Riportiamo un articolo da Antimafia Duemila
"Un imprenditore e quattro minatori saltano in aria su più di un quintale di tritolo. La "Società nera", organizzazione mafiosa, si espande nell'industria mineraria.
Piccole mafie crescono in Cina, anche se è ancora prematuro parlare di organizzazioni criminali ben strutturate e amalgamate al sistema politico, come lo sono ad esempio la mafia italiana o russa.
Il recente caso di omicidio del proprietario di una cava di carbone nella provincia sud-occidentale dello Yunnan, assieme ad un gruppo di lavoratori, non è altro che l'ennesimo vagito di una baby-mafia cinese che sta nascendo e che cresce al ritmo frenetico di un'economia che non conosce limiti.
La mattina del 18 novembre scorso Zheng Chunyun, proprietario di alcuni giacimenti di carbone nei pressi della cittadina di Luxi, muore in una esplosione assieme ad altri quattro minatori. Zheng stava controllando i lavori di scavo ed estrazione come faceva di solito. Le indagini della polizia sono tutt'ora in corso, ma i giornalisti parlano già di omicidio in stile mafioso. Zheng era infatti da tempo in disputa con un altro proprietario di giacimenti di carbone della zona, Wang Jianfu, dai locali considerato membro di ciò che in Cina viene definita come "Hei Shehui", ovvero la "Società nera", sinonimo di criminalità organizzata e mafia. Il motivo della disputa: i ripetuti 'sconfinamenti' da parte delle trivelle di Wang che, per estrarre più carbone, ordinava ai suoi operai di scavare nei vicini giacimenti di proprietà di Zheng.
Secondo le indiscrezioni dei giornalisti, Wang avrebbe fatto saltare in aria il rivale concorrente con 1200 chili di tritolo (tanti ne sarebbero stati usati secondo le perizie della polizia), dopo che questi aveva minacciato di rivolgersi alle autorità per risolvere le dispute legate agli sconfinamenti di scavo. "Dopo la minaccia di rivolgersi alle autorità, Zheng e Wang erano giunti a patti - dichiara Lixi, un testimone che per rimanere anonimo usa un nome di fantasia - ma venti giorni dopo, Zheng salta in aria come le rocce quando si apre un giacimento di carbone...il patto era solo un pretesto per tenerlo buono".
Le prime infiltrazioni della "Società nera" nello Yunnan iniziarono negli anni Ottanta quando, sotto la spinta delle riforme liberiste, nella provincia aprirono numerose società private di estrazione del carbone. Circa trenta anni dopo, la "Società nera" ha ormai stabilito una fitta rete di agganci con le istituzioni locali e con la polizia, ottenendo ingenti guadagni ed uno scudo di impunità difficile da penetrare. "Wang ha agganci con certi pezzi grossi del governo locale e con i poliziotti - confessa Lixi - nessuno osa testimoniare contro qualcuno che ha le spalle coperte". E se la paura delle istituzioni corrotte non basta a far tenere la bocca chiusa ci pensa Wang, a modo suo, a farti stare zitto. "Wang si circonda di guardie del corpo...persino quando va in bagno, i suoi scagnozzi fanno il picchetto con le pistole e i coltelli in tasca - testimonia Lixi - basta poco, uno screzio, una rivalsa sul prezzo del carbone per finire accoltellati".
In vista del recente caso di condanna a morte di un presunto 'boss' della mala cinese (Chen Mingliang, condanna eseguita il 27 settembre 2010), la gente di Luxi chiede ora chiarezza per l'orribile scomparsa dell'imprenditore Zheng e dei quattro operai che erano con lui. Le indagini intanto proseguono, il caso è nelle mani della polizia.
L'articolo riprende l'inchiesta del Southern Weekend (cinese: Nanfang Zhoumo) settimanale cantonese tra i più popolari e controcorrente della Cina
5 febbraio 2011
La mafia cinese interessata al carbone
Civitavecchia, inquinamento da carbone: la disinformazione mirata di enel
"Non sappiamo se le inquietanti fumate che hanno oscurato i cieli di Civitavecchia negli ultimi tempi siano il frutto di un qualche malfunzionamento nel sistema di filtraggio dei fumi e/o dipendano da un qualche altro problema strutturale; sarà la Magistratura, che su tale fatti ha avviato un'inchiesta e che in questa sede vogliamo ringraziare per la solerzia, ad accertare la verità.
Ciò che invece è certa è la sistematica azione di disinformazione posta in essere dall'azienda elettrica ogni qualvolta si affronta un qualsivoglia aspetto del (mal)funzionamento della centrale o degli effetti della stessa sul territorio.
Affermare, infatti, che le fumate sono il semplice pennacchio termico delle percentuali di acqua presenti nelle emissioni è fornire una rappresentazione quanto mai parziale della realtà omettendo di dire che quei 6.300.000 mc di emissioni ogni ora (perché tante sono) che fuoriusciranno dalla ciminiera di Torrevaldaliga nord conterranno, oltre al vapore ed indipendentemente dalla loro visibilità, 3450 t/a di ossidi di azoto, 2.100 t/a di ossidi di zolfo, 260 t/a di polveri sottili (nelle quali non sono considerate le ben più pericolose polveri ultrasottili di cui non è stimabile la quantità), 24 t/a di metalli pesanti quali mercurio, vanadio, nichel, cadmio, cromo, ammoniaca, etc, 8.400 t/a di monossido di carbonio (in deroga alle norme vigenti) e ben 10.300.000 t/a di anidride carbonica.
Quali siano gli effetti di tali emissioni sulla salute della popolazione è cosa nota ed evidente ad ogni cittadino che sta verificando sulla propria pelle l'aggravarsi della già pesantissima percentuale di patologie tumorali, respiratorie e cardiocircolatorie in atto da circa un anno.
Ci eviti, quindi, l'ing. Molina quel buonismo mieloso con cui ci comunica la grande attenzione di ENEL per l'ambiente e la salute della popolazione tanto da aver predisposto una procedura interna per verificare eventuali sforamenti delle emissioni.
L'attenzione all'ambiente, alla salute ed alla sicurezza sul lavoro di ENEL hanno avuto già la loro controprova nelle svariate inchieste avviate dalla Procura e dalle perizie effettuate in vari procedimenti (valgano per tutti la perizia sulla morte di Capitani e quella disposta dal Tribunale Civile di Civitavecchia sulla nocività della centrale nell'ambito della causa n° 521/04 intentata dal Comune di Ladispoli e dalla Provincia di Roma.).
Abbia il coraggio l'ing Molina di affermare che i bilanci aziendali di ENEL sono la priorità dinanzi alla quale scompare ogni forma di tutela dell'ambiente e della salute della popolazione; ciò certo non gioverà alla nostra salute ma, se non altro, sarà meno offensivo per le nostre intelligenze.
Simona Ricotti
Responsabile locale Forum Ambientalista
comprendere il problema energia
Un interessantissimo articolo da Greenreport
"Se un avatar di second life consuma più energia di un africano...
In varie occasione, nelle pagine di questa rubrica, ho semplificato le sfide dovute alla complessità delle relazioni tra specie umana e sistemi naturali, ricordando la famosa equazione dell'impatto che il grande ecologo Paul Ehrlich ed il noto esperto di questioni energetiche John Holdren, sintetizzarono agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, sulle pagine della prestigiosa rivista scientifica "Science" (e che furono oggetto di un interessante dibattito tra lo stesso Paul Ehrlich ed un altro grande studioso dei sistemi naturali, Barry Commoner sul valore da fornire ai diversi fattori considerati). L'equazione, come ricorderete, è I = P x A x T. I sta per impatto, P per popolazione, A per "affluence" cioè stile di vita e T per tecnologia, ciò vuol dire che l'impatto umano sui sistemi naturali è fondamentalmente rappresentato dal prodotto di questi tre fattori. Relativamente alle problematiche rappresentate per il nostro futuro dalle questioni energetiche, Paul and Anne Ehrlich scrivevano nel loro volume "Per salvare il pianeta. Come limitare l'impatto dell'uomo sull'ambiente" (Franco Muzzio editore, 1992) : «L'energia è al centro della nostra vita: se essa non viene continuamente fornita alle cellule del nostro corpo, moriamo. L'energia fa funzionare gli ecosistemi che sostentano la società. Essa è anche essenziale per la vita della civiltà; se la società industriale non consumasse una grande quantità di energia, collasserebbe. Non sorprende quindi che l'uso dell'energia sia tanto fondamentale nell'assalto che l'uomo porta all'ambiente da poter svolgere da surrogato nell'equazione I=PAT» . I coniugi Ehrlich in questo loro bel libro sottolineano la situazione energetica al 1990. Venti anni fa nei paesi ricchi vivevano circa 1,2 miliardi di persone, con una media di consumo pro capite di 7,5 kW-anno per un totale di 9 TW-anno (il terawatt, TW, è un miliardo di kW), mentre nei paesi in via di sviluppo vi erano circa 4,1 miliardi di abitanti con un consumo medio di energia di 1,0 kW-anno pro capite, per un totale di 4,1 TW-anno. Il consumo totale di energia nel mondo intorno al 1990 era quindi di13,1 TW- anno.
In un rapporto dello Stockholm Environment Institute (SEI) curato da Schippers e Meyers dal titolo "Energy Transitions" , John Holdren, allora all'University of California a Berkeley (oggi Holdren è capo scientifico della Casa Bianca) elaborò uno scenario energetico definito "ottimistico", dal titolo "The Transition of Costlier Energy" nel quale, partendo dalla situazione 1990, si prevedeva per il 2025, una situazione in cui i paesi poveri, con una popolazione stimata di 6,8 miliardi, raggiungessero un consumo di energia primaria di 2,0 kilowatt-anno, per un totale di 13,6 TW-anno, rispetto ad un abbassamento del consumo energetico dei paesi ricchi, con una popolazione di 1,4 miliardi, di 3,8 kilowatt-anno per un totale di 5,3 TW-anno, con un totale complessivo di 18,9 TW-anno. Nel resto di quello che, allora era ancora il nuovo secolo, cioè entro il 2100, lo scenario di Holdren prevedeva una convergenza tra paesi ricchi e paesi in via di sviluppo su di un consumo medio di energia primaria pro capite di 3 kW-anno, cioè, prevedendo per una popolazione non superiore ai 10 miliardi, un consumo totale di energia di 30 TW-anno. Lo scenario di Holdren assume che la consistenza numerica della popolazione possa essere limitata a 10 miliardi e che si possa ottenere un tenore di vita di buon livello, con un consumo di energia equivalente da un terzo ad un quarto di quello presente, negli Stati Uniti, ai primi anni Novanta del secolo scorso. Lo scenario BAU (Business As Usual) a fronte di quello previsto da Holdren, per il 2100 prevede consumi energetici addirittura di 75 TW-anno, ritenuti necessari per dare a 10 miliardi di abitanti uno stile di vita simile a quello dei ricchi degli anni Novanta; stili di vita alimentati da tecnologie degli anni Novanta che richiedono 7,5 kW-anno pro capite.
Proprio in questi giorni è stato pubblicato anche il bellissimo volume, "Energy for a Sustainable World. From the Oil Age to a Sun-Powered Future" , edito da Wiley-VCH, di due grandi studiosi italiani di chimica e di energetica, Nicola Armaroli dell'Istituto per la sintesi organica e la foto reattività del CNR e Vincenzo Balzani, professore di chimica all'Università di Bologna, uno dei nostri più autorevoli scienziati di fama internazionale, che da decenni si occupa di fotochimica sopramolecolare, nanotecnologia e fotosintesi artificiale. Armaroli e Balzani sono autori di altri due bei volumi sulle questioni energetiche, l'ultimo dei quali "Energia per l'astronave Terra" pubblicato da Zanichelli nel 2008 è stato più volte richiamato nelle pagine di questa rubrica e costituisce uno strumento assolutamente indispensabile per chiunque voglia comprendere bene questo complesso problema.
Nell'Appendice dell'ultimo volume, Armaroli e Balzani, ricordano alcuni dati fondamentali sul nostro consumo energetico. Ogni secondo l'umanità consuma attualmente circa 1000 barili di petrolio, 93000 metri cubici di gas naturale e 221 tonnellate di carbone. Se desiderassimo mantenere il trend dell'incremento del consumo energetico che abbiamo avuto nell'arco degli ultimi 60 anni , fino al 2050 vi sarebbe la necessità di costruire ogni giorno circa tre centrali a carbone, o due impianti nucleari o 10 chilometri quadrati di moduli fotovoltaici. Un Avatar di Second Life, quindi una persona digitale creata in un mondo virtuale al computer, consuma oggi più elettricità di una persona reale in un paese in via di sviluppo. Armaroli e Balzani ci ricordano che i 2,3 miliardi di persone che popolavano la Terra nel 1950 consumavano 2.85 TW, corrispondenti a 1.1 TW ogni miliardo di persone. Nel 2010 la popolazione mondiale di 6,8 miliardi di abitanti consumava 15 TW, cioè circa 2.2 TW per ogni miliardo di persone. Proseguendo su questo trend nel 2050, il tasso di consumo potrebbe essere oltre i 40 TW, con una popolazione di oltre 9 miliardi. Per affrontare un incremento di circa 24 TW tra il periodo attuale ed il 2050 dovremmo costruire l'equivalente di 48000 centrali a carbone (da 500 MW ciascuna) oppure 24.000 centrali nucleari (da 1 GW a testa) oppure 150000 chilometri quadrati di moduli fotovoltaici (che potrebbero coprire, in pratica, metà della superficie del nostro Bel Paese). E' evidente che scenari di questo tipo sono insensati perché, invece, dovremmo, nel frattempo, agire concretamente per ridurre in maniera drastica le emissioni di anidride carbonica, mentre non abbiamo ancora soluzioni al problema della sistemazione sicura delle scorie nucleari ed esistono ovvie ed evidenti limitazioni alla disponibilità di risorse, ambienti e territori. Armaroli e Balzani affermano chiaramente che la sola possibile risposta alla richiesta di espansione delle domande di energia non può più essere quella di prolungare l'incremento della produzione energetica, ma, piuttosto, la necessità di ridurre il consumo energetico.
I coniugi Ehrlich scrivono nel libro già citato: «Il modello dei consumi energetici in tutto il mondo è un modello di crescente dipendenza da risorse non rinnovabili, piuttosto che da quelle rinnovabili o, in termini economici, dalle scorte piuttosto che dai flussi [..] Il consumo di energia è chiaramente un settore primario in cui l'umanità sta vivendo sul capitale, non sul reddito».
Proprio ieri il WWF ha rilasciato un interessante rapporto dal titolo "The Energy Report. 100% Renewable Energy by 2050", frutto di due anni di lavoro con il noto gruppo di analisi energetica Ecofys e OMA (The Office of Metropolitan Architecture) . La grande sfida che si pone il rapporto è prevedere uno scenario con possibilità di riduzione della domanda, eliminazione degli sprechi e incremento dell'efficienza e del risparmio. D'altronde solo così, come abbiano sin qui visto, è possibile avviare un futuro energetico significativo. Il rapporto prova a documentare la possibilità realistica di soddisfare, entro il 2050, tutte le esigenze mondiali di energia alimentate in modo pulito,rinnovabile ed economico con gli investimenti bilanciati dai benefici, un risparmio di almeno 4.000 miliardi di euro l'anno entro il 2050( grazie ai risultati della maggiore efficienza energetica), con investimenti significativi nel comparto delle rinnovabili e con il risultato di una riduzione di emissioni di CO2 dell'80%. Secondo lo scenario WWF-Ecofys, nel 2050 la richiesta totale di energia viene valutata inferiore del 15% di quella del 2005, malgrado l'aumento della popolazione, della produzione industriale, del trasporto e delle comunicazioni - rendendola comunque disponibile anche a coloro che attualmente non ne hanno (il rapporto si apre proprio ricordando che ancora oggi 1,4 miliardi di persone non hanno accesso a forniture affidabili di elettricità).
In particolare, in armonia con molte delle questioni e delle proposte trattate nel volume di Armaroli e Balzani, il rapporto ricorda che l'energia solare può contribuire significativamente a questo scenario. Attualmente solo per lo 0,02% della nostra produzione totale di energia è basato sul solare, ma questa quota sta crescendo rapidamente.
Nello scenario Ecofys, entro il 2050 l' energia solare potrebbe fornire circa metà di tutta il nostro fabbisogno elettrico, metà del riscaldamento degli edifici e il 15 % del calore per il settore industriale. Per quanto riguarda il vento, oggi l'eolico soddisfa circa il 2% della domanda globale di elettricità', con una potenza più
che raddoppiata negli ultimi quattro anni. In Danimarca, l'energia eolica già rappresenta un quinto della produzione di elettricità a livello nazionale. L'eolico, secondo lo scenario proposto nel rapporto del WWF, potrebbe soddisfare un quarto del fabbisogno mondiale di elettricità entro il 2050, se saranno confermati gli attuali tassi di crescita, con l'installazione di ulteriori generatori di cui 1.000.000 sulla terraferma, in mare o vicino alla costa, e 100.000 in alto mare.
Per l'energia geotermica, la potenza installata sta crescendo al ritmo di circa il 5% l'anno e l'analisi di WWF-Ecofys indica che si potrebbe sperare di raddoppiare questo tasso di crescita, fino a raggiungere il 4% circa dell'intera produzione elettrica nel 2050. Minori performance sono invece previste, nel 2050, per l'energia idroelettrica che, secondo le proiezioni contenute nel rapporto, dovrebbe fornire il 12% della produzione totale di elettricità, rispetto al 15% odierno mentre dal fronte della bioenergia, il 60% dei combustibili e del calore necessari per l'industria potrebbe provenire dalle biomasse. Il 13% del calore necessario per gli edifici proverrà dalle biomasse, e le biomasse saranno ancora necessarie nell'ambito del mix per la produzione di elettricità (circa il 13%), ai fini del bilanciamento con altre tecnologie delle energie rinnovabili. Il rapporto è scaricabile dal sito del WWF Internazionale www.panda.org e da quello del WWF Italia www.wwf.it con una sintesi in italiano.
Le politiche energetiche dell'immediato futuro dovranno certamente cambiare rotta rispetto ai percorsi seguiti sino ad ora.
1 febbraio 2011
"Se la situazione è davvero così grave, perché non ne parla nessuno?"
Da Savonaeponente.com
di VALERIA ROSSI, in rappresentanza dell’U.C. Savona – Qualche lettore, commentando articoli che su questo giornale accusano la centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure di inquinare causando gravi danni alla salute, ogni tanto ci chiede: “Ma se la situazione fosse davvero così grave, perché non ne parlerebbe nessuno?”
Ecco: oggi ve lo spieghiamo, il perché.
25 gennaio 2011
L’Unione Cittadini e Comitati savonesi, dopo aver presentato esposto alla Procura di Savona, pensa sia necessario fare un ulteriore passo per spiegare
ai concittadini le proprie motivazioni, e cioè la reale situazione dell’aria che respiriamo, che viene spesso ignorata o addirittura travisata dai media.
I membri dell’U.C. quindi si autotassano per poter pubblicare, a pagamento, una serie di mezze pagine non aggressive, ma semplicemente informative, sulle domande che da troppi anni attendono risposte sul territorio e sulla consapevolezza scientifica che il carbone UCCIDE.
26 gennaio 2011
Contattiamo l’agenzia pubblicitaria de “La Stampa”: Publikompass.
Parliamo con una gentilissima agente, le spieghiamo esattamente di cosa si tratta, ci risponde che si può fare e concordiamo il prezzo.
La signora ci spiega che sarà necessaria l’approvazione dello staff redazionale che si occupa di verificare che le pagine a pagamento siano a norma di legge (ovvero che non contengano, ovviamente, offese, messaggi minatori o simili).
Poiché il nostro breve redazionale non contiene nulla di tutto ciò, inviamo sereni la nostra paginetta: e a distanza di un paio d’ore ci viene comunicato che l’autorizzazione è stata concessa, ma che è condizionata alla firma di una manleva.
Questa richiesta potrebbe anche apparire eccessiva in un Paese civile, visti i contenuti equilibrati e civili (oltre che scientificamente inattaccabili) del nostro messaggio: ma siamo in Italia e ne siamo tristemente consapevoli.
Quindi la portavoce firma e spedisce subito la manleva, sollevando così il giornale da qualsiasi responsabilità che potesse derivargli… dall’aver pubblicato la verità.
A questo punto… succede qualcosa.
Ovvero, parte una vera e propria operazione di CENSURA.
Infatti, tanto per cominciare, ci viene comunicato che il prezzo “per questo tipo di comunicazione” è il DOPPIO del prezzo concordato all’inizio.
QUALE “tipo di comunicazione”?, chiediamo stupefatti. E perché lo scopriamo solo a distanza di 3 ore dall’invio e dall’approvazione della bozza?
L’agente ci spiega, imbarazzatissima, che “i redazionali costano il doppio delle inserzioni commerciali”. E già il concetto in sé suona stranissimo, visto che un inserzionista commerciale acquista pagine per il proprio tornaconto, e noi no.
Come può una pubblicità costare meno di un redazionale pagato da persone che cercano di attirare l’attenzione dei loro concittadini su un problema di SALUTE PUBBLICA senza alcuno scopo di lucro, anzi autotassandosi?
Ci saremmo aspettati che questo tipo di spazio venisse offerto, semmai, a un prezzo inferiore, un po’ avviene per le “Pubblicità Progresso”: invece ci chiedono il DOPPIO…e sembrerebbe assurdo anche se non avessimo avvisato preventivamente del “tipo” di messaggio che volevamo mandare. Ma noi l’avevamo dichiarato SUBITO! Fin dal primo contatto.
Poiché la cosa comincia a somigliare a un vero e propro tentativo di boicottaggio, reagiamo con una certa indignazione: tanto che si schiera dalla nostra parte perfino l’agente con cui abbiamo parlato (e che sa bene che sta facendo una pessima figura, visto che è stata LEI a dirci il primo prezzo e a metterci la faccia).
Chiediamo di parlare con i suoi superiori, capendo il suo imbarazzo e la sua buona fede: ma è impossibile.
Si rifiutano proprio.
Non si abbassano a comunicare con la plebaglia (ovvero con i clienti meno abbienti, che possono permettersi solo qualche mezza paginetta: se telefonasse un grosso inserzionista, probabilmente salterebbero come grilli).
Ovviamente la scusa ufficiale è che “sono impegnati”.
Comunque dicono all’agente che “dev’essere lei a mantenere i rapporti con il cliente”: cosa che le riesce un po’ difficile, perché il cliente è MOLTO incavolato.
Alla fine questa signora, con un rarissimo esempio di correttezza, arriva a dirci che ci mantiene il prezzo promesso, e il resto ce lo mette lei di tasca sua.
La ringraziamo ed attendiamo fiduciosi la pubblicazione, che ormai non dovrebbe più trovare altri intoppi.
Invece li trova.
Ci richiama l’agente, ormai con una vocina tremante che sembra arrivare dall’oltretomba.
Dice che “le hanno comunicato che occorre un’ULTERIORE approvazione” da parte di non-si-sa-chi.
“Forse della Tirreno Power?” chiediamo: perché a questo punto la battuta sarcastica sale proprio spontanea alle labbra.
La mortificatissima agente non sa cosa dirci: balbetta qualcosa tipo “credo da parte dei legali, ma non lo so, non mi hanno dato spiegazioni”…e ci spiega che ormai l’uscita prevista per venerdì 27 (giorno che avevamo richiesto) è comunque saltata.
Se anche arrivasse questa approvazione se ne parlerebbe per il giorno successivo, e cioè sabato 28.
Rispondiamo che per noi va bene anche il sabato.
27 gennaio 2011
E’ venerdì…e naturalmente arriva la notizia definitiva che la pubblicazione NON è stata approvata.
Il tutto senza uno straccio di motivazione e senza che nessuno si disturbi a fare neppure una telefonata di scuse (esclusa quella della solita, disperatissima agente, che adesso deve anche “coprire un buco” nel giornale, in extremis, perché ci aveva tenuto lo spazio).
Non potendo sparare sulla croce rossa, non diciamo neanche una parola a quella signora, che più gentile e corretta di così non poteva essere. Inviamo invece un fax alla Publikompass con una richiesta di spiegazioni.
Il fax, fino a questo momento, non ha ottenuto alcuna risposta.
E adesso dobbiamo mostrarvi, almeno da queste pagine online, il terrificante messaggio che avevamo intenzione di far uscire:
Se faticaste a leggere il testo, visto che i caratteri appaiono molto piccoli, potete cliccare qui per scaricare il .pdf del formato originale.
Come crediamo sia evidente, non si trattava di insulti, né di incitamento alla violenza o di terrorismo: neppure di “terrorismo ambientalista” (termine tanto caro ai nostri potenti “avversari”).
Era solo un invito ai cittadini a non lasciarsi più prendere in giro, ad informarsi, a capire quello che sta succedendo nella nostra provincia (TUTTA, perché le ricadute delle emissioni interessano un raggio di 50 km e quindi interessano praticamente tutti i comuni da Albenga a Varazze, entroterra ampiamente compreso).
Era un tentativo di far sorgere gli stessi nostri dubbi e le stesse nostre domande in chi non se li è mai posti solo perché è stato tenuto all’oscuro del problema dai media (salvo poi dare, su tutti i giornali, immenso risalto ai risultati dello studio IST/ARPAL, che non ha MAI studiato la correlazione tra inquinamento e salute ma che è stato ingannevolmente spacciato come se li avesse a) esaminati, b) ritenuti soddisfacenti. QUELLO sì, che ha ottenuto i paginoni. E pure gratis).
Terrorismo? “Procurato allarme”? (perché ci hanno accusati pure pure di questo).
NO!
Semmai allarme vero, reale e concreto.
Un tentativo di informare migliaia di cittadini quotidianamente esposti ad emissioni venefiche a loro insaputa.
Certo, il “procurato allarme” è un reato e il “mancato allarme“, penalmente, no (o almeno, non per i giornali: per le istituzioni lo è): ma è sicuramente un vero e proprio “delitto” morale, etico, civile, sociale.
E’, che so, come vedere un principio di incendio e voltarsi dall’altra parte.
Come venire informati che sono state spedite mille lettere all’antrace rivolte a mille cittadini savonesi, e TACERE.
Il mancato allarme, di fronte a una vera e propria strage che si sta consumando quotidianamente sotto i nostri occhi, è una responsabilità terribile.
Possibile che a nessuno importi nulla, di questo?
Possibile che contino solo i soldi?
Evidentemente, in Italia, sì.
Ed avendolo già intuito, ci eravamo detti: PAGHIAMO anche noi, di tasca nostra, per poter esprimere la nostra opinione (che in realtà non è solo un “opinione”, essendo basata su fatti inconfutabili e dati scientifici certi).
Paghiamo di tasca nostra per diffondere – almeno a grandi linee, nel poco spazio che ci possiamo permettere – le informazioni in nostro possesso; ma anche per riuscire a spiegare, per esempio, ai lavoratori della Tirreno Power che NON abbiamo mai voluto la chiusura della fabbrica (come qualcuno vorrebbe far loro credere); che NON siamo i loro nemici, che vorremmo un dialogo con loro, per provare a cercare insieme soluzioni (che ESISTONO) capaci di salvare contemporaneamente lavoro e salute.
Ora abbiamo scoperto che NON SI PUO’ fare neanche questo, perché NON PAGHIAMO ABBASTANZA!
Perché la miliardaria Tirreno Power (ovvero Sorgenia, ovvero Gruppo CIR di De Benedetti) ha molti più soldi di un gruppo di normali cittadini e lavoratori.
E non importa che l’azienda ottenga regolarmente a pubblicazione di quello che noi riteniamo essere l’ESATTO CONTRARIO DELLA VERITA’, ovvero pagine e pagine di pubblicità che parlano di green economy e di energie rinnovabili come se fossero tra le loro priorità (poi vai a leggere il bilancio ufficiale pubblicato sul loro sito, e leggi: investimenti nell’anno 2009, euro ZERO) e di “carbone pulito” (la cui esistenza stessa è smentita dalla scienza ufficiale).
No, non importa.
Perché pecunia non olet.
Chi paga molto viene non solo pubblicato, ma anche sostenuto, appoggiato, addirittura osannato (perché se gli dici un solo “ba” contro, c’è il rischio che non paghi più…).
Chi paga poco viene censurato.
E non importa se oggi o domani (ma più probabilmente mai) la Publikompass ci darà una motivazione diversa da questa: visto come si sono svolti i fatti, non ci crederemo mai. E speriamo davvero che non ci creda nessun altro.
Speriamo che tutti vedano, invece, che tutto questo è incostituzionale, oltre che moralmente perverso.
Perché la Costituzione Italiana, all”art. 21, stabilisce che:
* Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
* La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
E forse la seconda frase, volendosi arrampicare sugli specchi, si potrebbe intendere come riferita solo agli “organi” di stampa propriamente detti: quindi “non dovrebbero essere censurati” solo gli articoli dei giornalisti propriamente detti (cosa che peraltro succede in continuazione: ma viene raramente denunciata, con la scusa del “tengo famiglia”): ma la prima frase è cristallina, limpida, inequivocabile.
TUTTI hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con “ogni mezzo di diffusione”. Ivi compresa, si presume, la pubblicazione a pagamento di notizie che non si riescono a far emergere semplicemente “comunicandole” a chi non vuole diffonderle.
O a chi riceve pressioni per non diffonderle e magari, con questo, si ritiene sollevato da ogni responsabilità.
Ma non è così, non sarà MAI così.
Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti.
NOTA: Il presente articolo è di libera pubblicazione e diffusione: anzi, chiunque lo desideri è pregato di diffonderlo il più possibile, perché quello che è successo ieri a Savona succede continuamente in ogni parte d’Italia, a chiunque si sforzi di far conoscere i risultati della scienza su centrali a carbone, inceneritori e tutte le altre forme di inquinamento che stanno causando vere STRAGI un po’ ovunque.
NON SI PUO’ PIU’ SOGGIACERE ALLA CENSURA DEI POTERI FORTI SU CHI VUOLE SEMPLICEMENTE TUTELARE LA PROPRIA SALUTE E QUELLA DEI SUOI FIGLI.
CHIUNQUE POSSA FARLO, E IN QUALSIASI FORMA – ANCHE SOLTANTO CON LA DIFFUSIONE – PER FAVORE
CI AIUTI A COMBATTERE QUESTA PREVARICAZIONE.
26 gennaio 2011
Fusione fredda, qualcosa di strano accade a Bologna
Da Repubblica.it: "A Bologna ci siamo riusciti"
"Ci sono le guardie giurate a controllare l'accesso, devi firmare una dichiarazione in cui accetti i rischi nell'assistere all'esperimento che potrebbe rivoluzionare il settore della produzione di energia. Per la prima volta in Italia, davanti ad esperti, in un capannone avvolto dalla nebbia nella zona industriale di Bologna, è stato realizzato un processo di fusione nucleare fredda, utilizzando nichel ed idrogeno, capace di produrre una energia incredibilmente superiore a quella utilizzata per creare la reazione. E' la strada per ottenere energia pulita. "La novità assoluta sta nel fatto che tutto ciò viene prodotto da una macchina che funziona come una stufetta elettrica di casa", spiega l'inventore, Andrea Rossi, ingegnere. Con lui Sergio Focardi, professore emerito dell'Alma Mater, fisico di calibro, in passato preside della facoltà di Scienze.
Di possibili fonti di energia con reazioni di fusione nucleare a bassa temperatura se ne parla da tempo nel mondo. L'annuncio nel 1989 degli scienziati Fleshmann e Pons suscitò speranze e illusioni. Focardi è stato pioniere in Italia di questo tipo di studi. Quello di ieri è stato il primo esperimento condotto a Bologna con osservatori esterni: giornalisti e
fisici, in gran parte dell'Ateneo come Paolo Capiluppi, direttore del dipartimento di Fisica, Gianfranco Campari, Ennio Bonetti. L'esperimento, "industriale più che scientifico", dicono i docenti universitari, è condotto in una stanzina di un capannone in via dell'Elettricista, dove è stato installato un catalizzatore di energia che occupa lo spazio di un tavolo. Dura alcune ore.
Rossi spiega il funzionamento della macchina, il ricercatore Giuseppe Levi illustra una stima dell'energia prodotta sulla base della misura di quanta acqua viene vaporizzata al secondo. E al termine Rossi conclude: "Si sono consumati 600Wh e se ne sono prodotti 12mila Wh". Il prototipo, già coperto da brevetto di proprietà di Maddalena Pascucci, moglie di Rossi, è ora pronto per la produzione industriale e la commercializzazione. "Sarà il prossimo passo", dice Rossi. I fisici obiettano: "Dovremmo poter riprodurre l'esperimento in un nostro laboratorio, ma c'è il segreto industriale sul processo". "Ci vuole cautela, il metodo scientifico esigerebbe verifiche, ad oggi non sappiamo cosa avviene dentro la macchina", dicono Capiluppi e Bonetti.
"Siamo un'azienda, se mi chiedono di aprire la scatola dovrei pagare i danni agli investitori", replica Andrea Rossi. "I costi? Posso dire che l'apparecchiatura costa duemila euro per Kilowatt di potenza e funziona con un grammo di nichel". Lo stesso ingegnere ammette: "Dietro questo processo non c'è una base teorica: per quale motivo avvengono questi risultati lo abbiamo solo ipotizzato". Il professor Focardi spiega perché un esperimento simile avvenga fuori dai laboratori accademici: "I miei colleghi non ci credono, sono scettici. Non so come un protone di idrogeno possa entrare nel nucleo di nichel, ma avviene. Ed è la strada dell'energia per l'umanità". Comunque sia, sembra un grosso passo avanti. Per dire addio al petrolio? "Non sono in grado di rispondere", allarga le braccia l'ingegner Rossi.
Le miniere di carbone colombiane ingoiano nuove vite umane
Fonte
"Un’esplosione in una miniera di carbone ha provocato la morte di diversi lavoratori e il ferimento di almeno sei nella città colombiana di Sardinata, dipartimento di Norte de Santander, nel nord-est della Colombia, secondo le prime informazioni fornite dalle autorità, anche se ancora non ci sono dati ufficiali sui morti nè sui feriti. Il quotidiano colombiano El Tiempo, ha scritto che per il momento i morti sono cinque mentre molte altre aspetterebbero di essere salvate in quanto l’esplosione ha ostruito alcuni tunnel d’accesso, e almeno 30 minatori sono rimasti intrappolati.
L’incidente è avvenuto per un accumulo di gas nella miniera di Preciosa La, situato a San Roque, una zona montagnosa vicino al confine con il Venezuela. Il sindaco di Sardinata, Yamile Rangel, ha spiegato che i lavoratori ed i respondabili del giacimento hanno già recuperato diversi minatori feriti già trasportati in ospedale mentre delle squadre di emergenza stanno cercando di liberare gli altri minatori intrappolati. Rangel, che ha confermato che non si conosce il numero preciso di lavoratori presenti nella miniera, ha spiegato che sono una trentina le persone intrappolate mentre altre fonti affermano che i morti accertati sono già almeno 20.
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UE: stop ai combustibili fossili entro il 2050
Da Zeroemissiontv.it
“Sostituire gradualmente i combustibili fossili” per i trasporti con alternative ‘green’ entro il 2050. Un’ipotesi in cui l’Unione europea mostra di credere secondo quanto emerge da un rapporto presentato ieri da Bruxelles.
Per ottenere questo risultato è, tuttavia, necessario “considerare tutti i modelli di trasporto” ecosostenibili, ha precisato Siim Kallas, vicepresidente della Commissione europea e commissario ai Trasporti.
Oggi, infatti, le forniture di carburanti, soprattutto per il trasporto su strada, dipendono largamente dal petrolio. Per questo, nonostante un incremento dell’efficienza dei motori dei veicoli attualmente in commercio, corrispondente a un risparmio dei consumi, le emissioni ascrivibili ai trasporti sono aumentate e rappresentano circa il 20% dei gas serra emessi nell’Unione europea. L’obiettivo Ue è invece di ridurle dell’80-95% entro metà secolo, rispetto all’anno di riferimento 1990.
Come raggiungere questo ambizioso obiettivo? Secondo il rapporto, sarebbe possibile una combinazione “di elettricità (batterie o idrogeno) e biocarburanti come opzione principale” cui si dovrebbero affiancare “carburanti sintetici (combustibili liquidi a partire dal gas metano, dalle biomasse non solo vegetali, anche legname e rifiuti organici, e dal carbone, ndr) come ‘tecnologia ponte’, metano come carburante complementare e gpl come fonte supplementare”.
I vari carburanti ‘alternativi’ dovrebbero essere dunque applicati alle diverse modalità di trasporto: per il trasporto su strada potrebbe essere utilizzata "l'elettricità per brevi sistanze", "l'idrogeno e il metano per quelle medie", "i biocarburanti/combustibili sintetici, metano liquido e gpl per le lunghe distanze". Per i trasporti su rotaia, il rapporto considera prevalentemente l'opzione elettrica, o "altrimenti i biocarburanti". Per l’aviazione "cherosene da biomasse"; per i trasporti marittimi, infine, "biocarburanti, idrogeno (piccole imbarcazioni), gpl (brevi tratti di navigazione", metano liquido e nucleare".
Il rapporto presentato ieri dalla Commissione Ue costituirà la base per una strategia di lungo termine per i carburanti alternativi nei trasporti che l'esecutivo europeo prevede di annunciare entro la fine dell’anno.
25 gennaio 2011
Morte dell'operaio Capitani: il legale accusa enel
Da BigNotizie.it
"Quella squadra è stata mandata a morire". Non ha usato mezzi termini l'avvocato Davide Capitani nel corso della conferenza stampa tenutasi stamattina presso la camera penale del tribunale di Civitavecchia, dopo l'incidente probatorio sulla morte di Sergio Capitani del 3 aprile dell'anno scorso presso la centrale di Torre Valdaliga Nord.
L'avvocato Capitani ha giustificato questa sua affermazione con il fatto che l'Enel era sicuramente conscia del rischio che correvano gli operai andando a svolgere quel tipo di lavoro, ovvero la disostruzione di un tubo. "Non lo dico io – ha aggiunto – ma è scritto nella relazione dei periti del gip, dove hanno evidenziato tutta una serie di inadempienze di cui l'Enel era perfettamente a conoscenza". Ha quindi aggiunto che chiederà alla magistratura inquirente di modificare il capo d'imputazione da omicidio colposo, in omicidio volontario per dolo eventuale. "Questo perché l'Enel – ha aggiunto il legale – ha detto alla ditta che doveva andare a compiere quel lavoro con urgenza, visto che era la vigilia di Pasqua, e dunque quella tubazione andava disostruita a qualunque costo, anche a rischio che qualcuno potesse lasciarci le penne". Infine Capitani ha fatto appello alla politica, ai sindacati, alla stessa magistratura, perché vengano eseguiti ulteriori controlli alla centrale di Torrenord, in modo che certe inadempienze siano totalmente eliminate e non si rischino nuovi incidenti mortali.
Nel pomeriggio, l'Enel ha diffuso una brevissima nota nella quale afferma di "non voler entrare nel merito delle vicende giudiziarie per rispetto della magistratura", e, su quanto detto dal legale precisa: "con tutto il rispetto per il dolore della famigliadella vittima si ritiene che le conclusioni a cui giunge prematuramente l'avvocato Davide Capitani sono completamente fuori luogo".
Civitavecchia, incremento demografico 0: a chi serve il cemento di Moscherini?
Una buona notizia: a Civitavecchia la popolazione non cresce, è ferma poco sopra i 50.000 abitanti, un numero rimasto più o meno costante negli ultimi decenni. Se a qualcuno fosse sfuggito, una delle vie obbligate attraverso cui passa uno sviluppo sostenibile per la nostra Terra è il controllo delle nascite, perché se siamo troppi i problemi si moltiplicano. E siamo già, troppi, almeno in rapporto ai nostro consumi e alle risorse disponibili.
Seconda considerazione: se la popolazione non cresce, perché Moscherini prevede nella sua "Variante 29" un'espansione da 10 milioni di metri cubi di cemento? Case e abitazioni per 10.000 abitanti in più che non ci sono e non ci saranno. Perché?
22 gennaio 2011
Richiesto un presidio permanente dell'ArpaLazio a Civitavecchia
Da TrcGiornale.it
"Un raffinamento e una maggiore presenza di Arpa Lazio sul territorio di Civitavecchia per un monitoraggio più completo della situazione ambientale. I fumi usciti dalla centrale di Torre Valdaliga Nord, tra la fine di dicembre e l'inizio di gennaio, a prescindere dai loro contenuti, pare che abbiano avuto come conseguenza un innalzamento dei livelli di guardia, di cui la richiesta del procuratore capo della Repubblica, dottor Gianfranco Amendola, avanzata ad Arpa Lazio per l'istituzione all'interno del sito produttivo di un presidio permanente dell'agenzia regionale, è solo l'ultima tappa.
Anche se nulla è trapelato da palazzo di giustizia, subito dopo il manifestarsi del fenomeno dei fumi, infatti, su mandato della Procura Arpa Lazio avrebbe acquisito tutti i dati relativi alle emissioni al camino della centrale di Torre Nord, relativamente a dicembre 2010 e gennaio 2011. Nessuna denuncia ne sarebbe conseguita, segno che i valori riscontrati sono risultati nella norma. Ma, come detto, la situazione relativa ai fumi di Tvn è stato l'inizio di una serie di azioni che porteranno a una intensificazione della presenza di Arpa sul territorio. Tra le misure che saranno adottate a breve, intanto, c'è l'installazione di telecamere, che terranno sotto controllo l'emissione di fumi non solo da parte di Torre Nord, ma anche di Torre Valdaliga Sud e del porto. Questo per consentire anche agli esperti di prendere visione delle emissioni che quotidianamente interessano la città e il territorio. Quanto al monitoraggio a terra, come più volte detto, resta ancora da definire la convenzione tra Comune e Arpa per la cessione all'agenzia regionale delle tre famose centraline che devono essere riposizionate ai sensi di legge e che sarebbero di vitale importanza per avere un quadro più completo della situazione.
La ricetta per un mondo alimentato da energie 100% rinnovabili
Da Ecologiae.com
"Sognare un mondo 100% rinnovabile è un conto, fare i conti di quanto e cosa occorre per togliere l’etichetta utopia alla completa sostituzione del fossile con le energie pulite da qui al 2030, è un calcolo ben più complesso del semplice fantasticare con occhi verdi. Ci hanno pensato Mark Delucchi dell’Università della California e Mark Jacobson di Stanford, pubblicando sulla rivista Energy Policy la lista della spesa per un Pianeta che vada solo ad eolico, ad acqua e a solare.
Attualmente l’apporto delle rinnovabili si attesta al 13% contro un 80% di energia che ancora proviene dai combustibili fossili. Impensabile quindi sperare in una rivoluzione energetica in chiave rinnovabile di facile attuazione. Eppure visto così, nero su bianco, tutto ciò che serve, non la fa sembrare un’impresa poi così titanica: basta qualche milione di turbine eoliche, un 90 mila centrali solari e la pillola amara del petrolio torna giù, in quegli abissi dove sporco non è.
Per l’esattezza un mondo che punti al 100% rinnovabile entro il 2030 dovrebbe dotarsi di:
E ancora centrali geotermiche ed impianti per lo sfruttamento dell’energia delle onde.
Nel carrello dei due utopici calcolatori, a sorpresa, non figurano né il nucleare né la biomassa, il che è alquanto strano dal momento che oggi forniscono rispettivamene il 6 e il 10 per cento dell’energia mondiale (eolico e solare insieme raggiungono quota 3%).
Volevamo dimostrare che vento, sole e acqua presenti sul pianeta sono sufficienti a soddisfare la domanda di energia e che il problema principale è solo la volontà politica. L’obiettivo potrebbe essere raggiunto entro il 2030, ma più realisticamente entro questa data si potrebbe smettere di produrre nuove centrali a combustibili fossili, mentre in altri 20 si potrebbe completare lo ‘switch’ alle energie verdi.
Per passare alle rinnovabili occorreranno reti intelligenti, impianti di stoccaggio e… risposte pronte alle obiezioni comuni che frenano una rivoluzione green: in primis, vento e sole non sono energie discontinue? Prese separatamente sì, ma insieme lavorano benissimo:
E poi non c’è da considerare il problema dei costi? Da qui a 20 anni scenderanno. E comunque se si considera il costo sociale, ambientale e per la salute pubblica dei fossili, sono già molto molto più economiche.