No al carbone Alto Lazio

20 maggio 2011

Inghilterra, piano per dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2025

Da ecologiae.com
"Per mesi si è dibattuto in Europa se porre il limite al taglio delle emissioni di gas serra al 20 o al 30% entro il 2020, con l’obiettivo di portarlo dal 50 all’80% entro il 2050. L’Italia è sempre stata tra i Paesi che cercavano di tirare verso il basso la valutazione, considerando troppo già il 20%, ma visto ciò che ha intenzione di fare la Gran Bretagna, tutte le nazioni dovrebbero impallidire.

L’idea è del Primo Ministro David Cameron che ha deciso di dimezzare le emissioni del suo Paese entro il 2025. Si tratterebbe così del progetto più ambizioso del mondo e che fa sembrare i nostri governanti piccoli piccoli. Il periodo di riferimento del taglio è il 1990, considerato anno cruciale in tutte le misurazioni, e su cui si basa anche il calcolo dell’Ue sul taglio auto-imposto e che, almeno per come stanno attualmente le cose, obbliga ogni Paese a raggiungere un -20% di emissioni entro il 2020, lasciando la possibilità di migliorare ulteriormente tale obiettivo su base volontaria.

Il Regno Unito va oltre e così, mentre l’Europa litiga, ha deciso di far da solo e, dopo questo importante obiettivo, ne ha posto altri come il taglio del 60% delle emissioni entro il 2030 e dell’80% entro il 2050. In pratica arriverà a metà secolo quasi senza più emettere gas serra, una gran bella impresa. Ma come faranno a raggiungere tali obiettivi? La commissione parlamentare sul cambiamento climatico ha stilato il quarto “Carbon Budget”, un piano su cui basare la politica energetica, e non solo, dei prossimi anni.

Un piano semplice e facile da capire: entro il 2030 la Gran Bretagna spera di ottenere il 30% del suo fabbisogno energetico dalle rinnovabili, aumentandolo del 3% all’anno sin dal 2012. Il piano prevede anche uno scenario ottimistico in cui la tecnologie si evolvano maggiormente e diventino più economiche a tal punto da raggiungere il 45% del fabbisogno entro la stessa data. Poi si punterà sull’economia carbon-free, cioè si aiuteranno quelle aziende che non hanno emissioni o le colmano con azioni complementari, ma poco spazio viene dato ai biocarburanti, considerati marginali, mentre l’unica nota dolente del piano è che si calcola che il 40% del fabbisogno energetico venga ottenuto con il nucleare, mentre il 15% da gas e carbone la cui CO2 venga stoccata. Ma come abbiamo visto in passato, questa tecnologia è solo una favola.

Per fortuna il nucleare non sarà la risposta a tutto. Infatti, stando al piano del Parlamento britannico, entro il 2030 le rinnovabili dovranno pareggiare la quantità di energia prodotta dal nucleare, e dall’anno successivo effettuare un sorpasso che, nel giro di qualche decennio, dovrebbe definitivamente soppiantare l’atomo.

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Carbone a Vado Ligure, perizia della Procura sui danni alla salute

Fonte: Repubblica
"Sarà un’indagine della procura di Savona affidata ad un pool di super investigatori della salute, a tentare di capire se i tassi di mortalità e di malattia della popolazione residente in alcuni comuni sia influenzata, in qualche modo, dalle emissioni della centrale a carbone Tirreno Power, ex Enel. La settimana scorsa, il procuratore capo Francantonio Granero e il pm Danilo Ceccarelli hanno affidato a tre consulenti un perizia che avrà il compito di fare chiarezza su un tema che negli ultimi anni ha provocato durissime polemiche e discussioni."

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V. Destro: ora rinnovabili per il Polesine

Da RovigoOggi
"È un buon momento per il Movimento 5 Stelle, indubbiamente. Prima il buon successo alle amministrative di Adria e Rovigo, per il quale rinnoviamo ancora i ringraziamenti a chi ci ha sostenuto e votato, non se ne pentiranno, ed ora la sentenza del Consiglio di Stato che riporta a zero le autorizzazioni ministeriali al carbone Enel.
A dire il vero ci sentiamo soddisfatti a metà sull'ultima questione anche perché ci sarebbe piaciuto che i lavori di demolizione della centrale di Polesine Camerini fossero eseguiti, senza ulteriori lavori di costruzione a seguire, ovvio, ma fermare il carbone è vitale per il Delta del Po e il Polesine intero.
E non parliamo solo degli aspetti ambientali o della salvaguardia della salute, ma anche e soprattutto del modello di sviluppo economico che il Polesine, attraverso le istituzioni politiche ed economiche, sarà ora costretto a rivedere.
Sì, perché, se da un lato quell'Enel che, ricordiamolo, non prevede un soldo da destinare alla riconversione fino al 2014 nel proprio piano economico, sappiamo che non mollerà la presa, nonostante le minacce di portare l'investimento fuori dal nostro Paese, dall'altro consideriamo non sia ulteriormente procrastinabile la rimozione dalla prospettiva futura dell'equivoco riconversione, alibi per pochi e ostacolo per tanti, per ridare spinta e vigore ad un'economia polesana che attraversa un periodo di pesante crisi.
Tra le troppe voci dolenti su Polesine Camerini, individuiamo comunque qualche segno di concreto risveglio.
Pensiamo a quanto affermato da Unindustria sulla necessità, considerato perlomeno l'ulteriore allungamento dei tempi Enel, di avviare un ragionamento su un modello di sviluppo diverso, lontano dall'ipotesi di un polo energetico polesano che, oltretutto, finora ha portato più beffe che vantaggi (pensiamo al rigassificatore) e vada nel senso di una valorizzazione delle peculiarità del nostro territorio e ne sviluppi le potenzialità finora bloccate utilizzando le risorse disponibili, fondi per le aree di crisi, finanziamenti europei e altro, con un indirizzo preciso: la creazione di un'economia basata sullo sviluppo delle rinnovabili, sulla filiera del riciclo, sul settore agroindustriale, pesca e sul turismo che, vista anche la bassa antropizzazione della nostra provincia, sia bastante a creare occupazione e benessere diffusi.
In questo senso pensiamo di proporre a breve un tavolo di confronto e ragionamento tra gli attori economici, politici e le parti sociali che possa rappresentare l'embrione di un modo nuovo e diverso di operare per il Polesine e i suoi abitanti.
Noi, cittadini del Movimento 5 Stelle, crediamo sia la via necessaria: andare oltre gli steccati di piccolo interesse per operare nell'interesse collettivo.

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18 maggio 2011

Inquinamento e centrali elettriche: quello che i cittadini devono sapere

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Weekend di mobilitazione per il nostro territorio

Agisci!

Tarquinia: sabato 21 maggio presso il Palazzo dei Priori sede della STAS, verrà presentato il volume “NON VI DAREMO TREGUA”, che contiene i risultati del monitoraggio dell'aria realizzato per disporre di un termine di paragone precedente l'avvio della centrale a carbone di Civitavecchia. È quell'anno zero da tanti promesso e mai realizzato.
Vedi qui
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Montalto di Castro (Marina): domenica 22 maggio catena umana contro il nucleare a Montalto Marina (Lungomare Harmine), organizzata dal comitato antinucleare di Montalto di Castro. Concentramento ore 10:00 alla Foce del Fiora.
Coloriamo la spiaggia di Montalto Marina di bandiere “Vota SI’ per fermare il nucleare” e diamo visibilità ai referendum!
Invitiamo all’iniziativa tutti i comitati, le associazioni e i cittadini del Lazio.
Il comitato Lazio organizza dei pullman che partiranno da Roma (app.to ore 8 metro Cipro, si riparte per Roma alle 14 circa). Costo circa 10 euro. Per adesioni comunicate al più presto nome, cognome e numero di cellulare al 347 2310122.

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17 maggio 2011

Dalla Corte di giustizia UE, uno strumento nuovo per combattere i grandi inquinatori

Comunicato stampa dal WWF Cantone dei Grigioni, Svizzera.

Una decisione della Corte di giustizia dell’Unione Europea (CGUE) da più potere alle cause intentate da associazioni ecologiste contro grandi progetti industriali come le centrali a carbone. Per le centrali a carbone di Repower l’aria si fa sempre più rarefatta.


Il retroscena della sentenza di massima della CGUE è una causa intentata dalla Federazione dell’ecologia e della protezione dell’ambiente tedesca BUND contro la costruzione della centrale a carbone della Trianel a Lünen (Nord Reno-Westfalia). Secondo il diritto tedesco, i controlli giuridici fin ora eseguiti si sono limitati a prendere in considerazione violazioni notificate da privati cittadini direttamente lesi. Secondo la CGUE questo però contraddice il diritto europeo che prevede il diritto di querela per tutti i progetti con un impatto ambientale rilevante, anche per quelli che toccano gli interessi della collettività. Gli stati comunitari membri devono dare al publicco la possibilità di
poter richiedere una verifica ampia ed esaustiva a livello giudiziale su progetti a grande impatto ambientale come le centrali a carbone.
Secondo Jürgen Quentin, responsabile della campagna anti-carbone presso la Deutsche Umwelthilfe (Associazione tedesca di aiuto per l’ambiente), i diritti delle cause intentate dalle associazioni ecologiste verranno rafforzati in maniera generale grazie a questa decisione. “Licenze per centrali a carbone dannose per l’ambiente ed il clima, come il progetto a Brunsbüttel, dovranno in futuro sottostare ad una verifica legale in toto. La Deutsche Umwelthilfe ha già intentato causa contro la licenza edilizia per la centrale di Brunsbüttel e prossimamente provvederà ad intentare un’altra causa contro il parziale benestare inerente le emissioni nocive. “Siamo fiduciosi di poter vincere la lotta giuridica contro la maggiore centrale a carbone europea, questo perché l’impianto previsto viola diverse leggi europee e nazionali inerenti la protezione delle acque e della natura”, così Quentin.
Per i progetti inerenti le centrali a carbone di Repower l’aria si fa sempre più rarefatta, siccome tramite lunghi procedimenti legali la certezza di ottenere ragione si fa sempre più esile ed i costi aumentano. “Il pericolo, che da questi progetti si arrivi a degli investimenti non redditizi, è grande”, così Anita Mazzetta, responsabile di WWF Grigioni. Mazzetta invita Repower ed il Governo Retico, a prendere finalmente le distanze dai progetti di Brunsbüttel e Saline Joniche e al loro posto ad investire in energie rinnovabili e sostenibili per l’ambiente. Esattamente questo rivendica il WWF Grigioni assieme a 13 ulteriori partner tramite un’iniziativa cantonale. La raccolta delle firme è iniziata a metà febbraio. Dopo 2 mesi sono già state raccolte più della metà delle 4000 firme

Anita Mazzetta, direttrice WWF GR, Coira

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Il Consiglio di Stato blocca la riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle

Fonte: qualenergia.it (da comunicato WWF) Leggi anche qui

"Il Consiglio Stato ha annullato il decreto con cui il 29 luglio 2009 il ministero dell'Ambiente aveva dato parere positivo sulla compatibilita' ambientale al progetto di riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle. La Sesta sezione del Consiglio di Stato, presieduta dalla Dott.ssa Rosanna De Nictolis, ha annullato il decreto firmato dal Ministro Prestigiacomo, accogliendo un ricorso presentato dal WWF Italia, Greenpeace, Italia Nostra e numerose associazioni di operatori economici e del turismo della zona di Porto Tolle. La sentenza del Consiglio di Stato ha ribaltato l'esito della decisione del Tar del Lazio, che il 6 giugno 2010 aveva invece respinto il ricorso delle associazioni ambientaliste e degli operatori del turismo .

In attesa di leggere le motivazioni della sentenza il WWF intanto dichiara, con grandissima soddisfazione, che finalmente sono state accolte le argomentatissime ragioni giuridiche ed ambientali portate dinanzi al giudice amministrativo dall’Avv Matteo Ceruti di Rovigo, quelle stesse ragioni che avrebbero dovuto indurre il Ministro dell’Ambiente a dire di no alla compatibilità ambientale della riconversione a carbone di Porto Tolle.
Ora dovrà essere revocato anche il successivo decreto del Ministero dello Sviluppo economico del 5 gennaio 2011 recante Autorizzazione Unica alla società ENEL che consente l’apertura dei cantieri per la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle.

“Il carbone è il combustibile fossile che maggiormente contribuisce alle emissioni di anidride carbonica e, quindi, ad aggravare il fenomeno dei cambiamenti climatici –ha detto Stefano Leoni, presidente del WWF Italia- E’ inoltre molto dannoso per la salute della popolazione e per le attività economiche, dall’agricoltura al turismo. E’ ora che la politica energetica italiana si affranchi dagli interessi di parte, che siano il nucleare o il carbone. Il futuro è nell’efficienza energetica e nelle rinnovabili”.

LA STORIA
La centrale termoelettrica Enel situata a Porto Tolle - una delle più grandi d’Europa e nel cuore di una delle aree naturali più importanti delicate quali il Delta del Po - ancor prima del progetto di conversione a carbone è già stata oggetto di condanne penali per gravi episodi di inquinamento attraverso due processi in cui i vertici amministrativi e tecnici dell’Enel sono stati condannati per violazione della normativa in tema di tutela delle risorse idriche e per danno ambientale.

Si tratta di una vicenda grave, poco chiara, in cui ancora una volta a prevalere erano stati gli interessi leciti ma privati di un’azienda l’Enel - che peraltro non ha neanche più il monopolio in Italia sulle questioni energetiche – a grave danno dei ben più rilevanti interessi pubblici – salute, ambiente, scelte energetiche oculate - che dovrebbero essere tutelate dal Governo ad iniziare dal Ministro dell’Ambiente. Neanche la crisi economica (accompagnata dal solito ricatto occupazionale per i dipendenti della centrale) può giustificare una scelta così miope. Ed ancora una volta , solo grazie alla mobilitazione di associazioni ambientaliste (unite ai cittadini ed agli imprenditori locali) si è riusciti a bloccare un progetto nefasto per ambiente, salute ed economia


I 4 punti ‘dolenti’ della vicenda Porto Tolle secondo il WWF:

- UNA CENTRALE ‘SOTTO OSSERVAZIONE DELLA PROCURA’ - La Procura di Rovigo ha avviato nuove indagini anche sul progetto di riconversione e ha disposto una consulenza-perizia, inviata nel giugno 2008 dalla Procura al Ministero dell’Ambiente. La perizia ha evidenziato numerose e gravi carenze nel progetto in ordine agli impatti ambientali (aria, acque, rifiuti, biodiversità per le ricadute negative sull’area naturale e Parco delta del Po). Il documento critica aspramente la scelta dell’Enel per il carbone, giustificata perché il carbone è “economicamente competitivo” rispetto ad altre scelte possibili (ad esempio gas-ciclo combinato).

- VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE INEVITABILE: Le perizie della Procura sono così dettagliate ed articolate, ed evidenziano tali contraddizioni e lacune da far ritenere sorprendente che la Commissione VIA presso il Ministero dell’Ambiente potesse sostenere argomenti contrari ,vista l’evidente incompatibilità ambientale del progetto.

- RISCHIO VIOLAZIONE NORME UE: Il Governo inoltre ben conosceva i problemi che potrebbero sorgere con l’Unione Europea, che potrebbe pronunciarsi se il progetto dovesse essere andare avanti , poiché molte aree del Delta del Po sono vincolate da direttive comunitarie.

- IL CARBONE PULITO NON ESISTE: Il WWF, che segue da anni le vicende processuali ed amministrative della centrale Enel di Porto Tolle , ritiene che la riconversione di Porto Tolle a carbone sia del tutto sbagliata perché questo è tra i combustibili fossili quello che presenta le maggiori emissioni di anidride carbonica, il gas ad effetto serra maggiormente responsabile del riscaldamento climatico globale. Occorre infatti rammentare che anche avvalendosi delle migliori tecnologie gli impianti a carbone hanno emissioni più che doppie rispetto a quelle di un ciclo combinato a gas: all’atto pratico per ogni kWh di energia elettrica prodotta da carbone si emettono oltre 770 gCO2 contro i 365 di un ciclo combinato a gas. Il nostro Paese che già sta andando in direzione opposta rispetto al Protocollo di Kyoto e ai nuovi impegni di riduzione delle emissioni (di almeno il 20% entro il 2020) farebbe meglio a investire in efficienza e fonti rinnovabili di energia che non solo ci permetterebbero di affrancarci dalla dipendenza energetica ma permetterebbero un rilancio dell’economia in chiave sicuramente più sostenibile rispetto al puntare su combustibili fossili e nucleare.
Peraltro tutte le performance ambientali di una centrale a carbone sono estremamente più negative: dalle emissioni di sostanze inquinanti (ossidi di zolfo, ossidi d’azoto, polveri fini, mercurio, arsenico, ecc. ecc.), consumi di acqua e materie prime, produzione di rifiuti, ecc., a dimostrazione che il carbone pulito non esiste…"

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Nucleare, la Sardegna lo boccia all'unanimità

Alle urne il 60% dei sardi, che votano il "Sì" (anti-nucleare) al 97,14%, No al 2,85%. Dal referendum in Sardegna un messaggio chiarissimo.

Mellu su sole, s'abba, su 'entu!

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16 maggio 2011

Carbone a Lunen? Speculazione sulla pelle dei cittadini

Da tempo seguiamo le vicende degli amici del Ticino (Svizzera), che con noi condividono la battaglia per una politica energetica lungimirante e non autodistruttiva, contro il carbone. Intervento di P. Zanchi, fonte

"Diciamolo chiaramente: il Ticino e i suoi abitanti hanno bisogno dell’energia prodotta nella centrale a carbone di Lünen? L’investimento è una pura speculazione, come lo sono stati altri investimenti che AET ha fatto nel gas in Albania (una decina di milioni persi) o quello nell’olio di palma in Malesia (altri milioni buttati al vento). Ma non per questo la tariffa della bolletta elettrica dei consumatori ticinesi è aumentata. Da 23 anni sono titolare di un’azienda artigianale di 5 impiegati e se dovessi fare un investimento sbagliato dove non ci guadagno, so che l’investimento viene contabilizzato come perdita. Dunque non faccio utili, ma non è per questo che chiudo la ditta. E se faccio un investimento è perché prima ho accantonato degli utili. Lo sbaglio dovrebbe però consigliarmi maggiore prudenza. Dunque la questione della perdita di soldi, tutto sommato, non è una grande ragione per appoggiare il controprogetto. Mentre votare sì all’iniziativa permette di mandare un segnale politico forte: errori come quelli commessi all’estero da AET non se ne devono più fare; e le ragioni per uscire dall’investimento nel carbone sono molte. Eccone alcune:

il prezzo del carbone continua ad aumentare e dal 2013 aumenteranno pure i certificati d’emissioni di CO2; ciò renderà l’energia prodotta più cara di quello che i fautori e sostenitori del controprogetto vogliono far credere;
se l’energia dovesse servire ai ticinesi ci sono da considerare le perdite di energia dovute al trasporto in rete (8-10%) e il costo non indifferente caricato dai gestori delle reti da Lünen fino in Ticino; una centrale a carbone “moderna” che rende solo il vantato 45% è un insulto per una tecnologia che viene spacciata per moderna; tenuto conto che alla fine si dovrebbero pure conteggiare le perdite energetiche per l’estrazione, il trasporto del carbone dalla Colombia, cosi come il trasporto dell’energia prodotta. Qualcuno ha già fatto questi conti?
i costi ambientali e sociali (inquinamento e aumento dei costi sanitari, sfruttamento minorile e minatori sottopagati) dovrebbero far riflettere se dal punto di vista umano e sindacale sia una scelta pulita e coerente. Le soluzioni alternative (efficienza ed energie rinnovabili) sviluppate nel nostro cantone danno più sicurezza in posti di lavoro (e a lungo termine), ci rendono più indipendenti dall’estero e migliorano la nostra e altrui qualità di vita.

Se ad AET, al Governo Ticinese e al Gran Consiglio stanno a cuore un vero futuro energetico per il nostro Cantone, con meno implicazioni negative, i soldi proposti nel controprogetto ci sarebbero comunque; è una questione di buon senso e di volontà ad agire e a voltare pagina verso un modo nuovo di investire, di fare economia, come pure quello di fare politica.

Pertanto il prossimo 5 giugno voterò un chiaro sì all’iniziativa per un’AET senza carbone e NO al controprogetto ingannevole dei fautori del carbone.

Pierluigi Zanchi, titolare d’azienda Gerra Piano

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Ricorso al Tar contro l'ipotesi "Malagrotta II" ad Allumiere

Da Bignotizie.it
"Continua la protesta del comitato cittadino "Nomegadiscarica di Allumiere" che insieme al Forum Ambientalista, ha annunciato di aver presentato il 29 aprile scorso un ricorso al Tar per chiedere l'annullamento del protocollo d'intesa, firmato dal Ministro Ignazio La Russa e dal sindaco di Roma Gianni Alemanno, e che vedrebbe la costruzione di una discarica e di un impianto per lo smaltimento dei rifiuti, provenienti dalla capitale, con annesso gassificatore nel nostro territorio. Nel ricorso, gli avvocati, forniscono argomenti a favore della loro causa e fanno appello al rispetto delle norme comunitarie e dei vincoli a cui è sottoposta la zona. Vincoli, che come si precisa nel ricorso, erano a conoscenza dei contraenti visto che in un passo del protocollo si legge "l'immobile è inserito in un contesto paesaggistico caratterizzato da vincoli ambientali, essendo in parte inserito nella zona di Protezione Speciale di cui alla direttiva comunitaria "Uccelli". Le richieste del Forum non si fermano all'annullamento del protocollo, ma arrivano a chiedere una revisione del piano rifiuti promosso dalla Regione. "Nel novembre scorso – riporta il ricorso – la giunta regionale ha adottato un nuovo piano rifiuti che prevede una diversa organizzazione delle Ato. Ha creato un unico ATO che coincide con l'intero territorio regionale, diviso in cinque sub-Ato corrispondenti ai territori delle cinque province laziali, ognuno dei quali dovrà garantire l'autosufficienza, assorbendo il relativo ciclo dei rifiuti. In tale contesto normativo, il Comune di Roma e la Provincia vengono in sostanza ricondotte in un unico sub-Ato, mentre in precedenza la città di Roma costituiva di per se una struttura a parte, essendo tenuta a smaltire i suoi rifiuti necessariamente all'interno dei propri confini". Sull'argomento, comunque, ci sono già alcune novità che il comitato e il Forum presenteranno alla città giovedì alla Compagnia portuale.

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14 maggio 2011

IPCC - nuovo rapporto mostra l'enorme potenziale delle fonti rinnovabili

Da Ecoalfabeta

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"E' finalmente on line il nuovo rapporto IPCC sulle energie rinnovabili e i cambiamenti climatici.

Il rapporto, curato da una quarantina di scienziati da tutto il mondo (detto per inciso, tra questi non c'è neanche unitaliano) è piuttosto ottimista.

Come è possibile vedere dal grafico in alto ognuna delle diverse fonti rinnovabili potrebbe, da sola, soddisfare gli attuali consumi dell'umanità, sia elettrici che termici.

(1) A sinistra sono riportate le fonti utilizzabili per l'energia elettrica: geotermica, idroelettrica, mareale/ondosa, eolica: l'altezza della barra blu rappresenta l'incertezza sulla stima della potenzialità, mentre la linea rossa indica la domanda globale del 2008 (più o meno uguale a quella di oggi, a causa della crisi del 2009).

Sommando le potenzialità minime di queste quattro fonti, si ottiene un valore pari a 4,2 volte la domanda elettrica attuale (pari a 61 EJ, exajoule).

(2) Al centro il confronto è tra domanda termica e geotermico (altra tecnologia rispetto a quella di prima). La potenzialità potrebbe soddisfare da un minimo del 6% a un massimo del doppio della domanda.

(3) A destra infinie la domanda globale di energia (somma di elettrica, termica, trasporti ecc) di 492 EJ è confrontata con la potenzialità dell'energia solare diretta che potrebbe soddisfare da 3 a 100 volte i nostri consumi. L'IPCC ha messo nel grafico anche le biomasse, per le quali secondo me occorre molta prudenza, perchè, a causa delle storture di un mercato globalizzato e dominato dalla finanza, rappresentano una seria minaccia per l'agricoltura.

Allora cosa aspettiamo? Tutti gli investimenti dovrebbero essere in queste fonti, perchè il resto è roba del passato: basta trivellazioni nell'artico e nei mari, basta nuovo carbone, basta uranio.

Investendo massicciamente nel rinnovabile si possono ottenere migliori risultati che grattando il fondo del barile delle vecchie fonti esauribili. Ma vallo a spiegare a chi ha solo una trivella in mano e conosce solo il verbo trivellare...

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