No al carbone Alto Lazio

16 giugno 2010

Progetto doppio carbone a Vado Ligure (Tirreno Power): è lotta

Da terranews.it

"Diego Carmignani
LIGURIA. Sempre più probabile il raddoppio della centrale Tirreno Power di Vado Ligure. Un’ipotesi che fa litigare i politici e mobilitare i cittadini, che ora chiedono il risarcimento per le vittime dell’inquinamento.

Una settimana fa la provincia di Savona si è imposta con prepotentenza quale new entry tra i luoghi da tenere sotto osservazione per inquinamento ambientale e salute dei cittadini. Il blitz della Procura alla cokeria Italiana Coke di Bragno, nella Val Bormida, ha agitato gli animi dei cittadini meno attenti al proprio territorio e ridato vigore alle denunce dei comitati preoccupati per i vari agenti inquinanti, benzene, miasmi e sversamenti prodotti dallo stabilimento. L’avvio delle indagini rappresenta una mezza vittoria dopo mesi di allarmi. L’entroterra non è però l’unico versante del savonese a dover temere.

Basta sporsarsi di alcune decine di chilometri, lungo la costa di ponente e far
visita a Vado Ligure, centro portuale che vanta nel suo lontano passato la prima Coppa Italia della storia, conquiatata nel 1922. I progetti per il futuro sono invece piuttosto grigi per i vadesi: da qualche anno ha preso consistenza l’ipotesi di ampliamento della centrale termoelettrica a carbone Tirreno Power. Un impianto attorno a cui si sono mosse le ultime campagne elettorali locali, con politici pronti ad opporsi e poi a dare la loro parziale apertura.

Le ultime esternazioni vogliono nella fazione anti-centrale i sindaci di Vado Ligure e della vicina Quiliano, fermi nelle loro richieste, cioè che l’idea di un nuovo gruppo termoelettrico sia abbandonata e che un buon sistema di verifica dell’aria e degli scarichi delle acque sia presto approntato dalla società, soprattutto per via dei preoccupanti dati per la salute forniti dell’ordine dei medici di Savona. A fare i guastafeste sono stati invece il consigliere regionale del Pd Nino Miceli e il presidente della provincia di Savona, favorevoli ad ampliare la centrale, procedendo ad una parallela riduzione delle emissioni inquinanti.

A parte quella brutta parola che si chiama compromesso, a far storcere il naso c’è anche un perseverare in obsolete tecniche che potrebbero essere riconvertite, passando da fonti fossili alle rinnovabili, o, come propone Legambiente, usando, nella sola fase di transizione, il metano come combustibile. A far sentire la propria voce sono, da tempo, i diretti interessati, cioè gli abitanti che sanno cosa significhi avere una centrale a carbone dietro casa. Come strategia comune, comitati e associazioni avversi al raddoppio della Tirreno Power stanno avviando un’azione legale per chiedere il risarcimento per le vittime dell’inquinamento nel Savonese.

La portavoce dei movimenti, Valeria Rossi, ha sottolineato nei giorni scorsi come i casi di tumori nella provincia siano almeno del 30-40 per cento superiori ai livelli riscontrati nel resto d’Italia. «Bisogna mettere in campo tutti gli strumenti a nostra disposizione compresi ovviamente quelli legali - ha aggiunto -. Presto organizzeremo anche nuove e più visibili iniziative per fermare questo piano e siamo pronti anche a nuovi ricorsi. In Texas sono già state bloccate 17 centrali simili a quella di Vado - Quiliano, non capiamo perché qui si debbano autorizzare progetti di questo tipo».

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Quando un'azienda non mente

Dalla rivista LIFE del 2 febbraio 1962 una profetica pubblicità:

"Ogni giorno forniamo abbastanza energia da fondere 7 milioni di tonnellate di ghiacciai"


Non si tratta di uno scherzo, la rivista è visibile integralmente su Google Books

Avevano più ragione di quanto immaginassero.
Fonte: Grist

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Sabato 19/6 presentazione del "Monitoraggio autonomo della qualità dell'aria" a Tarquinia


Comunicato stampa dal Comitato Cittadini Liberi di Tarquinia

"Sabato prossimo, con la presentazione del “Monitoraggio autonomo della qualità dell'aria” si concluderà la prima fase del percorso intrapreso per difendere questa terra dagli inquinatori e dal degrado morale indotto dalle compensazioni (soldi in cambio del silenzio, secondo il collaudato modello applicato da decenni a Civitavecchia). La realizzazione del monitoraggio autonomo aiuta a prevenire ulteriori danni alla nostra salute, nonchè alla nostra economia, agricola e turistica, perchè aumenta la nostra consapevolezza sui danni provocati da scelte industriali scellerate di cui siamo cavie. Altrettanto importante è la possibilità di attribuire precise responsabilità per le illegalità che segnano la storia dei grandi impianti energetici costruiti nell'Alto Lazio. È per questo che mentre presentiamo il monitoraggio non smettiamo di denunciare la corruttela di chi ha scelto la complicità e il silenzio, nonostante i cittadini lo avessero delegato a prendersi cura di loro contrinuando a dire no. Oggi le nostre preoccupazioni aumentano, perchè tra i primati negativi di Civitavecchia vi è pure quello di luogo scelto dalla “cricca” per concludere turpi affari all'ombra delle ciminiere, un fatto che getta una luce ancora più inquietante sulla palese volontà di industrializzare questo territorio. L'inquinamento non è solo atmosferico; nell'aria s'avverte il tanfo di poteri occulti e mafie comunque declinate.

Con l'iniziativa di raccolta fondi e il monitoraggio dell'aria, ai silenzi e agli affari turpi abbiamo opposto la concretezza dell'azione e l'unità d'intenti di tantissimi Cittadini di Tarquinia, affiancati dalle Cooperative agricole, dal Consorzio di Bonifica della Maremma Etrusca, da varie Aziende agricole e non agricole, da altre Comunità laziali e da un combattivo gruppo di Amici di Capalbio. Complessivamente sono stati raccolti e utilizzati circa 80.000 euro per finanziare due campagne di monitoraggio svolte nel 2008 e nel 2009 ed è solo l'inizio. La parte più delicata da sviluppare riguarderà l'esame dei tessuti colpiti da malattie tumorali, che conservano spesso traccia delle sostanze scatenanti la patologia. I tessuti in questione sono conservati nei centri che hanno effettuato l'esame istologico e la loro utilizzazione per fini di studio può essere autorizzata solo dai legittimi proprietari. Per questo abbiamo interpellato tutti I medici di Tarquinia, consapevoli che senza il loro aiuto di testimoni di sofferenze dovute in vario modo all'inquinamento non potremo continuare il percorso iniziato. Sono oltre 100.000 le sostanze di origine industriale immesse nell'aria, nell'acqua e nel suolo dagli inquinatori e da queste parti ne stiamo facendo una collezione ampia.

Comitato Cittadini Liberi
Info 327 7631048
cittadiniliberi@yahoo.it

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L'Amministrazione comunale di Rossano sulla manifestazione contro il carbone

Comunicato dell'Amministrazione comunale di Rossano calabro, accusata nei giorni passati di aver intavolato trattative segrete con enel, interviene sulla manifestazione contro il carbone e in replica alle cridiche dal PdL

Fonte: sibarinet.it
"La manifestazione di sabato scorso, in piazza Bernardino Lefosse, contro la riconversione a carbone della centrale Enel di Rossano ha rappresentato un evento organizzato da un piccolo movimento politico, quello dei Verdi, che hanno invitato a parlare uomini liberi con una propria idea di sviluppo della Calabria del Nord Est, che non collima la riconversione a carbone e che ha coinvolto numerosi cittadini i quali magari non sono rimasti fino alla fine dell’evento, ma che si sono informati ed hanno apposto la propria firma, liberamente ed incondizionatamente, contro la riconversione prospettata dal colosso energetico. Per il popolo della libertà la piazza era “semi vuota” per il Sindaco, l’Amministrazione Comunale, le associazioni presenti, il Comitato del NO ecc.. era “semi piena” ed ha rappresentato un giusto modo per coinvolgere i cittadini sulla vicenda della riconversione. Il comportamento del Sindaco di Rossano sulla vicenda della riconversione della centrale di Rossano è chiaro sin dal lontano 2005. Il Sindaco ha sempre contrastato la riconversione a carbone, prima nel 2005 come cittadino, poi successivamente come Sindaco della Città. Ma questo non vuol dire che sia contro l’Enel o la riconversione della centrale. Più volte Filareto ha ribadito la necessità di riconvertire a fonti di energia rinnovabile il sito che ha dato tanto al sistema energetico del paese per trent’anni. Nella vicenda il Sindaco di Rossano ha agito sempre alla luce del sole, in maniera chiara, trasparente, seria, documentabile (da tutti i comunicati fatti) e moralmente esemplare. Filareto non deve spiegare nessun segreto perchè non ha segreti verso la città e non ha mentito a nessuno. C’è qualcuno sonoramente battuto nel 2006 che vive nell’ossessione di un confronto che lo vede costantemente in posizioni di insinuazione, di polemica strumentale, di cattiveria e mai in un atteggiamento di civile confronto per tutelare meglio la Città sulle grandi questioni della qualità della vita e dello sviluppo. Questo signore si sente sempre in campagna elettorale e in polemica viscerale con tutto il mondo dimenticando le sue responsabilità politiche che gli ha conferito l’elettorato. La polemica sterile non paga così come non paga la cultura dell’insinuazione e del dubbio posta in essere artatamente. Filareto fino a quando sarà nel pieno delle sue funzioni di Sindaco sarà interlocutore qualificato e attento e si prodigherà per attivare un tavolo interistituzionale di confronto con l’Enel, ai livelli di direzione centrale, per la individuazione di una soluzione alternativa al progetto di riconversione presentato, che non confligga con le vocazioni naturali del territorio e con la volontà di autodeterminazione delle popolazioni amministrate".

L'Amministrazione comunale di Rossano

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Brindisi, manifestazione 19/6: aderisce il PD

Fonte: Brundisium.net

"La manifestazione indetta per il 19 giugno dalle associazioni ambientaliste di Brindisi, con la quale si rivendica l’autonomia del territorio nella definizione del modello di sviluppo locale e si chiede di investire per uno sviluppo sostenibile, è l’occasione per riflettere su ciò che oggi è Brindisi e la sua provincia, e su che cosa fare per reggere all’urto della crisi economica che rischia di indebolire ulteriormente il nostro sistema economico.
Il PD ritiene assolutamente inderogabile che lo sviluppo socio economico della provincia e della città capoluogo sia armonico e coerente con le naturali potenzialità del territorio, delle specificità industriali e produttive che si sono affermate nel tempo. Va superata la fase storica in cui era assente la partecipazione responsabile delle assisi democratiche e della popolazione. Un nuovo sviluppo fondato su progetti orientati ad una crescita che contemperi lavoro, ambiente e sicurezza che, come dimostra l’ultimo drammatico incidente mortale, sono imprescindibili per il nostro territorio.
In questa ottica nessun insediamento è pensabile in contrasto alle linee di recupero di una soggettività economica e sociale costruita nel territorio come è prioritario ridurre i fattori di inquinamento che questa realtà ha già subito e subisce tuttora.
La manifestazione è l’occasione per riproporre le questioni ancora aperte a partire dal rigassificatore, alla bonifica dell’ area industriale, alla riduzione del carbone e al ridimensionamento dell’attuale polo energetico brindisino.
Nel concreto è tuttora incomprensibile come il Governo nazionale abbia potuto rilasciare una VIA positiva alla costruzione del rigassificatore a Capobianco, come lo stesso Governo dia segnali di rilancio degli insediamenti energetici (nucleare, trivellazioni al largo delle nostre coste) senza alcuna considerazione dei programmi e delle esigenze dei territori interessati.
Per il PD è necessario riproporre il ridimensionamento del polo energetico brindisino, attraverso la sottoscrizione le Convenzioni con tutte le Aziende energetiche insediate a Brindisi, nella logica della significativa riduzione della quantità di carbone movimentato e bruciato, dell’attivazione delle opere di ambientalizzazione nonchè di una effettiva ricaduta sullo sviluppo delle aree interessate. In questo quadro il PD ha prospettato la necessità di una chiusura graduale della vecchia e ormai obsoleta centrale dell’Edipower. Scelta questa che consentirebbe di ridurre in maniera consistente il consumo di carbone e di riconsegnare alla città e al porto un’area portuale di pregio. Inoltre la non sottoscrizione delle Convenzioni ha contribuito in questi anni a peggiorare le situazione ambientale consentendo alle società elettriche di produrre senza regole e senza vincoli ambientali nonchè occupazionali.
Il territorio della provincia di Brindisi deve poter coniugare meglio le sue diverse capacità di crescita attraverso un ampio e diversificato assetto industriale, sempre più orientato a produzioni di qualità e di alto valore aggiunto compatibili con le condizioni socio-ambientali, all’agro-industria, al turismo, sino all’ efficace integrazione e qualificazione della piattaforma logistica che oggettivamente Brindisi rappresenta per l’Area Jonico Salentina e l’intera Puglia.
Il PD evidenzia che sarà sempre più complicato poter immaginare la ripresa dello sviluppo di una provincia meridionale come la nostra fin quando il Governo Nazionale continuerà a tagliare i fondi al Sud e alle Amministrazioni locali. La manifestazione dovrà far giungere un messaggio forte e chiaro al “Governo del nord” denunciando la sua politica marcatamente antimeridionalista e totalmente priva di un serio disegno di crescita complessiva del Paese.
Con queste convinzioni i gruppi dirigenti ed i simpatizzanti del Partito Democratico, pur se impegnati lo stesso giorno nella manifestazione nazionale del PD contro la manovra finanziaria del Governo e sulla ufficializzazione delle proprie proposte di risanamento e di sviluppo del Paese, parteciperanno alla Manifestazione del 19 giugno, a conferma della nostra volontà di riscatto di questa Provincia e di questa Città alla quale il PD ha contribuito ed intende contribuire come Partito locale e nazionale.
Infine il PD fa appello a tutte le Amministrazioni locali perché confermino il loro impegno di collaborazione istituzionale a sostegno di uno sviluppo equilibrato e sostenibile.

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15 giugno 2010

"La colata di cemento che distrugge l'Italia"

Riportiamo dal blog di Beppe Grillo

"L'Italia è come l'Amazzonia, sta scomparendo. Ogni settimana ettari di verde si trasformano in ettari di cemento. Un prato non è più un prato, ma un business. Ogni giorno appaiono gru, seconde e terze case, immobili mai abitati. Interi quartieri edificati senza necessità, senza inquilini. Il cemento uccide il turismo, toglie posti di lavoro, non li dà. Il cemento è riciclaggio di danaro sporco delle mafie nazionali che investono nel mattone. A Milano sorgono nuovi grattacieli quando un terzo della città è in vendita o alla ricerca di un inquilino in affitto. L'Expo 2015 è solo cemento. Il cemento non si mangia, ma sul cemento mangiano i politici, le amministrazioni locali e la criminalità organizzata. L'Italia che scompare sotto una colata, come Pompei seppellita dalla lava, fa compassione e rabbia. I comuni dovrebbero vietare la costruzione di ogni immobile non necessario e, nel caso, verificare l'esistenza di un immobile già esistente da ristrutturare. Bisogna lanciare una nuova industria, quella della decostruzione di immobili e capannoni disabitati. Con i soldi pubblici i nostri sindaci non devono più costruire un solo vano se non destinato a uso sociale. Cementificatori e riciclatori che leggete, ascoltatemi, costruire non è più un affare, investite in energie rinnovabili e nel turismo.

Intervista a Ferruccio Sansa e Marco Preve:

F. Sansa: "Sono Ferruccio Sansa, giornalista de Il Fatto Quotidiano. Con Marco Preve, de La Repubblica, abbiamo scritto insieme con altri colleghi - Andrea Garibaldi de Il Corriere della sera, Antonio Massari de Il Fatto, Giuseppe Salvagiulo de La Stampa - abbiamo scritto un libro che si intitola “La colata”, è un libro che vuole raccontare il rischio enorme che l’Italia sta correndo in questo momento di essere rovinata per sempre dal cemento. È un libro che ci è costato un anno di lavoro. Siamo in 5, è stato un lavoro veramente lungo e pesante, pensiamo che fosse solamente adesso questo il momento di scrivere un libro sul cemento in Italia, perché le conseguenze di quello che si sta decidendo, di quello che si sta facendo poi le pagheremo per sempre. Bisogna adesso, in questo momento preciso, decidere da quale parte stare, se vogliamo essere pro o contro il cemento. Qui non è soltanto una scelta per ambientalisti e radical chic. Anzi, non c’entra proprio niente. Questo è un alibi di chi vuole costruire, è una scelta che incide profondamente sulla qualità della nostra vita, la nostra e quella dei nostri figli, sul nostro presente e sul nostro futuro, qualità della vita vuole dire come viviamo se viviamo bene o male, l’Italia ha deciso, purtroppo di puntare sul cemento e sull’asfalto e questo avrà conseguenze pesantissime: perché è una scelta come noi dimostriamo in questo libro, dati alla mano, assolutamente antieconomica, crea dei danni irreversibili alla principale industria del nostro paese che è una delle principali che è il turismo, crea dei posti di lavoro che durano poco tempo e crea dei posti di lavoro poco qualificati, per cui economicamente non lasciatevi ingannare è una cosa poco vantaggiosa.
Inoltre è un animale che mangia sé stesso, perché l’Italia ha la sua principale ricchezza nella bellezza, se noi roviniamo la bellezza, perderemmo posti di lavoro nel turismo, perderemmo posti di lavoro in tantissimi ambiti della nostra economia che campano grazie proprio alla bellezza dell’Italia.

Le bugie dei costruttori
Non lasciatevi neanche ingannare quando vi diranno che si costruisce per le persone che hanno bisogno: non è vero. Lo sviluppo edilizio dell’Italia di questi anni va a beneficio soltanto dei potenti, dell’economia, della finanza e alcune parti della politica, perché intorno al mattone si consuma quell’intreccio perverso tra la politica e la finanza, centro-sinistra e centro-destra senza alcuna distinzione. In Italia, per farvi un esempio concreto - basiamoci sui dati, non sui discorsi - in Italia soltanto il 4% delle case costruite vengono destinate al social housing, alle case popolari, in Inghilterra si supera il 20%, non sono case per la gente che ha bisogno, sono case soltanto per arricchire gli impresari che fanno il loro mestiere e per dare delle case quando non c’è bisogno, perché andate a vedere quello che è successo in Veneto, negli ultimi anni il Ministro che si occupa tra l’altro di agricoltura, Galan, quando era presente della Regione Veneto è stato il più grande cementificatore degli ultimi decenni, ha costruito case per più di 700 mila persone quando nel Veneto la popolazione è aumentata soltanto di 288 mila persone, questo è una follia!
Ma soprattutto costruire in un modo così folle come si sta facendo in Italia adesso, con il Piano casa, adesso si parla del condono, si parlava della sanatoria degli immobili fantasma che neanche si capisce cosa voglia dire un giorno un Ministro dice una cosa e un giorno dice l’altro, questo è anche pericoloso per la nostra incolumità, andiamo a vedere ancora i dati, negli ultimi 50 anni in Italia ci sono state 430 mila frane, ci sono stati 3500 morti, è una vergogna che se ne parli soltanto quando ci sono i morti e poi ce ne dimentichiamo, 3500 morti, ognuno di questi secondo me è come un insulto in faccia a queste persone continuare a costruire in un modo così totalmente disordinato, privo di pianificazioni e premiando chi non rispetta la legge e non chiede i permessi, costruire negli alvei dei fiumi, noi abbiamo raccontato per esempio quello che è successo in Toscana, dove nell’alveo del fiume Arno, dove nel lago di Massaciuccoli si sta costruendo e si è costruito per centinaia di migliaia di persone.

Cronaca di un degrado civile e politico

Partendo di queste considerazioni generali abbiamo fatto un viaggio in tutta l’Italia, un viaggio che racconta queste storie purtroppo di degrado che sono di degrado ambientale, ma prima di tutto sono degrado civile e politico, perché il decreto ambientale è la conseguenza del degrado civile e politico e sono però, nella nostra speranza, anche delle storie di perché invece straordinarie che si stanno battendo per la loro terra è un libro che credo non vuole essere un libro pessimista, ma un libro che dà speranza perché racconta le storie di queste persone, parte dalle storie di queste persone, noi abbiamo raccontato l’Italia regione per regione. Siamo partiti dal Veneto che purtroppo ha il primato di questa devastazione grazie a quello che ha fatto anche la Giunta Galan nella riviera del Brenta, adesso c’è la città della moda, c’è l’autodromo di motor city, un autodromo di cui si è occupato molto anche Beppe Grillo, un miliardo di Euro per costruire un autodromo con ovviamente annesso centro commerciale nel momento in cui gli autodromi in Italia sono in crisi nera!
Questo in una delle zone più belle dell’agricoltura italiana che è la zona di Verona e di Mantova, ci sono centri commerciali ovunque, ci sono nella zona di Mira e di Dolo, sono zone meravigliose di cui ha parlato anche tanto Marco Paolini, ha parlato Gianantonio Stella, sono zone di cui scrivevano Meneghello, che sono state dipinte dei quadri di Tiziano, li stiamo devastando per sempre.
Abbiamo parlato della Lombardia, quest’ultima che ogni giorno perde 10/20 ettari di campagna, che si sta mangiando tanta campagna che aveva ancora, soprattutto nella parte sud della Lombardia, Milano ormai si è votata completamente ai grattacieli, city life, tutti gli altri progetti sembra che Milano si creda New York, Milano non è New York, Milano era una città stupenda quando c’erano ancora i Navigli, è stata una città molto bella nonostante le devastazioni della guerra, adesso si sta votando a questi grattacieli che sembrano quasi dei simboli fallici per dimostrare che Milano è una città, il celodurismo della Lega. Ma soprattutto Milano adesso ha il grandissimo rischio del parco sud, il parco sud è il vero polmone di Milano è quella macchia verde che vediamo sulle cartine geografiche che finora era stato risparmiato, invece adesso anche grazie al lavoro che si sta facendo in comune nelle a questo nuovo piano che prevede addirittura che possano eventualmente essere scambiate le zone agricole con quelle dove si può costruire, c'è chi ha messo gli occhi sul parco sud e questa è una storia incredibile perché uno dei più grandi proprietari di terreni agricoli a Milano sapete chi è? È Salvatore Ligresti quello che a Milano non è neanche più un nome ma è quasi un sostantivo, se Ligresti è il prototipo di chi costruisce e ha cementificato mezza Lombardia e mezza Italia, Ligresti che in molte società vede la famiglia La Russa presente, Ligresti adesso è il proprietario di decine e centinaia di appezzamenti di terreno e di cascine agricole, vuole diventare agricoltore? Difficile da credere, probabilmente vuole anche cementificare il parco sud di Milano.
La Lombardia dove si vogliono costruire 400 chilometri di nuove autostrade invece di puntare sulle ferrovie, sul trasporto pulito si punta ancora sull’asfalto, come se non bastasse quello che c’è, come se non bastasse l’inquinamento da record della Pianura Padana intorno a Milano che è peggio di Los Angeles per certi aspetti, dove il Pm10 ha dei livelli assurdi. Abbiamo parlato del Piemonte dove per esempio nelle Alpi si è costruita questa follia dove ci sono paesi desertificati dal cemento, dove fino a 8, 9 case su 10 in alcuni paesi sono seconde case, i pochi abitanti veri vivono in un paese fantasma, vuoto e deserto, questo è tutto l’arco alpino, soprattutto in Piemonte ma anche in Lombardia, Veneto, anche in località bellissime.
Abbiamo parlato della Liguria anche qui dove crescono dei grattacieli e le occasioni di recuperare città come La Spezia invece sono state utilizzate per costruire dei nuovi grattacieli, poi abbiamo raccontato il caso paradigmatico della Sardegna, dove Renato Soru era riuscito veramente a imporre delle regole nuove che avevano proposto un modello nuovo di sviluppo, ma era sviluppo perché si parlava di investire 500 milioni di Euro nei comuni nel recupero dei comuni dell’entroterra sardo, invece cos’è successo? Che il centro-destra che riunisce gli imprenditori del mattone ma anche dei giornali della Sardegna perché qui c’è anche un altro intreccio perverso tra la stampa e il mattone perché chi costruisce ha bisogno dei giornali non per arricchirsi, ma per pubblicizzare e per falsare l’informazione a favore del cemento.
Soru è stato battuto da queste persone e è stato tradito dal suo centro-sinistra perché se Soru fosse stato sostenuto dai suoi alleati, avrebbe probabilmente vinto di nuovo, invece Soru è stato abbandonato da una parte del centro-sinistra che si era alleato con il centro-destra per costruire.

Un Paese che non rispetta se stesso
Ma vi rendete conto che in Sardegna vicino a Cagliari la più grande necropoli fenicia, volevano costruirci intorno dei condomini? Adesso la battaglia è ancora in corso. Una cosa che in tutto il mondo sarebbe meta di centinaia di migliaia di viaggiatori ogni anno in Italia, neanche sappiamo che ce l’abbiamo? Abbiamo un capolavoro straordinario e cosa facciamo? Anche per rispetto delle persone che sono lì sepolte, nella necropoli fenicia intorno ci costruiamo i condomini, questo è il segno di un paese obiettivamente che non rispetta neanche sé stesso.
Così come a Capo Malfattano c’è un promontorio che è degno di essere tra i luoghi di mare più belli del mondo e qui si vogliono costruire degli alberghi, Benetton, Marcegaglia, così come la stessa Marcegaglia finirà per avere in gestione probabilmente quello che è stato fatto alla Maddalena, Soru aveva cercato di battersi contro queste cose e ha perso, ci chiediamo: ma in Italia chi si batte per l’ambiente perde? La popolazione con chi sta? Perché qui non bisogna soltanto puntare il dito contro i politici e i finanziari molto pregiudicati, bisogna chiederci: noi con chi stiamo, stiamo con o contro il cemento? "

Tutti i nomi dei responsabili
M. Preve: "Sono Marco Preve, Sono un giornalista di Repubblica e sono uno dei coautori de “La colata” in questo libro non c’è soltanto un racconto geografico dettagliatissimo regione per regione di quella che è la situazione del consumo del nostro territorio, dello sperpero anche di quello che è un bene pubblico, abbiamo affrontato l’argomento anche attraverso dei temi, soprattutto ci sono i nomi perché ricordate che quando si parla di speculazione edilizia, di bruttura del paesaggio, di ecomostri ci si limita a raccontare il posto e di cosa si tratta, quello che abbiamo fatto è andare a cercare chi c’è dietro, i nomi, le persone, chi ha preso le decisioni, chi ha dato le autorizzazioni.
Perché qua è fondamentale capire una cosa, che dietro a ogni piccolo o grande intervento in Italia, c’è quasi sempre l’imprenditoria, ma c’è soprattutto la grande finanza, ci sono le banche, quindi i grandi temi, troverete anche nel libro un lungo capitolo dedicato alla curia, perché la curia è diventata uno dei soggetti degli immobiliaristi più importanti in Italia, abbiamo provato anche a dare quale secondo noi è stato un momento di svolta, la presenza del Cardinale Bertone oggi segretario di Stato del Vaticano e un gruppo di imprenditori a lui vicini, quindi troverete anche qui un filo che lega comunque anche la Curia a importanti soggetti dell’imprenditoria e del mattone in particolare.
Poi naturalmente non potevamo lasciare fuori, perché è un capitolo fondamentale, la nascita del cemento, quello che rappresenta per le regioni meridionali e quindi per le regioni controllate dalla mafia e raccontiamo come la criminalità organizzata, sia assolutamente dentro la filiera del cemento, specie nelle sue prime fasi, specie quando parliamo del cemento vero e proprio, la materia prima e quindi con atti in questo caso giudiziari, soprattutto troverete un lungo racconto di come il cemento sia loro delle mafie. Però soprattutto siamo andati anche a cercare alcune situazioni particolari che dimostrano l’estremo spregio con cui vengono tenuti in conto determinate realtà, pensate Siena, la Toscana che viene sbandierata in tutto il mondo come eccellenza italiana, ambientale, culturale, scoprirete nel capitolo a essa dedicata, il tipo di intervento che viene fatto con la fortissima presenza anche in questo caso di alcuni progetti per un aeroporto, per un borgo, per superricchi che si chiama Lavagniaia, del Monte dei Paschi di Siena, il ruolo fondamentale delle banche nelle grandi operazioni.
Naturalmente poi raccontiamo anche delle grandi città, c’è un lungo capitolo dedicato a Roma, chi sono i veri re di Roma? Sono i costruttori, i sindaci per quanto si siano dati da fare sono delle comparse, i sindaci passano ma i costruttori restano, i Caltagirone, i Toti, mezza Roma, potete vedere nel susseguirsi degli anni di come abbiano dettato le linee anche politiche poi alla fine delle politiche urbanistiche, ma quindi delle politiche sociali, della vita di una città e poi però abbiamo scoperto anche delle cose incredibili, una vicenda cui anche Beppe Grillo, il suo blog, i Meet up hanno dedicato spazio, quella zona di provincia italiana dove si pensa non succeda mai niente, a Ivrea ai piedi della Serra Morenica che è una delle zone naturalistiche più importanti d’Italia, dove si portano i ragazzini a fare le gite, nella Serra Morenica esiste un progetto che si chiama “Mediapolis” che è un progetto per 600 mila metri quadrati, la storia che vi racconteranno è quella che deve essere un parco a tema legato ai temi della comunicazione, in realtà è un grandissimo centro commerciale, un enorme centro commerciale, dove si vogliono vendere delle merci, raccontiamo nel dettaglio chi sono coloro che vogliono fare questo progetto e troverete anche delle sorprese, ma soprattutto abbiamo rilevato quella che secondo noi è una sorta di contraddizione, perché vedrete che contro questo megaprogetto “Mediapolis” questo monster park l’abbiamo chiamato, il Fai (Fondo Ambiente Italiano) associazione assolutamente autorevole e molto severa ha fatto una battaglia durissima e scoprirete come il Fai in realtà abbia tantissime attività con soggetti importanti come Unicredit, Intesa San Paolo, Telecom che sponsorizzano delle sue attività che però guarda caso sono gli stessi soggetti a cui si appoggia il progetto Mediapolis per i finanziamenti.
La domanda che nasce spontanea è: come si possono conciliare queste due cose? Da un lato si attacca un progetto con parole durissime, ma dall’altro si collabora in tanti piccoli progetti a sostegno di eventi culturali e ambientali. Non vorremmo che poi alla fine le grandi imprese, banche si lavassero la coscienza destinando importanti finanziamenti che però magari per loro sono briciole a attività culturali e ambientali e noi in questo viaggio in Italia, lungo le strade, le piste del cemento siamo stati aiutati da tantissimi comitati, è un fenomeno che ha sempre meno dell’antipolitica e sempre più del radicamento sul territorio del legarsi ai valori propri alle origini e non è assolutamente un atteggiamento leghista, è un atteggiamento di consapevolezza anche di chi magari è anche disposto a rinunciare a dei benefici mediati, speculativi, in cambio però di poter mantenere la sua qualità della vita perché poi è di quello che stiamo parlando, naturalmente tutti sappiamo oggi il ruolo dei comitati in alcune grandi battaglie, a Milano per l'Expo 2015, ma a Genova per esempio per l'enorme tema della gronda, la gronda che poi sarebbe una bretella autostradale che dovrebbe oltrepassare nelle parsi periferiche di Genova e ha suscitato naturalmente un dibattito fortissimo con un movimento di contrari.
Noi crediamo che sia importante per provare a fare qualcosa contro questa devastazione del territorio, acquisire qualsiasi cittadino dal primo all’ultimo, una mentalità e una consapevolezza. "

F. Sansa: "C’è una frase che credo riassuma lo spirito con cui abbiamo scritto questo libro, l’ha scritta Luca Mercalli che è infatti una persona che da anni si batte per l’ambiente e dice Luca: “Indignatevi rapidamente non lasciate che deturpino il vostro bene più prezioso, il territorio, chiamate a raccolta tutti!” è il momento di chiamarci tutti a raccolta quelli che sono contro il cemento in Italia, perché poi sarà troppo tardi!"

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13 giugno 2010

Manifestazione a Rossano: no alla riconversione a carbone

Nella giornata di ieri si è svolta a Rossano calabro una manifestazione per gridare forte il no alla distruzione dell'economia e della salute di un territorio per opera dell'eventuale riconversione a carbone.

Fonte: TeleReggio.it
"Diciamo un no, forte e deciso, alla costruzione della centrale a carbone di Rossano: rischierebbe solo di pregiudicare l'equilibrio di una realtà che è una tra le più importanti del settore agricolo meridionale". Lo afferma in una nota il Presidente del Distretto Agroalimentare di Sibari, Renzo Caligiuri. "La sibaritide - aggiunge - ha una forte vocazione produttiva agricola che va implementata e sfruttata al meglio e che deve essere legate indissolubilmente alla prospettiva di energie biocompatibili. La centrale a carbone avrebbe effetti devastanti che non si sposerebbero con le necessità dell'intera area : le biomasse, l'eolico, il solare, sono invece segmenti seri che possono essere raggruppati in un progetto unico in grado di fornire energia autosufficiente per l'intera Calabria". "Bisogna chiedere - conclude Caligiuri - il consenso delle categorie produttive quando si fanno scelte di questo genere e credo che, nella fattispecie, difficilmente i produttori agricoli della sibaritide direbbero si all'ipotesi della centrale".

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Sull'impatto delle attività legate alla centrale a carbone di Vado Ligure

Riportiamo da Savonanews.it un commento di M. Molinari sull'impatto delle attività legate alla centrale a carbone di Vado Ligure

"Nel buio di Cairo, fiammate.

Cairo Montenotte. Ieri sera.
Nella sala della SOMS si abbassano le luci.
La voce del Prof. Federico Valerio dell' Istituto Nazionale per la ricerca sul Cancro, è come una lama nel buio squarciato dalle slides proiettate. Racconta le analisi dell'inquinamento delle acciaierie di Cornigliano, ormai chiuse. Per decenni, quantità impensabili di Benzene e Benzopirene (dal triplo fino a 40 volte i limiti di legge) si sono riversate nell'aria. Le donne di Cornigliano morivano di cancro, ma non in silenzio.

La politica fu costretta a organizzare una rete di monitoraggio degli inquinanti. Quella vera. Le centraline, quelle vere, correttamente posizionate, non lasciarono dubbi. Dopo la chiusura degli impianti gli inquinanti scomparvero.

Fino ad allora, politica e industria dicevano: "sarà il traffico".

Il professore continua: Spiega ad una sala attonita che a Taranto non andò diversamente: "… la situazione laggiù era ancora peggiore, ma non se ne sapeva nulla. Le agenzie di tutela dell'ambiente non si sono mosse fino a quando non hanno potuto più far finta di niente." E poi: "Se avessimo aspettato la politica la cokeria di Cornigliano sarebbe ancora lì. Ci sono meccanismi che ostacolano l'attivazione dei controlli…" e chi vuol capire, ha capito.

Cairo Montenotte. A qualche centinaio di metri oltre le finestre della sala silenziosa e gremita, là fuori, la cokeria di Bragno, anche ora, produce. Distilla 1450 tonnellate di carbone al giorno / notte. H24. Sempre. Da oltre mezzo secolo.
I forni sono vecchi, e perdono gas, anche ora. Trecento tornellate di gas al giorno / notte, anche ora, secondo Maurizio Manfredi.

QUATTROMILACINQUECENTO TONNELLATE l'anno di BENZENE. Ma forse la stima è per difetto. Certo, invece, che il benzene provoca il cancro, come il cancro la morte, per bene che ti vada. Senza considerare le polveri.

E la rete di monitoraggio, quella vera, nell' anno 2010, dov'è? Non c'è.
Come, non c'è? Si, ma, forse. Decenni.

Nel 2004 la perizia del' Ing. Poggi incaricato dalla Procura della Repubblica di Savona accertava la vetustà degli impianti. Chiedeva interventi radicali per condizioni di lavoro ACCETTABILI, nella cokeria di Bragno. Chiedeva la sostituzione di tutte le porte dei forni, che perdono gas, in DUE ANNI. Il programma del' azienda lo prevederebbe, in VENTI ANNI.

Nel 2007 ARPAL rileva perdite di gas. Ufficialmente. Con un'indagine appositamente finanziata, si intende.

E la rete di monitoraggio? Parte l'appello dei comitati: Caro sindaco, ci regali la rete di monitoraggio. E' la sera di ieri, 11 giugno 2010. Siamo a questo punto.

Quello che invece c'è, nonostante tutto, è l'Autorizzazione Integrata Ambientale, rilasciata in gran silenzio e sotto natale all'Italiana Coke. In punta di piedi.

Fanno rumore invece i ricorsi che partono, a tutto gas, verso il TAR Liguria e la Presidenza della Repubblica. A presentarli: WWF Italia, Associazione Rinascita Valle Bormida, Maurizio Manfredi, Nadia Bertetto, Alfio Minetti, ARE Vallebormida, Circolo Cairo Legambiente, CASV, Nicoletta Gallo ed Enrica Tarallo.

Interessante per i profani è la CONTROPARTE, oltre all' Italiana Coke:
- Provincia di Savona
- Comune di Cairo Montenotte
- Regione Liguria
- ASL2
- ARPAL

Uno pensa che questi soggetti istituzionali siano CON. Ma ti giri un istante, e li ritrovi CONTRO, negli atti. Semplificazione brutale? Forse.

Pochi minuti alle 23:00. Tavola rotonda. Tra gli altri l'imprenditore ed ex senatore Stanislao Sambin (DC), il consigliere regionale Maurizio Torterolo (Lega) e Stefano Quaini, presidente commissione sanità e membro commissione ambiente Regione Liguria, che dice: "come medico, ho visto tante neoplasie. Non transigiamo. Impegneremo Regione Liguria e presidente Burlando. Presenteremo un' interpellanza"

L'applauso è tiepido. Un po' meno Luciano Corrado, il Giornalista che con la collega Enrica Bertone modera l'incontro, che ricordando l'interrogazione di Sonia Viale sulle leucemie presentata senza esiti nel lontano 1997, non ha difficoltà a definire questi atti come inutili.

Quaini e Torterolo, all'unisono, si alzano e lasciano la sala. La gente si guarda. La serata prosegue. Il senatore Sambin prima che imprenditore tiene a definirsi cittadino e ambientalista.

Il prof. Federico Valerio spiega l'importanza dei campionatori passivi, nuova interessantissima frontiera low cost del monitoraggio ambientale.

Il dottor Morando spiega cosa significa fare il medico a Cairo Montenotte. Suo nonno era medico di fabbrica in cokeria negli anni 50. Già allora, le sue relazioni furono ignorate. Poi annuncia una raccolta dati sui casi di neoplasie a partire da lunedì prossimo.

Brilla l'assenza dei sindaci, incluso quello di Cairo. Forse avranno avuto di meglio da fare, chissà.

Marco Piombo, presidente di WWF Liguria, accenna finalmente la gravità della situazione ambientale tutta, a livello provinciale. Il rischio che le tanto decantate "biomasse" si trasformino magicamente in rifiuti CDR da bruciare in simil - termo "valorizzatori". L'azione penale è obbligatoria - ricorda - e la Magistratura deve procedere, in caso di violazioni. Due le diffide ad ottemperare inviate da WWF all'amministrazione locale. Ignorate.

Sull'avvocato Castagnetti piove la domanda del Cronista Corrado, che lo stima e non lo nasconde: "avvocato, lei come si sarebbe comportato se fosse stato sindaco di Cairo?"

Bella domanda.

L'avv. Castagnetti ringrazia, si scusa con i cittadini intervenuti per i politici che hanno abbandonato il dibattito. "Dopo quello che si è sentito stasera è necessario intervenire sulle Amministrazioni, e anche sulla Magistratura, per far rispettare le leggi." La risposta è in coda: "fossi sindaco, interverrei SEMPRE in riunioni come questa."

Già.

Nadia Bertetto iniziò a lavorare sul tema ambientale nel 2004 con una sua concittadina, morta di tumore. Suo marito si è salvato dal cancro per un soffio, e ha lasciato la Valbormida. "SeItaliana Coke è così sicura delle sue posizioni, perché non accetta analisi ai camini h24?"

Altra bella domanda. Ma la risposta non c'è, come l'Azienda, stasera.

"L' Autorizzazione Integrata Ambientale A.I.A. è semplicemente ridicola per impianti simili. Le analisi dei fumi ai camini non vi sono neppure menzionate" Poi ricorda quando l'ass. Marson le disse di non essere lui ad inquinare, e di chiedere al Comune le ragioni del temporeggiare su queste analisi.

Armando Chinazzo, medico veterinario di Legambiente spiega bene

1) le MELME di carbone: riciclate e bruciate all'interno degli impianti stessi. Secondo la cokeria sarebbero sottoprodotti di lavorazione, e non rifiuti da smaltire. Solo che le emissioni di idrocarburi, bruciandole, aumenterebbero fino a dieci volte. Ma questo si fa. Sull' A.I.A. : nessuna prescrizione.

2) le TORCE: sistemi di EMERGENZA per bruciare i gas. Di fatto, sempre accese. A.I.A.: nessuna prescrizione; solo una raccomandazione del tipo: "usatele meno".

3) le ACQUE DI DEPURAZIONE, usate per raffreddare il carbone incandescente che esce lavorato dai forni. Nelle fumate di "vapore", a cadenza oraria, inquinanti atmosferici che nessuno misurerebbe.

Cairo Montenotte. L'incontro termina tra gli applausi. Torniamo a Savona, passando da Bragno. Il colpo d'occhio sulla cokeria è impressionante, anche di notte. Qualche fiammata.
Tutto "funziona", come sempre, nel buio.

Ma entro questo mese (si prevede) il protocollo di intesa.

Mario Molinari

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Brindisi manifestazione popolare 19/06/2010, adesione gruppo "No al carbone"

Comunicato stampa No al carbone Brindisi
"Il Gruppo No al Carbone aderisce alla manifestazione del 19 giugno indetta da numerose Associazioni Ambientaliste per l’Ambiente il Lavoro e la Salute a Brindisi.
Dopo la grande manifestazione del 23 Dicembre, con la quale cinquemila brindisini hanno chiesto una forte riduzione del carbone, occorre una nuova mobilitazione alla vigilia della riapertura del tavolo per la firma delle convenzioni con l’Enel e in attesa della ormai prossimo rilascio della VIA con la quale consentire alla LNG la realizzazione del rigassificatore.
Una città sempre più sotto assedio, un territorio che molti vogliono consegnare alle multinazionali dell’energia con le loro centrali elettriche a carbone, il rigassificatore che sequestra il porto, attraverso i nuovi progetti di centrali a biomasse e gasdotti con cui distruggere anche la costa nord di Brindisi.
Per rompere quest’assedio noi saremo ancora una volta in piazza il 19 giugno per chiedere una riduzione di almeno il 30% del carbone bruciato a Cerano, la bonifica dei terreni ed il giusto risarcimento per i danni causati dall’Enel, la conversione
della centrale Edipower a gas o la sua chiusura come previsto dalle convenzioni del 1996 con lo spostamento dei lavoratori a Cerano, per dire no al rigassificatore, in definitiva per dire basta a scelte calate dall’alto, per rivendicare il diritto a decidere in casa nostra, per un modello di sviluppo non invasivo fondato sulle nostre risorse agricole, sul turismo, sull’industria dell’alta tecnologia quale quella del settore aereonautico e meccanico che non può prescindere da una forte Università e un sistema ricerca da potenziare a partire dagli Enti pubblici di ricerca e le aziende presenti nella Cittadella della Ricerca.
Invitiamo quindi tutti i brindisini che hanno a cuore le sorti del loro territorio alla mobilitazione il 19 giugno per una Brindisi nuova in cui i lavoro non si debba contrapporre al diritto alla salute e all’ambiente.
Per preparare al meglio la giornata di mobilitazione,saremo ogni giorno in piazza Vittoria, fino al 18 giugno, per distribuire le magliette “No al Carbone”.

COMUNICATO STAMPA GRUPPO NO AL CARBONE

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I Cobas di Savona: giusti i controlli per la tutela di salute e ambiente, non esiste carbone pulito

Riportiamo dal sito Ivg.it:
“Ben vengano inchieste ed ispezioni: non esiste il carbone pulito! Dai tempi delle assemblee organizzate dal Comitato ‘Liberare la Valbormida e la provincia di Savona’,in cui i massimi esperti nazionali ci spiegarono come non esista il ‘carbone pulito’ e come centrali e cokerie producono soprattutto malattie e inquinamento, siamo oggi ai tempi delle inchieste e delle ispezioni”.

“Noi ci chiediamo, sulla base del recente convegno organizzato a Cairo Montenotte, come ha chiesto il dr.Paolo Franceschi: perchè la centralina Arpal di bivio Farina non misura le quantità di benzene presenti nella zona della cokeria; perchè la stessa centralina non misura le quantità di idrocarburi policiclici aromatici; perchè dichiara polveri sottili le PM 10, che sono invece polveri grossolane e non si attrezza alla misurazione delle PM 2.5; perchè non si controllano le emissioni ai camini di Cokitalia e Tirreno Power,con misuratori pubblici prodotti, ad esempio ,dal Politecnico di Torino e costi a carico delle aziende con notevoli profitti. La Confederazione Cobas ritiene che sia ormai l’ora di chiedere ufficialmente i danni da inquinamento in termini di malattie e di mortalità.La misura è colma”.

Confederazione Cobas Savona

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11 giugno 2010

Negli USA le colture transgeniche falliscono, mentre l'EU tenta di approvarli

"COMUNICATO EQUIVITA 10/06/10 - 'GLI APPRENDISTI STREGONI NUOVAMENTE ALL’OPERA'
Mentre l’Unione Europea si appresta, a breve, a soddisfare le multinazionali biotech allentando i freni sulle procedure di approvazione degli OGM in Europa;
mentre i cittadini europei dovranno accettare un vistoso passo indietro su quelle posizioni - veramente minimali - di buonsenso, di previdenza nei confronti dell’ambiente e della salute e di tutela dei diritti, che 15 anni di lavoro indefesso delle ONG hanno ottenuto;
mentre a Bruxelles la Commissione sta definendo la proposta che verrà fatta agli Stati Membri riguardante la facoltà che essi singolarmente avranno di decidere se autorizzare o no gli Ogm, pur sapendo molto bene che l’impossibilità di coesistenza e la strategia del “fatto compiuto” (già oggi spesso attuata) finiranno col far vincere il transgenico (basti citare il recente incidente del mais NK603, non autorizzato e seminato in Germania su 3.000 ettari);

si alza ancora una volta il sipario, dall’altra parte dell’oceano, sugli effetti da tanto tempo preannunciati e osservati, ma oggi resi clamorosi, dell’introduzione delle colture transgeniche nell’ambiente. Negli USA, infatti, 5.000 ettari di terreno sono stati abbandonati e altri 50.000 messi in crisi, per la resistenza al glifosate (Roundup) sviluppatasi in tutte le varietà di erbacce più infestanti.

SI ASSISTE oggi dunque AL FALLIMENTO DEI TRANSGENICI: non lo dice un giornale di agricoltura, bensì il Wall Street Journal del 4.06.10

Sin dalla prima pianta transgenica commercializzata (la soia Roundup Ready, ovvero resistente al glifosate Roundup, brevettata dalla Monsanto, che vendeva il “pacchetto” Soia RR + Roundup), gli scienziati indipendenti di tutto il mondo hanno messo in guardia le aziende dal fenomeno della resistenza, che dalla soia poteva essere trasmesso ad altre piante dell’ambiente come pure essere causato da un uso ripetuto e costante dello stesso diserbante. Esso si è ben presto evidenziato e oggi ha raggiunto livelli di tragedia.

Una tragedia che nelle aziende biotech viene vissuta, secondo il Wall Street Journal, come un’opportunità straordinaria: si potranno creare nuovi Ogm, resistenti a qualche altro erbicida, da introdurre sul mercato. Si lavora dunque per sostituire soia e mais RR con atri tipi di piante resistenti ad altri erbicidi, ormai caduti in disuso, che potrebbero essere fonte di guadagni paragonabili a quelli ottenuti dalla Monsanto con il Roundup. Poco importa se ogni altro pesticida è ancor più tossico del Roundup!

Invece di riconoscere l’errore dovuto all’introduzione nell’ambiente di organismi geneticamente modificati, che sconvolgono gli equilibri di una selezione naturale operata nei millenni, invece di rispettare gli appelli che migliaia di scienziati hanno lanciato negli ultimi 15 anni per proteggere il patrimonio genetico del pianeta e la nostra stessa specie, gli scienziati pro-biotech continuano a spostare sempre più avanti la scadenza di un’ipoteca che non sono in grado di pagare …

Si legge, infatti, sul Wall Street Journal: Dow Chemical Co, Dupont Co, Bayer AG, BASF SE e Syngenta AG stanno insieme spendendo milioni di dollari per sviluppare soia, mais e cotone capaci di sopravvivere ad irrorazioni dei loro erbicidi vecchi di qualche decennio e rimossi dal mercato per colpa del Roundup. I costi saranno reintegrati con la riscossione annuale dei brevetti ... “Sarà un’opportunità molto importante per le società chimiche”, dice John Jachetta, scienziato della Dow AgroSciences e presidente
della Weed Science Society of America.

Noi ci limitiamo a chiedere al Presidente della Commissione Europea Barroso e al Commissario alla Salute Dally di esaminare attentamente le loro posizioni. Essi sono ancora in tempo per salvarsi dagli effetti dirompenti di una decisione sbagliata …

Comitato Scientifico EQUIVITA
Tel. + 39. 06.3220720, + 39. 335.8444949
E-mail: equivita@equivita.it
Sito internet: www.equivita.org

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