MOVIMENTO NO COKE ALTO LAZIO - Comunicato
Civitavecchia e l’Alto Lazio pattumiera della Regione. Nel piano dei rifiuti previste nuove servitù nel territorio della città portuale.
L’amministrazione regionale si appresta a varare l’integrazione al piano dei rifiuti e riserva altre brutte sorprese per Civitavecchia. Alla città portuale saranno infatti destinate le ceneri prodotte dagli inceneritori laziali che saranno assegnate alla discarica Guerrucci, la stessa già chiamata a smaltire le ceneri prodotte dalle centrali termoelettriche di Civitavecchia, Montalto e non solo.
Ma non finisce qui: non sapendo dove smistare il CDR ( combustibile da rifiuti) in avanzo, ecco che, a pag. 14 viene definitivamente sancito che lo smaltimento dello stesso averrà in impianti non dedicati, quali cementifici e centrali termoelettriche che, in un sobbalzo di vergogna nella versione finale del piano, vengono nascosti da un “etc”.
Pertanto, oltre al carbone, oltre all’olio combustibile che Torre Valdaliga Sud continua a bruciare, arriverà anche il combustibile da rifiuti.
A questo, dulcis in fundo, si aggiunge l’ampliamento delle discarica in loco per circa un milione di metri cubi e una situazione a dir poco ambigua sull’impianto di pirolisi, per il quale la società Beg aveva presentato un progetto nei mesi scorsi.
Insomma ad inquinamento si aggiunge inquinamento in un mix micidiale di inquinanti venefici per la salute e l’ambiente.
Viene da chiedersi cosa abbiano fatto di male i civitavecchiesi e gli abitanti dell’Alto Lazio per vedere il litorale Nord ridotto ad una vera e propria pattumiera di rifiuti tossici (ricordiamo la pericolosità delle ceneri prodotte dagli inceneritori).
Il Commissario Marrazzo scientemente ignora, effettuando tali scelte, la grave situazione di degrado ambientale che questo lembo di terra, ormai dimenticato da tutti, sta vivendo da ormai svariati decenni, e le cui conseguenze della salute sono certificate da decine di documenti anche della Regione stessa. Non solo la presenza insopportabile dal punto di vista ambientale e sanitario del polo energetico dell’Alto Lazio, ora anche le ceneri tossiche e la possibilità/certezza che il combustibile da rifiuti venga bruciato nella centrale di Torrevaldaliga Nord.
Viene da chiedersi se il Marrazzo commissario che decide di bruciare anche i rifiuti nella centrale di TVN, e il Marrazzo presidente della Regione che, al fine di ammorbidire gli enti locali, sta aiutando Enel a distribuire contributi economici, sia lo stesso Marrazzo venuto sul territorio a chiedere i voti alla popolazione spergiurando la tutela del territorio e di “impedire la riconversione a carbone di TVN”, come riportato a pag. 72 del suo programma.
Ci chiediamo, ancora, di fronte a tale sciagurata ipotesi come intendono muoversi gli enti locali? Accetteranno di nuovo supinamente quanto viene calato loro dall’alto? Ci aspettiamo che i Sindaci del territorio, tutti, se effettivamente vogliono rappresentare le popolazioni amministrate, facciano o sentire la loro voce contro questo ulteriore scempio.
Il movimento No Coke tenterà di farlo presenziando domani con una propria delegazione al consiglio regionale che si svolgerà sul tema e continuando a ricordare alla popolazione i nomi di quanti, dopo aver chiesto i voti, hanno tradito il mandato affidato loro.
Marrazzo è il primo di questi.
Per Info:
noalcarbone@gmail.com
nocoketarquinia@yahoo.it
328 7182629
335 82727242
23 giugno 2008
Civitavecchia e l’Alto Lazio pattumiera della Regione.
Adesione alla campagna "NON BRUCIAMOCI IL FUTURO"
Il Movimento Nocoke Alto Lazio aderisce formalmente alla campagna "NON BRUCIAMOCI IL FUTURO". L’incenerimento dei "rifiuti" è dannoso per salute e ambiente, e antieconomico.
- Piattaforma programmatica per la campagna "Non bruciamoci il futuro" (clicca qui)
- Alternative pulite e convenienti all'incenerimento (clicca qui)
- Incenerimeto dei rifiuti: perché no (clicca qui)
Cosa significa incenerire i rifiuti:
L’incenerimento non risolve il problema dei rifiuti, ma si limita a ridurne la quantità approssimativamente al 30 - 50 % della loro massa originale, che viene trasformata in una cenere che contiene una concentrazione di alcune delle sostanze più tossiche, come le diossine e i metalli pesanti Lo smaltimento in sicurezza di questi rifiuti tossici è molto problematico per via degli inquinanti che filtrano dalle discariche, raggiungono le falde e contaminano l’acqua in un modo che viene considerato praticamente irrimediabile. La Commissione Europea ha dichiarato che questa potrebbe essere in futuro una delle sorgenti più importanti di diossine.
Gli inceneritori rilasciano centinaia di sostanze tossicge nell'atmosfera durante la combustione dei rifiuti. Poche sono le conoscenze circa i rischi di molte di queste sostanze, particolarmente quando sono combinate tra loro. L'esatta composizione delle emissioni di un inceneritore è difficile da valutare, e dipende da cosa viene bruciato, dall'efficienza dell'impianto di incenerimento e dalla disponibilità di sistema di abbattimento degli inquinanti.
Siccome la natura chimica dei rifiuti è variabile, la potenzialità di effetti nocivi delle emissioni degli inceneritori è molto difficile da
valutare. In termini di effetti sulla salute, alcuni dei più importanti costituenti delle emissioni sono i materiali particolati, i metalli pesanti e i prodotti della combustione delle sostanze chimiche sintetiche. Il materiale particolato (PM) è una complessa miscela di particelle organiche ed inorganiche, che possono essere sospese nell’aria in forma solida, liquida o entrambe.
Il materiale particolato (PM) aumenta il rischio di morte respiratoria nei bambini di età inferiore ad un anno,danneggia lo sviluppo della funzionalità polmonare, aggrava l’asma e causa patologie respiratorie di tipobronchitico nei bambini. Il PM 2,5 danneggia seriamente la salute, aumentando i decessi da accidenti cardiovascolari, da malattie respiratorie e da tumori polmonari. L’aumento della concentrazione di PM 2,5 aumenta il numero di accessi al pronto soccorso per cause cardiovascolari e respiratorie. Il PM 10 determina un aumento delle patologie respiratorie, come indicato dal numero di ricoveri per malattie dell’apparato respiratorio. In tema di metalli pesanti, vari metalli trovati nelle emissioni e nelle ceneri prodotte dagli inceneritori, sono conosciuti o sospetti come cancerogeni.
Queste tossine, nel tempo, si accumulano nel nostro organismo. Nei bambini sono state correlate con varie patologie tra cui l’autismo, la dislessia, le allergie, i comportamenti impulsivi, i deficit di attenzione, i disturbi
da iperattività, le difficoltà di apprendimento, l’aggressività. Gli adulti esposti a particolato hanno dimostrato maggiori livelli di violenza, demenza e depressione rispetto ai non esposti. Il particolato è stato correlato anche con il morbo di Parkinson.
L’inalazione di alcuni tipi di particelle, come nichel, berillio, cromo, cadmio ed arsenico, aumenta il rischio di cancro del polmone. Il mercurio, che è uno dei metalli più pericolosi, è neurotossico ed è implicato nelle difficoltà di apprendimento, nell’iperattività e nella malattia di Alzheimer.
Molte di queste sostanze chimiche sono solubili nei grassi e possono accumularsi nei nostri organi e nei nostri tessuti. Queste sostanze sono particolarmente pericolose per i bambini non ancora nati, perché molte di queste tossine sono trasmesse attivamente al feto attraverso la placenta materna.
Il costo dell’incenerimento è enorme, non solo per il costo della lavorazione, che è già molto alto, ma anche in termini di danni alla salute e all’ambiente, che possono costare cifre molto alte a
carico della collettività. E’ stato esattamente per questo tipo di situazioni di rischio che il Principio di Precauzione è stato introdotto
nelle leggi nazionali ed internazionali. Un recente riesame degli effetti sulla salute causati dagli inceneritori ha riscontrato una correlazione positiva con la comparsa di tumori e di malformazioni congenite.
Gli inquinanti persistenti nell’aria, come diossine, furani
e mercurio, possono essere dispersi su vaste regioni, ben oltre le aree locali e persino nelle nazioni confinanti.
Il cibo inquinato da un inceneritore può essere consumato sia da persone del posto che da persone che abitano molto lontano, per via dei trasporti degli alimenti a mercati, che sipossono trovare anche a grande distanza dal
luogo di produzione.
"Tarquinia, continua la battaglia dei cittadini per fermare la centrale a carbone". (In risposta alle lagne strumentali di Mazzola il doppiogiochista)
Riceviamo e pubblichiamo
Il carbone è come il cancro: colpisce a destra, al centro e a sinistra.
Il lancio di monetine nell'ambito della scorsa assise comunale è stata accolta come un attacco strumentale e politico alla volta dell'amministrazione di centrosinistra, secondo il sindaco e la sua giunta, puramente per far cadere l'amministrazione... Eppure le stesse monetine furono lanciate al sindaco di centrodestra, De Sio, di Civitavecchia. Ricordiamo poi come alcuni di noi abbiano messo la propria faccia, alle passate amministrative, per sostenere l'elezione di questa giunta. Allora andava tutto bene, non eravamo strumentalizzati... La verità è che a fasi alterne qualcuno ci ha sempre accusati di essere strumentalizzati a volte dalla destra, a volte dalla sinistra, ed a volte dall'estrema sinistra e questo soltanto perché lottiamo contro il carbone, che sembra di contro tanto piacere a tutte le amministrazioni. Chiaramente, non essendo servi biechi di partito, coloro che fanno parte del Comitato dei Cittadini Liberi e del movimento no-coke hanno menti pensanti il cui unico obiettivo è quello di fermare il carbone di TVN. Se la sinistra tradisce, i cittadini si ribellano, non c'è alcuno che tira la giacchetta agli esponenti, ognuno è libero di poter esprimere quanto pensa. Chiedere la riapertura della Via, come ha fatto l'amministrazione Mazzola, nella scorsa assise, era un atto dovuto che, già in passato, avrebbe dovuto essere stato fatto. Ci si chiede perché ciò non è stato accolto con plausi dai cittadini nell'ambito del consiglio comunale ? Semplicemente perché si continua a voler trattare con Enel, perché si considerano 14 milioni di euro importanti per accaparrarsi il favore dell'elettorato alle prossime elezioni, dimentichi della fine inesorabile a livello turistico e ambientale della nostra zona, dimenticando che, quando i nostri agricoltori vedranno rifiutati sul mercato i loro prodotti, quando questa terra non sarà più la stessa e somiglierà in maniera vergognosa a Brindisi, a Genova o a tutte quelle altre zone sacrificate alle lobby industriali ed energivore che hanno deturpato irrimediabilmente un territorio, la gente ricorderà sì chi ha voluto la centrale, ma ricorderà anche chi, la giunta Mazzola, non ha fatto nulla per fermare lo sfacelo di questa bella terra. Per cui non siamo noi che abbiamo indossato la maschera, ma chi ha fatto la campagna elettorale tra noi, in questo territorio, vedi Marrazzo , vedi Mazzola, promettendoci (e più di una volta ) che avrebbero fermato la centrale a carbone e che avrebbero lottato insieme a noi. Invece oggi si chiede di riaprire la VIA, ma si continua a trattare con Enel, si vogliono le compensazioni e non si dà il via a quelle procedure legali per far valere i diritti della propria gente. Si getta invece fango su persone oneste che danno il sangue nella lotta contro il carbone e che avevano, purtroppo, creduto in questa amministrazione. Se nel Comitato dei Cittadini Liberi e nel movimento no-coke ci sono persone delle più disparate idee politiche, anche di destra, è giusto così, perchè la salute, l'economia ed il futuro di questo territorio riguarda tutti. Il carbone è come il cancro: colpisce a destra, al centro ed a sinistra.
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Comitato dei Cittadini Liberi
21 giugno 2008
La verità sul riesame delle autorizzazioni per TVN
Comunicato stampa
Alla fine, dopo le false notizie diffuse ad arte dai fautori del carbone, è venuta fuori la verità sull’esito dell’istruttoria tenutasi presso il ministero dello Sviluppo economico in merito al riesame della VIA: è stato accertato che sono fondati i rilievi mossi da ARPA Lazio sulla carenza di prescrizioni e procedure di controllo necessarie per assicurare la tutela della salute e dell’ambiente.
La VIA dovrà essere non solo riesaminata per quanto riguarda l’Autorizzazione integrata ambientale ma anche riconsiderata complessivamente stante “la mancata indicazione nel provvedimento di autorizzazione di alcuni inquinanti ritenuti significativi nell’assetto di esercizio a carbone” tra cui l’arsenico, il cloro ed il fluoro. Dalla relazione ministeriale traspare inoltre che la VIA è in palese contrasto con la più recente normativa della UE per quanto riguarda le prescrizioni sui controlli e i valori limite delle emissioni inquinanti.
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La conclusione da trarre è dunque chiara a tutti: non esistono certezze sulla sicurezza di questa centrale e chi oggi acconsente a mandarla in funzione si assume pesantissime responsabilità per i rischi molto gravi a cui espone la popolazione.
I cittadini sono molto preoccupati quando sentono l’annuncio di imminenti accordi della regione e dei sindaci coll’Enel.
Che senso ha continuare il tavolo che si definisce della salute sapendo che è ancora sconosciuta tutta la pericolosità dell’impatto inquinante della centrale e che non esistono strumenti reali ed efficaci di controllo e tutela?
Firmare accordi coll’Enel o peggio ancora accettare i soldi delle compensazioni vorrebbe dire sottostare al suo ricatto, tradire il mandato ricevuto dai cittadini che si sono sempre pronunciati contro il carbone e non vogliono che sia messo in discussione il diritto alla salute e all’ambiente.
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Chiediamo perciò alla regione e ai sindaci di essere coerenti: di interrompere il tavolo delle trattative coll’Enel e di far propria la richiesta per una nuova VIA, che tenga conto delle evidenze emerse in questi anni sui danni che il carbone produrrebbe in tutto l’Alto Lazio: siamo sicuri che si dimostrerebbe ancora una volta che non c’è posto per il carbone nei nostri territori.
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Coordinamento Comitati NO al carbone - Civitavecchia
Negli States le voci contro il l'uso del carbone si levano sempre più forti.
"Per non farci friggere il cervello dal 'carbone pulito'". Un intervento di Jeff Goodell, autore del libro "Big Coal: The Dirty Secret Behind America's Energy Future", Houghton Mifflin, 2007. Fonte
Several years ago, in Gillette, Wyoming, I fell into a long conversation with the vice-president of a large American coal company about coal's public image problem. Gillette is in the center of the Powder River Basin, the epicenter of the coal boom in America, where 60 foot seams of coal lay just below the surface.
This vice president, who did not want his name to appear in print, was deeply concerned about coal's future and expressed frustration with environmental attacks on coal, suggesting that it was all a problem of perception: "People don't like coal because it's black," he told me.
"If it were white, all our problems would be solved."
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Whenever one of those slick ads for "clean coal" pops up on CNN, I think about that conversation in Gillette. The $35 million "clean coal" campaign, spearheaded by a coal industry front group called American Coalition for Clean Coal Electricity (formerly known as Americans for Balanced Energy Choices), is nothing less than a nationwide effort to paint coal white.
And to the coal industry's credit, they're doing a pretty good job."Clean coal" is touted by Republicans and Democrats alike as the solution to America's energy troubles.
The logic is simple: America has lots of coal. We are a technologically advanced society. Ergo, we can clean up coal. What's the problem?
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Well, here's one: "clean coal" is not an actual invention, a physical thing – it is an advertising slogan. Like "fat-free donuts" or "interest-free loans," "clean coal" is a phrase that embodies the Bush-era faith that there is an easy answer for every hard question in America today. We can have a war in Iraq without sacrifice. We can borrow more than we can afford without worrying about how we'll pay it back. We can end our dependency on oil by powering our SUVs with ethanol made from corn. And we can keep the lights on without superheating the climate through the magic of "clean coal."
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Here's another: mining and burning coal remains one of the most destructive things human beings do on this earth. It destroys mountains, poisons water, pollutes the air, and warms the atmosphere. True, if you look at it strictly from the point of view smog-producing chemicals like sulfur dioxide, new coal plants are cleaner than the old coal burners of yore. But going from four bottles of whiskey a week down to three does not make you clean and sober.
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Of course, the "clean coal" campaign is not about reality – it's about perception. It's an exercise in re-branding. Madison Ave. did it for Harley Davidson motorcycles and Converse shoes. Why not Old King Coal?
It's not a difficult trick – just whip out some slick ads with upbeat music and lots of cool 21st century technology like fighter jets and computers. Run the ads long enough, and people will believe.
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But the real goal of the campaign is not simply to re-brand coal as a clean and modern fuel – it's to convince energy-illiterate TV viewers that the American way of life depends on coal. The ads remind us (accurately) that half the electricity in America comes from coal, then shows images of little girls getting tucked into bed at night or Little Leaguers playing ball under the lights.
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The subtext is not simply that, without the electricity from coal, the lights will go out and your family will be plunged into darkness. It's that, without coal, civilization as we know it will come to an end. As one utility industry executive asked me while I was reporting Big Coal, "Have you ever been in a blackout? Do you remember how scary it was?"
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From the coal industry's point of view, this is a brilliant way to frame the argument. If the choice is, coal or chaos, they win. This framing also disarms environmental arguments – yes, it's too bad that mountaintop removal mining has destroyed or polluted 1200 miles of streams in Appalachia and that the Environmental Protection Agency projects a loss of more than 1.4 millionacres – an area the size of Delaware – by the end of the decade.
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But hey, if it's a choice between losing flattening West Virginia and keeping our lights on, good-bye West Virginia!
That's a false choice, of course.
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The coal industry may not want to acknowledge it, but we're living in the 21st century now. We have indeed figured out other ways to generate electricity besides burning out 30 million year old rocks. And with each passing year, those alternatives are getting cheaper and smarter.
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Wind is already less expensive than coal in many parts of the country, and so is large-scale solar thermal. Google is exploring enhanced geothermal. The creaky old electricity grid will soon morph into a system that looks more like the internet, driving big gains in efficiency and allowing for real-time pricing of a kilowatt of power.
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This does not mean we can shut down coal plants tomorrow. But it does mean that coal is no longer the engine of civilized life as it has been since the industrial revolution.
Big Coal is best understood as a beast of inertia, pushed along by hundreds of billions of dollars worth of heavy metal infrastructure, and kept on track by an army of lobbyists, and our own ignorance of what goes on behind the light switch.
That may be changing.
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Even seven year-olds know that the accumulation of greenhouse gases in the atmosphere, especially carbon dioxide, is warming the planet. Coal is by far the most carbon-intensive of fossil fuels, with roughly twice the carbon content as natural gas.
Right now in the U.S., there is no financial cost to dumping CO2 into the atmosphere. That’s likely to change during the next administration. Big Coal is fighting for loopholes and safety valves to keep CO2 costs low, because if legislation passes that actually puts a serious price on CO2, coal's reign as a "cheap" energy source is officially over.
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Big Coal insists they have solution for CO2. It's called carbon capture and storage. In most scenarios, capturing and storing CO2 from coal involves building a new kind of power plant that uses heat and pressure to gasify the coal, instead of burning it. In these new plants, the CO2 can be removed, compressed into an oil-like fluid, then injected underground in abandoned gas and oil wells or deep saline aquifers.
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Big Coal would like us all to believe that capturing and storing CO2 from these new coal plants is a slam-dunk technology -- but one that's not quite ready for prime time yet (capturing CO2 from existing combustion coal plants, while theoretically possible, is far too expensive and ineffecient to be taken seriously by anyone but the most die-hard coal boosters).
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Of course, Big Coal has always been better at touting new technology than actually deploying it. Yes, there are serious questions about how much it will cost to build new coal plants that can capture and store CO2, how soon will it happen, and whether or not the technology can scale up quickly enough to really make a difference. But it's not technology that's holding back CCS. It's politics. Without a price on carbon, there is little incentive to do anything serious about CO2 emissions from coal plants. Indeed, for Big Coal, the game now is not to prove that carbon capture and storage is a viable technology. It's to use the expense and complexity of it as leverage in negotiations over climate legislation.
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Meanwhile, the need to reduce CO2 emissions grows more urgent every year. As NASA climatologist James Hansen has repeatedly pointed out, continuing to burn coal the old-fashioned way is a sure-fire way to melt Greenland and turn Miami into an aquarium.
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In the end, the "clean coal" campaign is about using the tools of the 21st century to keep us locked in the 19th century. Like other greenwashing campaigns, it's about using the iconography of sexy technology and down-home Americana to maintain the status quo.
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These campaigns always pretend to offer inspiration about we can do in America if we set our minds and hearts to it, but in fact the real message is what we can't do: we can't power America without coal, we can't keep our lights on without destroying Appalachia, and most important of all, we can't pass meaningful carbon legislation without wrecking the American economy.
This is why the false promise of "clean coal" is dangerous.
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The goal is not to solve our problems, but to perpetuate our addiction. In one ad, the narrator even adopts the feel-good language of substance abuse and recovery: cleaning up coal is a "big challenge," he explains," but we've made a commitment – a commitment to clean."
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After decades of stoking the engines of denial and obfuscation on global warming, it's nice that Big Coal wants to be a good citizen. But just because your pusher decides to shower and shave, don't delude yourself into thinking that he cares about your welfare.
His real goal is to keep you hooked.
20 giugno 2008
Asian Development Bank: l'espressione "clean coal" ("carbone pulito") è ingannevole
Pochi giorni fa, nel corso del terzo Convegno Annuale "Asia clean energy" della Banca dello Sviluppo per l'Asia (Asian Development Bank, ADB), è passata una mozione per bandire l'uso dell'espressione "clean coal", carbone pulito.
Il vice presidente ADB, Bindu Lohani, a chiusura del Convegno è intervenuto affermando:
"Dobbiamo smettere di usare la locuzione 'carbone pulito', piuttosto chiamiamolo per quello che realmente è: 'more efficient coal'".
Cioè, semplicemente, tecniche per produrre energia col carbone in modo più efficente rispetto al passato. Il che non significa che il carbone sia pulito, anzi.
E' una grande notizia che un'organizzazione influente come l'ADB, giunga ad ammettere che l'espressione "clean coal" sia mistificante, in quanto indica una fonte di energia tra le più sporche e dannose per il pianeta intero.
Fonte originale (Businessmirror.com)
E' superfluo sottolineare che questa considerazione vale anche per le tecniche di produzione energetica utilizzate a TVN. L'ennesima dimostrazione delle balle che politicanti e affaristi ci somministrano giornalmente.
19 giugno 2008
Sole24Ore: "L'aumento dei prezzi del carbone negli ultimi 12 mesi è sbalorditivo"
"Non conosce tregua la corsa al rincaro delle quotazioni del carbone cif Ara (franco consegna Amsterdam, Rotterdam, Anversa): in maggio si è registrato un incremento del 14,3% sulla media di aprile e anche le prime rilevazioni di giugno confermano il trend, con un'ulteriore crescita del 10% su base mensile.
Le quotazioni, ormai prossime alla soglia dei 180 $/ tonn, segnano un record dopo l'altro e il traguardo dei 200 $ non sembra più irraggiungibile. L'aumento dei prezzi del carbone negli ultimi 12 mesi è sbalorditivo: a giugno 2007 il cif Ara si assestava sui 77 $, mentre un anno dopo il suo prezzo è più che raddoppiato (+127%)" Fonte: Il Sole 24 Ore, vedi qui
mistificazioni sistematiche sulle conclusioni del Ministero circa l'AIA
Comunicato stampa
Che l’ENEL usasse tutti i mezzi pur di portare acqua al suo mulino, elargendo contributi per ammorbidire la contrarietà al suo progetto da parte degli Enti Locali e, nel contempo, mistificando dati e informazioni per fiaccare l’opposizione delle popolazioni, era cosa nota a tutti.
Che Robilotta, fido scudiero dell’ente energetico, svolgesse la sua funzione istituzionale per garantire interessi particolari quali quelli di ENEL, piuttosto che quelli delle popolazioni, seppur estremamente più grave sul piano etico, era comunque cosa altrettanto nota.
Ma raggiunge il paradossale lo sconvolgimento che entrambe fanno del provvedimento del Ministero dello Sviluppo Economico ad esito della Conferenza dei Servizi circa il riesame del decreto autorizzativo della riconversione a carbone di TVN.
Non corrisponde, infatti, assolutamente a verità che il Ministro Scaiola, pur convinto sostenitore della riconversione a carbone, abbia affermato che l’AIA sarebbe superflua, né tantomeno, come afferma Robilotta ''…..che l'autorizzazione unica rilasciata per la costruzione dell'impianto a carbone e' completa e quindi non c'e' bisogno di un'ulteriori autorizzazioni o di una nuova conferenza dei servizi''.
Ancora una volta a tale metodologia mistificatoria, che dimostra l’inaffidabilità dell’ente energetico e dei fautori della riconversione, contrapponiamo la realtà dei fatti e dei vari atti documentali che, seppur forzando a beneficio ENEL l’interpretazione delle norme, non hanno potuto fare a meno di affermare che: "La prevalenza delle posizioni espresse e la considerazione degli specifici interessi pubblici tutelati da ciascuna Amministrazione porta a ritenere che …si proceda ad un aggiornamento del provvedimento di autorizzazione unica per quanto attiene alla materia dell’AIA, suscettibile anche, come comunicato da codesto dicastero con nota prot. N. DSA -2008-0010465 del 15/04/2008 ….e come ritenuto più opportuno anche d’ARPA Lazio, a poter essere parte di una più esaustiva procedura di rinnovo del provvedimento di AIA."
In particolare la nota in questione sottolinea che: "Sul tema dell’individuazione degli inquinanti, si è rilevata la mancata indicazione nel provvedimento di autorizzazione di alcuni inquinanti ritenuti significativi nell’assetto di esercizio a carbone, con fissazione dei relativi valori limite” e che ” L’aggiornamento dovrebbe intervenire ed avere efficacia con specifico riferimento agli inquinanti ritenuti significativi nell’esercizio della centrale nel suo normale funzionamento con alimentazione a carbone – tra cui certamente l’arsenico, il cloro ed il fluoro, unitamente ai rispettivi composti – entro la fase di avviamento degli impianti nel nuovo assetto a carbone”.
Ed ancora nella conferenza dei servizi “è emerso che il produttore in data 16 aprile u.s. ( a conferenza dei servizi avviata ndr) ha presentato all’APAT il Piano di monitoraggio e controllo” e “che la stessa APAT intende procedere alla valutazione in concreto del Piano in questione, evidenziando anche quali eventuali aspetti dovranno essere recepiti nell’autorizzazione, in quanto non ricompresi in essa”.
E continuando, solo per citarli, si fa riferimento alla necessità di aggiornare l’autorizzazione, sempre in riferimento all’AIA, per quanto riguarda la partecipazione del pubblico al procedimento, cosi come alla necessità di dare seguito agli impegni assunti di riduzione del 30% dei limiti di emissione.
Unica notizia rispondente al vero è la legittimazione dell’ente energetico “a proseguire l’attività … sia per quanto concerne la realizzazione sia per quanto concerne la relativa fase di avviamento…”
Legittimazione che riteniamo non rispettosa della normativa vigente per quanto concerne la fase di avviamento e sulla quale ricorreremo nelle sedi competenti, perché sia chiaro ad ENEL e ad i suoi fautori che le popolazioni non demorderanno nella loro lotta a tutela della salute, dell’ambiente e dell’economia dell’intero Alto Lazio.
Tanto si doveva per amor di verità.
Movimento No Coke Alto Lazio – Civitavecchia
Civitavecchia: a qualcuno conviene l'emergenza rifiuti
Da trcgiornale.it/news
Tra i tanti nodi irrisolti dalla giunta di centrodestra, riteniamo, in qualità di membri della Commissione Ambiente, quanto mai urgente rimarcare la questione dei rifiuti. Inizia così una nota stampa firmata da Alessandro Manuedda, Vittorio Petrelli e Roberto Bonomo.
“Dopo il dovuto intervento di proroga del conferimento in discarica, inteso come atto propedeutico all’approntamento di soluzioni definitive - scrivono i tre consiglieri comunali - il Sindaco si è impantanato sul caso “pirolisi” obbligando la città ad una pericolosa inerzia. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: differenziata inchiodata al 7%, progetto di raccolta porta a porta ad Aurelia definitivamente abortito, gestione fallimentare di Etruria Servizi, discarica comunale con prospettiva di vita di circa due anni. Tale immobilismo - continuano Manuedda, Petrelli e Bonomo - è per noi motivo di grande preoccupazione, laddove appare chiaro che la scelta di procrastinare l’adozione dei necessari provvedimenti in tema di rifiuti rischia di innestare l’ennesima e inevitabile “emergenza”, con la conseguente imposizione di opzioni miracolistiche, tanto remunerative per qualche affarista, quanto nocive per la salute e l’ambiente. Quali, ad esempio, la sventurata ipotesi di bruciare i rifiuti, e non solo i nostri, nella futura centrale a carbone. Al contrario - sottolineano i tre consiglieri comunali - senza dannose perdite di tempo serve perseguire con vigore i tre obiettivi fondamentali individuati già da anni dal Consiglio Comunale: sviluppo della raccolta differenziata, avvio del compostaggio e realizzazione di un impianto di selezione/trattamento dei rifiuti volto al recupero delle materie prime seconde. Nessuno spazio quindi per produzione di CDR, pirolisi o trattamento termico dei rifiuti, né in inceneritori dedicati e né tanto meno in centrali elettriche. In tale ottica - affermano Manuedda, Petrelli e Bonomo - accogliamo positivamente la recente richiesta di finanziamento inoltrata alla Provincia per un impianto di trattamento della frazione organica, finalizzato a produrre compost di qualità. Si tratta in pratica dell’unica idea sensata partorita in materia da questa giunta, peraltro coerente alla programmazione regionale, che è tuttora, però, solo sulla carta. Detto questo, appare tuttavia indispensabile avviare la costruzione del previsto impianto di selezione della frazione secca, finito nel dimenticatoio per la sciagurata vicenda project financing/Beg: un tipo di struttura quanto mai necessaria per recuperare plastica, vetro, carta e quant’altro, che se in passato restituiva comunque un 30% di residui da avviare a discarica, in alcune significative esperienze (prima fra tutte quella di Vedelago, sempre più al centro dell’attenzione nazionale e internazionale) consente oggi di riciclare anche quest’ultima porzione di rifiuti con produzione di composti plastici e di sabbie artificiali per l’edilizia. In sostanza - concludono i tre consiglieri comunali - una soluzione “recupero 100%” a cui guardare con grande attenzione, che permetterebbe non solo la creazione di decine di posti di lavoro e una piena valorizzazione economica del rifiuto (ambientalmente opposta a quella legata all’incenerimento) ma soprattutto di risolvere definitivamente il problema discarica. Una questione che ci sembra di non poco conto”.
Tarquinia, 19/06/2008 - Consiglio comunale aperto
Tutti i cittadini dei comuni del comprensorio inquinato dalla riconversione a carbone della centrale di Tvn a Civitavecchia sono invitati a partecipare al Consiglio Comunale di Tarquinia, domani, giovedì alle 18.00. La richiesta del consiglio è stata fatta dai consiglieri di minoranza e da un consigliere della maggioranza; il tema è chiaramente il carbone e nella proposta di deliberazione si chiede:
Il presidente del consiglio del comune di Tarquinia ha fissato la data dopo circa due mesi dalla richiesta; ha disposto poi la chiusura agli interventi del pubblico (durante il consiglio i cittadini non potranno prendere la parola, quando, invece, era stato chiesto un Consiglio Comunale aperto agli interventi) infine, nella convocazione ufficiale fatta sui manifesti cittadini, non viene chiarito l'oggetto del consiglio e cioè che si parlerà di carbone. Si nasconde così la verità e non si permette ai cittadini di capire.
D'altro canto i cittadini "non devono capire", visto che circola la notizia che i sindaci stiano ratificando l'accordo con Marrazzo ed Enel. Qualora fosse vero che il sindaco del Comune di Tarquinia stia firmando uno sciagurato accordo per compensazioni in denaro, in cambio del consenso, dovrà necessariamente rispondere delle sue responsabilità. I Consigli Comunali precedenti hanno deliberato all'unanimità il rifiuto alle compensazioni in denaro, con quale autorizzazione o delega viene firmato ora tale accordo? Ciò che desta ancora più sconcerto è che alcuni consiglieri comunali dell'attuale maggioranza, nel dicembre 2005, quando erano in minoranza, abbiano deliberato all'unanimità, durante un Consiglio Comunale Aperto, il rifiuto di ogni tipo di compensazione proveniente da Enel. Vorremmo oggi sapere quando, come, e con quale faccia, si sia provveduto, oggi, a cancellare tale unanime deliberazione o a cambiare idea su di una questione così importante e vitale per la città ed i suoi abitanti. Invitiamo tutti i cittadini del comprensorio inquinato a partecipare al Consiglio Comunale per supportare la causa che ci accomuna in questa battaglia contro il carbone e contro le "coscienze" sporche come lo è il carbone.
Comitato dei Cittadini Liberi
"Arrakis"
Ci dicevano che l'amianto non era dannoso per la salute, ora conosciamo il prezzo pagato. Erano pazzi quelli che chiedevano attenzione, "allarmisti"...oggi gli allarmisti saremmo noi con il carbone. Ma finché non ci scappano i morti, magari nella propria famiglia, il mediocre non si mobilita. Prevenzione e principio di precauzione sono ancora utopie.
Da Rivistaonline.com:
"Andrea Di Nardo, ventisei anni, ha iniziato a lavorare ad Arrakis mentre si laureava a Milano: poco dopo ha capito che la sua ricerca meritava più di una tesi di laurea un po' sperimentale. Ha esplorato i relitti di molte fabbriche abbandonate nel nord Italia, sepolte e dimenticate tra le sterpaglie, ancora cariche di veleni invisibili: ne ha tirato fuori una breve, allucinata e sconvolgente odissea sul costo umano del progresso industriale del bel paese guidata dalla voce roca di Silvestro, operaio che in fabbrica ha lasciato le corde vocali. "Io sono morto", conclude Silvestro, sopravvissuto ad un tumore devastante che gli ha portato via la laringe, come sono morti i suoi colleghi e amici venuti a lavorare fino all'ultimo giorno per non mandare sul lastrico le famiglie, come sono morti, ignari, tutti quelli che hanno avuto la sfortuna di nascere e crescere accanto ad un altoforno o a un cementificio. "E tutti - grida Silvestro - dirigenti, sindacalisti, proprietari, tutti sapevano".
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Arrakis è un documento forte, scomodo e per nulla scontato: non è l'ennesimo servizio giornalistico d'effetto ma un vero documentario, lirico, che ti costringe a pensare a lungo. Per di più non ha alle spalle costose produzioni: grazie anche alle musiche firmate per l'occasione dal pianista Leonardo Marzagalia e alla voce e alla cetra del corso Xinarca, Arrakis non fa rimpiangere il cinema né tanto meno la televisione mainstream. Per questo Andrea ha dovuto risolvere il problema comune a chiunque abbia autoprodotto un lavoro di qualità: come farlo arrivare al pubblico? Andrea è partito dal basso e ha sfruttato la rete: ha contattato cinquanta bloggers italiani, famosi e non, chiedendo di dare una mano. Così a mezzanotte del dodici giugno quindici blog italiani si sono volutamente oscurati, trasformandosi in player per vedere gratuitamente Arrakis in rete. Ventiquattro ore dopo, grazie al passaparola, i blog oscurati erano diventati trenta. Non si tratta di grandi numeri ma di certo di successo per un'iniziativa che in Italia non ha precedenti, coronata nella notte da una diretta "pirata" dai blog oscurati con la toccante partecipazione di Silvestro. Alla fine Arrakis era stato visto da almeno duemila persone, era passato su Repubblica.it e su Rai News24 ed aveva sollevato un vespaio di commenti entusiasti nella blogosfera. E soprattutto aveva dimostrato la possibilità di fare giustizia sociale attraverso la rete senza passare dai canali tradizionali. Ora, spiega Andrea, Arrakis andrà avanti e sarà presto scaricabile in alta risoluzione (continua al link originale)".