Da greenreport.it
Il sindaco di Piombino all'Enel: «Impraticabile la riconversione a carbone di Tor del Sale»
Durante l'assemblea annuale di Confindustria tenutasi ieri a Livorno (vedi link a fondo pagina), il vicepresidente di Enel Produzioni, l'ingegner Leonardo Arrighi, ha individuato nel carbone la possibile fonte per alimentare la centrale di Torre del Sale, escludendo di fatto ogni altra possibile riconversione, auspicata invece da associazioni ambientaliste e da alcuni politici locali, che da anni vorrebbero un passaggio dall'olio combustibile al metano, senza peraltro tentare di forzare la mano all'Enel, sia per la centrale di Tor del Sale a Piombino, sia per quella del Marzocco a Livorno (nella foto).
«Dopo le dichiarazioni rilasciate dal vicepresidente Arrighi durante la tavola rotonda dedicata all'energia - interviene oggi il sindaco di Piombino Gianni Anselmi - mi preme ribadire che le nostre posizioni sul futuro dell'impianto sono ben note. Enel sa bene che l'ipotesi del carbone è impraticabile sul nostro territorio ed è già stata respinta ripetutamente dalle amministrazioni locali».
Il sindaco piombinese dunque, rivendica la necessità di salvaguardare la valenza turistica della val di Cornia. «Siamo sulla Costa Est, un'area di pregio che abbiamo valorizzato in questi anni - continua Anselmi - Vogliamo continuare in questa direzione imprimendo anzi un'ulteriore svolta ambientale, con investimenti nell'innovazione tecnologica e nelle energie rinnovabili».
22 settembre 2010
Piombino: enel pensa al carbone
TVN: si allarga l'indagine della Procura
Riportiamo da BiGnotizie.it
"Si allarga l'indagine sulla centrale di Torre Valdaliga Nord. La procura eseguirà controlli anche su tutte quelle prescrizioni che fanno parte del piano di monitoraggio e controllo, nella relazione tecnica del progetto preliminare e nei chiarimenti ed integrazioni di Enel al Ministero dell'Ambiente.
Oltre a queste, controlli verranno effettuati anche sui punti inseriti nella convenzione tra Enel e palazzo del Pincio. Tra queste c'è anche quella relativa alla realizzazione del bosco a ridosso della centrale, di cui si è parlato molto in questo ultimo periodo nel panorama politico cittadino.
Nel frattempo prosegue anche il lavoro dei due ingegneri, nominati dalla procura, che dovranno relazionare su tutta una serie di inadempienze, quelle peraltro evidenziate dai sopralluoghi dei carabinieri del Noe soprattutto sullo scarico del carbone in banchina e sulle dispersione dai carbonili, i famosi dome A e B."
Torre Valdaliga Nord: il Ministero dello Sviluppo Economico diffida enel
Riportiamo da BiGnotizie.it
"Il Ministero dello Sviluppo Economico, Dipartimento per l'Energia, a firma del direttore generale Rosaria Romano, ha inviato una lettera all'Enel produzione, al Ministero dell'Ambiente, alla Spresal (Servizio prevenzione e sicurezza in ambienti di lavoro) della Asl di Civitavecchia e, per conoscenza, alla procura locale, dove segnala una serie di inadempienze relativamente alla centrale a carbone di Torre Valdaliga Nord.
E sono violazioni pesanti, come emerso dopo che i carabinieri del nucleo operativo ecologico di Roma (NOE), hanno eseguito dei sopralluoghi il 31 maggio, il 9 giugno ed il 15 luglio dell'anno in corso, su incarico della procura della Repubblica di Civitavecchia. Tutte inadempienze che, come dice il documento, non rispettano "le prescrizioni contenute nei provvedimenti autorizzativi".
Ecco quali sono: "il sistema di trasferimento del carbone, non realizzato interamente in depressione, con particolare riferimento alla sezione destinata al caricamento del carbone in banchina. La dispersione di polvere di carbone durante le operazioni di caricamento dalla nave, con ricadute sul molo, sulla nave e sulle attrezzature (e probabilmente in mare). Il fatto costituisce criticità sotto il profilo ambientale e per la salute dei lavoratori. Nei carbonili (Dome A e B) l'assenza di un impianto di ventilazione forzata con sistema filtrante potrebbe non assicurare la captazione/abbattimento delle polveri. Non è esclusa inoltre la fuoriuscita di polvere dall'apertura sommitale e da quelle poste alla base. Nei capannoni destinati allo stoccaggio del gesso e del calcare, l'assenza di un impianto di ventilazione forzata con sistema filtrante potrebbe non assicurare la captazione/abbattimento delle polveri. Non è esclusa inoltre la fuoriuscita di polvere dalle aperture e dalle serrande d'ingresso. Nel maggio 2010 la procedura di prelievo delle aliquote di carbone è stata eseguita con modalità diverse da quelle previste. Nell'area per ricovero carbone in emergenza sono risultati presenti cumuli di cenere pesanti". Il Ministero aggiunge inoltre che "è stato consentito ad un lavoratore di operare con pala meccanica nel capannone del gesso, ossia in ambiente chiuso e con mezzo a motore privo di captazione dei fumi di scarico. In tema di qualità dell'aria, con riferimento al piano di risanamento della qualità dell'aria della regione Lazio, è stato infine verificato che è stato utilizzato carbone con contenuto di zolfo superiore allo 0,3%, contrariamente alle norme tecniche di attuazione del piano di risanamento della qualità dell'aria del Lazio".
Il Ministero dunque, diffida l'Enel dal proseguire tutte queste attività "senza l'ottemperanza immediata delle disposizioni previste", mentre per quel che riguarda i carbonili "entro 15 giorni dalla presente (la lettera è del 17 settembre 2010) dovranno essere fornite al ministero ampie e dettagliate indicazioni che dimostrino l'adeguatezza del sistema di circolazione dell'aria e una valutazione inerente la possibile emissione nell'ambiente di polvere di carbone". Quindi conclude riservandosi di "trasmettere apposita segnalazione al sindaco di Civitavecchia, qualora a seguito degli accertamenti si configurino gli estremi di una situazione di pericolo o di danno per la salute".
A quel punto spetterà a Moscherini decidere il da farsi, in quanto in base alla convenzione firmata con l'Enel, il sindaco ha il potere di decidere di fermare la centrale qualora non siano rispettate le prescrizioni sull'inquinamento ambientale e sulla salute pubblica, come si evince piuttosto chiaramente dal documento del ministero.
Fuoriuscite di carbone dal nastro trasportatore di TVN, indagine della procura in corso.
Riportiamo da BigNotizie.it
La procura della Repubblica di Civitavecchia ha aperto un fascicolo sulla fuoriuscita di carbone a Torre Valdaliga Nord. E' in corso infatti una perizia tecnica che stanno eseguendo già da tempo due ingegneri, incaricati dalla stessa magistratura inquirente.
I sopralluoghi dei carabinieri del Noe infatti, sono stati effettuati su incarico della procura dopo l'apertura dell'indagine. Gli stessi militari hanno poi presentato la relazione del proprio lavoro, con tanto di foto che dimostrano in modo del tutto evidente la presenza della polvere di carbone sulle banchine e in altre zone dentro la centrale. Sulla base di quella relazione, la magistratura inquirente ha poi informato il Ministero dello Sviluppo Economico, che venerdì scorso ha inviato la lettera all'Enel Produzione.
Di seguito il documento completo del Ministero dello Sviluppo Economico:
"Ecomostri aperti" a Rossano calabro
Intrattenimento a 360° (celsius) per il popolo (bue) rossanese nell'ennesima inziativa "centrali aperte" di enel fissata per il prossimo 25 settembre, in cui ricorre la festività di San Nilo. Risponde con un comunicato stampa il Comitato per la difesa e lo sviuppo della Sibaritide
"Scherza con i fanti e lascia stare i Santi. Ecomostri aperti"
ENEL pronta ad approfittare del culto dei Santi.
San Nilo, maestro di preghiera e di cultura, figura grande ed emblematica del movimento monacale italo-greco; Santo venerato dalla Chiesa Cattolica e da quella Ortodossa, verrà celebrato nei prossimi giorni con esaltanti e solenni riti religiosi.
San Nilo, però è stato messo al servizio dei cinici mercanti di economia sterile, auto distruttiva e decivilizzante.
Diciamo NO ai bassi fini dell’ENEL legati a visite teleguidate alla Centrale di Rossano ovvero all’ecomostro da 2 milioni di metri cubi, nel nome di San Nilo, Patrono di Rossano, oltretutto con eventi di basso profilo, mediante i quali si vogliono attirare, in un tragico inganno, folle ingenue, disorientate e disorientabili in quanto afflitte dal bisogno o dalla cupidigia.
Diciamo NO ai progetti dell’ENEL che in 40 anni di lauti profitti sull’energia, non si è mai curata dei nostri bisogni. Niente per la Jonica (la strada della morte). Niente per l’Aeroporto. Niente per le ferrovie. Niente, o poco, persino per la fatiscente rete locale di distribuzione di energia elettrica.
Molto, invece, per l’inquinamento.
NO AL CARBONE.
IL SEGRETARIO Ing. Pierluigi Colletti
IL PRESIDENTE Avv. Amerigo Minnicelli
10/10/10: festa planetaria per salvare il clima
Fonte: rinnovabili.it
"La data è di quelle che qualcuno potrebbe avere già scelto per convolare a nozze o tentare una scommessa fortunata alla lotteria, come accadde l’8 agosto del 2008. Invece per il 10/10/10 c’è già qualcuno che ha organizzato una vero e proprio “party di lavoro” ma con altissime finalità: salvare il pianeta con azioni concrete. Una data, quella del 10 ottobre di quest’anno, che sarà ricordata in tutto il mondo come la giornata del Global Work Party, il giorno in cui poter lavorare per il pianeta. L’iniziativa di scegliere una giornata in cui gli abitanti di 150 nazioni della terra potranno compiere diverse attività per la salvaguardia del pianeta e per la lotta ai cambiamenti climatici è stata di 350.org, una campagna internazionale messa in piedi dall’ambientalista usa Bill McKibben, che si propone di ridurre la concentrazione di CO2 nell’atmosfera.
Il Global Work Party del mese prossimo ha già ricevuto il sostegno di molti capi di stato, come il presidente delle Maldive Mohamed Nasheed, e soprattutto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Anche il Segretario Generale dell’Onu, Ban Ki Moon, infatti ha appoggiato un’iniziativa che, stando a quello che hanno dichiarato gli organizzatori “potrebbe trasformarsi nell’evento più grande della storia in termini di attività “pratiche” che potranno essere messe in campo per contrastare i cambiamenti climatici”.
La campagna di 350.org è stata pensata per raggiungere tutti gli angoli del pianeta e per questo è stata veicolata principalmente sul web come ha sottolineato Jamie Henn, cofondatore di 350.org: “Questa campagna sarebbe impossibile senza internet. Noi usiamo il web per coordinare tutti gli eventi. Attraverso Skype chiamo in Cambogia, con i colleghi in Kenya ci aggiorniamo tramite email e grazie alle foto digitali posso vedere, ad esempio, i risultati di un evento fatto in Brasile”.
Sul sito di 350.org, è possibile registrarsi e consultare la mappa, nazione per nazione, delle attività che verranno svolte il 10/10/10. La macchina organizzativa conta già sull’allestimento di migliaia di feste lavoro nelle 150 nazioni che hanno aderito. Gruppi di studenti in Zimbabwe, ad esempio, installeranno pannelli solari in un ospedale, mentre in Pakistan saranno organizzati seminari sull’energia del sole. Per la giornata del 10 ottobre saranno in prima fila anche piccoli gruppi di giovani come ad esempio in Nepal, e allo stesso tempo anche grandi istituzioni internazionali come Greenpeace. E per chi non dovesse avere idee “abbastanza green” per mettersi a lavoro il prossimo 10 ottobre, gli organizzatori del Global Work Party hanno pensato di mettere a disposizione alcune idee da cui prendere spunto: dall’istallazione di pannelli fotovoltaici alla piantumazione di alberi e piante nel proprio giardino o in quello della propria azienda.
NDR: Per saperne di più sulla base scientifica dell'iniziativa, vedi qui: http://www.350.org/about/science
21 settembre 2010
I costi del carbone a Vado
Il Fatto Quotidiano si occupa del progetto di ampliamento della centrale a carbone di Vado Ligure (Savona), riportiamo l'articolo:
“La centrale a carbone di Vado Ligure costerà 142 milioni di euro e oltre tremila morti”
“Costi sociali per 142 milioni di euro e 3.380 morti premature in 30 anni di funzionamento del sito”. E’ da brivido la denuncia dei medici Virginio Fadda (biologo) e Agostino Torcello (pneumologo), dell’associazione ambientalista Moda di Savona. Secondo Moda se la regione Liguria nei prossimi giorni deciderà di dare il via libera all’ampliamento della centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure (Savona), controllata dalla Sorgenia di Carlo De Benedetti, i cittadini pagheranno un prezzo altissimo. Il loro studio si aggiunge alle polemiche nate nel mese di agosto: dieci domande scomode che personalità della cultura, della medicina e della politica, insieme a comitati savonesi e comuni avevano rivolto all’editore di Repubblica.
Ma quali dati si basa l’apocalittica previsione dei comitati ambientalisti? Il Moda ha paragonato le emissioni della Tirreno Power con quelle della centrale a carbone di Sempra Twin Oaks 3 in Texas (Stati Uniti) e ha fatto la stima sulla base di uno studio condotto dal Public citizens Texas office and the Sustainable energy and economic development coalition. Dal canto suo Tirreno Power replica in maniera netta: “Sono affermazioni alle quali non possiamo rispondere perchè analoghe ad un contesto diverso. Sono posizioni assolutamente estremiste al limite del procurato allarme e non sono da prendere in considerazione. Noi rispondiamo con i nostri dati ambientali perchè una centrale esercita la propria attività all’interno di un contesto normativo stringente”
“Non sono una nostra invenzione questi numeri”, spiegano Fadda e Torcello. “Le nostre stime sono state fatte attraverso i parametri della Commissione Extern dell’Unione Europea in base alla produzione media di emissioni degli ultimi anni e anche per la mortalità le stime sono prudenti perchè viene considerata una zona del Texas con una popolazione notevolmente inferiore a quella di Savona”. Per le associazioni ambientaliste è questo il motivo che spiega il basso prezzo del carbone: costa poco finchè non si considerano tutti i costi esterni.
E con gli stessi parametri l’associazione ha calcolato anche i costi totali in rapporto alla emissioni: 36,5 milioni di euro all’anno per danni alla salute, alle coltivazioni, alle cose e 106 per i cambiamenti climatici, per un conto da oltre 142 milioni di euro. Numeri che stabiliscono una relazione tra l’uso del carbone per generare energia e il suo impatto sulla salute. Perchè qui nei centri abitati più vicini alla centrale il tasso di mortalità aumenta con la vicinanza all’impianto. Sotto esame le patologie come ictus, cancro ai polmoni, alle corde vocali e infarti che superano pericolosamente la media nazionale. Questi sono i dati correlati alle dieci domande rimbalzate in rete e sui giornali locali.
I documenti e gli studi raccolti da biologi e medici dei comitati Moda, Uniti per la salute e dall’Ordine dei medici di Savona descrivono un territorio compromesso dal punto di vista ambientale e della salute pubblica e lasciano molti dubbi sulla volontà della proprietà di investire e ridurre l’inquinamento.
E stabiliscono una correlazione tra le sostanze emesse in atmosfera, come ossidi di azoto e anidride solforosa, e le morti causate. Perchè per tutti i cittadini locali la centrale è un incubo ricorrente perchè responsabile di emissioni che provocano gravi danni alla salute. E la nuova unità alimentata a carbone da 480 Megawatt è altra benzina sul fuoco delle polemiche per abitanti che vivono a poche centinaia di metri dalle ciminiere.
“E’ assodato che l’inquinamento da centrale a carbone produce sempre malattie e morti- commenta Paolo Franceschi, pneumologo ed esperto di salute e ambiente per l’Ordine dei medici di Savona -. E l’incidenza di tumori alle corde vocali, al polmone, alla vescica e altre patologie vascolari, aumentano drammaticamente quanto più ci si avvicina ad una di queste centrali”.
Gli effetti sulla salute ricadono principalmente su cittadini che risiedono entro i 50 chilometri da un sito alimentato a carbone.
Nel periodo 1999-2004 il tasso standardizzato di mortalità per tumori all’anno è maggiore nella provicia savonese: 273 decessi (uomini) ogni centomila abitanti contro i 240 della media nazionale. Le aree in cui la mortalità per tumore è aumentata corrispondono a quelle maggiormente inquinate con picchi per i maschi a Quiliano (287.8) e Vado Ligure (326.9), i due comuni più vicini alla centrale. Ancora maggiore la discrepanza tra i dati nazionali e la provincia di Savona per la popolazione femminile: rispettivamente 140 e 199. E sempre a Vado si arriva addirittura a 211.9. Anche gli ictus sono aumentati rispetto alla media regionale con un eccesso di mortalità standardizzata del 36,8% fra i maschi e del 22,6% tra le femmine.
Ma c’è di più. Franceschi è anche il medico che ha redatto la perizia (commissionata dal Comune di Spotorno) per il progetto di ampliamento della centrale di Vado dal punto di vista degli “aspetti sanitari e ambientali correlari alla salute umana”.
Un dubbio è condiviso da medici ed ambientalisti: per risparmiare si apportano solo miglioramenti marginali per l’uso di un combustibile che appartiene alla storia dell’800. Nella perizia si sottolinea che Tirreno Power nel calcolo delle emissioni non prende in considerazione l’inquinamento da polveri sottili secondarie, che costituiscono la stragrande maggioranza delle pericolose Pm 2.5 (particolato fine considerato una delle sostanze più pericolose per i polmoni).
I dati della perizia raccontano una versione precisa: contando anche le polveri sottili secondarie si avrebbe una maggiore emissione, rispetto a quelle dichiarate, del 3000 per cento passando da 158 tonnellate all’anno a 4876.
Da parte di Tirreno Power però nessun dubbio: si avanti con il progetto. E dopo l’ok del Ministero dell’Ambiente all’ampliamento ora il pallino è in mano alla Regione Liguria che nei prossimi giorni esprimerà il suo parere.
“Non abbiamo risposto alle domande – dichiara Tirreno Power – perchè sono domande a cui non è possibile rispondere”. La linea è dialogare con le istituzioni perchè c’è la disponibilità di investire 150 milioni di euro per interventi di miglioramento e aumento della potenza prodotta nell’impianto. Ma ad una condizione: “Vogliamo un ritorno economico” dichiara la proprietà.
di Curzio Rosso
18 settembre 2010
L'autorizzazione a un sito energetico si decide tra poteri forti
Fonte: "Tatò al processo: “Berlusconi promise a Blair via libera al rigassificatore”" via No al carbone Brindisi
"BRINDISI – Il primo ministro inglese Blair voleva che si facesse il rigassificatore a Brindisi e il presidente del consiglio Berlusconi si era impegnato personalmente a che la richiesta del collega inglese andasse a buon fine. L’ha detto nella tarda mattinata odierna Francesco Tatò, amministratore delegato dell’Enel (voluto da Romano Prodi) dal 1996 al 2002, deponendo in qualità di testimone nel processo per le mazzette pagate dalla British Gas per realizzare in fretta e furia, senza la Valutazione di impatto ambientale, il rigassificatore a Capo Bianco, nel porto esterno di Brindisi.
Tatò ha fatto queste affermazioni rispondendo alle domande del sostituto procuratore Giuseppe De Nozza, pubblica accusa nel processo che si sta svolgendo dinanzi al collegio presieduto da Giuseppe Licci. A Fare queste rivelazioni a Tatò fu l’allora ambasciatore inglese in Italia. Tatò ha ricordato che, stando a quanto gli aveva riferito l’ambasciatore, Berlusconi aveva garantito che non ci sarebbero stati ostacoli nel realizzare a Brindisi l’impianto. “Era un pensiero strettamente personale – ha commentato Tatò –: io ritenevo che fare il rigassificatore a Brindisi fosse un’assurdità perché nel territorio c’erano già due centrali a carbone e un petrolchimico”.
L’interrogatorio è proseguito sui contatti tra Enel e British Gas, unite poi nella costituzione e nella partnership in Brindisi Lng. “Durante la mia presidenza all’Enel – ha ricordato – fu avviato solo un primo contatto. Dissi ai vertici di British Gas che Enel sarebbe stata disponibile a rinunciare al progetto di rigassificatore da realizzare a Taranto a patto che la Bg avesse favorito l’Enel nella distribuzione del gas in Inghilterra”. Ma su questo fronte, stando a quanto riferito da Tatò, la British Gas nicchiò, quasi non volesse prendere impegni.
L’onere economico dell’Enel per l’operazione rigassificatore a Brindisi fu enorme. Non ha fatto cifre. Ha detto: “Dovete pensare che il costo fu pari ai costi per la progettazione dei rigassificatori a Taranto, Trieste e Savona”. Nulla, invece, ha potuto dire Tatò sui motivi che hanno successivamente portato l’Enel a scendere dalla barca del rigassificatore a Brindisi.
Subito dopo Tatò è stato sentito Lorenzo Bronzi, amministratore delegato di Enel Ftl e direttore generale di Enel Trade. Lui sottoscrisse l’accordo con la multinazionale inglese. Al tribunale, rispondendo alla domanda del pm, ha detto: “L’Enel valutò i pro ed i contro. I contro di questa iniziativa erano il rischio che l’arrivo del metano in prossimità della centrale di Cerano costringesse l’Enel ad approvvigionarsi con questo combustibile, aggravando i costi per l’azienda avendo la necessità di procedere alle modifiche del ciclo produttivo. Ritenevamo che i brindisini ci avrebbero chiesto l’utilizzo del metano al posto del carbone. Io lo evidenziai assieme ad altri di cui non ricordo i nomi”. Nel 2004 l’Enel abbandonò il progetto. Come mai? ha chiesto De Nozza. “Non lo so – ha risposto -, ma posso immaginare che sia accaduto a seguito delle grane che si sono sviluppate a livello locale”.
Ennio Fano, responsabile delle Politiche ambientali dell’Enel, in proposito a spiegato: “L’interesse venne meno nell’inverno del 2002. Rammento che in quei mesi sollecitai altri incontri, conferenze di servizio, interventi necessari all’iter, interloquendo con Gilberto Dialuce del ministero delle Attività produttive. Ricevetti solo rinvii perché sosteneva che la Regione Puglia non dava la disponibilità ad una data per gli incontri”.
Massimo Romano, altro dirigente Enel, ha spiegato il motivo per cui la sua azienda, che aveva in progetto la realizzazione di un rigassificatore a Taranto, si spostò su Brindisi. “In particolare la Regione Puglia ebbe a rappresentarci che c’era una preferenza per Brindisi. Credo per motivi tecnici ma anche per volere delle istituzioni locali”. Ed a proposito della Regione Puglia ha detto: “L’interesse a farlo a Brindisi era del presidente della Regione, Raffaele Fitto”. L’udienza è stata aggiornata all’8 ottobre.Oltre ad Antonino sono imputati Franco Fassio, ex consigliere e amministratore delegato della Bg, Luca Scagliarini (all’epoca uomo ombra di Antonino, poi hanno litigato e le strade si sono divise), Fabio Fontana, Gianluca Rabitti, Antonio Manca, Mario Lorenzo Ravedati, Donato Caiulo, Alfonso Gallo, Armando de Azevedo Henriques, Giorgio Battistini, Stephen John Ricketts, David James Robottom e Gilberto Dialuce.
Già chiusa per prescrizione, invece, la posizione di Yvonne Barton, nativa di Manchester, tra il 1998 e il 2003 a capo della British Gas poi diventata Brindisi Lng, principale imputato in questo processo in quanto sarebbe stata lei a pagare la maggior parte delle mazzette ad Antonino. La posizione della Barton per un difetto procedurale, era stata stralciate e non è mai arrivata dinanzi al collegio. Il gup Valerio Fracassi dichiarò prescritti i reati contestati poiché arrivavano al 2002, per cui i sette anni e mezzo per la prescrizione erano già maturati. Parti civili sono costituiti il Comune di Brindisi, la Provincia, la Regione Puglia, Italia Nostra, Wwf, Legambiente e l’Autorità portuale.
17 settembre 2010
CCS, crociata criminale in arrivo. A nostre spese, naturalmente.
AMBIENTE: WEC-AIEE-AIDIC,IL 25 CONVEGNO SU CATTURA/STOCCAGGIO CO2
L'attuale modello di sviluppo ci sta mettendo in guai seri, ma il potere che lo controlla non vuol demordere, e prepara colpi di coda dal potenziale devastante.
I costi di questo modello sono troppo alti, l'unico modo per invertire la deriva autodistruttiva in cui ci siamo cacciati è CAMBIARE RADICALMENTE il modello. Le CCS sono una (costosissima) trovata per lasciare tutto invariato e continuare a inquinare come e peggio di come s'è fatto finora, a sprecare quanto e peggio s'è già fatto.
I giganti dei business inquinanti vogliono restare aggrappati ai loro affari. Per farlo, nell'atmosfera di emergenza ecologica che si respira ovunque, c'è bisogno di ridurre la (mai sufficiente) diffidenza del pubblico, e su questo piano le CCS sembrano promettenti: infiliamo la Co2 sotto il tappeto.
Per proporle però sarà necessario sviare l'attenzione dai rischi che comportano. Come? Mediante ben affilate menzogne, martellare l'opinione pubblica con seducenti facili slogan corruttori. Arriveranno volti nuovi di salvatori del pianeta a spazzar via la nera polvere sotto il tappeto degli oceani, sotto la crosta terrestre, con la benedizione dei vecchi ora redenti. Parleranno su ogni media gli ex ambientalisti alla Chicco Testa, saranno assoldati più che ingegneri, gli esperti di comunicazione a scriverne i canovacci.
Resta fortunatamente un problema di proporzioni enormi a ostacolare questa soluzione: i costi economici delle CCS. Sono talmente grandi che, se riusciremo a evitare un ipotetica tassa mascherata europea ad esse dedicata, probabilmente non si faranno mai.
Il futuro energetico europeo in "EU energy trends to 2030"
Fonte: Rinnovabili.it
La Commissione europea pubblica EU energy trends to 2030, documento che racchiude gli scenari energetici del futuro europeo annunciando 333 GW di nuova capacità elettrica tra il 2011 e il 2020, di cui 136 GW di eolico equivalenti al 41% delle nuove istallazioni.
Nel particolare la Commissione ha previsto che il 64% della nuova capacità proverrà dallo sfruttamento di fonti rinnovabili, il 17% dal gas, il 12% dal carbone, il 4% dal nucleare e il 3% dal petrolio. Lo scenario descritto annuncia che l’eolico produrrà il 14% del totale dell’energia generata nel continente entro il 2020, contro l’attuale 5%. “La Commissione europea è consapevole che l’energia eolica avrà un ruolo molto significativo nel sistema elettrico europeo entro il 2020, in linea con la realtà attuale del mercato, la legislazione dell’UE e le aspettative del settore,” ha dichiarato Christian Kjaer, Chief Executive Officer di European Wind Energy Association (EWEA). “Significa che l’energia eolica fornirà energia elettrica per l’equivalente di 120 milioni di famiglie nell’UE entro il 2020”.
La Commissione si aspetta dunque che il vento, sia offshore che on-shore, dominerà il mercato energetico spingendo il proprio ruolo di primatista fino al 2030, seguito dall’energia idroelettrica e dalla biomassa determinando una sostanziale contrazione della generazione di energia da carburanti fossili: la quota del gas diminuirà del 17,8% mentre il carbone e gli altri combustibili scenderanno fino al 21%.
16 settembre 2010
Carbone sporco da morire: migliaia di vittime, costi enormi
Riportiamo da ecologiae.it
"Un esempio perfetto di quanto il costo dell’energia elettrica proveniente dai combustibili fossili non è pienamente rappresentato dal prezzo lo possiamo ottenere dal nuovo rapporto della Clean Air Task Force americana, dal quale si evince che le particelle di inquinamento dal carbone esistenti nei cieli degli Stati Uniti potrebbero causare circa 13.200 morti premature nel 2010, per non parlare dei circa 9.700 ricoveri e dei 20.000 attacchi di cuore.
I dati sulla mortalità stimati per il 2010 vedono la Pennsylvania “vantare” un poco invidiabile primato come nazione con il maggior numero di vittime per l’inquinamento con 1.359 persone probabilmente uccise, 1.016 persone ricoverate, e 2.298 che hanno subìto attacchi di cuore collegati all’aria sporca. L’Ohio arriva secondo con 1.221 morti premature, lo Stato di New York terzo con 945 morti da inquinamento da carbone.
Il rapporto rileva che:
Anche se questi numeri sembrano terrificanti, si può tirare un “sospiro di sollievo” in quanto la situazione è migliorata rispetto al passato. Nell’ultima versione di questo studio, svolto nel 2004, è stato stimato che l’inquinamento da carbone avrebbe causato circa 24.000 morti premature ogni anno (secondo i dati del Washington Independent). Quasi il doppio rispetto ad oggi.Il valore monetizzato totale di questi impatti negativi per la salute ammonta a oltre 100 miliardi di dollari l’anno. Tale onere non è distribuito uniformemente in tutta la popolazione. Gli impatti negativi sono particolarmente gravi per gli anziani, i bambini, e quelli con altri problemi di salute. Inoltre i poveri, le minoranze e le persone che vivono in zone sottovento delle centrali elettriche rischiano di essere eccessivamente esposti ai rischi per la salute e dei costi di l’inquinamento delle polveri sottili.
Gli autori hanno citato l’azione EPA nel 2005 nel quadro del Clean Air Interstate Rule come fattore fondamentale nella mortalità in declino. Anche se il CAIR è stato abrogato dalla corte federale nel 2008, i requisiti di riduzione dell’inquinamento rimangono in vigore ancora oggi, ed altre regole ancora più ferree sono previste per il futuro.
L’inquinamento da carbone negli Stati Uniti è solo il fattore più pesante dell’inquinamento atmosferico industriale, ma di certo non l’unico. Anche se con un numero molto ridotto, secondo il rapporto le emissioni di anidride solforosa e di ossidi di azoto delle centrali elettriche
Nel complesso, afferma il rapportocontinuano a richiedere significativi dazi sulla salute e la longevità di milioni di americani.
Una relazione simile fatta l’anno scorso per valutare i costi sanitari e ambientali delle 400 centrali elettriche a carbone della nazione ha stimato che i costi nascosti della combustione del carbone ammontassero a circa 62 miliardi di dollari (48 miliardi di euro) l’anno.tra tutte le fonti di inquinamento atmosferico industriale, nessuna pone maggiori rischi per la salute umana e l’ambiente quanto le centrali elettriche a carbone.
Fonte: [Treehugger]"