No al carbone Alto Lazio

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7 giugno 2011

La Svizzera incontra la resistenza anti-carbone in Calabria

A quanto pare la Svizzera ha dovuto prendere atto che il carbone della sua Repower, in Italia non è il benvenuto. Seguono alcuni articoli tradotti dal tedesco, pubblicati sul principale quotidiano elvetico negli ultimi giorni (Grazie all'amico M.K. per la segnalazione e la traduzione)

La Calabria non vuole il carbone di Repower
“La Calabria non deve essere trasformata in una caldaia” dichiara il movimento „No al carbone“. Per questo è decisa ad impedire la costruzione di una centrale a carbone a Saline Joniche.
In Italia sta crescendo l’ostruzionismo contro Repower. Il complesso energetico Grigionese pianifica in Calabria, a Saline Joniche, la costruzione di una centrale a carbone con una potenza di 1320 megawatt e per questo intende investire circa 1 miliardo di Euro.
Contro questa pretesa si è organizzato in loco un gruppo d’opposizione composto da politici, imprenditori turistici e parte della popolazione. Repower vuole, malgrado tutto,  procedere. Il WWF Italia sta esaminando una procedura legale contro questo progetto.

Fonte: suedostschweiz.ch, 06.06.2011, ore 20.00 (originale in tedesco)

Repower incappa in Italia in un’accanita opposizione
Le voci critiche inerenti la costruzione di una centrale a carbone a Saline Joniche non tendono ad affievolirsi. Politici, imprenditori turistici e popolazione locale si oppongono alle intenzioni di Repower.
“Ho una figlia di 4 anni e non ho assolutamente l’intenzione di lasciarle in eredità una terra inquinata dal carbone”. Con queste parole si difende Massimo Nucera dalla Calabria contro la centrale a carbone pianificata sulla costa di Saline Joniche (v. lettera dei lettori, pag. 2). Nucera è il responsabile per il turismo della zona colpita e la sua dichiarazione di guerra si rivolge contro la grigionese Repower.

Il carbone arriva per nave.
A Saline Joniche la Repower sta pianificando, tramite la consorella SEI, la costruzione di una centrale a carbone con una potenza globale di 1320 Megawatt. Repower quantifica i costi d’investimento in circa 1 miliardo di Euro. Assieme al carbone, che per la maggior parte verrà direttamente trasportato per nave da oltremare, dovrebbe anche essere lavorata della biomassa proveniente dalla zona. L’imprenditore turistico e padre Nucera non è l’unico che si ribella ai piani di Repower.
Politici locali e regionali si sono più volte espressi contro questo investimento miliardario. Il Consiglio Regionale – paragonabile con il gran consiglio retico – ha rigettato, nel novembre 2010, con una mozione il progetto e si rimette al piano energetico regionale che proibisce esplicitamente la costruzione di centrali a carbone. La voce del Consiglio Regionale non è comunque unanime. Secondo la legislatura nazionale il verdetto ricade, per progetti di centrali a carbone superiori ai 1000 Megawatt, allo Stato Italiano. E a Roma fin ora non sono stati messi ostacoli al progetto. In ogni caso il ministero dell’ambiente ha esaminato lo scorso autunno l’impatto ambientale del progetto e in conclusione ha dato il via libera.

Movimento popolare contro il carbone
Roma è così in rotta di collisione con la popolazione regionale. Contro il progetto si è frattanto formato il movimento “No al carbone”, che con i suoi raduni riempie intere palestre. Il rimprovero principale che l’opposizione contesta a Repower è che essa non dice la verità in merito alla reale entità dell’inquinamento e che non divulga dati inerenti la quantità di sostanze nocive aeree.
Repower rigetta i rimproveri. “Eseguiamo i procedimenti in modo corretto e informiamo sui livelli delle emissioni”, dice Werner Steinmann. L’addetto stampa di Repower inoltre non crede che tutta la popolazione sia contraria alla Centrale. “Se il progetto sarà realizzato, verrà investito molto denaro. Questo è un prezioso contributo allo sviluppo della Regione”. L’area sulla quale dovrebbe essere realizzata la centrale è a tutt’oggi una zona industriale. Decenni fa qui è stata costruita un’industria chimica con annesso un porto, senza però mai essere stata messa in funzione.

Minaccia di procedure legali
In Italia ci sono tutt’ora diverse centrali a carbone in pianificazione. La protesta contro questa forma di produzione energetica è organizzata anche a livello nazionale. Da poco il movimento italiano anti-carbone ha registrato un successo. Alla fine di maggio la corte di giustizia italiana ha proibito alla Enel di sostituire nella propria centrale di Porto Tolle il combustibile (petrolio) con il carbone. Come Anita Mazzetta del WWF Canton Grigioni spiega, il WWF Italia sta esaminando anche per Saline Joniche delle procedure legali per fermare il progetto della centrale a carbone.

Una bufala affonda Repower
“Gli svizzeri di Repower gettano la spugna e rinunciano alla costruzione della centrale a carbone di Saline Joniche”, questo titola il quotidiano italiano “Repubblica” di domenica. Gli oppositori alle centrali che leggendo questa frase si sono profusi in gridi di giubilo, sono stati avventati. Come l’addetto stampa di Repower Werner Steinmann su richiesta della Südostschweiz spiega, si tratta di una bufala. “La comunicazione non ha ne capo ne coda. Repower prosegue il progetto in Saline Joniche. Un decisione finale, se il progetto verrà realizzato, non è ancora stata presa.


Fonti originali:
http://www.suedostschweiz.ch/politik/kalabrien-will-repowers-kohle-nicht
i seguenti richiedono registrazione:
http://v2.suedostschweiz.ch/epaper/pdf/blaettern_detail_fs.cfm?page=01_sogr_01_2011-06-07
http://v2.suedostschweiz.ch/epaper/pdf/blaettern_detail_fs.cfm?page=02_sogr_20_2011-06-07
http://v2.suedostschweiz.ch/epaper/pdf/blaettern_detail_fs.cfm?page=05_sogr_02_2011-06-07

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10 maggio 2011

Gli operatori turistici del Basso Jonio Reggino rigettano l'ipotesi carbone

"Fino a questo momento abbiamo ascoltato in silenzio tutta la vicenda ed il relativo dibattito sulla proposta della multinazionale svizzera di realizzare una centrale a carbone sul suolo della Ex Luichimica di Saline Joniche. Alla luce di quanto fin qui accaduto mi sembra che tutte le riunioni e i convegni politici che ci sono stati sul territorio si siano rivelati inutili ed inconcludenti per il semplice motivo che ancora oggi la Sei sta portando avanti la sua “geniale” idea di investire sul carbone nel nostro territorio. Questa è una scelta scellerata che tutti gli imprenditori turistici del territorio condannano nella maniera più assoluta. Appare parimenti strano, poi, che dall’estero si venga ad investire una montagna di denaro in questa area. Se la “Sei” ha intenzione di investire nella nostra “Area Grecanica” può ben farlo magari risparmiando anche un po’.

Proprio in quella stessa area potrebbe essere realizzato un grande villaggio turistico dal nome “La Sei turismo Area Grecanica”; noi come imprenditori ci proponiamo di veicolare la proposta presso le sedi istituzionali e la Regione Calabria per rendere l’area a destinazione turistica. Penso che solo su questo possiamo ragionare altrimenti vi chiedo personalmente e a nome di tutti gli imprenditori del basso Jonio di mollare questa idea. Ho una figlia di quattro anni e non ho intenzione di lasciarle in eredità una terra invasa dal carbone. Stranamente, durante questa campagna elettorale, ho notato che sono pochi i politici che parlano della centrale a carbone. Capisco che ci sono in ballo tanti soldi e che si agita il miraggio dello sviluppo in una terra segnata dall’arretratezza ma temiamo fortemente che, alla fin della fiera, non resterà che terra bruciata. Io penso al futuro dei nostri figli e credo fermamente nel turismo quale volano di sviluppo. Insieme alle istituzioni regionali e provinciali si possono realizzare quelle basi per fare crescere, sotto questo punto di vista, il nostro territorio. Puntare sul turismo che è la vera vocazione del nostro territorio: è questo l’appello che lanciamo. Salutiamo con piacere le azioni concrete che sta portando avanti il Governatore della Calabria che ha annunciato, ad esempio, nuovi voli da e per l’aeroporto “Tito Minniti” di Reggio Calabria. Certo, questo non basta per far decollare turisticamente la nostra area. Serve maggiore attenzione sulla statale 106 i cui lavori di ampliamente restano fermi in quel di Palizzi, e non riusciamo a capire il motivo. Occorre fare presto, serve la collaborazione da parte di tutti, istituzioni locali in testa, prima che anche questa ultima speranza di crescita, all’insegna del turismo tramonti definitivamente sulla nostra terra sola, arretrata e dimenticata.

Condofuri 08.05.2011

Massimo Nucera

Responsabile Provinciale Assobalneari

Segretario Associazione Imprese Turistiche Basso Jonio Reggino “Magna Grecia”

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19 marzo 2011

Carbone a Saline Ioniche, intervengono le Associazioni dell’Area Grecanica

Comunicato stampa del Coordinamento delle Associazioni dell’Area Grecanica

Senza chiedere il permesso a nessuno. Sulla centrale a carbone abbiamo delle opinioni diverse. Rappresentiamo interessi diversi. Noi vogliamo rappresentare gli interessi veri di questa terra. Senza dover chiedere il permesso a qualcuno. Senza che qualcuno voglia imporci i segni del suo dominio: anche culturale. Abbiamo una idea diversa dello sviluppo per la nostra Area Grecanica. Infatti, dopo la prima, assemblea del No al carbone, nessuno degli appartenenti al Coordinamento delle Associazioni, si è esaltato per la grande partecipazione che si è registrata all’evento.

Tantomeno ci abbattiamo oggi, che c’è stata una minore partecipazione, comunque non dovuta disinteresse, ma all’accavallarsi di eventi che non stiamo qui ad elencare.

Notiamo, comunque, che il Sig.D’Aquaro è un ragioniere meticoloso che scrive pagelle e assegna voti. Lo ringraziamo per la sua magnanima attenzione. A lui non sfugge nulla, salvo che rispondere alle domande sulle quantità dei veleni che verranno sparsi dalla centrale a carbone, che loro definiscono pulita, sulle conseguenze che questi veleni avranno per la salute di noi tutti e sui livelli di riscaldamento del mare nell’area circostante?

Ci sono degli studi che valutino le possibili conseguenze sulle persone e sull’ambiente?

O queste domande hanno un sapore ideologico?

Ci risparmi, la Sei, di ripetere che la Co2 non è un veleno. Lo sappiamo. E’ il suo eccesso nell’atmosfera che provoca conseguenze sul clima. A Cancun qualche mese fa, di questo hanno parlato i capi di governo del Pianeta Terra. Il carbone è il primo accusato. L’Onu da tempo insiste sui pericoli per il clima sulla Terra, e chiede interventi decisi. Lo stesso fa l’UE; il 2020 è una data vicina e importante. Il Sig. D’Aquaro, però, non parla di tutti i veleni che saranno emessi, a tonnellate, dalla centrale. Bontà sua, invece, il Dr Bocchiola, in una intervista, ammette che qualcosa c’è. Posso dire che questo non ci tranquillizza per niente? Anzi! E quale sicurezza può dare il costruire una centrale a carbone, in un area a forte rischio sismico, come la nostra terra. Sappiamo già che la tecnologia adottata ha previsto tutto; quindi nessun pericolo come in Giappone per il nucleare.

Il Sig. D’Aquaro si concede di dire, davanti a tutti, che la dignità della nostra Gente, di cui noi siamo figli, per noi è sconosciuta. Difenda pure, da consigliere pagato qual è, il progetto Sei, ma ricordi, questo caro Signore, che non tocca a lui elargire patenti di dignità.

Legga, o rilegga, Corrado Alvaro, sul senso della dignità dei Calabresi. Quegli scritti hanno un valore anche per l’oggi.

Nella assemblea ultima, noi, si voleva fare il punto della situazione relativa al progetto della Sei. Ribadendo il nostro No,anche perché idee e progetti per uno sviluppo diverso di questa area ce ne sono.

Progetti che partono dalle nostre risorse naturali, paesaggistiche, culturali e dai nostri antichi paesi; nonché dal mare e dalla montagna. Il carbone per tutto ciò non ci interessa. Vogliamo pensare e agiamo,alla luce del sole, per farne a meno.

Vorremmo ricordare, che il Gal Area Grecanica ha avuto un progetto finanziato con fondi UE, da parte della nostra Regione. Sono circa 8 milioni di euro, comprensive della quota parte dei privati.

Il Gal è una agenzia per lo sviluppo, promossa dalla UE, di cui fanno parte i Comuni dell’area, associazioni, camera di commercio, privati ecc. Per dire che ci sono professionalità e talenti anche dalle nostre parti. Vorremmo ricordare Portus, un progetto di riqualificazione dell’area ex Liquichimica premiato alla biennale di Venezia, frutto dell’ingegno e talento di professionisti Reggini. Abbiamo espresso il nostro apprezzamento sulla decisione del nostro governo Regionale su un finanziamento per rendere agibile il porto di Saline.

Che cos’è? In Svizzera, nel Cantone dei Grigioni, molti sono contro le centrali a carbone che la Sei Repower vorrebbe costruire a Saline e ad Amburgo e stanno proponendo un referendum popolare. Ad aprile si voterà per il rinnovo del governo cantonale e la Repower è una società con il 46 % di azioni detenuto dal Cantone. Quindi utilizza, anche, soldi dei cittadini contribuenti di quel Cantone. Non era una società del tutto privata?!

La Sei Repower di queste cose non parla. Noi SI.

O, forse, ha un sapore di ideologia porre, anche da parte della libera stampa, queste domande alla Sei?

Perché la stampa, non tutta, ha qualche impaccio, forse, nel porre, anche queste domande alla Sei Repower?
E magari parlando del No al carbone dice che è un no ideologico.

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8 marzo 2011

La provincia di Reggio Calabria mobilitata contro il carbone a Saline

Il Comitato No Carbone di Saline J., ha indetto per sabato 12 marzo ore 10.00 presso l'Impianto Polifunzionale di Saline una seconda assemblea pubblica (dopo quella del 6 novembre scorso), per ribadire ancora una volta il nostro NO al Carbone e rilanciare la nostra "vision" di sviluppo per il territorio.

Il comunicato del Comitato N.C. di Saline:

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12 febbraio 2011

"Grigioni senza carbone"

Svizzera: il Cantone dei Grigioni si oppone con forza ai progetti di nuove centrali a carbone da parte dell'azienda Repower, da realizzarsi in territorio tedesco e italiano, rispettivamente a Brunsbüttel e a Saline Ioniche. Pochi giorni fa il WWF grigionese ha infatti lanciato, assieme ad altri 13 fra organizzazioni e partiti, un'iniziativa popolare cantonale denominata
“Grigioni senza carbone”.

Secondo quanto riporta il sito di RSI.ch,

"Visto che il cantone dei Grigioni detiene una partecipazione del 46% in Repower, affermano gli oppositori, gli elettori devono avere la facoltà di esprimersi sulla questione. L’organizzazione ecologista è convinta di poter raccogliere in modo rapido le 4'000 firme necessarie per la riuscita dell'iniziativa.

Una campagna a livello svizzero Il 14 aprile 2010, il WWF svizzero e l'organizzazione tedesca Klima Allianz avevano avviato una campagna contro la partecipazione di aziende elettriche elvetiche alla centrale termica a carbone di Brunsbüttel, il più grande progetto di questo tipo attualmente previsto in Germania.

Lo stesso giorno, le aziende elettriche Groupe E e Romande Energie avevano annunciato la loro rinuncia, ma non Repower e il gruppo sangallese SN Energie, che avevano deciso di mantenere l'impegno.

Per una rassegna stampa completa dell'iniziativa clicca qui (gli articoli in italiano si trovano in coda al documento.

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19 gennaio 2011

Carbone a Saline Joniche: dopo la bocciatura tempo di proposte alternative

Comunicato stampa del Coordinamento Associazioni Area Grecanica contro il carbone a Saline Joniche (RC)

Dopo la lunga pausa natalizia, i lavori del Coordinamento Associazioni Area Grecanica sono ripresi con una partecipata assemblea svoltasi nella giornata di ieri presso l’Ostello di Pentedattilo.

Il coordinamento, formato da circa 50 associazioni, si batte da diversi anni per dare voce a coloro che sono contrari alla costruzione di una centrale termoelettrica nell’area ex Liquichimica di Saline Joniche.

Durante l’assemblea di ieri, i delegati delle associazioni aderenti al Coordinamento, dopo aver analizzato l’evolversi della situazione riguardo all’ipotesi centrale a carbone, hanno valutato le azioni da intraprendere per promuovere uno sviluppo alternativo dell’area. Dagli interventi dei presenti, infatti, è emersa la necessità, di sostenere iniziative che diano avvio ad una seria e proficua discussione sulla crisi occupazionale che, ormai endemicamente, attanaglia l’Area Grecanica.

Il Coordinamento, quindi, nei prossimi giorni, si muoverà su questa nuova linea d’azione chiedendo incontri formali con le organizzazioni sindacali e datoriali della provincia di Reggio Calabria (già espressesi negativamente riguardo all’ipotesi carbone) con l’intento dichiarato di avviare un vero e proprio laboratorio d’idee che porti ad un’iniziativa pubblica dove trattare ampliamente e in modo partecipato i temi occupazionali dell’area.

Dopo la fase del “NO” secco e convinto al carbone, prende quindi avvio un nuovo percorso a carattere propositivo, pensato dal Coordinamento come strumento imprescindibile per attivare la cittadinanza e dare al mondo politico istituzionale un forte impulso che porti alla concretizzazione di azioni volte alla promozione di uno sviluppo sostenibile ed alternativo alla centrale SEI.

Coordinamento Associazioni Area Grecanica

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24 dicembre 2010

25 anni dal referendum contro il carbone a Gioia Tauro

Da Newz.it: Legambiente, il referendum contro la centrale di Gioia serva da monito per Saline
 
"Sono trascorsi 25 anni e quella straordinaria giornata è ormai diventata una bella pagina di storia, un ricordo ma anche un monito e una lezione tornati ad essere, alla luce di recenti avvenimenti di Rossano e di Saline, fortemente attuali". Con queste parole Nuccio Barillà, dirigente nazionale di Legambiente, ha aperto l’Assemblea dei Soci del “Cigno Verde” che si è svolta ieri, mercoledì, presso la sede di via Tripepi dedicata alle riflessioni sull’impegno ambientalista a 25 anni del referendum popolare contro la centrale a carbone di Gioia Tauro. Un’occasione scelta dagli ambientalisti non solo per celebrare una data significativa, ma anche per rilanciare la battaglia contro la centrale e per lo sviluppo pulito di Saline Ioniche, diventato, suo malgrado, nuovo avamposto e simbolo della difesa del territorio. L’Assemblea, oltre alla relazione di Barillà, è stata arricchita dagli interventi di Lidia Liotta, Mariacaterina Gattuso, Marinella Arria, Paola Nasti, Antonella Politi, Mario e Carmelo De Grazia, Nicoletta Palladino. In un documento definito a conclusione dell’Assemblea, viene evidenziata l’attualità di una tappa storica e le molte analogie tra la vicenda della centrale di Gioia Tauro e quella di Saline Ioniche. Alla base della localizzazione assurda dell’impianto termoelettrico , è stato ricordato, vi fu la ghiotta opportunità fornita dal Porto, ma soprattutto la convinzione che la Calabria, costretta da una disperata condizione economica, da una fortissima emergenza occupazionale, dalla permeabilità di una classe politica ritenuta “elemosiniera” e dalla presunta fragilità e disorganizzazione della società civile, non avrebbe opposto alcuna resistenza e avrebbe ingoiato l’impianto sputa-veleno. Ciò prevedibilmente non sarebbe stato possibile in altre parti del territorio italiano. Quella volta, però, si verificò qualcosa di straordinario e sorprendente. Contro lo “schiaffo” dello Stato centrale si mobilitò quasi l’intera Calabria, sospinta dalle popolazioni direttamente interessate e dalle sue rappresentanze istituzionali e sociali. Di quella lunga lotta, durata quasi tredici anni, il referendum popolare autogestito, tenutosi il 22 dicembre 1985 in ben dodici comuni della Piana reggina e della fascia tirrenica catanzarese, fu il momento più esaltante. Schiacciante e inequivocabile la vittoria del NO, che totalizzò oltre il 97%. A favore della Centrale a carbone si espressero soltanto 933 elettori su 36.583, appena il 2,6%. L’esito dello scrutinio fu giudicato quasi unanimemente “un plebiscito, un evento straordinario, un esercizio collettivo e maturo di democrazia, un segnale di chiarezza e di speranza che va ben oltre la Calabria”. A scendere in campo nella Piana di Gioia Tauro e in Calabria, ricorda Legambiente, ci fu una popolazione variegata, il legante che tenne insieme tutti fu la paura del “mostro inquinante”, dunque la difesa dell’ambiente e della salute, quali beni assoluti e non barattabili. Fu anche, però, la presa di coscienza collettiva che una diversa via di sviluppo, scelta dal basso, capace di valorizzare, piuttosto che depredare, le risorse e di, tenere insieme le ragioni dell’ambiente e del lavoro, non solo era possibile ma era l’unica, dati alla mano, utile e proponibile per la Piana. Se il pronunciamento, corale e democratico, dei calabresi non bastò ad infrangere, subito e da solo, il muro ostinato dello Stato centrale, rappresentò il punto più alto di una lotta tenace che condusse alla vittoria finale che fece svanire l’incubo. "A distanza di 25 anni di distanza del referendum della Piana di Gioia Tauro, per un beffardo e cinico gioco non certo del destino è ancora una centrale a carbone -quella che una società privata, la SEI, vuole con complicità varie costruire a Saline Joniche, al centro dello scontro e del dibattito. Oggi come allora il confronto non è semplicemente tra chi vuole a tutti i costi imporre un impianto devastante e dannoso e chi, con ponderate ragioni, lo rifiuta. Di fronte ci sono soprattutto, due linee del tutto opposte di politica energetica e due diverse, inconciliabili, visioni della democrazia, dello sviluppo, del ruolo e del futuro della Calabria e del Sud”. La vittoria nel referendum di 25 anni fa, conclude Legambiente, è di buon auspicio perché, con la compattezza e la lotta, anche a Saline si possa allontanare l’incubo del carbone e si colga l’occasione per dare solide basi e concreti finanziamenti a uno sviluppo diverso capace di dare risposte occupazionali, rinnovabili nel tempo, e opportunità d’impresa credibili ed efficaci.

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17 novembre 2010

Vittoria. "Il Consiglio Regionale boccia il carbone per la Calabria: più vicine le prospettive per uno sviluppo sostenibile per la Sibaritide"

Comunicato del COMITATO PER LA DIFESA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLA SIBARITIDE (CO.DI.S3)
Il Consiglio Regionale nella seduta del 15 novembre 2010, alla presenza di una folta Delegazione del Comitato per la Difesa e lo Sviluppo Sostenibile della Sibaritide (CO.DI.S3) e
dei rappresentanti di Associazioni e Sindacati confederali di Montebello di Saline Joniche, ha
approvato all’unanimità la Mozione contro l’uso del Carbone come combustibile per Centrali Termoelettriche, da noi sollecitata, in conformità alle norme e disposizioni vigenti in Regione e in ossequio ai deliberati degli Enti Locali territoriali. Il CO.DI.S3 accoglie con piena soddisfazione tale Deliberato che mette la parola “fine” al progetto ENEL di trasformazione a carbone della Centrale Termoelettrica di Rossano e alla creazione di ogni altro impianto del genere in Calabria, nel pieno rispetto del PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale) vigente, sottolineandone la valenza anche in relazione al ruolo determinante svolto dal Comitato stesso per la sua approvazione e acquisizione al procedimento ministeriale da ritenersi ormai concluso.

Il CODIS3 ringrazia quanti hanno concorso a questo risultato senza precedenti: in
primo luogo gli oltre 2000 sottoscrittori del documento “Osservazioni al Progetto Di
Trasformazione della Centrale Enel di Rossano (CS) C/da Cutura di cui alla pubblicazione
effettuata dall’ENEL Spa sul quotidiano “La Gazzetta del Sud” del 30 Aprile 2010”; i
responsabili di associazioni d’ogni tipo e collocazione; la Curia Arcivescovile; tutti i Sindaci del comprensorio della Sibaritide; la Provincia di Cosenza; la deputazione regionale e nazionale eletta nel territorio, soggetti tutti impegnatisi a bocciare quel progetto di riconversione dannoso e negativo per tutta la Regione. Tuttavia, Il Comitato rileva, che in questo lungo percorso si è dovuto registrare qualche ambiguità di troppo oltre che rimaneggiamenti anche poco eleganti da parte di qualcuno, nonché il defilarsi dei soliti opportunisti, talvolta infilati pure a rappresentare prestigiose categorie.

Ora per il CO.DI.S3 e per tutti i cittadini di buona volontà, è il momento di passare al
vaglio progetti di sviluppo veramente sostenibile per la Sibaritide, nel rispetto de le sue
vocazioni turistico-ambientali e culturali e per un’agricoltura di qualità. Occorre
preservare questo territorio da danneggiamenti e tenerlo pulito anche attraverso una politica
della gestione dei rifiuti opposta a quella attuale, privilegiando la raccolta differenziata e il riciclaggio e lavorando al fine di contrastare quel disordine edilizio spesso insito allo
sviluppo urbanistico attuale. Cruciale è avvicinare la Sibaritide all’Europa, in tal senso è
oltremodo giustificata la realizzazione di un aeroporto della Provincia di Cosenza che sia
posto a servizio del trasporto merci e passeggeri, soprattutto se gli operatori turistici già
abbastanza numerosi, si impegneranno ad aumentare e diversificare l’offerta in considerazione
della destagionalizzazione. Alcune instrutture già esistenti, quali il Porto di Sibari-Corigliano
ed il Porto turistico dei Laghi di Sibari, in perenne crisi di gestione, devono trovare
immediati interventi che ne valorizzino le possibilità. In tal senso, un piano di navigazione
costiera da diporto e per la pesca è essenziale per tutta la Calabria ma, in particolare per la
costa Jonica che è quella alla quale facciamo riferimento da Crotone a Taranto che, non
avendo isole, deve essere fornita di più porti turistici e di approdi semplici per poter consentire una navigazione costiera turistica. Necessario alla popolazione del nostro territorio e vitale per il buon collegamento con il resto della penisola è il completamento dell’ammodernamento della A3 con contemporaneo libro bianco sui motivi dei ritardi, che deve essere subito posto in essere, ricorrendo anche a tracciati paralleli. Deve finire lo scandalo dei lavori allo svincolo di Firmo dei cui ritardi va dato conto e ragione alle popolazioni ed agli operatori turistici, così come va completato l’aggiornamento della 106 Jonica con un tracciato non devastante, come è avvenuto fino ad ora. Infine, le Ferrovie dello Stato, le Autorità amministrative e le popolazioni locali, devono affrontare in maniera risolutiva il problema del futuro della Ferrovia Taranto-Crotone, promuovendo la realizzazione di collegamenti rapidi con Taranto e collegando la nostra area con quella pugliese adriatica ove hanno inizio le linee ad alta velocità, oltre a promuovere il potenziamento dei collegamenti trasversali con la linea tirrenica verso Paola.
Sfide e problematiche queste ed altre, rispetto alle quali il Comitato per la Difesa e lo
Sviluppo Sostenibile della Sibaritide intende rivolgere la propria attenzione, promuovendo il dibattito, l’informazione e la mobilitazione della cittadinanza e sollecitando le azioni opportune da parte del mondo istituzionale e politico.

COMITATO PER LA DIFESA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLA SIBARITIDE (CO.DI.S3)

IL SEGRETARIO DEL CO.DI.S 3
Ing. Pierluigi Colletti

L PRESIDENTE DEL CO. DI.S 3
Avv. Amerigo Minnicelli

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15/11/10: il Consiglio regionale della Calabria dice no al carbone, sì a ipotesi di sviluppo alternative

Fonte: Strill.it
"Il consiglio Regionale della Calabria ha approvato all'unanimità, pochi minuti fa, una mozione che impegna formalmente la giunta ad opporsi alla realizzazione della centrale a carbone di Saline Joniche. L'assise di palazzo Campanella ha così vincolato il governo guidato da Giuseppe Scopelliti al rispetto della legge regionale 315 del 2005 che bandisce in maniera categorica l'energia prodotta tramite combustibili fossili dalla Calabria.
Una decisione che da seguito alla posizione netta espressa da numerosi membri della maggioranza nei giorni scorsi, in testa il vicepresidente del consiglio Alessandro Nicolò che aveva parlato di ''contrarietà della regione al carbone nello Jonio reggino, in ragione delle politiche di sviluppo turistico che la giunta ha in mente per il territorio''.
La mozione perònon segna la parola ''Fine'' sulla vicenda: la palla adesso passa nelle mani del governatore Scopelliti e della sua squadra che, nelle sedi governative, avranno il compito di dare seguito alla volontà epressa dal consiglio.
Il parere formale del governo regionale è infatti vincolante nei confronti del ministero dello sviluppo economico, nel momento della decisione sulla concessione delle autorizzazioni.
La mozione, sostenuta dai consiglieri Bilardi, Fedele, Serra e Tripodi ha incontrato, come detto, l'approvazione dell'intero emiciclo regionale, spingendo sui punti nodali della vicenda: ''la Regione Calabria - si legge nel testo - presenta un saldo elettrico positivo: dai dati pubblicati dal Gestore della rete e relativi alla produzione di energia elettrica per l'anno 2009 si rileva che, a fronte di una produzione netta destinata al consumo di 10.800 GWh/anno, l'energia richiesta al consumo interno ammonta a 6.600 GWh/anno, con un surplus di 4200 GWh/anno'' quindi, sostengono i consiglieri, di un'altra centrale, per di più ''contra legem'', non c'è alcun bisogno, considerato che la Calabria produce quasi il doppio dell'energia che consuma.
''La Regione Calabria - si legge ancora all'interno della mozione - vuole costruire un percorso di ascolto con le comunità locali, attraverso gli amministratori veri artefici dello sviluppo territoriali ed è aperta al confronto ed ad un incontro con le comunità per affrontare nello specifico le strategie più idonee per la crescita economica e sociale dei vari territori''.
Ecco il colpo di scena nel tormentato thriller del carbone, ma non è ancora il momento dei titoli di coda.

Di seguito il testo integrale della mozione:


MOZIONE n. 17 del 15/11/2010
Sull'accogliemnto di proposte di localizzazione di centrale termoelettriche a carbone sul territorio calabrese

G. BILARDI, L. FEDELE, G. SERRA, P. TRIPODI . Il Consiglio Regionale,
Premesso che
la Regione Calabra presenta un saldo elettrico positivo;
dai dati pubblicati dal Gestore della rete e relativi alla produzione di energia elettrica per l'anno 2009 si rileva che, a fronte di una produzione netta destinata al consumo di 10.800 GWh/anno, l'energia richiesta al consumo interno ammonta a 6.600 GWh/anno, con un surplus di 4200 GWh/anno;
con deliberazione n. 98 del 9.02.2005 la Giunta regionale ha stabilito di non fornire ulteriore intesa in sede di conferenze di servizi indette dal Ministero delle Attività Produttive (oggi Sviluppo Economico) e dal Ministero dell'Ambiente per la realizzazione di centrali termoelettriche sul territorio regionale, ritenendosi sufficiente il numero delle cinque autorizzazioni già rilasciate dal Ministero delle Attività Produttive, quale partecipazione al "Sistema Paese";
già con deliberazione n. 686 del 6 ottobre 2008 la Giunta Regionale ha stabilito di non accordare l'intesa prevista dalle leggi n. 55/02 e n. 239/04 al procedimento amministrativo avviato dal Ministero dello Sviluppo Economico sull'opera "Centrale termoelettrica a carbone da circa 1320 MWe, da ubicarsi nel Comune di Montebello Jonico (RC)", proposto dalla società Saline Energie Joniche Spa (SEI SpA);
per un'analoga iniziativa promossa dall'ENEL Produzione SpA per la riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Rossano (CS), in sede di conferenza dei servizi presso il Ministero dello Sviluppo Economico la Regione ha manifestato il motivato dissenso alla realizzazione dell'opera;
il Piano Energetico Regionale (PEAR) approvato con Deliberazione del Consiglio regionale n. 315 del 14.02.2005 fa assoluto divieto dell'utilizzo del carbone ai fini energetici;
lo sviluppo economico del territorio regionale può ottenersi con attività alternative all'utilizzo delle fonti fossili, attività imperniate sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e sulla promozione di iniziative manifatturiere nel settore delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica;
l'articolo 1 comma 2 della legge 9 aprile 2002 n. 55 di conversione del decreto-legge 7 febbraio 2002 n .7 "Misure urgenti per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale" stabilisce che "l’autorizzazione di cui al comma 1 è rilasciata a seguito di un procedimento unico, al quale partecipano le Amministrazioni statali e locali interessate, svolto nel rispetto dei principi di semplificazione e con le modalità di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni, d'intesa con la regione interessata...";
ai sensi dell'art. 117 della Costituzione la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell'energia è materia di potestà legislativa concorrente;
la Regione Calabria vuole costruire un percorso di ascolto con le comunità locali, attraverso gli amministratori veri artefici dello sviluppo territoriali;
la Regione Calabria è aperta al confronto ed ad un incontro con le comunità per affrontare nello specifico le strategie più idonee per la crescita economica e sociale dei vari territori;
Impegna la Giunta regionale:


ed il Presidente ad attivarsi presso il Ministero dello Sviluppo Economico, per impedire la realizzazione di centrali termoelettriche a carbone sul territorio della Regione Calabria nel rispetto di quanto previsto dal vigente PEAR.



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14 novembre 2010

Il sindaco è affamato e tiene famiglia

Il manifesto prodotto dal Comitato No al carbone Saline Joniche

«Meglio morire con la pancia piena che con lo stomaco vuoto». Così Antonio Guarna, sindaco di Montebello Jonico, spiazza (?) gli astanti

Da NtaCalabria apprendiamo che
Durante la riunione del 6 novembre indetto dal comitato del no a Saline Joniche, il primo cittadino montebellese aveva dichiarato che «come già evidenziato ad ottobre 2009, il comune di Montebello Jonico intende ribadire che è ancora per il no al carbone come fatto in passato anche dall’ex sindaco Nisi». Ieri pomeriggio, invece, Guarna ha affermato che «non ha senso rifiutare una proposta allettante di un miliardo e 500milioni. Allorquando un progetto come quello della Sei é compatibile per l’ambiente, il problema diventa politico. Comuni e provincia ci siamo espressi negativamente, ma la preoccupazione nasce anche dal fatto che ci troviamo di fronte ad un territorio industriale di 70 ettari abbandonato per 40 anni».

In molti si sono guardati in faccia durante l’intervento di un sindaco che in appena sei giorni si è contraddetto.

Guarna ha continuato aggiungendo che «adesso ci ritroviamo 600 assunzioni e cosa facciamo? Rimbocchiamoci le mani – ha aggiunto il sindaco di Montebello Jonico – e parliamo di progetti alternativi solo se ci sono».

Certo, aspettiamo sempre che l'iniziativa e cali dall'alto come una manna, da benefattori interessati a nient'altro che al benessere delle comunità che ospitano i loro business. Come mai questo povero sindaco affamato non si documenta sul tanto benessere che TVN a carbone porta all'Alto Lazio? La storia è sempre la stessa, cambiano soltanto i nomi..

Intanto dalla Provincia "arrivano nuovi No". Se si tratti semplicemente di un tentativo di alzare la posta, come crediamo, lo vedremo. Sperando di sbagliarci in questo brutto pronostico.

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13 novembre 2010

Saline Joniche (RC): "La centrale a carbone è una scelta politica"

Da Newz.it
"Reggio Calabria. Non si spiega come mai a distanza di un anno dalla Conferenza dei Servizi svoltasi presso il Ministero delle Attività Produttive, che segnava la bocciatura del progetto della centrale a carbone di Saline Joniche, oggi i promotori siano tornati alla carica. Nulla è cambiato sotto il profilo tecnico, urbanistico, scientifico ed ambientale, e soprattutto della localizzazione. L'unica cosa cambiata nella sostanza, è la classe politica regionale che non fa niente per impedire la colossale devastazione di un territorio i cui segni della fallita politica industriale sono ancora evidenti. Riproporre ostinatamente il carbone a Saline, risponde dunque, soltanto ad una scelta politica ben precisa, che guarda alla Calabria come ad un territorio passivo dove può accadere che clamorose decisioni prese altrove determinino un triste destino per la salute delle persone e per l'ambiente circostante.E' palese la complicità della Regione Calabria dove oggi accampa una Giunta di centrodestra, costola di un Governo nazionale ormai in bilico, sbilanciato verso Nord ed ostaggio della Lega, che ignora le volontà dei Sindaci, come pure le previsioni del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, e continua ad umiliare il Mezzogiorno e la Calabria. Ci siamo sforzati all'interno del Piano Provinciale di prevedere un progetto di sviluppo dell'area di Saline fondato sulla discontinuità e sulla compatibilità ambientale. Abbiamo contribuito alla bocciatura dell'ipotesi carbone, quando proprio durante la Conferenza dei Servizi a Roma, la Provincia rappresentata dal sottoscritto, ha esposto le ragioni di uno sviluppo sostenibile, diametralmente opposto alle mire espansionistiche del carbone, anche sulla base di una storia vissuta a Saline, fatta di mancati insediamenti produttivi e di falliti progetti di sviluppo dell'industria pesante.La Provincia di Reggio per tali ragioni, non può che ribadire la propria netta contrarietà alla centrale a carbone, scelta già sconfitta negli anni ottanta nella Piana di Gioia Tauro, dove il movimento del NO AL CARBONE ad un certo momento coincise con l'impegno per la legalità, ed equivalse ad un NO ALLA MAFIA ed al malaffare. Auspichiamo in vista del Consiglio Provinciale di venerdì prossimo, che vi sia la massima convergenza di tutte le forze politiche, di fronte all'ennesima tragedia calata dall'alto, la più devastante per la popolazione calabrese. A fronte di un territorio ormai in preda al dissesto idrogeologico, l'unica risorsa vera che rimane alla Calabria è la natura circondata dai nostri meravigliosi paesaggi e dall'aria pulita. Al pericolo della centrale a carbone bisogna dunque rispondere con uno scatto di dignità affinché ognuno si schieri dalla parte giusta, cioè della Calabria e dei calabresi

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7 novembre 2010

Immagini dalla manifestazione contro il carbone a Saline Joniche (RC)








Un resoconto da TeleReggioCalabria
Un migliaio di persone hanno partecipato stamani, a Saline Ioniche, alla manifestazione indetta da associazioni, comitati e movimenti contro la realizzazione della centrale a carbone nell'area dell'ex impianto della Liquichimica. Nella palestra comunale si è svolto un confronto cui hanno partecipato vari rappresentanti, anche istituzionali. Oltre 630 sono state le firme di adesione al Comitato contro la centrale a carbone e mille magliette, con la scritta "No al carbone", realizzate dagli studenti di Melito Porto Salvo, sono state distribuite ai partecipanti. Tante le bandiere e gli striscioni, con slogan gridati in piazza prima dell'inizio del confronto. Numerosi i rappresentanti del mondo associativo presenti al dibattito, rappresentanti di partiti, consiglieri regionali e amministratori locali di tutti gli schieramenti. Al tavolo della presidenza i rappresentanti del Comitato contro la centrale, Mimmo Romeo, Lillo Barbaro e Nuccio Barillà, che è anche componente della direzione nazionale di Legambiente. In sala anche molti sindaci del comprensorio ionico ed alcuni rappresentanti dei Comitati del no alla riconversione della Centrale Enel di Rossano. Tra gli interventi quello del vice presidente della Provincia di Reggio Calabria Gesualdo Costantino che ha ribadito il no già da tempo espresso dall'Ente e illustrato le proposte alternative, come quella della realizzazione di un "parco acquatico naturalistico, che il Governo non ha nemmeno preso in considerazione". "La risposta dei cittadini a questa manifestazione spontanea - ha sostenuto Barillà concludendo i lavori - è un fatto significativo e benaugurante. Una spruzzata di energia pulita lanciata contro l'insano disegno di realizzare nel territorio di Saline una di quelle centrali a carbone bandite da tutte le convenzioni del pianeta: da Kyoto a Copenaghen e da tutte le nazioni del mondo. Dal pronunciamento corale dei cittadini è emerso come la lotta non è soltanto per il 'no', ma rappresenta la richiesta di avere investimenti non inquinanti e di qualità per quest'area, a cominciare dal recupero e dalla riconversione del porto, assieme a tanti altri investimenti innovativi. Questo il messaggio che da Saline abbiamo fatto partire nei confronti delle autorità regionali e nazionali". Domani, intanto, il centro di Saline Ioniche sarà una delle "100 piazze d'Italia per il clima". Nel corso della mattinata partirà una petizione a Parlamento e Governo contro il nucleare ed il carbone ed a favore della diffusione delle energie rinnovabili.

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5 novembre 2010

Sabato 6 novembre manifestazione contro il progetto di centrale a carbone a Saline Joniche

Da 'NtaCalabria.it
Sabato 6 novembre alle ore 10, a Saline Joniche, in provincia di Montebello Jonico, tutti i cittadini, le associazioni, i sindaci e i rappresentanti delle istituzioni manifesteranno contro la costruzione della centrale a carbone che si dovrebbe costruire nell’area dove ora insiste la ex Liquichimica.

Si tratta di una protesta molto forte volta far sentire la propria voce a chi da Roma decide senza sentire il popolo e soprattutto andando contro legge dal momento che il piano energetico Regionale vieta l’uso del carbone quale combustibile.
I cittadini per questo scenderanno in piazza per dire NO, un NO alle ingiustizie e alla violenza della volontà cittadina e di chi vive il territorio.
L’appuntamento é previsto presso l’area antistante la palestra sita al bivio nord di Saline Joniche.

A tal proposito il nostro sito www.ntacalabria.it ha indetto da tempo un sondaggio per spingere i lettori a dire la propria sul progetto della Sei"

Vedi anche l'articolo che Terra dedica a questa mobilitazione

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4 novembre 2010

CGIL Calabria contro l'ipotesi di carbone a Saline Joniche

(AGI) - Catanzaro, 4 nov. - La Cgil della Calabria e la Camera del lavoro di Reggio Calabria “saranno protagoniste, insieme a tanti altri soggetti sociali, dei movimenti, delle istituzioni locali, Sabato 6 Novembre 2010, nel dire NO al tentativo di costruzione di una centrale a carbone a Saline Jonico, proposta da una societa’ svizzera”. Lo si legge in una nota. “Quella prospettata, se si realizzasse, sarebbe l’ennesima speculazione verso un territorio gia’ fortemente martoriato, avvelenato e piegato nelle sue prospettive di sviluppo. La favorevole valutazione di impatto ambientale - scrive la Cgil - espressa dal Ministero dell’Ambiente, al progetto, e’ una posizione assurda assunta con assoluta protervia senza tenere conto dei pronunciamenti contrari che in questi mesi si sono manifestati, a partire dal nostro. La nostra organizzazione ha da tempo avviato un ragionamento teso alla riqualificazione del territorio, al restauro ed al rilancio di aree, come quelle di Saline, da troppo tempo diventate emblemi di un fallimentare progetto di sviluppo industriale. Avere individuato la Calabria come “sito adatto” all’allocazione di centrali a carbone, e’ solo l’ennesimo segno di un becero neocolonialismo al quale con grande determinazione ci opporremo. Alla Giunta Regionale - si legge ancora - chiediamo immediatamente di ripronunciarsi contro tali ipotesi e di avviare un confronto con le parti sociali e le istituzioni locali per un nuovo piano energetico regionale teso ad un diverso modello di “sovranita energetica” strettamente legato alla salvaguardia ambientale ed alla valorizzazione delle energie rinnovabili”. (AGI) Adv

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3 novembre 2010

IdV e Fiamma contro il carbone di SEI a Saline Joniche

Da un comunicato del MSI-Fiamma Tricolore reggino.
"...il caso della possibile costruzione nel territorio di Saline Joniche di una centrale elettrica a carbone, dove nonostante si siano espressi già negativamente il Ministero dei Beni Culturali, la Giunta ed il Consiglio Regionale della Calabria, la Provincia ed il Comune di Reggio, le amministrazioni del comprensorio Jonico e diverse associazioni di varia vocazione, dove nonostante la quasi totalità della popolazione sia contraria, il progetto della centrale elettrica procede comunque. Dovrebbe bastare solo questa riflessione per bloccare definitivamente ogni discussione sulla volontà di costruire la centrale, ma la battaglia pare non possa fermarsi di fronte all’evidenza del semplice buonsenso..." Continua qui

Mozione contro il carbone nel Consiglio regionale calabrese dal Gruppo consigliare IdV, leggi qui

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Le Associazioni dell'Area Jonica avviano una campagna di sensibilizzazione sul carbone a Saline Joniche

Comunicato del Coordinamento Associazioni Area Jonica
"Il borgo di Pentedattilo, per la sua particolarità ambientale e per il suo valore storico, si è rivelato la cornice privilegiata per un incontro-dibattito, tenutosi sabato 30 ottobre, su un tema che attualmente esige una posizione decisa e ferma: il dissenso sulla centrale a carbone.

Giuseppe Toscano (Propentedattilo) ha introdotto i lavori, molti contributi interessanti sono stati forniti da Carmelo Giuseppe Nucera (Apodiafazzi), Domenico Principato, Fabio Macheda (Fossatesi nel Mondo), Mimmo Romeo (Proloco Saline), Giuseppe Anghelone (Masci), Salvatore Mafrici (Libera), Rosaria Catanoso (Forum del Terzo settore Areagrecanica), Piero Melasi (Azimut).

La realizzazione di una gigantesca centrale a carbone nel sito della ex iquichimica di Saline Joniche è un ulteriore atto volto a deturpare le caratteristiche paesaggistiche del nostro territorio.

Il “Coordinamento associazioni Area Jonica” lancia un chiaro messaggio alle istituzioni, regionali, provinciali, e comunali del nostro territorio: sono necessari atti decisi che affianchino il no espresso a parole. Infatti la richiesta è che la Regione Calabria ribadisca la propria volontà a non proseguire le pratiche per la realizzazione dell’impianto. Durante l’incontro era presente il consigliere provinciale Bernardo Russo, il quale si è fatto portavoce delle istanze che il Coordinamento delle associazioni vuol promuovere. Inoltre, il consigliere ha chiaramente espresso, oltre alla sua solidarietà personale, la volontà di lottare come istituzione politica all’interno della Provincia di Reggio Calabria affinché emerga una posizione chiara volta a smantellare qualsiasi progetto della multinazionale svizzera Sei. Le associazioni sfidano in modo deciso e perentorio i sindaci che ancora tentennano nell’assumere una posizione ferma. Infatti, il comune di Montebello Jonico, con la vecchia Amministrazione in cui era sindaco l’avv. Nisi, si è sempre fermamente opposto alla centrale a carbone, promuovendo iniziative per impedire che i progetti da parte della Sei sul territorio calabrese attecchissero. La nuova amministrazione, pur mantenendo ufficialmente la posizione del No al carbone, ha assunto una linea più morbida, che potrebbe dar adito a dubbi e interpretazioni di vario genere. Altri comuni, infine, non hanno preso una posizione chiara. La nomina di una commissione di esperti che dovrebbe far luce sulla bontà o meno dell’impianto è in evidente contraddizione al No alla centrale già giustificato e motivato dall’ampia e documentata relazione, a firma del Prof. Piccione, fornita già a suo tempo, al comune di Montebello Jonico.

Rispetto a tante lampanti incongruenze, il Coordinamento a fine riunione ha deciso gli step da percorrere che consisteranno prioritariamente in una campagna di sensibilizzazione e di informazione rivolta alla popolazione.

Un momento a cui il “Coordinamento associazioni” parteciperà compatto è la manifestazione indetta per il giorno 6 novembre p.v., alle ore 10:00, presso l’impianto polifunzionale sito in Saline di Montebello Jonico in prossimità dello svincolo nord.

E’ necessario che l’uomo tenga in considerazione le conseguenze future delle proprie scelte e dei propri atti. Nella nostra battaglia vogliamo far riecheggiare l’imperativo dell’etica della responsabilità promosso e formulato dal filosofo Hans Jonas: ”agisci in modo tale che gli effetti della tua azione siano compatibili con la continuazione di una vita autenticamente umana.”

Rosaria Catanoso.
Coordinamento Associazioni Area Jonica

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Progetto di centrale carbone a Saline Joniche, dall'ex Liquichimica ad oggi

Da 'NtaCalabria
"di Francesco Iriti (pubblicato su Calabria Ora)
A distanza di 40 anni i riflettori nazionali vengono proiettati nuovamente sulla “cattedrale” deserta dell’area dell’ex Liquichimica a Saline Joniche con il progetto della centrale a carbone. Una vicenda che affonda le radici nella notte dei tempi e che ebbe inizio nel 1970 quando il governo nazionale decide di porre fine ai tumulti della provincia di Reggio Calabria, che nel frattempo aveva lottato per non perdere il capoluogo, passato a Catanzaro, con il cosiddetto “Pacchetto Colombo”. Un enorme progetto di sviluppo del Sud che riguardava l’insediamento nel territorio reggino di apparati produttivi, tra cui il polo industriale di Saline Joniche grazie allo stanziamento di 300 miliardi di vecchie lire. La struttura viene ultimata nel 1974. Passano pochi mesi dai collaudi, che il Ministero dell’Ambiente blocca definitivamente l’impianto, costruito per la produzione di bioproteine per mangimi animali, per il rischio di agenti cancerogeni. Si arriva quindi al 1977, data del fallimento con ben 600 operai mandati in cassa integrazione, senza aver mai lavorato.

Sull’area cala il silenzio per ben 20 anni con l’enorme struttura lasciata a se stessa ad arrugginire mentre l’adiacente porto inizia a fare i conti con la forza del mare, segno che la progettazione non era stata perfetta, che distrugge parte delle banchine e con la sabbia che ostruisce l’imbocco. Dell’ex Liquichimica si ritorna a parlare nel 1997 allorquando il Consorzio Sipi (Saline Ioniche Progetto Integrato), costituito da imprenditori locali, rileva all’asta gli impianti e i terreni ex Enichem con l’obiettivo di rottamare il ferro e l’acciaio degli impianti e rivendere il terreno. Con il tempo anche le Ogr, officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie, vengono smantellate mentre dalle indagini si scopre che la ‘ndrangheta aveva messo gli occhi sulla zona per realizzare un centro commerciale. Si assiste a varie promesse sulla rivalutazione dell’area come la costruzione di un Parco Marino, l’installazione di pannelli fotovoltaici. Solo parole.

Si arriva nel frattempo ai giorni d’oggi, ed in particolare nel 2006, quando l’impresa svizzera Sei SpA (Società Energia Saline composta da Ratia Energia G.A., Hera S.p.A., Foster Wheeler Italiana S.p.A., Apri Sviluppo) acquista dalla SIPI una parte dell’area per la realizzazione di una centrale a carbone, lo stesso carbone il cui utilizzo per la produzione di energia elettrica è vietato dal Piano energetico regionale per tutto il territorio calabrese.

Inizia, quindi, un lungo iter, con istituzioni, associazioni e popolazione che pongono subito il loro no mentre sullo “sfondo” si decide il futuro. Infatti, tra dichiarazioni di alcuni sindaci dell’area grecanica e pareri della conferenza dei servizi (17 settembre 2008), sembra che la vicenda sia chiusa con il rifiuto del progetto. Tuttavia, la Sei continua l’itero di autorizzazioni ottenendo pochi giorni fa il Si da parte del Via del Ministero dell’Ambiente. In mezzo alcuni incontri segreti, anche tra sindaci dell’area grecanica che dichiarano il loro «No…ma».

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1 novembre 2010

Continuano le prese di posizione contro il carbone a Saline Joniche, inviti al boicottaggio dei prodotti svizzeri

Mentre il consigliere provinciale Russo dice No alla centrale a carbone, medesima posizione esprime Pasquale Sapone, sindaco di San Lorenzo. Gioffré e Minniti (Prc/Fds) criticano il progetto della società SEI e invitano al boicottaggio dei prodotti svizzeri, il segretario questore del Consiglio regionale della Calabria, Giovanni Nucera critica la politica centralistica dei palazzi, e una parte crescente del mondo associazionistico calabrese manifesta chiara contrarietà rispetto a un progetto che non viene giudicato un saggio investimento per il territorio.

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Nasce dal basso un movimento di contrasto al progetto di centrale a carbone a Saline Joniche

Da 'NtaCalabria.it
"INVITO A TUTTI I CITTADINI DEL COMUNE DI MONTEBELLO IONICO, DEI COMUNI LIMITROFI, DELL’AREA METROPOLITANA DI REGGIO CALABRIA, DELLA PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA, DELL’INTERA REGIONE CALABRIA

Cittadini,

ancora una volta si sta tentando di perpretare l’ennesima beffa nei confronti delle popolazioni della nostra terra e del nostro territorio: LA REALIZZAZIONE DI UNA MEGA CENTRALE A CARBONE NEL SITO DELLA EX LIQUICHIMICA di SALINE JONICHE.

In questi mesi si è assistito, più o meno indifferenti, ai vari balletti che venivano effettuati nelle sedi istituzionali preposte a dare il via alla realizzazione dell’impianto, certamente portatore di grandi disagi che andranno ad incidere, nel caso malagurato di realizzazione, sulla qualità della vita ed anche della morte di noi tutti e delle popolazioni del nostro territorio e non solo.

Il Governo centrale non ha una posizione chiara, i vari Ministeri competenti hanno posizioni differenziate e tra loro contrapposte.

La regione Calabria, ha già espresso il proprio no al carbone, sarebbe il caso che venga ribadito ulteriormente la propria volontà di chiusura completa alla realizzazione di tale impianto.

La Provincia di Reggio Calabria ha manifestato un orientamento di intenti che non da spazio alla realizzazione della centrale sarebbe opportuno che producesse atti istituzionali.

Il comune di Reggio Calabria e per essa la Città Metropolitana ha manifestato sia in precedenza con l’ex sindaco Scopelliti, sia adesso con il sindaco Raffa, la completa determinazione a opporsi alla sua realizzazione, anche qui sarebbero necessari atti istituzionali.

Il comune di Montebello Ionico, con la vecchia Amministrazione in cui era sindaco l’avv. Nisi, si è fermamente opposto alla centrale a carbone, attivando tutte le iniziative del caso e di sua competenza, per impedire che l’iniziativa della Sei andasse avanti; la nuova Amministrazione, a parte la posizione chiara di qualche assessore di NO al carbone, assume un atteggiamento possibilista che da adito a tanti dubbi ed interpretazioni. E’ vero che in più di un consiglio comunale della nuova Amministrazione si è ribadito il no alla centrale, ma è anche vero che la nomina di una commissione di esperti che dovrebbe illuminarci sulla bontà o meno dell’impianto non è in coerenza alle decisioni prese.

Caso mai ci sia una commissione di esperti che studi l’aspetto scientifico per ribadire il no senza se e senza ma.

Cittadini, è necessaria una presa di coscienza generalizzata sul problema che incombe, come la spada di Damocle, sopra le nostre teste.

NON ASPETTIAMO ANCHE QUESTA VOLTA CHE ALTRI DECIDANO LE NOSTRE SORTI E LE SORTI DELLE GENERAZIONI FUTURE DELLA NOSTRA TERRA.

Cosa fare?

Costituiamo il fronte del NO AL CARBONE

A questo fronte sono invitati ad aderire: tutti i Cittadini e le Associazioni di Montebello Ionico e dei Comuni limitrofi nessuna esclusa, i Cittadini e le Associazioni della Provincia di Reggio Calabria e della Regione Calabria. Tutte le Istituzioni ai vari livelli, Comunali, Provinciali e Regionali.

Il FRONTE DEL NO non ha nessuna colorazione politica, l’unica maglietta che indosserà sarà quella dell’interesse e della salute di tutta la popolazione comunale, provinciale e regionale. Nessuno potrà pensare di strumentalizzarci per scopi diversi da quelli manifestati.

ALLO SCOPO E’ INDETTA PER IL GIORNO 06/11/2010, ore 10,00, PRESSO L’IMPIANTO POLIFUNZIONALE SITO IN SALINE DI MONTEBELLO IONICO IN PROSSIMITA’ DELLO SVINCOLO NORD, UNA PRIMA RIUNIONE PER GETTARE LE BASI PER LA COSTITUZIONE DEL FRONTE DEL NO E PER PROGRAMMARE LE INIZIATIVE DA INTRAPRENDERE PER FAR SENTIRE LA VOCE DEL POPOLO CHE E’ IL VERO SOGGETTO LEGGITTIMATO DEL TERRITORIO.

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28 ottobre 2010

F. Curatola, sindaco di Bagaladi, spiega il suo no al carbone a Saline Joniche

Da 'NtaCalabria
"«Come era ampiamente prevedibile, il Ministero dell’Ambiente ha espresso parere positivo sulla Valutazione di Impatto Ambientale per la Centrale a Carbone di Saline Joniche. Questo non vuol dire che domattina arriveranno le ruspe e iniziano i lavori di costruzione, ma l’attenzione, ora più che mai, deve rimanere alta, perché il rischio concreto che i lavori partano, c’è». Federico Curatola, sindaco di Bagaladi, da sempre si è battuto contro il progetto Sei anche ultimamente quando, insieme al sindaco di San Lorenzo Sapone ha rifiutato di aderire all’iniziativa degli altri primi cittadini dell’area grecanica.

«Nelle scorse settimane sono stato oggetto di attacchi e strani messaggi per essermi rifiutato di firmare il protocollo d’intesa per incaricare il Sindaco di Montebello Jonico di nominare una Commissione di “esperti” – dichiara Curatola -per valutare il progetto e dirci se nuoce o meno alla salute. Ritengo con questo di essere stato “coerente” (vocabolo sconosciuto a tanti…) con quello che ho sempre sostenuto: il carbone non é una strada percorribile per il nostro territorio».

Curatola sposta l’attenzione alla questione nazionale ed in particolare al «Ministro Stefania Prestigiacomo che, “coerentemente” con quanto sostenuto a Copenhagen, ha dato parere positivo ad un progetto che aumenterà di 7,5 milioni di tonnellate il quantitativo di CO2 emesso nell’atmosfera dal nostro paese, in barba agli accordi di Kyoto. La signora Ministro è rimasta coerente con sè stessa e con gli ordini di scuderia impartiti dal governo».

Curatola ripercorre tutte le campagne della sua battaglia contro il carbone «iniziata nel luglio del 2008, la costituzione del coordinamento delle associazioni contrarie al progetto, la raccolta di firme (più di 2000 in un solo week-end), gli incontri, i comunicati stampa, le iniziative. Qualcuno pensava che ora, rappresentando io un’istituzione, avrei cambiato opinione o “qualcosa” mi avrebbe fatto cambiare opinione. Mi spiace avere deluso chi era convinto di ciò, ma la mia idea è che la “vita” di un territorio e di un popolo non sia “monetizzabile”».

E’ necessaria, per Curatola, «una mobilitazione di massa per contrastare dal basso un progetto che si intende calare dall’alto e nei confronti del quale tutti gli Enti, a suo tempo, si erano espressi negativamente (Regione Calabria, Provincia di Reggio, Comune di Reggio con a capo l’attuale Governatore Scopelliti, e vari Comuni interessati)».

Il giovane sindaco di Bagaladi ribadisce il suo no al carbone in quanto «64 veleni vengono sprigionati nei cieli e quello che non ricade direttamente sul suolo, ci ritorna attraverso le piogge acide. In Veneto ed in Liguria, – conclude Curatola – così come a Brindisi ed in ogni altro posto al mondo dove esistono centrali a carbone…che piaccia o no, si muore. Costruire una simile mostruosità equivale ad ammorbare un intero territorio e negare a tutti noi la possibilità di “viverci”».

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