No al carbone Alto Lazio

18 gennaio 2012

Comunicazione di servizio

A causa di problemi tecnici il sito non potrà essere aggiornato ancora per qualche giorno. Vi ringraziamo per la pazienza.

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30 dicembre 2011

Civitavecchia 2012, la giunta Moscherini in "Apocalisse di cemento"

"Variante della variante 29". I civitavecchiesi nel 2012 dovranno vedersela con questa oscura formula che in realtà indica qualcosa di semplice da comprendere: cemento su Civitavecchia in quantità epocali. Gianni Moscherini non ha mai potuto far mistero del suo amore incontenibile per la "grigia materia" (NB: non la materia grigia), e visto che la sua politica preferita ruota attorno ai termini "appalti", "concessioni", "abusi", "mercanteggio" (tradotto: la Cosa pubblica come gestione di potere personale) il 2012 potrebbe essere un anno orgiastico per il Primo cittadino. Ce lo spiega bene il consigliere Manuedda (fonte)

"Segnalazioni all'Autorità di Vigilanza e alla Regione Lazio. Queste le azioni annunciate dal consigliere verde, Alessandro Manuedda, per contrastare l'attuazione dei provvedimenti urbanistici approvati nell'ultimo consiglio comunale. Circa 500 mila metri cubi di cemento, che si riverseranno nella zona a monte del Moretti-Della Marta con "San Gordiano due" e "San Gordiano tre", a San Liborio nei pressi del ponte dell'autostrada e nella zona compresa tra il Fosso di Fiumaretta e Terme di Traiano, dove insistono tra l'altro anche reperti archeologici.
Interventi che il sindaco Moscherini aveva definito epocali, l'indomani del consiglio, rivolgendo peraltro un plauso al lavoro dell'assessorato all'Urbanistica. "Di epocale in quanto accaduto – ha commentato al contrario Manuedda – c'è solo la dimensione dei provvedimenti approvati, la gran parte dei quali sono stati varati in violazione di legge, in particolare della direttiva europea che prevede la Valutazione ambientale strategia, oltre che in falsa applicazione di altre norme. Tra l'altro la formazione di questi provvedimenti, costruiti tutti negli uffici comunali, non ha consentito la partecipazione della cittadinanza, per cui credo che si possa parlare di tutto fuorché di un successo". L'esponente dei Verdi precisa poi che saranno letteralmente "aggredite" quattro aree: quella compresa tra il Fosso di Fiumaretta e Terme di Traiano, dove ci sono anche siti di interesse archeologico; l'area a monte del campo da rugby Moretti-Della Marta e la zona di San Liborio alto in prossimità del ponte dell'autostrada. Cosa si può fare? "Da parte nostra – ha aggiunto Manuedda – segnaleremo tutte le anomalie alla regione e alle autorità competenti, ma non abbiamo la possibilità di chiedere l'annullamento di questi atti". La speranza è che lo facciano le associazioni ambientaliste attive sul territorio. Ma, come detto, gli atti varati il 22 di dicembre sono solo una parte, circa la metà dei metri cubi previsti dalla cosiddetta variante alla variante 29. "L'altra metà – ha concluso Manuedda – essendosi il sindaco e la maggioranza, a quanto, pare ricompattati tra loro e con la propria coscienza, arriverà nel corso del consiglio comunale del 17 gennaio, con il voto sui programmi integrati, che riverserà un'altra colata di cemento sulla città".

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28 dicembre 2011

Civitavecchia, tornano i "piantatori" d'antenne

Fonte
"Complici le festività natalizie che fanno "abbassare un po' la guardia", l'altra mattina i residenti di via P. Renzi (zona Boccelle) hanno assistito all'inizio dei lavori per l'installazione, in un terreno privato, di un'altra antenna per la telefonia mobile. "In barba all'accordo tra Comune di Civitavecchia e Compagnie telefoniche con il quale, da una parte il Comune metteva loro disposizione siti ove installare le antenne per la telefonia mobile e dall'altra le compagnie si impegnavano a non contattare privati cittadini per l'installazione di antenne su proprietà private, tutto è ritornato come prima – dice uno dei residenti, Marco Schiavo - Proprio ieri, a ridosso delle festività natalizie (guarda caso) c'è stato un tentativo di installazione di un antenna in via P. Renzi (zona Boccelle) fortunatamente non passato inosservato da noi abitanti che abbiamo subito chiamato le forze dell'ordine per una verifica delle autorizzazioni a procedere.
I responsabili comunali, messi al corrente, hanno inviato gli ispettori i quali, non avendo ricevuto adeguata documentazione dagli autori dell'opera, hanno immediatamente bloccato i lavori.
Ora, aldilà di eventuali autorizzazioni e/o permessi - continua - siamo particolarmente preoccupati in quanto nell'area circostante vi vivono molti bambini ed è noto che soprattutto nelle immediate vicinanze (raggio di 70 metri) studi affermano che il segnale delle antenne telefoniche è catalogato come Devastante, tra l'altro annulla anche gli effetti di terapie come la chemio terapia per chi sfortunatamente ne ha necessità.
Sarebbe opportuno risolvere il problema definitivamente in modo che le compagnie telefoniche non possano più contattare privati cittadini ingolosendoli con cifre che potrebbero non guadagnare in un anno di lavoro - conclude Schiavo - e con il risultato di vedere da un momento all'altro dalla propria finestra affiorare una antenna con le conseguenze per la salute che ormai solo poche persone poco informate ignorano".

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27 dicembre 2011

Guangdong, Cina: è rivolta popolare contro la nuova centrale a carbone

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Da Asianews:
"Il villaggio ribelle di Wukan, che ha condotto una lunghissima battaglia contro la corruzione dei dirigenti comunisti locali e l’esproprio dei terreni, festeggia oggi il ritorno a casa di Zhang Jiancheng, uno dei leader della protesta arrestato due settimane fa dalla polizia locale. Nel frattempo ad Haimen, a circa 150 chilometri da Wukan, si continua a combattere contro i soprusi del regime comunista.

Il rilascio di Zhang, 26 anni, fa parte di un accordo siglato fra Lin Zuluan – rappresentante del villaggio – e il segretario del Partito comunista provinciale Zhu Mingguo. Subito dopo la firma, Zhu ha visitato il villaggio insieme al capo del Partito di Shanwei Zheng Yanxiong e un’altra decina di rappresentanti governativi: sono stati accolti da cori di benvenuto e da applausi.

I dirigenti hanno accolto le richieste del villaggio, eliminato i funzionari corrotti e promesso “giustizia” per la morte di Xue Jinbo. Due leader popolari, però, rimangono in galera: si sono rifiutati di firmare le “confessioni” che il governo impone ai dissidenti prima di rilasciarli e per questo non sono stati liberati.

Arrestato proprio insieme a Zhang, Xue è morto durante un interrogatorio: secondo i suoi concittadini a ucciderlo è stata la polizia, mentre gli agenti parlano di un attacco di cuore. Il rilasciato racconta: “Siamo arrivati insieme alla prigione di Shanwei all’una e mezzo di pomeriggio del 9 dicembre. Mi hanno interrogato per 31 ore e mezzo filate: avevo gli occhi devastati, è stata un’esperienza terrificante”.

Del suo compagno di detenzione, ricorda: “Eravamo a poche porte di distanza. L’11 dicembre ho sentito dei colpi violenti alla sua porta, ho visto che 4 agenti lo portavano via di peso. L’ho chiamato diverse volte urlando, ma non ha dato alcun segno di aver sentito. Lì ho pensato che era morto”. Ora le autorità centrali promettono una nuova inchiesta sul caso, ma gli abitanti di Wukan non ripongono molta fiducia in questa promessa.

Haimen, nel frattempo, festeggia invece il suo terzo giorno consecutivo di proteste (v.foto). La popolazione vuole bloccare la costruzione di una centrale energetica a carbone, cancerogena, ed è scesa in piazza contro gli accordi illegali stipulati fra il governo locale e alcuni investitori. Ora la polizia sta cercando di farla sgombrare con lacrimogeni, cannoni ad acqua e cariche: inoltre, l’autostrada che collega il villaggio al resto del Paese è ancora bloccata.

Le proteste sociali continuano dunque a colpire l’intera Cina, e il fatto che le più violente si verifichino nella ricca provincia meridionale del Guangdong non è un caso. I terreni di questa zona sono i più costosi e vengono espropriati con risarcimenti sempre più bassi, e qui hanno casa le maggiori industrie straniere che producono in Asia: i salari sono miseri e il governo li mantiene tali per attirare nuovi investitori. I lavoratori, però, sono sempre meno intenzionati a rimanere in silenzio: soltanto nel 2010, oltre 180mila proteste sociali."

Altri resoconti degli scontri avvenuti:
Euronews
Blitzquotidiano
Asianews
SavonaNews

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Afghanistan, 11 uomini schiacciati nella miniera di carbone

Mentre sono nove le vittime confermate nella miniera di carbone cinese di Sandu


"Almeno undici persone sono morte oggi per il crollo di una galleria di una miniera di carbone nella provincia settentrionale afghana di Baghlan. Lo ha appreso l'ANSA da fonti ufficiali. L'incidente e' avvenuto nel distretto di Nahrin il cui governatore, Fazal Rahman Rahmani, ha detto all'ANSA che "almeno quattro dei cadaveri non sono ancora stati recuperati dai soccorritori". Il responsabile ha quindi commentato che "non e' la prima volta che minatori muoiono nei pozzi della provincia di Baghlan" perche' "un episodio simile e' gia' avvenuto alcuni mesi fa". La ragione principale di questi incidenti, ha concluso, "e' la precarieta' del lavoro nelle miniere e l'assenza di misure di sicurezza in gallerie scavate in modo rudimentale".
Fonte: ANSA

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Porto di Genova, sequestrato il terminal carbone

Da la Repubblica del 21/12
"Il pubblico ministero della procura di Genova, Walter Cotugno ha disposto il sequestro del 70% della superficie del terminal rinfuse del porto di Genova. All’origine del decreto ci sarebbero problemi ambientali, legati alla movimentazione del carbone. Quattro persone sono indagate. L’operatività del terminal, gestito dalla Compagnia Pietro Chiesa, è attualmente interrotta. Si apre così un nuovo fronte sulle banchine del porto di Genova.
FOTO DEL TERMINAL CARBONE

L'indagine del sostituto procuratore Walter Cotugno nasce da una segnalazione inviata dall'ufficio Ambiente e Territorio della Provincia, l'ente cui compete il monitoraggio dell'aria anche all'interno del porto. I tecnici avevano riscontrato all'interno e nell'area circostante il Terminal Rinfuse, una quantità di polveri di carbone superiori ai livelli consentiti e avevano inoltrato la relazione alla procura.
VIDEO, MERLO: "BISOGNA RISPETTARE LE REGOLE"

L'indagine mira alla tutela della salute dei lavoratori che operano nel terminal - in primis i "carbunin" - ossia i camalli della storica compagnia Pietro Chiesa -, ma anche dei dipendenti di altre società e uffici confinanti. E poi c' è l'incolumità degli stessi abitanti dei quartieri a ridosso della zona di San Benigno.

Negli anni, infatti, sono state molte le denunce di operai, impiegati, cittadini che si lamentavano per le nubi nere che si sollevano nelle giornate di vento, oppure per quella polvere di carbone depositata sulle scrivanie, sui davanzali, sulla biancheria stesa.

Ai quattro indagati, due appartenenti al settore dirigenziale e due a quello tecnico, sono contestati 15 capi d'imputazione. Secondo l'accusa non avrebbero attuato le procedure necessarie per evitare l'aumento delle emissioni di polveri derivanti dalla movimentazione e dallo stoccaggio del carbone e delle rinfuse bianche. Tra le accuse, quella di utilizzare ruspe non idonee a impedire la dispersione delle polveri. Contestata l'omissione della pulizia delle aree di stoccaggio.

Si è appreso che l'autorizzazione prevedeva lo stoccaggio di 15-20.000 tonnellate di carbone, i cui cumuli non avrebbero dovuto superare in altezza apposite barriere protettive di 5 metri. Al contrario erano state stoccate 60.000 tonnellate. Tra le anomalie riscontrate anche la mancata installazione di uno specifico autolavaggio per la pulitura dei mezzi utilizzati per il trasporto, quindi la mancata comunicazione all'Asl dell'arrivo di navi con carico di rinfuse polverose.

"La Procura è attenta nei settori che possono provocare inquinamenti" ha detto il procuratore capo reggente, Vincenzo Scolastico. Il presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Luigi Merlo, si è limitato a questo commento: "Sull'azione giudiziaria abbiamo notizie frammentarie, si parla di elementi di carattere ambientale. Dico solo che, nella delibera di oggi, abbiamo evidenziato che in quel terminal ci sono carenze strutturali e ambientali che avevo già segnalato con una lettera del 24 novembre all'azienda. Sono preoccupato soprattutto per i lavoratori, ma ci attiveremo con le organizzazioni sindacali una volta compreso bene l'atto".
(21 dicembre 2011)

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USA, un taglio all'inquinamento da mercurio delle centrali a carbone

Mentre il carbone arretra negli USA, un'altra buona notizia:

Da Greenreport
"L'Environmental protection agency Usa (Epa) ha adottato i nuovi Mercury and Air Toxics Standard, le misure di protezione contro le emissioni di mercurio delle centrali a carbone, che ne producono negli Usa ben 33 tonnellate all'anno e che finiscono nell'aria, nei fiumi e nelle falde idriche. Il mercurio contamina anche uccelli acquatici e pesci e minaccia in particolare la salute dei bambini e delle donne incinta. I nuovi standard di protezione sostituiscono quelli adottati dall'amministrazione di George W. Bush, che sono stati più volte respinti da diversi tribunali statunitensi perché ritenuti insufficienti, e ridurranno le emissioni di mercurio di oltre il 90%.

A trarre beneficio dai nuovi standard sarà soprattutto la comunità ispanica statunitense dato che, secondo recenti studi, quasi il 30% degli ispanici vive vicino a centrali a carbone e l'80% abita nelle aree con la peggiore qualità dell'aria degli Usa. Inoltre gli ispanici sono il gruppo di popolazione che si ciba di più dei pesci dei fiumi spesso inquinati dal mercurio.

Michael Brune, direttore esecutivo di Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista Usa, è molto soddisfatto: «L'annuncio del Presidente Obama rappresenta una pietra miliare per le famiglie di tutto il Paese. Questo significa che, dopo decenni di ritardo, ora abbiamo solide protezioni contro il mercurio e soprattutto significa tranquillità per i padri e le madri dei più di 300.000 bebè che ogni anno nascono esposti a livelli pericolosi di mercurio. Sierra Club applaude il presidente e la sua amministrazione per il loro coraggio e impegno per la protezione di tutte le famiglie, particolarmente le donne ed i bambini, contro questo pericoloso veleno e per essersi opposti ai tentativi degli inquinatori di debilitare queste salvaguardie vitali. Sono stati ricevute più di 800.000 osservazioni pubbliche, un record, in appoggio a queste protezioni e ci complimentiamo con il Presidente per aver ascoltato le preoccupazioni del popolo americano».

Sierra Club ha dato vita on-line ad una vera e propria campagna di ringraziamento a Barack Obama per aver approvato garanzie contro il mercurio che secondo gli ambientalisti e l'Epa dovrebbero salvare negli Usa 11.000 vite ogni anno. Nella lettera a Obama si legge: «Il regalo di Natale perfetto: l'aria pulita. Il nuovo Mercury and Air Toxics Standard proteggerà i bambini, gli anziani e noi tutti da inquinanti atmosferici nocivi come mercurio, arsenico, diossina e gas acidi. Questo regalo crea lavoro, stimola l'innovazione ed assicura un futuro più sano per il nostro Paese. Grazie Presidente Obama per aver messo gli interessi delle famiglie davanti a quelli delle Big Coal!»

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A Vado autorizzata una sezione a carbone aggiuntiva da 460MW

Brutte notizie da Vado, siamo vicini ai nostri agguerriti amici liguri.
Fonte: Trucioli Savonesi, stralcio dell'originale via UPLS

L’ampliamento della centrale a Carbone di Vado è stato approvato in Regione Liguria.

Sì avete capito bene, quella delle tante battaglie avvalorate da dati e analisi scientifiche che denunciavano dati allarmanti sulla salute del territorio colpito dalle emissioni della stessa e mai pubblicamente contestate, mai state oggetto di un corretto confronto tra le parti che hanno preferito sedersi ai tavoli decisionali senza tenere conto della volontà contraria dei 18 Comuni interessati, dell’opposizione netta della popolazione e dei Sindaci dei Comuni di Vado e Quiliano, dell’opinione di scienziati e medici che da anni a gran voce comunicavano i gravi allarmi sulla salute.

Hanno preferito discutere: Regione, Provincia di Savona, sindacati e Tirreno Power tenendo a dovuta distanza coloro che sono i più interessati all’intera vicenda: i cittadini che pensavano di aver già dovuto pagare un prezzo molto alto a causa della combustione del carbone con quarant’anni di malattie, morti premature, alterazioni e inquinamento di un territorio che è stato sempre merce di ricatto occupazionale e di scambio politico.Il lavoro o la salute. Lo sviluppo o la decrescita.
Oggi le promesse di lavoro non sembrano del tutto credibili, sia per la crisi economica che in particolar modo la nostra Provincia sta attraversando , sia per la mancanza di capacità progettuali della classe industriale e di quella sindacale , fermi entrambi su scelte anacronistiche, obsolete e scarsamente innovative, quindi anche il ricatto “ Se vuoi lavorare, devi accettare qualche rischio sulla salute tua e quella dei tuoi figli…” non sembra reggere più.
Non bisogna essere necessariamente ambientalisti, conoscere perfettamente le risultanze scientifiche legate alla combustione del carbone, sapere che il “carbone pulito” non esiste, diffidare di chi oggi ci promette decisivi e miracolosi miglioramenti in fatto di emissioni quando sino ad oggi si è potuto auto certificare e dichiarare le proprie emissioni inquinanti senza che nessun ente pubblico potesse verificarne l’attendibilità, per non crederci più

La maggioranza di cittadini di Vado e Quiliano, ma anche di Savona, Albissola, Noli, Spotorno , Finale e degli altri Comuni sono contrari all’ampliamento della centrale a carbone e non solo sulle Delibere di Consiglio comunicate al Presidente della Provincia, ma per la concreta opposizione dei loro cittadini.

Grande è lo sconcerto per avere appreso la decisione favorevole della Regione Liguria e del Governatore Burlando che, nonostante avesse a conoscenza le problematiche e le aspettative della popolazione contraria , ma soprattutto la netta opposizione dei Sindaci dei Comuni di Vado e Quiliano, ha voluto salutare come mediazione, l’accoglimento delle richieste della proprietà, nelle parti più sostanziali e gravose.
Grande è lo sconcerto per aver appreso come tutte le forze politiche presenti in Regione siano state complici e protagoniste di questo vergognoso accordo, dal PD all’IDV, al PDL( che in Provincia col Presidente Vaccarezza aveva il più strenuo sostenitore).

Tutti senza distinzioni.

Grande, infine, lo sconcerto per la presa di posizione del PD provinciale che con il Segretario Di Tullio in testa, ma ampiamente sostenuto dal Consigliere Verdino e dalla Rambaudi, dimenticano di aver cavalcato i motivi dell’opposizione all’ampliamento , raccogliendo addirittura le firme in campagna elettorale e si permettono, oggi, di attaccare l’operato politico di due Sindaci , di cui uno , Ferrando, facente parte del Partito Democratico.
Certo è grave nel PD non seguire in modo fedele e cieco le decisioni della Segreteria, non ubbidire agli ordini di chi con gravi incoerenze cerca di giustificare la bontà di un progetto di scempio ambientale che mortificherà il nostro territorio per altri 50 anni: potrebbe meritare una punizione.
Ma noi avremo la memoria lunga.

Ci ricorderemo di tutti coloro che si sono resi responsabili o complici di questo progetto di scempio ambientale, quasi un crimine contro la popolazione che lo abita.

Ci ricorderemo di loro quando saremo, di nuovo, nella cabina elettorale.

Ci ricorderemo di loro per le prossime morti premature, per i prossimi casi di tumore, per tutti i bimbi asmatici o sofferenti che testimonieranno come tra la salute dei cittadini e gli interessi dei poteri forti, loro hanno scelto i secondi.
Ci ricorderemo di loro che hanno dimenticato quale sia il ruolo dei Sindaci eletti dai cittadini, che tengono onestamente fede al mandato che gli è stato conferito e per il quale sono stati eletti.
Ci ricorderemo di chi non ha mai fatto nulla per verificare l’operato di autocontrollo delle emissioni in atmosfera e nei corsi d’acqua interessati dalla centrale e poteva farlo.
Ci ricorderemo di chi non ha saputo essere obbiettivo e non ha concretamente preso le distanze da chi ha deciso il futuro del nostro territorio dando il parere positivo di VIA pur non avendo le carte in regola, essendo indagato per la valutazione ambientale di un’altra centrale a carbone: quella di Porto Tolle.
Ci ricorderemo di chi non solo non ha voluto ascoltare la denuncia di medici e scienziati sui danni da polvere sottili e ultra sottili, ma anche di chi ha finto di credere a una battaglia ambientale, talvolta prendendone parte in prima persona, ma senza poi assumere posizioni di vera rottura con i loro partiti e le loro segreterie per chiedere, ad esempio, una verifica seria sui gruppi 3 e 4 che continuano a operare fuori dai parametri di legge.

Ci ricorderemo di chi, mentre il mondo andava in un’altra direzione , funzionale alla diminuzione dei livelli di CO2 e quindi ad una diminuzione della combustione da carbone ritenuto la prima fonte fossile responsabile del surriscaldamento globale del pianeta, a Savona promuoveva un aumento di produzione ingannando i cittadini sulla bontà dello stesso.

E ci ricorderemo anche di chi come i Sindaci Ferrando e Caviglia hanno avuto, invece il coraggio di essere coerenti, con il mandato dei cittadini, con il programma elettorale ma soprattutto con se stessi.

Non sono stati certo loro ad avere indebolito la trattativa politica in Regione, perché non si tratta su un progetto sul quale ci si sente in netto disaccordo. La trattativa è un compromesso, una falsa impostazione per tradire elegantemente i cittadini e soprattutto i propri elettori .......

Le ricadute sul territorio non saranno mai quelle che, chi si batte contro l’ampliamento della centrale e per la metanizzazione dei gruppi esistenti, chiede da decenni.

Le sole ricadute ammissibili devono essere: la salute.

Solo quella avremmo voluto incassare e non ci arrenderemo certo facilmente a rinunciarvi.
La memoria quella sì non la perderemo e siamo certi di conservarla a lungo.

ANTONIA BRIUGLIA

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Facebook dichiara: tolgo l'amicizia al carbone

Da IlFattoQuotidiano
"Da oggi Greenpeace e Facebook sono alleati contro il carbone. Ci sono voluti venti mesi di campagna ambientalista ma alla fine ne è valsa la pena: il gigante dei social media si è schierato a fianco dell’associazione nella lotta alle fonti di energia fossile. Com’è stato possibile? Semplice, energia pulita altrimenti “ti tolgo l’amicizia”.

Il passo fatto da Facebook in questi giorni, con l’annuncio di alimentare i suoi data center con energia pulita e non con il carbone nonché di aiutare Greenpeace a promuovere le rinnovabili e a incoraggiare le grandi aziende che erogano energia a puntare sulle fonti pulite, è il risultato di un tam-tam di quasi due anni sul social media stesso, dove oltre 700mila utenti in tutto il mondo hanno aderito ad Unfriend Coal (Togli l’amicizia al carbone). Venti mesi di post, video e commenti per dire basta ad una delle fonti fossili più sporche al mondo.

Tutto inizia nel gennaio 2010, quando trapela la “notizia” che Facebook usa il carbone per alimentare il suo data center in Oregon, Stati Uniti. Il 19 febbraio sono già migliaia gli utenti del social media che si uniscono in gruppi inglesi (We want Facebook to run on 100% renewable energy) e spagnoli (Queremos que Facebook utilice 100% energía renovable) per chiedere a Facebook di convertirsi al 100 per cento alle rinnovabili. Ormai l’onda verde non si arresta più. Nel luglio 2010 Facebook annuncia di aver raggiunto 500 milioni di utenti. Ben 500mila di questi chiedono a gran voce alla compagnia di abbandonare il carbone, e scrivono direttamente a sua maestà Mark Zuckerberg. Da lì a poco le iniziative non si contano più, dall’adesione spontanea di testimonial internazionali (rigorosamente su Facebook) a competizioni fotografiche di artisti internazionali (come a Stoccolma). A metà 2011 Greenpeace pubblica un interessante rapporto (“How dirty is your data?”) su quanto inquinano i data center delle principali compagnie informatiche (Akamai, Amazon.com, Apple, Facebook, Google, HP, IBM, Microsoft, Twitter e Yahoo), e proprio Facebook risulta una delle più avvezze al carbone.

La decisione di fine ottobre di Facebook di costruire il suo primo centro dati europeo a Luleå in Svezia, vicino al circolo polare artico, apre la strada all’utilizzo di metodi di raffreddamento naturali e dell’energia idroelettrica prodotta nella zona Infine, qualche giorno fa, ecco il grande annuncio da parte di Tzeporah Berman, co-direttrice della campagna Energia e Clima di Greenpeace International: “Greenpeace e Facebook lavoreranno da oggi insieme per convincere i principali produttori di energia ad abbandonare il carbone e a investire sulle rinnovabili. Solo perseguendo la strada delle energie pulite sarà possibile lottare contro i cambiamenti climatici, rafforzare l’economia e tutelare la salute dei cittadini”. Insomma, alla fine Greenpeace, e i 700milautenti di Facebook, ce l’hanno fatta. “Facebook guarda lontano, a un giorno in cui le fonti energetiche primarie saranno pulite e rinnovabili, e stiamo lavorando con Greenpeace e con altri per far sì che quel giorno sia sempre più vicino”, ha detto Marcy Scott Lynn del Facebook’s sustainability program. “Da oggi, la nostra politica sulla localizzazione dei data center favorirà l’accesso alle fonti rinnovabili e con Greenpeace metteremo la forza del nostro network al servizio del pianeta”.

In attesa di capire se e quanto alle parole seguiranno i fatti, Facebook e Greenpeace rilanciano “la sfida alle altre aziende dell’IT e del cloud computing come Apple, IBM, Microsoft e Twitter”, dice Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. Insomma, bisogna solo decidere da chi iniziare.

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La via cinese al greenwashing?

Da Greenreport
Intervenendo a Pechino alla settima Conferenza nazionale sulla protezione dell'ambiente, il vice-primo ministro cinese Li Keqiang (Nella foto) ha detto che «Il governo si sforzerà di offrire al popolo un ambiente più vivibile, acqua pulita ed un cielo blu. Il governo deve mantenere l'equilibrio tra sviluppo economico e salvaguardia dell'ambiente».

Secondo quanto riferisce l'agenzia ufficiale Xinhua, Li ha spiegato che «un ambiente di buona qualità è un bene pubblico che il governo deve assicurare al suo popolo. Il governo deve lavorare maggiormente per controllare i livelli di PM2,5, particolato di un diametro uguale o inferiore a 2,5 micron presente nell'aria».

Il vice-premier cinese ha reso noti anche gli obiettivi del governo centrale: «durante il periodo del 12esimo Piano quinquennale (2011-2015), le città cinesi devono realizzare un tasso di trattamento delle acque reflue dell'85%. Rafforzare la protezione dell'ambiente contribuirà a promuovere la trasformazione del modello di crescita economica cinese ed alla cooperazione internazionale del Paese, dato che un numero crescente di barriere commerciali vengono erette in nome dell'ambiente».Ancora una volta il discorso del regime cinese sull'ambiente è prettamente economico e tende a fare dei nuovi vincoli occasioni: «Mentre la Cina migliora le sue industrie tradizionali e sviluppa nuovi settori ad alta tecnologia, è anche essenziale incoraggiare l'industria dei servizi, essendo quest'ultima in grado di fornire un numero di posti di lavoro emettendo meno inquinanti», ha detto Li, ricordando che «Il governo deve fornire l'aiuto necessario alle organizzazioni non governative ed ai volontari che lavorano nella protezione dell'ambiente, al fine di incoraggiare più persone a dedicarsi a questa causa».

Ieri il governo centrale cinese ha pubblicato un piano di lavoro per la protezione dell'ambiente durante il 12esimo Piano quinquennale che fissa un obiettivo di riduzione delle emissioni di diossido di zolfo (SO2)dell'8% entro il 2015.

Il Piano di lavoro si basa anche sugli impegni firmati dai capi dei governi di 31 province, municipalità e regioni autonome della Cina e dai dirigenti di 8 grandi imprese statali con il governo centrale e che riguardano gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti del Piano quinquennale 2011-2015.

Il ministro della protezione dell'ambiente, Zhou Shengxian, che ha firmato il documento a nome del governo durante la settima Conferenza nazionale sulla protezione dell'ambiente, ha spiegato che «Secondo gli accordi, questi governi ed imprese hanno promesso di condurre 5.561 progetti ambientali, rappresentando così una parte importante degli sforzi della Cina per raggiungere il suo obiettivo nazionale in questo settore».

I progetti riguarderanno numerosi settori: dagli impianti di depurazione delle acque reflue alle centrali elettriche, dalle cartiere alle tintorie, dalla siderurgia ai cementifici.

Entro il 2015 dovrebbero essere costruiti 1.184 depuratori per le acque reflue con una capacità di trattamento giornaliera di 45,7 milioni di tonnellate, intanto verranno realizzati impianti di desolforazione nei generatori di centrali termiche che producono in totale 400 milioni d KWh.

Il Consiglio degli affari di Stato «Verificherà e valuterà i progressi dei governi locali e delle imprese nei lavori ambientali. Quelli che non realizzeranno i loro obiettivi saranno sanzionati per i loro fallimenti in funzione delle regole in vigore».

Tutto da capire, comunque, come la Cina pensa di migliorare la qualità dell'aria del suo certamente sconfinato Paese quando - vedi quanto riporta oggi il Sole24Ore - la sua «fame di carbone» potrebbe «produrre a breve l'ennesima acquisizione nel settore in Australia, dove l'attività di M&A è sempre più effervescente, grazie alla forte discesa delle valutazioni delle minerarie. Obiettivo del takeover è Gloucester Coal, proprietaria di due miniere a cielo aperto, che producono attualmente 1,8 milioni di tonnellate di carbone l'anno, e di diverse licenze esplorative». leggi su http://24o.it/RnKig

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Torrevaldaliga Nord: serbatoio sversa olio a mare, intervento dei carabinieri del NOE

Da "la Repubblica" del 20/12
"Versava olio in mare, sigilli a cisterna Enel

I carabinieri del Noe di Roma hanno sequestrato questa mattina un serbatoio, da cui fuoriusciva olio che finiva direttamente in mare. Il depuratore usato per filtrare non era adatto a smaltire liquidi industriali, ma soltanto "acque bianche"
Versava rifiuti oleosi in mare facendo passare il liquido attraverso un depuratore delle acque bianche, non idoneo dunque a filtrare quelle industriali. All'alba, sono scattati i sigilli alla cisterna della centrale Enel di Civitavecchia.

Il sequestro dei carabinieri del Noe di Roma, guidati dal capitano Pietro Raiola Pescarini, è avvenuto su disposizione della procura della città portuale. Al momento non ci sono ancora indagati e si stanno verificando eventuali responsabilità.

L'azienda ha spiegato che si tratta di un vecchio serbatoio, di quando la centrale andava a olio e che l'impianto potrebbe essersi logorato. Questo il motivo delle perdite.

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