No al carbone Alto Lazio

9 novembre 2007

10/11/07 a Roma - piazza farnese, per il Solare


"Il 10 Novembre, a 20 anni dal referendum che ha segnato l'allontanamento dell'Italia dalla via del nucleare, saremo tutti a Piazza Farnese, nel centro storico di Roma, alle ore 16:00."

"L'8 e 9 novembre del 1987 con il referendum sul nucleare 21 milioni di italiani, pari all'81 % dei votanti, dissero no alle centrali nucleari. Un grande successo che portò l'Italia fuori dal nucleare da fissione e fuori dall'incubo degli incidenti nucleari.
20 anni dopo quella importante vittoria alcune forze politiche ed economiche Più arretrate vorrebbero riaprire all'energia nucleare senza che ad oggi sia stato risolto il problema delle scorie radioattive e della sicurezza.
In questi anni persino la Germania, la Svezia, l'Olanda e il Belgio hanno deciso di avviare un programma di abbandono del nucleare e di puntare sulle politiche del risparmio ,dell' efficienza energetica e delle energie rinnovabili.
Riteniamo che la grande questione dei cambiamenti climatici debba essere affrontata attraverso una profonda riconversione ecologica del modo di produrre. Ecco perché riteniamo che il Patto per il Clima, lanciato da migliaia di cittadini rappresentativi del mondo della politica , del sindacato, della cultura, della scienza e della ricerca, dei comitati e delle associazioni sia lo strumento per dare una risposta efficace e strutturale nella lotta al riscaldamento globale.
Va superato l'attuale modello economico basato sull'uso del petrolio e più in generale delle fonti fossili e su un consumo senza limit¬i delle risorse naturali che hanno generato nel pianeta povertà, squilibri ,precarietà del lavoro, conflitti sociali e guerre. Il futuro energetico del mondo non è l'attuale nucleare con il drammatico problema delle scorie radioattive e della sicurezza e nemmeno il carbone con il suo forte impatto ambientale e sanitario provocato dalle emissioni di CO2 e delle polveri sottili. Una nuova politica energetica deve basarsi sulle rinnovabili, a partire dal sole, sul risparmio e l'efficienza , su una rete energetica intelligente per ridurre al minimo gli sprechi, puntando fortemente sulla ricerca e l'innovazione tecnologica che consenta tra l'altro di utilizzare l'idrogeno e le bionergie prodotte su filiera corta. L'energia del futuro sarà democratica,decentrata, distribuita e fonte di ricchezza per i cittadini. Tutto ciò è indispensabile per costruire una società più giusta, sostenibile e senza guerre.
Per questi motivi abbiamo deciso di ricordare l'anniversario di quell'importante vittoria del referendum sul nucleare, organizzando una manifestazione-festa che si terrà a il prossimo 10 novembre a Roma a Piazza Farnese a partire dalle ore 16.00.
All'iniziativa vi saranno le testimonianze di coloro che hanno combattuto la battaglia nel comitato anti-nucleare, le istituzioni e i tanti cittadini che allora vissero quel delicato momento storico.

Vi aspettiamo in tanti e per chi volesse aderire all'appello può inviare un'email a info@20annisenza.org o inviare un fax a 06.42004600 presso federazione dei Verdi"

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Nuovi morti nelle miniere di carbone

32 morti e tre feriti: è il bilancio ufficiale dell'ultimo incidente nelle miniere di carbone cinesi. Il carbone è sempre più pulito.
Fonte:
http://new.ticinonews.ch/articolo.aspx?id=40159&rubrica=15

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Monumento Naturale nell’area costiera de 'La Frasca'– Comuni di Civitavecchia e Tarquinia

Riceviamo e pubblichiamo
"All'assessore Regionale Zaratti sull'istituzione di un Monumento Naturale nell’area costiera de 'La Frasca'– Comuni di Civitavecchia e Tarquinia"

Egregio Assessore,
il litorale nord della Regione Lazio è particolarmente soggetto a pressione antropica, tanto da risultare quasi completamente gravato da servitù industriali, portuali, turistiche o urbane.
Solo brevi tratti di costa mantengono una adeguata naturalità, tanto da essere riconosciuti a livello comunitario nella rete ecologica di Natura 2000.
Sicuramente uno dei tratti liberi da azione antropica di maggior estensione è l’area occupata dalla pineta denominata “La Frasca” e dal sistema marino antistante che, estendendosi per ca. 3,2 km nel territorio di Civitavecchia e continuando per altri 700 m circa nel territorio di Tarquinia, costituisce la prima importante interruzione di un continuum fortemente antropizzato ed alterato e, sotto questo profilo, oltre che per l’intrinseco valore naturalistico ed archeologico, un patrimonio la cui preservazione si impone come di fondamentale importanza.
Per la sua estensione il sito è stato, tra l’altro, inserito nel progetto Oloferne del WWF, che tra il 1995 ed 1996 ha censito i tratti di costa di sviluppo di almeno 3 km liberi da opere umane.
La pineta, impiantata, con funzione di frangivento, negli anni Cinquanta del secolo scorso dall’Ersal, si presenta attualmente piuttosto degradata, principalmente a causa della scarsa resistenza del pino domestico alla salsedine e dell’importante pressione antropica.
Nonostante tale circostanza, l’area, attualmente di proprietà dell’Arsial, rappresenta un’importante e documentata zona di rispetto di biodiversità, è inserita nel PTP, ambito territoriale n.2, fra le aree boscate “Beni A5 – Boschi di tutela integrale” ed è sottoposta, relativamente all’entroterra e alla fascia costiera, a vincolo di inedificabilità ai sensi dell’art. 1 ter della L. 431/85.
La costa è una scogliera bassa, ambiente di enorme valore biologico caratterizzato anche da un elevatissimo ruolo turistico ricreativo, e, unitamente alla gariga alofila, ha un fondamentale ruolo ecologico di collegamento con la pineta artificiale retrostante.

Nonostante i danni al patrimonio selviculturale, la flora e la fauna della Frasca sono estremamente vari.
Molte le piante di ambiente salmastro (costa e gariga), soprattutto della Famiglia delle Chenopodiaceae, quali: Atriplex litoralis, Sueda marittima, Salsola kali, Salicornia europea, Spergularia media e S. marina, Chritmum maritimum, Eryngium maritimum, Limonium vulgare, Artemisia marittima, Plantago corono-pus, Cakile marita.
Per quanto riguarda l’avifauna, frequentemente vengono avvistati esemplari di Arenaria interpres, Asio otus, Larus ridibundus, Sterna sandvices, Egretta garzetta, Phalarocrocrax carbo.
Particolare rilievo mostra il tratto di fondale antistante, essendo costituito da un Habitat prioritario per Natura 2000, ossia una prateria di Posidonia Oceanica e a tal fine perimetrato nel SIC IT6000005 – “Fondali tra Punta Sant'Agostino e Punta della Mattonara”.
Tra le specie riscontrate nell’ambito del SIC in questione, che si estende per una superficie di 434,703 ha, alghe di vario tipo (verdi, rosse e brune, Ulva lacuca, Codium bursa, C. vermilara, Litophyllum racemus, Geodia cydonium) e Monocotiledoni rare quali la già citata Posidonia oceanica, Muscari parviflorum Desf. (popolamento pentaploide), Ophrys sphegodes. Si segnala, inoltre, la presenza di Pinna nobilis (il più grande mollusco del mediterraneo), Corallium rubrum, di molluschi di particolare rarità come la Luria lurida, il Murex brandaris, l’Aporhais pes-pelicani, Ensis ensis o E. minor e della Caretta caretta che ama pascolare nelle praterie di Poseidonia.
Dal punto di vista archeologico, notevolissima è la rilevanza del sito, qualificato, nel citato PTP, ambito territoriale n.2, come “zona archeologica a tutela orientata”.
Sono documentate testimonianze relative all’epoca preistorica e protostorica e soprattutto all’età romana: resti di ville, una delle quali in località “Cappelletto”, molto vasta e dotata di ambienti termali. Sono visibili parti di muri costruiti con la tecnica dell’opus listatum, una vaschetta scavata nella roccia e parte di un pavimento in cotto. La sopravvivenza di tali testimonianze è oggi minacciata dal continuo passaggio delle automobili sulla strada antistante il campeggio.
Rinvenimenti di tessere di mosaico, chiodi in bronzo, fibbie, ami da pesca, e di centinaia di monete di varie zecche del mediterraneo, rimandano ad una frequentazione tra III sec a.C. e IV d.C., da porre in relazione con la presenza di un porto canale, i cui resti sommersi sono tuttora visibili, identificabile quasi sicuramente con l’approdo di Rapinium, ricordato nell’Itinerarium Maritimum e, successivamente, negli Acta Sanctorum con il mutato nome di Columna, dovuto alla presenza sulla costa, come segnacolo di accesso al canale, di possenti colonne di granito, almeno tre delle quali ancora adagiate sul fondale, a modesta profondità a poca distanza dalla riva.
Lo stesso nome Frasca deriverebbe dall’uso che in passato i pescatori facevano di rami (le frasche) collocati verticalmente in mezzo al mare per segnalare gli approdi per le imbarcazioni. In caso di poca visibilità, infatti, i rami venivano incendiati così da illuminare il percorso per i natanti in difficoltà.
Sono, inoltre, frequentissime le segnalazioni relative al rinvenimento di relitti e reperti isolati dai fondali prospicienti la pineta.

L’amore della popolazione per questo sito è stato recentemente dimostrato dai numerosi voti ottenuti nell’ambito del progetto “I luoghi del cuore”, del Fondo per l’Ambiente Italiano, che chiamava i cittadini a votare i siti meritevoli di tutela e di particolare valore affettivo per la popolazione, nell’ambito del quale La Frasca è risultata il terzo sito del Lazio e 37° in tutta Italia sui 6000 luoghi segnalati dagli italiani.
Purtroppo la pressione industriale del porto e degli impianti termoelettrici di Torre Valdaliga mettono a rischio un biotopo di straordinaria importanza.
I lavori di riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord hanno già causato la distruzione di lembi di pineta per trasformarli in aree cantieristiche e la realizzazione delle opere a mare per la costruzione del molo carbonifero ha già, di fatto, concretizzato un’importante erosione del SIC.
L’ipotizzato sviluppo del Porto in direzione nord, con la realizzazione di un “Terminal Cina” o di infrastrutture simili altrimenti denominate o di un porticciolo turistico da almeno 700 posti barca, comporterebbe la pressoché totale e definitiva cancellazione dei fondali protetti dalla Comunità Europea e della pineta, tristemente sostituiti con banchine in mare e piazzali per deposito di container nell'entroterra.
Per difendere il territorio e la popolazione da tale opera di distruzione e salvaguardare il tessuto economico e sociale dell'alto Lazio, riteniamo necessario, ed oramai improcrastinabile, l’apposizione di un vincolo di protezione tramite l'istituzione di un Monumento Naturale che perimetri l'intera area, dal confine con gli impianti termoelettrici di Torre Valdaliga Nord, per tutta l'estensione verso nord della pineta “La Frasca”.
Al fine di portare a compimento le finalità della rete Natura 2000, proponiamo, anche, che si provveda al più presto alla redazione di un unico Piano di Gestione che interessi le aree del SIC e dell'istituendo Monumento Naturale o, considerata l’importanza e i danni già recentemente subiti dal sistema marino in oggetto, di valutare l’opportunità di un intervento presso il Ministero competente al fine di attivare uno specifico strumento di protezione per i fondali inseriti nel SIC IT6000005.
Ringraziando anticipatamente per la sensibilità e la disponibilità che Vorrà dimostrare, restiamo in attesa di un Suo gradito cenno di riscontro e cogliamo l’occasione per inviarLe i nostri più cordiali saluti.


ItaliaNostra
Sezione Asfodelo - Gruppo Civitavecchia
La Vice Presidente
Dott.ssa Roberta Galletta


FORUM AMBIENTALISTA
Sezione Civitavecchia
La responsabile
Simona Ricotti

WWF Lazio
Sezione Litorale Nord
Il Responsabile
Dr. Dario Burattini

ASSOCIAZIONE TNT
Civitavecchia
La Presidente
Loretta Tremante

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Stocchiamo Enel nel sottosuolo

Riceviamo e pubblichiamo
"Recentemente (4 ottobre 2007), dalle pagine del quotidiano “Il sole 24 ore”, l’Enel annunciava con toni trionfalistici “la possibilità di catturare l’anidride carbonica prodotta negli opifici elettrici e di poterla quindi stoccare profondamente in aree geologiche appropriate”. Ciò farebbe centrare l’obbiettivo, entro il 2012, di avere: “centrali a carbone pulito senza emissioni di CO2 nell’atmosfera”. La prima centrale elettrica a sfruttare tale tecnologia sarebbe quella a carbone di Civitavecchia di TVN e il luogo dello stoccaggio è stato individuato un’area off-shore denominata “pozzo matilde” che avrà la capacità di immagazzinare per 20 anni le emissioni di CO2 della centrale (circa 95 miliardi di metri cubi).
Noi leggiamo, in queste affermazioni, solo un maldestro tentativo, che non andrà sicuramente a buon fine, di tranquillizzare le popolazioni stanche di subire da anni gli effetti delle nefaste emissioni in atmosfera di uno dei più grandi poli energetici europei.
Quello che l’ Ente elettrico si è guardato bene dal dire, però, sono i gravissimi rischi sanitario/ambientali connessi con tale tecnologia; infatti, il movimento dei gas nel sottosuolo può essere indotto dai gradienti di pressione, da quelli di concentrazione e da quelli geotermici che possono provocare improvvise e massive fuoriuscite degli stessi nell’atmosfera. Che cosa succederebbe alla popolazione se si verificasse una emissione copiosa di CO2 dal sito di stoccaggio? Eventi simili non sono né impossibili né improbabili. Ne citiamo di seguito alcuni:
  1. Nel 1984 una nube di CO2, sprigionatasi improvvisamente dal sottosuolo uccise, nei pressi del lago Monoun (in Africa), circa 40 persone
  2. Nella notte del 21 agosto 1986 una nube di 800 milioni di metri cubi di CO2 (circa 1900 volte inferiore a quella che verrebbe immagazzinata a Civitavecchia) si sprigionava improvvisamente dal lago Nyos in Camerun attraversando, spinta dai venti, una vasta vallata della lunghezza di trenta chilometri, seminando morte silenziosa e improvvisa. La CO2 uccise più di 1.800 persone e 3.500 capi di bestiame. Molti individui stavano dormendo e, sorpresi nel sonno dalla nube di gas, non ebbero scampo, morendo in carenza di ossigeno come fa un pesce fuor d’acqua.
  3. Nel settembre del 1999, in seguito ad emanazioni di anidride carbonica in località Cava del Selci, nel Comune di Marino, fu registrata la morte per anossia di più di 30 capi di bestiame e nelle zone limitrofe alle emissioni gli abitanti accusarono per molte ore disturbi (vomito, lipotimie e alterazioni visive) chiaramente dovuti alla presenza e all’accumulo nelle abitazioni di elevate concentrazioni di anidride carbonica.

Se ciò si dovesse verificare, non ci sarebbe salvezza per nessuno: neppure la più sofisticata maschera potrebbe evitare la morte in pochi minuti. Solo la disponibilità immediata di ossigeno per tutta la popolazione esposta potrebbe salvare la vita.
Questo tentativo, da parte dell’Enel, di trovare soluzioni azzardate, anche se tecnologicamente possibili, non riuscirà mai a mitigare l’intrinseca pericolosità connessa alla costruzione ed alla gestione di opifici di tali dimensioni e complessità, ma creerà nuove fonti ti preoccupazioni per le popolazioni residenti.

Coordinamento dei medici e dei farmacisti per la tutela dell’ambiente e della salute."

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Campagne Greenpeace

Scrivi al Presidente della Commissione Manuel Barroso e ai Commissari Dimas, Kyprianou, Fischer-Boel e Frattini. E chiedi di bloccare la coltivazione di Ogm in Europa!
http://www.greenpeace.it/ogm/dimas

Ti ricordo inoltre che, in questo periodo, è attiva un'altra cyberazione a livello italiano per chiedere alla grande distribuzione - Coop, Auchan ed Esselunga – di eliminare dagli scaffali le lampadine incandescenti, sprecone e nemiche del clima. Dopo 10 giorni siamo a più di 3000 email inviate. Ma dobbiamo fare molto di più. Partecipa adesso!
http://www.greenpeace.it/incandescenti/scrivi.php

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"Organismo Tecnico Ambientale..." - Comunicato stampa

Riceviamo e pubblichiamo
COORDINAMENTO DEI COMITATI CONTRO IL CARBONE COMUNICATO STAMPA DEL 07 Novembre 2007
Il Coordinamento sottolinea e conferma la sua assoluta contrarietà alla conversione a carbone di TVN e continuerà ad agire, in tutte le forme, affinché non sia portato a termine l'intervento che causerebbe danni gravissimi alla salute, all'ambiente e all'economia dell'Alto Lazio. Tuttavia, nella non augurata ipotesi di entrata in funzione del primo gruppo, il COORD. , all’unico fine di difendere gli interessi ambientali della città, ritiene che debba essere garantita la formazione e l’operatività di un

ORGANISMO TECNICO AMBIENTALE LOCALEPer il Controllo e la Sorveglianza Democratica di Base.
Rappresentanti del Coord. hanno incontrato il Sindaco il 30 ottobre scorso, presentandogli la PROPOSTA dettagliata per trasformare radicalmente l’attuale Osservatorio Ambientale e attende risposte concrete nel corso della prossima riunione programmata per martedì 13 p.v.Il COORD. , con la sua PROPOSTA, intende evitare sperpero di denaro pubblico e far sì che venga attivato immediatamente il reale controllo democratico dell’esercizio della centrale al fine di limitarne al massimo gli effetti negativi sull’Ambiente nella sua interezza.
La PROPOSTA è ispirata dalla opportunità di rivoluzionare l’attuale impostazione dell’OSSERVATORIO AMBIENTALE snellendone la farraginosa struttura (mangia soldi) e nel contempo aumentarne la operatività reale sul territorio e all’interno degli impianti termoelettrici.
  • Non debbono essere “inventati” studi, ricerche, analisi, controlli strumentali dei livelli di inquinamento poiché sono già attribuiti dalle attuali leggi come compiti istituzionali di Enti Statali (ARPA, Provincia, Istituto Superiore di Sanità) i quali Enti debbono essere invece obbligati ad esercitarli;
  • deve essere cancellato il comitato scientifico che serve sostanzialmente solo a pagare i gettoni di presenza a tecnici esperti, rappresentanze etc.;
  • deve essere trasferita nel più breve tempo possibile la gestione della rete di rilevamento comprensoriale all’unico Ente capace di esercitarla, ovvero l’ARPA Regionale;
Deve essere costituita una compagine ALTERNATIVA che:
  • SORVEGLI con continuità l’esercizio delle centrali
  • VERIFICHI in campo il rispetto di accordi sottoscritti e delle leggi esistenti;
  • RELAZIONI PER ISCRITTO SUL LAVORO SVOLTO, DOCUMENTI e MOTIVI PROPOSTE OPERATIVE AL COMITATO DI GESTIONE FORMATO DAI SINDACI, I QUALI IN CASO DI GRAVI VIOLAZIONI DEGLI OBBLIGHI RELATIVI ALLA TUTELA DELLA SALUTE E DELL’AMBIENTE POTRANNO DISPORRE LO SPEGNIMENTO DELLA CENTRALE;
  • ATTIVI IL COINVOLGIMENTO, NELLA AZIONE OPERATIVA, DEGLI APPARATI TECNICI DEGLI ASSESSORATI AMBIENTE DEI COMUNI INTERESSATI E DI SOGGETTI LOCALI, TECNICI E NON, CHE HANNO SEMPRE SOLLEVATO DUBBI E PERPLESSITA’ SULLA SCELTA DEL CARBONE COME COMBUSTIBILE NONCHE’ TIMORI SUI POTENZIALI EFFETTI DANNOSI SULLA POPOLAZIONE LOCALE ED IL SUO AMBIENTE DI VITA.

Questo blog si dissocia dall'iniziativa, anche in rappresentanza di moltissimi appartenenti al Movimento Nocoke, per i motivi numerose volte discussi. Crediamo che non sia stato corretto diffondere il presente comunicato come "COORDINAMENTO DEI COMITATI CONTRO IL CARBONE ".

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5 novembre 2007

Enel ci avvelena ancora. Riflessioni.

Litorale della maremma laziale.



Il fatto.


Ieri, domenica 4/11/07, mi trovavo a Montalto Marina (Vt), sulle sponde del fiume Fiora, dove si trovano gli ormeggi delle imbarcazioni da diporto.
Erano circa le 11 di mattina quando mi sono imbattuto in un vecchio amico, subacqueo per passione da tanti anni, appena rientrato dopo un'immersione in compagnia di alcuni suoi colleghi.
"Il mare è impestato, c'è tutta questa roba. E' pieno, dappertutto!". Detto questo, l'amico mi ha indicato, con un cenno, un recipiente in cui aveva raccolto dell'acqua di mare: vi galleggiavano (e non) numerose masse gelatinose sferoidali semitrasparenti, dall'aspetto simile a uova di rana, ma prive di nucleo. Il diametro approssimativo era di circa 1 - 1,5 cm.
Ci siamo chiesti di cosa avrebbe potuto trattarsi: plancton, forse? Qualche sorta di inquinamento chimico? Osservandole in piena luce, sulla superficie di ognuna di queste masse si notava un fitto reticolo regolare di punti neri. Dopo qualche discussione ci siamo salutati, riproponendoci di far analizzare il tutto all'ARPA di Viterbo.


Stamattina appare una prima risposta ai nostri interrogativi. Sul sito "maremmaoggi" il seguente articolo:

Una chiazza oleosa di fronte la Centrale Enel Alessandro Volta di Montalto di Castro ha fatto scattare, nella giornata di ieri, l’allarme inquinamento per il litorale viterbese. Una patina iridescente si era estesa in un fronte lungo 700 metri per 50 all’altezza dello scolo delle acque dell’impianto di Pian dei Gangani. Una telefonata al 1530 della capitaneria di Porto, fatta da un diportista, ha messo in moto la macchina dei controlli e subito sul posto, via mare è arrivata la Capitaneria di Porto con il capitano Lorenzo Savarese e il maresciallo Giuseppe Romiti, il gommone della Protezione Civile e la Polizia Ambientale locale. Il mare calmo infatti evidenziava la chiazza che galleggiava sul fronte mare della Centrale Enel. All’interno dell’impianto intanto erano scattati i controlli per verificare che nessuna rottura, fosse in atto, nei tubi che trasportano l’olio combustibile fino ai gruppi di produzione. Subito è emerso dalle verifiche dei tecnici Enel e dalle apparecchiature elettroniche che monitorano la Centrale che non c’erano perdite di olio in atto . In uno dei canali, quello che porta le acque piovane al mare, continuava però ad arrivare la patina composta da idrocarburi. Si tratta di sostanza oleosa- dicono dall’Enel- che molto probabilmente è arrivata nei canali scolo con le acque delle piogge di questi giorni che potrebbero aver lavato esternamente qualche tubo dell’impianto o i piazzali..."

Vedi qui per un'altro articolo sull'accaduto.


Fai click qui per leggere il comunicato stampa del
Sindacato Italiano Balneari, Sib.


Considerazioni in ordine sparso.

Parliamoci chiaramente: una fuoriuscita del genere non può passare inosservata agli operai della centrale. Il mare di questi tempi è pochissimo frequentato, si sa, probabilmente qualcuno sperava in questo; non per intervenire in silenzio: per non intervenire affatto. E che senso ha fare riferimento alle piogge? Perché quella zona era impregnata di certe sostanze? Non viene comunque inquinato, il NOSTRO terreno? E dove finisce il tutto?

Anhinoi, viviamo in un ecosistema, tutto è in relazione sistemica, tutto è collegato. In primis la nostra ignoranza di cittadini, che permette tutto questo.

L'atteggiamento di Enel ci è ben noto: insistere a negare ogni responsabilità per le malefatte compiute ai danni della collettività. Sino a tentare di rovesciare i fatti a forza di bombardamenti mediatici a la Goebbels. Che hanno successo, grazie a cittadinanze passive e media asserviti. Tutto in vista dell'unico fine: il lucro. Lucro ad ogni costo, tantopiù che l'onere è a carico dei cittadini. Altrettanto note sono ormai le dinamiche politico-amministrative che si attivano in casi come questo. Tutto finirà insabbiato, minimizzato, al prezzo -al massimo- di qualche sconcia elemosina.

Il litorale di Montalto Marina aveva guadagnato, anni fa, il riconoscimento di secondo migliore del lazio, dopo Ponza, nella classsifica stilata annualmente da Goletta Verde. In realtà chi, come il sottoscritto, frequenta spesso Montalto e conosce bene il suo mare, sa che episodi simili di inquinamento non sono nuovi. Attribuibili a chi, ora non so dirlo.

Una fitta al cuore prende chiunque osservi -dall'interno, dal mare, o dalla costa- il litorale da Civitaveccha in su: torreggiano i segni di una società decadente, le due ciminiere condannano l'orizzonte, invano lo sguardo tenta di cancellare dal bel paesaggio le sinistre sagome delle centrali. Quando la foschia mitiga la violenza di quelle forme, su mare e terra è la cappa ocra a ricordarci della loro esistenza; da queste parti i tramonti assumono spesso un colore insolito. A Montalto Marina, dalla foce del fiume Fiora, lo sguardo che a nord si colma del verde aspro della macchia mediterranea maremmana, inevitabilmente si infrange contro la velenosa mole dell'Alessandro Volta e il cupo esoscheletro della vecchia centrale nucleare**, rigato da un'interminabile emorragia rugginosa.


La carcassa della centrale nucleare di Montalto di Castro

--
Evidentemente lontano è, ancora, il tempo possibile in cui le masse cesseranno d'esser tali e sceglieranno di non fuggire la responsabilità dei destini.


**Nota a margine
costruita sopra un banco di sabbia, nel dicembre dell'87, prima ancora di entrare in funzione, aveva subito allagamenti. Ora giace abbandonata, a dare schifosa mostra di sé, a perpetua memoria della pochezza dei nostri amministratori politici, oggi come ieri impegnati solo a spartire i foraggiamenti di Enel.
Il comune di Montalto di Castro riceve annualmente da Enel 8 milioni di euro solo per l'ICI. Poco dopo la recente ristrutturazione del palazzo comunale, è comparso un nuovo ufficio al suo interno; non appena varcata la soglia del portone d'ingresso, troviamo infatti un bel CENTRO D'ASCOLTO ENEL.
Davvero emblematico.

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Why Not?

Alcuni links per apprendere gli sviluppi di "Why Not?".



A S T E N S I O N I S M O




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2 novembre 2007

Convegno sull'energia rinnovabile - Ladispoli

"LADISPOLI - I Verdi per la Pace di Ladispoli organizzano, con il Patrocinio del Comune di Ladispoli ed in collaborazione con il Gruppo Consigliare dei Verdi della Provincia di Roma, un Convegno per la diffusione dell’energia solare a Ladispoli. L'iniziativa si svolgerà sabato 3 novembre alle ore 10:00 presso l'aula consiliare di Piazza Falcone.
Di fronte al continuo attacco alle risorse naturali del pianeta, quella del solare è secondo i Verdi la risposta più pulita per ottenere energia elettrica senza compromettere gli ambienti e gli equilibri naturali.
“E’ un momento, questo del convegno, di crescita culturale per il nostro territorio - afferma Alessandro Putero, portavoce dei Verdi di Ladispoli e Delegato del Sindaco per le Energie Alternative - in linea con le esigenze dello sviluppo sostenibile di Ladispoli e dell’applicazione del processo di Agenda 21”.
Durante il convegno saranno trattati i temi delle agevolazioni fiscali e del conto energia, varato dal governo, per facilitare la diffuzione del solare presso le abitazioni private. La diffusione dell’energia solare come fonte alternativa e pulita di energia è un tema particolarmente sentito a Ladispoli, vista la problematica della centrale a carbone di Civitavecchia ed il danno alla salute dei cittadini ed all’ambiente che porterebbe, continuando a produrre energia elettrica sfruttando il carbone ed altri sistemi tradizionali."

Fonte: centumcellae.it

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P u r a f o l l i a

Fonte:cooperazione.agi.it

(AGI) - Palermo, 2 nov. - Senza un intervento adeguato volto a ridurre le emissioni di anidride carbonica, "entro il 2050 le emissioni mondiali di CO2 potrebbero superare del 55% quelle del 2003, a seguito del crescente consumo di carbone per produrre elettricita'". Lo ha detto l'ambasciatore britannico in Italia, Edward Chaplin, che ha aperto alla Fondazione Ettore Majorana di Erice (Trapani) i lavori del workshop internazionale sulla cattura e lo stoccaggio di CO2, promosso dalla Scuola internazionale di geofisica in collaborazione con l'ambasciata britannica, l'Ingv, l'Enea e patrocinato dal ministero dello Sviluppo Economico.

"A livello mondiale -ha aggiunto Chaplin- il 41% delle emissioni di CO2 e' legato alla produzione di energia elettrica. Senza ulteriori interventi, la temperatura della Terra potrebbe aumentare notevolmente, con impatti di carattere ambientale, sociale ed economico seriamente nocivi. Tutti i Paesi devono affrontare questa sfida, occorrono misure innovative da sviluppare ed attuare e bisogna essere in grado di riconoscere le opportune tecnologie. La cattura e lo stoccaggio del carbonio rappresentano una di queste tecnologie, e si valuta che possono ridurre del 90% le emissioni di CO2 prodotte dalle centrali elettriche nel mondo".

L'ambasciatore ha sottolineato che "e' difficile parlare di cambiamenti climatici o di domanda energetica senza menzionare la Cina, che lo scorso anno ha estratto 2,4 miliardi di tonnellate di carbone, con un aumento di oltre l'8% rispetto all'anno precedente". Ci sono poi gli Usa che, nel prossimo decennio, contano di realizzare 150 nuove centrali a carbone.

Davanti a una platea di un centinaio di scienziati, tra i quali il presidente dell'Ingv, Enzo Boschi, il diplomatico ha informato che entro la fine dell'anno in Inghilterra prendera' il via un progetto pilota per la realizzazione di un impianto che sfrutta la tecnologia della post combustione, capace di catturare le emissioni di CO2. Per Matthew Webb, funzionario del ministero dell'Ambiente britannico, il progetto rappresentera' "la dimostrazione della fattibilita' dell'innovazione tecnologica su larga scala". Ma i costi sono elevati: per catturare le emissioni di CO2 e' necessario sacrificare dal 25 al 40% dell'energia totale prodotta e si ipotizzano pertanto sostegni alle aziende."Gran Bretagna ed Italia si sono impegnate attivamente su questo fronte, sia in sede di Commissione europea che di G8", ha concluso l'ambasciatore. (AGI)

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Il funambolismo criminale di Bersani



Nuovo articolo del prof. S.Montanari sull'-ahinoi- Nostro Pierluigi Bersani e sulle sue insalubri manovre (click sul link):



LA PATRIA DEI FURBI
IL BLOG DI STEFANO MONTANARI - venerdì 02 novembre 2007

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