No al carbone Alto Lazio

10 dicembre 2011

Finanza che inquina: a rischio anche i risparmi, assieme alla salute

Riprendendo il recente articolo di Qualenergia,
"La finanza mondiale sta investendo in miniere di carbone e centrali, come mettere benzina nel motore di una macchina fuori controllo
[...]
Un problema che dovrebbe far insorgere gli azionisti di quelle stesse banche che stanno finanziando il carbone e le altre fossili, e non solo per il contributo al disastro climatico: gli investimenti in energie fossili infatti rischiano di essere anche un enorme boomerang economico, capace di far scoppiare una bolla paragonabile a quella dei mutui subprimes.
[Secondo il rapporto di Carbon Tracker Initiative]
governi e mercati globali stanno trattando come asset riserve che sono 5 volte il budget che si potrà usare nei prossimi 40 anni. Le conseguenze di poter usare solo il 20% di queste riserve non sono ancora state considerate”. Gli investitori sono esposti al rischio di possedere asset di “carbonio che non si può bruciare” che potrebbero subire una pesante svalutazione. Dato che la capitalizzazione legata alle risorse fossili su varie Borse ha un ruolo molto importante (20-30% in Borse come quella australiana, Londra, Mosca, Toronto e San Paolo), le conseguenze a catena per l'economia mondiale potrebbero anche essere catastrofiche."

La nostra politica insiste sul fatto che il sistema bancario italiano sia solido, quindi ci chiediamo se e in che modo è coinvolto nel rischio di cui sopra? Parte della risposta l'abbiamo dall'articolo del Manifesto "Il carbone di Unicredit":

"L'Unicredit negli ultimi cinque anni ha erogato oltre cinque miliardi di euro in finanziamenti destinati al settore dell'estrazione del carbone,

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9 dicembre 2011

Gli stabilimenti industriali più inquinanti in Italia, carbone ai primi posti


Dalla classifica recentemente stilata dall'Agenzia Europea per l'Ambiente (Revealing the costs of air pollution from industrial facilities in Europe), riportiamo la lista dei trenta stabilimenti industriali italiani più inquinanti:

  • enel - Centrale Federico II, Cerano, Brindisi (carbone)
  • ILVA Spa, stabilimento di Taranto
  • Saras Raffinerie Sarde S.P.A., Sarroch
  • Riva/Ilva - Centrali termoelettriche - Taranto (gas)
  • E.on - Centrale di Fiume Santo (olio, carbone, turbogas)
  • enel - Centrale "Andrea Palladio", Fusina (carbone, metano, olio, cdr)
  • Tirreno Power (Sorgenia) - Vado Ligure, Quiliano (carbone)
  • Edipower - Centrale di San Filippo del Mela (olio)
  • Esso italiana - Raffineria Esso Augusta
  • Eni - Raffineria di Sannazzaro De’ Burgondi
  • ISAB impianti - Raffineria Sud, Priolo Gargallo
  • enel - Centrale "Grazia Deledda" di Portovesme, Sulcis (olio)
  • enel - Centrale di "Torrevaldaliga Nord" TVN, Civitavecchia (carbone)
  • Raffineria di Milazzo S.C.p.A.
  • Eni - Stabilimento Di Ferrera Erbognone
  • enel - Centrale “Eugenio Montale”, La Spezia (carbone)
  • A2A - Centrale Termoelettrica Di Monfalcone (carbone, olio, biomasse)
  • S.A.R.P.O.M. S.r.l. - Raffineria di Trecate
  • Enipower S.P.A. - Stabilimenti di Brindisi (turbogas)
  • enel - Centrale "Pietro Vannucci", Bastardo (carbone)
  • Raffineria Api e impianto IGCC di Falconara Marittima
  • ERG - Centrali varie, Priolo Gargallo
  • enel - Centrale “Ettore Majorana”, Termini Imerese (olio)
  • Eni - Centrale di Ravenna (gas)
  • Eni - Centrale di Mantova (gas)
  • Tirreno power (Sorgenia) - Centrale "Torrevaldaliga Sud" TVS, Civitavecchia (turbogas)
  • enel "Tor del Sale", Piombino (olio)
  • ISAB IGCC, Centrale Priolo Gargallo
  • enel, Centrale Archimede, Priolo Gargallo (gas)

Neanche a dirlo, è folta la rappresentanza di centrali a carbone già in queste prime 30 posizioni, così come spicca l'aura pulita di enel, proprietaria di ben 9 stabilimenti sui 30 "primi" classificati.

Rispetto ai 622 stabilimenti europei presi in analisi, questi primi trenta ecomostri italiani si piazzano tra il 18esimo e il 401 esimo posto, con l'Italia quinta per emissioni in Europa, dietro Germania, Polonia, Regno Unito, Francia.

Per informazioni più dettagliate: Agenzia Europea per l'Ambiente (EEA), Registro Europeo delle emissioni

Il clima cambia, la politica?

Da Greenpeace.it il resoconto di un'azione dimostrativa davanti a Palazzo Chigi

"Mentre il Ministro dell’Ambiente sta arrivando a Durban per la conferenza Onu sul clima, una cartolina dal caos climatico formato 14x5 metri è stata piazzata dai nostri climber davanti a Palazzo Chigi. Una tragica foto dell’alluvione di Genova accompagnata dalla scritta: "Il clima cambia. La politica deve cambiare".
zoom
In Piazza Colonna altri attivisti si sono arrampicati sui lampioni con il messaggio "A Durban salviamo il clima" e due attori hanno messo in scena la rappresentazione della politica che si rifiuta di cambiare. Vestiti e truccati come se fossero in un film in bianco e nero, hanno risposto alle domande dei giornalisti come se il problema del caos climatico non li riguardasse.

Quest’autunno una serie di tragiche alluvioni hanno martoriato l’Italia, da Nord a Sud. Genova, Roma e poi Messina. La morte di decine di persone e miliardi di euro di danni. Questi sono chiari segnali che i cambiamenti climatici stanno avendo un effetto sempre più grave anche a casa nostra.

L’azione di stamattina davanti alla sede del Governo rilancia quella che abbiamo promosso la settimana scorsa sul nostro sito: “Manda a Clini una cartolina dal caos climatico”. Più di 15 mila persone hanno già chiesto al Ministro dell’Ambiente di assumere a Durban una posizione forte e ambiziosa per la salvaguardia del clima e per il rinnovo del protocollo di Kyoto. Il Ministro darà ascolto ai cittadini o alle multinazionali dell’inquinamento?

Il governo precedente ha guidato l'Italia verso posizioni, a livello internazionale, sempre più di retroguardia nella lotta alle emissioni dei gas serra. Il Senato, in questa legislatura, ha addirittura approvato un atto che nega l'esistenza dei cambiamenti climatici e prende le distanze dalle politiche comunitarie a difesa del clima.

Da Piazza Colonna chiediamo al Ministro Clini e al nuovo Governo di cambiare la politica climatica del Paese. Con due mosse. La prima: impegno forte a Durban per ridurre le emissioni di gas serra. La seconda: difesa degli incentivi alle rinnovabili, un investimento per il futuro occupazionale e ambientale del Paese."

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In seguito all'azione dimostrativa non violenta, Salvatore Barbera, Responsabile della Campagna Clima ed Energia di Greenpeace, è stato espulso dal Comune di Roma per due anni

Polvere di carbone fin sul Tetto del mondo

Fonte: Adnkronos
"Se l'inquinamento riesce ad arrivare a oltre 5.000 metri di altitudine, allora c'è davvero di che preoccuparsi. Secondo i dati contenuti nel progetto "Share" (Stations at high altitude for research on the environment), frutto di cinque anni di lavoro del comitato Ev-K2-Cnr e presentati a Durban, dal 2006 al 2010 nella regione dell'Everest si sono registrati oltre 150 giorni caratterizzati da picchi di inquinamento.

Coordinato da Paolo Bonasoni dell'Istituto di Scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr), il progetto "Share" ha costantemente monitorato la presenza di composti inquinanti e clima-alteranti presso la stazione globale Gaw-Wmo ''Nepal Climate Observatory - Pyramid'', a 5.079 metri di quota in Nepal, alle pendici del Monte Everest.
Il risultato è che tra marzo 2006 e dicembre 2010 ci sono stati oltre 164 giorni di inquinamento acuto, pari al 9% del totale del periodo analizzato, per lo più localizzati durante la stagione pre-monsonica (primaverile) quando si verifica il 56% dei giorni caratterizzati da picchi di inquinamento. Rispetto alla normalità, in questi giorni le concentrazioni dell'ozono aumentano

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Legambiente al neoministro Clini: niente carbone a Saline Joniche.

Da InfoOggi.it
"Legambiente chiede al ministro dell’Ambiente Clini ed al governo Monti lo stop definitivo alla centrale a carbone di Saline Ioniche, un disastroso modello energetico, per poter favorire il rilancio turistico del territorio, attraverso un processo di innovazione tecnologica e rispetto dell’ambiente. Una ferma presa di posizione che arriva all’indomani dell’apertura possibilista del neo ministro all’Ambiente sull’investimento della società Repower e del Gruppo SEI che è sembrato palesarsi in occasione della sua visita in riva allo Stretto.

Una presa di posizione contro il carbone per affermare la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, che sottolinea la ferma opposizione tra le scelte energetiche e le idee di sviluppo necessarie per la Calabria e per il territorio ionico di Capo Sud. Nel corso dei lavori dell’XI congresso nazionale di Legambiente, i dirigenti del Cigno Verde hanno approvato all’unanimità una mozione che boccia l’idea di un impianto a carbone nell’area industriale dell’ex Liquichimica

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Banche, chi finanzia il carbone e il riscaldamento climatico


Interessante lettura da Qualenergia.it

"Qualcosa proprio non quadra. Da una parte è evidente che investire ancora nelle fonti fossili vuol dire andare incontro ad un disastro climatico. Dall'altra i grandi della finanza continuano a scommettere decine di miliardi di dollari sulla fonte peggiore per il clima, il carbone. Il risultato è un mix esplosivo di rischio ambientale e finanziario: forse è già troppo tardi per scegliere tra un fallimento sul piano della lotta al global warming - nel caso gli investimenti delle banche andassero a buon fine e le centrali a carbone finanziate riuscissero a funzionare per il loro ciclo di vita - e una grossa bolla di investimenti, che scoppierà se le politiche per il clima impediranno alle fonti fossili di ripagare i finanziatori.

La prima affermazione, cioè che per evitare gli effetti peggiori del riscaldamento globale bisogna fermare immediatamente gli investimenti in fonti fossili, non viene da un'associazione ambientalista, ma dalla International Energy Agency. Nell'ultimo World Energy Outlook

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Commemorazione delle vittime di Monongah

Nello scorso 5/12 si è celebrato il ricordo delle centinaia di vittime tra i minatori di Monongah (USA)
Fonte
"L’Aquila, 05/12/2011 - Lo Stato del West Virginia e gli Italiani Americani ricordano la tragedia di Monongah, la nostra Marcinelle del 6 dicembre 1907. A Monongah, cittadina del West Virginia, nel cuore minerario degli Stati Uniti, si consumò un disastro che ufficialmente costò la vita a 361 minatori, dei quali 171 italiani. Stima per difetto perché i morti furono più di 900, di cui 500 italiani perché neanche un terzo dei minatori era registrato.
Fra le vittime decine di molisani ed abruzzesi emigrati in cerca di fortuna in America: alcuni di loro erano appena dei ragazzini. Alle vittime ufficiali sono da aggiungere bambini, amici e aiutanti che ogni minatore “regolarmente assunto” portava con sé senza l’obbligo di comunicarlo al datore di lavoro. Lo Stato del West Virginia ricorda Monongah con il Memoriale, il Monumento

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26 novembre 2011

MODA Savona: le gravi responsabilità di chi sostiene il carbone

Da Savonanews
"La Regione Liguria alla Conferenza dei Servizi di Roma del 13 Luglio 2011, con il totale assenso della Provincia di Savona e l'inefficace opposizione dei Comuni di Vado e Quiliano, ha approvato il pericoloso progetto di potenziamento a carbone della centrale di Vado proposto da T.Power: sì alla realizzazione di un nuovo gruppo a carbone da 460 MW. Solo al termine della costruzione del nuovo gruppo nel 2018, e quindi dopo circa 6 anni, verra' abbattuto uno dei due gruppi obsoleti (330 MW) che potra' essere sostituito da un ulteriore nuovo gruppo a carbone da 460 MW e dopo addirittura 9 anni ( 2021) verrà abbattuto il secondo obsoleto gruppo a carbone che potrà essere anch'esso sostituito da un nuovo gruppo a carbone.

Oggi in un comunicato stampa l'Assessore all'Ambiente della Regione Briano vuole rassicurare la popolazione dichiarando "imprenscindibile l'ottenimento dell'AIA" anche se ammette che "la situazione ambientale diventa sempre più insostenibile". In ogni caso dichiara: "L'obiettivo è chiudere l'intesa entro Dicembre".

Queste le nostre considerazioni:

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Bassano Romano, si fa scempio di faggi secolari

Da Occhioviterbese
"A Bassano Romano (VT) si sta verificando uno scempio naturale con l'abbattimento della faggeta, una rarità per la sua posizione (circa 550 m slm), per la presenza di faggi secolari.

La Faggeta rientra nel Parco Naturale Regionale di Bracciano – Martignano quindi “teoricamente” un'area protetta.

Il bosco Montevano Cavoni è denominato, dalla Comunità Europea, Sito di Interesse Comunitario (S.I.C.) e Zona a Protezione Speciale (Z.P.S.) per le specie rare che ospita, come la Rosalia Alpina, un insetto lungo circa 38 mm che si nutre di legno secco ed è per questo che il Piano Regionale di Assestamento Forestale ha previsto di lasciare un albero secco in piedi, ogni

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Il "Pirate Party" italiano è critico verso l'energia dal carbone

Da VocedItalia
"Mentre Assocarboni annuncia l’incremento del 7% delle importazioni di carbone in Italia per l’anno 2011 (a fronte di una media globale che raggiunge a malapena i cinque punti percentuali) il Partito Pirata critica le scelte della politica energetica made in Italy, scelte che non prendono in considerazione i fenomeni globali, gli impegni internazionali e il rispetto per l’ambiente.
“L’Italia dopo aver archiviato la pratica nucleare – fa sapere l’ingegner Marco Masini, responsabile nazionale delle politiche energetiche e ambientali del Partito Pirata – cerca ora di soddisfare la fame di energia con il carbone. Ma se il nucleo atomico ha problemi, il carbone ne ha ancora di più. Non si può turare una falla con un cavatappi!”.
“L’intensità energetica del carbone è molto inferiore a quella del petrolio, e ha un contenuto di carbonio molto più alto. Questo determina un grande potere inquinante, che si può limitare solo a fronte di ingenti investimenti”. Senza poi dimenticare il trasporto stesso, “che induce un fenomeno di inquinamento indiretto molto importante, e di certo maggiore rispetto a quello del petrolio”.
Esistono altre soluzioni, ci sono altre strade da seguire. “Il geotermico italiano, dopo una fase iniziale di espansione ed interesse che ha fatto dell’Italia un’apripista con i giacimenti di Larderello, ha smesso di investire in questa direzione. Non ci sono investimenti in ricerca e in sviluppo sufficienti, e non si pensa strategicamente al contributo delle rinnovabili. Che possono giocare un ruolo significativo”.

Contro il business sporco del carbone, i successi dei Movimenti

Articolo di M. Cardone su Qualenergia.it: "Carbone Usa, una guerra che si vince dal basso

Per l'ambientalismo americano è il carbone il nemico numero uno. Basta un numero per rendersene conto: 250, sono le associazioni statunitensi impegnate nella guerra al carbone. Una fonte fossile che non piace perché responsabile di un inquinamento atmosferico che crea enormi danni alla salute, senza portare alcun beneficio alla società: secondo la ricerca Environmental Accounting for Pollution in the United States Economy, pubblicata sull'American Economic Review, per ogni dollaro di valore aggiunto generato dall'industria del carbone, ci sono 2,2 dollari di danno esterno. Una volta internalizzati i costi della sanità, alla società non conviene produrre energia dal carbone.

Gli scienziati di tutto il mondo, inoltre, additano il carbone come causa dei cambiamenti climatici, risorsa energetica del passato, ad altissimo contenuto di CO2.

Attivismo e scienza concordano sul fatto che bloccare o ridurre drasticamente lo sfruttamento delle risorse carbonifere, non potrebbe che fare bene al Pianeta. Il climatologo James Hansen, direttore del Nasa Goddard Space Institute, ha detto più volte che eliminare le emissioni da carbone rappresenterebbe l’80 per centro della soluzione alla crisi del riscaldamento globale. La società americana sembra convinta della necessità di combattere questa battaglia. Le azioni di

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