carbone non fa male"
Comunicato dei Medici per l'ambiente:
"Ricercatori giapponesi del Department of Community Health and Epidemiology, Nara Medical University School of Medicine, Kashihara (Nara) Giappone, hanno affrontato il problema del rischio di mesotelioma (tumore maligno della pleura, membrana che avvolge i polmoni) per i residenti vicino a una fonte di emissione industriale di amianto [1].
Gli autori hanno studiato il rapporto tra il numero di casi rilevati di mesotelioma nella popolazione in esame e il numero di eventi invece attesi nella popolazione stessa.
La ricerca ha preso in considerazione i casi di mesotelioma occorsi nella popolazione a rischio che ha vissuto, nel periodo compreso tra il 1995 e il 2006, vicino a un grande impianto di amianto-cemento situato ad Amagasaki City, Giappone.
Quale l’entità del rischio di contrarre il cancro della pleura e quale l’incidenza in rapporto alla distanza dallo stabilimento industriale hanno rappresentato l’obbiettivo dello studio.
I risultati hanno mostrato che di 73 casi di mesotelioma, rilevati in soggetti senza rischio occupazionale, la maggior incidenza era in coloro che risiedevano in un raggio di 300 metri dall’impianto e andava riducendosi con l’aumento della distanza dalla fonte inquinante. Tale aumento d’incidenza era ancora presente nei soggetti che avevano abitato entro un raggio di 2.200 metri lungo la linea dei venti prevalenti.
Le conclusioni degli autori dello studio sono molto preoccupanti: “L’esposizione non occupazionale all’amianto, può rappresentare un rischio molto importante per le persone che risiedono anche a chilometri di distanza da una fonte di emissione”.
La fondatezza delle preoccupazioni di questi ricercatori è confermata dai risultati di un’indagine effettuata dall’Università di Bari (Registro Nazionale dei mesoteliomi, Centro Operativo Regionale) [2] sull’incidenza di mesotelioma in pazienti non a rischio occupazionale che hanno vissuto vicino a un impianto di amianto-cemento. I ricercatori, infatti, hanno rilevato che l’incidenza di questo cancro aumenta in rapporto alla vicinanza della residenza alla fonte di emissione di amianto.
Recenti lavori scientifici di previsione dei casi di mesotelioma hanno stimato che l’aumento d’incidenza di questo tipo di tumore, legato al lungo periodo di latenza che intercorre tra l’esposizione all’amianto e l’insorgenza della malattia, continuerà per 10 – 15 anni e che, nei prossimi venti anni, il numero dei casi raddoppierà passando nell’Europa Occidentale dai 5.000 decessi del 1998 ai 9.000 del 2.018.
Ai risultati di questi studi dovrà seguire un processo di riconoscimento e relativo risarcimento anche per coloro che, pur non essendo a rischio di esposizione professionale all’amianto ma vivendo vicino a una fonte di emissione di questo materiale, si sono ammalati di mesotelioma. Dopo decenni dalla scoperta della tossicità dell’amianto, aumentano così a dismisura le preoccupazioni per l’enorme numero di nuovi soggetti a rischio di ammalarsi di cancro della pleura.
La combustione del carbone e dei rifiuti, così come altre importanti fonti d’inquinamento, causano l’emissione nell’ambiente d’inquinanti altamente tossici che possono provocare gravissimi danni alla salute.
Oggi questo è un dato scientificamente documentato e un domani non si potrà dire, come lo si afferma per l’amianto, che non c’era l’evidenza scientifica del danno.
Chi nega questa evidenza lo fa con grande consapevolezza ed un’avidità di interessi ancor più grande."
Dr. Giovanni Ghirga
Coordinamento Nazionale Medici per l’Ambiente e la Salute.
1) Am J. Respir Crit Care Med. 2008 Sep 15;178(6):556-7.
2) Int Arch Occup Environ Health. 2008 Sep 23. [Epub ahead of print]
Nuove dall'Europarlamento
Fonte originale: Strill.it
di Claudio Cordova - La legge è legge è per quanto possa sembra strano, soprattutto a queste latitudini, va rispettata. Dopo il "no" della Regione Calabria, arrivano altre brutte notizie per la SEI S.p.A. Appena alcuni giorni fa strill.it aveva sottolineato come il percorso imboccato dall’Unione Europea fosse quello di ridurre sensibilmente le emissioni di gas serra e, in particolare, del biossido di carbonio (Co2) che è il principale tra questi.
Proprio ieri, infatti, la commissione Ambiente dell'Europarlamento ha approvato con 44 voti contro 20 (e 1 astenuto) la parte più importante e controversa del pacchetto dell'Unione Europea su clima ed energia, riguardante la nuova 'borsa delle emissioni' di gas serra (Ets) che funzionerà dal 2013 al 2020. L’Unione Europea si mantiene, al momento, coerente e con il proprio voto conferma l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra del 20% entro il 2020, che passerebbe automaticamente al 30% in caso di accordo internazionale alla conferenza di Copenaghen del dicembre 2009 sul periodo post-Kyoto.
Si tratta di un provvedimento che ha il sapore dell’ennesima mazzata per il progetto della SEI S.p.A. che vorrebbe costruire una centrale a carbone a Saline Joniche, dove al momento sorge una delle più grandi beffe calabresi: la Liquichimica. Le Regione Calabria, dopo aver espresso il proprio veto nel corso della Conferenza dei Servizi dello scorso 18 settembre, ha, finalmente, ratificato la propria decisione, negando l'intesa per la realizzazione della centrale a carbone di Saline Joniche, come comunicato dall'assessore all'Urbanistica e al Governo del Territorio, Michelangelo Tripodi,
Una brutta notizia per la SEI che, a distanza di poche ore, ne incassa un'altra dall’Unione Europea. Si tratta, forse, del colpo di grazia al progetto: con il voto di ieri, infatti, dal 2015 sarà proibito costruire centrali termoelettriche che emettano più di 500 grammi di Co2 per kilowatt ora generato. E’ vero che la conclusione del progetto iniziale della centrale a carbone di Saline Joniche sarebbe fissata per il 2012, ma è anche vero che il tempo, nel suo incedere inesorabile, non gioca a favore della società svizzera. E la disposizione della Commissione Ambiente dell’Europarlamento mette al bando, di fatto, le centrali a carbone, a meno che non siano dotate della tecnologia Ccs (carbon capture and storage), ovvero un dispositivo di "cattura" delle emissioni e il loro stoccaggio in un deposito geologico.
La tecnologia Ccs è un tipo di evoluzione ancora in fase embrionale (sperimentato, attualmente, solo in Germania), sul quale, però, con un voto separato su un altra sezione del pacchetto clima-energia, gli eurodeputati della commissione Ambiente hanno destinato il ricavato derivante dalla messa all'asta dei permessi relativi a 500 milioni di tonnellate di Co2 (pari a circa 10 miliardi di euro agli attuali prezzi di mercato).
La prossima tappa è fissata per dopodomani, 10 ottobre, quando si riunirà il Consiglio europeo dell’energia, ma il cerchio, per quanto riguarda la centrale a carbone di Saline Joniche, potrebbe essersi chiuso definitivamente.
La Giunta Regionale calabrese delibera all'unanimità il "No al carbone a Saline Ioniche"
Fonte originale
Catanzaro, 06.10.08. - 'La decisione assunta oggi dalla Giunta regionale di non accordare l'intesa per la realizzazione della centrale a carbone di Saline Joniche rappresenta la conclusione positiva del percorso gia' avviato da tempo e conferma la chiara volonta' contraria della Regione, piu' volte espressa dal presidente Loiero, da me e dall'intera Giunta, nonche' dal Consiglio regionale contrario all'unanimita'''.
E' quanto ha affermato l'assessore all'Urbanistica e al Governo del Territorio della Regione Calabria, Michelangelo Tripodi, al termine dei lavori dell'Esecutivo, che si e' riunito in mattinata a Catanzaro nella sede di Palazzo Alemanni. ''La scelta compiuta - ha aggiunto Tripodi - e' in sintonia con la volonta' del territorio, visto che la Provincia di Reggio e i Comuni di Montebello Jonico, Bagaladi, Condofuri, Motta San Giovanni, Reggio e San Lorenzo hanno espresso un forte e motivato dissenso contro la realizzazione della centrale. Esprimo, pertanto, grande soddisfazione per la decisione presa e ringrazio l'assessore alle Attivita' produttive, Francesco Sulla, che ha abbracciato questa battaglia dimostrando una grande sensibilita' sui temi della difesa dell'ambiente e del territorio e sulla necessita' di promuovere lo sviluppo sostenibile dell'area di Saline Joniche''.
''Adesso si tratta di andare avanti - ha concluso l'assessore Tripodi - per costruire un progetto organico per il comprensorio, passando dalla bonifica e dalla rottamazione dell'ex Liquichimica, incentrato sulla riconversione produttiva e turistica del sito assieme a una sistemazione del porto di Saline, funzionale alle esigenze dello sviluppo turistico, commerciale e alle attivita' legate alla pesca''. (fonte ASCA)
30 settembre 2008
Petizione per l'istituzione del Monumento naturale alla Frasca.
Petizione a sostegno della richiesta di Istituzione del Monumento Naturale alla Frasca presentata dalle associazioni per la tutela dell’ambiente: “WWF Lazio”, “Italia Nostra Onlus”, “Forum Ambientalista” e “TNT”.
Si invita la cittadinanza a stampare il documento della petizione (clicca qui) e farlo firmare.
Segue la Relazione relazione presentata in Regione per motivare la richiesta di istituzione del Monumento naturale.
"Il litorale nord della Regione Lazio è particolarmente soggetto a pressione antropica, tanto da risultare quasi completamente gravato da servitù industriali, portuali, turistiche o urbane.
Uno dei tratti liberi da azione antropica di maggior estensione è l’area occupata dalla pineta denominata “La Frasca” e dal sistema marino antistante che si estende per ca. 3,2 km nel territorio di Civitavecchia e per altri 700 m circa nel territorio di Tarquinia costituendo, di fatto, la prima importante interruzione di un continuum fortemente antropizzato ed alterato e, sotto questo profilo, oltre che per l’intrinseco valore naturalistico ed archeologico, è sicuramente un patrimonio la cui preservazione si impone come di fondamentale importanza.
Nonostante l’area, di proprietà dell’Arsial, e la pineta impiantata in loco negli anni 50, si presentino attualmente piuttosto degradate, la Frasca rappresenta un’importante e documentata zona di rispetto di biodiversità, tanto da essere inserita nel PTP, ambito territoriale n.2, fra le aree boscate “Beni A5 – Boschi di tutela integrale” e sottoposta, relativamente all’entroterra e alla fascia costiera, a vincolo di inedificabilità ai sensi dell’art. 1 ter della L. 431/85.
Nonostante i danni al patrimonio selviculturale, la flora e la fauna della Frasca sono estremamente vari.
Inoltre il fondale antistante, è costituito da un Habitat prioritario per Natura 2000, ossia una prateria di Posidonia Oceanica e a tal fine perimetrato nel SIC IT6000005 – “Fondali tra Punta Sant'Agostino e Punta della Mattonara”.
Dal punto di vista archeologico, notevolissima è la rilevanza del sito, qualificato, nel citato PTP, ambito territoriale n.2, come “zona archeologica a tutela orientata”.
Sono documentate testimonianze relative all’epoca preistorica e protostorica e soprattutto all’età romana
Purtroppo la pressione industriale del porto e degli impianti termoelettrici di Torre Valdaliga mettono a rischio un biotopo di straordinaria importanza.
Proprio per tutelare quest’ultimo la Frasca è inserita nelle prescrizioni delle varie Valutazioni d’impatto ambientale relative al porto e alla centrale.
Nel decreto via 2935/97, relativo al piano regolatore portuale, si prescrive un progetto di riqualificazione ambientale che preveda, un sistema di opere a verde da realizzarsi attraverso la messa a dimora di specie arboree ed arbustive rispettose dei caratteri fitoclimatici locali raccomandando che “dovrà essere evitata l’eccessiva infrastrutturazione“ anche “in riferimento alla localizzazione dei previsti interventi di supporto alla balneazione (aree di sosta, nuclei di servizio, piattaforme e pontili)”.
Nel decreto Via 6923/2002 la Frasca viene definita l’elemento di maggior pregio ambientale sull’area e per la quale si evidenziano l’inserimento nel PTP con la definizione di Area boscate “Beni A5 – Boschi a tutela integrale” e l’esistenza di diversi vincoli ambientali e di inedificabilità ai sensi dell’Art. 1 ter della Legge 431/85 e si ribadiscono le prescrizioni contenute nel precedente decreto Via 2935/97.
Infine nel decreto Via 680/03, relativo alla riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord la Frasca viene nominata solamente per rendere noto che è sito SIC e viene definita Parco Urbano.
I lavori di riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord hanno già causato la distruzione di lembi di pineta per trasformarli in aree cantieristiche e la realizzazione delle opere a mare per la costruzione del molo carbonifero ha già, di fatto, concretizzato un’importante erosione del SIC.
L’ipotizzato sviluppo del Porto in direzione nord, con la realizzazione di un “Terminal Asia o Cina” (una cassa di colmata a mare di 3.000.000 di m3, una banchina lunga ca. 1 Km e 700 m e larga tra i 400 e i 600 m, per una superficie di 1.000.000 di m2,un nuovo antemurale di ca. 2 Km, una bretella stradale di 5 KM e un tronco ferroviario di 1 Km e 600 m. Il tutto collocato immediatamente a nord di Torre Valdaliga fino a occupare per qualche centinaio di metri la costa prospiciente al primo tratto superstite della pineta,un cinema multisala, discoteche e opere varie di urbanizzazione.) e di un porticciolo turistico (950 posti barca, 1000 parcheggi più un area variabile da un minimo di 8 ettari a un massimo di 16 ettari ricavata interrando materiale d'escavo, dove saranno collocati due cantieri navali ed annesse infrastrutture), comporterebbe la pressoché totale e definitiva cancellazione dei fondali protetti dalla Comunità Europea e della pineta, tristemente sostituiti con banchine in mare e piazzali per deposito di container nell'entroterra, di cui, peraltro, non vi è alcun bisogno, anche a detta di molti operatori portuali.
Per difendere il territorio e la popolazione da tale opera di distruzione che priverebbe Civitavecchia dell’ultimo tratto di costa fruibile, salvaguardare il tessuto economico e sociale dell'alto Lazio e valorizzare l’unico e ultimo polmone verde della città, le associazioni ambientaliste Forum Ambientalista, Italia Nostra e WWF, unitamente all’associazione locale TNT, hanno proposto apposizione di un vincolo di protezione tramite l'istituzione di un Monumento Naturale che perimetri l'intera area, dal confine con gli impianti termoelettrici di Torre Valdaliga Nord, per tutta l'estensione verso nord della pineta “La Frasca”.
Tale richiesta sta venendo supportata da una petizione già sottoscritta dalle firme di centinaia di cittadini, ed è stata sposata anche dalla IV Circoscrizione, nella cui competenza rientra l’area in questione, peraltro unica circoscrizione cittadina di centrosinistra.
A tale istituzione i comuni di Civitavecchia e Tarquinia, senza discutere con alcuno della vicenda, con lettera congiunta a firma Moscherini Mazzola, si sono dichiarati contrari.
E bene tenere presente è che l’area è di proprietà dell’Arsial che presto la dovrebbe passare al comune di Civitavecchia, vicenda che chiaramente ci trova d’accordo ma che si deve fare in maniera che avvenga o a Monumento Naturale istituito, oppure dopo il “regno Moscherini”.
Per comprendere bene quali siano i molteplici interessi che si muovono dietro questa operazione è bene sapere che:
1. La realizzazione del porticciolo, al di là del grande giro di affari che si muove dietro strutture di questo tipo, assume particolare valenza per mettere a dimora i 500.000mc di materiale di risulta proveniente dai dragaggi della citata darsena petroli grandi masse nonché dei moli carboniferi, materiale di risulta che avrebbe un costo enorme depositare in apposite discariche; non a caso Enel e Gavio, i cui sono ben note le tendenze “filantropiche” accettano di costruire il porticciolo a loro spese;
2. realizzare questa struttura serve anche a tacitare le centinaia di Civitavecchiesi che ad oggi hanno il loro posto barca all’interno della Darsena Romana, posta all’interno del Porto Storico visto che quest’ultimo vorrebbero darlo, con una concessione novantenovvenale, in gestione alla Porto del Tirreno S.p.a,, una società dietro cui si muovono gli interessi dei soliti noti del quartierino (Caltagirone, Beatrice Parodi Cozzi, Marcellino Gavio, On. Bonsignore, Sen Luigi Grillo, etc….).
Una grande operazione speculativa che, espropriando i civitavecchiesi del porto storico, prevede la realizzazione di una Marina Yachting per grandi panfili: 250 posti barca per maxi yacht e centocinquanta milioni di investimento privato per le opere a terra, che vanno dall’albergo sull’acqua al Molo del Bicchiere, alle superfici commerciali, agli spazi per l’Università ed alla grandiosa ricostruzione dell’Arsenale del Bernini, sopra il quale nascerà una piazza collegata alle mura e al lungo porto e che occuperà, fino al mare, tutta l’area dove oggi sorge la Capitaneria di Porto.
3. Anche il Terminal Asia risponde all’esigenze di posizionare gli enormi quantitativi di materiali proveniente dall’escavo dei fondali a tutto vantaggio dei grandi privati che devono realizzarli; inoltre sul Terminal Asia vi è grande interesse da parte di non ben precisati capitali di società cinesi, fatto che desta notevole preoccupazione visto che il 16 luglio 2008 il Corriere della Sera pubblicava un intervista in cui il sostituto procuratore del D.N.A, oggi sostituto procuratore di Tivoli, Dr. De Ficchy evidenziava i forti interessi della mafia cinese sul territorio ed il porto di Civitavecchia ed esprimeva preoccupazione per le relazioni che sarebbero potuto intercorrere tra questa nuova inquietante presenza e la costruzione di un terminal container nell’area civitavecchiese".
Simona Ricotti
28 settembre 2008
Petizione popolare "non abbiamo bisogno del nucleare"
Una iniziativa della lista civia nazionale "Per il bene comune".
Vedi http://petizione.perilbenecomune.org/
Inceneritori: Impatti ambientali delle ceneri
Dal blog del dott. Federico Valerio.
Una "Rassegna bibliografica dei problemi ambientali creati dalle ceneri prodotte dal trattamento termico di materiali post consumo. L'articoloè stato accettato dalla Rivista Epidemiologia e Prevenzione."
Per scaricare l'articolo CLICCA QUI
26 settembre 2008
"Il Premio Nobel Al Gore invita alla disobbedienza civile contro il carbone"
Ringraziamo Muntucha per la segnalazione
Link originale (Reuters)
By Michelle Nichols
NEW YORK (Reuters) - Nobel Peace Prize winner and environmental crusader Al Gore urged young people on Wednesday to engage in civil disobedience to stop the construction of coal plants without the ability to store carbon.
The former U.S. vice president, whose climate change documentary "An Inconvenient Truth" won an Academy Award, told a philanthropic meeting in New York City that "the world has lost ground to the climate crisis."
"If you're a young person looking at the future of this planet and looking at what is being done right now, and not done, I believe we have reached the stage where it is time for civil disobedience to prevent the construction of new coal plants that do not have carbon capture and sequestration," Gore told the Clinton Global Initiative gathering to loud applause.
"I believe for a carbon company to spend money convincing the stock-buying public that the risk from the global climate crisis is not that great represents a form of stock fraud because they are misrepresenting a material fact," he said. "I hope these state attorney generals around the country will take some action on that."
The government says about 28 coal plants are under construction in the United States. Another 20 projects have permits or are near the start of construction.
Scientists say carbon gases from burning fossil fuel for power and transport are a key factor in global warming.
Carbon capture and storage could give coal power an extended lease on life by keeping power plants' greenhouse gas emissions out of the atmosphere and easing climate change.
But no commercial-scale project exists anywhere to demonstrate the technology, partly because it is expected to increase up-front capital costs by an additional 50 percent.
So-called geo-sequestration of carbon sees carbon dioxide liquefied and pumped into underground rock layers for long term storage.
"Una firma per non bruciare il nostro futuro"
• Chi controllerà le emissioni della centrale a carbone ENEL di Civitavecchia?
• Quali le ripercussioni sul turismo e sull’immagine della nostra cittadina?
• Quali le conseguenze sull’agricoltura nel comprensorio?
• Quali i reali rischi sulla salute?
• Cosa possono fare i cittadini?
ma possiamo vedere cosa è accaduto nei territori in cui la presenza di una centrale termoelettrica a carbone è già una realtà.
Firmare per la petizione europea sarà possibile anche domenica 28 settembre 2008 dalle ore 10.00 alle ore 13.00 presso il bar adiacente all’arena Lucciola (zona centro)