No al carbone Alto Lazio

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7 luglio 2008

La mafia nel business della riconversione a carbone di TVN. Sorpresa?

L’Associazione Regionale per la lotta contro le illegalità e le mafie Lazio “Antonino Caponnetto” lancia l'allarme infiltrazioni mafiose a Civitavecchia. Fonte

Nell’edizione nazionale del Tg 3 del 30 giugno u.s. delle 19.00 è andato in onda un interessante servizio sulle infiltrazioni mafiose nel Lazio, ed in particolare a Civitavecchia, con tanto di intervista al Sindaco Moscherini.


Nel servizio si confermava il radicamento sul territorio di clan camorristici e di frange di “cosa nostra”, e specificatamente delle cosche gelesi, e l’ormai centrale ruolo dello scalo locale come snodo fondamentale nel traffico di droga (cocaina ed hashish in particolare).

In particolare si evidenziava come da un iniziale interesse negli appalti pubblici, facendo riferimento alle famose inchiesta che ha coinvolto i Rinzivillo, la criminalità organizzata sia passata a mettere le mani sul porto e sugli appalti e subappalti della centrale ENEL di Torrevaldaliga Nord.

Tutte cose ormai note da tempo e denunciate in decine di relazioni di Commissioni e Magistrati Antimafia, alle quali si aggiunge, ed è questa la novità, la presenza di un collaboratore di giustizia che sta rivelando i settori in cui le cosche stanno operando, gli appalti coinvolti e i nomi degli eventuali collusi.

Il Sindaco Moscherini intervistato, non ha potuto questa volta tenere fede al suo ruolo di negazionista e, contraddicendo le sue tante precedenti uscite, ha affermato che lui da sempre tiene alta la guardia e che non ha mai minimizzato l’esistenza del fenomeno, tanto da aver già concluso accordi con il Prefetto circa la costituzione di un Ufficio della legalità.

Prendiamo atto con favore del nuovo atteggiamento assunto dal Primo Cittadino ma ribadiamo che annunciare, peraltro per l’ennesima volta, la creazione di vuoti e non funzionanti uffici per la legalità serve solo a crearsi un alibi, ma certo non tutela il territorio, come dimostrato da precedenti esperienze similari.

Per questo torniamo a riproporre, anche in vista dei massicci investimenti in atto in città per il porto e la centrale o di quelli annunciati per la realizzazione d’importanti opere che incideranno significativamente sull’intero assetto urbanistico ed economico della città stessa e del territorio circostante, l’istituzione di un Tavolo permanente sulla sicurezza e la legalità, deliberato dal Consiglio Comunale, in collaborazione con l’Autorità Portuale, le forze dell’ordine e le forze sociali, ed in collaborazione con le associazioni antimafia, avente come scopo, in particolare, l’esame approfondito di tutte le richieste d’investimenti di capitali sul territorio al fine di individuarne origine e tracciabilità.

Ciò tutelerebbe l’immagine della città, tranquillizzerebbe i cittadini circa la trasparenza degli investimenti e, dall’altra, salvaguarderebbe l’immagine e l’onorabilità degli stessi investitori oggi tutti contornati da un alone di sospetto.

Auspichiamo che a questo rinnovato atteggiamento del Sindaco segua un impegno concreto che spazzi via definitivamente quel negazionismo che, ormai è dato acclarato, piuttosto che attivare gli anticorpi della società civile, alimenta nuove penetrazioni e che, unitamente alle indagini che Ros e DIA stanno continuando a portare avanti, come confermato nel servizio del TG3, possa portare finalmente a prendere atto della grave situazione locale ed avviare una stagione di concreta tutela del territorio e di compiuta lotta alle mafie.


asscaponettocv@gmail.com

www.comitato-antimafia-lt.org


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3 luglio 2008

Alcuni dati sul grave inquinamento proveniente dalle attività del porto di Civitavecchia

Porto di Civitavecchia: "la quantità emessa di inquinanti è molto elevata e potrebbe mettere a serio rischio la salute delle popolazioni del comprensorio di Civitavecchia, quella di tutti coloro che lavorano all'interno del porto stesso e la salute delle migliaia di turisti che sbarcano dalle navi crociera."


Civitavecchia 30/06/2008

Alla Procura della Repubblica di Civitavecchia
Al Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo

Il Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute (Lazio) e la Società Internazionale dei Medici per l’Ambiente (ISDE - Civitavecchia) espongono quanto segue.

L'Osservatorio Ambientale di Civitavecchia (clicca qui per scaricare il documento) ha valutato le emissioni annuali di inquinanti, causate dall’attività portuale (rif. anno 2005), in:
NOx 3.784 ton/anno
SO2 3.648 ton/anno
VOC 121 ton/anno
Polveri 464 ton/anno.

La quantità emessa di inquinanti è molto elevata e potrebbe mettere a serio rischio la salute delle popolazioni del comprensorio di Civitavecchia, quella di tutti coloro che lavorano all'interno del porto stesso e la salute delle migliaia di turisti che sbarcano dalle navi crociera.

Poiché gravissime patologie cardiovascolari (infarto cardiaco o ictus cerebrale ischemico/emorragico) possono occorrere solo dopo poche ore dall'esposizione anche a livelli non particolarmente alti di polveri sottili (1) e ozono (2,3), il Coordinamento dei Medici chiede che sia installata all'interno del porto una centralina di rilevamento dei maggiori inquinanti.
Tale richiesta anticipa una delle prescrizioni contenute nella Valutazione di Impatto Ambientale per la conversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord che a pagina 32 cosi recita:

Prescrizioni relative ai limiti alle emissioni ed alla qualità dell’aria:
Stazioni di monitoraggio; dispositivi per il controllo delle emissioni diffuse di polveri: Dovrà essere messo in atto, secondo un protocollo da concordare con ARPA Lazio, l’aggiornamento delle stazioni di Monitoraggio gestite da ENEL secondo le specifiche riportate nello Studio di Impatto Ambientale; a queste dovrà essere aggiunta una stazione di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico finalizzata alla caratterizzazione dell’impatto sulla qualità dell’aria derivante dalle banchine carbone e calcare/gesso/ceneri, ed un sistema per il rilevamento in continuo, sulla sorgente costituita dal sistema di scarico di carbone dalla nave, delle emissioni diffuse di polveri.


Even Low Levels of Air Pollution May Pose Stroke Risk. Annals of Neurology, published online May 28, 2008.
Ozone Europea, Baseline Scenario for The Clean Air for Europe -CAFE – Feb. 2005.
Ozone modifies associations between temperature and cardiovascular mortality: analysis of the NMMAPS data Online First Occup Environ Med 2007; doi: 10.1136/oem.2007.033678).

Coordinamento Nazionale Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute (Lazio)
Società Internazionale dei Medici per l’Ambiente (ISDE - Civitavecchia)


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30 giugno 2008

"INQUINAMENTO: il vero e unico primato di Civitavecchia"

Riceviamo e pubblichiamo
Non temiamo d’apparire Cassandre risentite e irose né pessimisti viscerali né allarmisti acritici e antiscientisti perché non abbiamo anelli al naso o paraocchi. Ci guardiamo attorno e volgiamo l’occhio ai fenomeni atmosferici e ambientali che da decenni condizionano il nostro sistema di vita e tarpano la spinta ad ogni progresso sostenibile.

La nostra costante vigilanza democratica rileva che la situazione meteorologica dell’hinterland civitavecchiese sta peggiorando, tanto che nei giorni scorsi la temperatura, nella nostra città, è risultata la più alta d’Italia… e il motivo è facile da comprendere. Quasi quotidianamente si assiste ad un fenomeno “strano”: un finissimo velo di nubi grigiastre grava sul porto e sulla città intera e permane dall’aurora alla tarda mattinata. Non è necessario essere Premi Nobel per la fisica e la chimica per comprendere che tale reticolo nuvoloso sia prodotto dai fumi emesse dalle navi, dalla centrale di TVS e dal traffico caotico (per la rete viaria asfittica e raffazzonata del dopoguerra e per la mancanza di parcheggi e di una circonvallazione adibita al transito veloce di Tir e al decongestionamento dei flussi periferici).

Ristagnano in atmosfera non soltanto le famigerate polveri sottili, ma anche l’ozono, per cui il sovraccarico di inquinanti (primari e secondari) esalta e accentua a dismisura l’aggressione patogenetica alla salute e agli equilibri biologici ambientali (che l’ozono sia una sostanza induttrice di patologie è acqusizione scientifica incontrovertibile).

Tutte le Istituzioni pubbliche deputate, per forza di legge, a vigilare sugli equilibri ambientali e sulla integrità della salute perseverano nella sistematica omissione di interventi normativi e repressivi. Esse sono cieche perché non vedono la anomalia di fenomeni biologici patogeni né le segnalazioni mediatiche sul dissesto del territorio. Sono anche sorde e insensibili alle continue proteste delle popolazioni vessate da decenni di sfruttamento energetico selvaggio senza alcuna ricaduta positiva sull’occupazione lavorativa e senza alcun rispetto del diritto ad un progresso sostenibile.

La grande assente dal panorama normativo e giuridico-amministrativo è la Regione Lazio, nella persona dell’Assessore all’ambiente e del superburocrate Responsabile dell’ARPA (organo tecnico titolare del sistema di monitoraggio del tasso d’inquinamento e degli sforamenti dei parametri di legge). Subito dopo, la responsabilità del mancato funzionamento dei controlli sugli inquinanti ricade sul Sindaco di Civitavecchia, Presidente dell’Osservatorio ambientale e unico titolare della gestione delle centraline di rilevamento del tasso di salubrità dell’aria, delle acque e del suolo. Quasi a sfregio delle evidenze di degrado ambientale e del diritto della collettività ad essere esaurientemente informata in tempo reale, i display luminosi (e costosi!) distribuiti in città ci assicurano paternalisticamente che “ l’aria è buona” così come è buono il vino che l’oste mesce all’avventore assetato! Se L’Osservatorio ambientale fosse organizzato come ogni struttura scientifica, nell’organigramma dovrebbero essere inseriti professionisti dal curriculum ineccepibile e dall’ etica inattaccabile. Attendiamo da quasi un anno che il Sindaco coopti nelle sezioni tecnica e sanitaria del vecchio Osservatorio ambientale un Medico e un Ingegnere dalle caratteristiche morali e operative super partes.

Come Coordinamento dei Medici per la difesa della salute e dell’ambiente (binomio inscindibile) stiamo ponendo in essere una ennesima azione legale (per ora soltanto di segnalazione e di stimolo) rivolta alle Autorità Europee, al Presidente della Repubblica, alla Magistratura, alle Istituzioni politiche di ogni ordine e grado affinché cessi questo comportamento omissivo che dura da quasi sessant’anni.

Piangersi addosso è sintomo di fragilità morale e di accidia. Reagiamo senza timori e senza pietismi. E’ in gioco (tragico gioco!) la salute nostra e quella delle future generazioni.

Il Coordinamento dei medici e dei farmacisti per la difesa della salute e dell’ambiente .

Civitavecchia, 27 giugno 2008

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23 giugno 2008

Il Dott. Di Gennaro invita i cittadini a inviare esposto all'ARPA sull'inquinamento da porto


Ieri, domenica 22 giugno 2008, il cielo sopra Civitavecchia mostrava la famosa cappa ocra che tanto spesso grava su di noi. I fumi del porto si levavano neri e densi a comporre nubi di cui presto daremo documentazione fotografica. Il tutto a pesare sulla già insostenibile situazione sanitario-ambientale civitavecchiese. Nell'indifferenza generale.
Pubblichiamo un intervento del Dott. Di Gennaro in merito. Fonte (vedi qui)

Non sono sfuggiti ai cittadini i lunghi e densi pennacchi di fumo nero fuorusciti a ripetizione dai comignoli di numerose navi ancorate in porto. Un’altra salutare “botta” di inquinamento per la nostra già disastrata aria sempre più avvolta da cappe di sostanze nocive che si estendono per chilometri e chilometri su tutto il territorio. Nessuno tra quanti sono preposti alla tutela della salute e alla vigilanza per il rispetto delle norme sembra tuttavia essersi preoccupato più di tanto, come sottolinea l’esponente dell’Udc Marco Di Gennaro.
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In attesa che ciò avvenga Di Gennaro invita tutti i cittadini, sindaco in primis, a presentare un esposto all’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, da inviare per conoscenza alla Procura di Civitavecchia, chiedendo che vengano effettuati controlli regolari sulla qualità dei carburanti usati dalle navi che transitano nel porto di Civitavecchia.
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19 novembre 2007

Triclorometani nell'acqua

Riceviamo e pubblichiamo:
"E’ assurdo che un’intera popolazione sia condannata a subire passivamente non solo le aggressioni all’ambiente in cui vive, ma anche l’offesa di essere considerata inetta, abulica e incapace di reagire a decisioni ministeriali che mettono in serio pericolo la propria salute.Da decenni siamo costretti a convivere con l’aria inquinata dalle centrali elettriche, dalle emissioni delle navi che stazionano in un porto non elettrificato, dalle ormai obsolete ciminiere dell’Italcementi, dalle discariche a cielo aperto e dal caotico traffico veicolare.Come se non bastasse, anche il ciclo alimentare è a rischio perché i prodotti ortofrutticoli DOC crescono su terreni pregni di metalli pesanti e ammorbati dalle sostanze chimiche più disparate.Anche i prodotti della pesca sono inquinati da mercurio e si assiste ad una latitanza di chi dovrebbe cautelarci dai pericoli d’una alimentazione subdolamente nociva.Oggi apprendiamo dalla stampa - nell’assoluta indifferenza delle Istituzioni - che il Governatore del Lazio ha richiesto, e ottenuto, un Decreto congiunto dai Ministri della Salute e dell’Ambiente (D.M. del 04/10/2007, in G.U. 06/11/2007) che, invece di interdire la captazione e la distribuzione delle acque del fiume Mignone (inquinate dagli scarichi fognari, mal depurati, di quattro Comuni: Vejano, Oriolo, Montevirginio e Canale Monterano), si concede al Comune di Civitavecchia la facoltà di erogare acqua contenente un surplus di trialometani fino a 80 microgrammi per litro e almeno fino al 31/12/2007 (salvo proroghe)!La sfrontatezza del Decreto arriva al punto da asserire (contro ogni evidenza scientifica certificata dall’Istituto Superiore di Sanità): “la valutazione di non potenziale pericolo per la salute umana” quando venga superato il parametro di legge che è di 30 microgrammi per litro.Sappiano, i nostri distratti concittadini, che i trialometani sono sostanze tossiche per tutti gli organi vitali e che è dimostrata la loro patogenicità cancerosa.Pretendere che “per Decreto” le leggi di Natura e le certezze scientifiche si possano modificare ad libitum è un delitto contro l’intelligenza, oltre che contro ogni elementare principio di uno Stato di diritto quale ci illudiamo che sia la Repubblica Italiana.Qualora il nostro primo cittadino (che è la più alta carica di garanzia d’una corretta gestione della salute pubblica) non si opponga a tale ferita inferta alla pacifica convivenza dei propri amministrati, presenteremo un esposto-denuncia alle Autorità giudiziarie, ipotizzando l’omissione di atti dovuti e l’elusione di doveri etici verso una collettività da decenni abbandonata a se stessa."
Coordinamento dei medici e dei farmacisti per la tutela dell’ambiente e della salute.

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9 novembre 2007

Monumento Naturale nell’area costiera de 'La Frasca'– Comuni di Civitavecchia e Tarquinia

Riceviamo e pubblichiamo
"All'assessore Regionale Zaratti sull'istituzione di un Monumento Naturale nell’area costiera de 'La Frasca'– Comuni di Civitavecchia e Tarquinia"

Egregio Assessore,
il litorale nord della Regione Lazio è particolarmente soggetto a pressione antropica, tanto da risultare quasi completamente gravato da servitù industriali, portuali, turistiche o urbane.
Solo brevi tratti di costa mantengono una adeguata naturalità, tanto da essere riconosciuti a livello comunitario nella rete ecologica di Natura 2000.
Sicuramente uno dei tratti liberi da azione antropica di maggior estensione è l’area occupata dalla pineta denominata “La Frasca” e dal sistema marino antistante che, estendendosi per ca. 3,2 km nel territorio di Civitavecchia e continuando per altri 700 m circa nel territorio di Tarquinia, costituisce la prima importante interruzione di un continuum fortemente antropizzato ed alterato e, sotto questo profilo, oltre che per l’intrinseco valore naturalistico ed archeologico, un patrimonio la cui preservazione si impone come di fondamentale importanza.
Per la sua estensione il sito è stato, tra l’altro, inserito nel progetto Oloferne del WWF, che tra il 1995 ed 1996 ha censito i tratti di costa di sviluppo di almeno 3 km liberi da opere umane.
La pineta, impiantata, con funzione di frangivento, negli anni Cinquanta del secolo scorso dall’Ersal, si presenta attualmente piuttosto degradata, principalmente a causa della scarsa resistenza del pino domestico alla salsedine e dell’importante pressione antropica.
Nonostante tale circostanza, l’area, attualmente di proprietà dell’Arsial, rappresenta un’importante e documentata zona di rispetto di biodiversità, è inserita nel PTP, ambito territoriale n.2, fra le aree boscate “Beni A5 – Boschi di tutela integrale” ed è sottoposta, relativamente all’entroterra e alla fascia costiera, a vincolo di inedificabilità ai sensi dell’art. 1 ter della L. 431/85.
La costa è una scogliera bassa, ambiente di enorme valore biologico caratterizzato anche da un elevatissimo ruolo turistico ricreativo, e, unitamente alla gariga alofila, ha un fondamentale ruolo ecologico di collegamento con la pineta artificiale retrostante.

Nonostante i danni al patrimonio selviculturale, la flora e la fauna della Frasca sono estremamente vari.
Molte le piante di ambiente salmastro (costa e gariga), soprattutto della Famiglia delle Chenopodiaceae, quali: Atriplex litoralis, Sueda marittima, Salsola kali, Salicornia europea, Spergularia media e S. marina, Chritmum maritimum, Eryngium maritimum, Limonium vulgare, Artemisia marittima, Plantago corono-pus, Cakile marita.
Per quanto riguarda l’avifauna, frequentemente vengono avvistati esemplari di Arenaria interpres, Asio otus, Larus ridibundus, Sterna sandvices, Egretta garzetta, Phalarocrocrax carbo.
Particolare rilievo mostra il tratto di fondale antistante, essendo costituito da un Habitat prioritario per Natura 2000, ossia una prateria di Posidonia Oceanica e a tal fine perimetrato nel SIC IT6000005 – “Fondali tra Punta Sant'Agostino e Punta della Mattonara”.
Tra le specie riscontrate nell’ambito del SIC in questione, che si estende per una superficie di 434,703 ha, alghe di vario tipo (verdi, rosse e brune, Ulva lacuca, Codium bursa, C. vermilara, Litophyllum racemus, Geodia cydonium) e Monocotiledoni rare quali la già citata Posidonia oceanica, Muscari parviflorum Desf. (popolamento pentaploide), Ophrys sphegodes. Si segnala, inoltre, la presenza di Pinna nobilis (il più grande mollusco del mediterraneo), Corallium rubrum, di molluschi di particolare rarità come la Luria lurida, il Murex brandaris, l’Aporhais pes-pelicani, Ensis ensis o E. minor e della Caretta caretta che ama pascolare nelle praterie di Poseidonia.
Dal punto di vista archeologico, notevolissima è la rilevanza del sito, qualificato, nel citato PTP, ambito territoriale n.2, come “zona archeologica a tutela orientata”.
Sono documentate testimonianze relative all’epoca preistorica e protostorica e soprattutto all’età romana: resti di ville, una delle quali in località “Cappelletto”, molto vasta e dotata di ambienti termali. Sono visibili parti di muri costruiti con la tecnica dell’opus listatum, una vaschetta scavata nella roccia e parte di un pavimento in cotto. La sopravvivenza di tali testimonianze è oggi minacciata dal continuo passaggio delle automobili sulla strada antistante il campeggio.
Rinvenimenti di tessere di mosaico, chiodi in bronzo, fibbie, ami da pesca, e di centinaia di monete di varie zecche del mediterraneo, rimandano ad una frequentazione tra III sec a.C. e IV d.C., da porre in relazione con la presenza di un porto canale, i cui resti sommersi sono tuttora visibili, identificabile quasi sicuramente con l’approdo di Rapinium, ricordato nell’Itinerarium Maritimum e, successivamente, negli Acta Sanctorum con il mutato nome di Columna, dovuto alla presenza sulla costa, come segnacolo di accesso al canale, di possenti colonne di granito, almeno tre delle quali ancora adagiate sul fondale, a modesta profondità a poca distanza dalla riva.
Lo stesso nome Frasca deriverebbe dall’uso che in passato i pescatori facevano di rami (le frasche) collocati verticalmente in mezzo al mare per segnalare gli approdi per le imbarcazioni. In caso di poca visibilità, infatti, i rami venivano incendiati così da illuminare il percorso per i natanti in difficoltà.
Sono, inoltre, frequentissime le segnalazioni relative al rinvenimento di relitti e reperti isolati dai fondali prospicienti la pineta.

L’amore della popolazione per questo sito è stato recentemente dimostrato dai numerosi voti ottenuti nell’ambito del progetto “I luoghi del cuore”, del Fondo per l’Ambiente Italiano, che chiamava i cittadini a votare i siti meritevoli di tutela e di particolare valore affettivo per la popolazione, nell’ambito del quale La Frasca è risultata il terzo sito del Lazio e 37° in tutta Italia sui 6000 luoghi segnalati dagli italiani.
Purtroppo la pressione industriale del porto e degli impianti termoelettrici di Torre Valdaliga mettono a rischio un biotopo di straordinaria importanza.
I lavori di riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord hanno già causato la distruzione di lembi di pineta per trasformarli in aree cantieristiche e la realizzazione delle opere a mare per la costruzione del molo carbonifero ha già, di fatto, concretizzato un’importante erosione del SIC.
L’ipotizzato sviluppo del Porto in direzione nord, con la realizzazione di un “Terminal Cina” o di infrastrutture simili altrimenti denominate o di un porticciolo turistico da almeno 700 posti barca, comporterebbe la pressoché totale e definitiva cancellazione dei fondali protetti dalla Comunità Europea e della pineta, tristemente sostituiti con banchine in mare e piazzali per deposito di container nell'entroterra.
Per difendere il territorio e la popolazione da tale opera di distruzione e salvaguardare il tessuto economico e sociale dell'alto Lazio, riteniamo necessario, ed oramai improcrastinabile, l’apposizione di un vincolo di protezione tramite l'istituzione di un Monumento Naturale che perimetri l'intera area, dal confine con gli impianti termoelettrici di Torre Valdaliga Nord, per tutta l'estensione verso nord della pineta “La Frasca”.
Al fine di portare a compimento le finalità della rete Natura 2000, proponiamo, anche, che si provveda al più presto alla redazione di un unico Piano di Gestione che interessi le aree del SIC e dell'istituendo Monumento Naturale o, considerata l’importanza e i danni già recentemente subiti dal sistema marino in oggetto, di valutare l’opportunità di un intervento presso il Ministero competente al fine di attivare uno specifico strumento di protezione per i fondali inseriti nel SIC IT6000005.
Ringraziando anticipatamente per la sensibilità e la disponibilità che Vorrà dimostrare, restiamo in attesa di un Suo gradito cenno di riscontro e cogliamo l’occasione per inviarLe i nostri più cordiali saluti.


ItaliaNostra
Sezione Asfodelo - Gruppo Civitavecchia
La Vice Presidente
Dott.ssa Roberta Galletta


FORUM AMBIENTALISTA
Sezione Civitavecchia
La responsabile
Simona Ricotti

WWF Lazio
Sezione Litorale Nord
Il Responsabile
Dr. Dario Burattini

ASSOCIAZIONE TNT
Civitavecchia
La Presidente
Loretta Tremante

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