16 settembre 2010
Sì al bosco di 40 ettari nell’area attigua alla centrale di Torrevaldaliga Nord (Civitavecchia)
Nella giornata di ieri presso l’aula Calamatta del comune di Civitavecchia si è tenuta la conferenza stampa, indetta dal Forum Ambientalista e dal Comitato NaturalMente, per presentare la petizione popolare Sì alla realizzazione del bosco di 40 ettari nelle aree attigue alla Centrale di Torrevaldaliga Nord
Puoi stampare, firmare e far firmare il modulo, SCARICALO QUI.
Contattaci QUI per far pervenire i moduli firmati ai promotori.
Esiste inoltre a questo indirizzo www.firmiamo.it/boscocivitavecchia una versione online della petizione, che tuttavia non ha valore legale ma simbolico.
Segue il testo della petizione:
PREMESSO
che nel decreto MAP n° 55/02/2003 del 24 dicembre 2003, con il quale è stata autorizzata la riconversione a carbone della centrale di Torrevaldaliga Nord, è fatto obbligo ad ENEL, quale opera compensativa, di provvedere alla realizzazione di un’area boscata dell’estensione di circa 40 h denominata “Parco dei Serbatoi”;
che nel parere di Valutazione di Impatto Ambientale 680/2003, costituente parte integrante del citato Decreto autorizzativo, viene stabilito che le prescrizioni andavano ottemperate con “modalità atte ad anticipare almeno parte della loro realizzazione prima della chiusura del cantiere della centrale “;
che ad oggi, nonostante si stia andando verso la chiusura del cantiere e la messa in esercizio a regime dell’intera centrale, non risulta che si sia in alcun modo proceduto alla realizzazione di detto parco;
che anzi l’area individuata per detta realizzazione risulta interessata da un inquietante accumulo di rifiuti sul quale la Procura della Repubblica ha avviato un inchiesta;
che nell’“Accordo disciplinante i reciproci rapporti tra l’Amministrazione Comunale di Civitavecchia ed ENEL produzione spa” stipulato in data 14 aprile 2008 all’art. VIII è riportato che “in adesione alla richiesta del Comune, Enel, previa autorizzazione delle competenti autorità, ivi inclusa quella del Ministero dell’Ambiente, si dichiara disponibile a realizzare l’area di verde pubblico, prevista originariamente in prossimità della Centrale, in altri siti indicati dal Comune …”;
che con nota 49383 del 21/09/09 Il Sindaco di Civitavecchia, Gianni Moscherini, ha rinnovato la richiesta “di soprassedere alla realizzazione di quanto previsto dal progetto relativo alle opere compensative già approvato (il Parco dei Serbatoi nds), facendo presente la volontà dello scrivente Comune di farsi carico dell’individuazione di una soluzione alternativa, finanziabile con il contributo ENEL, da sottoporre a nuova approvazione delle amministrazione in indirizzo.”
CONSIDERATO
che le aree a verde rappresentano, per ogni città, una necessità fisiologica per la rigenerazione dell’atmosfera e del terreno ed un fattore di grande importanza per la vivibilità dell’ambiente urbano;
che a Civitavecchia la dotazione pro capite di verde urbano è ben al di sotto del valore guida di 8 m2/ab indicato dalla normativa vigente;
che le aree verdi sono indispensabili fattori di equilibrio ecologico poiché svolgono diverse funzioni tra le quali preme qui rilevare:
• la produzione di ossigeno attraverso la fotosintesi clorofilliana;
• il contenimento dell’inquinamento atmosferico, in particolare quello dovuto al particolarato fine;
• il contenimento dell’inquinamento acustico (le barriere vegetali costituiscono un’efficace difesa contro il rumore provocato da varie fonti;
che la realizzazione del cosiddetto “Parco dei Serbatoi” trova la sua ragione, peraltro, proprio nella mitigazione dei gravi effetti ambientali della riconversione a carbone sul territorio, infatti, nel decreto di Valutazione di impatto Ambientale 680/2003 dopo aver chiarito che l’intervento prescritto consiste in “un’area a parco caratterizzata dalla presenza di ampie radure intervallate da fitti insiemi boschivi, caratteristici del paesaggio costiero circostante” viene specificato che la realizzazione del parco comporterà, relativamente alla componente ambientale suolo e sottosuolo, “un miglioramento in quanto l’area occupata dalla centrale diminuirà, a fronte dello smantellamento di gran parte del parco serbatoi, di circa 119.000 m2” e che, quindi, “può effettivamente contribuire a migliorare la percezione dell’impianto, rendendolo meno estraneo alla città”;
che, inoltre, un ettaro di bosco è in grado di neutralizzare, mediamente, almeno 6 tonnellate di CO2 (ovvero anidride carbonica, gas serra primo responsabile del riscaldamento globale) in un anno;
che 40 ettari di bosco comporteranno, quindi, la neutralizzazione di almeno 240 tonnellate annue di CO2, quota che, seppure minimale, comporta comunque un effetto di mitigazione alle oltre 10 milioni di tonnellate annue di anidride carbonica che la centrale di Torrevaldaliga Nord immetterà nella nostra aria;
che sono sempre più frequenti le proteste dei cittadini per il rumore sordo e continuo proveniente dalla Centrale di Torrevaldaliga Nord;
che gli alberi da alto fusto quali quelli previsti nel progetto presentato in ottemperanza alla citata prescrizione, avrebbero, come già sopra specificato, un sicuro effetto di contenimento dell’inquinamento acustico;
che anche il Ministero dell’Ambiente ha più volte sottolineato l'importanza di ottemperare alle prescrizioni previste negli atti autorizzativi con particolare riferimento proprio al “Parco Dei Serbatoi”;
che la stessa ENEL nei propri documenti, anche successivi alla firma dell’accordo con il Comune di Civitavecchia, al fine di evidenziare lo sforzo di rendere ” ambientalmente compatibile” la riconversione a carbone della Centrale di Torrevaldaliga Nord con il territorio circostante, afferma più volte che “L’area liberata dai serbatoi sarà bonificata e recuperata a verde.”;
I SOTTOSCRITTI CITTADINI
-ESPRIMONO
il più totale dissenso alla richiesta del Sindaco Moscherini di soprassedere dalla realizzazione di un area boscata in area limitrofa alla centrale di Torrevaldaliga Nord
-CHIEDONO
alle Autorità in indirizzo di
non “soprassedere” alla prescrizione in questione ed anzi di intervenire su ENEL Produzione S.p.a.
affinché si proceda, come previsto nel Decreto di Valutazione di Impatto Ambientale e nel Decreto di autorizzazione all’esercizio della centrale di Torrevaldaliga Nord, ad ottemperare alle prescrizioni prima della chiusura del cantiere della centrale e, quindi, a realizzare in tempi brevi l’area boscata di circa 40 h nell’area adiacente alla centrale precedentemente occupata dai serbatoi.
15 settembre 2010
14 settembre 2010
Nuovo aeroporto a Viterbo, un inutile scempio
Comunicato dall'associazione “Respirare”
"Il mega aeroporto è un oltraggio al pudore"
Ne avessero certi pubblici amministratori della lobby del mega-aeroporto fuorilegge, non persevererebbero oltre nello scellerato intento di devastare l’area naturalistica, archeologica e termale del Bullicame ed avvelenare la popolazione viterbese. E tuttavia perseverano.
Sarà allora opportuno ricordare ancora una volta a loro e a tutti quale sarebbe l’esito di tale dissennato, immorale ed illecito agire.
La realizzazione del mega-aeroporto nel cuore dell’area del Bulicame avrebbe come immediate e disastrose conseguenze: lo scempio dell’area del Bulicame e dei beni ambientali e culturali che vi si trovano; la devastazione dell’agricoltura della zona circostante; l’impedimento alla valorizzazione terapeutica e sociale delle risorse termali; un pesantissimo inquinamento chimico, acustico ed elettromagnetico di grave nocumento per la salute e la qualità della vita della popolazione locale (l’area è peraltro nei pressi di popolosi quartieri della città; il collasso della rete infrastrutturale dell’Alto Lazio, territorio già gravato da pesanti servitù;uno sperpero colossale di soldi pubblici; una flagrante violazione di leggi italiane ed europee e dei vincoli di salvaguardia presenti nel territorio.
Quell’area va tutelata nel modo più adeguato: istituendovi un parco naturalistico, archeologico e termale; e fin d’ora respingendo ogni operazione speculativa, inquinante, devastatrice, illecita.
Ed a certi pubblici amministratori della lobby del mega-aeroporto fuorilegge, distruttivo e nocivo, occorrerà ricordare una volta di più che del loro operato verrà il giorno che dovranno rendere conto. E non solo per oltraggio al pudore.
Nocoke, la lotta contro il carbone nell'Alto Lazio narrata per immagini
Abbiamo creato una sezione MEDIA che contiene numerose testimonianze fotografiche di iniziative e manifestazioni che i cittadini dell'Alto Lazio hanno realizzato per difendere il territorio dalla riconversione a carbone di TVN Torrevaldaliga Nord (Civitavecchia), un ecomostro che avrebbe dovuto essere completamente dismesso dopo averci inquinato per decenni.
L'archivio forografico da cui abbiamo attinto le immagini delle mobilitazioni riguarda il periodo compreso dal 2006 ad oggi. Per quanti avessero altre foto signficative da condividere, l'invito è a contattarci.
NB: non si tratta di una retrospettiva su un percorso concluso: troverete sempre nuove testimonianze del cammino che va avanti, poiché il nostro impegno proseguirà finché in italia si brucerà carbone a scopo energetico.
NB: per ingrandire le immagini cliccaci sopra o clicca QUI
Anche il Comune di Savona passa al No all'ampliamento di Vado a carbone
Fonte: ivg.it
"Savona. Il Comune di Savona dichiara il proprio sostegno legale, in termini tecnici ad adiuvandum, al ricorso presentato dal Comune di Vado Ligure al Tar regionale contro il progetto di potenziamento di Tirreno Power previsto per la centrale termoelettrica. L’atto di indirizzo sarà presentato durante la giunta comunale di Savona e rafforza la posizione dei Comuni del comprensorio savonese che si battono per bloccare l’ampliamento e procedere con una ristrutturazione dei gruppi a carbone esistenti.
La delibera di giunta fa seguito all’ordine del giorno votato in Consiglio Comunale. Savona si aggiunge ai comuni di Noli, Spotorno e Quiliano, ma certamente in qualità di Comune capoluogo l’appoggio al Comune di Vado assume anche un significato politico, che arriva dopo il vertice tra sindacati e azienda nel quale si era evidendiato la necessità di procedere con l’iter autorizzativo pena la perdita di competitività dell’impianto vadese, con il rischio concreto di una dismissione dell’impianto nel giro di una ventina d’anni.
“A queste condizioni meglio la chiusura” ha detto ancora il sindaco di Vado Ligure Attilio Caviglia, soddisfatto per il passaggio in giunta della delibera del Comune di Savona: “Il fatto che Savona dia formalmente il suo appoggio legale rafforza la nostra posizione. Credo sia il risultato di un lungo lavoro intrapreso a tutela dell’ambiente per la nostra provincia. Questo non significa che non ci interessano i posti di lavoro, significa che a certe condizioni un tavolo di confronto è inutile. Si può discutere se iniziamo a parlare della ristrutturazione dei gruppi esistenti e degli interventi sul fronte ambientali necessarie per monitorare la qualità dell’aria” ha concluso il primo cittadino vadese.
Intanto è stato convocato un incontro da parte del gruppo di lavoro consiliare congiunto, che si è costituito per dire no all’ampliamento, in programma a Quiliano il prossimo giovedì 23 settembre, al quale prenderanno parte anche le organizzazioni sindacali di categoria che hanno partecipato al vertice con l’azienda.
Cina, entro il 2010 chiuderanno 1539 miniere di carbone
"Di recente un funzionario dell'Amministrazione statale per la sicurezza sul lavoro ha detto che quest'anno il governo cinese chiuderà 1539 piccole miniere di carbone, per assicurare la realizzazione dell'obiettivo di controllare per la fine del 2010 il numero delle piccole miniere a 10 mila.
La settimana scorsa il governo cinese ha trattato seriamente tre gravi incidenti nelle miniere di carbone e oltre 70 funzionari locali sono stati sottoposti a punizione amministrativa, e più di 100 persone sono state indagate per responsabilità penali".
Fonte: crionline.it
13 settembre 2010
Le nuove celle fotovoltaiche, autoriparanti e più efficienti
Se invece di gettar via i soldi pubblici li investissimo in ricerca...
Da greenme.it
semplice additivo (in Natura la stessa cosa avviene per mezzo dell'ossigeno).
12 settembre 2010
Nuovi studi sul riscaldamento globale: per evitare il peggio, stop subito a ogni nuova fonte di inquinamento
Da greenreport.it
"Science pubblica uno studio di un gruppo di ricercatori della New York University guidato da Martin Hoffer, secondo il quale per tagliare davvero i gas serra «Occorre uno sforzo economico per finanziare la ricerca di base sulle energie rinnovabili, tagliando al contempo i sussidi allo sfruttamento dei combustibili fossili. Le attuali tecnologie energetiche non sono sufficienti ad abbassare il rischio associato al cambiamento climatico». Gli scienziati dicono che per evitare i rischi del cambiamento climatico, occorrono ancora ulteriori progressi per limitare l'incremento di temperatura a circa 2°C oltre i livelli preindustriali.
Secondo le stime dell'Ipcc per tenere l'aumento della temperatura globale entro i 2 gradi bisognerebbe limitare la CO2 in atmosfera a meno di 450 parti per milione, quindi con una forte riduzione dei gas serra prodotti dai combustibili fossili. Attualmente siamo a circa 385 ppm, 100 ppm oltre il livello pre-industriale, ma i livelli sono in incremento.
In un altro studio pubblicato da Science Steven Davis, dell'università di Stanford, calcola cosa succederebbe se dovessimo utilizzare solo i combustibili inquinanti già esistenti e mantenere l'aumento della temperatura media a 1,3 gradi: «Per riuscirci senza intaccare la produttività bisognerebbe avere a disposizione fonti rinnovabili che producano almeno 30 Terawatt di energia entro metà secolo».
«Finora, gli sforzi per tagliare le emissioni non hanno funzionato - dice Hoffert, professore emerito del dipartimento di fisica della Nyu - Le emissioni stanno crescendo con una velocità maggiore che in qualunque altro periodo storico, e i programmi per invertire la tendenza sviluppando fonti energetiche che non producano CO2 stanno procedendo a rilento, nel migliore dei casi». Secondo lo scienziato sono due i principali "intoppi" per i quali le tecnologie energetiche esistenti non sarebbero sufficienti per ridurre le emissioni al livello indicato dall'Ipcc. Il solare e l'eolico, nonostante la loro grande crescita «non hanno dimostrato finora la capacità di penetrazione massiccia nel mercato, soprattutto per la necessità di impianti in grado di immagazzinare l'energia prodotta in modo intermittente da queste due fonti energetiche».
Il secondo ed eterno problema riguarda i combustibili fossili il cui utilizzo cresce invece di diminuire: «Quando il gas naturale e il petrolio si avvicinano alla produzione di picco, la produzione di carbone aumenta, e in Cina, India e Stati Uniti vengono costruiti nuovi impianti. Solo massicci investimenti consentirebbero di sviluppare la ricerca di base al punto da arrivare presto a prodotti adatti a essere commercializzati. E soprattutto occorrerebbe ridurre drasticamente i sussidi ai combustibili fossili che, secondo le stime, ammontano a circa 12 volte quelli elargiti alle energie rinnovabili».
Una conferma che gli sforzi attuali non bastano arriva dalla Thailandia: il direttore del Southeast Asia Start regional research centre, Arnon Sanidwong na Ayudhaya, ha spiegato al giornale The Nation che «Nei prossimi 35 anni, la temperatura in Thailandia umenterà di 4 gradi Celsius, il che porterà le province orientali ad essere sempre sommersi da 300 millimetri di pioggia ogni anno».
L'analisi dello Start sui basa su otto modelli climatici per i prossimi 35 - 55 anni e che dividono la Thailandia otto zone geologiche e geografiche e analizzano fattori come temperature, precipitazioni e variazioni del livello del mare: «Nei prossimi 35 anni le temperature medie del paese aumenterebbero di 3 - 4 gradi, in particolare nelle zone di montagna del Nord. Le temperature aumenterebbero nella stagione delle piogge e nei mesi invernali, restringendo così ulteriormente la differenza tra estate e inverno».
Ma ci sono problemi anche per le città e soprattutto per la metropoli Bangkonk perché il cambiamento climatico funziona anche come un fattore di incremento delle isole urbane di calore.
Secondo Arnon Sanidwong na Ayudhaya «L'aumento della temperature inciderebbe sui sistemi metabolici delle persone e causerebbe morti. I modelli hanno inoltre dimostrato che il livello del mare aumenterebbe di 14-15 centimetri, interessando le zone costiere, da Bangkok a Rayong e Phetchaburi, fino a Narathiwat».
I livelli delle precipitazioni potrebbero essere diversi nelle varie zone della Thailandia: nel nord-est e nell'ovest ci sarebbero 70 -100 mm di pioggia, mentre ad est si raggiungerebbero i 300 millimetri, con gravi inondazioni. Secondo Arnon «Entro il 2100, il numero di gravi inondazioni aumenterà e si verificheranno 3 - 6 volte ogni 100 anni rispetto alla frequenza precedente che era di un'alluvione simile ogni secolo. Dato che la Thailandia è sensibile alle inondazioni e alle frane, gli insediamenti sulle rive e nelle zone costiere dovrebbe essere rivisti, perché queste aree in futuro saranno esposte ad un grave rischio di inondazioni. Se non si fa nulla per evitare questo, il Paese subirà perdite economiche e sociali. Dato che molti governi stanno cercando l'aiuto di esperti ambientali, il rapporto di quest'anno dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) è in linea con questi fatti».
Chaowalit Silpathong, direttore della Geo-Informatics and space technology development agency ha confermato che la Thailandia «sarebbe colpita dal riscaldamento globale sotto forma di inondazioni». Le foto satellitari scattate dal 2005 ad oggi «Dimostrano che le inondazioni sono più frequenti e di solito nelle stesse aree. In Thailandia livello del mare è aumentato di 2,8 - 4,3 centimetri, un livello molto più elevato del tasso medio mondiale di 1,8».
Il cambiamento climatico in Thailandia non è solo una remota previsione: accade sotto li occhi disperati della gente. L'8 settembre le case e le scuole lungo il fiume Chao p'ya nel distetto di Pathum Thani Sam sono state messe in salvo con una diga di sacchi di sabbia a causa di una piena eccezionale, intanto più a valle 60 case di Tambon Phong Pheng, nel distretto di Pa Moke Angthong, sono state inondate,: I sacchi di sabbia sono ormai diventati parte dell'arredo delle povere case dei Thailandesi che vivono lungo il fiume.
11 settembre 2010
Cattura e stoccaggio CO2 = costosa idiozia. Che pagheranno i contribuenti
Follìa pura.
Le CCS (cattura e stoccaggio della Co2) sono tecnologie morte e sepolte ancora prima di poter trovare spazio su larga scala. Costi vertiginosi (1 miliardo di euro ogni 300 MW) e dispendio energetico sono i prezzi da pagare, e quindi a quale privato converrà mai affrontare un investimento simile?
"A nessun privato!" è la risposta, infatti la politica si prepara a caricare questi costi sulle nostre tasche.
Tutto questo perché il business sporco del carbone possa continuare in futuro con un alibi: questo ectoplasma delle CCS consente di tenere in vita false e viziose speranze sulla realizzazione un carbone a basso impatto ambientale. Un alibi falso e sporco, come il carbone pulito.
10 settembre 2010
Dopo la combustione del carbone: centinaia di milioni di tonnellate annue di ceneri residue, e dove finiscono?
Si parla spesso dell'impressionante quantità di Co2 che le centrali a carbone emettono annualmente nell'atmosfera, un'ammontare insostenibile per l'equilibrio del Pianeta.
Ma delle ceneri del carbone, vogliamo parlarne? La Environmental Protection Agency (EPA) statunitense ha appena indetto sette audizioni pubbliche in tutto il Paese per sondare l'opinione pubblica sulla sua proposta di regolamentare la gestione delle ceneri prodotte dalla combustione del carbone nelle centrali elettriche.
Queste ceneri rappresentano un rischio sanitario e ambientale. Si vedano le catastrofi ambientali del 2008 a Kingston (Tennessee)
e quella del 2000 a Martin County Kentucky
anche se causate da un tipo di impianti con gestione delle ceneri differente da quelli nostrani).
Eppure in molti Stati la loro gestione è ancora svincolata da disposizioni specifiche, e in Italia sono considerate rifiuti speciali non pericolosi e utilizzate nei calcestruzzi, nonostante la loro radioattività e la presenza di metalli pericolosi per la salute umana. Ricordiamo ai nostri lettori come l'industria del carbone abbia da sempre fatto pressione affinché questa assenza di regolamentazione rimanesse tale, poiché uno smaltimento in discariche speciali avrebbe costi piuttosto alti.
E' così che una grande parte di questi residui prodotti dalla combustione del carbone, che ammontano a centinaia di milioni di tonnellate annue in tutto il mondo, finisce ad alimentare cementifici (come quello che si vorrebbe costruire a Tarquinia e che consumerebbe 8 Megawatt di energia per smaltire le ceneri di TVN. Come dite? C'è già un grosso cementificio a Montalto di Castro? Lo chiamano progresso, lo chiamano sviluppo.)
Appalachia Rising: grande mobilitazione contro l'estrazione del carbone
Il 25, 26 e 27 settembre Washington, DC (USA) sarà teatro di una vasta mobilitazione per contrastare la distruzione dei territori che subiscono il "mountaintop removal", tecnica estrattiva del carbone che consiste nel far saltare intere montagne.
I cittadini del Kentucky e della Virginia chiederanno che la tecnica del Mountaintop Removal sia proibita per legge, e più in generale, che le fonti rinnovabili prendano il posto del carbone. Con loro manifesteranno organizzazioni di Ex minatori in pensione, Veterani del Vietnam, Figlie dei minatori del carbone, ambientalisti, politici.
Sono previsti convegni, workshop, e una marcia non violenta che concluderà l'evento. Clicca qui per il sito dell'iniziativa, che contiene anche numerosi contributi di artisti e testimonianze dei cittadini residenti nelle aree interessate.
Altri siti sul problema del Mountaintop Removal:
friendsofblairmountain.org
ilovemountains.org
mountainjustice.org
Stop-mountaintop-removal-mining