Fonte: QuestoTrentino
"Ormai le evidenze abbondano e i principi di precauzione e prevenzione dovrebbero suggerire la messa al bando degli inceneritori. Di quelli vecchi come di quelli nuovi. Parla il dott. Celestino Panizza, medico per l’ambiente di Brescia, dove opera l’inceneritore più grande d’Europa.
di Marco Niro
La ricerca di un medico capace di esprimersi in modo autorevole e deciso sul danno sanitario degli inceneritori mi porta fuori provincia, a Brescia, essenzialmente per due motivi. Da una
parte, perché in Trentino, a parte qualche eccezione rappresentata da medici-amministratori (il sindaco di Centa San Nicolò dottor Roberto Cappelletti e l’assessore all’ambiente di Lavis dottor Lorenzo Lorenzoni), i medici trentini finora non hanno trovato di meglio che prendere atto della volontà di costruire l’inceneritore (è accaduto nell’estate 2008, vedi QT 16/2008). Dall’altra parte, perché dire Brescia, parlando d’inceneritori, significa riferirsi all’ambito di osservazione più importante, perché a Brescia opera dal 1996 l’inceneritore più grande d’Europa, un mostro che brucia 800.000 tonnellate l’anno di rifiuti.
A Brescia, quindi, vado a incontrare il dottor Celestino Panizza. Medico specializzato in Medicina del lavoro presso l’Università di Pavia e Statistica medica ed epidemiologia presso l’Università di Pavia, il dottor Panizza lavora come medico del lavoro all’Asl di Brescia. Membro dell’Associazione Medici per l’Ambiente, da tempo mette a disposizione le proprie competenze professionali per fornire sostegno alle organizzazioni impegnate nella lotta all’inquinamento e nella difesa della salute.
Dottor Panizza, dell’impatto sanitario degli inceneritori si parla poco e male, e il pubblico è impossibilitato ad orientarsi, tra un Veronesi che dice in prima serata televisiva che l’impatto sanitario degli inceneritori è pari a zero ed evidenze che dimostrano ben altro...
Il caso di Veronesi è emblematico. La propaganda inceneritorista ha utilizzato un medico di fama, che ha competenze relative alla cura dei tumori, e non alla loro prevenzione, per far passare il concetto che l’inceneritore non è rischioso. Il meccanismo usato da chi con gli inceneritori fa i soldi è sempre quello: comprare le università e i centri di ricerca, finanziandoli, affinché essi, al termine dei vari studi epidemiologici, pronuncino la frase magica: ‘il dato non è conclusivo’. Ovvero, non si nega che gli impatti sanitari possano esserci, ma si enfatizza l’incertezza epidemiologica, affermando che le evidenze non permettono di legare con certezza quegli impatti all’incenerimento. È stato fatto per anni anche dagli studi, prezzolati dall’industria del tabacco, sui danni da fumo di sigaretta: ‘non c’è evidenza che provochi il cancro’, si continuava a ripetere...
Non esistono quindi studi epidemiologici che permettano con certezza di rilevare gli impatti sanitari degli inceneritori?
Non ho detto questo. Decine e decine di studi, condotti per indagare le ricadute delle emissioni inquinanti degli inceneritori sulla salute delle popolazioni residenti intorno ad essi, hanno evidenziato numerosi effetti avversi alla salute dell’uomo, sia tumorali che non.
Ischia Podetti, a sinistra la discarica, a destra il sito dell’inceneritore.
Foto Marco Parisi.
Ce ne può indicare qualcuno?
Certamente. Tra i più recenti, possiamo ricordarne quattro. Lo studio effettuato nel 2007 in provincia di Venezia dal Registro Tumori dell’Istituto Oncologico Veneto è la più convincente dimostrazione esistente in letteratura di un aumento di rischio di cancro associato alla residenza vicino a inceneritori: esso evidenzia come il rischio aumenti di 3,3 volte fra i soggetti con più lungo periodo e più alto livello di esposizione. Sempre nel 2007, lo studio “Enhance Health Report”, finanziato dalla Comunità Europea e condotto per l’Italia nel comune di Forlì, dove operano due inceneritori, ha portato a evidenze significative rispetto al sesso femminile: in particolare si è registrato un aumento della mortalità tra il +17% e il +54% per tutti i tumori, proporzionale all’aumento dell’esposizione; e questa stima appare particolarmente drammatica perché si basa su un ampio numero di casi - 358 decessi per cancro tra le donne esposte e 166 tra le non esposte - osservati solo nel periodo 1990-2003 e solo tra le donne residenti per almeno 5 anni nell’area inquinata. Nel 2008, poi, uno studio francese condotto dall’Institut de Veille Sanitarie ha rilevato un aumento di tumori di tutte le sedi nelle donne e, in entrambi i sessi, dei linfomi maligni, dei tumori del fegato e dei sarcomi dei tessuti molli. Da ricordare infine il 4° Rapporto della società Britannica di Medicina Ecologica, anch’esso del 2008, che nelle molte e documentate considerazioni ricorda come nei pressi degli inceneritori si riscontrino tassi più elevati di difetti alla nascita e di tumori negli adulti e nei bambini.
Una situazione allarmante. E a Brescia avete evidenze dell’impatto sanitario dell’inceneritore più grande d’Europa?
Il Registro Tumori segnala in provincia di Brescia un tasso d’incidenza tumorale tra i più alti del Nord Italia, ma non c’è modo di imputare all’inceneritore questa circostanza. Di studi epidemiologici sull’esposizione alle emissioni dell’inceneritore bresciano non ce ne sono, e del resto sarebbero inutili...
In che senso?
Nel senso che l’inceneritore di Brescia si trova in città, tra innumerevoli altre fonti che emettono sostanze inquinanti: voler rilevare l’impatto dell’inceneritore sarebbe quindi come voler individuare l’onda più alta in un mare in tempesta. Tuttavia, due fatti del recente passato ci permettono di identificare nell’inceneritore di Brescia un pericoloso produttore di diossine, sostanze tra le più dannose per la salute.
Ovvero?
Nel 2007 l’Istituto Superiore di Sanità ha misurato le diossine del tipo PCDD-F presenti nell’aria di Brescia per condurre la valutazione del rischio nel contesto delle indagini sul sito inquinato di rilevanza nazionale Brescia-Caffaro. L’indagine è stata condotta nel mese di agosto, quando sono ridotte le condizioni di traffico e le principali fonti d’immissione industriali, eccetto l’inceneritore, che funziona regolarmente anche in quel mese e insiste nella zona oggetto dello studio. Ebbene, il confronto con altre misurazioni, condotte negli ultimi anni in diverse località nella stagione estiva, mostra chiaramente come le concentrazioni di diossine nell’aria di Brescia siano le maggiori, con quantitativi almeno tripli.
E l’altro fatto?
Nel 2008 la Centrale del Latte di Brescia ha riscontrato presenza di diossine del tipo TCDD-F-PCB nel latte proveniente da sette aziende agricole ubicate nel territorio a sud di Brescia, proprio nei pressi dell’inceneritore. Il latte rifiutato dalla Centrale del Latte aveva tossicità equivalente ben oltre i limiti di soglia: tra i 6,5 e gli 8 picogrammi di diossine per grammo di grasso, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda per l’uomo il limite di un picogrammo per chilo di peso corporeo al giorno. Vale a questo punto la pena di ricordare che le diossine sono bioaccumulabili, ovvero si accumulano all’interno di un organismo in concentrazioni crescenti man mano che si sale di livello nella catena alimentare. È questo il motivo per cui è verosimile che il latte delle mucche alimentate con foraggio raccolto nel terreno soggetto a ricaduta dell’inceneritore sia risultato contaminato da tali sostanze.
Quello che lei riferisce dovrebbe indurre a fermare qualunque progetto di costruzione di un inceneritore. Ma già immaginiamo che chi vuole incenerire abbia la risposta pronta: “Questi dati si riferiscono agli inceneritori di vecchia generazione, noi costruiremo inceneritori di nuova...”
Vengono a dirci che i livelli delle emissioni dei nuovi impianti, che adottano le cosiddette “migliori tecnologie disponibili”, sarebbero di molto contenuti rispetto ai vecchi. Tralasciando che le migliori tecnologie, valutate dalla stessa industria secondo criteri di economicità, hanno già dimostrato di non presentare sufficienti garanzie sul versante dei sistemi di abbattimento, resta in ogni caso da tener presente che le concentrazioni delle emissioni ottenute applicando le migliori tecnologie sono allineate con i valori limite stabiliti dalle normative, i quali purtroppo non garantiscono di per sé la salute: basti pensare che il limite alla diossina stabilito dall’Unione Europea è mille volte superiore a quello stabilito dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente statunitense. E poi va ricordato un punto fondamentale: in realtà i controlli sulle emissioni sono oggi alquanto problematici.
Per quale motivo?
Da un lato, perché essi sono sostanzialmente eseguiti in regime di autocontrollo dagli stessi gestori degli impianti, dall’altro perché sono in effetti inadeguati a monitorare le effettive quantità emesse. Uno studio recente ha rilevato che in fase di accensione (quando non è monitorato), un inceneritore produce in media, nell’arco di un periodo di 48 ore, il 60% delle emissioni annuali totali di diossine prodotte quando è a regime. Anche durante lo spegnimento e il periodo di messa in servizio degli inceneritori (altri momenti in cui le emissioni non vengono controllate), si possono produrre livelli molto più elevati di diossine. E non si pensi che spegnimenti e accensioni siano rari: a Brescia la manutenzione li richiede un paio di volte l’anno.
Insomma, par di capire che ci sono ragioni per diffidare anche degli inceneritori di nuova generazione.
La limitata disponibilità di dati scientifici e di evidenze epidemiologiche sull’impatto sanitario dei moderni impianti non coincide con una mancanza di evidenza: il principio di precauzione induce ad attenersi a linee di maggiore prudenza. Di contro, le evidenze tossicologiche e sperimentali ormai assodate, e relative ad inquinanti oggettivamente emessi, come le diossine, non consentono certo deroghe all’obbligo della prevenzione. La storia del confronto tra vecchi e nuovi inceneritori ricorda quanto afferma l’autorevole epidemiologa Devra Davis nel libro “La storia segreta della guerra al cancro”, a proposito delle sigarette: quando la marea d’informazioni sui pericoli del tabacco cominciò a montare, le industrie cambiarono musica, diffondendo l’idea che forse le sigarette vecchie erano pericolose, ma quelle nuove, col filtro, sarebbero state gustose e salubri...
31 luglio 2009
Gli inceneritori vanno messi al bando
30 luglio 2009
UE cerca di penalizzare l'uso del carbone e altri inquinanti
Fonte + leggi l'aggiornamento
"Tassa carbone": dalla Ue nuove misure per ridurre la CO2
Il commissario europeo all’Ambiente, Stavros Dimas, durante la seconda giornata del Consiglio informale dei ministri dell’ambiente Ue ad Are (Svezia), parlando
dell’imposizione di una “tassa carbone” sui settori e i prodotti non inclusi nell’Ets (il sistema europeo di scambio delle emissioni) ha dichiarato che “è una buona idea”. Al contrario, l’ipotesi di tassare tutti quelli che giungono nella Ue dagli Stati che non hanno sottoscritto gli accordi mondiali sul taglio del CO2, costituirebbe uno sterile eco-protezionismo, senza nemmeno favorire i negoziati di Copenaghen.
A questo proposito anche il consigliere federale Moritz Leuenberger, ha dichiarato il suo appoggio alla Commissione europea che farà pressione sugli Stati membri affinché adottino la “tassa carbone”.
Una “tassa carbone” sui prodotti più inquinanti è in vigore in Svezia dal 1999. E’ il ministro svedese dell’energia Maud Olofsson che ha illustrato come questo strumento fiscale abbia fatto crescere il bilancio dello Stato dell’8%, “La presidenza svedese – ha indicato la Olofsson – è intenzionata a porre questo strumento nell’agenda dei lavori del suo semestre”.
“È uno strumento molto utile, ma è difficile imporlo a livello europeo perché serve l’unanimità dei 27 – ha spiegato Dimas – È possibile però raccomandare agli stati membri di prendere provvedimenti nazionali. Già alcuni paesi l’hanno fatto, come la Svezia, mentre la Francia lo sta discutendo”.
Ma secondo il ministro svedese dell’ambiente Andreas Carlgren, questo non deve autorizzare nessuno a pensare di imporre dazi sui prodotti importati dai paesi emergenti o in via di sviluppo. I“l nostro messaggio è chiaro: bisogna resistere a qualsiasi tentazione protezionista in nome della lotta al cambio climatico – ha concluso Carlgren – Ciò potrebbe rendere molto più difficili i negoziati con i paesi emergenti alla conferenza di Copenaghen”.
Su questo c‘è accordo pieno con il commissario Ue all’Ambiente Dimas che sottolinea: “la nostra strategia di negoziato con i paesi emergenti è basata sulla costruzione di fiducia reciproca, non sull’imposizione di pressioni”.
Mentre però la Francia insiste per applicare la tassazione anche alle frontiere dell’Ue, la Germania proprio oggi ha criticato questa proposta, definendola “una nuova forma di eco-imperialismo”.
“Chiudere i nostri mercati ai prodotti dei paesi emergenti (Cina, India, Brasile, ecc.) – ha commentato il sottosegretario tedesco all’ambiente Matthias Machnig – non sarebbe un segnale che aiuterebbe i negoziati internazionali”, anche lui riferendosi alla Conferenza di Copenhagen.
29 luglio 2009
Nanoparticelle e nanopatologie: qualcosa di strano accade
Sul sito www.stefanomontanari.net trovate, purtroppo, le ultime, brutte notizie, su una faccenda incresciosa. Il microscopio (quello finanziato anche grazie a Beppe Grillo qualche anno fa) viene tolto alla coppia di ricercatori scomodi che indagano da anni sui danni dell'inquinamento da nanoparticelle. Per ostacolarli? Sembra evidente. E' chiaro che i dati da loro raccolti sono assai imbarazzanti per gli affari mafiosi. Il microscopio viene dirottato verso l'università di Urbino, i due ricercatori potranno utilizzarlo "per almeno un giorno alla settimana".
Una cosa è certa: la raccolta fondi promossa da beppe Grillo ebbe successo solo in virtù del fatto che gli utilizzatori dello stesso erano i due noti ricercatori. Senza di loro, non si sarebbe mai proceduto ad un acquisto simile, il pubblico non avrebbe contribuito certo.
Inoltre, a causa di pressioni e diffamazioni, oltre che di altri problemi di cui non abbiamo notizie, pare che il blog del noto Stefano Montanari sia ormai stato chiuso. Chi ci perde è la collettività.
Potete cominciare a leggere qui e qui. Inoltre, se volete potete agire, seguendo queste istruzioni:
"CARI TUTTI , ECCOVI IL TESTO AUTORIZZATO DA RITRASMETTERE AD AVV BONAFEDE NEI MODI OPPORTUNI INDICATI SOTTO. Se siete INTERESSATI A SUPPORTARE LA CAUSA DEI DOTTORI, IN QUANTO SENSIBILI A QUESTIONI legate a SALUTE, AMBIENTE E LIBERA RICERCA - E DISPOSTI EVENTUALMENTE IN FUTURO a SUPPORTARE IN MODO ATTIVO, NEI MODI E TEMPI CHE VI SARA' RICHIESTO ( E NELLE VS POSSIBILITA' ADERIRE) potete agire inviando la seguente email da personalizzare.
L'OGGETTO DELLA MAIL DOVRA' ESSERE: "adesione fase stragiudiziale a tutela della ricerca Montanari-Gatti".
INIZIO ESEMPIO
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DA: VOSTRA MAIL.
A: avvocatobonafede@gmail.com.
OGGETTO: "adesione fase stragiudiziale a tutela della ricerca Montanari-Gatti".
"Io sottoscritto ' Nome Cognome, Cellulare, Codice Fiscale ' richiedo all'avv. Alfonso Bonafede del Foro di Firenze di aderire all'iniziativa finalizzata a garantire che il Dott. Stefano Montanari e la Dott.sa Antonietta Gatti possano continuare le loro ricerche utilizzando con regolarità presso il loro laboratorio il microscopio ESEM che tanti donatori hanno contribuito ad acquistare nel 2006 e nel 2007.
Dichiaro che non ho usufruito della ricerca portata avanti dai Dott.ri Stefano Montanari e Antonietta Gatti ne effettuato alcuna donazione per l'acquisizione del microscopio di cui in oggetto ma - essendo particolarmente sensibile a questioni di salute ambiente e libera ricerca e anche disposto allorche' ve ne fosse in futuro necessita' a partecipare a manifestazioni o altre attivita' a supporto di Montanari e Gatti da valutare in merito alla mia adesione al momento che queste mi vengano palesate via mail - desidero che venga espresso, nel corso di questa fase stragiudiziale, il mio senso di gratitudine nei loro confronti e la mia solidarietà nei confronti della presente iniziativa, ben conscio dell'attivita' di ricerca in tema ambiente e nanopatologie da loro svolta in tutti questi anni e ritenendola molto preziosa per la collettivita'.
Per quanto concerne l'esposizione dei fatti che hanno originato questa iniziativa, mi attengo a quello che il Dott. Stefano Montanari e la Dott.sa Antonietta Gatti hanno comunicato ed esposto, insieme o singolarmente, all'avv. Alfonso Bonafede.
Autorizzo l'avv. Bonafede a seguire le direttive che Stefano Montanari e Antonietta Gatti gli daranno, in questa fase stragiudiziale, in merito alla gestione e definizione della controversia in questione. Sono a conoscenza del fatto che sarà il Dott. Stefano Montanari ad informarmi dell'evoluzione della controversia.
Nel caso in cui questa mia adesione, o particolari attivita' che andranno svolte, dovessero comportare esborso di somme, se mai dovessero essermi richieste, mi riservo di valutare poi le stesse e confermare volta per volta l'intenzione, in piena libertà e senza vincolo alcuno, di aderire o meno a seconda di quella che sarà la mia volontà al momento in cui ricevero' le singole richieste.
Sono serenamente informato/a e consapevole del fatto che al momento le iniziative previste non prevedono alcun esborso di danaro da parte di chi aderirà.
Sono consapevole, infine, del fatto che, data la complessità dell'operazione di raccolta adesioni a mezzo internet, l'avv. Bonafede non è in alcun modo vincolato ad accettare la presente adesione e ad eseguirla. Tale accettazione potrà anche essere tacita mediante l'inserimento dei miei dati nelle lettere che invierà, in fase stragiudiziale, per tale iniziativa".
Luogo, (data) . Firma
Nel rispetto della normativa a tutela della privacy, richiedo espressamente che i miei dati siano utilizzati solo ed esclusivamente per i fini necessari all'espletamento dell'iniziativa stragiudiziale a cui aderisco.
Luogo, (data) . Firma
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FINE ESEMPIO
27 luglio 2009
Manrico Coleine medaglia d'argento
...E naturalmente non potevamo esimenrci dal riportare anche il secondo posto da Ipse Dixit (centumcellae.it)
Le dichiarazioni (in)famose di Manrico Coleine:
1) Dico “No al carbone” perché non vedo alcuna ragione per dire si a questo progetto, tranne una ventilata e poco chiara ipotesi di risparmio economico.
2) Dico “no al carbone” per le modalità di come sono state condotte le trattative fra l'Enel, la cittadinanza e le amministrazioni locali fino ad arrivare ad un ricatto morale verso i dipendenti elettrici ai quali rinnoviamo tutta la nostra stima, amicizia e solidarietà per il mantenimento del loro sacrosanto posto di lavoro.
3) Dico “No al carbone” perché gli accordi internazionali di Kyoto vanno nella direzione opposta a quella indicata dall'ente energetico il cui progetto non rispetterebbe affatto le raccomandazioni di ridurre notevolmente le emissioni gas serra e soprattutto di anidride carbonica responsabile principale dell'effetto serra e del buco dell'ozono.
4) Dico “No al carbone” perché le ultime raccomandazioni dell'Unione europea escludono come fonte energetica principale il carbone, fintantoché sono disponibili altri prodotti combustibili meno dannosi per l'ambiente e per la salute pubblica.
5) Dico “No al carbone” perché la schiavitù dal petrolio e dai suoi derivati potrà venire meno soltanto quando saranno disponibili altre fonti di energia alternative come l'energia solare, eolica o a idrogeno.
6) Dico “No al carbone” perché tutte le indagini sanitarie compiute nel nostro territorio hanno dimostrato un notevole aumento delle malattie respiratore degenerative in rapporto al'inquinamento ambientale, di gran lunga superiore alla media nazionale.
7) Dico “No al carbone” perché nell'ultimo referendum cittadino abbiamo detto Sì al metano.
8) Dico “No al carbone” perché i nostri concittadini hanno già pagato abbastanza la presenza delle centrali Enel in termini ambientali e salutari.
9) Dico “No al carbone” perché tale progetto si scontra inevitabilmente e senza ombra di dubbio con il tanto sbandierato sviluppo culturale, storico, artistico e turistico del nostro territorio.
10) Dico “No al carbone” perché se passasse l'ipotesi inquietante che non inquina qualcuno penserebbe subito che nella nostra città ci sarebbe posto anche per un bel termocombustore. Detto ciò nessuno ci vieta di ringraziare i dirigenti dell'Enel per aver scelto il nostro territorio da inserire nel loro progetto di espansione energetico-industriale
Manrico Coleine 14 novembre 2001
Il 25 marzo del 2003 Manrico Coleine, consigliere comunale del Gruppo misto, voterà a favore della riconversione a carbone di Torre Valdaliga nord.
NOTA BENE: già all'epoca si parlava di rifiuti bruciati a Civitavecchia. Non ci resta che piangere? Magari...Le lacrime son finite da tempo.
Alessio De Sio medaglia d'oro
Imperdibile appuntamento con la classifica di Ipse Dixit, la rubrica estiva di mostruosità tutte civitavecchiesi, pubblicata da www.centumcellae.it.
Riportiamo il primo posto, assegnato all'ex-sindaco ora dipendente enel, Alessio De Sio:
"Se Torre Valdaliga Nord sarà riconvertita a carbone sono pronto ad incatenarmi ai cancelli della centrale"
Parole di Alessio De Sio, sindaco di Civitavecchia, 18 gennaio 2003, poco prima della manifestazione no coke contro la riconversione a carbone di Torre Vadaliga Nord.
Due mesi dopo, il 25 marzo 2003, Alessio De Sio voterà a favore della riconversione.
Invitiamo a leggere anche gli altri classificati in Ipse Dixit, perché la nostra tragicomica realtà cittadina supera ogni più truce fantasia.
Manrico Coleine - Secondo classificato
Fabiana Attig - Terza classificata
Sandro de Paolis - Quarto classificato
Ppino Antonucci - Quinto classificato
Centrale a carbone di vado Ligure: ricorso al TAR
Dal Forum Ambientalista:
RICORSO AL TAR CONTRO LA CENTRALE A CARBONE DI VADO LIGURE
"Faremo ricorso al Tar per fermare il potenziamento a carbone della centrale Tirreno Power di Vado Ligure". Ad annunciarlo è Ciro Pesacane, presidente del Forum Ambientalista, subito dopo la decisione della ministra Stefania Prestigiacomo di portare avanti questo progetto.
"Ci sono tutti i requisiti per vincere in tribunale - dichiara Pesacane - Non stato stati rispettati la valutazione di impatto ambientale (Via) e le volontà degli enti locali territoriali e della Regione Liguria, contrari al potenziamento della centrale".
"Assurdo pensare - aggiunge - che mentre in tutta Europa si investe su fonte rinnovabili, in Italia la destra punta ancora sul carbone, dimenticandosi del danno che genera all'ambiente e alla salute della popolazione locale. La centrale Tirreno Power aumenterà le emissioni di Co2 di 2,4 milioni di tonnellate, andando contro il protocollo di Kyoto e l'intesa europea sul 20-20-20 che chiedono invece al nostro Paese una riduzione delle emissioni".
"Inoltre il provvedimento della Prestigiacomo è antidemocratico - conclude l'ambientalista - Si calpestano non solo gli enti locali ma anche i comitati territoriali che da anni si battono contro l'ampliamento della centrale a carbone. Il Tar ci darà ragione".
Per info, Giacomo Sette 3381202287
Forum Ambientalista
Associazione di volontariato riconosciuta dal Ministero dell'Ambiente
26 luglio 2009
Bad italians
Da Terranews
"Il Rapporto Legacoop sui comportamenti quotidiani di 2.500 famiglie svela la nostra relazione in chiaroscuro con il risparmio energetico e la mobilità verde. Le città scoppiano di traffico, infrequente l’uso dei mezzi pubblici.
Accorte nell’utilizzo di energia, in difficoltà nel mettere in pratica anche le regole più semplici per risparmiare acqua, acquistare prodotti certificati Ecolabel, usufruire di mezzi di mobilità alternativi all’automobile privata che resta il mezzo privilegiato per ogni spostamento. è un ritratto a doppia faccia quello che emerge dall’ultimo rapporto LegaCoop e Indica sui comportamenti quotidiani di 2.500 famiglie italiane.
Amanti della luce, il 67 per cento del campione - si legge nel rapporto dichiara di
usare da 11 a 30 lampadine anche se il 14% ne ha da 31 a 50. Il 43,3% dice di avere la quasi totalità dei punti luce “coperti” con lampade ad alto risparmio mentre otto su dieci hanno comunque la tendenza a cambiare le lampadine fulminate con quelle a basso impatto.
Attenzione anche sull’utilizzo degli elettrodomestici: quasi il 70% ha dichiarato di possederne uno per la refrigerazione di classe A, così come per la lavastoviglie (47%), il forno (48%) e la lavatrice (70%). Per quanto riguarda le abitudini in salotto emerge invece un alto uso della televisione che per il 41% dei casi rimane accesa dalle 3 alle 5 ore al giorno (fino a 7 ore per il 23%). Sei ore, invece, per il computer (in 6 casi su 10) con il 67% del campione attento a ridurre al minimo gli stand by.
Scarso l’utilizzo di energie rinnovabili: il 93% non ha impianti per la produzione di energia da fonte pulita, il resto usa soprattutto pannelli solari termici, pannelli solari fotovoltaici e stufe a biomassa. Anche per il riscaldamento le cose non vanno bene: si usa ancora molto il gas metano (88%) e la caldaia è in prevalenza di tipo tradizionale o a condensazione (15,8%).
Il 77% utilizza un termostato, bandite stufe e caminetti; per l’isolamento termico le case italiane si dimostrano assolutamente inadeguate. Se è vero infatti che il 45% delle famiglie possiede infissi coi doppi vetri, più della metà (il 59%) vive in un edificio non a norma. Sul campo della mobilità poi si peggiora ancora di più: l’automobile resta il mezzo privilegiato per recarsi a scuola o al lavoro (63%), per il tempo libero (57%) e soprattutto per le vacanze (81%).
A piedi va solo il 7% del campione, l’8% utilizza i mezzi pubblici, e il 5,1% la bicicletta. Più della metà delle famiglie (56%) ha due auto, ma il 5,3% del campione ne ha più di due; il 40% percorre in media da 15mila chilometri in un anno e utilizza benzina o gasolio. Il 46% afferma di possedere un’automobile euro 4. Scarsa attenzione anche sui prodotti eco-friendly; meno della metà non ha mai acquistato prodotti firmati Ecolabel (il marchio della Ce che contraddistingue prodotti e servizi a minor impatto ambientale).
Una sorpresa viene dall’acqua da bere, perché per il 31% è del rubinetto non filtrata, l’8,4% utilizza depuratori per l’acqua di rubinetto, il 10,4% acquista acqua minerale in bottiglia da fonte locale, mentre il 24% acquista acqua minerale con fonte fuori provincia e circa il 22% acquista bottiglie provenienti da una fonte che si trova al di fuori della propria regione.
25 luglio 2009
Educazione e Distruzione VS Educazione ed Istruzione
L'esposizione all'inquinamento è un OSTACOLO allo sviluppo COGNITIVO dei bambini: il loro quoziente intellettivo ne risulta compromesso.
Per gli addetti ai lavori non si tratta di una vera novità, ma di una triste conferma. Non basta ancora, a genitori, insegnanti, a quanti si occupano di educazione ed istruzione? Preoccupiamoci almeno del bene dei nostri figli vittime incolpevoli di un mondo folle.
Dalla Rivista internazionale Pediatrics, 20 luglio 2009:
"Prenatal Airborne Polycyclic Aromatic Hydrocarbon Exposure and Child IQ at Age 5 Years"
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Fulvio Conti faccia di bronzo
Queste balle colossali si commentano da sole. Tuttavia è difficile smettere di stupirsi di fronte a dichiarazioni così sfrontate. Mostri anarcoidi come Fulvio Conti sono capaci di dire e fare di tutto, e confermano che la realtà supera sempre la fantasia, anche nel male.
24 luglio 2009
La tragica speculazione edilizia che "sorregge" l'economia italiana.
Dal blog di Beppe Grillo
La strategia per l'uscita dalla crisi è sempre la stessa: cementificare, cementificare, cementificare. I nuovi 100.000 alloggi in un'Italia già distrutta dal cemento sono un atto di demenza economica, prima ancora che ambientale. Chi guadagna dalla costruzione di immobili in un Paese che sta relegando i suoi spazi verdi sugli Appennini e sulle Alpi? Ovunque case vuote. Se
passeggiate in una qualunque grande città vedrete, accanto a nuove costruzioni residenziali che devastano i centri e le periferie, interi palazzi, uffici, alloggi in vendita e in affitto. A che serve costruire ancora e ancora? Il Italia ci sono seconde, terze, quarte case in luoghi (prima) meravigliosi. Case vuote, affittate un mese all'anno, qualche volta neppure quello, dalle persiane chiuse. Edificate ovunque, sulle dune della Sardegna o sui prati dei paesi montani. Qual è il VERO valore economico di queste case?
Il costo ambientale della costruzione di una casa vuota è enorme. Costruire senza una reale necessità abitativa, per pura, e spesso solo presunta, speculazione è un delitto. Il territorio italiano è degli italiani non delle società immobiliari, delle banche che le finanziano con i nostri soldi e delle lobby di governo. Se queste ci guadagnano, i piccoli azionisti delle società immobiliari quotate in Borsa, come ad esempio Risanamento, perdono tutto. Risanamento è un nome spettacolare per un titolo che ha perso il 43,18% nel 2009 e in due anni è passato da 3,6 euro a 0,11. Il titolo vale 34 volte di meno del massimo raggiunto nel 2007. Un nome che sembra suggerito da Tremorti.
Risanamento è un grande gruppo che ha goduto della fiducia della politica e delle banche che gli hanno prestato soldi su soldi. I soldi dei loro clienti. Le stesse banche che negano un fido o un credito a una piccola impresa sono creditrici di una società che ha TRE miliardi di debito e che rischia il fallimento. Quali banche? Unicredit, MPS, IntesaSanPaolo, Banco Popolare.
Il fondatore di Risanamento si chiama Luigi Zunino. Una persona amata dalla politica, impegnata in aree considerate fondamentali per l'EXPO 2015. Responsabile del fallimento dell'area residenziale di Santa Giulia, del "risanamento" dell'ex Falck di Sesto San Giovanni. L'ultimo utile operativo di Risanamento risale al 2005. In Europa le società immobiliari hanno un debito medio pari al 50-65% del patrimonio. Risanamento nel 2008 è arrivata all'85%.
Le banche per non perdere il credito concesso in passato, e per il quale dovrebbero essere cacciati i loro vertici, intendono finanziare con altri 250 milioni di euro Risanamento. E così, milioni e miliardi di nostri risparmi finiscono in fumo. Nel grande falò del mattone. Dov'era la Consob in questi anni? Sapeva dell'esistenza di una società quotata in Borsa chiamata Risanamento? Cardia, dico a lei! La bolla immobiliare scoppierà anche in Italia, è solo questione di tempo, allacciate le cinture.
"A CIVITAVECCHIA LA MAFIA C'E'". Le mani di cosa nostra sulla città portuale e sui comuni vicini
Comunicato dell'Assoc. Antonino Caponnetto
"Dal buon esito di una vicenda giudiziaria che lo ha riguardato, il sindaco di Civitavecchia Moscherini ha tratto spunto per passare - secondo quanto hanno riportato alcuni organi di stampa - alla formulazione di giudizi negazionisti su una situazione generale attinente alla presenza della criminalità organizzata sul territorio da lui amministrato.
In sostanza, egli ha negato tale presenza, smentendo oggettivamente quanto sostenuto al
riguardo dalla Procura Nazionale Antimafia e da altri organismi investigativi e giudiziari centrali.
Lo stesso sindaco ha colto, inoltre, l’occasione per esprimere giudizi negativi nei confronti di tutti coloro – i cosiddetti “professionisti dell’antimafia“ – che, in virtù dell’esito di approfondite analisi e di quanto scritto dagli Organi dello Stato succitati, esprimono da tempo un parere opposto al suo.
Nell’esprimergli le nostre felicitazioni per l’esito della sua vicenda giudiziaria - che, da quanto appreso dai giornali, non riguarda, comunque, la materia che stiamo trattando -non possiamo esimerci dal ricordargli che ci siamo già visti costretti a presentare denuncia - querela alla Procura della Repubblica per alcuni giudizi offensivi da lui espressi nei nostri confronti.
Noi non abbiamo mai fatto ricorso nei confronti di chicchessia – né tanto meno nei suoi confronti – all’arma del dileggio e dell’insulto.
Riteniamo, pertanto, che altrettanto debba fare anche il Sindaco Moscherini, tenuto conto, soprattutto, del ruolo istituzionale da lui al momento ricoperto e del rispetto dovuto a quello degli altri attori in campo, a cominciare dalla Magistratura.
A noi non interessano le polemiche fra il Sindaco Moscherini ed altri esponenti politici locali, ma quando egli arriva a dichiarare pubblicamente che a Civitavecchia “la mafia non c’è”, è doveroso per noi replicargli che, al contrario, “la mafia c’è“.
Associazione Regionale del Lazio per la lotta contro le illegalità e le mafie
“Antonino Caponnetto”
22 luglio 2009
Scandalo Berlusconi visto dai giornali esteri
Fonte: Il Sole24ore
Il calo di fiducia in Silvio Berlusconi, la sfida dell'opposizione in Parlamento, i particolari piccanti delle nuove registrazioni divulgate dall'Espresso. La soap opera italiana impazza sul web e i media esteri abbondano di cronache, commenti e consigli.
Il Times di Londra batte tutti per lo spazio dedicato al caso. «La popolarità di Berlusconi si
affloscia mentre emergono nuove registrazioni» è il richiamo sulla homepage del suo sito Internet. «Il Primo ministro italiano affronta pressioni politiche mentre Patrizia D'Addario sostiene di avere fatto sesso con lui in cambio di favori in affari». Le «squallide» rivelazioni sulle presunte «buffonerie» di Berlusconi, scrive il Times, hanno spinto l'opposizione italiana a premere per il primo dibattito parlamentare sul danno all'immagine del Paese. La pressione politica è aumentata dopo che le registrazioni segrete hanno toccato il fondo: si parla dell'antipatia del premier per i preservativi, della sua presunta predilezione per il trio e ci si domanda se soffra di malattie sessuali.
Da Madrid, il Times ha una corrispondenza sul servizio del giornale scandalistico spagnolo Interviu, che pubblica una serie di foto senza veli di Patrizia D'Addario, corredate da un'intervista in cui la escort racconta che Berlusconi, davanti alle ragazze delle sue feste, si vantava che avrebbe risolto un progetto edilizio che era stato bloccato per motivi ambientali. La D'Addario sostiene di non essersi fatta pagare perché credeva che avrebbe mantenuto le promesse. «Mi sento disillusa e ingannata», ha dichiarato a Interviu.
In un commento sul Times, Rosemary Righter osserva che l'età di Berlusconi può giocare a suo favore: molti italiani pensano che per un settantenne operato di cancro alla prostata non se la cava male. E comunque «gli italiani non hanno mai pensato che fosse un angelo». A suo parere, gli scandali sessuali, la terza "S" di "soldi, sport e sesso", difficilmente porranno fine alla sua carriera, a meno che l'effetto cumulativo non riveli un uomo non più capace di controllarsi, come allude la moglie.
«Le buffonerie di Berlusconi riguardano tutti», sostiene Daniel Finkelstein in un altro commento sul Times. «La vita privata dei leader rivela il loro carattere. E il carattere può essere l'elemento più essenziale della leadership». Il commentatore cita una biografia di John F. Kennedy che rivela come la condotta del presidente Usa fosse considerata un rischio per la sicurezza. E Berlusconi «è un alleato che riceve segreti di Stato. E' il politico italiano dominante dell'epoca. Ovviamente quindi il carattere conta». Tra i vari titoli del quotidiano britannico, uno è sul «mistero del letto di Putin». Il Times ha contattato l'ufficio di Vladimir Putin e il portavoce ha risposto che il Primo ministro russo non ha mai regalato un letto a Berlusconi. Una teoria – continua - è che Putin abbia trascorso una notte in quel letto mentre era ospite di Berlusconi.
Per il Guardian l'Italia di Berlusconi è «il Paese degli ignoranti»: il premier italiano – commenta John Hooper - ha creato una cultura dell'informazione tipica dei regimi autoritari. Quello che colpisce di più della vicenda delle registrazioni «è che la maggior parte degli italiani sa appena vagamente della loro esistenza». Hooper osserva che la storia è stata ignorata non solo dalle reti tv di Mediaset, ma anche dal primo e secondo canale della Rai e da La7, di Telecom Italia. Insieme, si tratta dei due terzi dell'audience. E per il resto, continua, l'Italia è tra i Paesi più indifferenti a Internet e solo un italiano su dieci compra un quotidiano. Hooper parla si situazione «allarmante» in una democrazia occidentale, tanto più che i non informati sono convinti di essere bene informati come gli altri.
L'Independent punta l'attenzione sulla mozione presentata al Senato dall'opposizione: «Lo scandalo arriva nell'aula parlamentare per la prima volta». L'opposizione ha esortato i politici a mostrare decoro nella loro vita privata e a essere cauti nelle loro frequentazioni. La mozione è stata bloccata dalla maggioranza. «Nuova registrazione aggrava lo scandalo» e «La popolarità di Berlusconi scende sotto il 50%» titola il Telegraph, mentre il Daily Mail punta i riflettori sul fatto che al premier italiano «non piace usare i preservativi».
«L'indice di fiducia di Berlusconi sotto il 50%» sottolinea il francese Les Echos, dando notizia del sondaggio de La Repubblica. Un lancio dell'Afp pubblicato sul sito mette in evidenza che «Berlusconi indebolito dagli scandali affronta una rentrée a rischio». Secondo il politologo Marc Lazar il sondaggio illustra il turbamento dell'elettorato, in particolare dei cattolici praticanti, della gente rurale e delle persone anziane.
«Non mi lascerò condizionare» è il richiamo del sito del Nouvel Observateur, che pure dà notizia della fiducia scesa otto il 50%. Le Monde propone sul sito una cronistoria degli scandali, dal Noemigate alle escort girls.
El Pais titola: «La popolarità di Berlusconi cala al 49% tra gli scandali», per la prima volta da quando è tornato al governo nel maggio del 2008. «Lo scudo berlusconiano in difesa del Cavaliere» scrive El Mundo, che esordisce con la smentita di Niccolò Ghedini e la minaccia di azioni legali contro chiunque pensi di utilizzare registrazioni. Minaccia che non impedisce alla maggior parte dei media esteri di pubblicarne ampi stralci, come dimostra uno dei titoli di El Mundo: «Tieni conto che non usa il preservativo».
La sfida dell'opposizione rimbalza su diversi siti Usa, grazie a una notizia Ap. Il settimanale Time sceglie il tono più scanzonato: «Le registrazioni Berlusconi: 5 modi in cui il Primo Ministro può sfuggire all'ultimo scandalo». Appena due settimane dopo avere messo a tacere le accuse con il suo comportamento da statista al G8, «i dubbi sulla sua adeguatezza all'incarico rifiutano di morire». Cosa può fare Berlusconi? Ecco le cinque strade indicate da Jeff Israely: tacere; attaccare; sguazzarci dentro; pentirsi; andarsene... «Anche se forse metà degli italiani amerebbero vederlo scomparire dalla vita pubblica, questa è una strategia su cui pochi scommettono». A 72 anni – conclude - Berlusconi «è ancora convinto di potere essere allo stesso tempo un brillante miliardario e un leader mondiale».
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NDR. L'unico dubbio riguarda la popolarità del premier: in questa italietta televisiva è tutt'altro che sicuro che importi qualcosa degli aspetti più gravi della vicenda. E ci sono comunque molti altri argomenti rispetto ai quali il governo meriterebbe indignazione.
I comitati contro il carbone all' "Audizione dell'Autorità per L'Energia Elettrica e il Gas"
Comunicato
I comitati contro il carbone all' "Audizione dell'Autorità per L'Energia Elettrica e il Gas", per riferire in nome del popolo inquinato la scelta scellerata del carbone: "Si imponga ai gestori il pagamento dei danni sanitari per le ricadute inquinanti, ad oggi, sulle spalle delle famiglie e della comunità"
Oggi secondo giorno di audizioni dell' Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas, presieduta da Alessandro Ortis, a Roma presso la sede del CNEL. Ascoltato dall' Autorità anche il Comitato dei Cittadini Liberi di Tarquinia che ha denunciato come la centrale a carbone di Civitavecchia (2000 MW) presenti sempre più profili di illegittimità delle procedure e delle autorizzazioni che la rendono ancora più odiata dalla popolazione inquinata. A partire dalla Valutazione d'Impatto Ambientale che, come ebbero a scrivere i Periti CTU del Tribunale di Civitavecchia nel 2004 durante la causa intentata dal Comune di Ladispoli per i danni sanitari della centrale a carbone, è "piena di anomalie, lacune ed omissioni", si è giunti alle vicende recenti legate all'Autorizzazione Integrata Ambientale dell'impianto di Torrevaldaliga Nord, in esercizio senza AIA, non possedendo la centrale a carbone un'autonoma registrazione EMAS o ISO 14001, come denunciato nelle sedi opportune. È stato poi sottolineato che le registrazioni di qualità ambientale (EMAS) hanno anche una forte valenza morale perché configurano un patto con gli inquinati. La mancanza di una volontà reale di porre le questioni ambientali al centro dell'attenzione è stata provata citando le Dichiarazioni Ambientali del gestore, anni 2005-2007 e 2007, che nella descrizione del sito della centrale a carbone non menzionano la compresenza della centrale di "Torrevaldaliga Sud" (circa 1500 Mw misti gas e OCD) di proprietà Tirreno Power S.p.A, distante poche decine di metri dall'impianto Enel. Le emissioni di inquinanti, cumulate dai due impianti, è come se fossero rilasciate da una sola ciminiera, con un aggravamento dei danni sanitari, oggi computabili in termini monetari con procedure riconosciute dall'Unione Europea come ExternE ed Ecosense. A conclusione è stato chiesto all' Autorità di censurare comportamenti e procedure immorali, ricercando anche la modalità per imporre al gestore il pagamento dei danni sanitari che sono già noti applicando i programmi menzionati e i danni economici all'agricoltura e al turismo.
Comitato dei Cittadini Liberi di Tarquinia
www.cittadiniliberi.blogspot.com
www.nocoketarquinia.splinder.com
www.noalcarbone.blogspot.com
La compagine di Papi combatte l'energia pulita
ENERGIA:FRANCESCATO(VERDI),PDL DICHIARA GUERRA A RINNOVABILI
(ANSA) - ROMA, 21 LUG - La portavoce dei Verdi, Grazia Francescato, accusa il Pdl di aver lanciato ''un attacco totale alle energie rinnovabili ed in particolare all'energia solare'', come ''logica conseguenza della folle scelta nuclearista del governo Berlusconi''. Per Francescato, ''la mozione del centrodestra contro il solare termodinamico a concentrazione, su cui sia gli Usa che la Spagna stanno investendo con forza da anni, in realta' nasconde un maldestro tentativo di favorire le potenti lobby nucleariste, spostando le risorse dell'energia solare sull'atomo, antiambientale e antieconomico''. ''Ormai e' evidente - conclude la portavoce dei Verdi - che il governo Berlusconi ha dichiarato guerra alle energie rinnovabili e all'efficienza energetica, che rappresentano il futuro dell'energia e il piu' valido alleato nella lotta ai mutamenti climatici''. (ANSA). COM-GRZ
© Copyright ANSA Tutti i diritti riservati 21/07/2009 17:46
Affosseranno il solare termodinamico di Montalto Di Castro in favore del nucleare?
Da Maremmaoggi.it
"La mozione di maggioranza presentata in Senato dal Pdl rappresenta una scelta suicida per l'ambiente e le imprese ed è la conferma degli scenari che il Governo intendeva tenere nascosti circa la gestione dell'energia con l'introduzione del nucleare in Italia". Lo afferma, in una nota, Filiberto Zaratti, assessore all'Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio. "La mozione firmata da Gasparri e Quagliarello - prosegue - chiede di fermare gli investimenti sul solare termodinamico, tecnologia giudicata promettente da molti Paesi europei, Spagna, Germania e Francia in testa. Con questa operazione, in realtà, si voglio spostare risorse dal solare termodinamico al nucleare proprio all'indomani della notizia che il Governo canadese ha sospeso una gara per due reattori atomici per eccesso di costo: 4.600 euro per kW installato, per un totale di 15 miliardi di euro. Il tutto per la sola costruzione". "La Regione Lazio ha recentemente siglato un accordo con Confindustria Lazio per la realizzazione di una centrale solare termodinamica della potenza di 35 MW cosa permetterà di mettere la nostra Regione all'avanguardia in questa tecnologia che consente di raggiungere alte potenze e soprattutto di accumulare energia. - continua Zaratti - Questo Governo non crede nelle fonti rinnovabili e nei nuovi modelli di generazione distribuita, sui quali si sta orientando persino una nazione profondamente filonucleare come la Francia di Sarkozy, favorendo la produzione d'energia da parte di pochi grandi soggetti monopolisti". "Queste scelte, inoltre, non fanno bene al Paese e alla nostra Regione. - conclude Zaratti - L'opzione nucleare, che coinvolge anche nostra Regione specialmente per quella che sembra essere la scelta già fatta del sito di Montalto di Castro, infatti, orienterà la maggioranza delle risorse verso tecnologie prodotte all'estero, relegando le imprese italiane e del Lazio a un ruolo marginale di comprimari, mentre oggi possiamo essere leader, come la Spagna dove è già in funzione una centrale solare termodinamica da 50 MW. Il solare termodinamico è una tecnologia emergente sulla quale tutto il Mondo sta investendo, non solo in ricerca, ma anche in progetti concreti, come dimostra il Piano solare francese che punta installare nel Nord Africa ben 20.000 MW. Se l'Italia uscirà da questi progetti innovativi si ripeterà il caso del fotovoltaico, nel quale solo 15 anni fa eravamo leader in Europa e che abbiamo abbandonato scegliendo modelli di sviluppo energetici obsoleti e che non producono vera ricchezza per il Paese".
Riconversione a carbone TVN: ennesimo incidente nel cantiere
Ennesimo incidente nel cantiere di TVN. Gli operai coinvolti hanno riportato ferite curabili in alcuni giorni.
Fonte: centumcellae.it
Incidente per fortuna senza gravi conseguenze questo pomeriggio nella centrale di Torrevaldaliga Nord. La fuoriuscita di vapore dalla valvola di sicurezza che regola la pressione della caldaia ha prodotto un forte sibilo, che ha raggiunto tre operai, impegnati in un'ordinaria attività di pulizia industriale.
Accompagnati al pronto soccorso del San Paolo, ai lavoratori non sono state riscontrate gravi ferite, tanto che sono potuti rientrare nelle loro abitazioni con una prognosi di 5 giorni.
21 luglio 2009
Giulia Maria Crespi presidente del FAI: il piano casa, rovina irreversibile
l logica che permettiamo e quindi paghiamo noi cittadini dell'Alto Lazio è ormai sempre più diffusa come un morbo virulento.
Io credo che ormai circoli un ragionamento trasversale: fare soldi subito. E poi, dopo di me il diluvio
ROMA—«Stanno svendendo l’Italia solo per ricavare un utile immediato. Sul paesaggio, sul territorio italiani non c’è più da nutrire preoccupazione: ma autentica disperazione. Sarà una rovina irreversibile di cui soffriranno le nuove generazioni. E poi ne risentiranno il turismo, che abbandonerà il nostro Paese, e già sta avvenendo. Poi la salute, l’identità, le radici stesse degli italiani». Giulia Maria Crespi parla dalla sua casa in Sardegna, ma è in continuo collegamento con gli uffici del Fai, il Fondo ambiente italiano, trust privato che negli anni è riuscito a sottrarre straordinari beni culturali italiani alla speculazione e alla scomparsa. Un’esperienza citata in Europa come un modello di tutela in mano ai privati.
Qual è la ragione del suo allarme, signora Crespi?
«Prima di tutto la sorte del Codice dei Beni culturali, varato dal ministro Giuliano Urbani, in mezzo a mille difficoltà, sotto il precedente governo Berlusconi e concluso da Francesco Rutelli. Sandro Bondi mi aveva dato la sua parola d’onore davanti a quattro testimoni che la parte relativa al paesaggio sarebbe entrata in vigore a gennaio scorso, poi a giugno di quest’anno. Infine lo slittamento alla fine di dicembre... ».
Parla dell’articolo 146 che attribuisce ai soprintendenti il potere di esprimere un parere obbligatorio e vincolante sugli interventi nelle aree protette e che non è ancora andato in vigore? C’è un regime di proroga...
«Penso proprio a quel problema. I soprintendenti calano di numero e hanno sempre meno mezzi a disposizione. Ora c’è questa proroga che consente ai soprintendenti di pronunciarsi solo a cose fatte, a progetto varato. Intanto le regioni stanno approntando i loro piani. Il Veneto prevede la possibilità di intervenire nel 40% del territorio. La Lombardia nel 35% con la possibilità di intervenire anche nei parchi regionali. Allucinante. L’Umbria le sta seguendo. Altra tragedia: ora i comuni permettono ai costruttori di autocertificarsi l’idoneità del progetto. Sono insegnamenti che definirei di gravissimo scadimento morale dell’intero sistema italiano».
Bondi ha assicurato che la proroga finirà a dicembre...
«Spero. Anche se non ci credo più. Senza il Codice completo, il Piano Casa potrà avere effetti devastanti, purtroppo irreversibili sul paesaggio».
Dice però Berlusconi: con le nuove regole del Piano Casa verranno rimessi in circolazione tra i 70 e i 150 miliardi di euro ora inoperosi nelle banche. Non temete di apparire come ostacoli alla ripresa dell’economia?
«Questo è quello che dice Berlusconi, poi bisogna vedere se gli effetti economici saranno davvero quelli... Ma io guardo al futuro. Il Piano Casa prevede la possibilità di abbattere vecchi edifici, di aumentarne la cubatura, di stravolgere insomma interi panorami. Unico Paese in Europa: guardiamo cosa avviene in Francia o altrove. Ma qui non c’è solo il Piano Casa. È tutto un sistema... ».
A cosa si riferisce in particolare, signora Crespi?
«Ho tanti altri esempi che addolorano solo al pensarli. In Lombardia, nel cuore del parco del Curone, cioè della Brianza ancora ben conservata, un meraviglioso parco di 2.700 ettari, è pronto uno studio di fattibilità per permettere alla società australiana Australian Po Valley, per il 50% di proprietà Edison, di estrarre petrolio. Petrolio lì! Con conseguente emissione di acido solforico che avrà un’azione intossicante nell’arco di dieci chilometri, col problema dello smaltimento dei fanghi. Tutti i 21 comuni, di qualunque colore, e la provincia di Lecco protestano ma non hanno potere di bloccare il piano perché è stato dichiarato di pubblica utilità! Come si può solo immaginare tutto questo?».
Altri esempi che la preoccupano?
«Ho ancora un esempio legato alla Lombardia che, nel suo piano prevede la possibilità di intervenire addirittura nelle aree protette. Per esempio nel meraviglioso Parco Agricolo Sud: 47 mila ettari! Altro massacro che resterà indelebile che distruggerà un’area ricca di fontanili antichi, terreno ad alta fertilità, piena di antiche abbazie e cascine forzesche. Un polmone verde per i milanesi».
Se la prende con questo governo?
«Io credo che ormai circoli un ragionamento trasversale: fare soldi subito. E poi, dopo di me il diluvio. Lo disse Luigi XV, ma dopo ci fu la Rivoluzione francese. E dopo, per noi, ci sarà solo un territorio devastato per sempre. E qui nessuno è più sensibile. Non lo è la destra. Ma non lo è nemmeno la sinistra: neanche l’attuale opposizione colloca l’ambiente tra le sue priorità. Anzi, se ne disinteressa totalmente. Guardiamo cosa sta avvenendo in Toscana e presto in Umbria... Rimaniamo solo noi associazioni: Fai, Italia Nostra, Lipu, Wwf. Siamo visti da tutti come scomodi cretini. Poi, un giorno, forse qualcuno dirà che quegli scomodi cretini avevano ragione. Ma sarà troppo tardi. Un padre non svende la figlia per far cassa. Qui, lo ripeto, stanno svendendo la nostra Italia davanti all’indignazione del resto d’Europa».
Firma per la raccolta differenziata
Comunicato
"Dopo soli tre giorni sono state raccolte più di 1 000 firme per la proposta di legge regionale di iniziativa popolare per una corretta gestione dei rifiuti nel Lazio.
Una proposta di legge fatta dai comitati dei cittadini della nostra regione per i cittadini. Una iniziativa che sbarra la strada all’incenerimento dei rifiuti perché costoso e dannoso. Una legge che estende in tutto il Lazio la raccolta differenziata “porta a porta”: unica pratica che permette una corretta selezione dei materiali dai quali ricavare forti vantaggi economici e ambientali.
Ad oggi hanno aderito all’iniziativa:
Comitato cittadino “Piazza Pulita”
Chiesa Cristiana Evangelica Battista di via dei Bastioni
IV circoscrizione
C.G.I.L. di Civitavecchia Camera del Lavoro Territoriale e Categorie
Gruppo Sinistra Arcobaleno Provincia di Roma
Verdi
Movimento per la Sinistra
Rifondazione Comunista
Comunisti Italiani
Lista Civica Ambiente e Lavoro
Italia dei Valori
Corre l’obbligo segnalare che il partito dell’Italia dei Valori ha aderito incondizionatamente a livello regionale, mentre a Civitavecchia ha una posizione apertamente ostile all’iniziativa. In particolare il rappresentante comunale dell’Italia dei Valori continua ad ostentare dichiarazioni a favore dell’incenerimento del C.D.R. (Combustibile derivato dai Rifiuti) e contro la raccolta differenziata dei rifiuti. E’ una contraddizione che non capiamo e di cui ci rammarichiamo.
Le cittadine e i cittadini potranno continuare a firmare per la proposta di legge regionale sui rifiuti i giorni:
Mercoledì 22 - Sabato 25 – Mercoledì 29 Luglio: Piazza Regina Margherita dalle 9.00 alle 13.00;
Sabato 1 Agosto: Piazza Regina Margherita dalle 9.00 alle 13.00;
Piazza Fratti (Ghetto) dalle 19.00 alle 23.00
Il Coordinamento Cittadino per il SI’ alla raccolta differenziata “porta a porta”
Un popolo inquinato e proteso al “ panem et circenses “
"La controinformazione scientifica ( da parte delle Aziende produttrici d’energia elettrica )e normativa ( da parte delle Amministrazioni del comprensorio : sindaci e assessori all’ambiente in testa ) dilaga senza che la società civile e gli organi d’informazione s’impegnino nel contrastare questa subdola manipolazione mediatica . Da un decennio i Comitati per la difesa dell’ambiente e della salute si battono con
armi impari per quarciare il velo di connivenza fra il potere economico-industriale e quello politico. Si percepisce un’opprimente cappa censoria che fa male alla coscienza e alla sensibilità etica di molti professionisti e cittadini di buona volontà , tesi ad illuminare le menti obnubilate d’ un popolo inquinato e beatamente proteso al “ panem et circenses “ ( = divertimenti e cene collettive …purché gratuite ! ).
E’ ravvisabile un cinismo radicale nelle nuove generazioni di amministratori-politici che ambiscono a cariche ben remunerate senza minimamente considerare il bene comune .Nel caso dell’Osservatorio Ambientale Comprensoriale sembra che un manipolo di giovani tecnocrati ( affiliati a questo o a quel carrozzone partitico ) stia per essere arruolato nella gestione delle sezioni tecniche e sanitarie senza che nei Regolamenti attuativi dello Statuto sia tracciato l’identikit professionale specifico . Il neonato Comitato di gestione dell ‘ Osservatorio avrebbe già dovuto nominare i tecnocrati più valenti e affidabili per dirigere le sezioni operative ( impiantistico- ingegneristica e medico-epidemiologica ) ma i cinque Sindaci che detengono le leve del potere sono indaffarati a scegliere i “ fortunati “ da eleggere …..previo beneplacito dell’Enel ?
Nel frattempo – mentre gli attori coturnati e paludati si esibiscono sul proscenio tragicomico della politi -cuccia locale - la centrale di TVN continua imperterrita a funzionare “ extra legem “ ( o contra legem ) e nessuna Autorità di controllo centrale o periferica rende edotta la cittadinanza del comprensorio ( circa 100.000 italiani di serie B ) che nel chiuso della centrale di TVN si verificano fatti incresciosi : 1 . la movi- tentazione del carbone avviene a cielo aperto ( con dispersione di particolato che aggredisce i polmoni dei lavoratori malcapitati ) ; 2 . il trasporto di ceneri e gessi è condotto senza uno schema operativo conosciuto e controllabile ( eludendo le prescrizioni VIA incluse nel Decreto Marzano ); 3 .gli effluenti al camino non sono sottoposti a rilievi di tecnici terzi ( che la sezione scientifica dell’Osservatorio tarda a nominare ); 4.le rilevazioni degli inquinanti al suolo tramite le centraline dell’ARPA o di agenzie accreditate rimane una pia illusione ( nonostante gli accigliati richiami della Procura di Civitavecchia ).
Ieri ( 15.7.2009 )si è svolta la Conferenza dei Servizi al Ministero dell’Ambiente per valutare se l’autorizzazione all’esercizio della centrale sia scaduta nel giugno 2009 e se l’ENEL non sia in grado di garantire le migliori tecnologie disponibili per l’abbattimento degli inquinanti ( tra gli altri anche l’ossido di carbonio ) . Ne deriva che il Decreto Marzano del 2003 perderebbe validità e la centrale dovrebbe essere bloccata . Se i rilievi negativi denunciati ( per conoscenza ) alla Procura di Civitavecchia dal Movimento ambientalista dimostreranno un solido fondamento giuridico si riprodurrebbe qui una situazione analoga a quella gestita dalla Procura di Rovigo per la centrale a carbone di Porto Tolle,di fatto “ stoppata “ perché in difformità rispetto ad ogni norma autorizzativa e in lesione del principio di precauzione.
Se i mezzi di informazione - con uno scatto di coraggio e d’orgoglio - si impegnassero di più per la difesa del bene collettivo e ottemperassero con pervicacia all’etica professionale ( cosa che di solito fanno ) si aprirebbe una fase di rinascita del senso civico diffuso e la nostra città - a lungo devastata dalle incursioni saracene - cesserebbe di essere colonizzata dai nuovi barbari armati di CO2 , polveri sottili, piogge acide , metalli pesanti e ….tanto , tanto danaro !.
Paolo Giardi Membro del direttivo di “ Civitavecchia C’è “ e portavoce del Coordinamento dei Medici.
20 luglio 2009
"Differenziata, ecco chi ci riesce"
Da centumcellae.it
"Ecco i magnifici sei, i Comuni del Lazio che sono riusciti a superare la soglia del 45% di raccolta differenziata, guadagnandosi il titolo di “Comuni Ricicloni” secondo Legambiente: Oriolo Romano (Vt), Roccagorga (Lt), Acquapendente (Vt), Monterosi (Vt) Nepi (Vt) e Itri (Lt). Menzione speciale per Ciampino (Rm), per il buon avvio del
servizio di raccolta differenziata, entro l’anno estesa a tutti gli abitanti. Questa la sintesi per la nostra Regione di “Comuni Ricicloni 2009” il rapporto realizzato dall’Ecosportello Rifiuti di Legambiente, che valuta l’indice di buona gestione dei rifiuti utilizzando l’ultima base dati disponibile del 2007, in un quadro nazionale col Nord al top, il Sud in crescita ed il Centro fermo al palo.
Solo Itri (Lt) compare nella classifica dei Comuni Ricicloni sopra i 10mila abitanti per l’area centrale, piazzato al 6° posto, con un indice di buona gestione pari a 46,74 ed una percentuale del 49,1% di raccolta differenziata. Sono cinque, invece, i Comuni laziali nella classifica dei Comuni Ricicloni sotto i 10mila abitanti per l’area centrale: Oriolo Romano (Vt) si piazza al 3° posto, con un indice di buona gestione pari a 65,33 ed una percentuale del 62,6% di raccolta differenziata; a seguire Roccagorga (Lt), al 5°, con un indice di 64,79 e una raccolta differenziata che si attesta al 63,9%; al 7° posto Acquapendente con un indice di 60,05 ed una raccolta differenziata del 61,6%; segue all’8° posto Monterosi (Vt), con un indice di 58,40 ed una percentuale di raccolta differenziata del 63,9%; 11° posto per Nepi (Vt), con un indice di 54,24 ed una raccolta differenziata del 54,8%, segnalato anche per la raccolta degli imballaggi in plastica per l’area del centro Italia.
Menzione speciale per Ciampino (Rm), dove dal novembre 2007 è stata avviata la raccolta differenziata porta a porta, giungendo a fine 2008 al 75,5% di rifiuti separati e al 77% nell’aprile 2009, e quindi recentemente estesa con l’obiettivo di coprire l’intero territorio comunale entro la fine dell’anno. Altro premio speciale per il già citato Itri (Lt), premiato dal Consorzio Remedia come il migliore Comune nell’area dell’Italia centrale, per la raccolta di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), in particolare per i raggruppamenti R3 (Tv e monitor) e R4 (elettronica varia), con 5,57 kg per abitante, per un totale di 56,2 tonnellate raccolte.
Il Lazio, con una produzione pro-capite di rifiuti che nel 2007 ha toccato i 604 Kg all’anno, una percentuale di differenziata del 12,1% (arrivata al 20% nel 2008, secondo recenti dati della Regione), di incenerimento del 5,5% e di smaltimento in discarica dell’83% (dati Ispra 2007), viene in generale considerata una regione critica in questo settore. Nessuno dei capoluoghi entra, infatti, nella speciale classifica dei Comuni ricicloni, non superando il 45% di raccolta differenziata: secondo i dati 2007, a Latina la raccolta differenziata arriva al 29,4%, mentre a Roma al 19,49% (21,4% nel primo trimestre 2009, secondo recenti dati AMA); a Viterbo al 16,99%, a Frosinone al 12,15%, a Rieti addirittura si ferma al 9,89%.
Inutile dire che in queste graduatorie Civitavecchia ha il triste primato degli ultimissimi posti, con una percentuale di raccolta differenziata pari al 4,5% ben al di sotto anche di tutte le peggiori medie regionali. Evidentemente, come sostiene qualcuno dei nostri arguti amministratori, i cittadini civitavecchiesi non sono all'altezza di quelli di Roccagorga, Oriolo e Monterosi.
"Canada stop al nucleare di 3° generazione"
Articolo da http://diritto-di-replica.blogspot.com/2009/07/canada-stop-al-nucleare-di-3.html
A oscillare violentemente non sono solo le quotazioni del petrolio. Per l’energia nucleare una sorpresa è venuta dal Canada. Aprendo le buste delle offerte per la costruzione a Darlington di due reattori ad acqua pesante da 1.200 megawatt si è scoperto che la proposta dell’AECL (Atomic Energy of Canada Limited) era 26 miliardi di dollari, 18 miliardi e mezzo di euro al cambio attuale. Troppo? Con la seconda busta, quella dell’Areva, il colosso atomico francese, è andata poco meglio: 23,6
miliardi di dollari per due Epr da 1.600 megawatt (ma con minori garanzie su possibili futuri extracosti). Siamo a un prezzo per chilowattora che è quasi tre volte quello su cui si è basato l’accordo per realizzare a Olkiluoto, in Finlandia, un reattore di terza generazione, la filiera che dovrebbe rilanciare il nucleare dopo la lunga stasi che ha visto 30 anni di blocco degli ordini negli Stati Uniti e una stagnazione nei paesi occidentali.
Il progetto finlandese procede a rilento provocando dispute giudiziarie e un forte innalzamento dei costi e queste difficoltà sono alla base della decisione dell’Edf, l’ente elettrico francese, di chiedere un aumento del 20 per cento delle tariffe. Ora anche in Ontario è arrivato un alt. Alle tariffe proposte il nucleare viene giudicato poco conveniente dal governo canadese che riteneva di poter chiudere il contratto attorno ai 7 miliardi di dollari e si è ritrovato una richiesta tre volte e mezzo più alta. Il premier Dalton McGuinty si è consolato affermando: «Se non altro lo abbiamo scoperto per tempo».
18 luglio 2009
Pimby? Nimby? No: semplicemente, cittadini di buonsenso.
Questa testimonianza di civiltà arriva dalla Virginia, USA. Tutti i cittadini espongono nei loro giardini cartelli che esprimono il loro rifiuto per un nuovo impianto a carbone. E votano: No coal, semplice. Il video termina con l'auspicio che qualcuno consideri alternative più sagge per la produzione energetica.
16 luglio 2009
«Un dipendente Enel all’osservatorio: scelta scellerata»
Da civonline.it
Allumiere. Umberto Di Pietrantonio e Carlo Amici attaccano il sindaco Battilocchio per la nomina di Alessandro Maestri.
La determina risale alla metà di giugno. Il Prc minaccia l’uscita anche dall’Agraria
"Un uragano chiamato ‘’carbone’’ sta sconquassando Allumiere. E’ fermento per la scelta del sindaco Augusto Battilocchio di nominare all’Osservatorio Ambientale, in qualità di rappresentante del Comune di Allumiere, Alessandro Maestri, un dipendente dell’Enel e sindacalista interno. «E’ roba da matti - esordisce Umberto Di Pietrantonio di ‘‘Allumiere nel cuore’’ - una scelta che non ha del normale: come si può mandare un dipendente Enel a controllare, nell’Osservatorio Ambientale, se l’inquinamento prodotto dalla centrale in cui lavora è sotto controllo o meno?
Questo nostro rappresentante non potrà di certo garantirci l’imparzialità, visto che è un soggetto facilmente ricattabile. Tutti in paese ci stiamo domandando in base a quali competenze a noi sconosciute sia stato scelto. E’ stato scelto a giugno e lo abbiamo saputo solo ora: ancora una volta quindi vige l’assenza di democrazia. Stavolta però spero che non sarà una scelta condivisa dalla maggioranza». Allibito e adirato anche il consigliere ormai di minoranza, Carlo Amici il quale considera questa scelta «davvero scellerata». «Non ci sono più parole per esprimere ciò che pensiamo: ogni giorno di più sulla questione carbone si tocca il fondo - spiega Carlo Amici - come si può pensare di farci rappresentare da chi lavora e quindi ‘’vive’’ con l’Enel. Capisco che questa scelta era una sua competenza ma poteva almeno far finta di interpellare il consiglio comunale. La determina è stata fatta intorno alla metà di giugno e nessuno ne sapeva nulla, si può continuare così? Per coerenza io e Brogi dopo poco essere stati eletti ci siamo dimessi proprio perché eravamo contrari al carbone sia prima che dopo e non accettiamo questa ‘’svendita’’ all’Enel, ma evidentemente qualcuno non la pensa come noi e con l’Enel ci va a braccetto». Molte le perplessità degli allumieraschi che esprimono dissenso e ribadiscono fortemente il loro ‘‘no al carbone senza se e senza ma’’.
ULTIM’ORA: UNIVERSITA’ AGRARIA, IL PRC LANCIA L’ULTIMATUM AL SINDACO. «O Battilocchio ritira la nomina oppure usciremo dalla maggioranza dell’Università Agraria». E’ il messaggio degli assessori Superchi e Ciucci e del consigliere dell’Agraria Baldini.
R.M.
“L'Alto Lazio chiede giustizia”
Ancora una volta ieri alle 13,30, puntuale a lottare per la vita, è partito il bus dei cittadini dell’Alto Lazio verso il Ministero dell'Ambiente. Obiettivo: sostenere le ragioni della popolazione dell'Alto Lazio alla Conferenza dei Servizi indetta per decidere il livello di monossido di carbonio emesso dalla centrale a carbone di TVN. A bordo i medici, testimoni della sofferenza di chi s'ammala e muore per le centrali, due consiglieri comunali e gente di Civitavecchia e Tarquinia, supplenti del silenzio degli amministratori.
Chi ha versato milioni di euro ha voluto occhi chiusi, orecchie intasate e bocche cucite.
I rappresentanti del gruppo sono stati ascoltati dai rappresentanti del Ministero dell'Ambiente,della Regione Lazio, della Provincia di Roma e della Commissione IPCC (Integrated Pollution Panel Control) e hanno ribadito la necessità di spegnere TVN, che attualmente sta funzionando in assenza di autorizzazione, in nome di chi pagherà il massimo del prezzo per il suo funzionamento.
Hanno dimostrato, inoltre, documenti alla mano, che ENEL non ha diritto al limite che chiede, 3 volte maggiore del valore massimo fissato dagli organismi europei per impianti similari (30/50 mg) e che la legge sia italiana che europea non consente una tale deroga.
I medici hanno presentato studi scientifici recentissimi che legano in proporzione diretta il monossido di carbonio alla mortalità della popolazione adulta e a gravi malformazioni cardiache nella prima infanzia.
Ciononostante la Conferenza dei Servizi ha stabilito di concedere il limite di 130 mg, in contrasto con le norme italiane ed europee, nonché con la Valutazione d'Impatto Ambientale, dove è scritto che l'emissione annua di monossido di carbonio è zero.
E’ prevalsa, quindi, la volontà di agevolare ENEL, società privata, per consentire la messa in esercizio della centrale nonostante le “lacune, omissioni e anomalie della Valutazione d'Impatto Ambientale” e dell’iter autorizzativo, nonostante non abbia mai funzionato l'Osservatorio Ambientale, nonostante non sia mai stata valutata la compresenza della centrale di Torrevaldaliga Sud che emette canna a canna, nonostante non sia stato attivato l'Organismo di Controllo del rispetto delle prescrizioni, nonostante la menzogna del “carbone pulito” ripetuta con sprezzante crudeltà dai pinocchio dell'ENEL.
Da oltre due anni i cittadini dell'Alto Lazio presentano diffide e denunce, determinando spesso l'agenda dei lavori delle amministrazioni coinvolte nell'affare TVN. Dopo ogni diffida o denuncia i burocrati si affannano per ricomporre un quadro di credibile correttezza formale nel tentativo di mettere al riparo da azioni giudiziarie le proprie omissioni, che hanno permesso all'inquinatore di agire indisturbato fuori dal quadro autorizzativo.
Nel frattempo la ciminiera continua a sputare veleni e il cielo ridiventa giallo come non mai. E, proprio per dare concretezza a tali affermazioni durante la conferenza sono state mostrate e fatte inserire agli atti le foto della centrale a “carbone pulito” con un denso pennacchio di fumo nero che esce dalla ciminiera.
Promemoria per amministratori e abitanti distratti: quell'aria gialla che sembra rimanere in cielo ci avvolge ed è ciò che respiriamo, respirate e fate respirare ai vostri cari.
Promemoria per i lavoratori della centrale: i vostri capi sanno già di cosa morirete, voi forse no!
Movimento No Coke Alto Lazio
Comitato dei Cittadini Liberi di Tarquinia
In scena il solito copione. TVN a carbone sporco potrà non rispettare i parametri europei per le emissioni.
"Un altro regalo all'Enel, aumentati i limiti del monossido"
La Conferenza dei servizi porta da 50 a 130 i mg di emissione. I no coke: "I burocrati hanno permesso all'inquinatore di agire indisturbato fuori dal quadro autorizzativo"
da centumcellae.it
Limiti di monossido di carbonio elevati a 130 mg anziché 50 come previsto dalle normative europee. E’ questa la decisione presa dalla Conferenza dei Servizi su Torre Valdaliga Nord svoltasi ieri a Roma. Decisione che, soprattutto dopo che i no coke avevano denunciato come l’impianto di Tvn, per stessa ammissione dell’Enel, non fosse in grado di rispettare tali limiti, sa tanto di favore alla spa elettrica in un momento in cui peraltro la centrale continua ad esercire senza l’autorizzazione integrata ambientale scaduta dallo scorso dicembre. Chiaramente imbufalito il Movimento no coke Alto Lazio, presente ieri alla conferenza, il quale ha ricordato come nessuna normativa europea ed italiana preveda deroghe ai limiti di 50 mg di monossido di carbonio e come tale sostanza sia causa di comprovata mortalità nella popolazione adulta e di gravi malformazioni cardiache nella prima infanzia.
"Ciononostante – affermano i no coke - la Conferenza dei Servizi ha stabilito di concedere il limite di 130 mg. E’ prevalsa, quindi, la volontà di agevolare Enel, società privata, per consentire la messa in esercizio della centrale nonostante le “lacune, omissioni e anomalie della Valutazione d'Impatto Ambientale” e dell’iter autorizzativo, nonostante non abbia mai funzionato l'Osservatorio Ambientale, nonostante non sia mai stata valutata la compresenza della centrale di Torrevaldaliga Sud che emette canna a canna, nonostante non sia stato attivato l'Organismo di Controllo del rispetto delle prescrizioni, nonostante la menzogna del “carbone pulito” ripetuta con sprezzante crudeltà dai pinocchio dell'Enel. Da oltre due anni i cittadini dell'Alto Lazio presentano diffide e denunce, determinando spesso l'agenda dei lavori delle amministrazioni coinvolte nell'affare Tvn. Dopo ogni diffida o denuncia i burocrati si affannano per ricomporre un quadro di credibile correttezza formale nel tentativo di mettere al riparo da azioni giudiziarie le proprie omissioni, che hanno permesso all'inquinatore di agire indisturbato fuori dal quadro autorizzativo. Nel frattempo la ciminiera continua a sputare veleni e il cielo ridiventa giallo come non mai. E, proprio per dare concretezza a tali affermazioni durante la conferenza sono state mostrate e fatte inserire agli atti le foto della centrale a “carbone pulito” con un denso pennacchio di fumo nero che esce dalla ciminiera. Promemoria per amministratori e abitanti distratti – concludono i no coke - quell'aria gialla che sembra rimanere in cielo ci avvolge ed è ciò che respiriamo, respirate e fate respirare ai vostri cari. Promemoria per i lavoratori della centrale: i vostri capi sanno già di cosa morirete, voi forse no!.
Riesame AIA. enel, cittadini e Istituzioni finalmente d'accordo su un punto: il carbone sporco di TVN non può che inquinare molto
Da http://www.trcgiornale.it/news/content/view/30004/1/
"Riesame Aia, CO a 130 mg/N metro cubo "
Chiusa nella serata di ieri la conferenza dei servizi sulla centrale di Torre Valdaliga Nord, per quanto riguarda la definizione del Piano di Monitoraggio nell'ambito del riesame dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, in attesa dell'apertura della procedura per il rinnovo dell'autorizzazione unica, chiesta da Enel.
Pur mancando ancora l'ufficialità della firma del ministro, sembra comunque che il parametro relativo ai valori di monossido di carbonio - l'ultimo da definire - sia stato fissato a 130 mg/N metro cubo. Un valore che il Comitato no-coke contesta perché "essendo quello di Tvn un impianto sottoposto alla disciplina del decreto legislativo 59/2005, i limiti anche per il monossido di carbonio sono quelli stabiliti dal Bref/2006 (Bat Refrence Report, rapporto sulle migliori tecnologie industriali disponibili che ha valore di riferimento nei paesi membri per l'emanazione delle linee guida nazionali, previste in Italia proprio dall'articolo 4 del decreto 59/2005). Per il CO il valore è compreso tra 30 e 50". Quanto agli aspetti riferiti alle certificazioni Emas e Iso, i no-coke annunciano una denuncia alla Procura della Repubblica nel caso in cui "la Direzione Generale del Ministero dell'Ambiente non proceda a inibire l'esercizio della centrale".
PD: Grillo stravince il sondaggio sull'Espresso come candidato Segretario
14 luglio 2009
15 luglio 2009, Autorizzazione Integrata Ambientale per TVN: tutto da rifare (speriamo di no)
IL 15 LUGLIO TECNICI E I COMITATI CONTRO IL CARBONE SARANNO PRESENTI ALLA CONFERENZA DEI SERVIZI INDETTA PRESSO IL MINISTERO DELL'AMBIENTE PER RIBADIRE CHE TVN NON PUO' RIMANERE IN ESERCIZIO IN ASSENZA DELL'AUTORIZZAZONE INTEGRATA AMBIENTALE: LA LEGALITA' VA RIPRISTINATA.
Il lavoro di contrasto alla centrale a carbone stà producendo risultati importanti e nell'arco di un mese la popolazione ha potuto vedere la differenza tra un cielo di nuovo giallo, provocato dal "carbone pulito" che bruciava, e il cielo azzurro come in questi giorni a centrale spenta.
La continua presentazione di petizioni, diffide e denunce mantiene i riflettori accesi su tutte le illegalità di TVN.
La centrale è stata collaudata illegalmente e dal 24 dicembre scorso è priva di Autorizzazione Integrata Ambientale.
Costringere Enel a richiedere una nuova AIA significherà ridurre drasticamente molti inquinanti: vite salvate.
A noi non basta: sappiamo quanti veleni siano stati riversati sulla nostra terra negli anni delle vecchie centrali e che molte patologie attuali sono il risultato dell'inquinamento d'allora.
Domani al Ministero dell'Ambiente avrà luogo una conferenza dei servizi dove Enel ancora una volta chiederà una mano per taroccare Il valore fissato dalla competente Commissione IPPC per il monossido di carbonio (CO). La commissione lo ha limitato a 50 mg per metro cubo di fumo che esce dalla ciminiera; Enel chiede di emetterne 150, sostenendo che si tratta di un impianto all'avanguardia e 150 mg/mc di CO sono un effetto collaterale sotto il quale non si potrebbero far funzionare gli impianti. Ma il cielo giallo che siamo tornati a vedere nelle scorse settimane parla da solo su quanto sia sporco il loro "carbone pulito". Domani le popolazioni saranno di nuovo lì, dentro il Ministero a lottare per la vita di tutti. Si noteranno, come al solito, le ingombranti assenze dei sindaci di Tarquinia, Tolfa, Allumiere, Santa Marinella e Civitavecchia, sindaci che dimostrano ogni volta come la firma apposte agli accordi economici con Enel si siano tradotte in silenzio su tutto.
Loro non saranno mai perdonati dai cittadini che, invece, hanno saputo unire le loro forze per fare ciò che loro, nel loro ruolo di amministratori, avrebbero dovuto fare, commissionando un monitoraggio che non tiene conto dei biechi interessi di parte, ma usa la tecnologia e la scienza per produrre dati certi.
Il momento che viviamo ci invita a riflettere su ciò che abbiamo fatto e a prendere decisioni su ciò che faremo. E' un impegno che ci chiede capacità al dialogo per trovare soluzioni nuove, che sappiano tenere in considerazione tutti i punti di vista e costruire un futuro migliore di quello che possiamo immaginare ora.
Ci hanno dato respiro i risultati conseguiti in questi ultimi giorni, anche grazie all'azione della Procura della Repubblica che ha saputo riconoscere la fondatezza delle nostre argomentazioni, e la forte iniziativa di Greenpeace, fatta in tutta Italia contro il carbone e contro gli assassini del clima.
Per questo i cittadini, proprio nella giornata in cui si recheranno presso il Ministro dell'Ambiente, per la conferenza dei servizi, porteranno, presso la sede Romana di Greenpeace, dei prodotti della terra dell'Alto Lazio, da offrire allo staff a ringraziamento della loro azione .
Frutta, verdura e vino della nostra terra generosa e orgogliosa dei suoi millenari sforzi, per produrre ottimi prodotti agricoli, da cui migliaia di famiglie traggono reddito per vivere.
L'azione contro il carbone di Greenpeace, in occasione del G8, ci ha fatto sentire, una specie da proteggere: dagli inquinatori e dai killer dell'ambiente.
Grazie di cuore a Greenpeace.
www.noalcarbone.blogspot.com
www.nocoketarquinia.splinder.com
Sondaggio su l'Espresso: vota il tuo candidato per la Segreteria del PD
Sul sito de l'Espresso http://espresso.repubblica.it/polls.jsp?idpoll=2104257&ref=hpsond
un sondaggio chiede agli elettori del PD quale sia il candidato preferito, per ricoprire il ruolo di Segretario.
L'esito è piuttosto ovvio: Grillo schiaccia tutti gli altri. E il marciume fa quadrato.
Sulla "centrale fallita di Montalto monumento simbolo della sconfitta della politica energetica..."
Da Maremmaoggi.it
"Ecco cosa scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera a proposito della Centrale di Montalto di Castro.
13/07/2009 9.32.00 - CENTRALE NUCLEARE MONTALTO DI CASTRO SI O NO
Sprezzanti del ridicolo l'hanno pomposamente battezzata: «Centrale Alessandro Volta». Pensate! Dare il nome dell'inventore della pila, praticamente il padre dell'elettricità, a una centrale che sta quasi sempre spenta. Insomma, una specie di pila esausta. Benvenuti a Montalto di Castro: monumento gigantesco al fallimento della politica energetica italiana costruita sulle ceneri del nucleare, inutilmente costato almeno 250 euro a ogni italiano, lattanti e vegliardi compresi. E come sempre accade in Italia le responsabilità di un simile disastro si dissolvono in una nebbia impalpabile, dove tutti sono un po' colpevoli, quindi nessuno lo è. I politici della prima Repubblica, quelli della seconda, l'Enel, i petrolieri. Perfino gli ambientalisti che si battevano contro l'energia atomica. La centrale di Montalto di Castro è stata anzi la loro più grande sconfitta.
nella foto storica i lavori di costruzione della centrale nucleare di Montalto di Castro negli anni 80
A metà degli anni 80 erano agguerritissimi. Qualche anno prima c'era stato l'incidente di Three Mile Island che aveva dato spunto al famoso film Sindrome cinese e il movimento antinucleare si era diffuso in tutta Europa. Anche se non aveva molta udienza presso i governi. Per gli oppositori dell'atomo, in Italia, non andava molto meglio. Finché, nella primavera del 1986 a Chernobyl, in Ucraina, si verificò la catastrofe nucleare più grave della storia. E gli eventi precipitarono. Il governo del segretario socialista Bettino Craxi cavalcò immediatamente l'onda antinucleare. Ben presto furono superate anche le resistenze all'interno della Democrazia cristiana e dello stesso Partito comunista. E il referendum del 1987 passò con un consenso mai registrato prima. Di colpo, in Italia, i nuclearisti erano scomparsi. Era novembre, al governo Craxi era subentrato quello di Giovanni Goria: tutto avvenne con una rapidità impressionante, considerando i tempi geologici delle decisioni italiane. Con un paradosso, che gestire la frase di transizione toccò a un ministro, tra gli altri, Adolfo Battaglia, esponente dell'unico partito, quello repubblicano, che aveva sostenuto fino all'ultimo, contro tutto e tutti, la scelta nucleare. Per prima cosa la chiusura delle centrali in attività. I quesiti referendari non avrebbero in teoria obbligato l'Enel a fermare i reattori. Ma il Psi e la Dc, con l'appoggio del Pci, interpretarono così la volontà politica degli elettori. E fecero spegnere gli interruttori. E i lavori alla centrale di Montalto di Castro, quasi completata, vennero interrotti. A quel punto cominciò una danza a suon di quattrini. L'Enel e le imprese fornitrici rivendicarono innanzitutto i danni. E pure il pagamento dei pezzi ordinati e non consegnati, come appunto il reattore di Montalto di Castro. Poi la società elettrica, allora guidata da Franco Viezzoli, fece presente che si rischiava il blackout. Bisognava provvedere e il Parlamento, nel quale erano entrati anche gli alfieri del movimento antinucleare, come Gianni Mattioli, non alzò un dito. Non lo alzò quando le importazioni di elettricità prodotta con il nucleare in Francia esplosero. Ma non le alzò neppure quando si decise di costruire, accanto alla centrale nucleare di Montalto di Castro, già costata 7 mila miliardi di lire e che non fu smantellata perché si sarebbe speso troppo (sic!), un secondo impianto da ben 3.200 Megawatt, a policombustibile. Grande quattro volte di più e con una specie di sberleffo agli ambientalisti costituito da una orrenda ciminiera alta 150 metri che si può ammirare da decine di chilometri. Altri 7 mila miliardi di lire, per una centrale nata già vecchia (non era a ciclo combinato, come quelle che venivano costruite allora in tutto il mondo) e con costi di esercizio insostenibili. Tanto insostenibili che oggi una delle centrali più grandi d'Europa resta accesa soltanto 2 o 3.000 ore l'anno, sulle teoriche 8.600 ore, perché l'energia prodotta lì è troppo cara. Intanto i privati non se ne stavano con le mani in mano.
Molti italiani che avevano votato sì al referendum antinucleare erano stati convinti dalla promessa che si sarebbe abbandonata la strada dell'atomo per quella delle energie rinnovabili. Il governo approvò una delibera, la famosa delibera del Cip 6 che concedeva incentivi profumati ai produttori di elettricità pulita. Soltanto che ci infilarono all'ultimo momento, dopo «energie rinnovabili», le paroline «e assimilate». Spalancando un'autostrada agli industriali siderurgici ma anche ai petrolieri che intascarono migliaia di miliardi di contributi pubblici, bruciando i «Tar»: così si chiamano gli scarti della lavorazione del petrolio. Montedison, Falck, Riva, Moratti, fecero soldi a palate.
E le famose energie rinnovabili? Di quelle per vent'anni neanche l'ombra. Nel 2007 l'Italia produceva con il solare un cinquantesimo dell'elettricità prodotta in Germania attraverso il fotovoltaico. In compenso siamo diventati il Paese con il record mondiale del consumo degli inquinanti idrocarburi per la produzione di energia elettrica. Per non parlare dei costi. Quanti italiani dopo aver già sborsato 8 miliardi di euro per pagare all'Enel e ai suoi fornitori i danni dell'uscita dal nucleare, sanno che ancora pagano sulla bolletta elettrica un sovraprezzo destinato a una società pubblica, la Sogin, per lo smaltimento delle vecchie scorie? E che lo pagheranno ancora per una quindicina d'anni nella migliore delle ipotesi? Se la fallimentare operazione di Montalto di Castro è costata 250 euro a ogni cittadino italiano, 15 miliardi e mezzo di euro in tutto compresi i maggiori costi del petrolio rispetto a quelli dell'uranio, l'uscita dal nucleare è stata ancora più cara: 424 euro pro capite, cioè 25,5 miliardi di euro. E con quale risultato? Che siamo il Paese europeo più dipendente dal petrolio e dove l'energia costa più cara, che siamo il fanalino di coda delle energie rinnovabili, che abbiamo il primato delle importazioni e che ora abbiamo deciso di tornare al nucleare, per volontà di alcuni di quei politici che venti anni fa avevano persuaso gli italiani a uscirne. E Montalto? Tranquilli, ci sono buone probabilità che l'atomo torni anche lì. Secondo il presidente di Edf, il partner nucleare dell'Enel, Pierre Gaddonneix, quello è un posto ideale per una centrale nucleare. Come la chiameranno stavolta?
Sergio Rizzo Corriere della Sera
L'impianto di TVN riconvertito a carbone può funzionare entro i parametri di legge? La Procura verifica
Da TcrGiornale.it/news
Certificazioni Tvn, la Procura verifica. Diffida al Ministero
di Katia Trombetta
lunedì 13 luglio 2009 19:08
La Procura della Repubblica ha avviato una serie di verifiche in merito alle certificazioni ambientali della centrale Enel di Torre Valdaliga Nord, con specifico riferimento alla certificazione ISO 14001, dopo che la certificazione Emas era già stata sospesa in via cautelativa lo scorso 12 giugno 2009 proprio da parte del Comitato per l'Ecolabel e per l'Ecoaudit (sezione Emas Italia). La Procura, quindi, starebbe verificando se l'impianto termoelettrico può esercitare le sue funzioni in presenza della sola certificazione ISO, in assenza dell'Emas, sospesa perché sostanzialmente riferita non all'impianto riconvertito a carbone.
Se l'ISO non fosse quindi sufficiente a garantire l'esercizio di Tvn si potrebbe addirittura procedere al blocco della produzione. Un aspetto che è stato affrontato anche dal Movimento no-coke Alto Lazio, Forum Ambientalista e dai consiglieri comunali di Civitavecchia e Tarquinia, rispettivamente Manuedda e Tosoni, i quali hanno indirizzato una diffida al Ministero dell'Ambiente, e per conoscenza alla Procura della Repubblica. Nel testo si afferma che anche la certificazione ISO 14001 non era relativa all'impianto autorizzato nel 2003 nella sua configurazione a carbone, determinando quindi un tempo massimo per il rinnovo dell'Autorizzazione Integrata Ambientale di 5 anni. Secondo la diffida Enel non si sarebbe attenuta a questo dato normativo (decreto 59/2005). Si chiede quindi l'inibizione dell'esercizio - comprese le attività di collaudo - della centrale fino al rinnovo dell'AIA.
11 luglio 2009
TVN: la centrale è FUORILEGGE. Si fermerà la centrale o si cambierà la legge?
da TrcGiornale.it/news
"Aia Tvn, il 15 conferenza dei servizi. Nel mirino i monossidi d'azoto"
È fissata per il prossimo 15 luglio alle ore 15 a Roma, presso la Sala Europa del Ministero dell'Ambiente, una nuova seduta della conferenza dei servizi per il riesame dell'autorizzazione unica della centrale a carbone di Torre Valdaliga Nord, limitatamente gli aspetti dell'autorizzazione integrata ambientale.
All'incontro, ovviamente, è convocato anche il comune di Civitavecchia che, viste le numerose assenze del passato, pare non sia particolarmente interessato all'argomento.
In realtà vale la pena ricordare che il nostro comune, come gli altri enti convocati, ha diritto all'espressione di un parere e che il suo pronunciamento potrebbe risultare determinante nelle decisioni che saranno assunte, trattandosi peraltro del comune nel cui territorio ricade l'impianto. Ma di cosa si parlerà il 15 luglio? Al centro del dibattito ci saranno i livelli di monossido d'azoto. Nel corso dell'ultima conferenza dei servizi dell'8 aprile, infatti, si era proceduto alla definizione del Piano di monitoraggio e controllo della centrale di Torre Valdaliga Nord e dei limiti di emissione di arsenico, fluoro, cloro e monossido di azoto. Rispetto a quest'ultimo inquinante il valore prescritto è stato di 50 mg/N metro cubo, quale media giornaliera. Enel però lo scorso giugno ha scritto al Ministero ribadendo che "l'obiettivo di contenimento del monossido d'azoto contrasta tecnicamente con l'altro forte obiettivo di contenimento della produzione di ossidi di azoto, decisamente perseguito sulle caldaie di Torre Nord con un avanzato sistema di bruciatori a bassi Nox". Enel spiega nel dettaglio che le caldaie, sebbene di ultima generazione, sono state progettate per valori più alti di 50, valori che comunque all'epoca della progettazione - spiega sempre l'azienda elettrica nella sua lettera - erano al di sotto dei limiti massimi di legge, poiché si perseguì "l'obiettivo della massima compatibilità ambientale della trasformazione a carbone". Enel allega anche una nota dei fornitori delle caldaie - Ansaldo-Babcock-Hitachi - i quali rispondono alla richiesta della società di reimpostare le caldaie per un limite di 50 giornaliero, affermando che non si può scendere sotto i 150 e che addirittura non ci sarebbero soluzioni alternative. Enel chiede quindi di riportare la prescrizione al limite di 150, facendo presente che in caso contrario si determinerebbe "la non esercibilità dell'impianto". Di tutto questo, come si diceva, si parlerà il 15 luglio a Roma.
NDR: come pensate che agirà Moscherini, dopo aver incassato i soldi di enel vendendo la nostra salute? Agirà per far rispettare la legge, nell'interesse della nostra comunità? O si batterà per gli affari del gigante velenoso?