Stabilito un interessantissimo precedente nel diritto internazionale: per la prima volta un paese la cui sopravvivenza è direttamente minacciata dal cambiamento climatico ha intrapreso un’azione legale contro l’inquinamento di una nazione dall’altra parte del mondo
Da Rinnovabili.it
"Gli Stati Federati di Micronesia (FSM), una nazione insulare sparsa per il Pacifico settentrionale, si sono già trovati costretti ad affrontare le maree del cambiamento climatico, che hanno divorato le coste e lasciato la sicurezza alimentare e l’approvvigionamento idrico nel caos. Quindi quando hanno sentito che la Repubblica ceca aveva intenzione di estendere la licenza alla sua più grande centrale elettrica a carbone, l’impianto di Prunéřov, i leader della federazione hanno deciso che non sarebbero rimasti a guardare, pronti a portare la nazione europea in sede legale con l’accusa di mettere in serio pericolo la sopravvivenza dell’arcipelago. Per la prima volta nella storia dell’umanità una delle prime vittime del Climate Change si fa avanti e punta il dito contro l’inquinatore, nonostante a dividerli ci siano oltre 11mila km. La storia in realtà comincia nel gennaio del 2010 quando la Micronesia era intervenuta nell’ampliamento dello stabilimento ceco chiedendo una Valutazione d’Impatto Ambientale Transfrontaliero in considerazione dell’incidenza del progetto sull’ambiente; la centrale di Prunéřov con i suoi 1.490 MW di potenza produce emissioni 40 volte superiori a tutte quelle emesse dall’intero arcipelago. La richiesta era una prima assoluta dal momento che la Valutazione d’Impatto Ambientale Transfrontaliero è stato uno strumento giuridico precedentemente utilizzato solo dagli Stati confinanti.
Il governo di Praga ha finito per concedere la propria approvazione alla centrale prolungando la vita dello stabilimento fino all’anno 2035 (la centrale si sarebbe dovuta chiudere nel 2020), ma ha concesso alla Federazione lo status di “paese colpito” e il Ministero dell’Ambiente ha richiesto a CEZ, la società di servizi statali, di compensare 5 milioni di tonnellate di CO2 nel tentativo di mitigare l’impatto ambientale del progetto. La Micronesia ha presentato in questi giorni il documento base dell’azione legale internazionale, avanzata in collaborazione con Greenpeace e con l’Associazione Environmental Law Service, nella speranza di incoraggiare altre nazioni a prendere un atteggiamento più proattivo. L’occasione, non a caso è stata quella della “Conferenza delle nazioni insulari minacciate dai cambiamenti climatici” tenutasi a New York e apre ufficialmente un nuovo fronte nel diritto internazionale e nei rapporti diplomatici tra le nazioni stabilendo a tutti gli effetti un precedente. “Questo passo avanti – ha fatto sapere il ministro della Giustizia della Micronesia, Maketo Robert – mostra che i paesi minacciati come il nostro hanno ormai il sostegno del diritto internazionale, per pesare in modo più efficace sulle scelte energetiche”.
28 maggio 2011
La Micronesia, minacciata dal riscaldamento globale, porta in tribunale il carbone europeo
Cina, ora cancro prima causa di morte. Il carbone tra i principali responsabili
Tradotto in italiano da Comedonchisciotte.org / Di J. Larsen http://www.earth-policy.org
Il cancro è ora la principale causa di morte in Cina. I dati del Ministero della Salute cinese riporta che le morti per tumori sono quasi un quarto del totale dei decessi in tutto il paese. Mentre nei paesi in via di industrializzazione sono comuni le piaghe della povertà - malattie infettive e alta mortalità infantile – in questo caso siamo di fronte a patologie associate ai paesi più ricchi, come le malattie del cuore, gli infarti e il cancro.
Anche se ci si aspetterebbe che tutto ciò avvenga nella città più ricche della Cina, dove le biciclette sono state rottamate per le auto e il consumo di carne è in aumento, invece vale anche per le aree rurali. Infatti, gli studi dalle zone di campagna rivelano un’epidemia di “paesi dei tumori” collegati all’inquinamento di alcuni dei settori industriali che danno la spinta all’esplosiva economia cinese. Ma, nel porre la crescita economica al di sopra di qualsiasi altra cosa, la Cina sta sacrificando la salute della sua gente, mettendo a rischio la sua prosperità nel futuro.
Il cancro ai polmoni è la più comune patologia tumorale in Cina. Le morti per questa malattia spesso fatale sono cresciute quasi di cinque volte rispetto agli anni ’70. Nelle tentacolari città cinesi, come Shanghai e Pechino, dove il particolato nell’aria è spesso quattro volte più alto che a New York, circa il 30 per cento delle morti per cancro derivano dal tumore ai polmoni (Vedere i dati.)
L’aria inquinata non è associata solamente con varie patologie tumorali, ma anche alle malattie del cuore, all’infarto e alle malattie dell’apparato respiratorio, con oltre l’80 per cento delle morti nella aree agricole. In base ai dati del Centro Cinese per il Controllo delle Malattie e la Prevenzione, l’utilizzo del carbone è responsabile del 70 per cento delle emissioni di fuliggine che oscurano il sole in gran parte del paese, dell’85 per cento di quelle di biossido di zolfo, che provoca le piogge acide e lo smog, e il 67 per cento di quelle di monossido di azoto, un precursore del pericoloso livello dell’ozono nell’atmosfera. L’utilizzo del carbone è responsabile anche delle maggiori emissioni di cancerogeni e di mercurio, una potente neurotossina. Le ceneri del carbone, che contengono materiali radioattivi e metalli pesanti tra cui il cromo, l’arsenico, il piombo, il cadmio e il mercurio, sono la principale fonte dei rifiuti solidi industriali. Le ceneri tossiche, che non vengono più usate dagli impianti o ritrasformate, vengono stipate nei depositi, da dove possono essere portate via dalle correnti d’aria o percolare i contaminanti nelle falde acquifere.
L’inquinamento da carbone combinato alle emissioni delle fiorenti industrie cinese e le rottamazioni del numero sempre più alto di veicoli sono già sufficienti per ostacolare il respiro e mettere a repentaglio la salute. Ma ciò non impedisce alla metà degli uomini cinesi di fumare. Il fumo è molto meno comune tra le donne: meno del 3 per cento si accende una sigaretta. Ma quasi il 10 per cento del milione di cinesi che muoiono ogni anno per malattie collegate al fumo sono esposti al fumo passivo, ma non sono fumatori.
Nelle zone rurali, i cancri al fegato, ai polmoni e allo stomaco raggiungono ciascuno quasi il 20 per cento dei decessi riferiti alle patologie tumorali. Il cancro al fegato ha una possibilità tre volte maggiore di uccidere un agricoltore cinese rispetto a un cittadino del resto del mondo; per quanto riguarda il tumore allo stomaco, i cinesi che vivono in campagna hanno il doppio della probabilità di contrarlo rispetto a qualsiasi altro terrestre. Questi tumori sono provocati dalle acque inquinate dai prodotti chimici e dagli scarichi, insieme ad altri contaminanti ambientali.
Mentre le industrie, gli stabilimenti industriali e le miniere scaricano senza sosta gli inquinanti, i fiumi e i laghi stanno prendendo delle colorazioni malaticce. Anche le risorse acquifere sotterranee sono state contaminate. I dati del governo indicano che metà dei fiumi cinesi e più di tre quarti dei laghi sono troppo inquinati per poter utilizzare l’acqua per l’alimentazione, anche dopo i trattamenti. Tuttavia, rimangono la principale fonte di acqua per molte persone.
Sono stati individuati più di 450 “villaggi dei tumori” negli anni recenti, secondo i dati di un analisi condotta dal geografo Lee Liu, pubblicata nel 2010 sulla rivista Environment. Queste comunità – dove un insolito numero di persone sono state colpite dalle stesse patologie tumorali – tendono ad ammassarsi nelle aree più povere lungo corsi d’acqua inquinati o lungo i canali di scarico delle zone industriali. Anche se la gran parte dell’iniziale sviluppo industriale cinese è avvenuto lungo la costa, ultimamente le industrie vengono ubicate dove il lavoro costa meno e la sorveglianza ambientale è meno accurata, spingendo la cosiddetta “cintura del cancro” verso l’interno.
Per i villaggi un tempo largamente autosufficienti, l’avvelenamento dell’acqua e del suolo è devastante. I ragazzi e le persone in forze spesso vanno a cercarsi da vivere altrove. I troppo vecchi, i troppo poveri e i troppo ammalati restano, lottando per lavorare la terra avvelenata.
Liu ha notato che in alcuni casi estremi, come nel villaggio di Huangmengying nella provincia di Henan, “il tasso di morte è più alto di quello delle nascite e sta aumentando rapidamente” e non a causa dell’invecchiamento della popolazione. In questo villaggio, che riceve l’acqua annerita da un affluente del famigerato fiume Huai, circa l’80 per cento dei giovani del villaggio sono malati cronici. Persino a un bambino di un anno gli è stato diagnosticato un cancro. Circa la metà dei decessi tra il 1994 e il 2004 sono stati causati da tumori al fegato, al retto e allo stomaco. I dati più recenti non sono ancora disponibili perché il dirigente governativo che rese i dati pubblici fu accusato di “rivelazione del segreto di stato”, fu licenziato dal suo posto di segretario del Partito del villaggio e ora non vuole parlarne, in base al resoconto del Global Times.
A causa del lasso di tempo che intercorre la diagnosi e la morte, oltre alla mancanza di prevenzione per molte delle persone povere che vivono nelle zone più inquinate, l’intensità dell’epidemia tumorale in Cina potrebbe anche essere più alta di quanto finora immaginato. E non tutto l’inquinamento ambientale è endogeno. La contaminazione riguarda sia la geografia - le tossine nei prodotti e nei raccolti vengono veicolate dal flusso commerciale o sono letteralmente trasportate dalle correnti al di là degli oceani — che le nuove generazioni.
La gioventù cinese, il futuro del paese, è a rischio. Negli ultimi anni i tassi di anormalità infantile sono incrementati rapidamente nelle più grandi città e nelle campagne. I funzionari della pianificazione familiare cinese collegano questa “crescita allarmante” alla contaminazione ambientale. Le miniere di carbone e le aree per la sua trasformazione nella provincia di Shanxi sono il luogo dove il tasso di anormalità infantile è più alto al mondo: più dell’8,4 per cento. Del milione di neonati affetti ogni anno in Cina, un 20 o 30 per cento può essere trattata, ma il 40 per cento avrà invalidità permanenti. Il resto muore poco dopo la nascita.
Negli ultimi anni, migliaia di bambini che vivono nei pressi delle miniere di piombo, delle fonderie o degli impianti per la produzione delle batterie sono stati avvelenati. Mortale se assunto in gran quantità, il piombo nel sangue è comunque considerato dannoso in qualsiasi concentrazione. L’esposizione a questo metallo può ostacolare lo sviluppo del sistema nervoso e l’apprendimento, il blocco della crescita e un calo del QI. Ci sono storie toccanti sui bambinin che perdono la capacità di andare a scuola o che non riescono a stare in buona salute a causa dell’esposizione a alti livelli di contaminazione da piombo.
Per il paese che ha imposto un figlio per famiglia, non è strano assistere a sempre più frequenti “incidenti di massa” (il termine del governo per le proteste) provocati dalle ricadute sulla salute dell’inquinamento. In alcuni casi, l’attività di industrie irresponsabili è cessata dopo le proteste; in altre, il governo ha traslocato intere comunità per consentire agli inquinatori di continuare nelle loro operazioni. E in molte circostanze, la contaminazione prosegue con la stessa intensità.
È facile puntare il dito contro le industrie senza scrupoli e i funzionari governativi che guardano da un’altra parte, ma una qualche responsabilità per l’ambiente malsano della Cina proviene dal di fuori dei confini. I rifiuti sono spesso caricati in container oltre oceano e scaricati direttamente in Cina. Insidiosamente, i consumatori occidentali si tuffano sui componenti artificialmente economici “made in China” e hanno poi esternalizzato l’inquinamento in direzione della fabbrica planetaria.
Ancora quest’anno in concomitanza con la pubblicazione del piano quinquennale cinese, il New York Times ha citato il proclama del Primo Ministro, Wen Jiabao: “Non dobbiamo più pregiudicare l’ambiente per il bene della crescita e per i lanci scriteriati sul mercato.” E mentre la retorica dei funzionari riconosce l’importanza della preservazione dell’ambiente e della salute della sua gente, il governo cinese ha ancora molta strada da fare per aumentare la trasparenza e il rafforzamento dei controlli ambientali esistenti, per non menzionare il rafforzamento della protezione. Se così non fosse, il fardello tossico che schiaccia il paese minaccia di interrompere o di far arretrare i cospicui miglioramenti ottenuti nella tutela della salute negli ultimi 60 anni, che hanno portato l’aspettativa di vita da 45 a 74 anni e ha abbattuto la mortalità infantile da 122 morti per 1.000 nascite a meno di 20. I profitti economici possano andare perduti se la produttività declina e se si dovranno pagare conti salati per la salute. In ultima analisi, un paese malato può prosperare solo a breve termine.
Principali Cause di Morte nella Cina urbana e rurale, 2009
Morti per 100.000 abitanti.
Tumori maligni - Urbana 167.6 Rurale 159.1
Patologie cardiache - Urbana 128.8 Rurale 112.9
Patologie cerebrovascolari - Urbana 126.3 Rurale 152.1
Patologie dell’apparato respiratorio - Urbana 65.4 Rurale 98.2
Cause esterne di ferimento o avvelenamento - Urbana 34.7 Rurale 54.1
Patologie endocrine, nutrizionali e metaboliche - Urbana 20.3 Rurale 11.3
Patologie dell’apparato digerente - Urbana 16.6 Rurale 14.6
Altre patologie - Urbana 10.7 Rurale 7.7
Patologie dell’apparato urogenitale - Urbana 7.3 Rurale 7.2
Patologie del sistema nervoso - Urbana 6.9 Rurale 5.1
Malattie infettive (non includono la tubercolosi respiratoria) - Urbana 4.4 Rurale 5.0
Malattie non diagnosticate - Urbana 4.1 Rurale 2.8
Disordini mentali - Urbana 3.6 Rurale 3.1
Malformazioni congenite, deformazioni e anormalità cromosomiche - Urbana 2.3 Rurale 2.2
Tubercolosi respiratoria - Urbana 1.9 Rurale 2.3
Patologie del sistema muscolo-scheletrico e del tessuto connettivo - Urbana 1.8 Rurale 1.3
Patologie del sangue, degli organi che lo formano e immunodeficienza - Urbana 1.6 Rurale 1.0
Malattie perinatali - Urbana 1.5 Rurale 2.5
Malattie portate dai parassiti - Urbana 0.5 Rurale 0.1
Gravidanza, parto e puerperio - Urbana 0.1 Rurale 0.2
Fonte: Earth Policy Institute from National Bureau of Statistics of China
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Fonte: http://www.earth-policy.org/plan_b_updates/2011/update96
Il greenwashing non ripulisce la sporca faccia di "mammaenel"
"Ieri pomeriggio, alle 16.30 circa, dei cittadini civitavecchiesi, spontaneamente, si sono incontrati a piazza degli Eventi alla Marina per manifestare contro l’iniziativa “Incredibile Enel” partita lo scorso giovedì 26 maggio e che terminerà domenica 29. Muniti di megafono, manifesti e materiale informativo contro il carbone, si sono posizionati davanti l’entrata dello stand illustrando alle persone che si avvicinavano curiose, l’incongruenza dell’Enel sulla sua attività quotidiana a Civitavecchia e quella della manifestazione. “Parlano di energie rinnovabili, per esempio, il ‘diamante’ che cattura i raggi del sole e li trasforma in energia – denuncia un manifestante – peccato che poi a Civitavecchia ci fanno respirare il carbone”. Esibendo le foto della centrale che la notte produce un ingente quantità di nubi non certo sane, ben visibili a occhio nudo la mattina presto, i dimostranti illustravano anche i motivi principali per i quali il carbone è uno dei combustibili fossili più pericolosi al giorno d’oggi. Dopo qualche minuto, però, la Polizia si è recata sul posto, contattata dal personale del padiglione espositivo, chiedendo ai manifestanti di allontanarsi da di fronte l’entrata dello stand, cosa che però non ha scoraggiato i cittadini che hanno continuato la loro camgna informativa."
"Con il tour “Incredibile Enel” arrivano anche le prime polemiche. Si sono, infatti, posizionati proprio all’ingresso dello stand dell’Enel, nella giornata di ieri, alcuni manifestanti che con cartelloni ritraenti le varie foto scattate nel corso dell’anno sui fumi emessi dalla centrale a carbone di Tvn hanno cercato di mettere in luce anche l’aspetto meno pubblicizzato dall’azienda elettrica, quello con cui la nostra città però, purtroppo, deve fare i conti quotidianamente.
“Una vera e propria provocazione – ha dichiarato Ismaele De Crescenzo, da sempre attivista nei vari movimenti NoCoke – Possibile che le uniche centrali e macchine alimentate da energie rinnovabili che Civitavecchia deve vedere sono quelle dei modellini giocattolo per i bambini in questi eventi? Ci vogliono prendere in giro?”. Indignati si sono detti anche Davide Stella, Valeria Barletta e Andrea, indignati anche molti cittadini che considerano quasi un’offesa l’organizzazione di questo evento dato l’abuso che l’Enel fa da decenni del nostro territorio. Scarsa, infatti, la partecipazione all’evento almeno per quanto riguarda la prima giornata.
In compenso mamma Enel ha trovato qualche fan pronto a lodarla, evitando qualsiasi commento sull’inquinamento, tra i “casaccari” del Consiglio comunale. I Consiglieri del Gruppo misto Daniel Perello e Luigi Di Marco hanno infatti espresso forte apprezzamento per l’iniziativa in corso a Piazza degli eventi...
25 maggio 2011
L'Australia gigante del carbone prova a immaginare una via d'uscita
Da Greenreport
"La Climate Commission di scienziati istituita dal governo australiano ha reso noto il rapporto "The Critical Decade" che evidenzia i terribili effetti che il cambiamento climatico potrebbe avere sull'Australia, e chiede che il settore energetico, dominato dal carbone, diventi "green" e che il governo cerchi di ottenere subito il sostegno parlamentare per il "carbon price", come una delle soluzioni per ridurre l'inquinamento.
Il rapporto evidenzia che le città costiere australiane sono minacciate dall'innalzamento del livello del mare, in Sydney, mentre l'acidificazione dell'oceano, causata dall'assorbimento della CO2 prodotta dai combustibili fossili, non risparmierà la Grande Barriera Corallina.
Le regioni costiere vicine alle più grandi città australiane, come Sydney e Melbourne, sono estremamente vulnerabili all'aumento del livello del mare, ad alluvioni e maree. Secondo la Climate Commission australiana «Il livello del mare potrebbe aumentare da 0,5 a 1 metro (da 1,64 piedi e 3,3 piedi) entro il 2100», minacciando le aree più abitate dell'Australia. Anche un aumento del livello del mare di 0,5 metri, che potrebbe avvenire entro il tempo di vita medio di un essere umano, potrebbe portare al susseguirsi di eventi climatici estremi e il riscaldamento degli oceani e dell'atmosfera, lo scioglimento dei ghiacci marini, potrebbero comportare «Enormi rischi» per l'economia australiana.
"The Critical Decade", punta a cambiare i termini dell'attuale dibattito politico in Australia, dove la politica climatica del governo della laburista Julia Gillard ha polarizzato l'elettorato ed è sotto costante attacco dell'opposizione conservatrice del partito liberale. Gli scienziati al momento di consegnare il rapporto alla Gillard hanno avvertito che «Questo è il decennio critico. Le decisioni che prenderemo da ora al 2020, determineranno la gravità dei cambiamenti climatici. Per minimizzare questo rischio, dobbiamo decarbonizzare la nostra economia e per passare alle fonti di energia pulita entro il 2050. Le emissioni di carbonio devono raggiungere il picco entro i prossimi anni e quindi declinare fortemente».
Realizzare tutto questo non sarà affatto facile. I 22 milioni di australiani sono responsabili di ben l'1,5% dei gas serra prodotti dagli oltre 6 miliardi di esseri umani, il che li rende i maggiori emettitori pro-capite di CO2 dell'intero pianeta. L'Australia è anche il maggiore esportatore di carbone del mondo e utilizza il carbone per produrre circa l'80% della sua elettricità. Inoltre la sua grande industria petrolifera, gasiera e mineraria (con il nuovo Eldorado del gas liquefatto che promette miliardi di dollari), porta ad ulteriormente aumento delle emissioni di gas serra.
Per provare a diminuire e compensare le emissioni il governo ha provato a mettere un prezzo sul carbonio prodotto dall'industria e ad organizzare un mercato delle emissioni sul modello europeo entro il 2012 che potrebbe prendere il via già nel 2015.
Secondo Will Steffen, uno dei membri della Climate Commission, la politica del governo dovrebbe essere più decisa per avviare davvero investimenti per la riconversione ecologica dell'industria e della produzione di energia. Il governo Gillard prevede un prezzo del carbonio tra i 20 e i 30 dollari australiani a tonnellata, ma l'Australia avrebbe bisogno di 100 miliardi di dollari in investimenti nel prossimo decennio per sostituire la vecchie centrali a carbone.
La situazione reale la spiega bene alla Reuters Richard McIndoe, l'amministratore delegato di TRUenergy: «L'incertezza sulla politica climatica ha affamato gli investimenti nel settore energetico australiano negli ultimi 3-5 anni. Carenze di potenza del carico energetico di base sono previsti per il 2013 - 2016. La dipendenza dell'Australia dalle centrali a carbone non potrà essere cambiata entro il 2020, dato che ci vorranno da 50 a 60 anni per costruire la rete energetica. Come investitori del settore siamo in un vicolo cieco e, come risultato, il capitale non viene investito, così non abbiamo visto la costruzione di nuove centrali Al momento abbiamo una proposta di carbon tax che in realtà non cambierà molto. A 20 dollari australiani a tonnellata non vediamo alcun cambiamento davvero tra il carbone e la gas-fired generation».
Il rapporto analizza anche i dati dei rapporti Ipcc e di altre organizzazioni internazionali e sottolinea i fortissimi rischi che corre l'Australia a causa di siccità ancora più estreme, inondazioni e incendi mortali: «Gli impatti del cambiamento climatico si fanno già sentire in Australia e in tutto il mondo con meno di 1 grado di riscaldamento globale. I rischi di futuri cambiamenti climatici, per la nostra economia, la società e l'ambiente, sono gravi, e crescono rapidamente con ogni grado in più di aumento della temperatura».
Per limitare gli aumenti della temperatura a 2 gradi centigradi, «Le emissioni di carbonio devono raggiungere il picco entro il 2020 e poi scendere, altrimenti il mondo avrà di fronte un compito quasi impossibile per evitare cambiamenti climatici pericolosi».
Il rapporto non è affatto piaciuto all'opposizione conservatrice australiana che si oppone a qualsiasi tipo di carbon tax, profetizzando perdita di posti di lavoro e bollette alle stelle., Il powerbroker del Partito Liberale, Nick Minchin, ha definitogli scienziati che hanno redatto il rapporto «Allarmisti del riscaldamento globale».
Un'opinione che sembra condivisa da circa il 60% degli elettori, mentre solo il 30% è favorevole a tassare le emissioni. Ma la Gillard ha risposto seccamente: «Noi non abbiamo tempo... per le false dichiarazioni in questo dibattito. La scienza è chiara, l'inquinamento da anidride carbonica antropica sta facendo la differenza per il nostro pianeta e il nostro clima. Dobbiamo trovare il modo di andare avanti con il compito di ridurre l'inquinamento di carbonio e con un dibattito razionale su questo».
Secondo la senatrice dei Verdi Christine Milne «Il rapporto è una richiesta agli australiani ad andare oltre la "discussione facile" se il cambiamento climatico esista».
Solidarietà all'amico Flavio
Flavio Stasi, giovane scintilla di coraggio e passione civile, amico e collega di battaglie, è stato assalito da tre vigliacchi. Pubblichiamo la lettera che ha diramato per metterci a conoscenza dell'accaduto. Flavio ti siamo vicini,
No al Carbone Alto Lazio
"Erano lì, sedute comodamente a tavola in una pizzeria nei pressi dell’Università, le bestie che una settimana fa mi hanno massacrato per strada senza motivo, in tre.
I delicatoni ordinavano un’insalata, ben pettinati, curati, uno di loro di certo lampadato. Io ho il naso fratturato, me lo hanno rotto con pugni e gomitate, e da poco ho rimosso i punti all’arcata sopraccigliare. Mi trovavo lì solo per prendere una pizza da portar via. Dopo avermi visto ed aver sussurrato qualcosa sottovoce tra loro, ghignando, il lampadato si è alzato venendo fuori, nei pressi del forno a legna dove stavo aspettando la mia pizza. Lentamente mi è passato vicino, ha dato un’occhiata fuori dalla pizzeria, dove era parcheggiata la mia macchina, come a dirmi che la stava tenendo d’occhio, dopo di che è tornato al tavolo.
Li ho denunciati, sono stati identificati, e credo che non abbiano apprezzato granché la cosa. Di ritorno a casa, tra rabbia e paura, mi sono chiesto se è ancora il caso di restare qui, vivendo fianco a fianco con questi guappetti da quattro soldi ma talmente vigliacchi da poter fare qualsiasi cosa se solo hanno la certezza di poter vincere facilmente o di poter scappare al momento giusto.
Funziona così: ti massacrano e tu passi i giorni seguenti tra ospedali e caserme, a lavare il sangue dalla macchina, a tranquillizzare chi ti sta vicino mentre allo specchio tranquillizzi te stesso. Loro nel frattempo vanno dall’estetista, spacciano coca e mangiano insalate.
Non c’è una volante a proteggerti in ogni luogo. Gli angoli deserti e bui nelle città ad immagine di questa società, fatte di lustri in centro e giungle in periferia, sono tanti. Ricordo che ci abbiamo provato, tempo fa, a spiegare che non servono le telecamere e gli eserciti per garantire sicurezza, ma servono luoghi vivi e sociali, colmi di discussioni e di vigili occhi umani, non di inutili occhi elettronici nel deserto. Ricordo che parlavamo proprio del luogo in cui sono stato picchiato per una ventina di minuti, senza che passasse nessuno per aiutarmi in qualche modo. Ricordo che lo abbiamo fatto invano.
Io non ho il denaro per permettermi una scorta, figuriamoci, e neanche una porta blindata. Non ho il porto d’armi per autodifesa e dovrei comunque essere davvero incazzato per sparare a qualcuno.
E allora ti dici: quasi quasi me ne vado, per paura o per quieto vivere. Hanno vinto, perché non sei stato il primo, e non sarai l’ultimo, e sulle piccole vigliaccherie impunite, le violenze di strada, le sopraffazioni di quartiere e le conseguenti paure ed omertà, si costruiscono le grandi mafie e questa società di sudditi e sovrani.
Allora non me ne vado più. Mi armo di parola. Non conosco nomi e cognomi, ed in verità non voglio conoscerli. So che i vili sanno di esserlo, e dovranno guardarsi allo specchio per quello che sono, e saranno riconosciuti e derisi per quello che sono. Non parlo solo di quei tre, ma di tutti quelli come loro.
Si aggirano per le città come saprofagi, ma a differenza di questi non hanno nè un’utilità naturale nè una dignità sociale.
Io non mi credo né Falcone né Impastato, non state leggendo “l’Idea Socialista”, anche perché non ho a che fare con Rina e Badalamenti, ma con poveretti che la società ha trasformato in aspiranti tronisti con troppi film di Tomas Milian alle spalle. E del resto se potessi scegliere, non li metterei in galera, mi basterebbe che si guardassero allo specchio schifati.
Tanta gente in questi giorni, per strada o nei negozi, mi confessa la propria disavventura, esperienza diretta o da genitori, fratelli, amici, quasi come se solo chi ha vissuto qualcosa di simile avesse la pazienza di ascoltare. La mia gente, che avrebbe dovuto avere uno sguardo rabbioso e determinato nei confronti di chi deturpa e condanna con la propria bassezza la nostra terra, che amo più di ogni altra cosa, invece mi guarda con occhi rassegnati e compatenti. No, non me ne vado più.
In pizzeria sono passato quasi tre ore fa, due ore fa mi sentivo debole, mentre ora, pur avendo letto solo io ciò che ho scritto, mi sento forte e circondato da miei simili.
Allora a voi tre ed a tutti quelli come voi, dico: venite a massacrarmi ora, anche in dieci contro uno. Potete spaccarmi tutte le ossa, potete sfigurare il mio volto e sfasciare la mia auto, potete accoltellarmi o spararmi, ma non farete neanche un graffio a quello che ho scritto, a quello che penso, e resterete comunque delle ignobili bestie senza dignità.
A tutti gli altri, alla mia gente, imploro di non avere paura, di non restare in silenzio nei confronti delle ingiustizie e delle violenze, di avere il coraggio di vivere liberi, di essere Uomini.
Flavio Stasi
23 maggio 2011
Sentenza Porto Tolle, pressioni sui giudici rei di far rispettare la legge
Da Agenparl.it
"Con riferimento alla fiaccolata indetta per oggi alle 17:30 a Roma in Piazza Farnese dai lavoratori della Centrale Enel di Porto Tolle, Greenpeace e WWF ritengono che esercitare pressioni di piazza mentre il Consiglio di Stato scrive le motivazioni di una sentenza sia inaccettabile, e che costituisca un'azione intimidatoria da parte di soggetti disinformati che ancora credono alle bugie di ENEL sul carbone pulito.
Oltre che essere la maggiore fonte di inquinamento da mercurio, il carbone è il principale responsabile del cambiamento climatico che è tra i peggiori nemici del delta del Po. Secondo un rapporto pubblicato dal Vaticano la scorsa settimana, il cambiamento climatico causa due milioni di morti l'anno.
Le emissioni inquinanti della centrale del Po - 7 mila tonnellate di ossidi di zolfo e di azoto - si aggiungerebbero a un "panorama" tra i più inquinati d'Italia, che già oggi è responsabile di grave impatto sanitario nella popolazione di una vasta area. Questi gas sono all'origine del particolato ultrafine, la parte più pericolosa del PM10. Ben 30 delle 48 città fuorilegge per il PM10 sono localizzate nella pianura padana (tra esse: Rovigo, Venezia, Padova, Bologna e Ferrara) e sul tema l'Italia è oggetto di una procedura d'infrazione in sede comunitaria.
I rischi posti del carbone sono quindi evidenti, senza contare che il carbone è tra i fattori che ritardano il lancio, in Italia, di una seria politica di investimenti sulle rinnovabili e l'efficienza che secondo numerose stime (nazionali, internazionali e persino sindacali) porterebbe nel nostro Paese migliaia di posti di lavoro in più di questi pericolosi progetti di riconversione.
Le Associazioni e i comitati che si sono battuti contro il carbone sono certi della serenità dei giudici che hanno valutato la cosiddetta "compatibilità ambientale" della riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle avendo a disposizione la moderna letteratura scientifica internazionale e ridando una speranza a una delle aree più fragili del Paese dal punto di vista ambientale.
Ennesimo tributo di sangue per il business del carbone
Da Blitzquotidiano
SHANGHAI – Sei lavoratori sono morti e 27 feriti nello scoppio in una miniera nella provincia sudoccidentale cinese del Sichuan. Lo riferisce l'agenzia Nuova Cina. Erano 192 i minatori al lavoro nella miniera di carbone Xinsheng, di proprieta' della Sichuan Hongxin mining, nella citta' di Zigong, nella contea di Xinsheng, quando si e' registrata l'esplosione. Mentre 186 minatori sono riusciti a scappare, sei erano rimasti intrappolati. Nonostante i soccorritori abbiano lavorato tutta la notte, non e' stato possibile salvare la loro vita e i corpi sono stati recuperati poco fa. La polizia ha aperto una inchiesta sulle cause dell'incidente, che comunque viene attribuito ad una fuga di gas. Alcuni dei 27 feriti ricoverati nell'ospedale di Zigong, alcuni sono in gravi condizioni e si teme per la loro vita.
22 maggio 2011
L'Azienda Elettrica Ticinese censura documenti scomodi
AET è l'azienda elettrica che gli abitanti dei cantoni del Ticino e dei Grigioni avversano per la sua volontà di espandere il business in direzione carbone. Da Ticinolibero un resoconto saporito.
"Fate una figuraccia ad un dibattito televisivo? Nessun problema, Teleticino cancella repliche e podcasting su internet. Ma non per tutti, soltanto se siete dei fautori del carbone. La denuncia viene dalla Lega dei Ticinesi, che non usa mezzi termini: “per un’azienda che dovrebbe essere di tutti la trasparenza dimostrata e il rispetto della libertà di informazione sono degni di un governo sovietico”. La puntata cancellata (effettivamente non è possibile vedere il video) è quella di mercoledì scorso, 18 maggio, quando da Bazzi erano ospiti Sergio Savoia, Raoul Ghisletta, Giuliano Bignasca e Fabio Regazzi.
La Lega condanna quindi con fermezza “questo ennesimo tentativo di imbrogliare i ticinesi e di impedire loro di sapere la verità sui maneggi e sui trucchi usati dal CdA di AET e dai suoi mandanti politici”. Nel comunicato stampa della Lega dei Ticinesi non ci si dimentica certo che Teleticino è una partecipata di AET. Infatti l’Azienda elettrica ticinese detiene l’11% della quota azionaria di Teleticino, una partecipazione acquistata ancora nell’epoca Paolo Rossi. Con quale scopo questo non è mai stato chiaro.
La Lega dei Ticinesi rivendica chiarezza, che a suo dire non è mai stata fatta. “Così come il popolo non ha potuto sapere nulla del contratto stipulato per il carbone di Lünen, o dei traffici in Albania e in Grecia, né degli investimenti vergognosi alle Cayman” – si tuona da Via Monte Boglia – “allo stesso modo adesso AET cerca di impedire un dibattito aperto e trasparente sui rischi dell’investimento nel carbone”.
“Non temiamo certo questa ennesima ridicola manovra di un management screditato” – conclude il comunicato – “e continueremo la battaglia per la trasparenza e la chiarezza, con tutti i mezzi necessari e senza farci intimidire”.
Civitavecchia museo (a cielo aperto) dell'amianto?
Comunicato di G. Pedrini - Segretario Fiamma
"Apprendiamo, oggi, con viva soddisfazione da una parte e con disappunto dall’altra che i Militari della Tenenza della GdF di Piedimonte Matese (Ce), sotto la guida del Procuratore Capo della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (Ce), in ottemperanza al Protocollo d’intesa, sottoscritto tempo addietro presso la Prefettura di Caserta alla presenza dei Ministri dell’Interno, della Giustizia e dell’Ambiente, nell’ambito delle attività finalizzate alla prevenzione e contrasto delle violazione in materia di salvaguardia ambientale, hanno proceduto al sequestro dei capannoni di alcune aziende, per un totale di 27.000 mq, tutti ricoperti con lastre di amianto. Nel corso dell’attività ed in particolare dell’operazione “Aria pulita”, inquadrata in una più vasta e complessa attività di controllo del territorio, i militari delle Fiamme Gialle hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria, i proprietari dei capannoni per “inosservanza del divieto di abbandono”, “attività di gestione di rifiuti non autorizzata” regolamentate e sanzionate dal Testo Unico in materia ambientale, per “omessa denuncia di materiale infiammabile”, “assenza del certificato di prevenzione incendi”, “inottemperanza di un provvedimento emesso dall’Autorità”, “getto pericoloso di cose” e “violazioni in materia di sicurezza sul lavoro”! Tutti sappiamo che l’amianto, di cui la nostra “ridente” città riteniamo costituisca l’unico esempio di museo all’aperto di numerosissimi reperti archeologici di epoca post-industriale, con l’andar del tempo degrada inesorabilmente “sfarinandosi” letteralmente ed integralmente nell’ambiente circostante con grave pregiudizio tanto per lo stesso quanto per l’uomo nel quale provoca una terribile ed inesorabile patologia tumorale conosciuta come “meselioma”. La Caserma De Carolis senza un presidio medico, le casette di legno, gli articoli 90, l’appalto delle Terme della Ficoncella , lo stato deficitario del comune, l’uso “leggero” delle carte aziendali, e tanti e tanti altri episodi dipingono un deprimente quadro in cui si tratteggia la fisionomia di una dirigenza politica tuta presa da problemi sicuramente degni di nota ma che non sembrano affrontare i grandi temi del sociale, nell’ambito di un’efficace gestione della “res publica”, ma piuttosto un proprio interesse politico immediato a scapito di quello del Popolo in nome e per conto del quale dicono, bontà loro, di esprimersi. Non possiamo non plaudire all’operato del Procuratore Capo di Santa Maria Capua Vetere e delle Fiamme Gialle della Tenenza di Piedimonte Matese per l’operazione condotta a tutela della legalità e soprattutto dell’incolumità e della salute dei cittadini e vorremmo che anche a Civitavecchia, dove l’amianto da decenni la fa da padrone nonostante i ripetuti appelli lanciati dallo scrivente tramite i mezzi di comunicazione, le coscienze dei Pubblici Amministratori, una volta tanto compissero un volo degno delle aquile e non i soliti svolazzamenti da quaglia fini a sé stessi e speriamo che il vecchio adagio latino: “ repetita iuvant” ovvero “ le cose ripetute giovano” ci aiutino a svegliare “le belle addormentate” che profondamente riposano al Pincio sognando di volare alto come normalmente fanno le aquile…..quelle vere!
Gabriele Pedrini – Segretario Federale Fiamma Tricolore
Futuro della centrale di Bastardo, cittadini sul piede di guerra
Comunicato da Cittadini Uniti per il Territorio - Gualdo Cattaneo (Pg)
"Negli ultimi mesi hanno iniziato a circolare notizie alquanto preoccupanti circa il futuro della centrale a carbone di Ponte di Ferro.
Da un lato il gestore ha annunciato la chiusura del carbonile di Ancona, per cui finalmente la prospettiva di una riconversione dell’impianto verso le energie rinnovabili ed ecosostenibili è diventata reale.
Da un altro, però, politici, sindacati confederali ed autotrasportatori si oppongono a tutto ciò in quanto vedono minacciati gli interessi di alcune consorterie affaristiche che da 40 anni hanno ancorato questo territorio al passato, ad una sorta di medioevo industriale senza futuro (basta guardare lo sviluppo dei Comuni limitrofi per rendersi conto delle opportunità che questo territorio continua a perdere grazie alla persistenza dell’unico impianto a carbone in Italia situato nell’entroterra).
La tanto declamata “autosufficienza energetica” non è che una BALLA strumentale, in quanto sappiamo bene che l’energia prodotta a Gualdo Cattaneo non è mai stata consumata sul territorio, ne’ tantomeno gli abitanti del comprensorio hanno mai avuto alcun beneficio pratico (sconti in bolletta, investimenti sul territorio, etc.) derivante dalla presenza dell’impianto.
Ora qualcuno sta tornando alla carica con le “biomasse”, e tanto più si dimostra con autorevoli dati alla mano che le biomase sono soltanto un bluff, una cosa senza prospettiva, un pretesto per bruciare qualcos’altro (grazie ad una legge fatta da Bersani nel 2003, la n. 387 ), tanto più questi insistono nel tentativo di voler far inghiottire la pillola amara alla cittadinanza con il solito spauracchio del ricatto occupazionale.
L’assessore socialista all’Ambiente, Silvano Rometti dice “..non possiamo far morire il polo energetico…”.
Allora facciamo morire il territorio, continuando ad inquinarlo con le emissioni altamente cancerogene dell’unica centrale d’Italia situata in fondo ad una valle.
Facciamo morire il prodotto tipico agroalimentare del luogo: non basteranno le messe in scena presso la “centrale aperta” per far credere alla gente che agricoltura di pregio e carbone o altre schifezze possano convivere. Tantopiù che, questa volta, la “biomassa” si vorrebbe ricavare da un’erba notoriamente infestante come la volgarmente detta “canna di fosso”. Ma CHI VOGLIONO PRENDERE IN GIRO?
Questa gente se la deve piantare di ripetere le stesse BALLE con cui da 40 anni giustifica uno stato di cose che arreca danno al territorio e ai suoi abitanti.
NON PERMETTERMO L’ENNESIMO SCEMPIO DELLA NOSTRA TERRA.
SIAMO PRONTI ALLA MOBILITAZIONE.
Cittadini Uniti per il Territorio
"Il parco dei serbatoi (TVN) va realizzato"
Da ViterboOggi, comunicato da cinque consiglieri del Pdl Tarquinia
"Il parco dei serbatoi deve essere realizzato.” Lo dicono cinque consiglieri di opposizione che hanno presentato un ordine del giorno che sarà esaminato nel prossimo consiglio comunale.
I consiglieri del popolo della libertà, Marco Fiaccadori, Marcello Maneschi, Cristiano Minniti e Silvano Olmi, e il rappresentate del partito socialista Marco Pacchelli, hanno sottoscritto un documento nel quale riassumono la storia di questo parco di quaranta ettari che doveva essere realizzato dietro la centrale a carbone di Civitavecchia, nell’area occupata dai vecchi serbatoi del combustibile.
Infatti, con il decreto del ministero delle attività produttive del 24 dicembre 2003, con il quale è stata autorizzata la riconversione a carbone della centrale di Torrevaldaliga Nord, è fatto obbligo a ENEL, quale opera compensativa, di provvedere alla realizzazione di un’area boscata dell’estensione di circa 40 ettari denominata "Parco dei Serbatoi".
Nel parere di valutazione di impatto ambientale 680/2003, costituente parte integrante del citato decreto autorizzativo, viene stabilito che le prescrizioni andavano ottemperate con "modalità atte ad anticipare almeno parte della loro realizzazione prima della chiusura del cantiere della centrale”;
Ad oggi, non risulta che si sia in alcun modo proceduto alla realizzazione di detto parco.
Eppure le aree a verde rappresentano, per ogni città e il per il territorio circostante, una necessità fisiologica per la rigenerazione dell'atmosfera e del terreno e un fattore di grande importanza per la vivibilità dell’ambiente urbano. Esse sono indispensabili fattori di equilibrio ecologico che svolgono diverse funzioni tra le quali la produzione di ossigeno attraverso la fotosintesi clorofilliana; il contenimento dell’inquinamento atmosferico e il contenimento dell’inquinamento acustico.
La realizzazione del "Parco dei Serbatoi" nell’area retrostante la centrale di Civitavecchia trova la sua ragione, peraltro, proprio nella mitigazione dei gravi effetti ambientali della riconversione a carbone sul territorio.
“Non è più procrastinabile la realizzazione dell’area verde di quaranta ettari – scrivono i cinque consiglieri – che va realizzata nel più breve tempo possibile. Chiediamo – concludono – che copia della delibera di consiglio sia inviata a Enel Spa, al ministero dell’ambiente, al ministero dello sviluppo economico, alla regione lazio, alla provincia di Viterbo, alla provincia di Roma, al comune di Civitavecchia e alla procura della repubblica di Civitavecchia.”
I consiglieri comunali del popolo della libertà, Marco Fiaccadori, Marcello Maneschi, Cristiano Minniti e Silvano Olmi, e il rappresentate del partito socialista Marco Pacchelli.