No al carbone Alto Lazio

9 marzo 2011

Tutela del fiume Marta, l'indifferenza del Consiglio comunale

Riceviamo e pubblichiamo
"Lo scorso 4 marzo a Tarquinia ho partecipato al consiglio comunale aperto per la salvaguardia del Marta. Regione e Provincia hanno dato prova di buona volontà mandando alcuni consiglieri, mentre il Comune di Tarquinia ha dato prova di disinteresse in quanto è venuto a mancare il numero legale dei consiglieri e quindi la possibilità di approvare la mozione preparata dal SIB (Sindacato italiano Balbeare) e presentata dal consigliere Marco Tosoni.
A differenza dei precedenti incontri e nonostante l'apatia del comune di
Tarquinia è emersa comunque la volontà politica di rendere operativa una task
force ambientale per risolvere le emergenze del fiume. Particolarmente
significativo è stato l'intervento di Equitani, assessore provinciale, che ha
sostenuto la necessità di un piano pluriennale di interventi coordinati che tengano presente il fiume nella sua totalità.

E' stato proiettato il video (a cura di Marzia Marzoli per conto del SIB) sullo
stato di emergenza ambientale in cui versa il fiume. I problemi evidenziati sono
i batteri, l'inquinamento chimico e la torbidità delle acque causati
dall'inadeguatezza del sistema fognario (14 comuni sono privi di depuratore),
dagli scarichi della cartiera,dal dilavamento delle sponde e dall'eccesso di
nutrienti (azoto e fosforo). Erano presenti , oltre a Regione Lazio e provincia
di Viterbo, rappresentanti del Comune di Viterbo, del Comune di Marta, del
Comune di Tuscania, della Capitaneria di Porto, dell'Arpa Lazio, dell'Università
della Tuscia e del Consorzio di Bonifica della Maremma etrusca.

Ho appreso con piacere che stanno per iniziare dei lavori sul sistema fognario
di Tuscania e Viterbo, che la cartiera è almeno temporaneamente chiusa e che il
consorzio di Bonifica ha iniziato una rinaturalizzazione delle sponde. Riguardo
a ciò, l'ing. Pisarri, direttore del consorzio, ha caldeggiato la programmazione
di interventi di manutenzione ordinaria che, al contrario di quelli effettuati
fino ad ora in situazioni di emergenza, tutelerebbero la flora e, quindi il
dilavamento delle sponde.

Ci sono purtroppo, anche delle cattive notizie: nella maggior parte dei comuni ,
tra cui Tarquinia, non c'è la separazione tra acque bianche e acque nere, quindi
quando c'è una forte pioggia le fognature tracimano tal quali nei fossi
adiacenti e quindi nel mare; inoltre il prof. Nascetti, dell'Università della
Tuscia, ha avvertito del pericolo di invasione delle alghe a causa dell'eccesso
di nutrienti nel caso non si riuscisse a modificare i metodi agricoli
attualmente utilizzati.
A tal proposito mi preme dire che sarebbe , a mio parere, necessario dare agli
agricoltori degli incentivi economici consistenti, una formazione gratuita e la
possibilità di inserirsi in un circuito di vendita diverso da quello attuale
affinché sia loro possibile coltivare e vendere utilizzando meno prodotti
dannosi per l'ambiente. Non è pensabile che essi passino ad un nuovo tipo di
agricoltura senza essere sostenuti dalla pubblica amministrazione che dovrebbe
rendere loro disponibili a tal fine gli incentivi europei.

Quasi al termine della riunione c'è stato un intervento che si è rivelato
involontariamente comico: la rappresentante dell'ARPA Lazio ha infatti voluto
rassicurare il Sindacato Balneatori Italiani dicendo loro di stare tranquilli
visto che una nuova delibera ha innalzato i livelli di tollerabilità in merito
ai batteri fecali! Come se una delibera bastasse a non sentire l'odore di fogna
che viene dalle acque marine !
La ciliegina sulla torta l'ha poi messa il sindaco Mazzola che ha invitato a
diffidare dei “professoroni” che parlano di inquinamento e che ha ripetuto il
solito mantra “mancano i fondi”.
Ciò non mi ha stupito affatto, anche perché ricordo ancora quando, anni fa,
negava che l'acqua del mare e del fiume fosse sporca, arrivando anche minacciare
di querele chi sostenesse il contrario. Peccato che i divieti di balneazione
fossero già pubblicati sul sito del Ministero della Salute!

Elena Maria Scopelliti

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Il sindaco di Rossano: nulla è cambiato, non ha senso un nuovo tavolo

Da teleReggioCalabria
"Non intendo partecipare al nuovo tavolo delle trattative sulla questione della riconversione a carbone della centrale termoelettrica Enel di Rossano, in quanto nulla è cambiato nella proposta presentata nuovamente dall'Enel al Ministero dell'Ambiente". Lo ha detto il sindaco di Rossano, Franco Filareto, nel corso di una conferenza stampa. "Lo scorso anno - ha aggiunto - lo stesso Ministero aveva rigettato il progetto dell'Enel sulla riconversione a carbone e non vedo come possa accettarlo ora visto che nulla di fatto è cambiato". Il sindaco ha, inoltre, sostenuto che la posizione delle istituzioni a livello locale non è cambiata affatto sulla perplessità di una riconversione a carbone della centrale.

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8 marzo 2011

Rossano calabro, vertice in Regione per "vagliare nuove proposte"

Fonte: AGI

"Catanzaro, 7 mar. - Il Governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, ha presieduto questo pomeriggio a Catanzaro, nella sala conferenze della Presidenza della Giunta regionale, una riunione sulle ipotesi di riconversione della centrale Enel di Rossano. All'incontro - informa una nota dell'Ufficio Stampa della Giunta - hanno preso parte anche la Vicepresidente della Regione Antonella Stasi, gli Assessori Trematerra, Pugliano, Mancini e Gentile, i consiglieri regionali del territorio, il Presidente della Provincia di Cosenza, i Sindaci di Rossano e Corigliano, il Presidente di Confindustria di Cosenza, il responsabile nazionale relazioni Esterne territoriali di Enel e i rappresentanti sindacali regionali. "Ho ritenuto che fosse opportuna una riunione inter-istituzionale - ha affermato il Presidente Scopelliti - per le sollecitazioni ricevute negli ultimi tempi, affinche' ci fosse un momento (di confronto e per esporre eventuali nuove idee dal momento che la centrale di Rossano deve essere necessariamente trasformata. Confermo la posizione della Regione, che si e' espressa anche tramite il Consiglio ribadendo di essere contraria alla riconversione della centrale di Rossano a carbone ma - ha proseguito il Governatore della Calabria Scopelliti - credo che si debba avviare un dialogo tra le varie parti per individuare nuovi percorsi da intraprendere.
Abbiamo il compito di ascoltare e penso che il tema debba comunque essere approfondito attraverso un Tavolo convocato appositamente per trattare questa tematica. Vedremo cosa emergera' - ha concluso Scopelliti - e se dovessero esserci elementi di novita' saremo pronti a discuterne". il tavolo sara' convocato dall'assessorato regionale all'Ambiente con le istituzioni territoriali, l'Enel, i Sindacati e il mondo imprenditoriale. (AGI) Red

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La provincia di Reggio Calabria mobilitata contro il carbone a Saline

Il Comitato No Carbone di Saline J., ha indetto per sabato 12 marzo ore 10.00 presso l'Impianto Polifunzionale di Saline una seconda assemblea pubblica (dopo quella del 6 novembre scorso), per ribadire ancora una volta il nostro NO al Carbone e rilanciare la nostra "vision" di sviluppo per il territorio.

Il comunicato del Comitato N.C. di Saline:

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I finanziamenti sporchi della Banca mondiale

Da Terra
"La Banca mondiale che finanzia il carbone

Nei giorni scorsi centinaia di attivisti a Washington hanno manifestato davanti alla sede centrale della Banca Mondiale per chiedere che questa smetta di finanziarie progetti per l’estrazione di petrolio, carbone e gas. Armati di cartelli e striscioni, hanno occupato H street cantando «free us from fossil fuel» (liberateci dai combustibili fossili, ndr) mente sulla rete net-attivisti inondavano con migliaia di messaggi le pagine Facebook e Twitter della World Bank stessa. Proteste simili si sono tenute Roma, Londra, Parigi, Berlino e Madrid.

Secondo dati ufficiali, nel 2010 circa 6,6 miliardi di dollari, il 116% in più rispetto all’anno precedente, sono andati in progetti per generare energia da fonti combustibili fossili. Per Greenpeace Usa, «la Banca Mondiale deve fermare ogni finanziamento al carbone e concentrarsi sulle rinnovabili». A far lievitare i finanziamenti è stato il progetto della mega centrale a carbone di Medupi, in Sudafrica, la terza più grande al mondo in «uno dei Paesi con il più alto potenziale per gli investimenti nelle energie rinnovabili» si legge in un comunicato dell’associazione Campagna per la riforma della Banca Mondiale. Un paradosso per Karen Orenstein, di Friends of the Earth che sostiene: «nonostante i rischi del cambiamento climatico, la Bm afferma che non può fornire energia ai paesi più poveri senza produrre tonnellate di Co2 e inquinamento. Questa è una falsa dicotomia».

Inoltre, secondo Oil Change International «nessuno dei progetti della Banca Mondiale legato a petrolio, gas, o carbone del 2009-2010 è stato finanziato nello specifico per provvedere accesso a fonti energetiche alle popolazioni più povere». L’ufficio stampa della Banca mondiale, contattato da Terra, non ha voluto rilasciare commenti. Le denunce dei manifestanti indeboliscono ulteriormente il ruolo della banca nella sfida contro il cambiamento climatico. Negli ultimi anni, infatti, la Banca ha giocato un ruolo sempre maggiore all’interno della cosiddetta climate finance, i meccanismi economico-finanziari per contrastare i cambiamenti climatici, gestendo miliardi di dollari generati dai mercati delle emissioni per finanziare progetti di sviluppo puliti, meccanismi che in passato sono stati criticati, anche dalla stessa istituzione per lo sviluppo che ha cercato di migliorare il suo operato attraverso la Carbon Finance Unit. Un strategia che per alcune organizzazioni internazionali, costituisce uno strumento inefficacie a cui sarebbero preferibili soluzioni alternative, come una carbon tax. Le contraddizioni della World Bank sono note.

Nel 2003 pubblicò la Extractive Industries Review dove si delineava uno stop definitivo del sostegno al carbone e un graduale abbandono del petrolio entro il 2008. Ma la vocazione green della Banca è scomparsa presto. Nella nuova strategia decennale della Banca per il periodo 2011-2021, in uscita ad aprile, nonostante l’appoggio alla finanza climatica, pare non esserci traccia di limitazione al finanziamento di progetti legati ai combustibili fossili.

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5 marzo 2011

Mega-discarica ad Allumiere: le rassicurazioni della Polverini non rassicurano affatto

Il commento del consigliere Manuedda alle "rassicurazioni" della presidente Polverini sul caso megadiscarica ad Allumiere. Da BigNotizie.it

"Nuovo intervento sulla mega-discarica ad Allumiere. A parlare è il capogruppo dei Verdi al consiglio comunale Alessandro Manuedda. "Con rammarico e senza stupore - esordisce -, devo constatare come sulla vicenda della discarica (con annesso inceneritore) di Allumiere sia già iniziata la solita campagna di anestesia totale. D'altra parte, sono certo che, al di là di smentite appariscenti quanto prive di ogni credibilità, le cittadine e i cittadini del comprensorio abbiano capito che la decisione di trasformare l'area militare di Allumiere in un tragico esempio di speculazione economica e disastro ambientale è sostanzialmente già presa".
Manuedda prosegue sostenendo che "se si arriverà volutamente all'emergenza rifiuti, la discarica è praticamente avviata grazie all'accordo Alemanno-La Russa. Se, invece, si riuscirà a rimanere nel regime ordinario, l'unica difesa sarà la tanto odiata ZPS (Zona a Protezione Speciale) e quindi dovranno aspettare un paio d'anni per ottenerne la modifica, ma intanto, si sa, infamie economiche di questo livello sono pensate a medio-lungo termine. Il Piano Rifiuti che sarà approvato nei prossimi mesi dal Consiglio Regionale crea, infatti, tutte le altre condizioni per autorizzare la "Cittadella della Vergogna" ad Allumiere. In primo luogo, grazie alla modifica degli Ambiti Territoriali Ottimali, consente alla città di Roma di portare i propri rifiuti su tutto il territorio regionale e, in particolare, su quello della Provincia di Roma.
In secondo luogo, come si può verificare a pag. 278 del piano, la presenza di aree militari, previo assenso (ma guarda un po'!) del Ministero della Difesa, la viabilità d'accesso esistente o facilmente realizzabile, la disponibilità di collegamenti stradali e ferroviari esterni ai centri abitati, la possibilità di trasporto intermodale dei rifiuti raccolti nelle zone più lontane dal sistema di gestione dei rifiuti, sono i principali elementi preferenziali per la scelta di un sito idoneo alla realizzazione di impianti e sembrano scattare una fotografia dell'area nel Comune di Allumiere.
A fronte di tale quadro, appare evidente la nullità e l'ipocrisia delle smentite della Presidente Polverini e degli altri membri della Giunta Regionale.
In particolare, dire che Roma deve smaltire sul suo territorio i propri rifiuti e proporre contemporaneamente un piano regionale che le consentirà di portarli praticamente ovunque nei confini del Lazio e, soprattutto, della sua Provincia è un'affermazione che si commenta da sola. Rinnovo l'appello a tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione che si sono dichiarate contrarie alla
discarica di Allumiere a pretendere dai propri consiglieri regionali di riferimento la modifica del Piano Rifiuti, per fare in modo che la città di Roma torni ad essere un Ambito Territoriale a sé e, quindi, individui sul suo territorio le soluzioni per la gestione dei rifiuti che produce. Sinceramente non mi sembra una richiesta difficile da formulare e da esaudire, specie se siamo tutti d'accordo che la città di Roma deve essere autosufficiente nella gestione dei propri rifiuti.
Chi non vorrà farlo, avrà eretto barricate di chiacchiere e si assumerà la sua parte di responsabilità per avere favorito la nascita della Malagrotta-Bis ad Allumiere".
LEGGI (PAGINA 278) LA PARTE DEL PIANO RIFIUTI CITATA DA MANUEDDA

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L'Italia fuori da Kyoto

(AGI) - Roma, 4 mar. - Inserita nel contesto di un'Europa che secondo i dati 2009 conseguira' nel suo insieme gli obiettivi di Kyoto e quelli di riduzione del 20% delle emissioni entro il 2020, l'Italia corre il rischio di essere l'unico paese europeo che non raggiungera' gli stessi obiettivi. L'allarme viene lanciato da "Ambiente Italia 2011", il rapporto annuale di Legambiente sul consumo di suolo in Italia elaborato dall'istituto di ricerche Ambiente Italia, presentato questa mattina dal presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, insieme al presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti. Eppure, si legge nel documento, per il nostro Paese (che nel 1990 non aveva nucleare e aveva pochissimo carbone da ridurre, basse emissioni pro capite e una delle migliori intensita' energetiche della Ue) la meta e' a portata di mano, cosi' come sarebbe possibile raggiungere gli obiettivi del 2020 per le rinnovabili e la riduzione della CO2. Un esempio di come l'Italia possa attivare un'industria nazionale dell'efficienza energetica, ha spiegato Duccio Bianchi, curatore del rapporto, e' la misura delle detrazioni fiscali del 55% sulla ristrutturazione energetica nell'edilizia. Nel periodo 2007-2009 sono stati attivati complessivamente 590mila interventi, con un investimento (tutto privato) di 7,9 miliardi di euro. "L'Italia deve smettere di remare contro lo sviluppo delle rinnovabili - ha osservato Bianchi - perche', quando la politica lo ha permesso, il territorio ha dimostrato di avere le capacita' per una svolta energetica pulita. Lo stop al consumo di suolo e la risposta ai problemi della casa e delle citta' va di pari passo con una riqualificazione energetica complessiva del patrimonio edilizio". Segno piu' si registra invece per il settore energetico, dove continua la riduzione dei consumi delle materie prime, che passano da 191 milioni di Tep a circa 180 milioni (-5,8%). A decrescere infatti e' la produzione energetica da fonti non rinnovabili: la produzione di petrolio e' calata infatti di circa 5 milioni di Tep (-5,3% del totale), quella di gas naturale del 5,6%. In controtendenza, invece, la produzione da fonti rinnovabili che tra il 2008 e il 2009 e' salita di 2,3 milioni di Tep (13,5%) confermando il trend dell'ultimo decennio (+49%). (AGI) .

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Carbone, mortalità infantile, aspettativa di vita

Un contributo del dott. M. Portaluri, da Brindisium.net

"Alcuni ricercatori di varia nazionalità (USA, Svizzera, Nuova Zelanda) hanno recentemente (febbraio 2011) pubblicato un interessante lavoro scientifico in cui mettono in relazione i consumi elettrici, i consumi di carbone come combustibile e alcuni risultati di salute.
L'analisi è stata condotta su serie di dati relativi a 41 paesi nel mondo e sulle condizioni di salute in un periodo che va dal 1965 al 2005.
L'elettricità serve per ottenere acqua potabile e per riscaldare gli ambienti di vita senza inquinarne l'aria. Ma i costi sanitari esterni agli impianti di produzione di energia con combustibile fossile come il carbone rappresentano circa il 70% dei costi esterni totali e sono stati stimati negli USA, dalla Accademia Nazionale delle Scienze, in 120 miliardi di dollari solo per il 2005.

L'analisi ha evidenziato che l'aumentato consumo di elettricità è associato ad una riduzione della mortalità infantile per quei paesi in cui nel 1965 la stessa era superiore a 100 casi per 1000 nati vivi, e ad un aumento dell'aspettativa di vita se inferiore ai 57 anni nel 1965 (e non è il nostro caso per entrambi i parametri!).
Gli autori sostengono che i loro dati dimostrano che un crescente consumo di carbone è associato con un aumento della mortalità infantile e ad una riduzione dell'aspettativa di vita al netto dei vantaggi anzidetti.
Per questo concludono che l'aumento di consumo di elettricità in paesi con una mortalità infantile inferiore a 100 per 1000 nati vivi “non comporta a un maggior beneficio in termini di salute mentre il consumo di carbone produce significativi impatti negativi sulla salute”.

Continuano, quindi, ad essere prodotti lavori che confermano l'impatto negativo del consumo di carbone sulla salute delle popolazioni laddove viene impiegato.
Ogni nuovo lavoro consolida quanto è già ben noto e cioè che le centrali carbone, per quanto vantaggiose per il basso costo del combustibile, hanno un costo “esterno” all'impianto che viene addebitato alla collettività.
Altrove queste verità non si nascondono e gli stessi governi commissionano analisi approfondite per stabilire i vantaggi e gli svantaggi di manutenere, riconvertire o dismettere certi impianti.

Ma cosa succede da noi? Si confonde l'indubbio valore sociale del lavoro prodotto dall'industria energetica con la sua innocuità sanitaria ed ambientale.
Se su Torchiarolo incide il 10% di inquinanti provenienti da Cerano ed il 15% di quelli provenienti dal Petrolchimico, perché un rimedio per contenere gli sforamenti delle letture delle centraline di quel Comune si devono pagare al 100% con denaro pubblico? Valutiamo, pur con i limiti della scienza, l’impatto sulla qualità dell’aria delle singole componenti.
Ognuno paghi per quello che inquina, soprattutto se lo fa per profitto e non per riscaldarsi.

Il rigore scientifico paga sempre, la propaganda può nascondere la polvere sotto il tappeto, ma prima o poi, in termini di inquinamento o di danni alla salute, la verità emergerà. Bisognerebbe replicare gli studi che vengono effettuati in tutto il mondo vicino alle centrali a carbone anche a Brindisi.
Perché questo non si fa?
Il Servizio Sanitario Regionale, per quanto impegnato – come risulta dagli atti giudiziari pubblicati in questi giorni – in tutt'altre faccende, dovrebbe valutare più attentamente lo stato di salute della popolazione in rapporto ai più svariati fattori di rischio.
Altrimenti non ha molto senso sbracciarsi per il diritto alla salute quando la salute è già stata irrimediabilmente persa.

Maurizio Portaluri

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4 marzo 2011

Da quanti anni avvertivamo la popolazione?

Megadiscarica di Allumiere: Alemanno e La Russa decidono la morte della Farnesiana e del territorio che nessuno difende.

L’avevamo detto!
I nostri medici l’avevamo spiegato negli innumerevoli incontri pubblici: la centrale a carbone non era che l’inizio della fine.

Ora è evidente a tutti che il territorio dell’Alto Lazio è stato individuato per localizzarci i siti più inquinanti d’Italia con il beneplacito di Sindaci e Presidenti.

La notizia, come in un incubo, esce dai giornali come decisione già presa senza consultare alcuno ed anzi in contrapposizione a quanti hanno posto in evidenza l’assurdità di una tale scelta: Alemanno e La Russa hanno firmato un protocollo di intesa che prevede la chiusura di Malagrotta e l’apertura di Allumiere, come discarica di Roma, voilà come fosse un’opera che il territorio aspettava da tempo.

La Regione Lazio, appena smaltita la sbornia elettorale, ha evidentemente dimenticato in fretta le promesse fatte al territorio, e con un tocco di maestria ha dato il suo assenso facendo finta di negarlo, e cosi mentre la Polverini smentiva la notizia che già aveva iniziato a circolare mesi fa nel contempo la stessa approvava il nuovo piano rifiuti del Lazio istituendo un Ambito Territoriale Ottimale (A.T.O.) grande come la Regione Lazio e 5 sub A.T.O. corrispondenti alle provincie, compresa Roma, bypassando completamente la Provincia di Roma.

E’ questo il vero atto propedeutico alla decisione di localizzare ad Allumiere la megadiscarica; è questo il primo atto che va contrastato e che ci aspettiamo che quanti, amministratori e esponenti politici, hanno espresso la loro contrarietà a tale scelta, chiedano di modificare ai loro rappresentanti alla Regione Lazio.

La megadiscarica è il più grave scempio ambientale che potevano programmare nel nostro territorio; un invasione in una porzione di territorio, la Farnesiana che, inserito nella cornice dei monti della Tolfa, racchiude un paesaggio naturale di rara bellezza ed il cui prezioso valore ambientale, riconosciuto anche dalla Uninione Europea che la ha nominata Zona di Protezione Speciale (ZPS), verrà violato dalla prepotenza del Ministero della Difesa e del Campidoglio per collocarci la megadiscarica.

Dopo le altisonanti dichiarazioni di Sindaci, Amministratori e politici vari, ci aspettiamo ora che si passi dalle parole ai fatti e che le dichiarazioni si trasformino in iniziative di mobilitazione, VERA, a difesa del territorio.

Ogni silenzio sarebbe colpevole, prova provata che tutti sapevano ma che nessuno ha fatto nulla per ostacolare un progetto che definire devastante è un eufemismo e che, nonostante arroganza e prepotenza, non sarà tanto facile da realizzare.

Lo promettiamo a voi, lo promettiamo ai nostri figli.

Movimento Nocoke Alto Lazio

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Allumiere discarica di Roma, intervista al sindaco

Da Repubblica.it intervista a sindaco di Allumiere A. Battilocchio

"Si sale tra boschi di carpini e castagni per arrivare ad Allumiere, mentre il panorama si allarga sulla vallata. Curve dopo curve lasciandosi alle spalle il mare di Civitavecchia, di Santa Severa e il borgo di Tolfa. Prima di entrare in paese, 522 metri di altitudine e poco più di 4.000 abitanti, un cartello dice "faggeta". La faggeta per Allumiere è come il Colosseo per Roma: il suo vanto, la sua carta d'identità, il suo biglietto di presentazione. Perché quei faggi, unico caso in Europa, crescono sottoquota, grazie ad un microclima particolare che aggira le regole della natura e stupisce i botanici, dal momento che i faggi si vedono solo in montagna, mai al di sotto dei mille metri. Per questo l'Unione Europea ha definito la zona un "sic", sito di interesse comunitario, mentre tutto il territorio è una "zps", zona a protezione speciale.

"Fare qua una discarica è contro natura", dice Franco Verbo, il pasticcere dello storico laboratorio che da 50 anni sforna le sue superbe "aragoste" con la crema. "Noi non siamo l'immondezzaio della capitale", scandisce con orgoglio.

Il servizio di Repubblica sul protocollo d'intesa fra La Russa e Alemanno per realizzare la cittadella dei rifiuti di Roma nell'area militare di Allumiere ha scatenato un putiferio nel silenzioso borgo medioevale. La notizia si è sparsa in un battibaleno e adesso sono tutti furiosi, dal sindaco al fruttivendolo. "Ora ci aspettiamo che Alemanno ci porti pure i nomadi, visto che Allumiere è diventata il ricettacolo di Roma - protesta Francesco Galimbene, che compra patate e cipolle dal furgoncino fermo in piazza - Tutto questo è inaccettabile. Non si può gestire da Roma la programmazione del nostro territorio".

Il primo cittadino Augusto Battilocchio, Pd, ha scritto la prima di una lunga serie di lettere alle 7 della mattina, chiedendo un incontro urgente al sindaco Alemanno e alla presidente della Regione Polverini, per ribadire la ferma opposizione di tutte le forze politiche e produttive alla discarica e al termovalorizzatore che il Campidoglio e l'Ama vogliono costruire nel comune di Allumiere.

"È da un anno che mandiamo lettere - racconta Battilocchio dalla sua scrivania - Dopo una lettera inviata a giugno siamo stati convocati dalla Polverini il 10 settembre. "Vi coinvolgeremo nella discussione del piano rifiuti", ci aveva assicurato all'epoca. Invece il piano è stato adottato e nessuno ci ha chiamato. Ma questo protocollo noi non lo faremo passare. Stiamo preparando per mercoledì 9 marzo, in occasione del consiglio regionale, una grande manifestazione davanti alla Pisana di 15 comuni di ogni appartenenza politica. Contiamo sull'appoggio del presidente della Provincia Nicola Zingaretti".

"Il peccato originale è la centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia", dice Umberto Di Pietrantonio, consigliere di minoranza, della lista civica "Allumiere nel cuore", anche lui convocato d'urgenza dal sindaco insieme all'assessore all'Ambiente Enrica Artebani e a quello alle Attività produttive Giuseppe Stefanini. "Quella maledetta centrale ha aperto la strada allo sfascio del territorio. Adesso lavora il carbone, ma è strutturata anche per bruciare il combustibile da rifiuti. Tutto torna".

Eccola lì la ciminiera della centrale a carbone. Dalla terrazza naturale che si apre sulla vallata si vedono a sinistra le torri di Civitavecchia, a destra quelle dell'altra centrale a carbone di Montalto Di Castro. "Nel nostro territorio c'è la concentrazione di produzione energetica più forte d'Europa - dice il sindaco - Allumiere ha patito, patisce e patirà".

Sulla questione della centrale di Torrevaldaliga Nord si sono rotte antiche alleanze in paese. Alcuni consiglieri sono usciti dalla maggioranza per confluire nella lista civica e in Sinistra ecologia e libertà. "A parole tutti i sindaci della zona erano contrari alla centrale, alla fine l'hanno accettata - racconta il consigliere Malrico Brogi, adesso tesserato Sel - Il rischio è che succeda la stessa cosa con la discarica". "È una coincidenza per lo meno singolare che subito dopo la disponibilità data dal comune di Allumiere a costruire un impianto per il compostaggio venga fuori anche la cittadella dei rifiuti da realizzare proprio lì accanto", dice Emiliano Stefanini.
Nella cornice bucolica del panorama campestre è difficile individuare l'area del poligono militare dove Alemanno vuole allestire la discarica e il gassificatore per Roma. E ancora più difficile è immaginarla questa cittadella dei rifiuti in mezzo alle pennellate gialle e verdi dei campi e al fogliame scuro dei boschi. L'occhio indugia più volentieri a scrutare l'orizzonte, con la cima del Monte Amiata innevata, l'isola del Giglio, Montecristo e l'Argentario. "A fine 2010 siamo partiti con la raccolta differenziata porta a porta, che sta dando ottimi risultati - dice ancora il sindaco Battilocchio - Stiamo facendo di tutto per costruire un comune ecologico e adesso dovremmo accettare i rifiuti di Roma?".

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3 marzo 2011

Allumiere nuova Malagrotta: intervento dei Medici ISDE

Comunicato dai Medici ISDE

"Ben lontani da alcun tipo di interesse per la salute dei cittadini, continuano imperterrite le brutte notizie per i residenti nel comprensorio di Civitavecchia per quanto riguarda l’ambiente.

L’annuncio di una discarica nella zona di Allumiere non è che una nuova offesa a questa popolazione già martoriata dall’aumento dell’incidenza del cancro.

Tra gli uomini, nell’ultimo rapporto regionale del 2010, sono state osservate una maggiore frequenza di persone ospedalizzate per malattie polmonari croniche, un eccesso di mortalità per tutti i tumori (in particolare per il tumore polmonare, della pleura e del tessuto linfo-ematopoietico. Tra le donne è stato osservato un eccesso di persone ricoverate per tumore alla mammella.

In questa situazione epidemiologica non trova alcuna spiegazione l’ulteriore minaccia di un danno sanitario per la presenza di una discarica.

Uno studio effettuato applicando una metodologia riconosciuta dalla Commissione Europea ha infatti dimostrato come la messa in discarica di una tonnellata di rifiuti urbani possa provocare un danno alla salute ed all’ambiente per 12,8 euro; 800.000 tonnellate potrebbero causare un danno per 10.240.000 euro. Dopo 20 anni di attività il danno alla salute e all’ambiente potrebbe essere stato di oltre 200.000.000 (duecentomilioni) di euro (Environmental impacts and costs of solid waste: a comparison of landfill and incineration Ari Rabl, Joseph V. Spadaro, Assaad Zoughaib. Waste Management & Research 2008: 26: 147–162).

La possibilità che arsenico nei rifiuti possa infiltrare le falde acquifere di un territorio dove sono state continuamente richieste deroghe per l’arsenico stesso nell’acqua potabile, costituisce già da sola un divieto assoluto a questa ingiusta decisione di costruire la discarica.

I responsabili dovranno rispondere del danno economico per l’enorme deprezzamento dei beni in tutta l’area interessata.

La Commissione Europea sarà prontamente messa a conoscenza e dovrà intervenire a tutela della nostra salute.

Chiediamo ai politici che governano la regione e la città come sia possibile ignorare l’elevato numero di posti di lavoro e il grande beneficio che sarebbe tratto con la raccolta differenziata spinta.

Chiediamo ai politici di andare incontro a quello che la gente veramente desidera: vivere in un ambiente migliore !

Coordinamento dei Medici per L’Ambiente e la Salute

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