No al carbone Alto Lazio

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22 gennaio 2011

La ricetta per un mondo alimentato da energie 100% rinnovabili

Da Ecologiae.com
"Sognare un mondo 100% rinnovabile è un conto, fare i conti di quanto e cosa occorre per togliere l’etichetta utopia alla completa sostituzione del fossile con le energie pulite da qui al 2030, è un calcolo ben più complesso del semplice fantasticare con occhi verdi. Ci hanno pensato Mark Delucchi dell’Università della California e Mark Jacobson di Stanford, pubblicando sulla rivista Energy Policy la lista della spesa per un Pianeta che vada solo ad eolico, ad acqua e a solare.
Attualmente l’apporto delle rinnovabili si attesta al 13% contro un 80% di energia che ancora proviene dai combustibili fossili. Impensabile quindi sperare in una rivoluzione energetica in chiave rinnovabile di facile attuazione. Eppure visto così, nero su bianco, tutto ciò che serve, non la fa sembrare un’impresa poi così titanica: basta qualche milione di turbine eoliche, un 90 mila centrali solari e la pillola amara del petrolio torna giù, in quegli abissi dove sporco non è.
Per l’esattezza un mondo che punti al 100% rinnovabile entro il 2030 dovrebbe dotarsi di:

  • 4 milioni di turbine eoliche da 5 megawatt;
  • 90mila grandi centrali solari da 300 megawatt, sia del tipo fotovoltaico che a concentrazione;
  • 1,7 miliardi di piccoli pannelli fotovoltaici da 3 chilowatt da installare sui tetti di tutte le case del pianeta.
E ancora centrali geotermiche ed impianti per lo sfruttamento dell’energia delle onde.
Nel carrello dei due utopici calcolatori, a sorpresa, non figurano né il nucleare né la biomassa, il che è alquanto strano dal momento che oggi forniscono rispettivamene il 6 e il 10 per cento dell’energia mondiale (eolico e solare insieme raggiungono quota 3%).
Volevamo dimostrare che vento, sole e acqua presenti sul pianeta sono sufficienti a soddisfare la domanda di energia e che il problema principale è solo la volontà politica. L’obiettivo potrebbe essere raggiunto entro il 2030, ma più realisticamente entro questa data si potrebbe smettere di produrre nuove centrali a combustibili fossili, mentre in altri 20 si potrebbe completare lo ‘switch’ alle energie verdi.
Per passare alle rinnovabili occorreranno reti intelligenti, impianti di stoccaggio e… risposte pronte alle obiezioni comuni che frenano una rivoluzione green: in primis, vento e sole non sono energie discontinue? Prese separatamente sì, ma insieme lavorano benissimo:
"Normalmente una giornata con poco vento è soleggiata, e viceversa".
E poi non c’è da considerare il problema dei costi? Da qui a 20 anni scenderanno. E comunque se si considera il costo sociale, ambientale e per la salute pubblica dei fossili, sono già molto molto più economiche.

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20 gennaio 2011

I veri costi del carbone.

Da Gaianews.it
"Converrà passare al 100% di energia da vento, sole e acqua entro il 2030

Uno dei fattori che più ostacolano la crescita delle energie rinnovabili è il loro costo. Attualmente, produrre energia con in vento o col sole costa molto di più che, ad esempio per l’Italia, acquistare elettricità prodotta dalle centrali nucleari della Francia. Ma questo ragionamento sembra fare acqua da tutte le parti, almeno secondo due ricercatori americani che hanno qualche giorno fa pubblicato la seconda parte di uno studio che chiarisce la distinzione tra il costo dell’energia eolica, per esempio, e quella delle fonti energetiche fossili tradizionali, come il carbone, che non contengono i costi sociali che pagheremo in futuro.

Nello studio di 21 pagine di Mark A. Delucchi, Professore di Studi sui Trasporti presso l’Università di California, Davis e Mark Z. Jacobson, professore di Ingegneria Civile e Ambientale presso la Stanford University, che non è stato finanziato da un gruppo di interesse, azienda o ente governativo, le conclusioni degli autori sono eloquenti: Quando i “costi esterni” del carbone (la salute umana e degli oneri ambientali della combustione di carbone a produrre elettricità) sono combinati con i costi di produzione del carbone (estrazione, trasporto, ecc.), ecco che il prezzo per l’energia ottenuta bruciando carbone nel 2005 variava da un minimo di 0,082 dollari per kilowatt-ora (kWh) ad un massimo di 0,290 $ per kWh. Guardando al 2030, il costo combinato di produzione di energia dal carbone e dei costi esterni sta nel range da 0,10 $ a oltre 0,30 $ per kWh. Questo negli Stati Uniti.

Questa è certamente un’informazione importante, considerando che il Dipartimento dell’Energia americano ha detto che a partire dal 2008, i parchi eolici in aree con risorse eoliche eccellenti (un bel po’ di sano vento) hanno avuto un costo in media di soli 0,059 $ per kWh, molto meno rispetto ai costi attuali e futuri dell’energia a base di carbone , documentata da Jacobson e Delucchi.

Inoltre, la ricerca di Delucchi e Jacobson mostra che “la produzione e i costi di trasmissione convenzionale” per l’energia eolica onshore (sulla terraferma) variano da 0,04 $ a 0,07 $ per kWh negli ultimi cinque anni. L’energia eolica offshore (in mare), mentre generalmente è più costosa rispetto all’energia eolica terrestre, è presentata nella relazione con un costo quasi simile al carbone, quando i costi esterni ( gli oneri sanitari e ambientali) del carbone sono incorporati. Ma è solo questione di tempo. Gli impianti eolici offshore, infatti, sono considerati dagli autori meno costosi rispetto al carbone dal 2020-2030.

Le conclusioni di Delucchi e Jacobson sono molto semplici: “La valutazione della fattibilità di fornire tutta l’energia di cui abbiamo bisogno, ovunque nel mondo, dal vento, dall’acqua e dal sole (Wind, Water, Solar, WWS), ossia una conversione del 100% della potenza da fonti di energia rinnovabili, ha ora soltanto scogli di tipo sociale e politico, non tecnologico e men che meno economico”.

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24 dicembre 2010

Assemblea nazionale "Uniti e Diversi", comunicato

Riceviamo da www.unitiediversi.it, e pubblichiamo:

“Uniti e Diversi”, questa è la denominazione di un progetto politico del tutto inedito che ha preso il suo avvio a Bologna, sabato 18 dicembre, nella Facoltà di Scienze della Formazione (gc) dell'Università di Bologna.
Come chiarito nella relazione introduttiva di Maurizio Pallante, comincia un percorso che, nella intenzione dei promotori, dovrà sfociare nella creazione di un nuovo soggetto politico, del tutto esterno ai partiti esistenti, capace di proporre un governo della transizione verso una nuova società non più costruita sul consumo insensato delle risorse e sulla devastazione dell'ambiente e della stessa natura umana, del tempo vitale degli individui.
I promotori concordano sulla impossibilità pratica, materiale, di proseguire lo sviluppo nelle forme e nei modelli degli ultimi due secoli. E' necessario promuovere, a livello di larghissime masse popolari, nuovi stili di vita, di produzione, di consumo, basati sulla solidarietà e non sulla concorrenza.
Il nuovo soggetto politico non avrà connotati di destra o di sinistra, ma si rivolgerà alla gente di ogni ceto, per costruire un percorso di pace, di difesa dei territori, di democrazia partecipata, verso una nuova convivenza umana. I promotori vogliono un'Italia fuori da ogni guerra e da ogni alleanza militare.
I promotori del percorso sono la Rete Provinciale Torinese del Movimenti e Liste di Cittadinanza (RPTMLC, comprendente il Comitato di cittadinanza attiva e Lista Civica Rivalta Sostenibile, Lista Civica Alpignano, Per il Bene Comune Piemonte, Alternativa Piemonte, ANIMO Nichelino); Maurizio Pallante (MDF Movimento Decrescita Felice); Giulietto Chiesa (Alternativa); Monia Benini (Per il Bene Comune); Massimo Fini (Movimento Zero).
L'Assemblea di Bologna è stato il quarto momento di un percorso iniziato a Torino il 16 ottobre , con una assemblea a inviti promossa da RPTMLC , cui parteciparono circa 80 invitati in qualità di rappresentanti di organizzazioni e movimenti. Due successivi incontri ristretti, a Genova e Roma, hanno consentito di elaborare un ampio documento preliminare e programmatico comune, che l'Assemblea di Bologna ha ratificato.
Hanno partecipato all'evento oltre 130 presenti (provenienti da 12 regioni), tra cui alcune decine di osservatori, individuali e di gruppo. L'Assemblea, a differenza di quella torinese e dei successivi incontri, era infatti aperta alle partecipazioni esterne. Hanno preso la parola non solo coloro che avevano già sottoscritto il documento, ma anche da numerosi osservatori a titolo individuale e a nome di gruppi e movimenti.
L'Assemblea ha avuto una prima parte di discussione suddivisa in quattro gruppi generali e una seconda parte di discussione plenaria.
Le conclusioni sono state le seguenti: è stata ratificata la nomina di un Portavoce Nazionale che parlerà a nome di tutti i soggetti aderenti, nella persona di Maurizio Pallante.
E' stata ratificata la nomina della Segreteria Nazionale Operativa di cinque membri, composta da Mauro Marinari (RPTMLC), Fabrizio Tringali (Alternativa), Monia Benini (Per il Bene Comune), Maurizio Cossa (MDF), Siro Passino (Movimento Zero).
Nel corso dei prossimi due mesi si svolgeranno in ogni regione le assemblee unitarie aperte, ciascuna delle quali eleggerà due suoi portavoce nel Coordinamento Nazionale di Uniti e Diversi.
La Segreteria Operativa collaborerà con tutte le realtà locali aderenti per promuovere un calendario di incontri locali, alla presenza dei fondatori del progetto.
La Segreteria Operativa varerà a breve, in base alle indicazioni dell'Assemblea, un calendario di incontri seminariali e di laboratori nazionali tematici che avranno l'obiettivo di arricchire, precisare i temi del documento programmatico comune.

Bologna, 20 dicembre 2010

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8 dicembre 2010

Inghilterra, sondaggio tra i giovani: il 94% vuole le rinnovabili

Fonte: Notizie.Virgilio.it
Scienza/ Energia,giovani Gb bocciano carbone e votano rinnovabili
Ricerca del Department of Energy and Climate Change (DECC)

I giovani britannici sposano le energie rinnovabili e bocciano il carbone. Lo dice una ricerca del britannico Department of Energy and Climate Change (DECC). Un gruppo di 299 ragazzi tra i 16 e i 25 anni è stato portato a visitare e conoscere vari impianti di produzione di energia: centrali elettriche, centrali nucleari e progetti che promuovono le fonti rinnovabili. Hanno potuto dialogare con gli esperti, fare domande ai rappresentanti dell'industria e incontrare i
gruppi di pressione. Il risultato non lascia dubbi: il 94% di questi ragazzi ha concluso che le migliori tecnologie energetiche sono l'eolico off-shore e l'energia solare. L'81% sostiene anche l'eolico a terra. Decisamente poco apprezzato il carbone, scelto solo dal 2,2% dei ragazzi. Lo studio fa parte della campagna del Regno Unito per assumere, nelle decisioni politiche sull'energia, anche il punto di vista di chi dovrà convivere con i risultati di quelle decisioni.

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5 novembre 2010

Entro il 2020 un chilowattora solare costerà 12,6 centesimi di euro, da fonti fossili 15,6

Da LaStampa.it
Entro 5 anni in Germania il costo dell'energia solare da fotovoltaico dovrebbe diventare più basso di quello dell'energia prodotta dalle nuove centrali a carbone o a gas. Lo afferma uno studio della società AT Kearney riportato dall'agenzia Bloomberg. Secondo i numeri del rapporto, entro il 2020 un chilowattora prodotto con il solare costerà 12,6 centesimi di euro, mentre quelli prodotti da fonti fossili toccheranno i 15,6 centesimi. Attualmente il prezzo di un chilowattora fotovoltaico è di 23,9 centesimi, ma il trend è di una forte riduzione dovuta all'espansione del settore. Una delle conclusioni dello studio è che è sbagliato confrontare il prezzo dell'elettricità prodotta da nuove centrali solari con quello dell'energia prodotta da centrali a combustibili fossili già esistenti, mentre un paragone più realistico può essere fatto solo con nuove installazioni.

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3 novembre 2010

Prospettive del fotovoltaico nei Paesi della "fascia solare"

Da ecodallecitta.it
"Epia: in 20 anni il fotovoltaico potrebbe alimentare i paesi della “fascia solare”


L’Epia (Associazione europea dell’industria fotovoltaica) ha presentato a Bruxelles un dossier intitolato “Sviluppare il potenziale del fotovoltaico nella fascia solare” (vedi allegato). Il rapporto, elaborato in collaborazione con la società di consulenza strategica A.T. Kearney, analizza le potenzialità di sviluppo dell'energia solare nei paesi della cosiddetta sunbelt, ovvero la fascia compresa tra il 35° parallelo a nord dell'Equatore e il 35° a sud. Si tratta di un'area in cui vive il 75% della popolazione mondiale e dove il fabbisogno energetico nei prossimi decenni aumenterà vertiginosamente grazie allo sviluppo economico di alcuni paesi della zona. Ma la “fascia solare” è anche una delle regioni del Pianeta con la maggiore irradiazione solare. Per questo, secondo lo studio dell'Epia, l'energia fotovoltaica potrebbe coprire, nel giro di dieci o venti anni, la maggior parte del fabbisogno elettrico delle popolazioni della zona. Bisognerebbe, però, fare un salto avanti non indifferente, dal momento che ad oggi risulta installato, nei territori della sunbelt, solo il 9% della capacità potenziale del fotovoltaico, una sfida che potrà essere vinta solo se il costo per l'installazione dei moduli solari si abbassasse in maniera sensibile.

Un'ipotesi che l'Epia ritiene credibile, tanto che nel dossier si ipotizza che nel 2030 gli impianti fotovoltaici costeranno il 66% in meno rispetto al prezzo attuale. Se questo scenario venisse confermato, il potenziale solare installato nei paesi della fascia solare potrà raggiungere, entro il 2020, un livello compreso tra 60 e 250 gigawatt (a seconda dell'evolversi di diversi altri fattori). Nel 2030 si potrebbe arrivare, invece, a una potenza complessiva compresa tra i 260 e i 1.100 gigawatt. In ogni caso, secondo il vice presidente dell'Epia, Winfried Hoffman, «già nel 2020 l’energia fotovoltaica sarà competitiva rispetto ai costi di generazione delle centrali elettriche a carbone pulite, mentre nel 2030 tutte le tecnologie per la generazione di energia elettrica convenzionali saranno più costose rispetto al fotovoltaico». I paesi analizzati nel dossier sono 66 (a fronte dei 148 che occupano la sunbelt), che coprono il 95% della popolazione dell'intera regione (pari a circa cinque miliardi di persone).

 Scarica il testo del dossier [7,71 MB]

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I colossi dell'energia sporca provano a distruggere un fotovoltaico ormai pericoloso per i loro business

Da crisis.blogosfere.it "Avvelenati dal sole? Parte una nuova crociata contro il fotovoltaico"
E' in atto una vera e propria campagna di diffamazione contro le energie rinnovabili in genere e contro il fotovoltaico e l'eolico in particolare.
Ugo (Bardi) ne ha appena parlato, molto meglio di me, qui. Ma aveva già affrontato l'argomento qui. Analogamente l'argomento è stato affrontato anche sul blog Nuove Tecnologie Energetiche qui, qui e qui.
Il fotovoltaico sta per affrontare la prima, vera rivoluzione tecnica, con la transizione dal Silicio al Cd-Te, necessitata dai costi contenuti, le ottime rese e l'ottimo rapporto tra energia spesa per realizzare i pannelli ed energia prodotta dai medesimi. Il tutto in una prospettiva di rapido crollo dei prezzi e di raggiungimento della "grid parity" ovvero del pareggio di costo del kWh fotovoltaico e prodotto dal mix energetico tradizionale (anf...respirone).
Gli attuali pannelli in Cd-Te hanno un costo industriale di circa 500 $/kWp. La prospettiva, sulla base di tecnologie già collaudate e di prossima implementazione industriale, è di una discesa a 200 $ per kWp.
Vi sono poi in vista clamorosi sviluppi anche nel settore del fotovoltaico a "microconcentrazione", del film sottile di silicio e di altri ulteriori tecnologie, senza contare ovviamente il megaprogetto desertec dove si sperimenterà, in una scala mai tentata prima, il solare a concentrazione di Rubbia.
Il raggiungimento di una convenienza NETTA, per semplice confronto kWh/kWh del fotovoltaico rispetto alle fonti fossili è un vero incubo per i produttori di energia elettrica. Se è vero che il singolo piccolo utente non usufruisce, ovviamente, dei risparmi di scala dei grandi e medi impianti fotovoltaici è anche vero che il costo REALE del kWh, ottenuto dividendo, molto semplicemente, l'importo bimestrale della bolletta elettrica può riservarvi delle "belle" sorprese.
Provate e, specialmente se avete consumi contenuti, potrete constatare con stupore che già oggi il costo medio onnicomprensivo di tutti i costi fissi, imposte, addizionali etc etc del vostro kWh sta intorno o oltre i 30 centesimi. Orbene il costo ATTUALE, chiavi in mano, di un kWh fotovoltaico, per un piccolo impianto, sta intorno a questa cifra, 30 centesimi /kWh ipotizzando una durata semplicemente quindicennale.
Vedete quindi che già oggi il conteggio economico anche senza conto energia, di un impianto stand-alone potrebbe essere, paradossalmente (esiste la complicazione dello stoccaggio) attraente. Per lo scambio sul posto la situazione è complicata dal sistema normativo/tariffario che purtroppo prezza in modo diverso il kWh in ingresso ed uscita.
Dal punto di vista dei fornitori di energia elettrica la situazione è grave: non solo rischiano quote di utenza crescenti ma le rischiano in modo irreversibile, dato che si tratta di impianti dalla durata pluridecennale. Quindi si muovono tutte le leve a disposizione, da un lato cercando di attirare la maggior parte delle risorse possibili sui grandi impianti centralizzati piuttosto che sugli impianti domestici dall'altro, semplicemente, diffondendo "memi" che screditano il fotovoltaico e le energie rinnovabili in tutti i modi.
Dopo la bufala della "occupazione del suolo" da parte degli impianti fotovoltaici (conti alla mano le rotonde alla francese si sono mangiati negli ultimi anni quote di territorio maggiori) e le lamentele sul loro costo per la collettività ( allo stato l'85% dei fondi a disposizione grazie alla componente A3 della bolletta va ad inceneritori ed altri impianti che di rinnovabile, sostenibile o auspicabile non hanno niente, gli attuali impianti possono essere quintuplicati senza costi aggiuntivi per la collettività, semplicemente smettendo di incentivare quello che di rinnovabile non ha niente) dopo questa prima e ben orchestrata campagna di disinformazione, dicevo partirà presto quella contro le nuove tecnologie prima accennate.
Prima fra tutte il film sottile.
Il Cd-Te, questa la facile tesi, contiene il mefitico, mefistofelico, cancerogeno e spaventoso Cadmio e quindi è o dovrebe essere una tacca al di sotto di un bell'inceneritore, nel grado di sopportazione da parte della popolazione.
Le cose non stanno cosi, ne abbiamo già parlato su Crisis ed ulteriori conferme arrivano dai grafici che vedete qui sotto, presi da questo documento certo di parte ma che fa riferimento a studi indipendenti.


Come vedete, a parità di energia produttiva, non c'e' storia: il Cd-Te ha un eroei (ed un livello di emissioni di gas serra nel ciclo produttivo) ALMENO doppio rispetto al silicio. Il motivo è legato al processo produttivo, altamente energivoro di quest'ultimo.

In questo secondo grafico si vede che i pannelli in film sottile rilasciano molto meno Cadmio nell'ambiente del petrolio, a parità di energia prodotta ed addirittura, paradossalmente, meno dei pannelli tradizionali.
Infine in questo grafico si vede il livello di rilascio di altri metalli pesanti nel ciclo di vita di vari tipologie di impianti ( cosi portandosi un poco avanti con il lavoro). Anche in questo caso il Cd-Te è nettamente in vantaggio. Il motivo?
Semplice: quella che è una sua apparente debolezza, giustappunto la presenza di Cadmio, diventa un punto di forza: Impone, infatti, un ciclo altamente controllato di produzione e inoltre l'impegno al ritiro e recupero (quasi totale) dei pannelli. In pratica un ciclo chiuso, come tale vicino a quelli che dovremo concepire, in un futuro non lontano, per ogni genere merceologico non alimentare e/o biologico.
I dati oscillano un poco ma la letteratura sembra ragionevolmente sicura su un punto: i pannelli in Cd-Te sono non solo sicuri ma altamente produttivi, affidabili ed economici. In pratica: il futuro del settore. Mentre da noi siamo agli inizi, tanto che i nostri due di Caprese e Sansepolcro sono i primi impianti a film sottile di questa dimensione installati in Toscana, la First Solar, il principale produttore per questa tecnologia, si avvia a diventare la più grande azienda fotovoltaica mondiale, superando le altre big dopo una rincorsa di pochissimi anni.
Per ora è terza, dietro a due produttori cinesi, che sono competitivi grazie all'energia a basso costo delle inquinanti centrali a carbone tipiche del mix energetico di quel paese ed ovviamente agli altri costi di produzione, ugualmente bassi.
E' ovvio che, con l'aumentare dell'installato i problemi aumenteranno, qui un recentissimo articolo, ma è anche ovvio che il genere di problemi che nasceranno saranno sempre di gran lunga preferibili di quelli a cui andremo incontro se rinunceremo a perseguire con la necessaria decisione ed urgenza l'obbiettivo del 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili entro la finestra temporale a nostra disposizione.
Probabilmente abbiamo a disposizione non più di due-tre di decenni per giungere a quell'obbiettivo e forse dieci anni per arrivare al raddoppio dell'attuale % di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. Un compito difficile ma non impossibile, specialmente se non distoglieremo risorse per dedicarle alla progettazione di fantomatiche centrali nucleari che non vedranno mai nemmeno l'inizio dei lavori.

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28 ottobre 2010

Per costruire il futuro

Una pregevolissima lettura consigliata a tutti.
"Gente che costruisce il futuro" di Andrea Masullo, docente di Sostenibilità ambientale all'Università di Camerino

"Dalla comunità scientifica internazionale giungono sempre più frequenti allarmi sulle conseguenze planetarie dell’eccessivo uso delle risorse: dai cambiamenti climatici, alla desertificazione, alle crisi idriche ed alimentari, alla ormai prossima scarsità di petrolio e di molte altre risorse minerarie su cui si basa la moderna economia. Le analisi scientifiche prevedono un aggravamento di tutte queste conseguenze negative dello sviluppo che rischiano di vanificare i progressi straordinari dell’umanità riportandoci ad una situazione simile a quella di inizio ‘900, ma senza le potenzialità allora esistenti e che oggi risultano in gran parte esaurite. Tutto sembra confermare i risultati drammatici del modello macroeconomico utilizzato da Dennis e Donella Meadows e Jorgen Randers per aggiornare il rapporto sui limiti della crescita a 30 anni dalla prima clamorosa stesura. Secondo questo aggiornamento pubblicato nel 2004 (edizione italiana “I nuovi limiti dello sviluppo”, Saggi Mondadori), le crisi delle risorse e le conseguenze sul benessere subiranno un aggravamento nel secondo decennio di questo secolo; come non vedere nell’attuale difficoltosa e non del tutto compresa crisi economica globale un segnale premonitore?

 All’International Media Forum  di Greenaccord svoltosi a Cuneo dal 13 al 16 ottobre con il titolo “People Building Future: confini e valori per un vivere sostenibile” scienziati provenienti da tutto il mondo si sono radunati con giornalisti di tutti i continenti per provare insieme a costruire una via per evitare le crisi incombenti e continuare a produrre benessere per l’intera popolazione che abiterà la Terra negli anni e nei secoli futuri. L’intento comune è di non rassegnarsi in modo fatalistico al peggio e trovare la via per scuotere una opinione pubblica confusa da media che fanno emergere di tanto in tanto allarmi apocalittici per poi tornare ad una comunicazione che sostanzialmente ignora le grandi questioni aperte dalle crisi globali, seguendo una classe politica che preferisce ignorare gli allarmi e proporre analisi tranquillizzanti e soluzioni contraddittorie, anzi controproducenti, come il martellante richiamo ad una ripresa dei consumi. La voce unanime emersa è che siamo davvero ad un punto di svolta in cui dobbiamo scegliere cosa portarci dietro per il cammino che ci attende e cosa relegare definitivamente al passato.

Ci si è interrogati su quali devono essere i valori, i modelli e le strategie che devono dar corpo e gambe ad uno sviluppo sostenibile che fino ad oggi è stato poco più di uno slogan vuoto. Il nuovo modello economico deve introdurre accanto al capitale finanziario, che oggi è l’unico valore di riferimento, il capitale umano la cui valorizzazione deve essere lo scopo dell’organizzazione sociale ed economica, ed il capitale naturale, che è l’unica base reale dello sviluppo.
Il modello? Nè capitalismo né socialismo, ma semplicemente imitare il meccanismo che guida con successo da 4 miliardi e mezzo di anni l’evoluzione del nostro pianeta, che senza soluzione di continuità cresce qualitativamente senza limiti, ma all’interno di confini quantitativi ben precisi, verso un sempre maggiore perfezionamento ed arricchimento in termini di complessità e bio-diversità, senza produrre rifiuti né distruggere risorse, semplicemente utilizzando al meglio ciò che esiste in ciascun lembo di territorio, cercando perennemente in ogni luogo ed in ogni istante la soluzione migliore secondo una logica che guida ogni essere ed ogni specie a ricercare il proprio benessere attraverso il benessere generale dell’ambiente in cui vive e di tutte le altre specie che vivono in esso; in altri termini è necessario far evolvere l’economia dalla logica della competizione conflittuale ed egoistica, che porta alla lotta di un individuo o di un popolo per l’accaparramento per sé , alla competizione cooperativa e solidale. Liberarsi dal consumismo ottuso e fine a sé stesso che divora ambiente e persone, che dissolve le reti di relazioni sociali esaltando l’individualismo e scoprire il benessere e la felicità in una vita sobria e ricca di relazioni sociali.


I valori etici? Nulla da inventare; basta applicare la Dichiarazione Universale dei Diritti Dell’Uomo, i cui 30 articoli sono in larga parte drammaticamente ancora disattesi ad oltre 60 anni dalla sua adozione da parte dell’ONU.
La sostenibilità è quindi una vera rivoluzione da attuarsi prima che le conseguenze più nefaste dell’attuale modello si manifestino. Essa richiede un nuovo orientamento delle attività umane verso la soddisfazione del diritto ad una vita felice per ciascun individuo. La green economy può essere il ponte temporale per arrivarci. Essa consente di far durare più a lungo le risorse a disposizione migliorando l’efficienza delle tecnologie e dell’organizzazione sociale. E se oggi il consumismo e il folle mito della crescita illimitata dei consumi ancora guida la dottrina economica, già si affacciano scintille di green-economy e in parte anche di sostenibilità. Alcuni esempi concreti sono stati presentati nel Forum di Greenaccord.
  1. Il programma “zero waste” dell’ Interface FLOR, illustrato da Arratia Ramon, rappresenta una notizia straordinaria in quanto ci ha mostrato come una potente multinazionale che produceva moquette con un elevatissimo impatto ambientale, in pochi anni può ridurre enormemente i suoi rifiuti e le sue emissioni rendendo realistico un obiettivo di impatto zero.
  2. Joachim Eble ci ha mostrato come la grande architettura può cambiare profondamente lo schema urbano anche nelle grandi città della Cina, ricucendo le reti ecologiche e le reti sociali attraverso uno schema ad emissioni zero.
  3. Wittfrida Mitterer ci ha mostrato come anche la tragedia di un terremoto può divenire l’occasione di una rinascita sostenibile di una città, illustrandoci il suo progetto di ricostruzione di Onna, finanziato dal governo tedesco, che prevede il recupero delle antiche architetture con criteri anti-sismici, riciclando le pietre crollate, il recupero del tessuto sociale creando anche nuovi spazi di incontro; il tutto alimentato da energie rinnovabili come la geotermia e l’energia solare.
  4. I volontari del LVIA ci hanno descritto cooperative di sole donne che riciclano la plastica in Burkina Faso, dimostrando praticamente il legame fra ecologia della natura ed ecologia umana, attraverso la soluzione congiunta di un problema sociale, economico ed ambientale.
  5. La socioetà Marcopolo di Cuneo ci ha descritto semplici tecnologie che trasformano un gravissimo problema ambientale per i paesi ricchi ed anche igienico e sanitario nei paesi poveri, come quello dei rifiuti organici urbani, in un grande beneficio, producendo attraverso la biodigestione metano, per produrre energia rinnovabile, e terra fertile, con il risultato non solo di azzerare le emissioni di gas serra, ma addirittura sottraendo con la vermicoltura carbonio all’atmosfera. E’ la dimostrazione inoltre che chiudere i cicli ecologici lasciati aperti dalle attività umane comporta anche un beneficio economico, mentre le soluzioni orientate allo smaltimento come le discariche e gli inceneritori, dimostrano in Campania di creare solo altri disastri ambientali e rivolta sociale.
  6. Il Viceministro dell’ambiente della Costa Rica, Ana Lorena Guevara ci ha dimostrato come un paese povero di capitale finanziario possa fondare la sua economia sulla bellezza e sulla biodiversità, scoprendosi ricco di capitale naturale e di capitale umano. E’ un esempio concreto per tutti i paesi poveri, per lo più ricchi di risorse naturali, che la via della valorizzazione del capitale naturale è una via praticabile per uscire dalla povertà superando la trappola del debito che li costringe ad esportare le loro risorse.
  7. L’ingegnere australiano Karlson Charlie Hargroves, illustrandoci palazzi che si ispirano per la loro climatizzazione al sistema escogitato dalle termiti per mantenere condizioni di temperatura ed umidità ideali anche nel deserto più caldo, ci ha mostrato con esempi concreti come si possa sviluppare una tecnologia sostenibile semplicemente imitando la natura, e quanto siano più efficaci le soluzioni derivate da miliardi di anni di evoluzione della biosfera rispetto a quelle prodotte da 200 anni di evoluzione tecnologica.
  8. Esempi concreti di soluzioni socio-politiche-ambientali ci sono state illustrate abbondantemente anche nella relazione di Joan Martinez Alier che ha sollevato la questione dei diritti dei popoli indigeni di fronte alle imprese minerarie multinazionali che devastano il loro territorio e la loro vita.
Insomma in questo incontro si aperta una finestra sul futuro da cui è entrato il sole, l’aria pura la speranza di una vita felice e prospera per tutti, un futuro che non potrà essere come il passato e che se sarà migliore o peggiore dipenderà solo dalle scelte che sapremo fare noi individualmente e che sapremo imporre ad una classe politica ed imprenditoriale vecchia, che pensa solo a conservare i propri privilegi proponendoci cose vecchie del passato come carbone, nucleare, inceneritori, automobili…ecc.
L’utopia che vi propongo è che un po’ alla volta la gente acquisti consapevolezza di tutto ciò, si riappropri del proprio destino sottraendolo alle avide mani di affaristi e squallide cricche, e di quel mondo politico che sguazza in questa palude guidandoci verso un futuro incerto e foriero di catastrofi. Ognuno deve fare la sua parte per costruire un futuro sostenibile.

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14 ottobre 2010

Google investe 5 miliardi nell'eolico

Da Businessonline
"Google non solo padrone del mondo del web: il più grande motore di ricerca del mondo, dopo essersi imposto come principale strumento di ricerca, dopo aver lanciato l’idea di una propria vettura che sarà in grado di guidarsi da sola, dopo aver dato vita ad sistemi di comunicazione mail e istantanei nuovi e nuovi servizi, ora fa il suo debutto anche nel favoloso mondo delle energie rinnovabili, materia ormai sempre più attuale.

Google, in società con Good Energies e i giapponesi del gruppo Marubeni, ha, infatti, deciso di investire 5 miliardi di dollari per dar vita ad una nuova rete di trasmissione che collegherà le turbine a vento offshore, lungo la costa atlantica dal New Jersey alla Virginia, e l’energia così generata giungerebbe ad alcuni impianti eolici appositamente costruiti.

Il progetto consiste innanzitutto nella collocazione sott’acqua di cavi di alimentazioni per un’estensione di circa 600 chilometri. Lungo tutta la East Coast la nuova rete sottomarina faciliterà il trasporto di corrente con due vantaggi: la riduzione del costo dell'energia eolica e un incentivo a sviluppare le pale eoliche offshore che sono le più gradite perché non deturpano il paesaggio, giacchè possono essere collocate a molte miglia dalle spiagge ed essere, dunque, invisibili dalla terraferma.

La costruzione avrà inizio nel 2013 e il sistema, battezzato Atlantic Wind Connection, comincerà a funzionare dal 2016. Jon Wellinghoff, presidente dell'authority di settore, la Federal Energy Regulatory Commission, ha detto che si tratta di uno dei più interessanti progetti mai visti.

Anche la più grande organizzazione ambientalista americana, il Sierra Club, accoglie con entusiasmo la nuova iniziativa firmata Google: “Sono queste, dice la sua direttrice Melinda Pierce, le idee audaci di cui l'America ha bisogno per fare un balzo nel futuro”.


Autore:

Marianna Quatraro

NB: Google non era nuova a investimenti nelle rinnovabili e per l'efficienza energetica, NdR

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7 ottobre 2010

La rivoluzione energetica vista dalla Danimarca

Fonte
"La Danimarca prepara un piano per abbandonare completamente i combustibili fossili entro il 2050. Si punterebbe su eolico - che dovrà moltiplicarsi per 5 - e biomasse. Niente nucleare e sequestro della CO2, ma fondamentali efficienza, rete intelligente e auto elettriche. Tasse pesanti sulle fonti fossili e incentivi innovativi. Tutto con un costo abbordabile per il sistema-paese.
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Ci si può liberare completamente dalle fonti fossili entro il 2050, sia per quel che riguarda la produzione elettrica, che per i trasporti, che per i consumi termici. La settimana scorsa, riferito alla sola elettricità, era già arrivato l'annuncio del premier scozzese di voler soddisfare entro il 2025 l'intero fabbisogno con le rinnovabili. Ora - mentre il nostro governo continua a cercare di frenare e “difendersi” dagli obiettivi europei per il 2020 - fanno notizia altre nazioni che guardano ancora più avanti e studiano piani per soddisfare con le rinnovabili l'intero fabbisogno energetico.

È il caso dell'esecutivo danese, sul cui tavolo in questi giorni è arrivato uno studio (vedi allegato) preparato dalla commissione governativa per le politiche sui cambiamenti climatici. Un documento che spiega come il paese può, entro il 2050, portare la quota delle fonti fossili nel proprio mix energetico dall'80% circa attuale a zero e ridurre così le proprie emissioni fino al 80-95% rispetto ai livelli del 1990.
Una “riconversione totale del sistema energetico” impegnativa ma fattibile se portata avanti con gradualità: le tecnologie per farlo ci sono già tutte, spiega il report, e le centrali a fonti fossili del paese entro il 2050 finirebbero comunque il loro ciclo di vita. Perno del mix energetico sono l'eolico e le biomasse. L'efficienza energetica avrebbe ovviamente una grande parte: i consumi verrebbero diminuiti del 25% sul fabbisogno totale, mentre i trasporti dovrebbero essere riconvertiti quasi totalmente all'elettricità e, in misura minore, ai biocarburanti.

Un nuovo sistema energetico in cui l'elettricità passerebbe dall'attuale 20% dei consumi fino al 70%, una rivoluzione che presuppone una rete elettrica all'avanguardia, capace di gestire grandi produzioni da una fonte aleatoria come l'eolico, che secondo lo studio dovrebbe passare dai 3 GW attuali fino a 10-18,5 GW nel 2050. Fondamentali, ad esempio, le connessioni transnazionali che permettano alla Danimarca di esportare elettricità durante i picchi di produzione eolica e di importarla in altri momenti (Qualenergia.it, Verso la super-rete europea). Già ora la Danimarca usa i bacini idroelettrici di Svezia e Norvegia come gigantesche batterie in cui accumulare, pompando l'acqua in salita, l'elettricità prodotta in eccesso. Anche le auto elettriche o ibride – che dovranno sostituire progressivamente quelle con motore a combustione nella mobilità privata – avranno un ruolo importante nell'infrastruttura elettrica, funzionando, quando sono in ricarica, da buffer per la rete elettrica (Qualenergia.it, L'auto elettrica in soccorso dell'eolico).

Ad integrare l'energia discontinua dell'eolico sarà soprattutto una fonte modulabile come la biomassa, il cui ruolo nel mix, dato che molta dovrà essere d'importazione, dipenderà dall'andamento dei prezzi. Non è previsto invece il nucleare in quanto poco modulabile e dunque non adatto a coesistere con l'eolico, ma soprattutto perché, spiega il report, “non ci sono evidenze che sia economicamente più competitivo rispetto all'eolico off-shore, specie se si includono i costi di stoccaggio delle scorie e di decommissioning”. Giudizio sospeso invece sulla cattura della CO2, che “se divenisse più conveniente” potrebbe essere applicata alle centrali a biomassa (che hanno già un bilancio di gas serra neutro) per una ulteriore riduzione delle emissioni.

Una transizione energetica per la quale si indicano anche alcune misure che il governo danese potrebbe adottare. Si suggerisce ad esempio una tassa sui combustibili fossili da aumentare gradualmente, partendo l'anno prossimo con 5 corone danesi (0,67 euro) a gigajoule (277,7 kWh) per salire progressivamente fino a 20 corone (2,68 euro) al 2020 e a 50 (6,7 euro) al 2030. Sgravi fiscali sono previsti (oltre a quelli già in vigore) per auto elettriche e riscaldamento a biomassa. Mentre una serie di provvedimenti promuoverebbero l'efficienza energetica, che nel settore residenziale andrebbe migliorata del 50%: ad esempio dal 2015 verrebbero bandite le caldaie a gasolio. Interessante poi la proposta di creare per ogni edificio uno speciale “fondo per il risparmio energetico”: un conto su cui i proprietari sarebbero obbligati a versare ogni anno una somma, tanto più alta quanto peggiori le prestazioni energetiche dello stabile, e da cui potrebbero attingere solo per interventi certificati che migliorino l'efficienza energetica.

Quanto costerà alla Danimarca tutto questo? Il documento dedica il capitolo finale appunto alle conseguenze economiche di questa rivoluzione energetica, che, va detto, sono difficili da quantificare, visto che vi incidono molti fattori come il prezzo di CO2, dei combustibili fossili e del kWh dalle varie rinnovabili nei prossimi decenni. Serviranno sicuramente grossi investimenti e probabilmente aumenterà il costo dell'energia per il consumatore rispetto ad uno scenario 'business as usual' (seppur di poco 0,1 corone, cioè 1,3 centesimi di euro in più a kWh). Allo steso modo diminuiranno le entrate dello Stato legate alle tasse sull'energia.

Ma questi svantaggi, spiega lo studio saranno compensati dai soldi risparmiati su combustibili fossili e CO2 – che inevitabilmente saranno sempre più cari – oltre che su eventuali sanzioni internazionali. A conti fatti la previsione è che rispetto allo scenario 'business as usual' eliminare le fonti fossili costi alla Danimarca mezzo punto percentuale di prodotto interno lordo da qui al 2050 (assumendo comunque che il Pil del paese raddoppi). Se si considera che dal conto sono esclusi i danni evitati ad ambiente e salute rinunciando alle fonti sporche (a proposito vedi su Qualenergia.it, CO2, il meno 30% che fa bene alla spesa sanitaria), non sembra affatto una prezzo proibitivo.

GM

6 0ttobre 2010

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5 ottobre 2010

Cambia proprietà la centrale solare di Montalto di Castro

"(AGI) - Roma, 4 ott. - SunPower ha venduto a Etrion Corporation, produttore indipendente di energia solare, la partecipazione azionaria delle prime due fasi del parco solare di Montalto di Castro, la piu' grande centrale solare fotovoltaica (PV) italiana, per circa 49 milioni di euro.
L'acquisizione della prima fase del progetto, da 20 megawatt (MW), informa una nota, e' stata completata nel mese di agosto e l'acquisizione della seconda fase da 8 MW e' stata completata la settimana scorsa. SunPower riconosce cosi' la vendita della prima fase del progetto come ritorno di capitali e quella della seconda come ricavi, compresi anche quelli precedentemente differiti, relativi al contratto EPC di cui la stessa Sunpower era responsabile. "Quest'anno, con la chiusura di questa acquisizione, siamo sulla buona strada per completare la realizzazione e vendita di asset fotovoltaici per 85 MW in Italia", ha detto Dennis Arriola, direttore amministrativo e finanziario di SunPower. "La tecnologia leader a livello mondiale di SunPower e le sue comprovate prestazioni su oltre 225 MW di centrali fotovoltaiche operative in Europa ci ha fornito una serie di partner finanziari potenziali forti, tra cui molti nuovi partecipanti al mercato del solare". SunPower ha progettato e costruito il parco solare da 28 MW a Montalto di Castro, nel Lazio, vicino a Roma, e fornira' anche la gestione e manutenzione del parco stesso per i prossimi anni.
La prima fase da 20 MW e' stata collegata alla rete nel novembre 2009, diverse settimane prima del previsto, ed e' stata acquistata da SunPower al momento dell'acquisizione della SunRay Renewable Energy nel maggio del 2010. Le seconda fase da 8 MW e' stata commissionata lo scorso mese. Entro la fine di quest'anno e' previsto inoltre il completamento e la vendita di ulteriori 44 MW , portando la capacita' totale del parco solare di Montalto di Castro a 72 MW confermando il suo record assoluto su scala nazionale ed internazionale. (AGI) .

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2 ottobre 2010

Presentazione del libro “L’ANTICASTA: L’Italia che funziona”

"Nei giorni 22 e 23 ottobre 2010 in alcuni comuni laziali si terrà, grazie all’iniziativa di diverse associazioni socio-culturali, la presentazione del libro “L’ANTICASTA: L’Italia che funziona” di Michele Dotti e Marco Boschini.

Un appassionante viaggio – arricchito anche da un DVD - nei comuni virtuosi, alla scoperta di persone e progetti che se non fossero veri sembrerebbero incredibili. Un libro per quanti sognano ancora di “cambiare il Paese”, piuttosto che di “cambiare Paese”.

“Uno schiaffo all'immobilismo della politica e agli sprechi della CASTA, l'esempio concreto che un altro modo di fare politica non solo è possibile, ma si sta già facendo. Realtà straordinarie dal punto di vista del risparmio energetico ed economico, della mobilità sostenibile, della produzione di energia da fonti rinnovabili, della gestione dei rifiuti, dell'acqua e del territorio...

Successi indiscutibili che mostrano la concretezza di scelte alternative divenute possibili attraverso un grande coinvolgimento della popolazione, chiamata a partecipare attivamente alle decisioni che riguardano l'intera comunità. Migliaia di cittadini impegnati nella costruzione di un domani migliore… un'altra Italia, fatta di tante persone oneste - non solo nella società civile, ma anche nelle istituzioni locali - che si battono ogni giorno per un paese migliore e che stanno già dimostrando con i fatti che le alternative concrete esistono. Il cambiamento, ancora una volta nella storia, non può che partire dal basso. E per fortuna questo sta già accadendo!”

Il libro contiene contributi di Alex Zanotelli, Francesco Gesualdi, Franca Rame, Maurizio Pallante, Jacopo Fo, Andrea Segré, Edoardo Salzano...

Michele Dotti e Marco Boschini saranno venerdì 22 ottobre a Zagarolo e Albano Laziale e sabato 23 faranno tappa ad Aprilia, Labico, Genzano di Roma e Ostia.

L’iniziativa è organizzata da Lilith, Liberidanubi, Salviamo il lago Albano, Per il bene comune, Labicocca, Rete dei cittadini per Aprilia, Amici di Beppe Grillo-Genzano, Amici del Movimento 5 Stelle XIII Municipio Roma, Ostia che cammina. Ad Aprilia l’evento sarà patrocinato dall’amministrazione comunale.

Tutta la società civile, le istituzioni e gli organi di informazione sono invitati a partecipare e a diffondere l’iniziativa.

Maggiori informazioni su http://www.anticasta.it, http://www.comunivirtuosi.org/

Video trailer
http://www.youtube.com/watch?v=ruSsOCfVWZg&feature=player_embedded

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Ufficio stampa RETE DEI CITTADINI
Responsabile: Tiziana D'Amico
rdclazio@gmail.com
www. retedeicittadini.it

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29 settembre 2010

Milioni di posti di lavoro dalle fonti rinnovabili

Da rinnovabili.it

"Le rinnovabili fanno bene all’occupazione. In tempi di crisi e recessione mondiale le prospettive lavorative offerte da tutti i comparti delle rinnovabili sembrano essere un solida certezza. A certificare il buon trend di crescita dell’indotto occupazione offerto in tutto il mondo dalle energie pulite ci aveva pensato già qualche mese fa l’Energy [ R]evolution , un rapporto presentato da Greenpeace e dall’ European Renewable Energy Council che aveva stimato in 12 milioni i posti di lavoro creati a livello mondiale tra vent’anni dalla “green economy”, di cui 8,5 milioni solo nelle rinnovabili. Stime che
ora la International Renewable Energy Agency (IRENA) ha rivisto al rialzo, ipotizzando una crescita totale degli occupati nel campo della produzione delle energie pulite fino a 20 milioni di lavoratori in tutto l’indotto al 2030. A riferire le stime è stato il quotidiano Khaleej Times Online che ha riportato la notizia dello svolgimento della International Conference on Renewable Energy, in calendario da domenica 26 a giovedì 30 settembre ad Abu Dhabi, a cui ha preso parte ieri anche il direttore generale dell’IRENA, Helene Pelosse.
Una conferenza in cui ieri è stato proprio il direttore generale dell’IRENA a riferire che sarebbero circa 20 milioni gli occupati stimati al 2030 in tutti i comparti delle rinnovabili. Una crescita vertiginosa, quindi, che farebbe pensare a quello delle energie pulite come ad un mercato occupazionale in forte ascesa se si pensa, ad esempio, che solo nel 2008, sempre secondo le stime di IRENA, gli occupati in questo settore erano 2.332.000 in tutto il mondo.
Nel suo intervento di ieri il direttore Pelosse ha sottolineato come anche nel mix energetico mondiale lo scenario potrebbe cambiare rapidamente: entro il 2050 circa il 50% dell’energia sarà prodotta da fonti non inquinanti. Buona anche la crescita di alcuni specifici settori, come l’eolico e il fotovoltaico, che hanno fatto registrare incrementi a due cifre negli ultimi due anni, potendo anche contare su un aumento del 60% della nuova capacità di generazione elettrica pulita nella sola Europa. Ma se il trend di crescita europeo sembra essere abbastanza consolidato, Pelosse ha anche evidenziato come attualmente, a livello mondiale, sono 85 le nazioni impegnate a raggiungere obiettivi energetici più green e altri 75 Paesi hanno sistemi di incentivazione delle tariffe elettriche.
Il mercato delle energie verdi, secondo quanto ha riferito ieri il direttore generale dell’IRENA, ha fatto registrare solo nel periodo 2004-2008 una crescita considerevole degli investimenti, pari a circa quattro volte il volume iniziale, mentre nel 2009 il volume di investimenti nelle energie rinnovabili è stato pari a 162 miliardi di dollari. Nel consumo finale di energia a livello globale le energie rinnovabili rappresentano una percentuale decisamente interessante, circa il 18%, ma secondo Pelosse saranno necessari nei prossimi anni ulteriori cambiamenti nelle politiche energetiche dei differenti Paesi, considerando anche la “crisi” dei mercati delle fonti fossili, come carbone e petrolio.

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28 settembre 2010

Jeremy Rifkin e la società dell'energia distribuita

Da IlSole24ore.com
«Un secondo Rinascimento: il mondo verso la civiltà dell'empatia». È il tema della lectio magistralis che il professor Jeremy Rifkin, economista, pacifista e ambientalista americano, ha tenuto oggi alla Camera dei deputati, trasmessa in diretta sul sito del Sole 24 Ore. Ha introdotto il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ricordando l'importanza delle teorie del professor Rifkin sull'avvenire della civiltà dell'uomo. Per Rifkin carbone, petrolio, gas e uranio sono al tramonto e il futuro è nell'energia distribuita, prodotta e diffusa da ampie reti sul modello di Internet.

«Quello che maggiormente colpisce nel pensiero di Rifkin - ha detto Fini - è lo sforzo di offrire una visione unitaria dell'uomo e della sua civiltà», in un momento in cui «s'avverte sempre più forte l'esigenza di uscire dall'unidimensionalità e dalla settorialità per offrire visioni globali della vita sociale». Per Fini «non si può non essere d'accordo con Rifkin quando ci avverte che viviamo in un'epoca di grandi opportunità, sconosciute alle generazioni precedenti ma, nello stesso tempo, anche di grandi rischi e di pericolose tendenze dissolutive».

Quello dell'empatia è un tema caro al professor Rifkin. Nel suo libro "La civiltà dell'empatia", uscito quest'anno, Rifkin considera lo sviluppo della società in relazione allo sviluppo della capacità di empatia tra individui. È proprio l'empatia, per Rifkin, a dare un vantaggio evolutivo all'uomo. Un ingrediente fondamentale, dunque, per la società, una sorta di collante sociale. Ma l'empatia può anche avere effetti perversi, aumentando l'entropia.

Rifkin ha iniziato il suo intervento parlando della fine della grande rivoluzione industriale, di quando il prezzo d'acquisto del petrolio ha raggiunto i 147 dollari al barile, picco della globalizzazione, seguito 60 giorni dopo dal crollo dei mercati finanziari. Il problema reale, per Rifkin, è che carbone, petrolio, gas e uranio sono al tramonto. Che «il futuro sta nell'energia distribuita», prodotta con fonti rinnovabili e diffusa tramite reti ampie e orizzontali, stile Internet. Ha detto che nei prossimi 30 anni ogni singolo edificio sarà convertito in una micro-centrale energetica, che produce più di quanto consuma. Una vera rivoluzione economica per tutto il mondo, dalle occasioni di lavoro alle possibilità di business per le piccole e medie imprese, alla valorizzazione degli edifici che porterà a una riscrittura del mercato immobiliare. Ogni edificio dovrebbe essere collegato in rete per offrire il surplus, mettendo in atto una rivoluzione energetica.

L'economista ha parlato dell'ecosistema del mondo che non è più in grado di tenere il passo, del cambiamento climatico nel golfo del Messico che avviene con uragani raddoppiati di intensità, dell'Artico dove oggi si può andare in kajak. «E non si tratta di un aggiustamento stagionale, ha spiegato come hanno sospenuto alcuni. Si rischia così l'estinzione del 70% delle specie della terra. E la perdita di biodiversità è difficile da recuperare».

Ha ricordato che per Hegel «la felicità sono le pagine bianche della storia» e ha sottolineato che i «grandi cambiamenti sono un'evoluzione della coscienza e dell'empatia». La potente rivoluzione di Internet ha dato una struttura open source ai giovani che comunicano in rete con grandi poteri, superiori a quelli delle tv. Questo, per Rifkin, porterà a una potente terza rivoluzione industriale. Nella sua introduzione Fini aveva ricordato che per Rifkin il futuro é il "mondo dell'empatia" perché «la società umana é arrivata a un alto grado di interconnessione grazie allo sviluppo tecnologico». Un processo particolarmente evidente presso i giovani che si sono formati nel primo decennio degli anni 2000, che Rifkin definisce «generazione del millennio», la «prima cresciuta con internet».

Nel suo libro l'economista parla anche del "nuovo consumatore" che la crisi ha contribuito a plasmare, ma che probabilmente sarebbe emerso comunque: un consumatore che pretende di essere al centro dei pensieri delle aziende che volgiono indurlo ad acquistare. Un consumatore che chiede una maggiore attenzione all'ambiente, più servizi, più offerte su misura. Insomma, chiede empatia.

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22 settembre 2010

10/10/10: festa planetaria per salvare il clima


Fonte: rinnovabili.it

"La data è di quelle che qualcuno potrebbe avere già scelto per convolare a nozze o tentare una scommessa fortunata alla lotteria, come accadde l’8 agosto del 2008. Invece per il 10/10/10 c’è già qualcuno che ha organizzato una vero e proprio “party di lavoro” ma con altissime finalità: salvare il pianeta con azioni concrete. Una data, quella del 10 ottobre di quest’anno, che sarà ricordata in tutto il mondo come la giornata del Global Work Party, il giorno in cui poter lavorare per il pianeta. L’iniziativa di scegliere una giornata in cui gli abitanti di 150 nazioni della terra potranno compiere diverse attività per la salvaguardia del pianeta e per la lotta ai cambiamenti climatici è stata di 350.org, una campagna internazionale messa in piedi dall’ambientalista usa Bill McKibben, che si propone di ridurre la concentrazione di CO2 nell’atmosfera.
Il Global Work Party del mese prossimo ha già ricevuto il sostegno di molti capi di stato, come il presidente delle Maldive Mohamed Nasheed, e soprattutto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Anche il Segretario Generale dell’Onu, Ban Ki Moon, infatti ha appoggiato un’iniziativa che, stando a quello che hanno dichiarato gli organizzatori “potrebbe trasformarsi nell’evento più grande della storia in termini di attività “pratiche” che potranno essere messe in campo per contrastare i cambiamenti climatici”.

La campagna di 350.org è stata pensata per raggiungere tutti gli angoli del pianeta e per questo è stata veicolata principalmente sul web come ha sottolineato Jamie Henn, cofondatore di 350.org: “Questa campagna sarebbe impossibile senza internet. Noi usiamo il web per coordinare tutti gli eventi. Attraverso Skype chiamo in Cambogia, con i colleghi in Kenya ci aggiorniamo tramite email e grazie alle foto digitali posso vedere, ad esempio, i risultati di un evento fatto in Brasile”.
Sul sito di 350.org, è possibile registrarsi e consultare la mappa, nazione per nazione, delle attività che verranno svolte il 10/10/10. La macchina organizzativa conta già sull’allestimento di migliaia di feste lavoro nelle 150 nazioni che hanno aderito. Gruppi di studenti in Zimbabwe, ad esempio, installeranno pannelli solari in un ospedale, mentre in Pakistan saranno organizzati seminari sull’energia del sole. Per la giornata del 10 ottobre saranno in prima fila anche piccoli gruppi di giovani come ad esempio in Nepal, e allo stesso tempo anche grandi istituzioni internazionali come Greenpeace. E per chi non dovesse avere idee “abbastanza green” per mettersi a lavoro il prossimo 10 ottobre, gli organizzatori del Global Work Party hanno pensato di mettere a disposizione alcune idee da cui prendere spunto: dall’istallazione di pannelli fotovoltaici alla piantumazione di alberi e piante nel proprio giardino o in quello della propria azienda.

NDR: Per saperne di più sulla base scientifica dell'iniziativa, vedi qui: http://www.350.org/about/science

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17 settembre 2010

Il futuro energetico europeo in "EU energy trends to 2030"

Fonte: Rinnovabili.it

La Commissione europea pubblica EU energy trends to 2030, documento che racchiude gli scenari energetici del futuro europeo annunciando 333 GW di nuova capacità elettrica tra il 2011 e il 2020, di cui 136 GW di eolico equivalenti al 41% delle nuove istallazioni.
Nel particolare la Commissione ha previsto che il 64% della nuova capacità proverrà dallo sfruttamento di fonti rinnovabili, il 17% dal gas, il 12% dal carbone, il 4% dal nucleare e il 3% dal petrolio. Lo scenario descritto annuncia che l’eolico produrrà il 14% del totale dell’energia generata nel continente entro il 2020, contro l’attuale 5%. “La Commissione europea è consapevole che l’energia eolica avrà un ruolo molto significativo nel sistema elettrico europeo entro il 2020, in linea con la realtà attuale del mercato, la legislazione dell’UE e le aspettative del settore,” ha dichiarato Christian Kjaer, Chief Executive Officer di European Wind Energy Association (EWEA). “Significa che l’energia eolica fornirà energia elettrica per l’equivalente di 120 milioni di famiglie nell’UE entro il 2020”.
La Commissione si aspetta dunque che il vento, sia offshore che on-shore, dominerà il mercato energetico spingendo il proprio ruolo di primatista fino al 2030, seguito dall’energia idroelettrica e dalla biomassa determinando una sostanziale contrazione della generazione di energia da carburanti fossili: la quota del gas diminuirà del 17,8% mentre il carbone e gli altri combustibili scenderanno fino al 21%.

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13 settembre 2010

Le nuove celle fotovoltaiche, autoriparanti e più efficienti

Se invece di gettar via i soldi pubblici li investissimo in ricerca...

Da greenme.it

Non si finisce mai d'impare... dalla Natura. A ricordarcelo è il prof. Michael Strano, del dipartimento di Ingegneria Chimica del Massachussets Institute of Technology, (MIT) che, insieme al suo team di ricerca, ha riprodotto uno dei più importanti fenomeni della fotosintesi. Si tratta di un processo che coinvolge alcune molecole presenti nelle foglie, i fosfolipidi: per ovviare al deperimento provocato dai raggi solari, tali molecole si scindono e si riassemblano di continuo, in una sorta di riciclo perpetuo di se stesse. Ora però, qualcosa di simili è accaduto non dentro un acero o una quercia, ma in un laboratorio.
Come riportato nell'articolo relativo – pubblicato sulla rivista Nature Chemistry – le molecole sintetizzate da Strano & co. sarebbero in grado non solo di trasformare l'energia solare in elettricità, ma anche di “autoripararsi”, proprio come i fosfolipidi delle foglie. E questo grazie all'aggiunta o alla rimozione di un

 semplice additivo (in Natura la stessa cosa avviene per mezzo dell'ossigeno).

Inevitabile quindi non pensare subito a un'applicazione nel campo delle energie rinnovabili, solare in primis. Uno dei problemi che ogni costruttore deve affrontare, infatti, è la durata delle celle fotovoltaiche: l'azione continua del sole, alla lunga, comporta un lento degrado del sistema e un abbassamento delle prestazioni. Perché dunque non prendere spunto dalla Natura e creare delle strutture autoriparanti con cui, in futuro, costruire dei pannelli solari molto più longevi ed efficaci?
Detto, fatto. Non proprio: ci sono voluti anni perché il team di ricerca sintetizzasse le molecole e creasse simili strutture, e chissà quanti altri ne passeranno prima di vedere una loro applicazione comparire nel mercato globale. Tuttavia, gli esperimenti condotti finora hanno dimostrato che strutture molecolari di questo tipo hanno un'efficienza di conversione dell'energia solare di circa il 40%, ovvero il doppio di quella attualmente in commercio. Inoltre, Strano garantisce che, con opportune modifiche, si potrà arrivare addirittura al 100%. Un obiettivo che la Natura, da millenni, ha già realizzato.
Roberto Zambon

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25 agosto 2010

Eurostat 2009: meno 16,3% energia da carbone in Europa

Fonti originali:
Treehugger.com
CleanTechnica

"Ottime notizie arrivano dall’ultimo rapporto Eurostat sulla produzione di energia ed il suo utilizzo in Europa. Nell’ultimo anno di riferimento, il 2009, pare ci sia stato un importante incremento della produzione delle energie rinnovabili, e questo lo si sapeva già. Quello che però in pochi si aspettavano è un crollo verticale dell’utilizzo del carbone.

Sebbene nel complesso la produzione di energia rinnovabile sia aumentata dell’8,3% tra il 2008 e il 2009, per una quota complessiva del 18,4% della produzione energetica nella UE, il consumo di carbone, la seconda fonte finora più utilizzata dopo il nucleare, è diminuito di ben il 16,3%..."
L'articolo continua qui

Vedi anche: "Gli americani consumano meno energia ma più rinnovabili" (LaStampa)

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18 agosto 2010

2050: in Europa energia rinnovabile al 100%

Prima parte di un articolo dall'Ufficio Studi Enea dedicato al futuro delle rinnovabili in Europa. Fonte

"Recenti studi prefigurano scenari che vedono le fonti rinnovabili soddisfare interamente il fabbisogno energetico elettrico europeo fino a garantire una produzione che consentirebbe all’Europa di smarcarsi, in ogni settore, dalle fonti fossili.
Nell’ultimo decennio si è assistito a una crescita spettacolare delle rinnovabili a livello internazionale. In particolare nei Paesi della UE la capacità installata per la produzione elettrica è cresciuta del 54% dal 1997 al 2007 portando al 16,4% la quota di copertura dei consumi elettrici da fonte rinnovabile e negli ultimi due anni (2008-2009) la nuova capacità in impianti alimentati da rinnovabili è stata non solo superiore a quella delle altre fonti ma ha addirittura superato il 50% delle nuove installazioni. Nel 2009 infatti il 61% delle nuove installazioni è stato destinato allo sfruttamento di energie rinnovabili contro il 14% del 1995. Questa crescita è destinata a non arrestarsi se accompagnata da uno sviluppo dei sistemi di trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica in grado di sfruttare appieno l’enorme potenziale che queste fonti offrono, altrimenti il rischio che si corre è quello di un sottoutilizzo della loro capacità produttiva.

Negli scenari considerati l’obiettivo di una, seppur forte, decarbonizzazione del settore energetico attraverso lo sviluppo delle rinnovabili, non è necessariamente vincolato a significativi breaktrough tecnologici nell’arco di tempo considerato (2010-2040), ma piuttosto a una significativa riduzione dei costi e a un miglioramento delle performance delle tecnologie che già esistono o sono in fase di sviluppo. In un sistema energetico completamente “verde”, infatti, non si può prescindere dalla piena competitività delle fonti rinnovabili su quelle fossili.

L’elevato grado di crescita delle rinnovabili presuppone inoltre che l’utilizzo di una specifica tecnologia avvenga in quei luoghi dove è più idonea la sua applicazione; in altre parole, al fine della massimizzazione della produzione ottenibile, è fondamentale ottimizzare dal punto di vista geografico il mix di energia da fonti rinnovabili. Ciò significa sfruttare la risorsa eolica nella ventosa regione del Mare del Nord, le biomasse nell’Est europeo, il solare a Sud, l’idroelettrico sulle Alpi, ecc. L’ottimizzazione geografica, inoltre, non deve esser limitata al territorio europeo, anzi l’allargamento dello sfruttamento di risorse rinnovabili alle regioni vicine alla UE è un’opportunità da cogliere appieno, dato l’enorme potenziale di produzione d’energia verde che questi Paesi offrono. Si tengano presenti in tal senso, ad esempio, le risorse geotermiche di Islanda e Turchia o l’enorme potenziale per il solare e l’eolico del Nord Africa (NA). Proprio quest’ultima zona si distingue particolarmente per lo sfruttamento ottimale del solare termico a concentrazione (CSP), principalmente nell’area sahariana, in quanto la tecnologia richiede allo stesso tempo la disponibilità di ampi spazi in pianura e un’elevata insolazione diretta.

La scelta ottimale dei luoghi per l’installazione d’impianti alimentati a energia rinnovabile su scala internazionale, porta con sé un elevato grado di diversificazione delle fonti e delle tecnologie di sfruttamento oltre a una produzione energetica sia di tipo centralizzato, ad esempio attraverso grandi impianti CSP o parchi eolici di tipo off-shore, e sia di tipo decentralizzato, attraverso impianti di piccola taglia come sistemi fotovoltaici montati sul tetto delle case o piccoli impianti a biomasse. Tutti questi sono elementi strettamente interdipendenti tra loro e in grado di favorire maggiormente la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, la mitigazione del clima e la competitività delle rinnovabili.

L’allargamento all’area nord africana, considerato negli studi, per l’importazione di energia in Europa (la quota d’import è allineata e compresa tra 15 e 20%) e l’ottimizzazione geografica dello sfruttamento delle risorse disponibili, nella visione al 2050, aprono la strada verso la creazione di un mercato unificato UE-NA per un libero ed efficiente scambio di energia tra i Paesi (a oggi in UE pari al 10% del totale di elettricità consumata). Questa struttura di mercato è il risultato finale di un processo graduale e costante nel tempo di crescita organica e di unificazione dei singoli mercati regionali e tale assetto è coerente nell’ottica del superamento degli ostacoli legati alla frammentazione dei mercati nazionali e ai differenti livelli di interconnessione tra Paesi vicini.
L’internazionalizzazione del mercato e l’elevato grado di decentralizzazione della produzione d’energia in Europa favorirebbero inoltre l’aumento del numero degli operatori e riduzioni nei prezzi dell’energia, evitando allo stesso tempo atteggiamenti monopolistici di tipo price-setter e distorsioni nel mercato UE-NA.

Prerequisito chiave, comune agli studi individuati, per la transizione verso una produzione energetica al 100% basata su fonti rinnovabili entro il 2050, è lo sviluppo di un sistema di trasmissione e distribuzione dell’energia basato su Super Grid e Smart Grid. Tale approccio è fondamentale nell’ottica della decarbonizzazione del settore energetico ed è funzionale alla maggior integrazione dei mercati. Il presente assetto delle reti elettriche, progettate in una prospettiva nazionale, è concepito essenzialmente per il trasporto di energia dai grandi impianti di produzione centralizzata verso i consumatori finali. Sia la rete elettrica europea, sia quella nord africana, oggi sono basate quasi esclusivamente su tecnologia AC, presentando una limitata capacità d’interconnessione dei singoli mercati oltre a problemi di congestione
ai confini nazionali. Nonostante nella UE l’elettricità generata da rinnovabili abbia priorità rispetto alle altre fonti, quello dell’accesso alla rete rimane tuttora un forte freno allo sviluppo delle tecnologie low-carbon, specialmente a causa degli elevati costi e dei lunghi tempi richiesti per la connessione di un impianto (circa 30 mesi). Questo problema tra l’altro genera incertezza e rende gli investimenti in nuove infrastrutture meno attraenti.

La Super Grid permetterà di interconnettere impianti a fonti rinnovabili anche molto distanti tra loro e consentirà il trasferimento di grandi quantitativi di energia attraverso l’installazione di diverse migliaia di chilometri di cavi sottomarini di nuova capacità di trasmissione ad alta tensione in corrente continua (HVDC) e il rafforzamento di quella ad alta tensione in corrente alternata (HVAC).
La Super Grid ottimizzerà i flussi energetici, trasferendo energia elettrica dalle aree che si trovano in eccesso di offerta verso quelle che si trovano nella situazione opposta.

La Smart Grid offrirà la possibilità di gestire in maniera ottimale la volatilità connessa a una generazione di energia di tipo decentralizzato e basata interamente su fonti a disponibilità intermittente quali le rinnovabili. Essa concederà maggiore versatilità e flessibilità all’intero sistema energetico che nel complesso sarà in grado di far incontrare domanda e offerta di energia attraverso sistemi “intelligenti” per il controllo e la distribuzione dei flussi energetici e permetterà di individuare, grazie al ruolo attivo e partecipativo dei consumatori finali, le soluzioni costo-efficienti migliori. Un forte incremento del livello d’integrazione e d’interconnessione fra l’Europa e il NA per lo scambio di energia sono aspetti dai quali non si può prescindere anche solo ai fini del raggiungimento del livello di decarbonizzazione del sistema energetico richiesto per il 2020. Tra l’altro la possibilità di ricorrere a progetti di collaborazione per lo scambio di energia tra Paesi UE e Paesi terzi è stata già prevista dalla Direttiva 2009/28/CE in vista degli obiettivi del pacchetto “20-20-20”. Gli investimenti realizzati oggi produrranno effetti per i prossimi 50 anni ed è per questo che è importante fare ora le scelte giuste che condizioneranno il futuro del sistema energetico internazionale.

L’ipotesi della realizzazione di un sistema energetico integrato per il libero scambio di energia prodotta in maniera decentralizzata, è avvalorata dall’esistenza di diversi progetti già in corso come ad esempio Desertec, nato a luglio 2009 da una collaborazione tra Paesi europei, mediorientali (Middle East) e nordafricani (North-Africa) con l’obiettivo di installare centrali solari termodinamiche ed eoliche localizzate nei deserti della regione MENA. L’elettricità prodotta permetterà di fornire energia sia ai Paesi MENA e sia di trasportarla fino in Europa attraverso un’enorme e complessa rete trans-europea HVDC. Un altro esempio è il Piano solare per il Mediterraneo, nato a luglio 2008 che mira a installare 20 GW di nuova capacità entro il 2020 con tecnologie rinnovabili, il rafforzamento della rete elettrica, e il trasferimento di tecnologie nei Paesi dell’area mediterranea.
Infine la North Sea Super Grid Initiative avviata a dicembre 2009 da nove Paesi europei per lo sviluppo di una rete per lo sfruttamento dell’energia eolica off-shore nel Mare del Nord.

Andrea Fidanza (Ufficio Studi Enea)

17 agosto 2010

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31 luglio 2010

I sussidi a fonti fossili 10 volte superiori a fonti verdi (!!)

Fonte: LaStampa

"Spesi 557 mld dollari nel 2009 contro 46 miliardi

Roma, 30 lug. (Apcom) - Nonostante i proclami da più parti, i governi di tutto il mondo stanno spendendo di più per i sussidi a fonti di energia "sporche" che in rinnovabili. Lo affermano i dati preliminari di un rapporto di Bloomberg New Energy Finance citati dal sito environmentalexperts.com. Secondo i calcoli degli analisti per il 2009 nel mondo i governi hanno speso per rinnovabili e biocarburanti 43-46 miliardi di dollari, suddivisi in crediti fiscali, certificati verdi e altri sussidi diretti. Per carbone, petrolio e altri combustibili fossili invece la spesa è stata di 557 miliardi di dollari, come stimato dall'agenzia Internazionale per l'Energia. Al primo posto per i sussidi alle energie verdi ci sono gli Usa, con 18,2 miliardi di cui il 40 per cento destinato ai biocarburanti. Copyright APCOM (c) 2008"

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