No al carbone Alto Lazio

2 maggio 2010

Incentivi sul fotovoltaico a Civitavecchia

Da "E' l'ora dei tetti fotovoltaici" da Centumcellae.it

"Presentato ieri all'aula Pucci il progetto promosso da Sea Tuscia e Comune: incentivi ai cittadini per l'installazione di pannelli solari su tetti piani, tettoie e pensiline. Domande possibili fino al 15 giugno.

Si è svolta ieri pomeriggio presso l’Aula Consiliare “Pucci” la conferenza “Sicurezza – Energia - Ambiente”, promossa dal consigliere comunale Riccardo Sbrozzi, Presidente della commissione Ambiente del Comune, con il supporto tecnico scientifico della Sea Tuscia, per presentare il progetto “Tetti in comune”.
Si tratta di un bando per la creazione a Civitavecchia di mille impianti funzionanti ad energia alternativa, con incentivi previsti dal Gse a copertura dei costi di istallazione per la conversione al fotovoltaico.
L'articolo prosegue QUI

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enel manipola i dati della qualità dell'aria? Arpal (Liguria) sotto inchiesta per corruzione

Riportiamo da Il Secolo XIX un articolo di G. Cetrara

"Centrale Enel, controlli sospetti e verifiche "pilotate" nei siti industriali. chi sono gli otto indagati. La regione: «interverremo se necessario». Arpal sotto inchiesta anche per corruzione. Nel mirino i casi Iplom, Spinelli e Lerca

IL CONTROLLATO era anche il controllore alla centrale Enel quando c'era da analizzare la qualità (e la percentuale di veleni) delle emissioni in atmosfera. L'azienda aveva in gestione le centraline collegate al centro provinciale di elaborazione dei dati. E l'Arpal si limitava a mettere un timbro alle comunicazioni e a prendere atto. Avrebbe potuto, magari dovuto fare di più, secondo le accuse che stanno prendendo forma in queste ore. È forse il caso simbolo dell'inchiesta sull'Agenzia regionale di protezione dell'ambiente ligure, nella bufera da giovedì quando i carabinieri del Noe (il Nucleo operativo ecologico) hanno perquisito la sede Arpal della Fiumara e i dipartimenti di Imperia, Savona e Spezia. Otto le persone indagate a vario titolo per falso, abuso d'ufficio, corruzione e turbativa d'asta. Sono i rappresentanti di due aziende: la genovese Sige impianti industriali e la Sincortone di Trieste. E quattro dirigenti pubblici dell'agenzia: Bruno Soracco, direttore generale, Riccardo Sartori, direttore del settore territorio del Dipartimento di Genova, Gino Vestri il suo predecessore, oggi responsabile dei quattro dipartimenti liguri e Stefano Maggiolo, titolare di quello del capoluogo. L'ipotesi, che lega 23 spunti investigativi frutto di sei mesi di indagini, è che le verifiche ambientali fossero falsate o omesse a vantaggio di aziende pubbliche o private a rischio inquinamento. Di più. Nell'organizzazione dell'agenzia servizi essenziali, come la rete informatica o i corsi di formazione sulla sicurezza dei dipendenti di Arpal, ma anche altre forniture fondamentali, sarebbero stati affidati ad aziende "pilotando" gare pubbliche a vantaggio di soggetti ben precisi e consapevoli dei benefici promessi. Il sospetto è che siano circolate mazzette. Anche se le intercettazioni che hanno dato impulso a questa prima fase di inchiesta, condotta dal sostituto procuratore Paola Calleri, ancora non hanno dato prova di singoli episodi di corruzione.
Il decreto di perquisizione che ha guidato l'azione dei carabinieri passa in rassegna tutti i casi sospetti sui quali sono stati raccolti quintali di carta e memorie informatiche. I casi principali, che in questi anni hanno calamitato l'attenzione non solo degli ambientalisti, sono (oltre alla già citata questione della centrale Enel) quelli della Stoppani di Cogoleto (da cui ha continuato a fluire veleno al cromo nonostante la bonifica fosse in corso); la bonifica dell'area ex Ilva e la destinazione dei terreni a rischio in aree di nuova edificazione come i riempimenti per il nuovo campo da golf di Lerca, sulle alture di Cogoleto; la discarica di Scarpino (si veda l'articolo a fianco, ndr); i controlli di sicurezza in seguito a puntuali episodi di allarme alla Iplom di Busalla, alle aree della società di Spinelli; e le verifiche di sicurezza in ospedali e strutture sanitarie genovesi.
Il presidente della Regione Claudio Burlando: «Ho dato incarico ai miei uffici di approfondire la questione, anche al di là della verità processuale, per la quale - come è noto- bisogna attendere molto. Se necessario interverremo per tutelarci, anche con sospensioni o rimozioni»."

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1 maggio 2010

Delta blue scuro. Un brutto ricordo dal lontano 2010

Da un nostro lettore e collaboratore, sul disastro ecologico nel Golfo del messico



'Ho trovato questo appunto tra vecchie scartoffie, aiutando un amico a rimettere in ordine la soffitta.

"...Mio nonno mi raccontò che, appresa la notizia del disastro, col cuore schiacciato e incapace di proferire parola, montò in macchina e si recò ad osservare la sua amata costa per l'ultima volta. Prima che la marea nera dalla piattaforma arrivasse a deturparla per sempre.
Durante il breve tragitto, alla radio quelli della British Petroleum avevano affermato di prendersi tutta la responsabilità dell'accaduto, e di essere pronti a pagare i costi delle operazioni. Tali parole gli parvero così oltraggiose che un moto di rabbia quasi lo soffocò, e dovette calmarsi per poter proseguire.

Giunse sulle spiagge della sua giovinezza, scattò qualche foto prima che la massa di petrolio fuoriuscita dalla piattaforma esplosa giungesse portata dalle onde. La bellezza del paesaggio quale ancora si mostrava, rendeva la situazione irreale: come poteva essere che di lì a poco tutta la meraviglia che aveva negli occhi sarebbe stata incarcerata nel nero? La testa di una tartaruga di mare rigava lenta la superficie delle acque.

Ma l'odore nell'aria non era già quello del mare che conosceva, e preannunciava l'evento.

Non resistette a lungo in quel luogo, vinse l'impulso a scappare, non poteva sopportare l'idea di veder cancellata una parte della sua vita. Neanche pensava al dopo. Tornato in macchina l'accese, i fumi dello scappamento gli rientrarono dal finestrino. Ma non gli sembrò quello cui era abituato. Era invece troppo simile a quello della massa nera che si avvicinava, e già avvelenava l'aria della costa.

Arrivò un pensiero semplice: lui stesso era responsabile dell'accaduto. Complice senza attenuanti. Il suo stile di vita comportava inevitabilmente rischi del genere. E se ne rendeva conto solo in quel momento. Trovò grottesco che solo le catastrofi potessero rendere consapevoli gli uomini dei tesori che possiedono..."

NB: sulle coste di Biloxi ed altre città vicine si era già abbattuto l'uragano Katrina, NdR

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30 aprile 2010

Disastro ambientale negli USA. La compagnia petrolifera BP: "Il conto lo paghiamo noi"

E' ormai catastrofe ambientale. Dalla piattaforma Deepwater Horizon della British Petroleum (BP), nel Golfo del Messico fuoriesce una quantità enorme di petrolio, e mentre si da' fuoco al petrolio galleggiante, la marea nera è ormai giunta sulle coste della Louisiana, gli abitanti lamentano già un'aria irrespirabile.

No. Non dobbiamo farci anche prendere per il culo. Il conto lo paghiamo noi, lo paga il nostro unico ambiente di vita irreparabilmente danneggiato. Non c'è risarcimento a un danno del genere, le conseguenze saranno macroscopiche per almeno mezzo secolo.

Dalla BP dovrebbero chiedere scusa, pagare, chiedere scusa, tacere e convertire il loro business su energie pulite e non distruttive.

"Il conto lo paghiamo noi": siamo sicuri che un'insolenza del genere, nell'infausta eventualità che si verifichi qualcosa di vagamente simile in Italia, la mostrerebbero personaggi borderline come Scaroni, Tatò, Conti, Testa e le altre facce di bronzo dei potentati energetici che spremono il nostro territorio. Se c'è una differenza magari sta nel fatto che le loro multinazionali non pagherebbero che qualche monetina alle comunità, e qualche altra ai referenti politici.

A loro modo lo fanno già, basti pensare al tema delle compensazioni. Nella loro visione del mondo i danni sanitari e ambientali sono un rischio ragionevole, accettabile.

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29 aprile 2010

J. Cameron, regista di Avatar: "le lobby del petrolio e del carbone investono in DISINFORMAZIONE"

Riprendiamo questo interessante articolo da Ecologiae.com. La fonte originale è treehugger.com

"Il dibattito annoso tra “catastrofisti” e “negazionisti” si sa, spesso è incentrato sulle compagnie petrolifere e quelle del carbone, accusate di star finanziando una campagna di disinformazione per confondere il pubblico sulla scienza del clima. Fino a questo punto, niente di rivoluzionario, come non sorprende il fatto che purtroppo, in molti casi, sembra abbiano successo, come sta avvenendo in Italia ed in altre parti del mondo.

Ed è per questo che è incoraggiante vedere un’elegante figura che trasmette il messaggio della scienza al pubblico con una certa autorevolezza come James Cameron, che ha appena messo questa storia nel suo film campione d’incassi Avatar,il quale ora si schiera in favore degli ambientalisti e ha cominciato una sorta di “tour” televisivo per controbattere alle illazioni di pseudo-scienziati di parte.

Cameron è stato intervistato da CNN International per uno speciale intitolato “Frontiera Terra: il futuro dell’energia”. Al dibattito hanno preso parte anche Mohamed Nasheed, il presidente delle Maldive, e Wu Changhua, direttore del Greater China Director of the Climate Group e altri. Ovviamente però la voce più ascoltata, ed anche più ad effetto, è stata quella del regista americano, grazie anche a frasi come questa:

Quello che vedo negli Stati Uniti è la lobby del petrolio e del carbone spendere enormi cifre di denaro per una campagna di disinformazione che viene utilizzata per screditare le scienze e orientare l’opinione del pubblico lontano dal senso di responsabilità sociale sui cambiamenti climatici.

Ciò che vede negli Stati Uniti è la stessa cosa che tutti noi vediamo anche in Italia, purtroppo. Cameron si è inoltre pronunciato sulla necessità di mettere un prezzo alle emissioni di carbonio, e il danno che i nostri prezzi dei combustibili fossili troppo bassi sta facendo non cambierà fino a quando il prezzo del carbonio non sarà appropriato. Se il costo fissato sarà commisurato ai danni provocati all’ambiente (e per Cameron dovrebbe essere almeno 5 volte in più rispetto ad oggi), si avranno delle conseguenze per l’economia globale e per il cambiamento climatico.

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28 aprile 2010

S. Fermina e S. Tupolev


Nella nostra bella cittadina oggi si festeggia Santa Fermina, ma in questo momento difficile, alcuni sperano piuttosto nell'assistenza del tristemente noto -ma efficace- San Tupolev per certa politicaglia itaGliana.

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Saltafossi e Larghi Intrallazzi

Anche questa è Civitavecchia: le zompe cor muturino a Zampa D'Agnello e le sarte der fosso in Commune. Perello e Gaglione (non è una coppia di comici, purtroppo) passati dal centrosinistra al sostegno alla vergognosa giunta Moscherini, riposizionati nella palude "Gruppo Promiscuo" (aka Misto), seguendo il percorso di altri loschi figuri del passato recente.

Ma chi diavolo ha scelto queste candidature? Chiaro l'imbarazzo di alcuni poiché P&G mettono impietosamente in luce la pochezza della dirigenza che le ha avallate.
Qualcuno chiede le dimissioni, ma purtroppo è solo retorica poiché cosa ci si può attendere da gente che prima si fa eleggere in una coalizione, e poi dopo aver preso i voti si sposta dove più gli fa comodo? Ah, ma è nell'interesse della città: avevate qualche dubbio?

NB: date un'occhiata qua, come si lavora seriamente dentro l'Aula Pucci.

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"Non daremo tregua all'Enel dell'amianto e degli infortuni"

Pregevole articolo di Simona Ricotti su Liberazione. Riportato di seguito.

"Civitavecchia, poco più di 50.000 abitanti, 71 Km2 di territorio.
Due centrali termoelettriche (ma fino a pochi anni fa erano tre) per un totale di 3500 MW di potenza installata, 110 Km di elettrodotti, un porto tra i più grandi del Mediterraneo, un cementificio, una boa petrolifera posta al largo del porto, sei depositi costieri per oli minerali di cui quattro sottoposti a direttiva Seveso, un centro chimico militare per lo smaltimento delle armi chimiche della prima guerra mondiale ( in particolare iprite) e al cui interno vi è lo stoccaggio dell’arsenico utilizzato per inertizzare quest’ultime; due discariche per RSU in fase di post mortem, una in fase di esaurimento, due discariche per rifiuti speciali e pericolosi ed infine, a pochi Km di distanza, la centrale di Montalto di Castro, in odore di riconversione nucleare.
Un territorio dove il mare non è balneabile, l’acqua è in deroga per superamento dei parametri di arsenico, fluoruro, vanadio e selenio da oltre tre anni, dove le percentuali di mortalità e morbilità per neoplasie all’apparato respiratorio, per leucemie e linfomi e quant’altro sono al di sopra delle medie regionali e nazionali e dove, a fronte del ricatto occupazionale utilizzato per sponsorizzare questi impianti veleniferi, la disoccupazione supera il 20 %.
Sono sufficienti questi pochi dati per comprendere che il volto del conflitto su questo territorio è, nel contempo, quello della devastazione ambientale e della crisi occupazionale, di una comunità, condannata a logorarsi al proprio interno, considerata variabile dipendente dei bilanci aziendali delle varie lobby agenti sul territorio, prima fra tutte l’ENEL.
Narrare dei conflitti a Civitavecchia significa narrare la storia di una colonizzazione lunga anni, la storia di un territorio artatamente e metodicamente preparato ad essere aggredito, privato della sua anima e del suo futuro, inquinato nelle coscienze prima ancora che nelle sue risorse naturali, significa narrare dell’inerzia, quando non subalternità, delle istituzioni, Comune in testa, ma anche dell’intero ceto politico del comprensorio, che ha consentito che ciò avvenisse, abbagliato dai milioni di euro per compensazioni ambientali riversati nelle casse dei comuni.
Oggi Civitavecchia piange Sergio, come precedentemente ha pianto Michele ed Ivan, ma Civitavecchia rischia di diventare un territorio rinchiuso nel suo dolore e nelle sue contraddizioni e di non trovare più l’orgoglio di pretendere rispetto nemmeno quando deve salvaguardare i propri figli accettando silente che, dopo l’altisonante annuncio del sindaco Moscherini della chiusura per quindici giorni dell’impianto di Torrevaldaliga Nord, questo venisse riaperto dopo poco più di 72 ore dopo, tempo certo non sufficiente né a verificare a fondo, né tantomeno a ristabilire le condizioni di sicurezza.
Gli occhi dei lavoratori velati di lacrime al funerale di Sergio, offuscati da rabbia mista a rassegnazione narravano della loro paura che tutto tornerà a girare come prima, in quel cantiere della morte, e che le loro vite continueranno ad essere sacrificabili sull’altare della ricerca smodata di profitto.
Dubbi non certo infondati visto il silenzio assordante delle istituzioni, primo fra tutti il Comune di Civitavecchia, sulle tante irregolarità rilevate in quella centrale.
Nulla sulle reiterate denunce dei sindacati e dei lavoratori che, a più riprese, e da svariato tempo, avevano espresso le proprie preoccupazioni riguardo la sicurezza, legate ai serrati ritmi lavorativi imposti e alla sovrapposizione di operazioni lavorative di diverso genere, oltre al non controllo di maestranze fortemente variabili e precarizzate, nella totale latitanza dell’Enel che, in qualità di committente, avrebbe dovuto garantire l’andamento in sicurezza del cantiere.
Nulla sulle inquietanti nubi, a volte rosse a volte bianche , che si alzano dalla centrale e che Enel, con arroganza offensiva, si affretta ad assicurare essere composta, a seconda dei casi, di ruggine o vapore acqueo e comunque confinata (sic!) nell’area di cantiere, come se, peraltro fosse normale che cittadini e lavoratori del cantiere siano costretti a respirare aria satura di ruggine!
Nulla sul rumore sordo e continuo che da tutte le parti della città stanno lamentando.
Nulla sui rifiuti pericolosi accatastati all’aria aperta e sulla gestione ed accatastamento delle ceneri a cielo aperto (ma che il progetto prevede debbano essere trattate in impianti sigillati e depressurizzati) denunciate dal Movimento con video girati dai lavoratori e consegnati anonimamente allo stesso, che hanno condotto la Procura della Repubblica a sequestrare diverse aree del cantiere.
Nulla sulle diverse deroghe ai limiti emissivi e alla gestione dei materiali pulverulenti richieste da ENEL al Ministero dell’ambiente; deroghe, che è bene specificarlo, non costituiscono solo un fatto nominale ma una ulteriore immissione di inquinanti nell’atmosfera con relative ricadute sulla salute.
Nulla, infine, sul fatto che l’impianto di Torrevaldaliga Nord sia in esercizio in assenza di autorizzazione, motivo per il quale, a seguito della denuncia del Movimento, è stato avviato un procedimento che ha condotto il procuratore Capo Gianfranco Amendola a richiedere il sequestro dell’impianto successivamente rigettato dal Giudice per le Indagini Preliminari Giorgianni e che, dopo una prima richiesta di archiviazione ed una nostra opposizione alla stessa, è ancora in itinere.
Oggi, nel piangere Sergio, tutto il territorio sì è trovato unito nel dolore, superando quella contrapposizione tra lavoratori e popolazione contraria alla riconversione a carbone che ha costituito il nodo della lacerazione del tessuto sociale cittadino negli anni scorsi, e non permetteremo che la storia, grazie alla miopia dei sindacati, si ripeta con la vicenda del IV gruppo della centrale di Torrevaldaliga Sud, limitrofa a quella a carbone di Torrevaldaliga nord.
Un gruppo obsoleto di 320 Mw, zeppo di amianto, la cui tecnologia risale al 1973, attiguo a due gruppi turbogas da 1200 Mw, e che Tirreno Power, che ne è proprietario, vorrebbe in prima istanza trasformare da “riserva fredda” a “ciclo continuo” e successivamente, come dimostrano le ricerche di mercato effettuate dal gestore, riconvertire a carbone e di cui il Movimento No Coke, stranamente coadiuvato dal Comune di Civitavecchia, ha richiesto ed ottenuto, anche se per ora solo in conferenza dei servizi, la dismissione.
Una nuova battaglia, quindi, che si affianca a quella contro il carbone a Torrevaldaliga Nord che certo non abbandoneremo nemmeno quando l’impianto andrà totalmente a regime perché, è bene ricordarlo, ogni ora in meno di funzionamento di quella centrale corrisponde a 6.300.000 (seimilionitrecentomila) mc di emissioni in meno immessi nell’atmosfera.
La lotta del movimento No Coke, e più in generale quella delle popolazioni dell’Alto Lazio, è una lotta di legittima difesa: difesa della salute e dell’ambiente, del futuro dei nostri figli e dell’economia dei nostri territori, delle condizioni di lavoro dei nostri figli/fratelli/mariti che in quel maledetto cantiere lavorano, difesa della vita.
All’Enel dell’amianto, degli appalti al massimo ribasso, dei cantieri dove insistono decine di contratti diversi nella quasi totalità caratterizzati dal massimo della precarietà e della flessibilità, all’Enel degli infortuni negati o considerati “accidentalità assoluta” e alla classe politica , sua degna “promoter”, non daremo tregua.
Non vogliamo ma, soprattutto, non possiamo.

Simona Ricotti
Movimento No Coke Alto Lazio

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27 aprile 2010

Per i pochi che ci speculano, il carbone è strategico

Nonostante il grande potenziale di sviluppo che potrebbe avere l'eolico in Sardegna, si continua a investire sul carbone.
"Fiume Santo: ok del Ministero per il nuovo gruppo a carbone."
Fonte: Unione Sarda

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"La gestione integrata dei rifiuti urbani: analisi economica di scenari alternativi"

Per tutti gli amanti degli inceneritori: "La gestione integrata dei rifiuti urbani: analisi economica di scenari alternativi" (Unibocconi.it)

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Marzia Marzoli sul servizio di gestione dei rifiuti a Tarquinia

Ancora aumenti della tariffa sui rifiuti,a carico delle famiglie e delle aziende di Tarquinia,ancora preoccupazioni sul servizio di gestione dei rifiuti.

Il consiglio comunale del 26 Aprile approva con i voti della maggioranza il piano finanziario della gestione dei rifiuti per il 2010,per una cifra da capogiro di € 3.248.894,00,con un evidente aumento dei costi,che per effetto del sistema della TARIFFA (tia) saranno addebbitate sulle bollette dei cittadini.

L’aumento viene imputato dalla presa d’atto della sentenza della Corte Costituzionale n. 238 / 2009, con cui è stata sancita la natura tributaria della tariffa di igiene ambientale (TIA) prevista dall’art. 49 del decreto legislativo n. 22/1997 con conseguenze sulla gestione ed in particolare sulla non applicabilità dell’iva alla Tia.

Ma l’aumento non dipenderà solo dal mancato gettito dell’iva della fascia delle utenze domestiche,ma ai costi riferiti alla raccolta differenziata.

CGD - Costi di gestione della raccolta differeziata: € 511.726,71

La domanda sorge spontanea,la raccolta differenziata fatta finora dalla raccolta con le campane sulla strada,quanto ha fruttato? Dove sono i ricavi della raccolta differenziata?

Sul piano presentato non vi è neache una voce che riguarda le entrate per i materiali riciclabili che i cittadini di Tarquinia con fatica conferiscono negli appositi contenitori,spesso lontani dalle proprie case.

Ma che paese è mai il nostro dove la raccolta differenziata è solo un costo,dove i materiali riciclabili sono un onere,dove non si raccoglie l’alluminio,materiale prezioso e ricercatissimo,visto che in natura è in esaurimento!.

Ma che paese è il nostro,dove gli utenti non possono fare il compostaggio domestico,se non hanno un giardino di almeno 25 metri (vedi regolamento sul sito del comune),quando sanno tutti che l’umido contenuto nei rifiuti vale almeno il 30% del peso totale.

Visti i costi del conferimento in discarica di circa € 90.00 a tonnellata,quanto si poteva risparmiare se fosse stata attivato un incentivo sul compostaggio?.

Ma perché tanta inefficenza?

A seguito dell’espletamento della gara ad evidenza pubblica,è stato aggiudicato in via definitiva l’appalto di durata quinquennale all’ATI Aimeri Ambiente – Lanzi O. di Lanzi Dante & C per l’importo complessivo di € 9.495.000,00 oltre IVA al 10% con decorrenza 01/04/2010,l’allegato Piano Finanziario anno 2010 predisposto dagli uffici comunali, i relativi costi previsti della gestione dei rifiuti urbani e assimilati, con un costo annuale pari ad € 3.248.894,00.

Dunque troviamo già la sorpresa di un aumento annuale di quasi € 1500000.00,che pagheranno cittadini ed aziende di Tarquinia.

Serve competenza e volontà di fare esempi positivi sulla questione rifiuti.

Dal consiglio comunale sono emerse inoltre due temi pericolosi,uno riguardante l’ammiccamento del sindaco Mazzola al sistema ARROW BIO sponsorizzato dal sindaco di Civitavecchia,il quale ignorando l’inutilità del sistema ne decantava gli aspetti ambientali.

ARROW BIO è un sistema non ecologico e non attuabile perché spreca ulteriori risorse,quale la preziosissima acqua,non risolve il problema delle discariche perché 1/3 del processo è residuo ed in ultimo,cosa gravissima non prevede la raccolta differenziata.

Renato Bacciardi in veste di consigliere,parlando dell’importanza della raccolta differenziata ,ha introdotto il secondo tema pericoloso: “la riapertura della discarica di Tarquinia”.

Ma che c’azzecca il riciclo delle materie prime con la discarica,che è una tomba per i materiali conferiti?

;quanta confusione procura la totale mancanza di informazioni sul tema rifiuti.

L’unico futuro percorribile è quello dei RIFIUTI ZERO.

Si cerchino le informazioni in tutte le lingue del mondo,un suggerimento,www.rifiutizero.org www.comunivirtuosi.org www.zerowaste.org

Gli amministratori dovrebbero studiare la materia complessa dei rifiuti prima di esprimersi in pubblico.

Non si racconti la palla che a Tarquinia inizierà la raccolta differenziata PAP (porta a porta) come ad un evento miracoloso,in Italia a Capannori sono arrivati al 90% della raccolta differenziata e i cittadini ma pagano quasi nulla la tariffa.

Il dunque è questo,senza incentivi la raccolta PAP sarà un perfetto flop,i cittadini per fare un grande lavoro dovranno poter risparmiare sulla bolletta.

Oppure si vuole addebitare il costo della raccolta differenziata ancora una volta sulle spalle di tutti i cittadini?

Un buon consiglio,invece di andare a ripetizioni dal sindaco di Civitavecchia,si vada piuttosto a prendere lezioni dai sindaci che aderiscono al gruppo dei COMUNI VIRTUOSI,parola sconosciuta agli amministratori del nostro comprensorio.

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