No al carbone Alto Lazio

1 febbraio 2011

"Se la situazione è davvero così grave, perché non ne parla nessuno?"

Da Savonaeponente.com
di VALERIA ROSSI, in rappresentanza dell’U.C. Savona – Qualche lettore, commentando articoli che su questo giornale accusano la centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure di inquinare causando gravi danni alla salute, ogni tanto ci chiede: “Ma se la situazione fosse davvero così grave, perché non ne parlerebbe nessuno?”
Ecco: oggi ve lo spieghiamo, il perché.

25 gennaio 2011
L’Unione Cittadini e Comitati savonesi, dopo aver presentato esposto alla Procura di Savona, pensa sia necessario fare un ulteriore passo per spiegare
ai concittadini le proprie motivazioni, e cioè la reale situazione dell’aria che respiriamo, che viene spesso ignorata o addirittura travisata dai media.
I membri dell’U.C. quindi si autotassano per poter pubblicare, a pagamento, una serie di mezze pagine non aggressive, ma semplicemente informative, sulle domande che da troppi anni attendono risposte sul territorio e sulla consapevolezza scientifica che il carbone UCCIDE.

26 gennaio 2011
Contattiamo l’agenzia pubblicitaria de “La Stampa”: Publikompass.
Parliamo con una gentilissima agente, le spieghiamo esattamente di cosa si tratta, ci risponde che si può fare e concordiamo il prezzo.
La signora ci spiega che sarà necessaria l’approvazione dello staff redazionale che si occupa di verificare che le pagine a pagamento siano a norma di legge (ovvero che non contengano, ovviamente, offese, messaggi minatori o simili).
Poiché il nostro breve redazionale non contiene nulla di tutto ciò, inviamo sereni la nostra paginetta: e a distanza di un paio d’ore ci viene comunicato che l’autorizzazione è stata concessa, ma che è condizionata alla firma di una manleva.
Questa richiesta potrebbe anche apparire eccessiva in un Paese civile, visti i contenuti equilibrati e civili (oltre che scientificamente inattaccabili) del nostro messaggio: ma siamo in Italia e ne siamo tristemente consapevoli.
Quindi la portavoce firma e spedisce subito la manleva, sollevando così il giornale da qualsiasi responsabilità che potesse derivargli… dall’aver pubblicato la verità.

A questo punto… succede qualcosa.
Ovvero, parte una vera e propria operazione di CENSURA.
Infatti, tanto per cominciare, ci viene comunicato che il prezzo “per questo tipo di comunicazione” è il DOPPIO del prezzo concordato all’inizio.
QUALE “tipo di comunicazione”?, chiediamo stupefatti. E perché lo scopriamo solo a distanza di 3 ore dall’invio e dall’approvazione della bozza?
L’agente ci spiega, imbarazzatissima, che “i redazionali costano il doppio delle inserzioni commerciali”. E già il concetto in sé suona stranissimo, visto che un inserzionista commerciale acquista pagine per il proprio tornaconto, e noi no.
Come può una pubblicità costare meno di un redazionale pagato da persone che cercano di attirare l’attenzione dei loro concittadini su un problema di SALUTE PUBBLICA senza alcuno scopo di lucro, anzi autotassandosi?
Ci saremmo aspettati che questo tipo di spazio venisse offerto, semmai, a un prezzo inferiore, un po’ avviene per le “Pubblicità Progresso”: invece ci chiedono il DOPPIO…e sembrerebbe assurdo anche se non avessimo avvisato preventivamente del “tipo” di messaggio che volevamo mandare. Ma noi l’avevamo dichiarato SUBITO! Fin dal primo contatto.

Poiché la cosa comincia a somigliare a un vero e propro tentativo di boicottaggio, reagiamo con una certa indignazione: tanto che si schiera dalla nostra parte perfino l’agente con cui abbiamo parlato (e che sa bene che sta facendo una pessima figura, visto che è stata LEI a dirci il primo prezzo e a metterci la faccia).

Chiediamo di parlare con i suoi superiori, capendo il suo imbarazzo e la sua buona fede: ma è impossibile.
Si rifiutano proprio.
Non si abbassano a comunicare con la plebaglia (ovvero con i clienti meno abbienti, che possono permettersi solo qualche mezza paginetta: se telefonasse un grosso inserzionista, probabilmente salterebbero come grilli).
Ovviamente la scusa ufficiale è che “sono impegnati”.
Comunque dicono all’agente che “dev’essere lei a mantenere i rapporti con il cliente”: cosa che le riesce un po’ difficile, perché il cliente è MOLTO incavolato.
Alla fine questa signora, con un rarissimo esempio di correttezza, arriva a dirci che ci mantiene il prezzo promesso, e il resto ce lo mette lei di tasca sua.
La ringraziamo ed attendiamo fiduciosi la pubblicazione, che ormai non dovrebbe più trovare altri intoppi.

Invece li trova.
Ci richiama l’agente, ormai con una vocina tremante che sembra arrivare dall’oltretomba.
Dice che “le hanno comunicato che occorre un’ULTERIORE approvazione” da parte di non-si-sa-chi.
“Forse della Tirreno Power?” chiediamo: perché a questo punto la battuta sarcastica sale proprio spontanea alle labbra.
La mortificatissima agente non sa cosa dirci: balbetta qualcosa tipo “credo da parte dei legali, ma non lo so, non mi hanno dato spiegazioni”…e ci spiega che ormai l’uscita prevista per venerdì 27 (giorno che avevamo richiesto) è comunque saltata.
Se anche arrivasse questa approvazione se ne parlerebbe per il giorno successivo, e cioè sabato 28.
Rispondiamo che per noi va bene anche il sabato.

27 gennaio 2011
E’ venerdì…e naturalmente arriva la notizia definitiva che la pubblicazione NON è stata approvata.
Il tutto senza uno straccio di motivazione e senza che nessuno si disturbi a fare neppure una telefonata di scuse (esclusa quella della solita, disperatissima agente, che adesso deve anche “coprire un buco” nel giornale, in extremis, perché ci aveva tenuto lo spazio).
Non potendo sparare sulla croce rossa, non diciamo neanche una parola a quella signora, che più gentile e corretta di così non poteva essere. Inviamo invece un fax alla Publikompass con una richiesta di spiegazioni.
Il fax, fino a questo momento, non ha ottenuto alcuna risposta.

E adesso dobbiamo mostrarvi, almeno da queste pagine online, il terrificante messaggio che avevamo intenzione di far uscire:


Se faticaste a leggere il testo, visto che i caratteri appaiono molto piccoli, potete cliccare qui per scaricare il .pdf del formato originale.

Come crediamo sia evidente, non si trattava di insulti, né di incitamento alla violenza o di terrorismo: neppure di “terrorismo ambientalista” (termine tanto caro ai nostri potenti “avversari”).
Era solo un invito ai cittadini a non lasciarsi più prendere in giro, ad informarsi, a capire quello che sta succedendo nella nostra provincia (TUTTA, perché le ricadute delle emissioni interessano un raggio di 50 km e quindi interessano praticamente tutti i comuni da Albenga a Varazze, entroterra ampiamente compreso).
Era un tentativo di far sorgere gli stessi nostri dubbi e le stesse nostre domande in chi non se li è mai posti solo perché è stato tenuto all’oscuro del problema dai media (salvo poi dare, su tutti i giornali, immenso risalto ai risultati dello studio IST/ARPAL, che non ha MAI studiato la correlazione tra inquinamento e salute ma che è stato ingannevolmente spacciato come se li avesse a) esaminati, b) ritenuti soddisfacenti. QUELLO sì, che ha ottenuto i paginoni. E pure gratis).

Terrorismo? “Procurato allarme”? (perché ci hanno accusati pure pure di questo).
NO!
Semmai allarme vero, reale e concreto.
Un tentativo di informare migliaia di cittadini quotidianamente esposti ad emissioni venefiche a loro insaputa.

Certo, il “procurato allarme” è un reato e il “mancato allarme“, penalmente, no (o almeno, non per i giornali: per le istituzioni lo è): ma è sicuramente un vero e proprio “delitto” morale, etico, civile, sociale.
E’, che so, come vedere un principio di incendio e voltarsi dall’altra parte.
Come venire informati che sono state spedite mille lettere all’antrace rivolte a mille cittadini savonesi, e TACERE.
Il mancato allarme, di fronte a una vera e propria strage che si sta consumando quotidianamente sotto i nostri occhi, è una responsabilità terribile.

Possibile che a nessuno importi nulla, di questo?
Possibile che contino solo i soldi?

Evidentemente, in Italia, sì.
Ed avendolo già intuito, ci eravamo detti: PAGHIAMO anche noi, di tasca nostra, per poter esprimere la nostra opinione (che in realtà non è solo un “opinione”, essendo basata su fatti inconfutabili e dati scientifici certi).
Paghiamo di tasca nostra per diffondere – almeno a grandi linee, nel poco spazio che ci possiamo permettere – le informazioni in nostro possesso; ma anche per riuscire a spiegare, per esempio, ai lavoratori della Tirreno Power che NON abbiamo mai voluto la chiusura della fabbrica (come qualcuno vorrebbe far loro credere); che NON siamo i loro nemici, che vorremmo un dialogo con loro, per provare a cercare insieme soluzioni (che ESISTONO) capaci di salvare contemporaneamente lavoro e salute.

Ora abbiamo scoperto che NON SI PUO’ fare neanche questo, perché NON PAGHIAMO ABBASTANZA!
Perché la miliardaria Tirreno Power (ovvero Sorgenia, ovvero Gruppo CIR di De Benedetti) ha molti più soldi di un gruppo di normali cittadini e lavoratori.
E non importa che l’azienda ottenga regolarmente a pubblicazione di quello che noi riteniamo essere l’ESATTO CONTRARIO DELLA VERITA’, ovvero pagine e pagine di pubblicità che parlano di green economy e di energie rinnovabili come se fossero tra le loro priorità (poi vai a leggere il bilancio ufficiale pubblicato sul loro sito, e leggi: investimenti nell’anno 2009, euro ZERO) e di “carbone pulito” (la cui esistenza stessa è smentita dalla scienza ufficiale).
No, non importa.
Perché pecunia non olet.

Chi paga molto viene non solo pubblicato, ma anche sostenuto, appoggiato, addirittura osannato (perché se gli dici un solo “ba” contro, c’è il rischio che non paghi più…).
Chi paga poco viene censurato.

E non importa se oggi o domani (ma più probabilmente mai) la Publikompass ci darà una motivazione diversa da questa: visto come si sono svolti i fatti, non ci crederemo mai. E speriamo davvero che non ci creda nessun altro.

Speriamo che tutti vedano, invece, che tutto questo è incostituzionale, oltre che moralmente perverso.
Perché la Costituzione Italiana, all”art. 21, stabilisce che:

* Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
* La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

E forse la seconda frase, volendosi arrampicare sugli specchi, si potrebbe intendere come riferita solo agli “organi” di stampa propriamente detti: quindi “non dovrebbero essere censurati” solo gli articoli dei giornalisti propriamente detti (cosa che peraltro succede in continuazione: ma viene raramente denunciata, con la scusa del “tengo famiglia”): ma la prima frase è cristallina, limpida, inequivocabile.
TUTTI hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con “ogni mezzo di diffusione”. Ivi compresa, si presume, la pubblicazione a pagamento di notizie che non si riescono a far emergere semplicemente “comunicandole” a chi non vuole diffonderle.
O a chi riceve pressioni per non diffonderle e magari, con questo, si ritiene sollevato da ogni responsabilità.
Ma non è così, non sarà MAI così.
Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti.


NOTA: Il presente articolo è di libera pubblicazione e diffusione: anzi, chiunque lo desideri è pregato di diffonderlo il più possibile, perché quello che è successo ieri a Savona succede continuamente in ogni parte d’Italia, a chiunque si sforzi di far conoscere i risultati della scienza su centrali a carbone, inceneritori e tutte le altre forme di inquinamento che stanno causando vere STRAGI un po’ ovunque.

NON SI PUO’ PIU’ SOGGIACERE ALLA CENSURA DEI POTERI FORTI SU CHI VUOLE SEMPLICEMENTE TUTELARE LA PROPRIA SALUTE E QUELLA DEI SUOI FIGLI.
CHIUNQUE POSSA FARLO, E IN QUALSIASI FORMA – ANCHE SOLTANTO CON LA DIFFUSIONE – PER FAVORE
CI AIUTI A COMBATTERE QUESTA PREVARICAZIONE.

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26 gennaio 2011

Fusione fredda, qualcosa di strano accade a Bologna

Da Repubblica.it:  "A Bologna ci siamo riusciti"
"Ci sono le guardie giurate a controllare l'accesso, devi firmare una dichiarazione in cui accetti i rischi nell'assistere all'esperimento che potrebbe rivoluzionare il settore della produzione di energia. Per la prima volta in Italia, davanti ad esperti, in un capannone avvolto dalla nebbia nella zona industriale di Bologna, è stato realizzato un processo di fusione nucleare fredda, utilizzando nichel ed idrogeno, capace di produrre una energia incredibilmente superiore a quella utilizzata per creare la reazione. E' la strada per ottenere energia pulita. "La novità assoluta sta nel fatto che tutto ciò viene prodotto da una macchina che funziona come una stufetta elettrica di casa", spiega l'inventore, Andrea Rossi, ingegnere. Con lui Sergio Focardi, professore emerito dell'Alma Mater, fisico di calibro, in passato preside della facoltà di Scienze.

Di possibili fonti di energia con reazioni di fusione nucleare a bassa temperatura se ne parla da tempo nel mondo. L'annuncio nel 1989 degli scienziati Fleshmann e Pons suscitò speranze e illusioni. Focardi è stato pioniere in Italia di questo tipo di studi. Quello di ieri è stato il primo esperimento condotto a Bologna con osservatori esterni: giornalisti e
fisici, in gran parte dell'Ateneo come Paolo Capiluppi, direttore del dipartimento di Fisica, Gianfranco Campari, Ennio Bonetti. L'esperimento, "industriale più che scientifico", dicono i docenti universitari, è condotto in una stanzina di un capannone in via dell'Elettricista, dove è stato installato un catalizzatore di energia che occupa lo spazio di un tavolo. Dura alcune ore.

Rossi spiega il funzionamento della macchina, il ricercatore Giuseppe Levi illustra una stima dell'energia prodotta sulla base della misura di quanta acqua viene vaporizzata al secondo. E al termine Rossi conclude: "Si sono consumati 600Wh e se ne sono prodotti 12mila Wh". Il prototipo, già coperto da brevetto di proprietà di Maddalena Pascucci, moglie di Rossi, è ora pronto per la produzione industriale e la commercializzazione. "Sarà il prossimo passo", dice Rossi. I fisici obiettano: "Dovremmo poter riprodurre l'esperimento in un nostro laboratorio, ma c'è il segreto industriale sul processo". "Ci vuole cautela, il metodo scientifico esigerebbe verifiche, ad oggi non sappiamo cosa avviene dentro la macchina", dicono Capiluppi e Bonetti.

"Siamo un'azienda, se mi chiedono di aprire la scatola dovrei pagare i danni agli investitori", replica Andrea Rossi. "I costi? Posso dire che l'apparecchiatura costa duemila euro per Kilowatt di potenza e funziona con un grammo di nichel". Lo stesso ingegnere ammette: "Dietro questo processo non c'è una base teorica: per quale motivo avvengono questi risultati lo abbiamo solo ipotizzato". Il professor Focardi spiega perché un esperimento simile avvenga fuori dai laboratori accademici: "I miei colleghi non ci credono, sono scettici. Non so come un protone di idrogeno possa entrare nel nucleo di nichel, ma avviene. Ed è la strada dell'energia per l'umanità". Comunque sia, sembra un grosso passo avanti. Per dire addio al petrolio? "Non sono in grado di rispondere", allarga le braccia l'ingegner Rossi.

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Le miniere di carbone colombiane ingoiano nuove vite umane

Fonte
"Un’esplosione in una miniera di carbone ha provocato la morte di diversi lavoratori e il ferimento di almeno sei nella città colombiana di Sardinata, dipartimento di Norte de Santander, nel nord-est della Colombia, secondo le prime informazioni fornite dalle autorità, anche se ancora non ci sono dati ufficiali sui morti nè sui feriti. Il quotidiano colombiano El Tiempo, ha scritto che per il momento i morti sono cinque mentre molte altre aspetterebbero di essere salvate in quanto l’esplosione ha ostruito alcuni tunnel d’accesso, e almeno 30 minatori sono rimasti intrappolati.

L’incidente è avvenuto per un accumulo di gas nella miniera di Preciosa La, situato a San Roque, una zona montagnosa vicino al confine con il Venezuela. Il sindaco di Sardinata, Yamile Rangel, ha spiegato che i lavoratori ed i respondabili del giacimento hanno già recuperato diversi minatori feriti già trasportati in ospedale mentre delle squadre di emergenza stanno cercando di liberare gli altri minatori intrappolati. Rangel, che ha confermato che non si conosce il numero preciso di lavoratori presenti nella miniera, ha spiegato che sono una trentina le persone intrappolate mentre altre fonti affermano che i morti accertati sono già almeno 20.

continua su: http://www.fanpage.it/colombia-almeno-venti-morti-in-una-miniera-di-carbone-25-ancora-intrappolati/#ixzz1CAvGC6cu
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UE: stop ai combustibili fossili entro il 2050

Da Zeroemissiontv.it
“Sostituire gradualmente i combustibili fossili” per i trasporti con alternative ‘green’ entro il 2050. Un’ipotesi in cui l’Unione europea mostra di credere secondo quanto emerge da un rapporto presentato ieri da Bruxelles.

Per ottenere questo risultato è, tuttavia, necessario “considerare tutti i modelli di trasporto” ecosostenibili, ha precisato Siim Kallas, vicepresidente della Commissione europea e commissario ai Trasporti.

Oggi, infatti, le forniture di carburanti, soprattutto per il trasporto su strada, dipendono largamente dal petrolio. Per questo, nonostante un incremento dell’efficienza dei motori dei veicoli attualmente in commercio, corrispondente a un risparmio dei consumi, le emissioni ascrivibili ai trasporti sono aumentate e rappresentano circa il 20% dei gas serra emessi nell’Unione europea. L’obiettivo Ue è invece di ridurle dell’80-95% entro metà secolo, rispetto all’anno di riferimento 1990.

Come raggiungere questo ambizioso obiettivo? Secondo il rapporto, sarebbe possibile una combinazione “di elettricità (batterie o idrogeno) e biocarburanti come opzione principale” cui si dovrebbero affiancare “carburanti sintetici (combustibili liquidi a partire dal gas metano, dalle biomasse non solo vegetali, anche legname e rifiuti organici, e dal carbone, ndr) come ‘tecnologia ponte’, metano come carburante complementare e gpl come fonte supplementare”.

I vari carburanti ‘alternativi’ dovrebbero essere dunque applicati alle diverse modalità di trasporto: per il trasporto su strada potrebbe essere utilizzata "l'elettricità per brevi sistanze", "l'idrogeno e il metano per quelle medie", "i biocarburanti/combustibili sintetici, metano liquido e gpl per le lunghe distanze". Per i trasporti su rotaia, il rapporto considera prevalentemente l'opzione elettrica, o "altrimenti i biocarburanti". Per l’aviazione "cherosene da biomasse"; per i trasporti marittimi, infine, "biocarburanti, idrogeno (piccole imbarcazioni), gpl (brevi tratti di navigazione", metano liquido e nucleare".

Il rapporto presentato ieri dalla Commissione Ue costituirà la base per una strategia di lungo termine per i carburanti alternativi nei trasporti che l'esecutivo europeo prevede di annunciare entro la fine dell’anno.

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25 gennaio 2011

Morte dell'operaio Capitani: il legale accusa enel

Da BigNotizie.it
"Quella squadra è stata mandata a morire". Non ha usato mezzi termini l'avvocato Davide Capitani nel corso della conferenza stampa tenutasi stamattina presso la camera penale del tribunale di Civitavecchia, dopo l'incidente probatorio sulla morte di Sergio Capitani del 3 aprile dell'anno scorso presso la centrale di Torre Valdaliga Nord.

L'avvocato Capitani ha giustificato questa sua affermazione con il fatto che l'Enel era sicuramente conscia del rischio che correvano gli operai andando a svolgere quel tipo di lavoro, ovvero la disostruzione di un tubo. "Non lo dico io – ha aggiunto – ma è scritto nella relazione dei periti del gip, dove hanno evidenziato tutta una serie di inadempienze di cui l'Enel era perfettamente a conoscenza". Ha quindi aggiunto che chiederà alla magistratura inquirente di modificare il capo d'imputazione da omicidio colposo, in omicidio volontario per dolo eventuale. "Questo perché l'Enel – ha aggiunto il legale – ha detto alla ditta che doveva andare a compiere quel lavoro con urgenza, visto che era la vigilia di Pasqua, e dunque quella tubazione andava disostruita a qualunque costo, anche a rischio che qualcuno potesse lasciarci le penne". Infine Capitani ha fatto appello alla politica, ai sindacati, alla stessa magistratura, perché vengano eseguiti ulteriori controlli alla centrale di Torrenord, in modo che certe inadempienze siano totalmente eliminate e non si rischino nuovi incidenti mortali.

Nel pomeriggio, l'Enel ha diffuso una brevissima nota nella quale afferma di "non voler entrare nel merito delle vicende giudiziarie per rispetto della magistratura", e, su quanto detto dal legale precisa: "con tutto il rispetto per il dolore della famigliadella vittima si ritiene che le conclusioni a cui giunge prematuramente l'avvocato Davide Capitani sono completamente fuori luogo".

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Civitavecchia, incremento demografico 0: a chi serve il cemento di Moscherini?

Una buona notizia: a Civitavecchia la popolazione non cresce, è ferma poco sopra i 50.000 abitanti, un numero rimasto più o meno costante negli ultimi decenni. Se a qualcuno fosse sfuggito, una delle vie obbligate attraverso cui passa uno sviluppo sostenibile per la nostra Terra è il controllo delle nascite, perché se siamo troppi i problemi si moltiplicano. E siamo già, troppi, almeno in rapporto ai nostro consumi e alle risorse disponibili.

Seconda considerazione: se la popolazione non cresce, perché Moscherini prevede nella sua "Variante 29" un'espansione da 10 milioni di metri cubi di cemento? Case e abitazioni per 10.000 abitanti in più che non ci sono e non ci saranno. Perché?

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22 gennaio 2011

Richiesto un presidio permanente dell'ArpaLazio a Civitavecchia

Da TrcGiornale.it
"Un raffinamento e una maggiore presenza di Arpa Lazio sul territorio di Civitavecchia per un monitoraggio più completo della situazione ambientale. I fumi usciti dalla centrale di Torre Valdaliga Nord, tra la fine di dicembre e l'inizio di gennaio, a prescindere dai loro contenuti, pare che abbiano avuto come conseguenza un innalzamento dei livelli di guardia, di cui la richiesta del procuratore capo della Repubblica, dottor Gianfranco Amendola, avanzata ad Arpa Lazio per l'istituzione all'interno del sito produttivo di un presidio permanente dell'agenzia regionale, è solo l'ultima tappa.

Anche se nulla è trapelato da palazzo di giustizia, subito dopo il manifestarsi del fenomeno dei fumi, infatti, su mandato della Procura Arpa Lazio avrebbe acquisito tutti i dati relativi alle emissioni al camino della centrale di Torre Nord, relativamente a dicembre 2010 e gennaio 2011. Nessuna denuncia ne sarebbe conseguita, segno che i valori riscontrati sono risultati nella norma. Ma, come detto, la situazione relativa ai fumi di Tvn è stato l'inizio di una serie di azioni che porteranno a una intensificazione della presenza di Arpa sul territorio. Tra le misure che saranno adottate a breve, intanto, c'è l'installazione di telecamere, che terranno sotto controllo l'emissione di fumi non solo da parte di Torre Nord, ma anche di Torre Valdaliga Sud e del porto. Questo per consentire anche agli esperti di prendere visione delle emissioni che quotidianamente interessano la città e il territorio. Quanto al monitoraggio a terra, come più volte detto, resta ancora da definire la convenzione tra Comune e Arpa per la cessione all'agenzia regionale delle tre famose centraline che devono essere riposizionate ai sensi di legge e che sarebbero di vitale importanza per avere un quadro più completo della situazione.

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La ricetta per un mondo alimentato da energie 100% rinnovabili

Da Ecologiae.com
"Sognare un mondo 100% rinnovabile è un conto, fare i conti di quanto e cosa occorre per togliere l’etichetta utopia alla completa sostituzione del fossile con le energie pulite da qui al 2030, è un calcolo ben più complesso del semplice fantasticare con occhi verdi. Ci hanno pensato Mark Delucchi dell’Università della California e Mark Jacobson di Stanford, pubblicando sulla rivista Energy Policy la lista della spesa per un Pianeta che vada solo ad eolico, ad acqua e a solare.
Attualmente l’apporto delle rinnovabili si attesta al 13% contro un 80% di energia che ancora proviene dai combustibili fossili. Impensabile quindi sperare in una rivoluzione energetica in chiave rinnovabile di facile attuazione. Eppure visto così, nero su bianco, tutto ciò che serve, non la fa sembrare un’impresa poi così titanica: basta qualche milione di turbine eoliche, un 90 mila centrali solari e la pillola amara del petrolio torna giù, in quegli abissi dove sporco non è.
Per l’esattezza un mondo che punti al 100% rinnovabile entro il 2030 dovrebbe dotarsi di:

  • 4 milioni di turbine eoliche da 5 megawatt;
  • 90mila grandi centrali solari da 300 megawatt, sia del tipo fotovoltaico che a concentrazione;
  • 1,7 miliardi di piccoli pannelli fotovoltaici da 3 chilowatt da installare sui tetti di tutte le case del pianeta.
E ancora centrali geotermiche ed impianti per lo sfruttamento dell’energia delle onde.
Nel carrello dei due utopici calcolatori, a sorpresa, non figurano né il nucleare né la biomassa, il che è alquanto strano dal momento che oggi forniscono rispettivamene il 6 e il 10 per cento dell’energia mondiale (eolico e solare insieme raggiungono quota 3%).
Volevamo dimostrare che vento, sole e acqua presenti sul pianeta sono sufficienti a soddisfare la domanda di energia e che il problema principale è solo la volontà politica. L’obiettivo potrebbe essere raggiunto entro il 2030, ma più realisticamente entro questa data si potrebbe smettere di produrre nuove centrali a combustibili fossili, mentre in altri 20 si potrebbe completare lo ‘switch’ alle energie verdi.
Per passare alle rinnovabili occorreranno reti intelligenti, impianti di stoccaggio e… risposte pronte alle obiezioni comuni che frenano una rivoluzione green: in primis, vento e sole non sono energie discontinue? Prese separatamente sì, ma insieme lavorano benissimo:
"Normalmente una giornata con poco vento è soleggiata, e viceversa".
E poi non c’è da considerare il problema dei costi? Da qui a 20 anni scenderanno. E comunque se si considera il costo sociale, ambientale e per la salute pubblica dei fossili, sono già molto molto più economiche.

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Incidente Capitani: morte dovuta anche a carenze progettuali della centrale enel

Da BigNotizie.it
"Si è svolto stamattina l'incidente probatorio relativo al caso della morte di Sergio Capitani, l'operaio della Guerrucci deceduto mentre stava lavorando alla centrale di Torre Valdaliga Nord. Il gip ha voluto ascoltare i periti che hanno redatto la perizia voluta da lui stesso, per chiarire la dinamica dell'incidente. I professori Pasquale Avino, Nicola Bonora, Giorgio Buonanno e Pietro Pandolfi, sono stati ancora più incisivi di quanto non lo erano già stati nella relazione.

In sostanza i consulenti hanno spiegato che la tragedia si sarebbe potuta senza dubbio evitare, non solo per tutto quanto avevano già scritto nella loro perizia, ma anche se ci fosse stata una linea parallela della tubazione che ha di fatto causato la morte di Capitani. Secondo i periti infatti, normalmente in impianti del genere esiste una tubazione parallela, perché nel caso la principale dovesse ostruirsi, come in effetti è avvenuto nel caso di specie, si dirotta il flusso sulla seconda, e quindi si attiva un sistema di riscaldamento che scioglie l'ammoniaca che si cristallizza e che crea una sorta di tappo. A quel punto si può lavorare per la sua disostruzione in tutta tranquillità, in quanto non ci sarebbe la pressione forte che poi è quella che di fatto ha ucciso l'operaio scaraventandolo addosso ad un palo dietro di lui. Ma i periti hanno sottolineato anche un'altra possibilità che non è stata invece presa in considerazione da chi di dovere. In pratica, anche senza la seconda linea, il lavoro poteva essere svolto lo stesso, ma bisognava attendere almeno 24 ore dopo l'interruzione del flusso, sempre per permettere che la tubazione fosse riscaldata a sufficienza per non correre alcun rischio. Invece il flusso è stato chiuso alle 18 del venerdì e già la mattina del giorno successivo la ditta stava già operando.

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20 gennaio 2011

enel, mille balle blu (anzi 37 milioni). Propaganda e realtà.

In alto il sito inglese di enel. Ma il greenwashing ("la merda dipinta a fiorellini", se preferite)
non può nascondere la realtà dei fatti
Ci siamo imbattuti nel sito in lingua inglese con cui enel si presenta al pubblico estero. Le prime parole che compaiono all'apertura del sito sono: "beneficienza" (dalle nostre parti la chiamano "compensazioni"), "sostenibilità", "ambiente", "emissioni zero", "rinnovabili". Noi siamo rimasti senza parole. Voi?

Con l'occasione salutiamo gli impiegati dell'ente, che ci fanno visita quasi ogni giorno, veri aficionados.

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I veri costi del carbone.

Da Gaianews.it
"Converrà passare al 100% di energia da vento, sole e acqua entro il 2030

Uno dei fattori che più ostacolano la crescita delle energie rinnovabili è il loro costo. Attualmente, produrre energia con in vento o col sole costa molto di più che, ad esempio per l’Italia, acquistare elettricità prodotta dalle centrali nucleari della Francia. Ma questo ragionamento sembra fare acqua da tutte le parti, almeno secondo due ricercatori americani che hanno qualche giorno fa pubblicato la seconda parte di uno studio che chiarisce la distinzione tra il costo dell’energia eolica, per esempio, e quella delle fonti energetiche fossili tradizionali, come il carbone, che non contengono i costi sociali che pagheremo in futuro.

Nello studio di 21 pagine di Mark A. Delucchi, Professore di Studi sui Trasporti presso l’Università di California, Davis e Mark Z. Jacobson, professore di Ingegneria Civile e Ambientale presso la Stanford University, che non è stato finanziato da un gruppo di interesse, azienda o ente governativo, le conclusioni degli autori sono eloquenti: Quando i “costi esterni” del carbone (la salute umana e degli oneri ambientali della combustione di carbone a produrre elettricità) sono combinati con i costi di produzione del carbone (estrazione, trasporto, ecc.), ecco che il prezzo per l’energia ottenuta bruciando carbone nel 2005 variava da un minimo di 0,082 dollari per kilowatt-ora (kWh) ad un massimo di 0,290 $ per kWh. Guardando al 2030, il costo combinato di produzione di energia dal carbone e dei costi esterni sta nel range da 0,10 $ a oltre 0,30 $ per kWh. Questo negli Stati Uniti.

Questa è certamente un’informazione importante, considerando che il Dipartimento dell’Energia americano ha detto che a partire dal 2008, i parchi eolici in aree con risorse eoliche eccellenti (un bel po’ di sano vento) hanno avuto un costo in media di soli 0,059 $ per kWh, molto meno rispetto ai costi attuali e futuri dell’energia a base di carbone , documentata da Jacobson e Delucchi.

Inoltre, la ricerca di Delucchi e Jacobson mostra che “la produzione e i costi di trasmissione convenzionale” per l’energia eolica onshore (sulla terraferma) variano da 0,04 $ a 0,07 $ per kWh negli ultimi cinque anni. L’energia eolica offshore (in mare), mentre generalmente è più costosa rispetto all’energia eolica terrestre, è presentata nella relazione con un costo quasi simile al carbone, quando i costi esterni ( gli oneri sanitari e ambientali) del carbone sono incorporati. Ma è solo questione di tempo. Gli impianti eolici offshore, infatti, sono considerati dagli autori meno costosi rispetto al carbone dal 2020-2030.

Le conclusioni di Delucchi e Jacobson sono molto semplici: “La valutazione della fattibilità di fornire tutta l’energia di cui abbiamo bisogno, ovunque nel mondo, dal vento, dall’acqua e dal sole (Wind, Water, Solar, WWS), ossia una conversione del 100% della potenza da fonti di energia rinnovabili, ha ora soltanto scogli di tipo sociale e politico, non tecnologico e men che meno economico”.

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