Una mossa al limite dell'incredibile, ma perfettamente in linea con la politica vista dallo speculatore Gianni Moscherini, uno abituato a giocare d'azzardo con le vite della popolazione che amministra. Pubblichiamo comunicato di Simona Ricotti - Forum Ambientalista
Non intendo entrare nel merito della competenza delle scelte effettuate dal Sindaco Moscherini sulle nuove nomine relative alle partecipate comunali, anche perché difficilmente potrebbero essere peggiori ed avere effetti più gravi di quelli concretizzatisi con quelle del recente passato ( Romagnuolo docet).
Certo è, però, che la scelta di nominare l’ing Ennio Fano a responsabile di “Civitavecchia Infrastrutture” suona come uno schiaffo alla dignità di un’intera popolazione.
Ricordiamo solo che l’Ing. Fano ha ricoperto i ruoli, in successione, di Responsabile delle politiche ambientali e di Responsabile grandi progetti dell'Enel.
Proprio in tali vesti, oltre ad essere uno dei più grandi sostenitori del progetto di riconversione a carbone di Torre Valdaliga Nord, si è reso protagonista di diverse affermazioni offensive non solo per la popolazione locale, ma anche per l’intelligenza umana.
Fu infatti l’ing. Fano che in diverse circostanze classificò come un “falso” i dati sui tumori del comprensorio sostenendo che questi, peraltro, sarebbero un fenomeno tipico delle città costiere (sic!).
E fu sempre l’Ing. Fano che in un’intervista, dissertando sulla vocazione turistica di Civitavecchia esclamò: “Ma quale turismo dal 1958 a Civitavecchia si parla solo di centrali, porto e sviluppo industriale. Una vocazione non si inventa dall’oggi al domani. E Civitavecchia – sentenziò l’ingegnere - la vocazione al turismo non ce l’ha”.
Un personaggio, quindi, che non conosce, né tantomeno ama, Civitavecchia e che ha mostrato più volte sprezzo per le legittime aspirazioni ad uno sviluppo altro del territorio e per le sofferenze dei suoi cittadini, le cui vite reali e materiali costituiscono la concretezza di quelle percentuali di mortalità e morbilità che con sfacciata impudenza ha definito “false”.
L’ing. Fano ha già dato il suo contributo negativo a Civitavecchia e, considerata la sua opinione sul turismo locale, ci auguravamo di non vederlo più in città, nemmeno per le vacanze estive.
Al contrario, grazie al Sindaco Moscherini, altra figura che certo non ha dato prova di grande stima per la città e per i cittadini, ce lo ritroveremo, nientemeno, alla guida di “Civitavecchia infrastrutture” ovvero la società che detiene e gestisce l’intero patrimonio comunale.
Una nomina che si inserisce a pieno titolo nel solco del rapporto morboso tra Comune ed Enel e che, a meno di un anno dalle elezioni, ci lascia presagire una campagna elettorale all’insegna del carbone e dei rifiuti da bruciare travestiti da eventi “incredibili” e populistici.
Civitavecchia, 7 giugno 2011
8 giugno 2011
Ennesimo insulto alla popolazione: Moscherini designa un soldatino di enel a capo di "Civitavecchia infrastrutture".
Referendum: quel "servizio pubblico" che depista i cittadini
Abbiamo saputo, senza sorprenderci più di tanto, della direttiva Rai di passare sotto silenzio tutto quanto riguarda il Referendum: non parlarne è stata la parola d'ordine. Quel poco che s'è detto, è stato con parole confuse e depistanti (basti pensare allo spot, probabilmente indecifrabile per l'80% degli elettori italiani).
Ora i Tg a pochi giorni "sbagliano" persino le date in cui si vota:
"Dopo il Tg1, che domenica scorsa aveva annunciato il referendum per il "13 e 14 giugno" anche il Tg2 delle 13 ha sbagliato oggi, due volte, la data delle consultazioni.
Prima un errore della conduttrice che annuncia il voto per ''venerdì e domenica'' poi, nel servizio, ancora una volta lo slittamento della data: ''13 e 14 giugno'' invece che "12 e 13 giugno".
Fonte
Porto Tolle, le milizie di enel in campo
Escono allo scoperto le milizie che enel sa mobilitare: dall'ex ministro Zaia, ora governatore del Veneto ("La Regione fa ricorso"), a Confindustria ("Dobbiamo agire per Porto Tolle"), alle sigle sindacali nazionali ("Sit-in dei lavoratori").
Chissà come mai non si mobilitano per le rinnovabili con la stessa energia. Eppure è lì che sta il futuro, è a spese nostre che si vuole a tutti i costi il carbone.
7 giugno 2011
La Svizzera incontra la resistenza anti-carbone in Calabria
A quanto pare la Svizzera ha dovuto prendere atto che il carbone della sua Repower, in Italia non è il benvenuto. Seguono alcuni articoli tradotti dal tedesco, pubblicati sul principale quotidiano elvetico negli ultimi giorni (Grazie all'amico M.K. per la segnalazione e la traduzione)
La Calabria non vuole il carbone di Repower
“La Calabria non deve essere trasformata in una caldaia” dichiara il movimento „No al carbone“. Per questo è decisa ad impedire la costruzione di una centrale a carbone a Saline Joniche.
In Italia sta crescendo l’ostruzionismo contro Repower. Il complesso energetico Grigionese pianifica in Calabria, a Saline Joniche, la costruzione di una centrale a carbone con una potenza di 1320 megawatt e per questo intende investire circa 1 miliardo di Euro.
Contro questa pretesa si è organizzato in loco un gruppo d’opposizione composto da politici, imprenditori turistici e parte della popolazione. Repower vuole, malgrado tutto, procedere. Il WWF Italia sta esaminando una procedura legale contro questo progetto.
Fonte: suedostschweiz.ch, 06.06.2011, ore 20.00 (originale in tedesco)
Repower incappa in Italia in un’accanita opposizione
Le voci critiche inerenti la costruzione di una centrale a carbone a Saline Joniche non tendono ad affievolirsi. Politici, imprenditori turistici e popolazione locale si oppongono alle intenzioni di Repower.
“Ho una figlia di 4 anni e non ho assolutamente l’intenzione di lasciarle in eredità una terra inquinata dal carbone”. Con queste parole si difende Massimo Nucera dalla Calabria contro la centrale a carbone pianificata sulla costa di Saline Joniche (v. lettera dei lettori, pag. 2). Nucera è il responsabile per il turismo della zona colpita e la sua dichiarazione di guerra si rivolge contro la grigionese Repower.
Il carbone arriva per nave.
A Saline Joniche la Repower sta pianificando, tramite la consorella SEI, la costruzione di una centrale a carbone con una potenza globale di 1320 Megawatt. Repower quantifica i costi d’investimento in circa 1 miliardo di Euro. Assieme al carbone, che per la maggior parte verrà direttamente trasportato per nave da oltremare, dovrebbe anche essere lavorata della biomassa proveniente dalla zona. L’imprenditore turistico e padre Nucera non è l’unico che si ribella ai piani di Repower.
Politici locali e regionali si sono più volte espressi contro questo investimento miliardario. Il Consiglio Regionale – paragonabile con il gran consiglio retico – ha rigettato, nel novembre 2010, con una mozione il progetto e si rimette al piano energetico regionale che proibisce esplicitamente la costruzione di centrali a carbone. La voce del Consiglio Regionale non è comunque unanime. Secondo la legislatura nazionale il verdetto ricade, per progetti di centrali a carbone superiori ai 1000 Megawatt, allo Stato Italiano. E a Roma fin ora non sono stati messi ostacoli al progetto. In ogni caso il ministero dell’ambiente ha esaminato lo scorso autunno l’impatto ambientale del progetto e in conclusione ha dato il via libera.
Movimento popolare contro il carbone
Roma è così in rotta di collisione con la popolazione regionale. Contro il progetto si è frattanto formato il movimento “No al carbone”, che con i suoi raduni riempie intere palestre. Il rimprovero principale che l’opposizione contesta a Repower è che essa non dice la verità in merito alla reale entità dell’inquinamento e che non divulga dati inerenti la quantità di sostanze nocive aeree.
Repower rigetta i rimproveri. “Eseguiamo i procedimenti in modo corretto e informiamo sui livelli delle emissioni”, dice Werner Steinmann. L’addetto stampa di Repower inoltre non crede che tutta la popolazione sia contraria alla Centrale. “Se il progetto sarà realizzato, verrà investito molto denaro. Questo è un prezioso contributo allo sviluppo della Regione”. L’area sulla quale dovrebbe essere realizzata la centrale è a tutt’oggi una zona industriale. Decenni fa qui è stata costruita un’industria chimica con annesso un porto, senza però mai essere stata messa in funzione.
Minaccia di procedure legali
In Italia ci sono tutt’ora diverse centrali a carbone in pianificazione. La protesta contro questa forma di produzione energetica è organizzata anche a livello nazionale. Da poco il movimento italiano anti-carbone ha registrato un successo. Alla fine di maggio la corte di giustizia italiana ha proibito alla Enel di sostituire nella propria centrale di Porto Tolle il combustibile (petrolio) con il carbone. Come Anita Mazzetta del WWF Canton Grigioni spiega, il WWF Italia sta esaminando anche per Saline Joniche delle procedure legali per fermare il progetto della centrale a carbone.
Una bufala affonda Repower
“Gli svizzeri di Repower gettano la spugna e rinunciano alla costruzione della centrale a carbone di Saline Joniche”, questo titola il quotidiano italiano “Repubblica” di domenica. Gli oppositori alle centrali che leggendo questa frase si sono profusi in gridi di giubilo, sono stati avventati. Come l’addetto stampa di Repower Werner Steinmann su richiesta della Südostschweiz spiega, si tratta di una bufala. “La comunicazione non ha ne capo ne coda. Repower prosegue il progetto in Saline Joniche. Un decisione finale, se il progetto verrà realizzato, non è ancora stata presa.
Fonti originali:
http://www.suedostschweiz.ch/politik/kalabrien-will-repowers-kohle-nicht
i seguenti richiedono registrazione:
http://v2.suedostschweiz.ch/epaper/pdf/blaettern_detail_fs.cfm?page=01_sogr_01_2011-06-07
http://v2.suedostschweiz.ch/epaper/pdf/blaettern_detail_fs.cfm?page=02_sogr_20_2011-06-07
http://v2.suedostschweiz.ch/epaper/pdf/blaettern_detail_fs.cfm?page=05_sogr_02_2011-06-07
6 giugno 2011
Memento: i siti candidati a ospitare centrali nucleari (se non votiamo SI' al Referendum)
Trino Vercellese, Caorso, fra Mantova e Cremona lungo l’asta pluviale del Po, Monfalcone, Chioggia, San Benedetto del Tronto, Scarlino (Grosseto), Montalto di Castro, Borgo Sabotino (Latina), Oristano, Termoli, Mola di Bari, Scansano Ionico (Matera), Palma di Montechiaro, più (almeno) un deposito di scorie a Garigliano, fra Caserta e Latina.
Fonte: enel
"Azienda Elettrica Ticinese senza carbone", vittoria a metà
Dopo la votazione, AET rimane nel carbone fino al 2035, ma l’azienda non potrà più fare nuovi investimenti, né direttamente né indirettamente, in questo tipo di energia tanto dannosa per l’ambiente e le persone. E questa è sicuramente una vittoria importante dei Verdi e dei partiti che sostenevano l’iniziativa. Tramite l’iniziativa “Per un’AET senza carbone” i cittadini sono riusciti a far cambiare radicalmente la politica energetica dell’Azienda Elettrica Ticinese.
Sergio Savoia, Verdi Ticino:
"Sono soddisfatto perché abbiamo messo la parola fine al carbone, perché sia l’iniziativa sia il controprogetto ne chiedevano l’uscita. Certo, noi avremmo preferito uscirne prima. Quel che conta però, è che siamo riusciti a far cambiare la strategia energetica di AET."
5 giugno 2011
La Frasca: il tempismo perfetto dei distruttori. Mobilitazione domani alle 8,00
Il bosco costiero de La Frasca è scomodo, lo sappiamo: territorio conteso da cittadini e (mal)affaristi, è da qualche mese addirittura oggetto di un attacco mirato; un insetto infestante starebbe minando l'esistenza dei pini marittimi lungo la costa, così che le piante in queste ore vengono tagliate in gran quantità. Stiamo parlando di varie centinaia di esemplari già abbattuti, ma secondo le testimonianze dei cittadini che hanno effettuato un sopralluogo di persona, molti esemplari tra questi risultano perfettamente sani (leggi) a un'esame visivo.
Che tempismo perfetto per una infestazione, ma solo i "maligni" sospetteranno che sia stata provocata ad hoc. E quanta solerzia, nell'abbattere esemplari anche sani.
Di seguito il resoconto di Simona Ricotti:
Oggi intorno alle 15,00 io, Roberta Galletta ed un paio di frequentatrici delle Frasca abbiamo incontrato la Forestale che, su nostra segnalazione, aveva inviato la propria pattuglia in pineta. Tutti, forestale compresa, abbiamo concordato che quello in atto non può essere definito un intervento fitosanitario in quanto ha tutte le caratteristiche del disboscamento (alcune aree sono diventate un prato e gli alberi sono stati TUTTI tagliati). La Forestale non era al corrente dell'intervento e avendo trovato degli operai della ditta che lavoravano senza avere dietro alcuna autorizzazione e senza alcun piano di taglio, hanno bloccato i lavori, Lunedi mattina si recheranno di nuovo sul luogo per verificare se la ditta, come ha dichiarato il responsabile per telefono, ha tutte le autorizzazioni e documentazioni necessario e, qualora le avesse, se l'intervento è conforme all'autorizzazione. Ci hanno inoltre fatto presente che la legge forestale regionale in tali situazioni prevede il rimboschimento sostitutivo, cosa che, ad oggi, non sembra sia prevista. Anche L'assessore all'ambiente ha dichiarato di non saperne nulla e sembra che l'unico che sapesse qualcosa fosse l'assessore Pierfederici. A mio parere se anche ci fossero tutte le autorizzazioni per un intervento tanto radicale (cosa di cui dubito fortemente), la cosa risulta comunque inaccettabile anche perchè, peraltro, esistono altre modalità per debellare il parassita.Lunedì mattina alle 8,00 noi saremo lì e speriamo che quanti in questi anni hanno dichiarato di amare la Frasca e di volerla tutelare siano con noi.
Basta leggere l'articolo linkato di seguito per comprenderlo.
http://www.bignotizie.it/news/civitavecchia/cronaca/3151-frasca-a-rischio-un-parassita-allattacco-dei-pini-.html
Sarò anche maligna...ma quello a cui stiamo assistendo è il primo di una serie di interventi per eliminare la Frasca per realizzarci terminal cina, porticcioli e quant'altro. Sta quindi a noi decidere se vogliamo permettergli di portarci via anche l'ultimo polmone verde e l'ultimo tratto di costa di civitavecchia.
Non ci resta che speare che i colpevoli dello scempio e i loro complici siano smascherati dalle autorità preposte. I cittadini non si lasceranno derubare. I parassiti più pericolosi non sono insetti ma uomini.
In Italia e Germania il carbone fatica a restare nei parametri di legge
Da Ticinolibero
"Questo fine settimana sapremo infine cosa decideranno i ticinesi. Tutto è nato dalla decisione dell’Azienda elettrica ticinese (AET) di investire svariati milioni nella centrale a carbone in costruzione a Lünen, in Germania. I Verdi, appoggiati dal Partito socialista e dalla Lega dei ticinesi ha quindi deciso di lanciare un’iniziativa, “Per un’AET senza carbone”, che propone l’uscita dal carbone entro il 2015.
Il Gran Consiglio ha proposto invece un controprogetto, che propone un termine molto più lungo per l’uscita dall’investimento di Lünen, ossia il 2035, e l’istituzione di un fondo per le energie rinnovabili.
Sulla centrale tedesca, malgrado la costruzione della centrale sia ormai quasi ultimata, pende tuttavia una spada di Damocle, quella giudiziaria. Un ricorso dell’associazione “Bund für Umwelt und Naturschutz Deutschland” è infatti stato accolto a metà maggio dalla Corte europea, in Lussemburgo. Nulla è ancora deciso, il ricorso verteva unicamente sulla legittimità di ricorrere da parte dell’associazione, che ora potrà far valere le sue ragioni.
Al momento un’altra sentenza di tribunale della corte europea sta già impedendo da mesi la messa in funzione di un’altra centrale a carbone, quella di Datteln.
Problemi con il carbone li si riscontrano anche in Italia, dove recentemente una sentenza ha bloccato la riconversione dell’impianto di Porto Tolle, in provincia di Rovigo. È infatti stato accolto un ricorso di diverse associazioni ambientaliste e operatori turistici della zona, grazie al quale è stato annullato un decreto del Ministero dell’ambiente che dava parere positivo alla valutazione d’impatto ambientale del progetto.
Commentando la sentenza, il WWF (uno dei ricorrenti) ha voluto sottolineare che i “desolfatori” e i “denitrificatori” presenti nelle nuove centrali a carbone permettono un abbattimento soltanto parziale delle sostanze inquinanti, motivo per il quale sono da preferire le centrali a gas (il progetto prevedeva la riconversione da gas a carbone).
Sul fronte opposto l’Enel, la società che intendeva realizzare la riconversione, il governo e i sindacati, preoccupati per la sorte dei lavoratori dell’impianto. Come dire… tutta Europa è paese.
3 giugno 2011
Miniere di carbone cinesi inghiottono altre vite umane
Ogni anno sono talmente tanti i morti nelle miniere di carbone cinesi, che a qualcuno verrà ormai facile minimizzare di fronte a tragedie umane con un solo zero.
Aggiornamento: bilancio salito a 21 morti
Da Tmnews
"Diciannove minatori sono rimasti intrappolati all'interno di due miniere (di carbone, ndr), una delle quali non autorizzata, dopo inondazione nel Sudovest della Cina. Lo riferisce l'agenzia stampa Nuova Cina.
Nella città di Guiyang, capitale della provincia di Guizhou, le squadre di soccorso sono al lavoro per cercare di salvare 11 operai bloccati da domenica scorsa in una miniera. Un corpo privo di vita è stato recuperato. In un'altra miniera, illegale, tra Guizhou e la regione autonoma di Guangxi, da 24 ore non si hanno contatti con otto minatori.
Nel 2010 almeno 2.400 persone sono morte nelle miniere della Cina, con una media di sei incidenti mortali al giorno. Queste statistiche ufficiali sono probabilmente sottostimate, secondo le organizzazioni non governative, perché numerose miniere vengono aperte senza autorizzazione e gli incidenti che avvengono al loro interno non sono denunciati."
La Spezia: "Basta a Enel, basta al carbone"
da Cittadellaspezia.com
"Non possiamo non sottolineare l’assoluta incongruità delle integrazioni prodotte da Enel e delle prescrizioni richieste, laddove si vogliano rispettare gli impegni presi in passato da Enel e dal Comune nei confronti della città e laddove si pensi a tutelare la salute pubblica". Queste le parole delle associazioni ambientaliste (Legambiente La Spezia, Associazione Comitati Spezzini, Associazione Medici per l’Ambiente – Isde La Spezia, Italia Nostra La Spezia, Lipu La Spezia, Wwf La Spezia) a seguito dell'incontro con il Comune circa l'Autorizzazione Integrata Ambientale richiesta da Enelal vaglio della Commissione ministeriale. "Ricordiamo le garanzie che erano state date in campagna elettorale circa la dismissione della centrale, al massimo entro il 2015, da parte del sindaco Federici, l’occasione che il rinnovo dell’autorizzazione avrebbe dato, secondo lo stesso, per rimettere in discussione almeno la potenza e la tipologia dei combustibili utilizzati. Niente di tutto questo - continuano le associazioni - nelle richieste dell’amministrazione in sede di commissione IPPC, dimenticandosi forse che negli ultimi anni la nostra centrale risulta ancora essere tra le più inquinanti a livello nazionale, con un ulteriore incremento rispetto al passato dell’esercizio della sezione a carbone rispetto a quelle a turbogas, con regimi transitori che comportano un peggioramento ulteriore dei picchi di inquinanti emessi. Ancor peggio quando si consideri che la nostra città ha incidenze di diverse malattie legate all’inquinamento assai maggiori rispetto alle altre province liguri e alle medie nazionali e come è assolutamente dimostrato il prevalente ruolo delle centrali a carbone rispetto ad altre fonti di inquinamento nelle zone che ospitano tali impianti. Considerando che nella fase conclusiva dell’iter autorizzatorio il Sindaco, rivestendo il ruolo di massima autorità sanitaria del territorio, è tenuto ad emettere un parere sanitario e considerando che, al di là della concessione dell’AIA, il sindaco stesso può richiedere, secondo il DL 128 del giugno 2010, il riesame dell’autorizzazione stessa, le nostre associazioni concordano nel richiedere il mantenimento delle promesse fatte a suo tempo iniziando dall' abbandono dell’uso di carbone ed oli quali combustibili. Sottolineiamo che in termini di esigenze produttive questa richiesta è oltremodo solvibile visto che la produzione di energia elettrica è assolutamente eccedente le richieste sia a livello regionale che nazionale e considerando che la nostra centrale ha funzione puramente strategica nelle situazioni “di punta”.
Le nostre associazioni si impegnano quindi, in queste ultime battute dell’iter autorizzatorio, a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla chiara esigenza di dire Basta a Enel, basta al carbone