No al carbone Alto Lazio

23 febbraio 2010

6 marzo - MANIFESTAZIONE UNITARIA DEI MOVIMENTI CONTRO LE NOCIVITA’E LE DEVASTAZIONI AMBIENTALI DEL LAZIO

Il 6 marzo prossimo siamo chiamati a partecipare a una giornata di mobilitazione per uno sviluppo sostenibile.

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COMITATI UNITI DEL LAZIO PER LA DIFESA DELLA SALUTE, DELL’AMBIENTE E L’ AUTOGOVERNO DEI NOSTRI TERRITORI

Siamo donne e uomini che in questi anni hanno resistito all'aggressione dei loro territori da parte di chi vuole far profitto sulla salute e sull'ambiente. Siamo coloro che si sono opposti alla politica piegata agli interessi dei privati, quella politica che schiaccia i bisogni e le volontà delle popolazioni per favorire industriali e imprenditori che fanno profitto con lo sfruttamento della terra e dell’ambiente.

In questi ultimi anni le istituzioni comunali, regionali e nazionali hanno imposto con arroganza e autorità: centrali turbogas e a carbone, inceneritori e nuove discariche, la privatizzazione dell'acqua, mega aeroporti, mega autostrade, la TAV e come se non bastasse oggi si riparla di energia nucleare e a questo proposito il Lazio dovrebbe ospitare alcune centrali e siti per lo stoccaggio delle scorie.
Le popolazioni locali hanno risposto a tutto questo autorganizzandosi in Comitati e lottando in prima persona contro le multinazionali che si nascondono dietro ogni grande opera: ENEL, ENI, COLARI, CALTAGIRONE, AMA, ACEA, SORGENIA, IMPREGILO, ANSALDO...

Le nostre non sono solo battaglie in difesa della nostra salute e dell'ambiente, la nostra è una lotta per restituire il potere decisionale sui territori ai cittadini che vi abitano.

Non abbiamo bisogno di nuove centrali, inceneritori, autostrade, discariche, porti, aeroporti, centrali nucleari...
I nostri territori vanno risanati da mondezza e dai veleni, vogliamo una mobilità basata sul ferro, la nostra acqua deve essere pubblica, per questo scenderemo in piazza anche il prossimo 20 Marzo.

La volontà popolare deve essere rispettata, nulla deve essere deciso sulla nostra testa.

Per tutte queste ragioni chiamiamo le reti sociali, i coordinamenti territoriali, le assemblee permanenti, i comitati di quartiere i/le tanti/e cittadini/e che in questi anni si sono mobilitati contro le scelte sbagliate della Regione Lazio ad una

MANIFESTAZIONE UNITARIA DEI MOVIMENTI CONTRO LE NOCIVITA’E LE DEVASTAZIONI AMBIENTALI DEL LAZIO
Sabato 6 Marzo ore 15:00 in Piazza Santi Apostoli a Roma


Assemblea permanente NO FLY Ciampino, Comitato Fiumicino Resiste NO AL PORTO, Comitato NO COKE Alto Lazio, Comitato NO CORRIDOIO ROMA-LATINA, Comitato RISANAMENTO AMBIENTALE Guidonia, Coordinamento CONTRO L'INCENERITORE d'Albano, Rete dei Cittadini NO TURBOGAS Aprilia, Rete per la TUTELA della VALLE DEL SACCO

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21 febbraio 2010

No al carbone Brindisi: denuncia alla Procura



Il comitato “NO AL CARBONE” ha depositato un esposto alla Procura della Repubblica di Brindisi

In data 16 febbario 2010 il comitato “NO AL CARBONE" ha depositato un esposto alla Procura della Repubblica di Brindisi in cui si chiede di accertare le eventuali ricadute ambientali e sanitarie dovute a uno spropositato utilizzo del carbone movimentato all'interno delle aziende energetiche presenti sul territorio.

Ad esso sono stati allegati:


• Oltre tremila firme di cittadini dell'intero territorio provinciale;
• la rivista trimestrale n.4 dell'Ordine dei Medici Brindisi Medica;
• l'Atlante delle cause di morte della regione Puglia 2000-05;
• il Registro Tumori Jonico-Salentino fatto dalle A.S.L. di Brindisi, Taranto e Lecce;
• l'Ordinanza Sindacale n.18 del 28/06/2007 a firma Domenico Mennitti che vieta la coltivazione dei prodotti alimentari nei terreni limitrofi alla centrale Federico II;
• un documento dell'ex Presidente della Provincia Michelle Errico Centrale Termoelettrica di Brindisi ENEL Sud prot.129454 datato 09/07/2007 dove si documenta la grave situazione ambientale in cui versa il territorio;
• lo studio dell'ARPA Le emissioni industriali in Puglia, rapporto sulle emissioni in atmosfera dei complessi IPPC;
• un approfondimento dell'OMS centro Ambiente e salute aree ad elevato rischio di crisi ambientale.

I documenti sopra elencati esplorano le cause dell'inquinamento e le relative conseguenze per la salute; qualora si dovessero riscontrare comportamenti illeciti, dolosi o colposi che siano, nei confronti dell'ambiente da parte di aziende ospiti sul territorio, pretenderemo che tutti i responsabili di questo disastro ne paghino le conseguenze.

Intanto però ci limitiamo a constatare che l'inadeguatezza della classe politica, attuale e passata, ha fatto si che un gruppo di liberi cittadini dovesse ricorrere alla magistratura per avere garanzie di salubrità ambientale vista la poca volontà sin qui dimostrata, anche dopo una manifestazione che ha coinvolto migliaia di cittadini sotto la duplice idea di rispetto e salute.

Ora più che mai è il momento di battere i pugni sul tavolo delle trattative e pretendere in primo luogo serietà.

Non si possono far passare degli investimenti di ambientalizzazione dovuti da diverso tempo come gentili concessioni o credere che sarà una manciata di carbone in meno a diminuire le malattie, mortali e non, che ad esso sono collegate.

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Il carbone in sonetti

Proseguono le trasmissioni autogestite su TRC a cura del Coordinamento comitati NO al carbone della serie IL CARBONE IN SONETTI, le vicende passate e presenti del carbone attraverso i sonetti di Giancarlo Peris.

La repliche della la terza puntata sarà trasmessa su TRC domenica ore 21,20 circa.

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18 febbraio 2010

L'acqua deve restare pubblica - Buone pratiche

Da Marco Boschini:
In questo numero

Il progetto "Riducimballi" del Comune di Monterotondo (RM) ha permesso l'installazione di un distributore di latte alla spina nella Piazza Berlinguer allo Scalo, attiguo alla "fontana leggera" già funzionante, mentre un secondo distributore, posto accanto alla nuova fontana in costruzione, sarà collocato entro fine mese in Piazza Libertà. La doppia iniziativa punta a consolidare l'esperienza più che positiva della fontana di Piazza Berlinguer, nella quale sono stati fin qui erogati oltre 500mila litri di acqua naturale, con un risparmio di 350mila bottiglie in meno. Un'operazione, tra l'altro, a costo zero, considerato che le spese di manutenzione vengono coperte con il contributo energia dei due impianti fotovoltaici installati sulle scuole, che permettono entrate (dal gestore energetico) di oltre 8mila euro l'anno. Video


L'acqua come bene comune, sottratta alle logiche di privatizzazioni e considerata di fondamentale importanza per la collettività! La testimonianza del Comune di Capannori (LU), in collaborazione con Acque spa, rafforza la linea adottata dai Comuni Virtuosi; infatti grazie al progetto "Acqua buona", dove è stato introdotto l'uso dell'acqua di rubinetto nelle mense scolastiche, ogni settimana sono 1.890 le bottiglie di plastica non emesse nell'ambiente e circa 40mila dall'inizio dell'anno scolastico, pari a 1.600 chilogrammi di plastica risparmiata. Il progetto ha un duplice significato, infatti fornisce un'educazione ambientale ai bambini e alle loro famiglie, inoltre valorizza l'eccellente bontà dell'acqua dei nostri rubinetti, come si evince dalle analisi microbiologiche compiute dall'Usl 2 dalle quali ! risulta che l'acqua di rubinetto risulta migliore dell'acqua imbottigliata, che rimane per settimane e mesi nelle bottiglie, prima di arrivare nelle nostre tavole.

Acqua e nucleare: ci giochiamo il futuro Video

Il Comune di Camigliano (CE) si sta imponendo sempre di più come uno dei comuni che si distingue nella salvaguardia dell'ambiente; stavolta il piccolo centro caleno ha adottato un nuovo strumento urbanistico che non prevede aree di espansione edilizia, con l'obiettivo di limitare le costruzioni all'interno del perimetro urbano, evitando nuove aree edificabili e prevedendo un piano di recupero per le tante case abbandonate nel centro storico. La proposta di dotarsi di un nuovo strumento urbanistico a crescita zero si inserisce perfettamente nella campagna nazionale "Stop al consumo di territorio" alla quale l'Associazione dei Comuni Virtuosi aderisce fin dalla sua attivazione, seguendo l'esempio del Comune di Cassinetta di Lugagnano (MI), che, proprio come Camigliano, è socio della nostra rete.

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14 febbraio 2010

Istituzioni assenti nella lotta all'inquinamento

"Non entriamo nel merito degli aspetti burocratico-amministrativi della gestione “politica “ della sanità regionale. Però non si può sottacere l’evidenza della cronica incapacità degli organi gestori a tracciare un percorso snello ed essenziale – senza sprechi e sacche di passività ed inefficienza – che penalizzano il malato e le famiglie incolpevoli.
Il Direttore generale della RmF Dr. Salvatore Squarcione ha individuato la causa primaria del disservizio sanitario esprimendosi senza infingimenti politichesi: “Non si conoscono a fondo i bisogni di sanità della popolazione

...La parola d’ordine da seguire è fare prevenzione...promuovere salute e prevenzione sul territorio: questa è la via da seguire!”. La collettività civitavecchiese e comprensoriale non è disposta a subire asserzioni di principio alle quali – sistematicamente - non segue una prassi operativa efficace e decorosa.
Rammentiamo al Dr .Squarcione le seguenti ovvietà concettuali e programmatiche: le Istituzioni sanitarie (anche la RmF) non sempre rispettano le norme applicative né stimolano i propri servizi di prevenzione e profilassi per la diagnosi e la susseguente terapia per le malattie da inquinamento (diffuso e professionale); nessuna Istituzione rispetta il dovere di informare la cittadinanza dei rischi, sia cronici sia acuti, diffondendo i dati epidemiologici rilevati da organismi pubblici scientifici (ci riferiamo ai vari Osservatori regionali, provinciali e comprensoriali).
I Sindaci del nostro comprensorio sono i detentori del potere statale che li responsabilizza in prima persona rispetto alla tutela del diritto alla salute della collettività. E’ lampante la cronica omissione di questo dovere da parte delle autorità amministrative comunali verso (o contro) le quali non c’è potere repressivo che muova un dito!
Il Direttore Dr . Squarcione – invece – nella duplice veste istituzionale e professionale medica (art 5 del codice deontologico) dovrebbe pretendere a gran voce i controlli sui tassi d’inquinamento indotti dagli opifici energetici, dal traffico navale e veicolare, dalle effusioni dei depositi costieri di carburanti, dai miasmi e dai percolati delle discariche pubbliche etc..
La prevenzione delle patologie indotte dalle sostanze inquinanti inizia dalla conoscenza in tempo reale delle fonti che disseminano tossici aeriformi poi ricadenti al suolo o sui bacini idrici, percolando nel terreno e aggredendo i prodotti alimentari. Se non si monitorizza il grado della pervasività inquinante non si può iniziare nessuna vera prevenzione e si sarà travolti dalle patologie cardiorespiratorie, neoplastiche, mutagene, che richiederanno risorse economiche ingenti e spesso poco efficaci perché tardive.
La prima cura è la prevenzione. La prevenzione poggia sulla metodica conoscenza dei fattori di rischio. E’ bagaglio conoscitivo di ogni essere consapevole. E allora: perché non stimolare l’Osservatorio epidemiologico regionale e il Servizio tutela aria–energia della Provincia di Roma a fornire dati statistici sull’incidenza delle malattie da inquinamento se è vero che la Sua Asl non ha compiti specifici di controllo della qualità dell’aria o delle ricadute degli inquinanti al suolo? Perché non indagare a fondo sulla veridicità dell’assunto che “numerosi studi epidemiologici dimostrano una presenza – nella popolazione di Civitavecchia – di malattie di origine occupazionale e ambientale in eccesso rispetto alla popolazione regionale?”. Perché (se – come asserisce il nostro Sindaco Moscherini – il vero Osservatorio ambientale risiede al Tavolo della salute regionale) non si pretende dalla Regione Lazio un impegno concreto – in uomini e mezzi – per istituire centri territoriali idonei a fare prevenzione e cura delle patologie broncopneumologiche, cardiovascolari, oncologiche e genetiche scientificamente correlate alle fonti d’inquinamento?
Ci domandiamo – delusi e offesi nei nostri elementari e irrinunciabili diritti – “Chi è responsabile dei mancati controlli sull’impatto ambientale e sulla prevenzione delle malattie da inquinamento?”. Noi, che siamo parte integrante della società civile e vorremmo credere ancora nello Stato di diritto, ci appelliamo alle Istituzioni di garanzia perché vorremmo che l’art.32 della Costituzione non continui ad essere un pleonasmo giuridico o un mito per poeti e visionari.

Coordinamento dei comitati contro il carbone"

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Slogan elettorali PD: "Un'altra Italia". Che facce di cul*.


Queste le immagini che compaiono nelle attuali pubblicità elettorali per il PD. Notare bene lo slogan sulle energie pulite.

Peccato che Bersani in persona nel Governo Prodi fu un convinto sostenitore della combustione del carbone come prima fonte per la produzione di energia, nel presente e nel medio termine. Non a caso gli dedicammo certe vignette.


Da civitavecchia, enel, carbone




Da civitavecchia, enel, carbone




Da civitavecchia, enel, carbone




Da civitavecchia, enel, carbone



Cos'è, Bersani ha ricevuto un'illuminazione eco-sostenibile da spendere proprio per questa tornata elettorale? O si tratta della solita truffa? PER RINFRESCARE LA MEMORIA CORTA SI SUGGERISCE UN'OCCHIATA A QUESTI DOCUMENTI CHE CERTIFICANO L'AUTENTICITA' DELLE PREOCCUPAZIONI DI BERSANI PER IL NOSTRO FUTURO IN UN MONDO VIVIBILE. CLICCA QUA E SCOPRI L' "ALTRA ITALIA" DI BERSANI raccontata da decine di documenti sull'operato dell'ex ministro del Governo Prodi.

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12 febbraio 2010

Dossier di Legambiente. Carbone: vecchio, sporco e cattivo

10/02/2010 Fonte: legambiente.it

Il dossier è disponibile QUI

"Con le centrali esistenti rischio multe per l’Italia per oltre 1 miliardo di euro entro il 2012

Continua la folle marcia indietro dell’Italia verso la preistoria energetica. Dopo Civitavecchia, Vado Ligure, Fiumesanto e Porto Tolle, è atteso per domani l’ok della Commissione Via nazionale alla nuova centrale a carbone di Saline Joniche in provincia di Reggio Calabria. Superano così i 32 milioni le tonnellate di CO2 in più all’anno prodotte dagli impianti a carbone autorizzati, che diverranno 39 milioni circa con le future autorizzazioni. Un livello di emissioni altissimo che contrasta in modo evidente con l’impegno assunto dal nostro Paese in sede europea per ridurre i gas serra di 60 milioni di tonnellate entro il 2020. È questo lo scenario



delineato dal dossier di Legambiente “Carbone: vecchio, sporco e cattivo” sull’inquinamento causato dal combustibile killer del clima, presentato questa mattina a Reggio Calabria.

Il quadro che emerge dal dossier di Legambiente è quello di un’Italia che dovrà necessariamente giocare sulla produzione termoelettrica la partita strategica per la lotta ai cambiamenti climatici, visto che si tratta del settore che emette la maggior quantità di gas a effetto serra. Nel 2007 le centrali termoelettriche, infatti, hanno rappresentato il 29% circa delle emissioni totali, che sono aumentate rispetto al 1990 del 17,6%. Il carbone, propagandato come pulito ed economico, rappresenta il maggiore pericolo che il nostro Paese ha di fronte se vuole raggiungere gli obiettivi previsti dall’Unione europea che impone all’Italia una riduzione vincolante del 5,2% rispetto al 1990 da raggiungere entro il 2020. Infatti, se dovessero entrare in funzione tutti i progetti avviati e ormai conclusi (Civitavecchia), autorizzati fino ad oggi (Fiumesanto, Vado Ligure e Porto Tolle, a cui aggiungiamo Saline Joniche) o ipotizzati (Rossano Calabro), a regime si produrrebbero in più quasi 39 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 all’anno, a fronte dell’impegno europeo preso dall’Italia di ridurre le sue emissioni di gas serra di 60 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2020.

Secondo il rapporto di Legambiente, nel 2008 le 12 centrali a carbone in funzione sono stati gli impianti industriali che hanno sforato di più rispetto ai limiti sulla CO2 fissati dall’Unione europea e pertanto dovranno pagare le multe più alte. Mentre i 600 impianti termoelettrici che bruciano altri combustibili hanno superato complessivamente il limite Ets (Emission trading scheme) di “soli” 2,8 Mt, le 12 centrali a carbone hanno sforato di 7,3 Mt di CO2. Ma non solo: a fronte di emissioni di CO2 pari al 30% del totale del settore elettrico italiano, queste centrali si limitano a produrre solo il 13,5% dell’elettricità.

Nella classifica di Legambiente sul podio degli impianti a carbone a maggiore emissione di CO2 si trovano quello dell’Enel di Brindisi Sud che, con 14,9 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 ha sforato di 3,9 Mt i limiti europei Ets, la centrale di Fusina (4,8 Mt), e l’impianto Tirreno Power di Vado Ligure (4,3 Mt).

Sommando tutti i superamenti delle 12 centrali, il costo per il mancato rispetto dei limiti Ets ammonta per il 2008 a 88 milioni di euro, un prezzo che verrà interamente addebitato sulle bollette degli italiani e nei prossimi anni sarà destinato ancora ad aumentare: tra il 2009 e il 2012, infatti, il prezzo che le famiglie italiane dovranno pagare per il mancato rispetto degli impegni internazionali potrebbe superare il miliardo di euro.

“È arrivato il momento di fermare la politica energetica autolesionistica del nostro Paese - ha dichiarato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente - per rilanciare il sistema di produzione di energia, l’industria, i trasporti e l’edilizia, partendo dall’innovazione e dalle tecnologie pulite. Diversi paesi lo hanno già capito, ma mancano all’appello ancora paesi importanti come l’Italia. Continueremo la nostra vertenza contro il carbone nell’interesse generale, al contrario di quanto sta facendo il governo italiano che, nonostante lo spauracchio delle multe previste dai trattati internazionali, continua a prendere decisioni ambientalmente improbabili, a vantaggio di poche aziende energetiche e scaricando i costi sulla collettività”.

Ben diverso il potenziale energetico delle rinnovabili che confrontato con quello del carbone risulta di gran lunga superiore: secondo lo scenario elaborato per Legambiente dall’Istituto di Ricerche Ambiente Italia nel 2020 con le sole rinnovabili si può arrivare a produrre circa 100.000 GWh all’anno di energia elettrica contro i 50.000 GWh all’anno prodotti ipoteticamente dai progetti di nuove centrali a carbone. Con le fonti pulite è poi possibile sfruttare quasi 12 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) di energia termica, mentre su questo fronte l’apporto del carbone risulta pari a zero, visto che l’energia prodotta dalle centrali verrà usata solo per produrre elettricità e non calore. A rendere ancor meno comprensibili i progetti di nuove centrali ci sono poi le enormi potenzialità che ha l’Italia nell’efficienza energetica nel residenziale, nel terziario e nell’industria, che nel 2020 potrebbe permettere di tagliare circa 91.000 GWh all’anno di energia elettrica - quasi il doppio di quanto si ipotizza di produrre con il carbone - e oltre 12 Mtep di energia termica. Impietoso è poi il confronto sulle prospettive d’impiego: mentre i progetti di nuove centrali a carbone potrebbero garantire nei prossimi dieci anni non più di 3.200 posti di lavoro si stima che le rinnovabili possano crearne 135mila.

“Oltre al non rispetto degli obblighi internazionali per la lotta ai cambiamenti climatici, con i nuovi progetti di impianti a carbone si sta consumando un pesante strappo a livello locale, soprattutto nei confronti delle Regioni che hanno un ruolo fondamentale nella pianificazione energetica, sancito dalla Costituzione - ha dichiarato Antonino Morabito, presidente di Legambiente Calabria -. Se c’è un tratto distintivo delle autorizzazioni energetiche concesse negli ultimi anni, infatti, è proprio l’assoluta centralizzazione delle decisioni, portata avanti anche a scapito di leggi, piani e pareri regionali. E’ questo il caso anche della centrale di Saline Joniche, in via di approvazione contro il parere della Regione Calabria”.

“Questo nuovo progetto – ha dichiarato Nuccio Barillà del direttivo nazionale di Legambiente – oltre a aumentare l’inquinamento locale sarebbe l’ennesimo tassello del disegno, coloniale e fallimentare di “ cattiva industrializzazione” della Calabria. Il nostro territorio, nel corso degli ultimi 35 anni, ha subito una cinica devastazione attraverso opere, di grande impatto sull’ambiente e fallimentari sul piano economico ed occupazionale. Legambiente non si limita alla contestazione di questo impianto, ma propone da tempo soluzioni alternative, concrete e realmente compatibili con gli aspetti naturalistici e culturali dell’area. Per quanto riguarda il settore energetico occorre puntare, decisamente ed esclusivamente, sull’innovazione tecnologica e le fonti energetiche alternative”.


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9 febbraio 2010

Centrale a carbone - comunicato dal Comitato per l'Ambiente di Gualdo Cattaneo

Comunicato stampa del Comitato per l'Ambiente di Gualdo Cattaneo - riceviamo e pubblichiamo

Il Comitato per l'Ambiente di Gualdo Cattaneo intende sottoporre all'attenzione dei cittadini due questioni le quali fanno sorgere ragionevoli dubbi circa la correttezza procedurale e la serietà istituzionale dell'Amministrazione Pensi.



a. Centrale a carbone: in data 15 dicembre 2009 il Sindaco Pensi ha espresso parere favorevole al rilascio dell'Autorizzazione Integrata Ambientale per l'impianto di Ponte di Ferro. Detto parere, immediatamente recepito in sede di commissione IPPC a Roma, è stato espresso senza minimamente consultare il tecnico appositamente nominato dalla precedente amministrazione (di cui Pensi era parte attiva) per lo studio dell'impatto ambientale dell'impianto sulla salute dei cittadini, ovvero il Dott. Federico Valerio di Genova, chimico ambientale dell'Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro. Inoltre, come si può evincere leggendo il documento scaricabile on line al nostro sito http://info-cagc.blogspot.com, detto parere favorevole è stato dato senza porre precise condizioni all'ente gestore, bensì accontentandosi di generiche e per nulla vincolanti promesse.
E' lecito chiedersi, e soprattutto chiedere a Pensi, quale siano state le ragioni dell'atteggiamento remissivo dimostrato nei confronti di ENEL, e per quale motivo non siano state poste come condizioni vincolanti questioni come la copertura dei carbonili, la tutela dei residenti relativamente all'inquinamento acustico, la necessità di ridurre i gas serra, polveri sottili e ultrasottili, i costi energetici per il trasporto di carbone e ceneri, l’inquinamento da metalli pesanti e soprattutto di limitare l’emissione dei 67 elementi inquinanti, di cui 24 altamente cancerogeni, derivanti dalla combustione del carbone. Senza considerare il danno economico che la presenza dell'impianto arreca ai settori dell'agricoltura di pregio (enologia ed olivicoltura in primis), turistico ed immobiliare in termini di mancata riqualificazione del territorio.

b. Cave di San Terenziano: il Comune di Gualdo Cattaneo ha recentemente manifestato l'intenzione di affidare il ripristino ambientale della cava di Monte Pelato ad un'azienda la quale in passato è stata condannata, in sede civile e penale, per gravi abusi compiuti nell'attività di scavo presso il medesimo sito (uso illecito di esplosivi e superamento dei limiti estrattivi). Il Comune intende avallare un ulteriore scempio ambientale autorizzando lo scavo e l'asportazione di altri 75 mila metri cubi di materiale, che è a tutti gli effetti proprietà della comunità gualdese e per cui non è previsto il pagamento da parte della società estrattrice. Inoltre è assai grave che per l'intervento si autorizzi l'abbattimento di oltre cento querce secolari, patrimonio ambientale preziosissimo per San Terenziano e per tutto il Comune. E' lecito domandarsi, e soprattutto domandare a Pensi, per quale motivo la questione cave sia stata accuratamente bypassata nel corso della campagna elettorale e si sia proceduto in silenzio nel tentativo di affidare il ripristino ad un'azienda colpevole di gravi abusi e di scempio del territorio senza mettere al corrente la popolazione circa le reali intenzioni dell'amministrazione, anziché coinvolgere nel progetto i cavatori artigiani locali, cosa che si comporterebbe un concreto beneficio economico per le piccole imprese del luogo.

In ultimo Comitato annuncia che entrambe le questioni saranno quanto prima oggetto di esposti presso la Procura della Repubblica di Spoleto.

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7 febbraio 2010

Lo scienziato Stefano Montanari: perché appoggio Marzia Marzoli alla Regione Lazio

Riportiamo dal blog di Stefano Montanari, un articolo in cui lo scienziato dichiara i motivi del suo appoggio alla candidatura di Marzia Marzoli per la Regione Lazio

"...Forse un po’ bizzarramente,

io ho sempre reputato, e ancora reputo, che la politica non sia quella di fare gl’interessi propri, magari non proprio lindi, e quelli del tutto contigui di qualche amichetto che poi recapiterà una bella strenna sotto l’albero di Natale, ma sia la conduzione virtuosa di una comunità di persone trattate come rigorosamente uguali per diritto.

Così, certo un po’ alla Platone, penso che per essere virtuosi occorra anche avere una buona padronanza della scienza, e questo soprattutto oggi che le tecnologie, della scienza figlie non sempre legittime, trovano applicazione per risolvere problemi sociali come, ad esempio, quelli relativi a salute ed ambiente.

Nella mia dichiarata bizzarria, io resto convinto che non esistano argomenti più importanti e critici di quelli. Se è vero che la giustizia traballa, la democrazia non se la passa meglio, il mondo è tormentato da guerre, conosciute o no che siano al grande pubblico, ciò che rischia di


portare all’estinzione il primate Homo sapiens è il suicidio ambientale cui, se portato a compimento, nessuno può sfuggire. Di questo ho trattato mille volte in articoli, libri e conferenze, il tutto nell’indifferenza dei più e nell’ostilità di chi da questo suicidio crede ingenuamente di ricavare qualcosa.

Pur fallito, ho avuto più volte occasione d’incrociarmi con quelli che non sono mai diventati colleghi, vale a dire i politici di professione, e non ho potuto esimermi dal costatarne l’abissale ignoranza, qui regalando loro il beneficio della buona fede. Dunque, via libera a centrali nucleari, a centrali termoelettriche a carbone “pulito”, ad inceneritori di ogni risma, ivi compresi quella varietà chiamata a biomasse tanto cara ai (tragi)comici di cui sopra, e via discorrendo, passando, magari, attraverso quella (tragi)comica enormità che sono i filtri antiparticolato ora obbligatori in Lombardia.

Tra poco celebreremo il rito delle elezioni regionali. Come ormai accade da un po’, sarà impossibile distinguere i candidati, tanto in fotocopia sono i programmi o, meglio, le loro assenze. Togliete i nomi e i riferimenti espliciti al “nemico”, sottoponete all’uomo della strada le intenzioni dichiarate e i discorsi di candidati di quelle che sono dette opposte fazioni e chiedete d’indovinare da che schieramento vengano. Vedrete il risultato. Qualunquismo? No: fredda costatazione.

Come tutte le altre regioni in ballo, il Lazio non fa differenza: due candidate, la Polverini e la Bonino, in assoluto equilibrio per ignoranza. Guardate come chiamano gl’inceneritori e vi renderete conto: sono per tutte e due “termovalorizzatori”, una parola che è la cartina di Tornasole per valutare la preparazione del personaggio. Nessuna delle due (e, ancora, regalo loro il beneficio della buona fede) si rende conto di che cosa questi monumenti alla follia significhino per la salute, si rende conto che il territorio ne uscirà devastato in parte irreversibilmente, si rende conto che con quelli si cancelleranno grandi opportunità di lavoro, si rende conto che si stenderanno tappeti rossi ai mafiosi, politici assolutamente compresi, i quali lucreranno alle spalle dei contribuenti sia sulla costruzione sia sulla conduzione degl’impianti, si rende conto che l’inceneritore, o, grottescamente, il “termovalorizzatore”, è la certificazione dell’incapacità di governare, addirittura dicendo agli abitanti della regione che i rifiuti vanno bruciati perché loro sono degl’imbecilli che mai saranno in grado di differenziare quei rifiuti. La Bonino addirittura afferma di non essere “ideologicamente contraria” a quello che lei continua (tragi)comicamente a chiamare “termovalorizzatore”, come se l’essere contrari ad uno strumento che non ha una gamba scientifica né economica su cui poggiare fosse questione d’ideologia e non di cultura e di buon senso.

E a questo si vanno ad aggiungere i loro omogenei placet alla centrale a carbone di Civitavecchia, un altro impianto che devasterà un territorio vastissimo rovinando salute e sopravvivenza economica di un numero enorme di persone.

Gli alleati dei due indistinguibili schieramenti restano coerentemente indistinguibili tra loro, dal saprofita opportunista Casini all’ondivago Di Pietro le cui opinioni dipendono dalle effemeridi.

Insomma, per chi votare nel Lazio?

Se la sorte mi avesse fatto essere un elettore di quella regione, io non avrei dubbi: voterei per Marzia Marzoli, la candidata di quella che è definita “lista minore”, la lista civica Rete dei Cittadini (http://retedeicittadini.it/). I motivi sono semplici: la conosco personalmente come persona di onestà cristallina e di ottima cultura e sensibilità per ciò che concerne l’ambiente e la salute, e come persona che non ha niente a che fare con i due schieramenti così avvilenti per l’intelligenza dei cittadini e così deleteri per la loro salute e i loro borsellini. A mio parere, è l’unica persona tra chi ha avanzato una candidatura capace di fare davvero il bene di tutti, anche dei devastatori che non si rendono conto che saranno loro stessi devastati. E, pensate la stranezza, è una persona che non ha preso impegni di scambio con nessuno.

Come già accadde con me un paio d’anni fa, non ho dubbi: giornali e TV ignoreranno Marzia nella maniera più stretta e rigorosa, visto che chi mantiene giornali e TV è chi fa pubblicità e chi può influenzare una carriera. Dunque, Marzia non la conosceranno che pochi intimi.

Allora, io invito le persone di buon senso ad informarsi, a non cedere all’imbroglio furbesco del “voto sprecato”, a sostituire i media e a fare passaparola: vota Marzia!



P.S. Un amico mi scrive a proposito di questo post e mi fa notare che non è vero che gl’italiani siano indifferenti alla distruzione dell’ambiente. Pare, invece, essere vero il contrario, così come, mi fa sempre notare l’amico, risulta dalla tabella di pag. 6 contenuta nel documento scaricabile all’indirizzo http://www.demos.it/2010/pdf/10032009.la_sicurezza_in_italia.pdf. Addirittura, a quanto risulta, quella è la nostra paura prevalente.

A questo punto io mi chiedo perché, se il sondaggio è fedele ai fatti, noi continuiamo cocciutamente a riporre la nostra fiducia in timonieri così palesemente incapaci di far fronte al problema. Chiedo, allora, di considerare come questa rassegnazione di fronte al suicidio coinvolga le generazioni future che nessuno ha, come è ovvio, interpellato.

Così mi torna in mente un mio vecchio post del dicembre 2007 che invito a leggere e, magari, a perdere un minuto per meditarci sopra (http://www.stefanomontanari.net/index.php?option=com_content&task=view&id=321&Itemid=65).

Dunque, è vero: i mascalzoni che ci “governano” e che c’“informano” sono riusciti a convincerci che dalla scatola non si esce.

E allora, ancora di più, vota Marzia!"

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Lazio. Renata Polverini possibilista su CDR bruciato dentro centrale a carbone, e inceneritore ad Allumiere

Per quanto ci riguarda è già abbastanza per liquidare qualsiasi ipotesi di voto verso la candidata PdL. Per chi conosce rudimenti di politichese è facile comprendere quale sia la proposta della Polverini, e la nostra risposta è che siamo ai soliti giochi per frodare il popolino ignorante. Alternative all'incenerimento sono state già attuate con successo, se manca la volontà politica e la cultura ci rivolgiamo volentieri altrove.

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Riportiamo dall'Agenzia DIRE:

Polverini: "Il piano regionale rifiuti va ripensato"
Intervista all'agenzia Dire della candidata del centrodestra alla presidenza della Regione Lazio. "Serve un termovalorizzatore di ultima generazione, ma non farò nulla contro i territori. Raccolta differenziata, fissati parametri irraggiungibili"

ROMA - Ripensare il Piano regionale Rifiuti a partire dall'approccio culturale nei confronti dei cittadini, puntando a una diminuzione della produzione di immondizia ma anche all'aumento della raccolta differenziata. E' poi necessario concertare con le comunità locali ogni decisione su discariche e impianti, fermo restando che "un termovalorizzatore di ultima generazione serve". Su queste direttrici si muove il programma della candidata di centrodestra alla presidenza della Regione Lazio, Renata Polverini, intervistata in esclusiva dall'agenzia Dire sul tema dei rifiuti.

"C'è questa idea che il Lazio possa diventare la Campania- ha spiegato Polverini- Ho già detto

che metterò in campo tutte le mie forze per evitare che questo accada. Bisogna rinnovare il processo generale dell'intero ciclo di smaltimento, che può trovare sfoghi anche verso la produzione di energia".

"QUINTO IMPIANTO, MA CON L'OK DEI TERRITORI" - "C'è bisogno di un termovalorizzatore di ultima generazione e bisogna individuare il sito, fermo restando che laddove ci sono opere infrastrutturali, io non intendo fare nulla contro le comunità locali". Così Polverini in merito alla realizzazione di un quinto impianto di termovalorizzazione che il Comune di Roma vorrebbe costruire ad Allumiere. "Anche per questo stiamo per dar vita ad una sede istituzionale- ha annunciato- dove ci sarà una co-decisione tra le istituzioni e le comunità territoriali che devono poter apprezzare o contrastare la grande opera".

"ALBANO, REGIONE MEDIERA' MA SERVE SITO" - Per quanto riguarda l'impianto in costruzione ad Albano, Polverini ha detto: "So che c'è stata una decisione della Regione Lazio per costruire il quarto impianto ad Albano e so che le comunità locali sono contrarie. Noi possiamo cercare di mediare, ma è evidente che bisogna trovare un sito perchè senza quell'impianto il Lazio avrà un deficit di almeno 500 mila tonnellate di rifiuti annui".

"DIFFERENZIATA, PARAMETRI IRRAGGIUNGIBILI" - Sulla raccolta indifferenziata, "la Regione Lazio ha fissato dei parametri assolutamente irraggiungibili sulla raccolta differenziata". Il piano della Regione prevede il raggiungimento del 50% di raccolta nel 2011 (40% nel 2010), parametri fissati anche dalle leggi europee. "Ma in Europa sono partiti molto tempo prima- ha puntualizzato Polverini- la Regione Lazio in cinque anni che ha fatto? Solo fissare parametri eccessivi. Stiamo partendo adesso con una fase sperimentale nel centro di Roma e io ho intenzione di incrementare la raccolta nei grandi centri urbani. Però- ha concluso Polverini- bisogna stabilire parametri e tempi di realizzazione raggiungibili".

"CIVITAVECCHIA, OPPORTUNITA' DA VALUTARE" - Infine, sulla possibilità che venga bruciato del combustibile da rifiuti nella Centrale a carbone di Civitavecchia e nel cementificio di Guidonia, "sto parlando con questi operatori che stanno mettendo a disposizione della Regione queste opportunità. Sono questioni che valuteremo", ha chiuso la Polverini.

1 febbraio 2010

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