Da ivg.it
"Settimane decisive per il progetto di ampliamento di Tirreno Power. Dopo la delibera regionale sul nuovo assetto dei gruppi per la centrale vadese i tecnici della Regione Liguria sono al lavoro per capire se per lo start up dei lavori sarà davvero necessaria la firma dei sindaci alla convenzione-quadro prevista dall’iter progettuale, la cui firma è prevista per la fine del mese di ottobre. Per comitati e associazioni ambientaliste senza l’ok di Vado e Quiliano il progetto non può partire, ma i cavilli giuridici non sono del tutto sciolti e ora si dovrà arrivare ad una conclusione che l’azienda attende da tempo.
Intanto per lunedì è in programma una audizione da parte dei medici
in commissione sanità relativa all’impatto sulla salute dei cittadini per l’ampliamento del sito vadese. Tirreno Power, dal canto suo, ha fatto trapelare che l’indagine epidemiologica richiesta sarà pronta per la metà di ottobre e che si terranno due incontri pubblici, uno con i sindaci e l’altro con la cittadinanza, per illustrare i vantaggi ambientali per il territorio grazie al progetto di ampliamento, in primis sul controllo e monitoraggio delle emissioni, ma non solo.
L’accordo definito in Conferenza di Servizi presso il Ministero dello Sviluppo Economico prevede l’autorizzazione per un nuovo gruppo da 460 MW e il rifacimento integrale di uno dei due già esistenti da 330MW dopo sei anni ovvero al momento dell’entrata in esercizio del nuovo gruppo. Il secondo gruppo oggi esistente da 330 MW sarà smantellato tra 9 anni. L’autorizzazione alla sostituzione di quest’ultimo con un nuovo gruppo sempre da 330 MW sarà subordinata alla valutazione dei risultati conseguiti.
Tra gli impegni prescritti e che attendono l’azienda anche l’adozione dell’autorizzazione integrata ambientale A.I.A. per i due gruppi esistenti (VL3 e VL4), la copertura del parco carbone, la realizzazione di una nuova e moderna rete di rilevazione gestita da Arpal e, appunto, l’istituzione di un Osservatorio permanente su base regionale per il monitoraggio ambientale ed epidemiologico guidato dal Ministero della Salute e dalla Regione Liguria.
TP dovrà inoltre accordare una serie di compensazioni ai Comuni che subiscono l’impatto dell’attività industriale: riduzione dei consumi energetici nei Comuni di Vado e Quiliano e limitrofi per compensare l’aumento di CO2; realizzazioni di progetti di energia rinnovabile e fotovoltaico per gli edifici pubblici di Vado e Quiliano.
18 settembre 2011
Savona, riconversione Tirreno Power: giorni caldi
7 settembre 2011
Osservazioni all’Autostrada Tirrenica: Sì alla MESSA IN SICUREZZA della SS Aurelia
Nei prossimi giorni saranno presentate pubblicamente le Osservazioni all’Autostrada Tirrenica, dal Forum Ambientalista, più precisamente rispetto al progetto dell'Autostrada A12 Rosignano - Civitavecchia - Lotto 6A/6B -Tratto Tarquinia Civitavecchia (procedimento di approvazione del progetto definitivo con valutazione di impatto ambientale).
Segue il comunicato
Il Forum Ambientalista come associazione Nazionale riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente ai sensi dell'art. 6, comma 9 della legge 349/86, ha presentato le Osservazioni al tracciato dellìAutostrada Tirrenica nel tratto che interessa il comune di Tarquinia e Civitavecchia, riassumendo le ragioni tecniche e le preoccupazioni di un territorio, a cui stanno per togliere un bene comune, LA SS AURELIA, e il diritto di una mobilità gratuita e sicura.
Insieme alle osservazioni di Italia Nostra Nazionale, crediamo di aver svolto un importante lavoro di informazione su un dramma non solo territoriale ma di tutta la Maremma, non condiviso con le comunità interessate, ma calato dall’alto e senza che vi sia stata la partecipazione dei cittadini alla scelta di un’Autostrada al posto di una strada statale, oggi gratuita, la SS AURELIA.
Ne la Regione Lazio, ne la provincia di Viterbo, hanno ritenuto opportuno presentare pubblicamente il tracciato Autostradale nella sua versione definitiva, neanche il sindaco del comune di Tarquinia, che a tuttoggi, insieme al Presidente del consiglio, non hanno dato seguito alla richiesta di una convocazione di un consiglio comunale aperto, sul tema, ne tantomeno hanno dato notizie di Osservazioni sul tracciato, sulle tantissime criticità che tuttavia presenta.
Le osservazioni sono dettagliate e puntuali, sono state pubblicate sul Blog www.noalcarbone.it e su https://www.facebook.com/groups/243545992342282/, ed esprimono tutte le perplessità rispetto a un’opera inutile, in un territorio che chiedeva da più di 20 anni la messa in sicurezza della SS Aurelia, non la sua cancellazione, e il diritto ad una mobilità gratuita,di un bene comune, la SS1 Aurelia, voluta dagli Antichi Romani, e consegnata, ora, nelle mani della SAT.
Peraltro, un attenta analisi delle stime proposte di recente sul numero dei veicoli rende evidente che nemmeno quest’ultime appaiono sufficienti a motivare la costruzione di un’autostrada, infatti, secondo i calcoli condotti da professionisti ed esperti del settore, sulla tratta Rosignano - Civitavecchia attualmente passano in media circa 19 mila veicoli. Il numero dei veicoli, pertanto, secondo le stime di SAT (31.000 veicoli/giorno), dovrebbe praticamente raddoppiare.
La SAT dice che l’opera sarà, interamente pagata con i pedaggi, quindi niente strade complanari, niente viabilità alternativa, ma tutti obbligati all’uso dell’autostrada da sud e da nord!
La criticità incontestabile è poi quella della inesistenza della viabilità complanare e alternativa all’Autostrada, tutta a carico della comunità che sarà una mannaia, per residenti ed aziende agricole, perché nessuno ha pensato di risolvere il problema dello spostamento dei mezzi agricoli, che sull’autostrada non potranno più andare, tantomeno arrivare da una parte all’altra dell’Autostrada.
Per coloro che vivono e lavorano in campagna sarà impossibile raggiungere il paese senza fare almeno 20 KM di strada alternativa, la litoranea, quando possibile.
L’allarme che lancia il Forum Ambientalista e a tutti coloro che si sono associati alle nostra ragioni è che la viabilità alternativa sarà rappresentata da strade pericolose e senza alcuna precauzione per la sicurezza stradale, perché metterà su piccole strade di campagna, mezzi agricoli, mezzi pesanti, ciclisti e pedoni, nella peggior condizione di viabilità.
Le popolazioni chiedevano la messa in sicurezza dell SS Aurelia, perché troppo pericolosa e causa di numerosi incidenti, perché riceve in cambio una viabilità ancora piu pericolosa?
Su questo tema c’è poi il silenzio assordante del comune di Tarquinia che non ha mai dato notizia ufficiale della presentazione del Progetto definitivo del tracciato autostradale, che è totalmente diverso da quello preliminare, approvato, non all’unanimità, anche contro le associazioni Ambientaliste, in consiglio comunale con delibera n.95 del 21 Ottobre del lontano 2008, su indicazione della Regione Lazio e su cartografie che indicavano l’affiancamento dell’Autostrada all’Aurelia, la trasformazione di una strada parco, affiancata da una pista ciclabile.
Inoltre, il tracciato definitivo presentato dalla SAT al comune di Tarquinia è totalmente diverso, non è più affiancato ma sovrapposto all’Aurelia, la pista ciclabile cancellata, diverse le uscite, diverso il pedaggiamento, fatto in free flow, inesistente la viabilità alternativa.
Il comune di Tarquinia ed il consiglio comunale non ha mai approvato il nuovo tracciato, ne tantomeno si sono riconosciute le carenze progettuali sul problema della viabilità alternativa, mancata in definitiva la discussione, e la partecipazione dei cittadini.
I sindaci della Regione Toscana hanno perlomeno dato l’ampia disponibilità sui siti web del comune, con una puntuale pubblicità dei termini della presentazione delle osservazioni, con pubblicazione di manifesti, infine l’ampia disponibilità degli uffici tecnici per la documentazione e invio delle osservazioni, soprattutto per la categoria degli espropriati, che per primi avrebbero dovuto saperlo.
Il comune di Tarquinia ha lasciato che i residenti, ed in primis gli iscritti nell’elenco degli espropri, gli agricoltori, rimanessero soli davanti a questo enorme problema.
Alcune aziende Agricole, residenti, associazioni ambientaliste hanno inviato le osservazioni alla alle autorità competenti e al comune di Tarquinia, che speriamo si desti da questo immotivato ed irragionevole silenzio, anche rispetto alle innumerevoli domande a cui sarebbe doveroso dare una risposta.
Nei prossimi giorni saranno presentate le osservazioni in una assemblea pubblica, il tracciato definitivo dell’autostrada Tirrenica, spacca maremma, e tutte le ragioni del NO ALL’AUTOSTRADA E SI ALLA MESSA IN SICUREZZA DELLA SS AURELIA.
Marzia Marzoli
La salute umana aggredita dal carbone
Come segnalato anche dagli amici e colleghi di UPLS, riportiamo un rapporto proveniente dall'organizzazione statunitense Physicians for Social Responsibility (Medici per la responsablità Sociale), che divulga i risultati di una indagine volta a esplorare i danni causati dall'inquinamento da carbone sulla salute umana e l'ambiente. La pagina originale contetente tutti i documenti del rapporto 2009 (in lingua inglese)è questa (clic per aprire), mentre l'articolo di Uniti Per la Salute (Savona) è qui.
30 agosto 2011
Sul Fatto quotidiano la lotta dei savonesi contro il raddoppio della centrale a carbone
"Il Fatto quotidiano" ha dedicato al problema carbone a Vado Ligure (Savona) la sua home page nel 27 agosto scorso.
"Paura di respirare. Di infilare dentro di te un nemico invisibile. A Vado, Quiliano, Savona, in tanti vivono così.
Strana storia quella della centrale a carbone di Vado Ligure. Delle sue sorelle, come quella di Porto Tolle, si parla perché, incredibilmente, erano sorte vicino a un parco naturale. Di questa, cresciuta in mezzo a una città, quasi nessuno sa nulla: da quarant’anni brucia fino a 5000 tonnellate di carbone al giorno. E pensare che, secondo gli esperti, gli effetti arrivano a 48 chilometri: fino a Genova, fino a località turistiche come Varigotti e Loano. A luglio il governo e la Regione Liguria hanno approvato il progetto di ampliamento.
Ma a protestare contro il nuovo impianto da 460 Megawatt (che si aggiungerà inizialmente ai due esistenti da 330 Megawatt l’uno) c’è solo chi vive all’ombra delle due ciminiere. È letteralmente così: case, scuole, ricoveri per anziani dal 1970 sono a pochi passi dai camini di 200 metri. Ma adesso la gente ha deciso di dire basta, sventolando gli studi sugli effetti delle centrali a carbone. A diffonderli non sono fanatici, ma gli esperti dell’Ordine dei Medici. I dati annuali sulla mortalità maschile per tumore ai polmoni su 100.000 abitanti parlano di 54 decessi in Italia, 97 a Savona e 112 a Vado.
Statistiche, ma se vai in via Pertinace qualcuno dà nomi e volti ai numeri. A ogni finestra corrisponde una storia. Suggestione? A Vado da decenni si sono concentrate industrie inquinanti che hanno dato lavoro, ma bruciato perfino la vegetazione delle colline. L’Ordine dei Medici aggiunge: “La stragrande maggioranza delle emissioni inquinanti nel comprensorio Vado-Quiliano-Savona provengono dalla centrale elettrica (circa il 78,5 per cento per il PM 2,5 solo per i gruppi a carbone)”.
D’accordo, non esistono studi che dimostrino il rapporto tra le morti per tumore, ictus, infarti e la centrale. Ci voleva la procura, guidata da Francantonio Granero, che ha incaricato esperti come Paolo Crosignani, Paolo Franceschi e Valerio Gennaro e ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo (a carico di ignoti).
“Intanto l’ampliamento è già stato approvato”, allarga le braccia Stefano Milano che dalla sua libreria nel cuore di Savona ha raccolto firme contro il colosso della Tirreno Power. “Intorno alla centrale ruotano interessi economici e politici”, aggiunge mostrando le lettere di protesta di cittadini, associazioni e quasi tutti i partiti. Con due assenze: Pd e Pdl.
Già, Vado e la sua centrale, come Taranto con l’Ilva, strette nella tenaglia “salute contro occupazione”. Mario Molinari, giornalista d’inchiesta, respinge l’alternativa secca: “Utilizzando studi americani su una centrale simile e parametri dell’Unione Europea, i medici dell’associazione Moda hanno quantificato i danni a salute e coltivazioni di una centrale a carbone in 36,5 milioni all’anno (142 milioni i costi complessivi). Un danno molto maggiore del beneficio dato dall’impianto (dove lavorano 250 persone, ndr)”.
Così ecco il paradosso: tutti i 18 comuni interessati hanno votato contro l’ampliamento. Durante l’ultima campagna elettorale per le regionali, i candidati si sono espressi contro il carbone. E poi? Il progetto è stato approvato. Una decisione che ha sollevato le critiche della Curia sulle pagine del Letimbro, il giornale diocesano di Savona: la decisione “contraddice con forza le posizioni di alcuni partiti che sostengono la giunta Burlando i quali, in campagna elettorale, avevano ribadito il “no”.
Ma che cosa prevede l’accordo? Renzo Guccinelli, assessore alle Attività produttive della Regione, spiega: “Sarà realizzato un nuovo gruppo a carbone da 460 megawatt. Ci vorranno sei anni. Allora si abbatterà uno dei due gruppi vecchi e, dopo altri tre anni, si abbatterà il terzo. A quel punto valuteremo l’opportunità di dare parere favorevole alla costruzione di un ulteriore gruppo per il quale non è previsto alcun automatismo”.
Insomma, impianti nuovi al posto di quelli con quarant’anni di vita. Ma un aumento di potenza della centrale. Nel frattempo, l’accordo prevede una serie di prescrizioni, tra cui l’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale).
Una vittoria per l’ambiente, secondo la Regione: “Tirreno Power non era disposta a realizzare un impianto interamente a metano come chiedono i cittadini”, racconta Renata Briano, assessore all’Ambiente. Perché non sostituire semplicemente i due vecchi impianti senza ampliamenti? “L’azienda non era disposta. Al massimo avrebbe adeguato gli impianti, ma si sarebbe inquinato di più che con il nuovo progetto”.
I cittadini, però, parlano di “resa” per ambiente e salute. Come Gianfranco Gervino di Uniti per la Salute: “I gruppi non potevano restare come sono, ma per legge e senza condizioni dovevano essere adeguati alle migliori tecnologie. Invece continuano a funzionare. In pratica si è contrattato l’ampliamento con il rispetto delle norme. È incredibile”.
La Regione non è la sola favorevole all’accordo. Tirreno Power difende il progetto: “Gli studi per ottenere la Valutazione di Impatto Ambientale sono in corso, ma dovranno tenere conto dei miglioramenti che ridurranno le emissioni del 40 per cento”. Non era meglio valutare prima di ingrandire? “Diventerà una delle centrali più pulite d’Europa”. Ma i dati dell’Ordine dei Medici? “Ognuno può diffondere i dati che crede. L’accordo prevede un Osservatorio che monitorerà l’impatto della centrale”.
Anche altre figure di spicco sono per l’ampliamento. Fabio Atzori, presidente dell’Unione Industriali, ha commentato: “Per Savona è come aver vinto al Superenalotto”. Una frase che ha sollevato polemiche: “Atzori – ricorda Molinari – è amministratore delegato della Demont che lavora con Tirreno Power”. C’è chi ricorda che il vicepresidente degli industriali savonesi, è Giovanni Gosio, manager Tirreno Power.
La questione scuote equilibri immutabili del potere locale. Che dire, per esempio, di Luciano Pasquale definito da Claudio Scajola “manager di grande caratura”? Pasquale, anche lui sponsor dell’operazione Tirreno Power, è un recordman delle poltrone savonesi: già presidente dell’Unione Industriali è oggi numero uno della Camera di Commercio e presidente della Carisa, la banca cittadina. Senza contare cariche varie, soprattutto nelle società autostradali (legate al gruppo Gavio).
Tirreno Power vanta un appoggio trasversale. I comitati hanno inviato una lettera a Carlo De Benedetti, imprenditore tessera numero uno del Pd e proprietario attraverso Sorgenia del 39 per cento delle quote di Tirreno Power. “È una lotta impari – racconta Molinari – Tirreno Power ha mezzi inesauribili: compra pubblicità sui quotidiani, tappezza la città di manifesti e sponsorizza iniziative del Comune”.
A Vado Ligure, però, delle questioni di potere interessa poco. Nel torrente Quiliano, l’Arpal nel 2009 ha rilevato la presenza di metalli pesanti e di idrocarburi policiclici aromatici cento volte superiore alla legge. I medici parlano di “molto probabile derivazione dalla centrale a carbone”.
Per i responsi definitivi bisogna attendere l’indagine epidemiologica. Intanto si può andare alla farmacia Mezzadra o a quelle di Quiliano. “C’è una diffusione notevole di malattie respiratorie”, dicono i farmacisti. I clienti presentano la ricetta. Molti non hanno bisogno di parlare. Il codice 048 sulla prescrizione vuole dire una cosa sola: tumore.
Da Il Fatto Quotidiano del 11 agosto 2011
(video di Lorenzo Galeazzi)
Coahuila, Messico: quattro vittime per l'estrazione del carbone
Migliaia di lavoratori muoiono ogni anno nelle miniere di carbone di tutto il mondo.
"Quattro minatori sono morti nel crollo di una miniera di carbone nello Stato messicano di Coahuila, nel nord. Al momento dell'incidente, le cui cause non sono state chiarite, lavoravano nella miniera Esmeralda, di proprieta' di Altos Hornos, 132 operai. Lo scorso mese di maggio nello stesso Stato un'esplosione aveva ucciso 14 minatori."
Fonte: AGI news
Successo della manifestazione internazionale contro il carbone a Coira (Grigioni)
Dal sito dei cittadini di Saline Ioniche un primo resoconto della manifestazione tenutasi a Coira (Svizzera, cantone dei Grigioni) contro il progetto di centrale a carbone dell'azienda Repower
Clicca qui per la fonte dell'articolo, clicca QUI per documenti video dalla manifestazione
"La più grande manifestazione popolare dal 2004, quando a gennaio di quell’anno le popolazioni dei Grigioni manifestarono contro il World Economic Forum”. A scriverlo è la testata giornalistica svizzera Suddeutschschweiz am Sonntag in merito alla manifestazione "Nessun danno al clima dai Grigioni: centrali a carbone Repower ADDIO!" che si è tenuta a Coira (Svizzera) sabato 27 agosto, organizzata dall’associazione ZUKUNFT STATT KOHLE (futuro invece di carbone).
Grande successo dunque, oltre le più rosee aspettative, per la pacifica e colorata protesta andata in scena per le vie della cittadina svizzera, contro Repower, azionista di maggioranza del gruppo SEI (Saline Energie Ioniche).
La delegazione per il No al Carbone, che ha rappresentato le tante associazioni dell’area grecanica, i movimenti, i comitati e la stragrande maggioranza dei cittadini che da anni lottano contro il progetto carbonifero Sei-Repower, per la difesa della salute e del territorio, ha fatto rientro da Coira nella serata di ieri, entusiasta per l’ottima riuscita dell’evento.
Il viaggio in Svizzera della delegazione calabrese è stato possibile esclusivamente grazie al contributo delle associazioni, dei comitati, e all'aiuto delle migliaia di persone che, con grande generosità durante il banchetto itinerante nocarbone che ha fatto tappa in numerosi paesi dell’area grecanica, hanno voluto sostenere la nostra lotta, che è anche la loro lotta, delegandoci a portare a Coira il loro deciso e inamovibile NO ALLA CENTRALE A SALINE!
Calorosissima l’accoglienza della popolazione grigionese che ha ospitato nelle proprie case i circa quaranta partecipanti arrivati in terra elvetica nella serata di venerdi, dopo un viaggio in pullman di circa 20 ore e 1700 km di tragitto. A loro si sono uniti numerosi, nel primo pomeriggio di sabato, conterranei residenti al nord, una delegazione di Legambiente Italia, rappresentanti dei movimenti nocarbone nazionali tra i quali alcuni da Porto Tolle.
Nella mattinata di sabato, la pioggia battente non ha ostacolato la visita alla nuova centrale idroelettrica di Repower a Grüsch . Con i motti “Dal profondo meridione a combattere il carbone” o ancora “Vogliamo Greenpower, cara Repower”, la delegazione reggina ha raggiunto a piedi, con striscioni e cartelli, la sede della tanto sponsorizzata, pulita e moderna centrale elettrica Taschinas, chiedendo a gran voce che a Saline Joniche, fuori dal clamore mediatico, Repower non investa in fonti fossili altamente inquinanti e dannose per la salute.
Alle 13:00 conferenza stampa presso il Drei Könige a cui ha preso parte, tra i vari esponenti dell’associazionismo e del mondo politico, Nuccio Barillà in rappresentanza del Coordinamento delle associazioni dell’area grecanica e di Legambiente.
A seguire ritrovo dei partecipanti presso la Piazza della Stazione di Coira e inizio della manifestazione. La Bahnhonfstrasse è diventata il cuore pulsante di Coira. Oltre 500 persone hanno dato vita ad un corteo festante e colorato, ed allo stesso tempo determinato nel dire il suo NO AL CARBONE!
Ha avuto così inizio quella che è stata definita dalla stampa Svizzera una delle più grandi manifestazioni popolari mai fatte nel cantone dei Grigioni. Centinaia di persone ed un unico cuore pulsante al ritmo della tarantella calabrese suonata dagli Arghia, gruppo proveniente da Condofuri, che a sostegno della causa, ha suonato gratuitamente la musica della tradizione grecanica tra gli applausi festanti della gente.
Numerosi i messaggi rivolti a Repower e al Governo del Cantone dei Grigioni dalla Kornplatz. Sono intervenuti: Karmen Ramirez Boscan, rappresentante della popolazione indigena Wayuu, Colombia Jon Pult, Granconsigliere dei Grigioni e presidente del Partito socialista Grigioni
Anita Mazzetta, direttrice WWF Grigioni, Josias Gasser, granconsigliere dei Grigioni (Partito verde-liberale GLP) e imprenditore, Tanya Schmid, presidente Associazione Zukunft statt Kohle Nuccio Barillà, coordinamento associazioni e dirigente Legambiente Italia, Reto Gasser, attivista protezione climatica, Mimmo Romeo, Coordinamento e Pro Loco Saline Joniche , Ole Wilke, Iniziativa popolare Salute e Protezione Climatica Unterelbe/Brünsbuttel.
“Fino ad oggi – ha affermato Karmen Ramirez Boscan - la miniera El Cerrejon, la più grande miniera di carbone a cielo aperto del mondo, con una produzione stimata di 22 milioni di tonnellate di carbone, ha distrutto 69'000 ettari di terra. In nome del progresso centinaia di comunità sono state costrette ad andarsene. Centinaia di Wayuus vivono nel degrado. Viviamo in un ambiente “carbonizzato”, la nostra acqua è inquinata dal carbone e dall’acido solforico, il nostro bestiame deve nutrirsi con piante inquinate dal carbone, e noi dobbiamo nutrirci di questi animali contaminati. Nel territorio degli Wayuu respiriamo carbone, giorno per giorno, cosa che causa malattie alle vie respiratorie e alla pelle.”
"Una porcheria di politica ambientale". Così Jon Pult, ha condannato l'atteggiamento di Governo e Gran Consiglio Retico definendo i progetti di Saline e Brunsbüttel. “Ma chi è veramente responsabile per questa porcheria? Certo la Repower stessa. – ha continuato Pult – E’ per questo oggi gridiamo forte a questa impresa: fermatevi! Abbandonate i vostri progetti sul carbone e investite nel futuro del Cantone Grigioni! Investite in energia solare! Investite in efficienza energetica! Investite in collegamenti elettrici intelligenti! Smettetela di parlare del “Pure Power“ dei Grigioni mentre in Germania e in Italia state progettando simili catapulte di sudiciume!”.
Bloccare subito gli investimenti di Repower in Italia e Germania affinché la società retica “non possa in futuro vendere le sue partecipazioni nelle centrali in costruzione”, è quanto ha dichiarato Tanya Schmid presidente dell’associazione organizzatrice.
La manifestazione si è conclusa con una grandissima festa calabrese a Turnerwiese dove, tra l'ottimo cibo, la straordinaria musica etnica, con il “sinfronino” di Giuseppe Gatto e la “tastiera” di Attilio Nucera, un pezzo di Calabria è entrato nel cuore della Svizzera e in quello dei suoi abitanti.
Per una volta il viaggio dalla Calabria non è stato il viaggio della disperazione alla ricerca di un posto di lavoro, come accadeva anni fa, ma è stato un viaggio della determinazione, volto a lottare per mantenere viva e pulsante la nostra terra, le nostre tradizioni e le nostre peculiarità, la nostra cultura e per poter essere NOI gli artefici del NOSTRO futuro.
Video, Foto e un resoconto completo di tutta la manifestazione sul sito web del coordinamento www.nocarbonesaline.it e sulla pagina face book “No alla centrale a carbone di Saline Joniche”
CLICCA QUI per l'articolo di 'ntacalabria e Ticinolibero
Incendio a TVN: diossina dalla combustione dell'olio?
Lo chiede il Coordinamento dei Medici e dei Farmacisti di Civitavecchia
"Sull'incendio avvenuto venerdì scorso a Torre Nord si registra una richiesta che il Coordinamento dei Medici e dei Farmacisti di Civitavecchia ha avanzato ad Arpa Lazio e per conoscenza alla Procura della Repubblica. Il coordinamento ipotizza, sulla base delle attuali conoscenze scientifiche, che gli oli minerali contenuti nel trasformatore andato alle fiamme possano aver sprigionato diossine, "che sono – si legge nella richiesta - sostanze sicuramente e altamente cancerogene, persistenti nel tempo, non biodegradabili e facilmente concentrabili nella catena alimentare".
Il Coordinamento chiede quindi ad Arpa Lazio se sia in grado di escludere con assoluta certezza che dalle fiamme sprigionate dal trasformatore non si siano liberate diossine ed altre sostanze ugualmente nocive o cancerogene e se, in caso contrario, si possa escludere che tali sostanze siano state inalate dai soggetti che si trovavano in quel momento sottovento. I medici e farmacisti chiedono poi se non vi siano state inoltre ricadute sul terreno e sulle piante commestibili a foglia larga con conseguente penetrazione delle sostanze stesse sia nel ciclo alimentare che nelle falde acquifere. In ultimo, il coordinamento ricorda che secondo una Direttiva dell'Unione Europea, il non rendere disponibili al pubblico le informazioni ambientali richieste rappresenta la violazione di un diritto sancito dalla Commissione europea e riconosciuto dallo Stato italiano e che nel rispetto della citata direttiva i dati richiesti dovranno essere consegnati non oltre un mese dalla richiesta. "Qualora ciò non dovesse avvenire – conclude il Coordinamento - attraverso i nostri legali procederemo alla richiesta della riparazione del torto per violazione del diritto ambientale all'Ente o alla Persona fisica che ne sarà responsabile".
29 agosto 2011
Manuedda: "E' intollerabile minimizzare sulla pericolosità dell'incendio a TVN"
Intervento del Consigliere A. Manuedda (Verdi Civitavecchia)
"ll tentativo di minimizzare la pericolosità dell’incendio sprigionatosi dal trasformatore della centrale di Torrevaldaliga Nord è intollerabile. A leggere le dichiarazioni di fonte Enel e di qualche esponente politico tranquillizzato, sembrerebbe che venerdì abbiamo semplicemente assistito all’ennesimo spettacolo elargito dall’Enel a Civitavecchia. Anche meglio dei soliti concerti e film di quinta visione, stavolta abbiamo avuto fiamme scenografiche e fumo innocuo da respirare, mancava solo Benigni che leggesse Dante!
Il direttore dell’impianto, ing. Molina, e l’Enel non devono rassicurare la popolazione. Il loro compito è quello di evitare che accadano incidenti simili, perché, specie in una centrale appena costruita, l’incendio di un trasformatore non si deve verificare (se non in caso di calamità naturali, attacchi militari, terroristici o extraterrestri).
Uno studio del 2004 del CESI (Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano), quindi non un’associazione ambientalista ma una SpA ancora oggi partecipata al 40% dall’Enel, evidenziava come sia possibile ridurre il rischio di incendi sostituendo l’olio minerale nei trasformatori con refrigeranti a base di esteri, sintetici o, meglio ancora, naturali, resistenti al fuoco. Certo costava (e, probabilmente, costa) un po’ di più ma, secondo il CESI, sarebbero più elevati, in caso di incidente (come ad esempio quello di ieri), i costi relativi ai danni all’ambiente circostante, alla produzione, ai macchinari e (detto a Civitavecchia sembra surreale) i costi derivanti dal danno d’immagine per l’azienda.
Solo il caso, o, meglio, il vento, ha impedito che il personale della centrale e la città fossero direttamente investiti dalla nube nera, tossica per sua stessa natura, che, peraltro, ha trasportato il suo carico di veleni in giro per l’Alto Lazio, con effetti sull’ambiente e sulla salute forse attenuati dalla dispersione su un ampio raggio, ma senz’altro presenti.
È necessario sapere che tipo di olio e quali materiali siano bruciati per avere una reale stima di quali inquinanti e in quali quantità si siano dispersi nell’ambiente e per capire (al di là del fatto che, come al solito, le centraline non hanno rilevato superamenti dei limiti di legge) quale sia stato l’impatto dell’incendio e, magari, quale sarebbe stato se il vento avesse sospinto direttamente la nube verso il centro abitato.
Aspettiamo queste risposte dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA), ma sia chiaro che, qualunque sia l’esito delle indagini, qualcuno di noi ha respirato il prodotto di quella combustione incontrollata, qualcun altro lo assumerà attraverso il cibo e l’acqua. Forse nessuno morirà per effetto diretto di quelle esalazioni e di quelle polveri, ma si sarà aggiunto, una mattina d’agosto, un altro elemento a quel plotone d’esecuzione che a Civitavecchia e nel comprensorio è composto dalle migliaia di tonnellate all’anno di sostanze inquinanti riversate nell’aria dalle centrali, dal porto e dal traffico veicolare.
Inutile dire che, soprattutto in una situazione del genere, i dati registrati dalle varie centraline fisse di rilevamento della qualità dell’aria non rassicurano nessuno, se non ovviamente chi non vede l’ora di farsi rassicurare. Per inciso, sia la centralina Arpa (unica valida ai fini di legge) del Parco della Resistenza, sia quelle di S. Agostino e Allumiere gestite dal Consorzio dei Comuni che esiste grazie al milione di euro annualmente versato dall’Enel, hanno rilevato, nella giornata dell’incendio, il superamento della cosiddetta “soglia di informazione” per l’ozono. Non mi risulta che la popolazione sia stata informata, come, al contrario, la legge prevede.
In tema di prevenzione, sarebbe doveroso che l’Enel si disponesse quanto prima a utilizzare le migliori tecniche disponibili, come, nel caso dei trasformatori, i refrigeranti resistenti al fuoco e, soprattutto, è necessario che si faccia rapidamente piena luce, anche in relazione a quanto reso noto dal sindacato USB, sul rispetto nella centrale di TVN della normativa in materia di prevenzione degli incendi
Se poi l’Enel volesse finalmente programmare lo smantellamento di quella centrale offensiva per il territorio e per il XXI secolo e, magari, la realizzazione in zona industriale di un impianto per la produzione di pannelli fotovoltaici come ha appena fatto a Catania (meglio sarebbe se interamente alimentato da fonti rinnovabili come la Solar Fabrik di Friburgo), farebbe principalmente qualcosa nel proprio interesse, perché per quanto riguarda Civitavecchia sarebbe niente di più che un atto dovuto.
Quattrocento milioni di euro il costo dell’impianto realizzato a Catania, suddiviso tra Enel, Sharp, STM e fondi pubblici. Un quarto di quella cifra, un centinaio di milioni, i soldi iniettati dall’Enel, dal 2004 ad oggi, nelle casse del Comune di Civitavecchia e di quelli limitrofi per farci subire in tranquillità la riconversione a carbone di TVN. Cinquanta di quei milioni spesi dal sig. Moscherini per pagare la spesa corrente del Comune (stipendi, affitti, bollette, beni di consumo, ecc.).
Mi sembra evidente che se vogliamo tornare a respirare e a lavorare è altrettanto necessario smantellare, oltre alla centrale, una classe politica tranquillizzata, tranquillizzante e nociva, che da troppo tempo si nutre dell’inquinamento del pensiero e delle coscienze.
27 agosto 2011
U.S.B.: "La centrale Torre Nord è a norma?"
La risposta è facile: no.
"L'incidente avvenuto ad uno dei due trasformatori principali del secondo gruppo di Torre Nord, in cui sono andate alle fiamme oltre 50 tonnellate di olio dielettrico, riporta in primo piano il tema della sicurezza nell'impianto con particolare riguardo al rischio di incendio". Lo sostiene la USB Lavoro Privato che ricorda di aver presentato appena due mesi fa uno specifico esposto alla Magistratura.
Per l'organizzazione sindacale, nel caso di Torre Nord risulterebbe che la centrale sia stata progressivamente avviata all'esercizio ben prima che fossero completate tutte le attività incluse nel progetto riguardante la normativa antincendio, e, con riguardo ad alcune parti di impianto soggette a controllo di prevenzione incendi, addirittura prima che i Vigili del Fuoco avessero rilasciato i preventivi pareri di conformità. "In proposito – aggiunge l'USB - esiste una specifica nota di richiamo del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco inviata nel maggio 2010 all'Enel e al Comune, finalizzata ad ottenere il rispetto delle previsioni di legge in materia. L'Usb, ricordando che la normativa antincendio classifica le centrali termoelettriche come impianti a rischio elevato, chiede alle istituzioni e alle autorità di esercitare le proprie prerogative ai fini di una incisiva azione di vigilanza e tutela. Da Trcgiornale.it
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TVN: un falso incendio e il vero scopo della nube nera. Va tutto bene!
Permetteteci questa piccola parodìa.
Cittadini e cittadine di Civitavecchia,
quello che è successo ieri doveva essere una dimostrazione di quanto siano efficienti i mezzi di pronto intervento che il reparto sicurezza dell'Azienda è in grado di mettere in campo nel momento dell'incidente. Quella di ieri è stata una semplice esercitazione. Non avevamo allertato preventivamente la cittadinanza per verificarne, con il nostro staff di super pisicologi, i comportamenti che avrebbe avuto. Se si eccetua una piccola frangia di estremisti e allarmisti, con cui presto faremo i conti, la popolazione tutta si è comportata in maniera encomiabile. La maggior parte ha continuato a svolgere tranquillamente le normali attività quotidiane. Ci è stato solo segnalato che qualche cittadino, apprensivo e malfidato, nel pomeriggio invece di andare a mare a S.Agostino è andato a S.Marinella.
La centrale è stata costruita rispettando il protocollo rigidissimo che regola la costruzione delle centrali ultima generazione, cosidette a carbone pulito, che è sinonimo di efficienza allo stato puro, quindi mai e poi mai sarebbe potutto accadere un incidente del genere. Tanto eravamo sicuri del fatto nostro, che dell'esercitazione non avevamo avvisato neppure l'"Osservatorio" (quello che viene finanziato con i soldi nostri, dell'Azienda). Questo per testare il grado di affidabilità e attacamento all'azienda che avrebbero avuto i suoi componenti: un comportamento ineccepibile. Al momento le uniche dichiarazioni sono improntate al buon senso e completa fiducia nell'Azienda. Come si dice da noi, non sputano nel piatto dove mangiano. E che so scemi. Praticamente i dati ufficiali dell'Osservatorio non rilevano variazioni ambientali di rilievo, quindi è tutto nella norma.
Dell'esercitazione neanche l'Amministrazione comunale avevamo avvisato. Anche per loro valgono le stesse considerazioni fatte per l'Osservatorio. Al momento non si registrano interventi e prese di posizione particolari. Vorremmo vedere! Con quello che investiamo in finanziamenti, si mettessero pure a parlar male. A fine esercitazione è stato notato il sindaco dalle parti della centrale. Ma da come era vestito, bermuda, ciappolette camicia hawaiana con il collo alto e sbottonata davanti, asciugamano sul collo, fà pensare che fosse lì di passaggio, e andava pure di fretta. Quando ha saputo che era una esercitazione, si è un pò ombrato, per la perdita di tempo e si è incavolato con l'azienda dicendo "almeno il cartello di scherzi a parte lo potevano mette ". C'era pure il suo fido scudiero, che aveva una tavola da surf sottobraccio: ha fatto gli elogi al sistema di sicurezza, per la rapidità dell'intervento, e ha detto che segnalerà il tutto al Ministro delle Attività produttive, con cui lui sta in continuo contatto.Sembra che abbia un filo diretto, si sentono tutti i giorni.
Insomma, bravi, bravi cittadini. Tutto è bene quel che finisce bene. L'esercitazione si è svolta nel migliore dei modi. Da quanto era stata organizzata bene sembrava vera. E allora dopo il dovere, il piacere. Vi siete meritati il meraviglioso film, che stiamo per proiettare nella meravigliosa marina: "La grande truffa del secolo". Domani provvederemo con una distribuzione straordinaria di caramelle al carbone pulito, che una al giorno toglie il medico da torno, pe sempre.
Noi che permettiamo tutto questo
Porto di Civitavecchia 2011 - il suo contributo all'inquinamento della città |
Sperando di non fare torto all'autore, pubblicchiamo qui una riflessione di M. Aprile (Pastore protestante di Civitavecchia) pubblicata sul suo profilo Facebook. Ringraziamo Aprile per un nuovo contributo di passione civile. Con l'augurio che la cittadinanza torni a sentire su di sé piena responsabilità per ciò che lascia accadere attorno a sé, per la pigrizia che ne rallenta il cammino verso una migliore condizione. I grassetti sono i nostri.
“O Dio, che dici di essere buono, perché hai lasciato che mio figlio di cinque anni si ammalasse di leucemia?”.
Ecco un esempio, vero, di preghiera difficile, molto difficile.
In essa si esprime il problema dei problemi: la sofferenza ingiustificata dell’ innocente.
Non si tratta, comunque, di materia per mere esercitazioni intellettuali di studenti di teologia. Qui c’è la protesta dell’anima. Questa preghiera è attacco frontale alla fede, specie a quella cristiana, che si fonda proprio sulla misericordia divina.
Ritornano in mente le dure parole di Ivan ad Alioscia ne’ “I Fratelli Karamazov” che a proposito della sofferenza dei bambini innocenti conclude: Se
questo è il prezzo da pagare per l’armonia allora “mi affretto a restituire il biglietto d’entrata. E se sono un uomo onesto, sono tenuto a farlo al più presto. Non che non accetti Dio, Alioscia, gli sto solo restituendo, con la massima deferenza, il suo biglietto”.
Ogni volta che noi pastori (e qui come pastori mi riferisco a tutti, sacerdoti e pastori evangelici, catechisti e monitori di Scuola Domenicale, cappellani e persone che a vario titolo di fede offrono “cura d’anima”) ascoltiamo preghiere del genere, anche se solo sussurrate e spezzate dal pianto, ci tremano le vene ai polsi.
Ci sentiamo messi all’angolo.
Parlare significa rischiare di arruolarsi nella schiera degli amici molesti di cui Giobbe fece triste esperienza; tacere può essere ammissione della sconfitta del Dio-di-misericordia. E allora la tentazione più grande è quella di non fare né l’una, né l’altra cosa, ma di fuggire. Fuggire lontano da domande come queste che sono come un fuoco in grado di divorare ogni cosa.
Nella mia esperienza pastorale ho imparato che non c’è via d’uscita. In questi casi dobbiamo accettare di sbagliare. Parlerò, se proprio sentirò di avere una parola da Dio. Starò zitto se non ne sarò capace. Una volta farò una cosa e una volta l’altra. Nell’uno e nell’altro caso, non mi dirò certo di aver fatto la cosa giusta. L’unica opzione che non mi è data, comunque, è quella della fuga, della diserzione intellettuale e spirituale dal quesito.
Ma tutto questo è solo una premessa. Perché trovandomi, almeno per questa volta, soltanto davanti ad un caso “ipotetico”, voglio cercare di articolare una riflessione, non una risposta beninteso, che possa essere utile almeno in parte. E lo faccio partendo dal contesto in cui vivo.
Ecco una foto di oggi, di due bellissime navi da crociera, nel porto della mia città, Civitavecchia.
(Benché non sia la “mia” città, forse perché le assomiglia molto (sono di Napoli), forse per il carattere della gente, espansivo e cordiale, o chissà per quale altra ragione, la sento proprio come fosse la mia.)
Provate a immaginare la quantità di smog, di aria assolutamente irrespirabile che queste fumarole producono: ogni giorno, diverse ore al giorno, diverse navi di questa stazza;
Considerate gli sbuffi velenosi che più spesso nottetempo escono dalle ciminiere delle centrali elettriche, quella della Tirreno Power e quella a carbone dell’Enel;
Considerate lo smog prodotto da uso ed abuso di automobili, e dalle altre mille forme di inquinamento dell’aria a cui è esposta la città.
Aggiungete a tutto questo anche decisioni che sembrano grottesche, come quella presa dalla Giunta Comunale, in questi giorni agostani, di privatizzare i parchi pubblici;
Considerate questa incuria, e forse anche un grado di silenziosa complicità, in nome del business e dello “sviluppo”, e condite il tutto, se volete, con la leggera e allegra partecipazione di molti di noi alle feste di piazza sponsorizzate dagli stessi che arrecano danno (il tabellone estivo dell’Enel è davvero impressionante se si considera la crisi in cui siamo).
Ecco, considerate tutto questo e poi, tornate a quella difficile preghiera iniziale.
La ripeto: “O Dio, che dici di essere buono, perché hai lasciato che mio figlio di cinque anni si ammalasse di leucemia?”.
Effettivamente ci sono dei casi in cui proprio non sappiamo darci spiegazione. Effettivamente ci sono dei casi in cui dire una parola è poco e dirne due è troppo. Effettivamente sulle labbra di un padre o di una madre, una frase del genere è sempre struggente e va accolta con rispetto.
Ma non vi pare che noi adulti dovremmo interrogarci anche un po’ prima? Non vi pare che bisognerebbe non disertare dai compiti di più attiva cittadinanza per cercare di tutelare l’acqua che beviamo e l’aria che respiriamo? Non vi pare che prima di inquisire Dio sul suo mancato agire, dovremmo interrogarci sul nostro agire “dissennato”?
Credo che ogni volta che vediamo immagini come queste, dovremmo pensare ad una persona, magari molto giovane, della quale conosciamo il nome, che si è ammalata ed ha grandemente patito per una malattia che può essere dovuta al cumulo di tali eventi.
Lo so, non è facile stabilire una semplice correlazione tra causa ed effetto. Eppure la relazione c’è.
Infine, per quello che ho capito del Dio di Gesù, non credo che Lui sia indifferente a casi del genere. E’ solo che ha scelto di farlo “incarnandosi”. Egli vuole tutelare la vita per mezzo mio e tuo. La sofferenza dell’innocente non può e non deve essere, neppure per un momento, alibi del nostro disimpegno. Questa sì sarebbe con certezza una bestemmia.
Pastori di ogni religione, credenti di ogni cristianesimo, devoti di ogni santo, padri e madri tutte, meditate.
La domanda non è semplicemente perché Dio tarda a soccorrere l’innocente, ma perché non lo facciamo noi, che diciamo di credere in un Dio misericordioso.
Soltanto quando ci saremo battuti con tutta la nostra forza e intelligenza, per immaginare e preparare un mondo migliore, la parola “resurrezione” affiorerà sulle nostre labbra e sarà non semplicemente consolatoria, ma parola di vera speranza.
“Kyrie eleison”.