Da Salus.it Riportiamo l'articolo "Aumentano i tumori dell'infanzia, un sintomo dell' ambiente inquinato" del 11/10/2010
"Al Congresso nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri, pediatri e medici dell’ambiente si sono confrontati sul binomio ambiente e neoplasie infantili. In Italia si registra un aumento delle neoplasie infantili del 2 per cento ogni anno. L’incremento più consistente riguarda i bambini sotto l’anno di età e alcune forme tumorali: leucemie, tumori del sistema nervoso centrale e linfomi. Da una lato si assiste a un cambiamento radicale dell’ambiente per mano dell’uomo, dall’altro si registra un notevole aumento di tumori dell’infanzia. Quale relazione intercorrere tra questi due scenari?
Sabato scorso, alla sessione conclusiva del XXII congresso nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri (Palermo, 7-9 ottobre), è intervenuto sul tema “cancerogenesi ambientale e neoplasie infantili” Ernesto Burgio, Pediatra, Coordinatore nazionale del Comitato Scientifico di ISDE (International Society of Doctors for Environment).
In Europa negli ultimi 20 anni si è registrato un incremento medio annuo dell’1,2 % di neoplasie infantili e del 2% di neoplasie adolescenziali. In Italia la situazione è ancora più preoccupante: tra il 1988 e il 2002 si è osservato un aumento della frequenza annua del 2% e il tasso di incidenza per tutti i tumori pediatrici è stato più alto di quello rilevato negli Stati Uniti e nel resto d’Europa. Inoltre, l’incremento più consistente ha riguardato i bambini sotto l’anno di età (+ 3,2%) e alcune forme tumorali (linfomi: + 4,6% annuo; tumori del sistema nervoso centrale: + 2,0% annuo) che hanno registrato in Italia un incremento senza precedenti.
“È urgente e necessaria una riflessione approfondita su questi dati: l’incremento delle neoplasie infantili rappresenta un dato significativo e inquietante, che mette in discussione gli attuali modelli di cancerogenesi, che definiscono il cancro come una malattia genetica, conseguente a mutazioni essenzialmente casuali (stocastiche) e selezionate in quanto vantaggiose”, afferma Burgio al Congresso dell’Associazione Culturale Pediatri.
Come possiamo spiegare questo aumento dei tumori già in età pediatrica? La risposta andrebbe ricercata, secondo Burgio, nell’ambiente: “L’incremento dei tumori in genere sembra poter essere un segno-sintomo dell’attuale modello di sviluppo e della conseguente trasformazione molecolare di tutte le matrici dell’ecosfera. Se il cancro fosse una conseguenza di mutazioni essenzialmente casuali, non si spiegherebbe l’aumento di frequenza registrato in pochi decenni, in particolare tra i bambini. Secondo la teoria dell’origine epigenetica delle malattie dell'adulto è probabile che anche i tumori (al pari di molte patologie croniche, infiammatorie e degenerative, tutte del resto in notevole aumento: obesità, diabete di tipo 2, allergie, malattie immunomediate e neurodegenerative) siano il risultato di un processo che inizia in utero (o addirittura nelle cellule germinali) e che induce una riprogrammazione forzata di vari organi e tessuti (programming fetale). Per meglio inquadrare il problema bisogna rifarsi ai modelli molecolari più recenti, secondo i quali il genoma sarebbe un’entità al contempo unitaria e dinamica: una sorta di network molecolare complesso la cui componente più fluida (l’epi-genoma) sarebbe in grado di auto-modificarsi, per adattarsi alle continue modificazioni dell’ambiente. L’esposizione crescente a piccole quantità di agenti potenzialmente genotossici presenti in ambiente favorirebbero queste trasformazioni e, nel lungo periodo, l’insorgenza di mutazioni.”
“In questo senso il cancro dovrebbe essere considerato – spiega ancora Ernesto Burgio - una malattia al contempo genetica ed epi-genetica: (la conseguenza di) un processo evolutivo distorto che ha le sue prime radici in utero o addirittura nei gameti ed è favorita dall’inquinamento, cioè dalla suddetta trasformazione molecolare dell’ambiente. L’incipit del processo può avvenire già nei gameti dei futuri genitori, o nelle cellule dell’embrione o del feto, che sono particolarmente plastiche (poco differenziate) e in continua proliferazione.”
Nella lista delle sostanze che minano la stabilità del genoma trovano posto molecole chimiche (benzene, diossine, idrocarburi poliaromatici, pesticidi), metalli pesanti, campi elettromagnetici. “Tutti questi agenti che l’attuale modello di sviluppo ha moltiplicato e diffuso nell’ambiente possono agire sinergicamente sulle nostre cellule e, in particolare, sul genoma dell’embrione e del feto, rendendolo instabile e aprendo la strada alle mutazioni e, in particolare, alle traslocazioni tipiche di molti tumori infantili”, conclude Burgio.
L’IMPEGNO DELL’ACP
Il tema del rapporto fra ambiente e salute del bambino non poteva mancare all’appuntamento annuale dell’ACP, attivamente impegnata per la tutela della salute del bambino e dell'adolescente nei confronti dell'inquinamento ambientali. Al suo interno è stato istituito un gruppo ad hoc “Pediatri per un mondo possibile” (gruppo PUMP).
Da anni il gruppo PUMP collabora con l’Associazione medici per l’Ambiente ISDE per:
• sensibilizzare e informare correttamente le istituzioni locali e nazionali, i genitori e gli insegnanti sui rischi ambientali e su cosa può essere fatto per proteggere i propri figli;
• formare pediatri e medici di medicina generale sulle patologie legate al rischio ambientale e le loro modalità di prevenzione;
• intervenire con dei progetti locali per un ambiente salutare.
Il Congresso non ha chiesto sponsor dall’industria farmaceutica e dalle aziende produttrici di latte per l’infanzia, in linea con il codice etico di autoregolamentazione sottoscritto dell’ACP a garanzia dell’indipendenza e della trasparenza della propria attività sociale a protezione della salute del bambino.
Palermo 9 ottobre 2010
Fonte e maggiori info:
Ufficio stampa ACP
www.acp.it
Vedi anche QUI
13 ottobre 2010
Effetti dell'inquinamento sulla salute dei bambini: crescono i tumori in età pediatrica
La destra reggina oppone un fermo rifiuto al carbone a Saline Joniche
Fonte
“Si ritorna a parlare di centrale a carbone a Saline. La società SEI non demorde e ciò malgrado le reazioni che a vari livelli sono scaturite da settori politici e culturali a difesa dell’ambiente; bene che, una volta compromesso, non può più essere recuperato.” E’ quanto afferma in una nota L’onorevole Natino Aloi. “Qualche anno fa manifestai nel corso di un incontro popolare in piazza a Saline la mia più decisa opposizione nei confronti di un progetto che ritenevo letale per la salvaguardia del valore del territorio la cui vocazione non si concilia certo con la presenza del carbone. D'altronde la storia, e di ciò ne sono stato testimone, insegna che certi errori come il centro siderurgico, la centrale a carbone di Gioia Tauro, fortunatamente mai realizzati, pesano sulle prospettive di sviluppo del nostro territorio, e per restare a Saline la vicenda della Liquichimica, salutata con molto entisuaismo dai politici di allora –posegue Aloi - vide oppositori il sottoscritto, il senatore Franco, l’onorevole Tripodi e l’onorevole Valenzise, che come parlamentari dell’Msi non accettammo l’assurda scelta operata dal governo di quel tempo. Ed i fatti ci dettero ragione. Oggi si vuole riproporre con ambiguità ed alchimie politiche il tema del carbone come fonte d’energia, quando, come risaputo, la nostra regione non solo produce per sé energia ma abbondantemente ne esporta. Ecco le ragioni di un no deciso – conclude l’Onorevole Aloi - che segni la fine di ogni ambiguità e compromesso senza ovviamente rinunciare a progetti alternativi idonei alla vocazione del territorio."
12 ottobre 2010
I sonetti di giancarlo Peris: "Piove sul bagnato"
Terzo appuntamento con la rubrica dedicata ai Sonetti di Giancarlo Peris. Di questo non conosciamo la data esatta di creazione, ma si tratta di un componimento recente.
Buona lettura
Piove sul bagnato
Mo tutti a lamentasse che er comune
Ce vole fa’ brucia’ pure monnezza,
Ortre ar carbone ché qui ognuno è immune
Pe’ quanto amo assorbito de sconcezza.
‘Ndo’ la voi mette, in Friuli, in Trentino
‘Ndo’ l’abitanti nun abituati,
La donna er vecchio, l’omo, er regazzino
Potrebbero rischia’ d’esse inquinati?
Voi rovina’ li siti più puliti
‘Ndo l’aria è pura, fresca, dorce e fina,
‘Ndo’ l’erba è rigogliosa, i cieli miti
E l’acqua de la fonte è cristallina?
Coraggio, Moscheri’, daje er permesso
Ché Citavecchia intanto adè già un cesso.
Quel "fare" che non si declina mai come "far bene", che non riguarda mai il bene comune
Comunicato del Comitato dei Cittadini liberi - Tarquinia (via UnoNotizie)
"Nell'Italia Centrale, a nord di Roma, vi è un luogo che può emblematicamente rappresentare l'Italia dei Berlusconi, delle "cricche", dei finti comunisti e dei chierici mancati.
Si chiama Tarquinia.
E' una terra che sembrava salva dalle grinfie degli speculatori anni '70. All'epoca il Partito Comunista stampava un adesivo con una grande conchiglia e la scritta "SALVIAMO SAN GIORGIO DAL CEMENTO" invitando a sottrarre 2 chilometri quadrati delle nostre migliori terre alla speculazione edilizia.
Oggi gli stampatori sono scomparsi. Hanno altro a cui pensare.
Oggi esistono "quelli del fare". Gli interessi delle ghenghe naturalmente, che non coincidono mai con quelli della comunità che dovrebbero servire e dove vivono. E come se la intendono con eredi e pupilli della melma che diede a Tarquinia il lustro dei primi politici in galera, precorrendo "Mani Pulite".
Quando entrano in azione "quelli del fare" hanno in genere bisogno di due cose: una maggioranza che non vede, non sente e non parla e una minoranza che puo' solo fare finta d'opporsi, perché molti affari riguardano anche gente vicina a loro.
Probabilmente la storia del cementificio a Pian dei Cipressi, quello delle carte fasulle, è roba di questo tipo. "Quelli del fare" in genere usano molto la parola "sviluppo" mentre bruciano la terra dove i loro figli forse non vorranno vivere.
I loro padroni di oggi sono le compagnie elettriche, i cementieri, i novelli palazzinari di San Giorgio, le combriccole di un'autostrada inutile: lo ha detto il Ministro Matteoli poco tempo fa, che la messa in sicurezza dell'Aurelia avrebbe reso inutile la A12 e possiamo credergli; una decisione balorda quella di realizzarla comunque, un "porcellum", come la legge elettorale di Calderoli, e per Tarquinia un'autostrada tra le case.
L'assalto ai nostri beni comuni prosegue, per depredare quel po' che è rimasto: chi insozza l'aria che respiriamo, chi deturpa il paesaggio costiero, chi fa carte false per costruire il cementificio, chi ha distrutto la foce del Marta con argini inutili che l'hanno trasformata da eccezionale micro-habitat in canale di servizio di un porto che non potrà funzionare, se non a prezzo di rendere il nostro mare ancora più lurido, dando il colpo finale all'economia balneare.
Gli argini si potevano evitare, ma senza argini sarebbe più difficile far approvare il porto.
Per non restare nel vago la messa in sicurezza degli abitati e anche dell'agricoltura si sarebbe ottenuta realizzando prima quello che è stato fatto poi, cioè il ripristino delle sezioni fluviali del 1965, abbinate a una cassa d'espansione in linea senza sbarramento in alveo, per moderare le piene ma questa roba qui ai servitori dei nuovi padroni non serve.
Ernesto Cesarini
Coordinatore del Comitato dei Cittadini Liberi"
8 ottobre 2010
Nuccio Barillà: in Calabria si chiuda per sempre il capitolo carbone
Da teleReggioCalabria
“Incontri ravvicinati di quarto tipo”: così Nuccio Barillà, del direttivo nazionale di Legambiente, etichetta, ironicamente, le riunioni “off-media” che i sindaci di Montebello, Melito e di qualche altro comune di Capo Sud stanno tenendo a ritmo intensificato con la SEI, la società che continua a perseguire l’insano progetto di costruzione di una Centrale a Carbone a Saline. “E’ dello studioso di Ufo, Jacques Fabrice Vallèe – spiaga l’ambientalista- la definizione di questo particolare tipo di “incontri” come quelli “nel corso del quale i testimoni provino una sensazione di alterazione del loro senso della realtà", nonché rapimenti di natura
allucinatoria”. Il senso della “realtà reale” avrebbe richiesto che le Amministrazioni, a partire da quella di Montebello, esprimessero a “muso duro”, in molti casi riconfermandolo, un no netto al progetto di cui è capofila la società svizzera. Ciò nell’interesse del territorio, delle popolazioni e sulla base di già acquisite valutazioni sia di carattere tecnico-scientifico( vedi controdeduzioni VIA) sia riferite a scenari i(nconciliabili) di sviluppo dell’area interessata. Invece, nel “dietro le quinte”, seppure non chiaramente espressa, sembra si sia preferito avviare una trattativa spicciola sul tipo di opere integrative e sull’entità di ritorni finanziari e occupazionali, da “portare a casa”. In sostanza – ipotizza Barillà - si starebbe alzando il prezzo sulle contropartite da ottenere per far ingoiare la polpetta avvelenata ai cittadini e garantire l’assenso a livello territoriale alla Centrale. In questo contesto, l’istituzione dell’ennesima Commissione, decisa dai Sindaci, per l’esponente ambientalista “è solo la “coperta” o forse più semplicemente la “foglia di fico” per nascondere, dietro la sventolata esigenza di “approfondimento scientifico” del progetto, quella che è una operazione di mercato oltre a un modo come un altro per precostituirsi un alibi.” Ambiguo e deludente, in questo contesto, è, soprattutto -continua Nuccio Barillà - il comportamento del Sindaco di Montebello Ionico, dottore Guarna, che dopo aver fatto del no alla centrale ,“senza se e senza ma”, un fortunato vessillo elettorale, adesso tradisce, attraverso molti “se” e tanti “ma”, la sua parola e il suo mandato, allineandosi, balbettante, al suo collega di Melito Iaria, che di questa operazione mutualistica sembra essere la vera “testa di ponte”. “Maldestro è, infine – attacca ancora il dirigente di Legambiente - il tentativo di bollare il no diffuso e variegato al carbone come un no “ideologico” piuttosto che, semplicemente, “logico”. “La vera ideologia- ribatte Barillà - è quella di chi pensa che con i soldi e con il ricatto occupazionale è possibile comprare il consenso e la salute dei cittadini calabresi. Forse anche stavolta, come trent’anni fa a Gioia Tauro, le lobby che si sono coalizzate attorno all’affare-carbone, hanno sbagliato calcoli e previsioni. Ormai diffusa è la consapevolezza che la Centrale rappresenterebbe la peggiore risposta alle esigenze del territorio della fascia ionica reggina che, dopo le beffe e il fallimento del disegno di industrializzazione forzata dei decenni passati, aspira ad un cambiamento di scenario”.
Secondo Nuccio Barillà “è inutile continuare a parlare di un “carbone pulito” che non esiste. Una Centrale di “ultima generazione” come quella di Saline rilascerebbe nell’atmosfera una quantità massiccia di inquinanti, con particolare riferimento alla anidride carbonica che rappresenta il principale e più micidiale gas serra e alterante climatico prodotto sulla Terra; Va, peraltro, ancora una volta sottolineato – insiste il dirigente di Legambiente - come ,allo stato attuale della ricerca, mentre, per l’abbattimento di altri inquinanti atmosferici, nuove tecnologie impiegate hanno prodotto dei positivi seppure parziali risultati, non esiste scientificamente al mondo nessun apprezzabile miglioramento tecnologico né sezione di abbattimento fumi capace di ridurre anche minimamente le emissioni di CO2 emessa da combustione; Per non parlare del versamento di mercurio nelle acque marine e la produzione di polveri ultrafine. La stessa reclamizzata tecnologia, cosiddetta Carbon Capture and Storage (CCS) - che dovrebbe permettere anche a Saline la cattura della CO2 generata dal carbone e il suo stoccaggio in depositi geologici marini individuati in profondità - non solo è in fase di sperimentazione e si dovranno attendere diversi anni prima che diventi matura, ma ha costi insostenibili. Peraltro, contrariamente a quanto alcuni “venditori di fumo” dicono, non si tratta di una tecnologia a emissioni zero. Ci sono studi ufficiali che dimostrano come per ogni kWh prodotto si genererebbero 54-120 grammi di CO2, secondo altri 105-206 grammi. La stessa SEI, a leggere bene tra le carte del progetto, afferma che l’impianto della Centrale sarà predisposto per questa futura tecnologia non che verrà da subito attivata. Campa cavallo che l’inquinamento cresce. Su questo e su tutti gli altri aspetti relativi al progetto Legambiente e il suo comitato scientifico nazionale hanno invitato , da oltre due anni,al confronto pubblico la SEI. La società a trazione svizzera, che si dice a ogni piè sospinto “aperta al confronto” ,non ha mai risposto. E’ giusto infine - sottolinea Nuccio Barillà - esprimere apprezzamento per le recenti prese di posizioni bipartisan di esponenti del Consiglio regionale, condensate sulla riconferma del rigetto dell’ipotesi carbone. “La posizione della Regione Calabria, già espressa, in modo inequivocabile, durante la presidenza Loiero e ribadita dall’attuale Presidente Scopelliti, resta – a parere di Nuccio Barillà - importante e forse decisiva. Queste giuste esternazioni – aggiunge- non devono restare fini a sé stesse. Hanno bisogno, piuttosto, di essere accompagnate da investimenti certi nell’area di Saline (e non, come in precedenza, solo annunciati) per la riconversione della zona ex industriale e la valorizzazione sostenibile del territorio; Solo offrendo risposte concrete al bisogno occupazionale e di sviluppo dell’Area si potrà archiviare
7 ottobre 2010
Eliminare chi inquina per tagliare le emissioni (The exploding-kids climate video)
A proposito della campagna 10/10/10, c'è un video che in rete sta facendo discutere, forse più di quanto meriterebbe.
Un gruppo di attivisti inglesi ha creato e diffuso in rete un video che una parte della popolazione potrebbe trovare troppo ambiguo o scioccante, sia per reale timore di fondamentalismi vari (qualunque maglietta indossino), sia perché si tratta di una forma di humour per il palato di pochi, e infine perché, oggettivamente, lo spirito degli autori, almeno alla prima visione, si coglie solo da un certo punto in poi.
Ecco il video:
Lo stesso McKibben, ideatore della campagna 10/10/10, ha preso chiare distanze dal video, spiegando che c'è una fetta non piccola della popolazione che non coglierà l'ironia o comunque non apprezzerà. Difficile dargli torto.
Gli autori dell'opera controversa hanno chiesto scusa e rimosso il video dal loro sito, ma naturalmente questo continua a girare sulla rete. Non sono mancati quanti -talebani dalla parte opposta o semplici sciacalli- hanno colto la palla al balzo per criticare l'iniziativa tout court:
[il video]
"No Pressure" celebrates everybody who is actively tackling climate change ... by blowing up those are aren't.In realtà il messaggio è chiaro: "No pressure" significa che non c'è molto da scherzare, non possiamo permetterci di rimandare, un'azione globale per rivedere il nostro modello di sviluppo e le nostre abitudini quotidiane. Del resto, viviamo in tempi in cui la parola d'ordine è "scioccare" per attirare l'attenzione, "fare sensazionalismo" a ogni costo.
La rivoluzione energetica vista dalla Danimarca
Fonte
"La Danimarca prepara un piano per abbandonare completamente i combustibili fossili entro il 2050. Si punterebbe su eolico - che dovrà moltiplicarsi per 5 - e biomasse. Niente nucleare e sequestro della CO2, ma fondamentali efficienza, rete intelligente e auto elettriche. Tasse pesanti sulle fonti fossili e incentivi innovativi. Tutto con un costo abbordabile per il sistema-paese.
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Ci si può liberare completamente dalle fonti fossili entro il 2050, sia per quel che riguarda la produzione elettrica, che per i trasporti, che per i consumi termici. La settimana scorsa, riferito alla sola elettricità, era già arrivato l'annuncio del premier scozzese di voler soddisfare entro il 2025 l'intero fabbisogno con le rinnovabili. Ora - mentre il nostro governo continua a cercare di frenare e “difendersi” dagli obiettivi europei per il 2020 - fanno notizia altre nazioni che guardano ancora più avanti e studiano piani per soddisfare con le rinnovabili l'intero fabbisogno energetico.
È il caso dell'esecutivo danese, sul cui tavolo in questi giorni è arrivato uno studio (vedi allegato) preparato dalla commissione governativa per le politiche sui cambiamenti climatici. Un documento che spiega come il paese può, entro il 2050, portare la quota delle fonti fossili nel proprio mix energetico dall'80% circa attuale a zero e ridurre così le proprie emissioni fino al 80-95% rispetto ai livelli del 1990.
Una “riconversione totale del sistema energetico” impegnativa ma fattibile se portata avanti con gradualità: le tecnologie per farlo ci sono già tutte, spiega il report, e le centrali a fonti fossili del paese entro il 2050 finirebbero comunque il loro ciclo di vita. Perno del mix energetico sono l'eolico e le biomasse. L'efficienza energetica avrebbe ovviamente una grande parte: i consumi verrebbero diminuiti del 25% sul fabbisogno totale, mentre i trasporti dovrebbero essere riconvertiti quasi totalmente all'elettricità e, in misura minore, ai biocarburanti.
Un nuovo sistema energetico in cui l'elettricità passerebbe dall'attuale 20% dei consumi fino al 70%, una rivoluzione che presuppone una rete elettrica all'avanguardia, capace di gestire grandi produzioni da una fonte aleatoria come l'eolico, che secondo lo studio dovrebbe passare dai 3 GW attuali fino a 10-18,5 GW nel 2050. Fondamentali, ad esempio, le connessioni transnazionali che permettano alla Danimarca di esportare elettricità durante i picchi di produzione eolica e di importarla in altri momenti (Qualenergia.it, Verso la super-rete europea). Già ora la Danimarca usa i bacini idroelettrici di Svezia e Norvegia come gigantesche batterie in cui accumulare, pompando l'acqua in salita, l'elettricità prodotta in eccesso. Anche le auto elettriche o ibride – che dovranno sostituire progressivamente quelle con motore a combustione nella mobilità privata – avranno un ruolo importante nell'infrastruttura elettrica, funzionando, quando sono in ricarica, da buffer per la rete elettrica (Qualenergia.it, L'auto elettrica in soccorso dell'eolico).
Ad integrare l'energia discontinua dell'eolico sarà soprattutto una fonte modulabile come la biomassa, il cui ruolo nel mix, dato che molta dovrà essere d'importazione, dipenderà dall'andamento dei prezzi. Non è previsto invece il nucleare in quanto poco modulabile e dunque non adatto a coesistere con l'eolico, ma soprattutto perché, spiega il report, “non ci sono evidenze che sia economicamente più competitivo rispetto all'eolico off-shore, specie se si includono i costi di stoccaggio delle scorie e di decommissioning”. Giudizio sospeso invece sulla cattura della CO2, che “se divenisse più conveniente” potrebbe essere applicata alle centrali a biomassa (che hanno già un bilancio di gas serra neutro) per una ulteriore riduzione delle emissioni.
Una transizione energetica per la quale si indicano anche alcune misure che il governo danese potrebbe adottare. Si suggerisce ad esempio una tassa sui combustibili fossili da aumentare gradualmente, partendo l'anno prossimo con 5 corone danesi (0,67 euro) a gigajoule (277,7 kWh) per salire progressivamente fino a 20 corone (2,68 euro) al 2020 e a 50 (6,7 euro) al 2030. Sgravi fiscali sono previsti (oltre a quelli già in vigore) per auto elettriche e riscaldamento a biomassa. Mentre una serie di provvedimenti promuoverebbero l'efficienza energetica, che nel settore residenziale andrebbe migliorata del 50%: ad esempio dal 2015 verrebbero bandite le caldaie a gasolio. Interessante poi la proposta di creare per ogni edificio uno speciale “fondo per il risparmio energetico”: un conto su cui i proprietari sarebbero obbligati a versare ogni anno una somma, tanto più alta quanto peggiori le prestazioni energetiche dello stabile, e da cui potrebbero attingere solo per interventi certificati che migliorino l'efficienza energetica.
Quanto costerà alla Danimarca tutto questo? Il documento dedica il capitolo finale appunto alle conseguenze economiche di questa rivoluzione energetica, che, va detto, sono difficili da quantificare, visto che vi incidono molti fattori come il prezzo di CO2, dei combustibili fossili e del kWh dalle varie rinnovabili nei prossimi decenni. Serviranno sicuramente grossi investimenti e probabilmente aumenterà il costo dell'energia per il consumatore rispetto ad uno scenario 'business as usual' (seppur di poco 0,1 corone, cioè 1,3 centesimi di euro in più a kWh). Allo steso modo diminuiranno le entrate dello Stato legate alle tasse sull'energia.
Ma questi svantaggi, spiega lo studio saranno compensati dai soldi risparmiati su combustibili fossili e CO2 – che inevitabilmente saranno sempre più cari – oltre che su eventuali sanzioni internazionali. A conti fatti la previsione è che rispetto allo scenario 'business as usual' eliminare le fonti fossili costi alla Danimarca mezzo punto percentuale di prodotto interno lordo da qui al 2050 (assumendo comunque che il Pil del paese raddoppi). Se si considera che dal conto sono esclusi i danni evitati ad ambiente e salute rinunciando alle fonti sporche (a proposito vedi su Qualenergia.it, CO2, il meno 30% che fa bene alla spesa sanitaria), non sembra affatto una prezzo proibitivo.
GM
6 0ttobre 2010
6 ottobre 2010
Vittorio Petrelli non rinnega la scelta pro-carbone e si autoappella "Paladino dello svilupo sostenibile" (aggiornamento)
Petrelli (attualmente consigliere IdV a Civitavecchia) replica alla critica di Gabriele Pedrini (Fiamma) che aveva recentemente rilevato (leggi qui) l'opacità dell'azione di Petrelli, nel 2003 uno dei responsabili politici del "via libera" alla riconversione a carbone di TVN, ma recente promotore dell'iniziativa "Salute da Civitavecchia".
Ecco la replica integrale (aggiornamento: in fondo riportiamo la risposta di Pedrini a questo intervento) : "Caro segretario della Fiamma Tricolore, non è una cartolina che manca piuttosto una lettura obiettiva dei fatti, scevra da qualsiasi demagogia. Non ho mai rinnegato il mio assenso alla riconversione a carbone della centrale di Torrevaldaliga nord, perché è stato frutto innanzitutto di una scelta della lista a cui rappresentavo, ossia Ambiente e Lavoro che ha fatto dello sviluppo sostenibile il suo cavallo di battaglia. Mi dispiace constatare che non riconosca quell’assenso quale frutto di un intenso lavoro che ci ha visti impegnati per rendere sostenibile quel progetto. Lo abbiamo fatto presentando numerose Osservazioni al procedimento della VIA e, solo dopo che Enel ha apportato le modifiche, abbiamo avallato quella scelta, con molte difficoltà e sacrifici per il nostro ruolo di non governo consapevoli che la riconversione avrebbe comportato una riduzione delle emissioni rispetto alla configurazione precedente. All’impegno di Ambiente e Lavoro sono ascrivibili – 33% di NOX, - 25% di potenza rispetto a quella presentata ed uno scarico del carbone tecnologicamente il più avanzato, quale quello del sistema a caricamento continuo invece delle benne proposte. Non ci siamo preoccupati di quello che si bruciava piuttosto di quello che sarebbe uscito dalla ciminiera e che produce danno alla salute pubblica. C’è, poi, un altro aspetto che non si deve dimenticare: quella riconversione ha permesso il mantenimento di posti di lavoro sul territorio e, in un momento di crisi, non è cosa da poco. E, proprio per le preoccupazioni di ciò che potesse uscire dalla ciminiera di Torre Valdaliga sud, ho lavorato intervenendo nei procedimenti appositi, per far pronunciare l’AIA negativamente circa la richiesta dell’azienda, Tirreno Power, per il mantenimento dell’esercizio del 4° gruppo così com’è avvenuto, perché, al di là della scelta del combustibile, se invece avesse avuto l’avvallo della Commissione AIA, si sarebbe determinato un peggioramento ambientale per l’ aumento delle quantità di emissioni inquinanti sul territorio rispetto al decreto che ha autorizzato la riconversione della centrale di TVS. Eppure le sue osservazioni o quelle del suo partito non le ho mai viste in questi procedimenti. Altra cosa è la gestione. Se essa si discosta da quanto autorizzato ci sono responsabilità che vanno individuate e colpite. E non è un caso che, pur avendo un ruolo di non governo, sono stato impegnato sempre, ed in prima fila, per denunciare anomalie gestionali, cercando di risolvere il problema. E’ stato così per i rumori, per il trasporto anomalo del cenerino, ed anche per un errore di pubblicazione del decreto autorizzativo 55/’03 sulla Gazzetta Ufficiale che aveva consentito un quantità di emissioni in eccesso di 600 tonnellate di SO2. Anomalia risolta tra l’indifferenza di altri amministratori, alcuni di questi anche nocoke. Lei si scaglia in maniera convinta contro quella riconversione, tant’è che ha proposto di intitolare anche una via ai 23 amministratori che operarono quella scelta, ma ci spiega perché rimane ancora silente sul grave impatto ambientale che provoca il porto e le attività ad esso connesse, tale da provocare un cappa rosso-giallastra, la stessa che provocava Torre Valdaliga nord appena entrata in funzione nel 1980? Ci spieghi, signor Segretario, perché altri politici le fanno compagnia in questo silenzio. Non crediamo che gli inquinanti possano avere un colore politico. Come vede non è una cartolina che manca, anche perché in quella relativa alla qualità dell’aria un episodio di inquinamento dovuto a Torre Valdaliga nord, per nostra coerenza, l’abbiamo collocata. Quanto al mio cambio di casacca lasci stare… non si è nemmeno accorto che ho dovuto cambiarle quando queste liste civiche non esistevano più. Piuttosto che scomodare Totò, al di là delle proprie posizioni e convinzioni, ognuna delle quali merita il rispetto altrui, mi domando perché non ha mai ufficializzato le sue posizioni nei procedimenti VIA od AIA piuttosto che lasciarli a sterili polemiche, forse perché non aveva fiducia neanche lei che potessero trovare accoglimento presso gli organi competenti?
Vittorio PETRELLI
Paladino dello Sviluppo Sostenibile"
[UAAAZZ! NdR]
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Nuova risposta di Petrelli (07/08/2010):
Sono stato a lungo indeciso se dare risposta al comunicato del Sig.Petrelli ,dopo aver letto e preso atto del “diluvio di scempiaggini” in esso contenute, oppure chiudere la questione con un secco, espressivo ed esauriente: “NO COMMENT!”.Poi , ricordandomi che dare una risposta ad un qualunque interlocutore ,a prescindere dal suo profilo intellettivo e culturale, è un obbligo derivante dalle normali regole del “buon vivere” ho preso in mano la penna ed ho deciso di dare un riscontro, che mi auguro definitivo, alla “querelle” , aperta in prima istanza dal Sig.Dei Giudici , che ha avuto il buon gusto di accontentarsi della mia replica, e proseguita ,in seconda istanza, dal Sig.Petrelli non ancora “pago” di quanto da me già espresso nel corpo della mia prima replica.
Ritengo opportuno offrire al Sig.Petrelli un paio di spunti di riflessione, chissà che questa volta non abbia un attimo di “resipiscenza”.
In particolare,ed in prima istanza, vorrei chiedere al Signore in parola se é umanamente possibile cambiare una gomma ad una macchina in movimento o ,se preferisce, chiedersi quale logica esiste nel chiudere la stalla dopo che i buoi ne sono fuggiti?
Dopo aver votato, insieme ad altri ,non importa quanti siano, la conversione a carbone voleva forse con i suoi successivi “vantati” interventi riconquistarsi una “verginità politica”?
Per caso forse chi commette un reato e poi tenta di attenuarne od occultarne in seguito ed in qualche modo la gravità non é ritenuto colpevole ?
Sig.Petrelli abbia rispetto per l’intelligenza del prossimo, su per favore!
In seconda istanza, a proposito di VIA(Valutazione di Impatto Ambientale) offro alla riflessione del Sig. in parola quanto tratto dai contenuti della Valutazione di Impatto Ambientale della Centrale, Relazione Istruttoria,pag.39,rigo 26 in cui si poteva leggere “…in seguito alla conversione a carbone della Centrale di Torre Valdaliga Nord ci sarà un aumento del 50% delle emissioni di mercurio” ed ancora nel Decreto di Valutazione di Impatto Ambientale della Centrale in questione, a pag.18-rigo 16 si poteva leggere che : “..si esprime perplessità riguardo al fatto che le emissioni di mercurio possano essere effettivamente contenute nel valore dichiarato di 08 microgrammi/Nm3” Signor Petrelli ,Le aggiungo “ad abundanziam” quanto espresso ,in un recentissimo rapporto, dalla Società Internazionale dei Medici per l’Ambiente-Alto Lazio, secondo il quale, la situazione riguardante la presenza del mercurio nell’ambiente non é ancora giunta al suo massimo livello di criticità. In tale contesto,viene,inoltre precisato, in merito al mercurio, che circa il 70% delle emissioni derivanti dall’attività umana sono provocate dall’incenerimento dei rifiuti e,soprattutto, dalla combustione del carbone, che può contenere fino a 150 volte la quantità di mercurio presente nell’olio combustibile. Come non bastasse, il rapporto evidenzia la capacità del mercurio di operare alterazioni in campo genetico che possono esporre la popolazione alla predisposizione di patologie croniche come il diabete ,l’arteriosclerosi ed il cancro.
Da ultimo Green Peace ha reso noto che su di un campione di sogliola pescato recentemente al largo di Civitavecchia la quantità di mercurio é ben 10 volte maggiore dell’indice previsto,le ricordo che tale pesce viene utilizzato nella fase di svezzamento dei neonati :va bene come analisi obiettiva dei fatti,Sig. Petrelli?
Penso di averLe dato degli ottimi spunti di riflessione per pubblicare ulteriori cartoline…….Sig.Petrelli noi tutti la ringraziamo per i suoi indefessi sforzi per migliorare la qualità della vita della città e, per chiudere, non mi resta che dirLe: “ Salute …da Civitavecchia”.
"Why new coal", "Perché nuovo carbone?" Nuovo docufilm dall'India
Da un nuovo docufilm una critica al modello di sviluppo indiano e alla sua dipendenza dai combustibili fossili. Si chiama WhyNewCoal, ed è stato realizzato da Ekta Kothari e Vinay Jaju in partnership con www.SwitchON.org e http://onergy.in/
Sotto: lavoro minorile nelle miniere di carbone indiane
L'ombra del terminal Cina sulle nostre teste. La malavita fa il tifo, Moscherini anche.
Da TrcGiornale.it
"Civitavecchia in competizione con Tripoli, per la realizzazione del terminal Cina. “I cinesi vogliono realizzare un grande approdo per i container, e sono due le città in lizza, Civitavecchia e Tripoli”. Lo ha detto questa mattina, a margine del consiglio comunale, l'assessore Mauro Nunzi, commentando l'approvazione del Piau, programmi innovativi in ambito urbano.
“Uno studio di fattibilità che – ha detto sempre l'assessore – non può non tenere conto delle gradi direttrici di comunicazione di cui la nostra città rappresenta uno snodo”. In questa chiave Nunzi ha spiegato l'inserimento dello studio del district park e del terminal Cina, definendolo “un sogno”. Ma in consiglio l'opposizione non è stata del suo stesso avviso. Marietta Tidei (Pd) ha detto che “il progetto che ci hanno mostrato i consulenti non è quello della delibera”. Manuedda (Verdi) ha sottolineato che il progetto “travalica i limiti imposti dal finanziamento ministeriale” mentre per Piendibene “la zona a nord deve essere preservata perché è un tratto di costa assolutamente peculiare”. E anche per Petrelli “non c'è alcun bisogno di allargarsi con i container a nord di Tvn”. Di segno opposto ovviamente gli altri interventi dalla maggioranza, con Vitali (Pdl) che ha invitato l'opposizione a collaborare “perché questa è una coalizione aperta” e Balloni (Polo Civico) che invece ha chiesto l'astensione. Favorevoli al Piau anche gli ex Udc Cerrone e Mecozzi. Alla fine il Piau è passato con 22 voti favorevoli e 7 contrari, compreso Gatti (Gruppo Misto). Guerrini (Pd) era uscito. “Questa è la svolta dello sviluppo, è la nuova storia di Civitavecchia, per i prossimi venti anni”. Il terminal Cina, quindi, non è un progetto finito nel cassetto del Pincio e la Frasca non è ancora salva.
Centrale a carbone di Bastardo: lifting in vista?
(ASCA) - Perugia, 5 ott - ''Le anticipazioni che leggiamo dai giornali ci appaiono spudorate e preoccupanti. Pensare di rendere compatibile con l'ambiente e la salute umana un impianto obsoleto abbassando i parametri sulle emissioni sarebbe inaccettabile. Una maggiore capacita' progettuale deve farci optare per un serio progetto di riconversione, non a rimettere insieme i pezzi di quella che ormai deve essere considerata come una testimonianza di archeologia industriale ed energetica''. Cosi' il capogruppo dell'Italia dei valori in Consiglio regionale dell'Umbria, Oliviero Dottorini, commenta le notizie relative a ''presunte iniziative mirate a far rimanere a pieno regime la centrale a carbone ''Pietro Vannucci' di Bastardo, abbassando i parametri di tutela ambientale e riproponendo progetti di combustione delle biomasse''. ''A noi preme ricordare - spiega - che il Consiglio regionale ha deciso nel 2007, approvando la mozione che ci vedeva come primi firmatari, di abbandonare il progetto di co-combustione delle biomasse e a valutare invece una progressiva riconversione dell'attuale centrale verso impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, quali fotovoltaico, solare termondinamico ed eolico, secondo i limiti posti dall'attuale Piano energetico regionale. Oggi - aggiunge - qualcuno sembra voler mettere in discussione quella deliberazione per tornare alla carica con un progetto senza futuro, incurante delle prospettive economiche e ambientali del nostro territorio e delle linee programmatiche di legislatura che fanno della green economy il cardine delle politiche regionali. Se fosse vero quanto apprendiamo rispetto alla volonta' dell'assessorato all'Ambiente - osserva Dottorini - di predisporre un piano per abbassare i parametri di legge in fatto di emissioni in modo da permettere alla centrale Enel di ottenere il rilascio della Autorizzazione integrata ambientale (Aia), si tratterebbe di un progetto che incontra la nostra ferma opposizione. La salute dei cittadini si tutela chiedendo il rispetto di parametri restrittivi e non abbassando il livello di guardia''. ''Quanto alle biomasse, - continua - sappiamo che il Piano energetico regionale non consente iniziative di queste dimensioni che comporterebbero l'importazione di materie prime da fuori regione e l'eventualita' di bruciare rifiuti. Per quanto ci riguarda, continuiamo a ritenere che l'impianto di Gualdo Cattaneo presenta enormi criticita' di carattere socio-sanitario che richiedono verifiche che non ci risultano siano state mai condotte. Cosi' come non sono pervenute risposte alle nostre numerose interrogazioni sui carbonili scoperti. Ci preoccupa il fatto che il ministro Calderoli defini' quell'impianto come altamente inquinante''.
''E' giunto il momento - conclude - di abbandonare progetti assurdi come quello del rilancio della centrale e porre invece finalmente sul tavolo delle politiche di governo, a fianco di una decisa opzione a favore delle energie rinnovabili, il tema della riconversione di un impianto che puo' trasformarsi nel fiore all'occhiello dell'impegno umbro per la green economy e per le energie rinnovabili''.
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(Asca)