No al carbone Alto Lazio

12 giugno 2008

Sui cambiamenti climatici

Alcune riflessioni sulla responsabilità dell'inquinamento atmosferico prodotto dall'uomo su effetto serra e mutamenti climatici. Da Greenpeace? No. Legambiente? Neppure. Dal Sole24ore.com

L'evoluzione di una civiltà dipende dalla quantità di energia che ha a disposizione. O almeno, è quanto credeva Nikolai Kardashev, l'astronomo russo che nel 1964 propose una scala per misurare il grado evolutivo delle società extraterrestri, ovviamente nella speranza di incontrarne qualcuna. Ridotta ai minimi termini, la scala di Kardashev è piuttosto semplice: le civiltà di Tipo I sono quelle in grado di sfruttare l'intera energia di un pianeta. Quelle di Tipo II riescono a usare l'energia di una stella. E quelle di Tipo III, manco a dirlo, riescono addirittura a mietere l'energia di un'intera galassia.
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Al giorno d'oggi, sulla Terra, si stima che la civiltà umana usi l'equivalente di 15 terawatt di energia (la misura corretta sarebbe 490 miliardi di miliardi di joule all'anno: un joule è un watt al secondo). Ovvero un'irrisoria frazione delle risorse energetiche del pianeta: i 174mila terawatt che piovono dal Sole, i 23 terawatt della geotermia e i miseri 3 terawatt prodotti dalla maree. Ah già, poi ci sono anche le risorse fossili (la cui combustione produce oltre 13 terawatt) che la civiltà terrestre ha ingegnosamente imparato a pescare sottoterra. Il guaio è che quelle catene di atomi di carbonio e di idrogeno che compongono gas naturale, petrolio e carbone, quando bruciate, accoppiano il carbonio a due atomi d'ossigeno e fanno la CO2. La famigerata anidride carbonica.
Sì, certo. Parlare di riscaldamento globale nel bel mezzo della più fredda e piovosa primavera degli ultimi trent'anni, può sembrare anacronistico. Ma il guaio è proprio questo. Anche due inverni or sono, quando l'inverno non è arrivato era forse eccessivo gridare al global warming, come invece accadeva puntualmente nelle chiacchere al bar. Proprio come le emozioni, il clima è un meccanismo delicato. Ma anche molto di più: è frutto di così tante variabili che non esiste supercomputer capace di calcolarle in modo definitivo.
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Se non ci fosse stata l'anidride carbonica, a trattenere parte della radiazione infrarossa riflessa dal pianeta (il cosiddetto effetto-serra) la temperatura media sarebbe di -19 gradi centigradi e sulla Terra non ci sarebbe ombra di civiltà né, forse, di vita. Prima della Rivoluzione industriale (e prima della sovrappopolazione), c'erano 280 parti di CO2 per ogni milione di molecole nell'atmosfera. Oggi che bruciamo allegramente circa 90 milioni di barili di petrolio al giorno, siamo intorno alle 390. Presto saranno 400.
Quello del clima, è un caos.
La Nasa ha annunciato che, dopo i recenti effetti raffreddanti de La Nina, sta entrando in gioco la cosiddetta Oscillazione decennale del Pacifico, che comporta – e nessuno sa veramente perché – fasi alterne di acque calde e fredde, che durano fra i 20 e 30 anni. Un recente studio tedesco promette dieci anni di clima più rigido in Europa. Anche se il Met Office britannico ha subito precisato che gli effetti del global warming mitigheranno un po' quel raffreddamento.
Intanto, su Nature è comparso un articolo che lancia l'allarme sugli idrati di metano: in poche parole, acqua e metano allo stato solido depositati in quantità enormi sul fondo degli oceani. Col crescere della temperatura, stanno rilasciando quel gas (che ha una potenzialità-serra 21 volte l'anidride carbonica) nell'atmosfera. Potenzialmente, potrebbero portarci al tipping point: il punto di non ritorno.
Quello del clima, è un caos caldo.
Così come è illogico tremare di paura per un'inverno mite, è illogico – nelle uggiose giornate di questa piovosa primavera – dimenticarsi che l'effetto-serra era stato previsto da un fisico svedese già nel remoto 1896: la capacità di certe molecole di trattenere la radiazione di certe frequenze è un fenomeno fisico indisputabile. Anche se a Ferragosto farà più freddo del solito, il mondo si sta riscaldando più del solito.
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Tradurre tipping point con «punto di non ritorno», fa assumere al termine un sapore drammatico. L'espressione inglese (resa celebre dall'omonimo libro di Malcolm Gladwell), indica ad esempio quel momento in cui un oggetto, leggermente sospinto fino al bordo di un tavolo, cade giù. L'Internet è stato un perfetto caso di tipping point: l'avvento del web ha prodotto una serie inarrestabile di rivoluzioni a cascata. Il mondo, difatti, non sarà mai più come prima.
Il problema è che l'eventuale tipping point climatico, sarebbe gravido di spiacevoli effetti collaterali. Se l'aumento della temperatura contribuisse davvero a sprigionare il metano delle profondità oceaniche (e quello racchiuso sotto il permafrost artico), l'effetto-serra potrebbe scivolare giù dal tavolo.
In altre parole, quella crescita lineare (nel lungo periodo) della CO2 e della temperatura – sulla quale si basano, per motivi di prudenza, tutti gli "allarmistici" rapporti dell'Ipcc – potrebbe assumere un andamento non-lineare. E non sarebbe una bella notizia.
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Siccome il clima è un caos caldo in tutti i sensi, ci sono scienziati che addebitano all'Ipcc di aver esagerato con le previsioni, e altri che accusano l'autorità climatica dell'Onu di aver sottostimato la portata degli eventi. Tutto questo, mentre il mondo aspetta di sapere se l'anno prossimo – quando a dicembre si chiuderanno le trattative per il nuovo trattato sulle emissioni-serra – alla Casa Bianca ci sarà Obama o McCain. Se sarà l'uno o sarà l'altro farà qualche differenza ma, a quanto pare, sono entrambi pronti a interrompere il "negazionismo" unilaterale del riscaldamento, a lungo perpetrato della presidenza Bush.
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Fuori piove e fa freddo. Per fortuna si vedono le rondini, che almeno stavolta fanno primavera.
Però una cosa pare certa. Secondo la scala di Kardashev, la civiltà terrestre è ancora di Tipo 0. Le società extraterrestri di Tipo I, devono aver trovato il modo di superare lo scalino evolutivo della dipendenza da idrocarburi, in modo da non sconvolgere i delicati equilibri del loro pianeta. Viceversa, non sarebbero arrivate lì dove sono. Se ci sono..

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