No al carbone Alto Lazio

20 luglio 2009

"Differenziata, ecco chi ci riesce"

Da centumcellae.it
"Ecco i magnifici sei, i Comuni del Lazio che sono riusciti a superare la soglia del 45% di raccolta differenziata, guadagnandosi il titolo di “Comuni Ricicloni” secondo Legambiente: Oriolo Romano (Vt), Roccagorga (Lt), Acquapendente (Vt), Monterosi (Vt) Nepi (Vt) e Itri (Lt). Menzione speciale per Ciampino (Rm), per il buon avvio del

servizio di raccolta differenziata, entro l’anno estesa a tutti gli abitanti. Questa la sintesi per la nostra Regione di “Comuni Ricicloni 2009” il rapporto realizzato dall’Ecosportello Rifiuti di Legambiente, che valuta l’indice di buona gestione dei rifiuti utilizzando l’ultima base dati disponibile del 2007, in un quadro nazionale col Nord al top, il Sud in crescita ed il Centro fermo al palo.
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Solo Itri (Lt) compare nella classifica dei Comuni Ricicloni sopra i 10mila abitanti per l’area centrale, piazzato al 6° posto, con un indice di buona gestione pari a 46,74 ed una percentuale del 49,1% di raccolta differenziata. Sono cinque, invece, i Comuni laziali nella classifica dei Comuni Ricicloni sotto i 10mila abitanti per l’area centrale: Oriolo Romano (Vt) si piazza al 3° posto, con un indice di buona gestione pari a 65,33 ed una percentuale del 62,6% di raccolta differenziata; a seguire Roccagorga (Lt), al 5°, con un indice di 64,79 e una raccolta differenziata che si attesta al 63,9%; al 7° posto Acquapendente con un indice di 60,05 ed una raccolta differenziata del 61,6%; segue all’8° posto Monterosi (Vt), con un indice di 58,40 ed una percentuale di raccolta differenziata del 63,9%; 11° posto per Nepi (Vt), con un indice di 54,24 ed una raccolta differenziata del 54,8%, segnalato anche per la raccolta degli imballaggi in plastica per l’area del centro Italia.
Menzione speciale per Ciampino (Rm), dove dal novembre 2007 è stata avviata la raccolta differenziata porta a porta, giungendo a fine 2008 al 75,5% di rifiuti separati e al 77% nell’aprile 2009, e quindi recentemente estesa con l’obiettivo di coprire l’intero territorio comunale entro la fine dell’anno. Altro premio speciale per il già citato Itri (Lt), premiato dal Consorzio Remedia come il migliore Comune nell’area dell’Italia centrale, per la raccolta di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), in particolare per i raggruppamenti R3 (Tv e monitor) e R4 (elettronica varia), con 5,57 kg per abitante, per un totale di 56,2 tonnellate raccolte.
Il Lazio, con una produzione pro-capite di rifiuti che nel 2007 ha toccato i 604 Kg all’anno, una percentuale di differenziata del 12,1% (arrivata al 20% nel 2008, secondo recenti dati della Regione), di incenerimento del 5,5% e di smaltimento in discarica dell’83% (dati Ispra 2007), viene in generale considerata una regione critica in questo settore. Nessuno dei capoluoghi entra, infatti, nella speciale classifica dei Comuni ricicloni, non superando il 45% di raccolta differenziata: secondo i dati 2007, a Latina la raccolta differenziata arriva al 29,4%, mentre a Roma al 19,49% (21,4% nel primo trimestre 2009, secondo recenti dati AMA); a Viterbo al 16,99%, a Frosinone al 12,15%, a Rieti addirittura si ferma al 9,89%.
Inutile dire che in queste graduatorie Civitavecchia ha il triste primato degli ultimissimi posti, con una percentuale di raccolta differenziata pari al 4,5% ben al di sotto anche di tutte le peggiori medie regionali. Evidentemente, come sostiene qualcuno dei nostri arguti amministratori, i cittadini civitavecchiesi non sono all'altezza di quelli di Roccagorga, Oriolo e Monterosi.

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"Canada stop al nucleare di 3° generazione"

Articolo da http://diritto-di-replica.blogspot.com/2009/07/canada-stop-al-nucleare-di-3.html
A oscillare violentemente non sono solo le quotazioni del petrolio. Per l’energia nucleare una sorpresa è venuta dal Canada. Aprendo le buste delle offerte per la costruzione a Darlington di due reattori ad acqua pesante da 1.200 megawatt si è scoperto che la proposta dell’AECL (Atomic Energy of Canada Limited) era 26 miliardi di dollari, 18 miliardi e mezzo di euro al cambio attuale. Troppo? Con la seconda busta, quella dell’Areva, il colosso atomico francese, è andata poco meglio: 23,6

miliardi di dollari per due Epr da 1.600 megawatt (ma con minori garanzie su possibili futuri extracosti). Siamo a un prezzo per chilowattora che è quasi tre volte quello su cui si è basato l’accordo per realizzare a Olkiluoto, in Finlandia, un reattore di terza generazione, la filiera che dovrebbe rilanciare il nucleare dopo la lunga stasi che ha visto 30 anni di blocco degli ordini negli Stati Uniti e una stagnazione nei paesi occidentali.
Il progetto finlandese procede a rilento provocando dispute giudiziarie e un forte innalzamento dei costi e queste difficoltà sono alla base della decisione dell’Edf, l’ente elettrico francese, di chiedere un aumento del 20 per cento delle tariffe. Ora anche in Ontario è arrivato un alt. Alle tariffe proposte il nucleare viene giudicato poco conveniente dal governo canadese che riteneva di poter chiudere il contratto attorno ai 7 miliardi di dollari e si è ritrovato una richiesta tre volte e mezzo più alta. Il premier Dalton McGuinty si è consolato affermando: «Se non altro lo abbiamo scoperto per tempo».

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18 luglio 2009

Pimby? Nimby? No: semplicemente, cittadini di buonsenso.

Questa testimonianza di civiltà arriva dalla Virginia, USA. Tutti i cittadini espongono nei loro giardini cartelli che esprimono il loro rifiuto per un nuovo impianto a carbone. E votano: No coal, semplice. Il video termina con l'auspicio che qualcuno consideri alternative più sagge per la produzione energetica.



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16 luglio 2009

«Un dipendente Enel all’osservatorio: scelta scellerata»

Da civonline.it

Allumiere. Umberto Di Pietrantonio e Carlo Amici attaccano il sindaco Battilocchio per la nomina di Alessandro Maestri.
La determina risale alla metà di giugno. Il Prc minaccia l’uscita anche dall’Agraria

"Un uragano chiamato ‘’carbone’’ sta sconquassando Allumiere. E’ fermento per la scelta del sindaco Augusto Battilocchio di nominare all’Osservatorio Ambientale, in qualità di rappresentante del Comune di Allumiere, Alessandro Maestri, un dipendente dell’Enel e sindacalista interno. «E’ roba da matti - esordisce Umberto Di Pietrantonio di ‘‘Allumiere nel cuore’’ - una scelta che non ha del normale: come si può mandare un dipendente Enel a controllare, nell’Osservatorio Ambientale, se l’inquinamento prodotto dalla centrale in cui lavora è sotto controllo o meno?

Questo nostro rappresentante non potrà di certo garantirci l’imparzialità, visto che è un soggetto facilmente ricattabile. Tutti in paese ci stiamo domandando in base a quali competenze a noi sconosciute sia stato scelto. E’ stato scelto a giugno e lo abbiamo saputo solo ora: ancora una volta quindi vige l’assenza di democrazia. Stavolta però spero che non sarà una scelta condivisa dalla maggioranza». Allibito e adirato anche il consigliere ormai di minoranza, Carlo Amici il quale considera questa scelta «davvero scellerata». «Non ci sono più parole per esprimere ciò che pensiamo: ogni giorno di più sulla questione carbone si tocca il fondo - spiega Carlo Amici - come si può pensare di farci rappresentare da chi lavora e quindi ‘’vive’’ con l’Enel. Capisco che questa scelta era una sua competenza ma poteva almeno far finta di interpellare il consiglio comunale. La determina è stata fatta intorno alla metà di giugno e nessuno ne sapeva nulla, si può continuare così? Per coerenza io e Brogi dopo poco essere stati eletti ci siamo dimessi proprio perché eravamo contrari al carbone sia prima che dopo e non accettiamo questa ‘’svendita’’ all’Enel, ma evidentemente qualcuno non la pensa come noi e con l’Enel ci va a braccetto». Molte le perplessità degli allumieraschi che esprimono dissenso e ribadiscono fortemente il loro ‘‘no al carbone senza se e senza ma’’.

ULTIM’ORA: UNIVERSITA’ AGRARIA, IL PRC LANCIA L’ULTIMATUM AL SINDACO. «O Battilocchio ritira la nomina oppure usciremo dalla maggioranza dell’Università Agraria». E’ il messaggio degli assessori Superchi e Ciucci e del consigliere dell’Agraria Baldini.
R.M.

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“L'Alto Lazio chiede giustizia”



Ancora una volta ieri alle 13,30, puntuale a lottare per la vita, è partito il bus dei cittadini dell’Alto Lazio verso il Ministero dell'Ambiente. Obiettivo: sostenere le ragioni della popolazione dell'Alto Lazio alla Conferenza dei Servizi indetta per decidere il livello di monossido di carbonio emesso dalla centrale a carbone di TVN. A bordo i medici, testimoni della sofferenza di chi s'ammala e muore per le centrali, due consiglieri comunali e gente di Civitavecchia e Tarquinia, supplenti del silenzio degli amministratori.
Chi ha versato milioni di euro ha voluto occhi chiusi, orecchie intasate e bocche cucite.
I rappresentanti del gruppo sono stati ascoltati dai rappresentanti del Ministero dell'Ambiente,della Regione Lazio, della Provincia di Roma e della Commissione IPCC (Integrated Pollution Panel Control) e hanno ribadito la necessità di spegnere TVN, che attualmente sta funzionando in assenza di autorizzazione, in nome di chi pagherà il massimo del prezzo per il suo funzionamento.
Hanno dimostrato, inoltre, documenti alla mano, che ENEL non ha diritto al limite che chiede, 3 volte maggiore del valore massimo fissato dagli organismi europei per impianti similari (30/50 mg) e che la legge sia italiana che europea non consente una tale deroga.
I medici hanno presentato studi scientifici recentissimi che legano in proporzione diretta il monossido di carbonio alla mortalità della popolazione adulta e a gravi malformazioni cardiache nella prima infanzia.
Ciononostante la Conferenza dei Servizi ha stabilito di concedere il limite di 130 mg, in contrasto con le norme italiane ed europee, nonché con la Valutazione d'Impatto Ambientale, dove è scritto che l'emissione annua di monossido di carbonio è zero.
E’ prevalsa, quindi, la volontà di agevolare ENEL
, società privata, per consentire la messa in esercizio della centrale nonostante le “lacune, omissioni e anomalie della Valutazione d'Impatto Ambientale” e dell’iter autorizzativo, nonostante non abbia mai funzionato l'Osservatorio Ambientale, nonostante non sia mai stata valutata la compresenza della centrale di Torrevaldaliga Sud che emette canna a canna, nonostante non sia stato attivato l'Organismo di Controllo del rispetto delle prescrizioni, nonostante la menzogna del “carbone pulito” ripetuta con sprezzante crudeltà dai pinocchio dell'ENEL.
Da oltre due anni i cittadini dell'Alto Lazio presentano diffide e denunce, determinando spesso l'agenda dei lavori delle amministrazioni coinvolte nell'affare TVN. Dopo ogni diffida o denuncia i burocrati si affannano per ricomporre un quadro di credibile correttezza formale nel tentativo di mettere al riparo da azioni giudiziarie le proprie omissioni, che hanno permesso all'inquinatore di agire indisturbato fuori dal quadro autorizzativo.
Nel frattempo la ciminiera continua a sputare veleni e il cielo ridiventa giallo come non mai. E, proprio per dare concretezza a tali affermazioni durante la conferenza sono state mostrate e fatte inserire agli atti le foto della centrale a “carbone pulito” con un denso pennacchio di fumo nero che esce dalla ciminiera.
Promemoria per amministratori e abitanti distratti: quell'aria gialla che sembra rimanere in cielo ci avvolge ed è ciò che respiriamo, respirate e fate respirare ai vostri cari.
Promemoria per i lavoratori della centrale: i vostri capi sanno già di cosa morirete, voi forse no!

Movimento No Coke Alto Lazio
Comitato dei Cittadini Liberi di Tarquinia

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In scena il solito copione. TVN a carbone sporco potrà non rispettare i parametri europei per le emissioni.

"Un altro regalo all'Enel, aumentati i limiti del monossido"
La Conferenza dei servizi porta da 50 a 130 i mg di emissione. I no coke: "I burocrati hanno permesso all'inquinatore di agire indisturbato fuori dal quadro autorizzativo"
da centumcellae.it

Limiti di monossido di carbonio elevati a 130 mg anziché 50 come previsto dalle normative europee. E’ questa la decisione presa dalla Conferenza dei Servizi su Torre Valdaliga Nord svoltasi ieri a Roma. Decisione che, soprattutto dopo che i no coke avevano denunciato come l’impianto di Tvn, per stessa ammissione dell’Enel, non fosse in grado di rispettare tali limiti, sa tanto di favore alla spa elettrica in un momento in cui peraltro la centrale continua ad esercire senza l’autorizzazione integrata ambientale scaduta dallo scorso dicembre. Chiaramente imbufalito il Movimento no coke Alto Lazio, presente ieri alla conferenza, il quale ha ricordato come nessuna normativa europea ed italiana preveda deroghe ai limiti di 50 mg di monossido di carbonio e come tale sostanza sia causa di comprovata mortalità nella popolazione adulta e di gravi malformazioni cardiache nella prima infanzia.

"Ciononostante – affermano i no coke - la Conferenza dei Servizi ha stabilito di concedere il limite di 130 mg. E’ prevalsa, quindi, la volontà di agevolare Enel, società privata, per consentire la messa in esercizio della centrale nonostante le “lacune, omissioni e anomalie della Valutazione d'Impatto Ambientale” e dell’iter autorizzativo, nonostante non abbia mai funzionato l'Osservatorio Ambientale, nonostante non sia mai stata valutata la compresenza della centrale di Torrevaldaliga Sud che emette canna a canna, nonostante non sia stato attivato l'Organismo di Controllo del rispetto delle prescrizioni, nonostante la menzogna del “carbone pulito” ripetuta con sprezzante crudeltà dai pinocchio dell'Enel. Da oltre due anni i cittadini dell'Alto Lazio presentano diffide e denunce, determinando spesso l'agenda dei lavori delle amministrazioni coinvolte nell'affare Tvn. Dopo ogni diffida o denuncia i burocrati si affannano per ricomporre un quadro di credibile correttezza formale nel tentativo di mettere al riparo da azioni giudiziarie le proprie omissioni, che hanno permesso all'inquinatore di agire indisturbato fuori dal quadro autorizzativo. Nel frattempo la ciminiera continua a sputare veleni e il cielo ridiventa giallo come non mai. E, proprio per dare concretezza a tali affermazioni durante la conferenza sono state mostrate e fatte inserire agli atti le foto della centrale a “carbone pulito” con un denso pennacchio di fumo nero che esce dalla ciminiera. Promemoria per amministratori e abitanti distratti – concludono i no coke - quell'aria gialla che sembra rimanere in cielo ci avvolge ed è ciò che respiriamo, respirate e fate respirare ai vostri cari. Promemoria per i lavoratori della centrale: i vostri capi sanno già di cosa morirete, voi forse no!.

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Riesame AIA. enel, cittadini e Istituzioni finalmente d'accordo su un punto: il carbone sporco di TVN non può che inquinare molto

Da http://www.trcgiornale.it/news/content/view/30004/1/
"Riesame Aia, CO a 130 mg/N metro cubo "

Chiusa nella serata di ieri la conferenza dei servizi sulla centrale di Torre Valdaliga Nord, per quanto riguarda la definizione del Piano di Monitoraggio nell'ambito del riesame dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, in attesa dell'apertura della procedura per il rinnovo dell'autorizzazione unica, chiesta da Enel.

Pur mancando ancora l'ufficialità della firma del ministro, sembra comunque che il parametro relativo ai valori di monossido di carbonio - l'ultimo da definire - sia stato fissato a 130 mg/N metro cubo. Un valore che il Comitato no-coke contesta perché "essendo quello di Tvn un impianto sottoposto alla disciplina del decreto legislativo 59/2005, i limiti anche per il monossido di carbonio sono quelli stabiliti dal Bref/2006 (Bat Refrence Report, rapporto sulle migliori tecnologie industriali disponibili che ha valore di riferimento nei paesi membri per l'emanazione delle linee guida nazionali, previste in Italia proprio dall'articolo 4 del decreto 59/2005). Per il CO il valore è compreso tra 30 e 50". Quanto agli aspetti riferiti alle certificazioni Emas e Iso, i no-coke annunciano una denuncia alla Procura della Repubblica nel caso in cui "la Direzione Generale del Ministero dell'Ambiente non proceda a inibire l'esercizio della centrale".

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PD: Grillo stravince il sondaggio sull'Espresso come candidato Segretario

http://espresso.repubblica.it/sondaggio-risultati?idpoll=2104257

Questo è il risultato:

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14 luglio 2009

15 luglio 2009, Autorizzazione Integrata Ambientale per TVN: tutto da rifare (speriamo di no)

IL 15 LUGLIO TECNICI E I COMITATI CONTRO IL CARBONE SARANNO PRESENTI ALLA CONFERENZA DEI SERVIZI INDETTA PRESSO IL MINISTERO DELL'AMBIENTE PER RIBADIRE CHE TVN NON PUO' RIMANERE IN ESERCIZIO IN ASSENZA DELL'AUTORIZZAZONE INTEGRATA AMBIENTALE: LA LEGALITA' VA RIPRISTINATA.
Il lavoro di contrasto alla centrale a carbone stà producendo risultati importanti e nell'arco di un mese la popolazione ha potuto vedere la differenza tra un cielo di nuovo giallo, provocato dal "carbone pulito" che bruciava, e il cielo azzurro come in questi giorni a centrale spenta.
La continua presentazione di petizioni, diffide e denunce mantiene i riflettori accesi su tutte le illegalità di TVN.
La centrale è stata collaudata illegalmente e dal 24 dicembre scorso è priva di Autorizzazione Integrata Ambientale.
Costringere Enel a richiedere una nuova AIA significherà ridurre drasticamente molti inquinanti: vite salvate.
A noi non basta: sappiamo quanti veleni siano stati riversati sulla nostra terra negli anni delle vecchie centrali e che molte patologie attuali sono il risultato dell'inquinamento d'allora.
Domani al Ministero dell'Ambiente avrà luogo una conferenza dei servizi dove Enel ancora una volta chiederà una mano per taroccare Il valore fissato dalla competente Commissione IPPC per il monossido di carbonio (CO). La commissione lo ha limitato a 50 mg per metro cubo di fumo che esce dalla ciminiera; Enel chiede di emetterne 150, sostenendo che si tratta di un impianto all'avanguardia e 150 mg/mc di CO sono un effetto collaterale sotto il quale non si potrebbero far funzionare gli impianti. Ma il cielo giallo che siamo tornati a vedere nelle scorse settimane parla da solo su quanto sia sporco il loro "carbone pulito". Domani le popolazioni saranno di nuovo lì, dentro il Ministero a lottare per la vita di tutti. Si noteranno, come al solito, le ingombranti assenze dei sindaci di Tarquinia, Tolfa, Allumiere, Santa Marinella e Civitavecchia, sindaci che dimostrano ogni volta come la firma apposte agli accordi economici con Enel si siano tradotte in silenzio su tutto.
Loro non saranno mai perdonati dai cittadini che, invece, hanno saputo unire le loro forze per fare ciò che loro, nel loro ruolo di amministratori, avrebbero dovuto fare, commissionando un monitoraggio che non tiene conto dei biechi interessi di parte, ma usa la tecnologia e la scienza per produrre dati certi.
Il momento che viviamo ci invita a riflettere su ciò che abbiamo fatto e a prendere decisioni su ciò che faremo. E' un impegno che ci chiede capacità al dialogo per trovare soluzioni nuove, che sappiano tenere in considerazione tutti i punti di vista e costruire un futuro migliore di quello che possiamo immaginare ora.
Ci hanno dato respiro i risultati conseguiti in questi ultimi giorni, anche grazie all'azione della Procura della Repubblica che ha saputo riconoscere la fondatezza delle nostre argomentazioni, e la forte iniziativa di Greenpeace, fatta in tutta Italia contro il carbone e contro gli assassini del clima.
Per questo i cittadini, proprio nella giornata in cui si recheranno presso il Ministro dell'Ambiente, per la conferenza dei servizi, porteranno, presso la sede Romana di Greenpeace, dei prodotti della terra dell'Alto Lazio, da offrire allo staff a ringraziamento della loro azione .
Frutta, verdura e vino della nostra terra generosa e orgogliosa dei suoi millenari sforzi, per produrre ottimi prodotti agricoli, da cui migliaia di famiglie traggono reddito per vivere.
L'azione contro il carbone di Greenpeace, in occasione del G8, ci ha fatto sentire, una specie da proteggere: dagli inquinatori e dai killer dell'ambiente.
Grazie di cuore a Greenpeace.

www.noalcarbone.blogspot.com
www.nocoketarquinia.splinder.com

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Sondaggio su l'Espresso: vota il tuo candidato per la Segreteria del PD

Sul sito de l'Espresso http://espresso.repubblica.it/polls.jsp?idpoll=2104257&ref=hpsond
un sondaggio chiede agli elettori del PD quale sia il candidato preferito, per ricoprire il ruolo di Segretario.
L'esito è piuttosto ovvio: Grillo schiaccia tutti gli altri. E il marciume fa quadrato.

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Sulla "centrale fallita di Montalto monumento simbolo della sconfitta della politica energetica..."

Da Maremmaoggi.it

"Ecco cosa scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera a proposito della Centrale di Montalto di Castro.

13/07/2009 9.32.00 - CENTRALE NUCLEARE MONTALTO DI CASTRO SI O NO

Sprezzanti del ridicolo l'hanno pomposamente battezzata: «Centrale Alessandro Volta». Pensate! Dare il nome dell'inventore della pila, praticamente il padre dell'elettricità, a una centrale che sta quasi sempre spenta. Insomma, una specie di pila esausta. Benvenuti a Montalto di Castro: monumento gigantesco al fallimento della politica energetica italiana costruita sulle ceneri del nucleare, inutilmente costato almeno 250 euro a ogni italiano, lattanti e vegliardi compresi. E come sempre accade in Italia le responsabilità di un simile disastro si dissolvono in una nebbia impalpabile, dove tutti sono un po' colpevoli, quindi nessuno lo è. I politici della prima Repubblica, quelli della seconda, l'Enel, i petrolieri. Perfino gli ambientalisti che si battevano contro l'energia atomica. La centrale di Montalto di Castro è stata anzi la loro più grande sconfitta.

nella foto storica i lavori di costruzione della centrale nucleare di Montalto di Castro negli anni 80

A metà degli anni 80 erano agguerritissimi. Qualche anno prima c'era stato l'incidente di Three Mile Island che aveva dato spunto al famoso film Sindrome cinese e il movimento antinucleare si era diffuso in tutta Europa. Anche se non aveva molta udienza presso i governi. Per gli oppositori dell'atomo, in Italia, non andava molto meglio. Finché, nella primavera del 1986 a Chernobyl, in Ucraina, si verificò la catastrofe nucleare più grave della storia. E gli eventi precipitarono. Il governo del segretario socialista Bettino Craxi cavalcò immediatamente l'onda antinucleare. Ben presto furono superate anche le resistenze all'interno della Democrazia cristiana e dello stesso Partito comunista. E il referendum del 1987 passò con un consenso mai registrato prima. Di colpo, in Italia, i nuclearisti erano scomparsi. Era novembre, al governo Craxi era subentrato quello di Giovanni Goria: tutto avvenne con una rapidità impressionante, considerando i tempi geologici delle decisioni italiane. Con un paradosso, che gestire la frase di transizione toccò a un ministro, tra gli altri, Adolfo Battaglia, esponente dell'unico partito, quello repubblicano, che aveva sostenuto fino all'ultimo, contro tutto e tutti, la scelta nucleare. Per prima cosa la chiusura delle centrali in attività. I quesiti referendari non avrebbero in teoria obbligato l'Enel a fermare i reattori. Ma il Psi e la Dc, con l'appoggio del Pci, interpretarono così la volontà politica degli elettori. E fecero spegnere gli interruttori. E i lavori alla centrale di Montalto di Castro, quasi completata, vennero interrotti. A quel punto cominciò una danza a suon di quattrini. L'Enel e le imprese fornitrici rivendicarono innanzitutto i danni. E pure il pagamento dei pezzi ordinati e non consegnati, come appunto il reattore di Montalto di Castro. Poi la società elettrica, allora guidata da Franco Viezzoli, fece presente che si rischiava il blackout. Bisognava provvedere e il Parlamento, nel quale erano entrati anche gli alfieri del movimento antinucleare, come Gianni Mattioli, non alzò un dito. Non lo alzò quando le importazioni di elettricità prodotta con il nucleare in Francia esplosero. Ma non le alzò neppure quando si decise di costruire, accanto alla centrale nucleare di Montalto di Castro, già costata 7 mila miliardi di lire e che non fu smantellata perché si sarebbe speso troppo (sic!), un secondo impianto da ben 3.200 Megawatt, a policombustibile. Grande quattro volte di più e con una specie di sberleffo agli ambientalisti costituito da una orrenda ciminiera alta 150 metri che si può ammirare da decine di chilometri. Altri 7 mila miliardi di lire, per una centrale nata già vecchia (non era a ciclo combinato, come quelle che venivano costruite allora in tutto il mondo) e con costi di esercizio insostenibili. Tanto insostenibili che oggi una delle centrali più grandi d'Europa resta accesa soltanto 2 o 3.000 ore l'anno, sulle teoriche 8.600 ore, perché l'energia prodotta lì è troppo cara. Intanto i privati non se ne stavano con le mani in mano.



Molti italiani che avevano votato sì al referendum antinucleare erano stati convinti dalla promessa che si sarebbe abbandonata la strada dell'atomo per quella delle energie rinnovabili. Il governo approvò una delibera, la famosa delibera del Cip 6 che concedeva incentivi profumati ai produttori di elettricità pulita. Soltanto che ci infilarono all'ultimo momento, dopo «energie rinnovabili», le paroline «e assimilate». Spalancando un'autostrada agli industriali siderurgici ma anche ai petrolieri che intascarono migliaia di miliardi di contributi pubblici, bruciando i «Tar»: così si chiamano gli scarti della lavorazione del petrolio. Montedison, Falck, Riva, Moratti, fecero soldi a palate.



E le famose energie rinnovabili? Di quelle per vent'anni neanche l'ombra. Nel 2007 l'Italia produceva con il solare un cinquantesimo dell'elettricità prodotta in Germania attraverso il fotovoltaico. In compenso siamo diventati il Paese con il record mondiale del consumo degli inquinanti idrocarburi per la produzione di energia elettrica. Per non parlare dei costi. Quanti italiani dopo aver già sborsato 8 miliardi di euro per pagare all'Enel e ai suoi fornitori i danni dell'uscita dal nucleare, sanno che ancora pagano sulla bolletta elettrica un sovraprezzo destinato a una società pubblica, la Sogin, per lo smaltimento delle vecchie scorie? E che lo pagheranno ancora per una quindicina d'anni nella migliore delle ipotesi? Se la fallimentare operazione di Montalto di Castro è costata 250 euro a ogni cittadino italiano, 15 miliardi e mezzo di euro in tutto compresi i maggiori costi del petrolio rispetto a quelli dell'uranio, l'uscita dal nucleare è stata ancora più cara: 424 euro pro capite, cioè 25,5 miliardi di euro. E con quale risultato? Che siamo il Paese europeo più dipendente dal petrolio e dove l'energia costa più cara, che siamo il fanalino di coda delle energie rinnovabili, che abbiamo il primato delle importazioni e che ora abbiamo deciso di tornare al nucleare, per volontà di alcuni di quei politici che venti anni fa avevano persuaso gli italiani a uscirne. E Montalto? Tranquilli, ci sono buone probabilità che l'atomo torni anche lì. Secondo il presidente di Edf, il partner nucleare dell'Enel, Pierre Gaddonneix, quello è un posto ideale per una centrale nucleare. Come la chiameranno stavolta?


Sergio Rizzo Corriere della Sera

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