(AGI) - Roma, 4 mar. - Inserita nel contesto di un'Europa che secondo i dati 2009 conseguira' nel suo insieme gli obiettivi di Kyoto e quelli di riduzione del 20% delle emissioni entro il 2020, l'Italia corre il rischio di essere l'unico paese europeo che non raggiungera' gli stessi obiettivi. L'allarme viene lanciato da "Ambiente Italia 2011", il rapporto annuale di Legambiente sul consumo di suolo in Italia elaborato dall'istituto di ricerche Ambiente Italia, presentato questa mattina dal presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, insieme al presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti. Eppure, si legge nel documento, per il nostro Paese (che nel 1990 non aveva nucleare e aveva pochissimo carbone da ridurre, basse emissioni pro capite e una delle migliori intensita' energetiche della Ue) la meta e' a portata di mano, cosi' come sarebbe possibile raggiungere gli obiettivi del 2020 per le rinnovabili e la riduzione della CO2. Un esempio di come l'Italia possa attivare un'industria nazionale dell'efficienza energetica, ha spiegato Duccio Bianchi, curatore del rapporto, e' la misura delle detrazioni fiscali del 55% sulla ristrutturazione energetica nell'edilizia. Nel periodo 2007-2009 sono stati attivati complessivamente 590mila interventi, con un investimento (tutto privato) di 7,9 miliardi di euro. "L'Italia deve smettere di remare contro lo sviluppo delle rinnovabili - ha osservato Bianchi - perche', quando la politica lo ha permesso, il territorio ha dimostrato di avere le capacita' per una svolta energetica pulita. Lo stop al consumo di suolo e la risposta ai problemi della casa e delle citta' va di pari passo con una riqualificazione energetica complessiva del patrimonio edilizio". Segno piu' si registra invece per il settore energetico, dove continua la riduzione dei consumi delle materie prime, che passano da 191 milioni di Tep a circa 180 milioni (-5,8%). A decrescere infatti e' la produzione energetica da fonti non rinnovabili: la produzione di petrolio e' calata infatti di circa 5 milioni di Tep (-5,3% del totale), quella di gas naturale del 5,6%. In controtendenza, invece, la produzione da fonti rinnovabili che tra il 2008 e il 2009 e' salita di 2,3 milioni di Tep (13,5%) confermando il trend dell'ultimo decennio (+49%). (AGI) .
5 marzo 2011
Carbone, mortalità infantile, aspettativa di vita
Un contributo del dott. M. Portaluri, da Brindisium.net
"Alcuni ricercatori di varia nazionalità (USA, Svizzera, Nuova Zelanda) hanno recentemente (febbraio 2011) pubblicato un interessante lavoro scientifico in cui mettono in relazione i consumi elettrici, i consumi di carbone come combustibile e alcuni risultati di salute.
L'analisi è stata condotta su serie di dati relativi a 41 paesi nel mondo e sulle condizioni di salute in un periodo che va dal 1965 al 2005.
L'elettricità serve per ottenere acqua potabile e per riscaldare gli ambienti di vita senza inquinarne l'aria. Ma i costi sanitari esterni agli impianti di produzione di energia con combustibile fossile come il carbone rappresentano circa il 70% dei costi esterni totali e sono stati stimati negli USA, dalla Accademia Nazionale delle Scienze, in 120 miliardi di dollari solo per il 2005.
L'analisi ha evidenziato che l'aumentato consumo di elettricità è associato ad una riduzione della mortalità infantile per quei paesi in cui nel 1965 la stessa era superiore a 100 casi per 1000 nati vivi, e ad un aumento dell'aspettativa di vita se inferiore ai 57 anni nel 1965 (e non è il nostro caso per entrambi i parametri!).
Gli autori sostengono che i loro dati dimostrano che un crescente consumo di carbone è associato con un aumento della mortalità infantile e ad una riduzione dell'aspettativa di vita al netto dei vantaggi anzidetti.
Per questo concludono che l'aumento di consumo di elettricità in paesi con una mortalità infantile inferiore a 100 per 1000 nati vivi “non comporta a un maggior beneficio in termini di salute mentre il consumo di carbone produce significativi impatti negativi sulla salute”.
Continuano, quindi, ad essere prodotti lavori che confermano l'impatto negativo del consumo di carbone sulla salute delle popolazioni laddove viene impiegato.
Ogni nuovo lavoro consolida quanto è già ben noto e cioè che le centrali carbone, per quanto vantaggiose per il basso costo del combustibile, hanno un costo “esterno” all'impianto che viene addebitato alla collettività.
Altrove queste verità non si nascondono e gli stessi governi commissionano analisi approfondite per stabilire i vantaggi e gli svantaggi di manutenere, riconvertire o dismettere certi impianti.
Ma cosa succede da noi? Si confonde l'indubbio valore sociale del lavoro prodotto dall'industria energetica con la sua innocuità sanitaria ed ambientale.
Se su Torchiarolo incide il 10% di inquinanti provenienti da Cerano ed il 15% di quelli provenienti dal Petrolchimico, perché un rimedio per contenere gli sforamenti delle letture delle centraline di quel Comune si devono pagare al 100% con denaro pubblico? Valutiamo, pur con i limiti della scienza, l’impatto sulla qualità dell’aria delle singole componenti.
Ognuno paghi per quello che inquina, soprattutto se lo fa per profitto e non per riscaldarsi.
Il rigore scientifico paga sempre, la propaganda può nascondere la polvere sotto il tappeto, ma prima o poi, in termini di inquinamento o di danni alla salute, la verità emergerà. Bisognerebbe replicare gli studi che vengono effettuati in tutto il mondo vicino alle centrali a carbone anche a Brindisi.
Perché questo non si fa?
Il Servizio Sanitario Regionale, per quanto impegnato – come risulta dagli atti giudiziari pubblicati in questi giorni – in tutt'altre faccende, dovrebbe valutare più attentamente lo stato di salute della popolazione in rapporto ai più svariati fattori di rischio.
Altrimenti non ha molto senso sbracciarsi per il diritto alla salute quando la salute è già stata irrimediabilmente persa.
Maurizio Portaluri
4 marzo 2011
Da quanti anni avvertivamo la popolazione?
Megadiscarica di Allumiere: Alemanno e La Russa decidono la morte della Farnesiana e del territorio che nessuno difende.
L’avevamo detto!
I nostri medici l’avevamo spiegato negli innumerevoli incontri pubblici: la centrale a carbone non era che l’inizio della fine.
Ora è evidente a tutti che il territorio dell’Alto Lazio è stato individuato per localizzarci i siti più inquinanti d’Italia con il beneplacito di Sindaci e Presidenti.
La notizia, come in un incubo, esce dai giornali come decisione già presa senza consultare alcuno ed anzi in contrapposizione a quanti hanno posto in evidenza l’assurdità di una tale scelta: Alemanno e La Russa hanno firmato un protocollo di intesa che prevede la chiusura di Malagrotta e l’apertura di Allumiere, come discarica di Roma, voilà come fosse un’opera che il territorio aspettava da tempo.
La Regione Lazio, appena smaltita la sbornia elettorale, ha evidentemente dimenticato in fretta le promesse fatte al territorio, e con un tocco di maestria ha dato il suo assenso facendo finta di negarlo, e cosi mentre la Polverini smentiva la notizia che già aveva iniziato a circolare mesi fa nel contempo la stessa approvava il nuovo piano rifiuti del Lazio istituendo un Ambito Territoriale Ottimale (A.T.O.) grande come la Regione Lazio e 5 sub A.T.O. corrispondenti alle provincie, compresa Roma, bypassando completamente la Provincia di Roma.
E’ questo il vero atto propedeutico alla decisione di localizzare ad Allumiere la megadiscarica; è questo il primo atto che va contrastato e che ci aspettiamo che quanti, amministratori e esponenti politici, hanno espresso la loro contrarietà a tale scelta, chiedano di modificare ai loro rappresentanti alla Regione Lazio.
La megadiscarica è il più grave scempio ambientale che potevano programmare nel nostro territorio; un invasione in una porzione di territorio, la Farnesiana che, inserito nella cornice dei monti della Tolfa, racchiude un paesaggio naturale di rara bellezza ed il cui prezioso valore ambientale, riconosciuto anche dalla Uninione Europea che la ha nominata Zona di Protezione Speciale (ZPS), verrà violato dalla prepotenza del Ministero della Difesa e del Campidoglio per collocarci la megadiscarica.
Dopo le altisonanti dichiarazioni di Sindaci, Amministratori e politici vari, ci aspettiamo ora che si passi dalle parole ai fatti e che le dichiarazioni si trasformino in iniziative di mobilitazione, VERA, a difesa del territorio.
Ogni silenzio sarebbe colpevole, prova provata che tutti sapevano ma che nessuno ha fatto nulla per ostacolare un progetto che definire devastante è un eufemismo e che, nonostante arroganza e prepotenza, non sarà tanto facile da realizzare.
Lo promettiamo a voi, lo promettiamo ai nostri figli.
Movimento Nocoke Alto Lazio
Allumiere discarica di Roma, intervista al sindaco
Da Repubblica.it intervista a sindaco di Allumiere A. Battilocchio
"Si sale tra boschi di carpini e castagni per arrivare ad Allumiere, mentre il panorama si allarga sulla vallata. Curve dopo curve lasciandosi alle spalle il mare di Civitavecchia, di Santa Severa e il borgo di Tolfa. Prima di entrare in paese, 522 metri di altitudine e poco più di 4.000 abitanti, un cartello dice "faggeta". La faggeta per Allumiere è come il Colosseo per Roma: il suo vanto, la sua carta d'identità, il suo biglietto di presentazione. Perché quei faggi, unico caso in Europa, crescono sottoquota, grazie ad un microclima particolare che aggira le regole della natura e stupisce i botanici, dal momento che i faggi si vedono solo in montagna, mai al di sotto dei mille metri. Per questo l'Unione Europea ha definito la zona un "sic", sito di interesse comunitario, mentre tutto il territorio è una "zps", zona a protezione speciale.
"Fare qua una discarica è contro natura", dice Franco Verbo, il pasticcere dello storico laboratorio che da 50 anni sforna le sue superbe "aragoste" con la crema. "Noi non siamo l'immondezzaio della capitale", scandisce con orgoglio.
Il servizio di Repubblica sul protocollo d'intesa fra La Russa e Alemanno per realizzare la cittadella dei rifiuti di Roma nell'area militare di Allumiere ha scatenato un putiferio nel silenzioso borgo medioevale. La notizia si è sparsa in un battibaleno e adesso sono tutti furiosi, dal sindaco al fruttivendolo. "Ora ci aspettiamo che Alemanno ci porti pure i nomadi, visto che Allumiere è diventata il ricettacolo di Roma - protesta Francesco Galimbene, che compra patate e cipolle dal furgoncino fermo in piazza - Tutto questo è inaccettabile. Non si può gestire da Roma la programmazione del nostro territorio".
Il primo cittadino Augusto Battilocchio, Pd, ha scritto la prima di una lunga serie di lettere alle 7 della mattina, chiedendo un incontro urgente al sindaco Alemanno e alla presidente della Regione Polverini, per ribadire la ferma opposizione di tutte le forze politiche e produttive alla discarica e al termovalorizzatore che il Campidoglio e l'Ama vogliono costruire nel comune di Allumiere.
"È da un anno che mandiamo lettere - racconta Battilocchio dalla sua scrivania - Dopo una lettera inviata a giugno siamo stati convocati dalla Polverini il 10 settembre. "Vi coinvolgeremo nella discussione del piano rifiuti", ci aveva assicurato all'epoca. Invece il piano è stato adottato e nessuno ci ha chiamato. Ma questo protocollo noi non lo faremo passare. Stiamo preparando per mercoledì 9 marzo, in occasione del consiglio regionale, una grande manifestazione davanti alla Pisana di 15 comuni di ogni appartenenza politica. Contiamo sull'appoggio del presidente della Provincia Nicola Zingaretti".
"Il peccato originale è la centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia", dice Umberto Di Pietrantonio, consigliere di minoranza, della lista civica "Allumiere nel cuore", anche lui convocato d'urgenza dal sindaco insieme all'assessore all'Ambiente Enrica Artebani e a quello alle Attività produttive Giuseppe Stefanini. "Quella maledetta centrale ha aperto la strada allo sfascio del territorio. Adesso lavora il carbone, ma è strutturata anche per bruciare il combustibile da rifiuti. Tutto torna".
Eccola lì la ciminiera della centrale a carbone. Dalla terrazza naturale che si apre sulla vallata si vedono a sinistra le torri di Civitavecchia, a destra quelle dell'altra centrale a carbone di Montalto Di Castro. "Nel nostro territorio c'è la concentrazione di produzione energetica più forte d'Europa - dice il sindaco - Allumiere ha patito, patisce e patirà".
Sulla questione della centrale di Torrevaldaliga Nord si sono rotte antiche alleanze in paese. Alcuni consiglieri sono usciti dalla maggioranza per confluire nella lista civica e in Sinistra ecologia e libertà. "A parole tutti i sindaci della zona erano contrari alla centrale, alla fine l'hanno accettata - racconta il consigliere Malrico Brogi, adesso tesserato Sel - Il rischio è che succeda la stessa cosa con la discarica". "È una coincidenza per lo meno singolare che subito dopo la disponibilità data dal comune di Allumiere a costruire un impianto per il compostaggio venga fuori anche la cittadella dei rifiuti da realizzare proprio lì accanto", dice Emiliano Stefanini.
Nella cornice bucolica del panorama campestre è difficile individuare l'area del poligono militare dove Alemanno vuole allestire la discarica e il gassificatore per Roma. E ancora più difficile è immaginarla questa cittadella dei rifiuti in mezzo alle pennellate gialle e verdi dei campi e al fogliame scuro dei boschi. L'occhio indugia più volentieri a scrutare l'orizzonte, con la cima del Monte Amiata innevata, l'isola del Giglio, Montecristo e l'Argentario. "A fine 2010 siamo partiti con la raccolta differenziata porta a porta, che sta dando ottimi risultati - dice ancora il sindaco Battilocchio - Stiamo facendo di tutto per costruire un comune ecologico e adesso dovremmo accettare i rifiuti di Roma?".
3 marzo 2011
Allumiere nuova Malagrotta: intervento dei Medici ISDE
Comunicato dai Medici ISDE
"Ben lontani da alcun tipo di interesse per la salute dei cittadini, continuano imperterrite le brutte notizie per i residenti nel comprensorio di Civitavecchia per quanto riguarda l’ambiente.
L’annuncio di una discarica nella zona di Allumiere non è che una nuova offesa a questa popolazione già martoriata dall’aumento dell’incidenza del cancro.
Tra gli uomini, nell’ultimo rapporto regionale del 2010, sono state osservate una maggiore frequenza di persone ospedalizzate per malattie polmonari croniche, un eccesso di mortalità per tutti i tumori (in particolare per il tumore polmonare, della pleura e del tessuto linfo-ematopoietico. Tra le donne è stato osservato un eccesso di persone ricoverate per tumore alla mammella.
In questa situazione epidemiologica non trova alcuna spiegazione l’ulteriore minaccia di un danno sanitario per la presenza di una discarica.
Uno studio effettuato applicando una metodologia riconosciuta dalla Commissione Europea ha infatti dimostrato come la messa in discarica di una tonnellata di rifiuti urbani possa provocare un danno alla salute ed all’ambiente per 12,8 euro; 800.000 tonnellate potrebbero causare un danno per 10.240.000 euro. Dopo 20 anni di attività il danno alla salute e all’ambiente potrebbe essere stato di oltre 200.000.000 (duecentomilioni) di euro (Environmental impacts and costs of solid waste: a comparison of landfill and incineration Ari Rabl, Joseph V. Spadaro, Assaad Zoughaib. Waste Management & Research 2008: 26: 147–162).
La possibilità che arsenico nei rifiuti possa infiltrare le falde acquifere di un territorio dove sono state continuamente richieste deroghe per l’arsenico stesso nell’acqua potabile, costituisce già da sola un divieto assoluto a questa ingiusta decisione di costruire la discarica.
I responsabili dovranno rispondere del danno economico per l’enorme deprezzamento dei beni in tutta l’area interessata.
La Commissione Europea sarà prontamente messa a conoscenza e dovrà intervenire a tutela della nostra salute.
Chiediamo ai politici che governano la regione e la città come sia possibile ignorare l’elevato numero di posti di lavoro e il grande beneficio che sarebbe tratto con la raccolta differenziata spinta.
Chiediamo ai politici di andare incontro a quello che la gente veramente desidera: vivere in un ambiente migliore !
Coordinamento dei Medici per L’Ambiente e la Salute
2 marzo 2011
Il comitato "Piazza pulita" festeggia i quattro anni di attività
Comunicato
"Partiti sulla scia dell'indignazione della creata ad arte emergenza rifiuti di Napoli, siamo riusciti a portare l'attenzione della politica, dei mass media e dei cittadini, sul modo di gestire correttamente il ciclo dei rifiuti. Concedendoci un piccolo vanto, possiamo dire di essere riusciti a creare dibattito e portare a consapevolezza comune e condivisa ciò che l'esperienza dimostra ormai essere acclarato: il problema dei rifiuti si risolve facendo la raccolta differenziata spinta porta a porta. Sappiamo che le variazioni sul tema sono tante, e sono state espresse a più riprese e in vari modi. Come non ricordarci della già, fortunatamente dimenticata, pirolisi, oppure dell'attuale Arrow bio, o ancora della minacciosa ipotesi dell'incenerimento nelle centrali Enel.
Nello statuto dell'associazione, non è previsto tutto ciò, siamo contro ogni forma di incenerimento, senza se e senza ma.
Finalmente dopo anni sta per partire il progetto sperimentale della raccolta differenziata "porta a porta" ad Aurelia, che successivamente coinvolgerà Boccelle, Santa Lucia i Capuccini, e poi, ci auguriamo noi, tutta la città.
Lo consideriamo una nostra vittoria, ma dobbiamo, per onestà, riconoscere all'attuale Assessore all'Ambiente particolare sensibilità e disponibilità ad una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti.
Sta per partire: è stato indetto il bando di gara per l'affidamento della campagna di informazione ai cittadini e, nel momento che scriviamo, dovrebbe già essere stato assegnato; ma ancora non è partita, e disillusi da tanti falsi annunci, fino a quando non lo vedremo con i nostri occhi, non ci crederemo.
Ecco, per il nostro compleanno, questo è il regalo che ci aspettiamo e che tutta la città merita.
Ma il futuro già incombe e ci chiama ad altre sfide ancora difficili e impegnative, ma non per questo meno belle ed esaltanti.
Il nuovo traguardo è il Riutilizzo.
Il Riutilizzo delle cose è funzionale, anzi parte importante della raccolta differenziata.
Chi di noi non ha mai notato quei personaggi che da sempre rovistano nei cassonetti, i cosiddetti "stracciaroli". Ebbene questi, a torto considerati nei gradini più bassi della scala sociale, hanno svolto e svolgono un ruolo ambientale importante, perchè con il loro lavoro non solo hanno sottratto materiale che altrimenti sarebbe andato smaltito, con gli ovvi costi, in discariche ed inceneritori, ma hanno anche creato un economia, sommersa da non sottovalutare.
Un recente studio sui flussi dei rifiuti di Roma ha calcolato che in ognuno dei 45.000 cassonetti della città sono presenti almeno due oggetti che si possono riutilizzare, ai quali è stato dato un valore minimo di 1 euro ciascuno; 2 euro a cassonetto, al giorno: un tesoro!
Dallo stesso studio è emerso che i beni riusabili consegnati ogni anno nelle isole ecologiche dai cittadini, in assenza di raccolta differenziata, valgono 13.518.684 euro mentre laddove quest'ultima viene effettuata e gli oggetti smistati nelle isole ecologiche, il valore conseguente salirebbe a 46.477.454 euro. Se poi questi beni intercettati venissero rimessi in commercio attraverso la rete dell'usato, con organizzazioni del terzo settore in vendita diretta, il fatturato potenziale sarebbe rispettivamente di 10.633.391 euro (senza R.D,) e 23.816.898 euro (con R.D.).
Solo una profonda miopia politica potrebbe ignorare l'opportunità offerta dal far emergere una così ricca economia sommersa, e, con essa, la possibilità di occupazione da tale pratica derivante.
E' ovvio che luogo deputato alla raccolta di detti beni deve diventare l'isola ecologica che dovrà essere adeguatamente attrezzata con una piattaforma di iniziale ricevimento che avrà il compito di intercettare e poi selezionare i beni riutilizzabili, per inviarli successivamente ai vari reparti per l'igienizzazione, riparazione, riutilizzo totale o parziale oppure definitivo smaltimento, a secondo dei materiali dei vari componenti.
Sinteticamente questa è la prossima sfida, ma anche un po' il sogno, che la nostra associazione ha l'ardire di presentare per il proprio compleanno. Un sogno che potrebbe rischiare di rimanere tale, se non verrà supportato praticamente dagli amministratori pubblici.
Dunque, per il nostro compleanno facciamo una festa dove siete tutti invitati , Venerdì 4 Marzo alle ore 17,00 al centro sociale Cima ad Aurelia. Vi aspettiamo per brindare insieme e parlare di sogni.
* del Comitato "Piazza pulita"
Maurizio Puppi
Alto Lazio 2.0: carbone, cemento, megadiscarica, inceneritore. Allumiere nuova Malagrotta
Questo è il Sistema che si dispiega. Il progetto che ci tengono nascosto ma i cui tratti abbiamo intuito da almeno dieci anni.
Si inizia col degrado ambientale annientando qualsiasi prospettiva di sviluppo eco-compatibile, si educa una cittadinanza al brutto e all'inquinamento, anche se questo costa la distruzione di beni inestimabili: profitto dei padroni uber alles.
Siamo furiosi. Non è vero che non c'è limite al peggio. L'argine al degrado siamo noi e lo dimostreremo coi fatti.
Articolo tratto da Repubblica.it:
Commenti a caldo da BigNotizie.it
Dove sorgerà la discarica alternativa a Malagrotta? Il Campidoglio lo ha deciso da tempo. Non solo. Ha anche siglato con il ministero alla Difesa un protocollo d'intesa per ottenere il terreno dove realizzarla: il poligono militare "la Farnesiana", nel comune di Allumiere, fuori del comune di Roma.
Il documento porta la data del 13 dicembre 2010 ed è firmato in ogni pagina dal sindaco Gianni Alemanno e dal ministro Ignazio La Russa. Con buona pace dei residenti e del sindaco di Allumiere, che hanno più volte protestato a gran voce contro questa eventualità. Con buona pace degli ambientalisti, dell'opposizione capitolina e dell'amministrazione di Palazzo Valentini, che più volte hanno manifestato la loro contrarietà alla volontà del Campidoglio di realizzare la discarica alternativa a Malagrotta nel territorio della provincia, per di più in una zona sottoposta a vincoli ambientali, perché riconosciuta dalla legislazione europea di grande valore paesaggistico.
In quel gioiello ambientale, il Comune di Roma non vuole aprire soltanto la discarica che prenderà il posto di Malagrotta e ne consentirà la chiusura, ma una vera e propria città dei rifiuti, dotata di un impianto per la realizzazione del cdr, il combustibile da rifiuti che poi verrà bruciato e trasformato in energia dal gassificatore. "Polo integrato per lo smaltimento, il trattamento ed il recupero dei rifiuti", lo chiama il documento, specificando che "il presente protocollo d'intesa è titolo idoneo affinché Roma Capitale e per essa l'ente strumentale (cioè l'Ama, ndr) possa richiedere ed ottenere tutte le autorizzazioni necessarie per la realizzazione di un polo integrato per lo smaltimento, il trattamento ed il recupero dei rifiuti".
Via libera dal ministro La Russa, dunque, che non solo apre l'area al Comune di Roma, ma "nel condividere le necessità rappresentate da Roma Capitale, manifesta la propria disponibilità a procedere congiuntamente per il raggiungimento degli obiettivi definiti".
Lo sanno bene il ministero della Difesa e il Campidoglio che quella zona è vincolata. Il protocollo lo riconosce chiaramente. "Il bene demaniale - recita il documento - è inserito in un contesto paesaggistico caratterizzato da vincoli ambientali, essendo in parte inserito nella zona di Protezione speciale di cui alla direttiva comunitaria 79/409/Cee "Uccelli" (sostituita dalla direttiva 147/2009/Cee) recepita ed attuata dalla Regione Lazio con la delibera di giunta regionale 16 maggio 2008 n. 363". Ma per il sindaco e il ministro La Russa le "finalità di pubblico interesse" sono prevalenti e giustificano il superamento del vincolo. Perciò, per la realizzazione della cittadella dei rifiuti, "il ministero mette fin da subito a disposizione di Roma Capitale i dati, le informazioni e i documenti a sua disposizione, tra cui le cartografie, le litografie e i rilievi topografici".
(02 marzo 2011)
Il sindaco Moscherini: "Lavorerò con i colleghi dell'Alto Lazio per uno stop definitivo alla proposta". Commissione Ambiente e Roscioni: "Esiste già una mozione con un secco no". Il Gruppo di Sel alla Provincia: "Questo è un sopruso. Adesso barricate". Il sindaco di Ladispoli, Paliotta: "No alla città dei rifiuti ad Allumiere"
27 febbraio 2011
Obama per il taglio dei sussidi ai combustibili fossili
Fonte
Tagliare i sussidi alle fonti fossili e aumentare quelli per le rinnovabili. Questa la ricetta dell'amministrazione Obama, che ha proposto di destinare 29,5 miliardi di dollari al Dipartimento dell'energia come budget del 2012 (+4,2% rispetto a quello previsto per il 2011 e +12% in confronto al 2010). Circa otto miliardi di dollari andranno a nuovi progetti delle rinnovabili, come eolico, solare e auto elettrica. Per coprire queste spese della green economy, Obama vorrebbe ridurre sensibilmente gli aiuti alle industrie del petrolio, del carbone e del gas: 3,6 miliardi l'anno in meno è la richiesta della Casa Bianca al Congresso. I sussidi alle fonti tradizionali potrebbero quindi perdere oltre 40 miliardi in un decennio; meno fondi anche per l'esplorazione di giacimenti di gas e petrolio e per lo sviluppo dell'idrogeno. Il Dipartimento dell'energia dovrebbe invece promuovere i settori emergenti dell'economia verde, tra cui la mobilità sostenibile. Ricordiamo che l'obiettivo di Obama è vedere un milione di automobili elettriche sulle strade americane entro il 2015. Difatti la proposta dell'amministrazione assegna 588 milioni di dollari ai trasporti ecologici, quasi il doppio (+88%) rispetto al livello attuale. Tra le tecnologie che l'amministrazione Obama considera di primaria importanza, ci sono le reti intelligenti (smart grids) per potenziare le infrastrutture elettriche, gli accumulatori d'energia e le batterie per i veicoli a zero emissioni. La palla passerà ora al Congresso; il passaggio più difficile sarà alla Camera, dove l'opposizione repubblicana detiene la maggioranza e potrebbe bloccare le iniziative di Obama. Intanto il segretario dell'Energia Steven Chu ha annunciato nei giorni scorsi un finanziamento da 50 milioni di dollari per una rete elettrica dedicata ai futuri impianti eolici offshore. La strategia nazionale è installare dieci Gw di eolico marino entro il 2020 per poi arrivare a 54 nel 2030. Oltre alle turbine in mare, sarà indispensabile realizzare una maxi rete per assorbire l'energia prodotta e trasportarla verso le principali metropoli costiere.
24 febbraio 2011
Consiglio congiunto Rossano-Corigliano: ritiro immediato del progetto di riconversione a carbone
Fonte: dirittodicronaca.it
Si comunica che, a norma dell’art. 10 e segg. dello Statuto Comunale e degli artt. 9 e 10 del Regolamento Consiliare, il Consiglio Comunale di Rossano è convocato in sessione straordinaria e urgente ed in seduta pubblica, congiuntamente a quello di Corigliano, per il giorno 27.05.2010, alle ore 18:00,
presso la Sala Consiliare del Palazzo di Città, in piazza SS. Anargiri per trattare il seguente ordine del giorno: Centrale Termoelettrica ENEL di Rossano: Progetto Integrato Policombustibile: osservazioni, valutazioni, determinazioni. Si tratta del terzo Consiglio Comunale congiunto della storia repubblicana delle due Città. L’ultimo Consiglio Comunale congiunto si è tenuto lo scorso 9 ottobre presso il Centro di Eccellenza di Corigliano scalo ed ha trattato l’argomento della
realizzazione dell’ospedale Unico di Eccellenza della Sibaritide.
PREMESSO:
che il destino del sito industriale Enel di Rossano è al centro dell’attenzione della Pubblica Opinione e dei poteri locali relativamente alla sua ristrutturazione e conversione;
che l’ Enel, in modo unilaterale, ha inteso portare avanti un progetto denominato impropriamente “policombustibile”, ma che è fortemente sperequato sul combustibile carbone (95%), dando prova di non ascolto delle aspettative di un intero territorio, già contrario a quella ipotesi;
che le Amministrazione Locali, di Rossano, di Corigliano, della Sibaritide e il mondo delle Associazioni di categoria, ambientaliste, culturali, dell’agricoltura, della pesca, del turismo e del commercio, il Comitato territoriale per la difesa e lo sviluppo sostenibile della Sibaritide hanno già manifestato totale avversione alla riconversione unilateralmente orientata sul carbone;
che l’articolazione progettuale prevede la realizzazione di infrastrutturazioni che implicherebbero ulteriori penalizzazioni ambientali quali:
*
una banchina di 140 ml posta a mare di fronte alla centrale per l’attracco di imbarcazioni cariche di carbone e un pontile di 140 ml di collegamento della banchina alla centrale;
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una boa posta a 3-5 miglia dalla costa in pieno Golfo di Corigliano-Rossano, dove dovrebbero ancorarsi le grandi navi carboniere oceaniche, dalle quali il carbone, mediante due benne, passerebbe su altre imbarcazioni o chiatte, che farebbero la spola con la terra ferma, per condurre circa 2 milioni di tonnellate di polverino di carbone annue, necessarie per il ciclo di alimentazione della mega Centrale e lo smaltimento di diverse migliaia di tonnellate di residui della combustione (250.000 T di ceneri, 90.000 tonnellate di gesso), da trasportare, via mare chissà dove;
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una quota di riserva di banchina del Porto di Corigliano, dove accumulare altre migliaia di tonnellate annue di biomasse, previo strasporto via terra (SS106) dal Porto alla centrale, con migliaia di camion da 20 tonnellate ciascuno, alle quali aggiungere altre migliaia di camion per l’approvvigionamento di calcare e di altre biomasse provenienti dalla Regione e da altre Regioni;
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l’emissione in atmosfera di migliaia di tonnellate gas altamente tossici e di polveri ultrafini, con un impatto ambientale, sulla salute delle popolazioni e sull’economia territoriale devastante;
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che una tale ipotesi rappresenterebbe contemporaneamente un vulnus per: gli interessi della flotta peschereccia di Corigliano, la seconda del Mediterraneo, nonché per la movimentazione di merci e di uomini sia via terra che via mare, quindi anche per il futuro assetto commerciale del Porto di Corigliano; per la qualità dell’ambiente e per il sistema dell’economia territoriale, che si base sull’agricoltura d’eccellenza, la pesca, il turismo, l’artigianato, la piccola industria di trasformazione, il commercio che occupano già diverse migliaia di addetti;
che a seguito del riavvio del Progetto di riconversione della centrale di Rossano, del procedimento di autorizzazione unica e della procedura del V.I.A (valutazione dell’impatto ambientale) ai diversi Ministeri competenti, di cui all’avviso pubblico del 29 aprile 2010, gli Enti Locali, le Associazioni di categoria, ambientaliste, culturali, del commercio, dell’agricoltura, del turismo, della pesca, nonché l’apposito Comitato per la Difesa e lo Sviluppo Sostenibile della Sibaritide hanno immediatamente avviato una seria consultazione ed un confronto, dai quali è emersa la totale contrarietà alla riconversione a carbone dell’impianto “senza se e senza ma”;
che il Consiglio Regionale della Calabria ha approvato, con Delibera n. 365 del 14/02/2005, il P.E.A.R. (piano Energetico Ambientale regionale), che subordina l’autorizzazione per la costruzione di nuovi impianti o il ripotenziamento degli impianti esistenti al ricorso esclusivo di fonti rinnovabili, escludendo quindi il carbone;
che i Consigli Comunali di Corigliano e di Rossano, rispettivamente con le Delibere n. 5 del 24/01/2005 e n. 25 del 17/05/2005, si sono espressi, all’unanimità, per il fermo e irrevocabile “No” alla riconversione a carbone della centrale di Rossano;
che il Consiglio della Comunità Montana Sila greca, con Delibera n. 6 del 24/05/2005, ha espresso la propria contrarietà all’alimentazione a carbone della centrale Enel di Rossano;
che l’Amministrazione Provinciale di Cosenza con Delibera della Giunta Provinciale n. 168 del 20/05/2005, ha espresso parere contrario all’ipotesi di conversione a carbone della centrale termoelettrica Enel di Rossano, e con Delibera del Consiglio provinciale n. 14 del 05/05/2009 nell’approvare il P.T.C.P (piano Territoriale di Coordinamento provinciale) della Provincia di Cosenza recepisce il Piano Energetico Regionale;
che i Sindaci e le Amministrazioni Comunali dei 57 Comuni della Sibaritide e del Pollino hanno espresso, in vari modi, la loro netta contrarietà all’uso del carbone per la riconversione del sito elettrico Enel di Rossano.
TUTTO CI0’ PREMESSO E CONSIDERATO
Il Consiglio Comunale
ESPRIME
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netta e totale contrarietà alla riconversione a carbone della centrale Enel di contrada Cutura di Rossano;
CHIEDE
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il ritiro immediato del progetto di riconversione della centrale Enel di Rossano, del procedimento di autorizzazione unica e della procedura di valutazione dell’impatto ambientale (V.I.A.) presentati dall’Enel S.p.A ai diversi Ministeri il 29/04/2010, l’apertura di un tavolo interistituzionale esteso, teso a costruire un orientamento unitario e condiviso sul futuro del sito elettrico nel rispetto degli orientamenti espressi in documenti ufficiali da Regione Calabria, Provincia di Cosenza, dai due Consigli Comunali di Rossano e di Corigliano, dagli altri 55 Comuni della Sibaritide e del Pollino, dalle associazioni di categoria, ambientaliste, culturali, dell’agricoltura, della pesca, del turismo e del commercio, dalla società civile del territorio.
IMPEGNA
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il Sindaco a porre in essere ogni utile provvedimento per contrastare l’ipotesi di riconversione presentata dall’ Enel il 29 aprile 2010;
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Il Presidente della Giunta Regionale della Calabria, On. Giuseppe Scopelliti, a salvaguardare la delibera regionale n. 365 del 14 febbraio 2005 (P.E.A.R) e di essere solidale con i Sindaci, le Amministrazioni Comunali e le popolazioni del Nord Est della Calabria impegnati ad opporre un netto rifiuto alla riconversione a carbone della centrale Enel di Rossano;
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I Presidenti dei Gruppi Consiliari e i Consiglieri della Regione Calabria a salvaguardare detta delibera da eventuali tentativi di stravolgere le finalità della stessa, tesa a impedire l’uso del carbone e a imporre l’utilizzo di energie rinnovabili nella riconversione di centrali termoelettriche nella Regione;
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Il Presidente della Giunta Provinciale di Cosenza, On. Mario Oliverio, a mantenere fermo il sostegno ai Sindaci, alle Amministrazioni Comunali, alle popolazioni del Nord Est della Calabria e il diniego alla riconversione a carbone della centrale Enel di Rossano;
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La rappresentanza parlamentare calabrese ad attivarsi per contrastare il disegno neocolonialista dell’Enel S.p.A. di desertificare il territorio del Nord Est della Calabria uno dei più ricchi del Sud per storia e sviluppo economico sostenibile, minacciato dalla pretesa inaccettabile dell’Enel S.p.A. di convertire a carbone il sito elettrico di Rossano.
La presente delibera verrà inviata:
Al Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Silvio Berlusconi;
Al Ministeri competenti della Attività produttive, dell’Ambiente e dei beni Culturali;
Al Presidente della Giunta Regionale On. Giuseppe Scopelliti;
All’Assessorato all’Ambiente della Regione Calabria;
Al Presidente del Consiglio Regionale;
Al Presidente della Commissione Attività Produttive dello stesso Consiglio;
Al Direttore generale dell’Arpacal;
Al Presidente della Giunta della Provincia di Cosenza Mario Oliverio;
A tutti i Sindaci del Comprensorio;
Alla Capitaneria di porto di Corigliano Calabro;
Al Direttore generale dell’ASP di Cosenza;
All’Amministratore Delegato della società Enel SpA;
Agli organi di informazione.
23 febbraio 2011
Bloccato lo spot del "Forum Nucleare": è ingannevole
Notizia da Greenpeace:
Il Giurì dell'Autodisciplina Pubblicitaria che ha bloccato la messa in onda dello spot promosso dal Forum Nucleare, perché "ingannevole". Da quando a dicembre le tv nazionali hanno cominciato a bombardarci, abbiamo denunciato le informazioni ingannevoli dello spot su tutti i nostri canali. In particolare:
"Le scorie si possono gestire in sicurezza."
E da quando? In sessant'anni l'industria nucleare non ha ancora trovato una soluzione per la gestione di lungo termine dei rifiuti nucleari;
"Tra 50 anni non potremo contare solo sui combustibili fossili."
È vero, ma anche l’uranio è limitato;
"Le fonti rinnovabili non bastano."
Sicuro? Uno scenario energetico 100% rinnovabile è possibile, come dimostrano analisi dell’Ue e dell’industria.
Lei l'articoo da IlFattoQuotidiano
22 febbraio 2011
Il Coordinamento nazionale contro il carbone vara il suo piano di azione
Comunicato stampa del Coordinamento nazionale contro il Carbone
In occasione dell’incontro pubblico promosso dal’associazione “Uniti per la salute” di Savona, si è di nuovo riunito il Coordinamento Nazionale Contro il Carbone che vede uniti i vari comitati, movimenti e associazioni di tutta Italia che operano attivamente nei territori di riferimento. E’ il caso di Brindisi, Tarquinia, Porto Tolle, Civitavecchia e Rossano che hanno partecipato al convegno per portare la propria esperienza a conoscenza della comunità savonese.
In un Teatro Chiabrera gremito di cittadini preoccupati della cattiva informazione dilagante, i presenti, tra cui molti amministratori, hanno avuto l’opportunità di ascoltare importanti medici, studiosi ed epidemiologi che, dopo aver ribadito i gravi danni provocati dall’utilizzo del carbone come combustibile, hanno spiegato l’importanza che nei territori ove sono localizzati gli impianti inquinanti venga effettuata la Valutazione di Impatto sulla Salute (VIS) necessaria a dimostrare le ricadute inquinanti degli impianti energetici e le eventuali correlazioni con i danni alla salute.
In virtù di quanto sopra, dell’assenza di un Piano Energetico nazionale, dell’inadeguatezza dell’impianto normativo e della gestione dei controlli istituzionali a salvaguardia della salute pubblica, e denunciando decine di progetti di costruzione (o riconversione) di impianti per la produzione di energia elettrica ancora troppo basati su fonti fossili (altamente dannosi per la salute e l’economia dei territori) molto spesso utilizzando un vero e proprio ricatto occupazionale, il Coordinamento ha stabilito di lanciare alcune iniziative comuni di ordine tecnico-legale ed informativo-comunicativo, su tutto il territorio nazionale, che portino alla luce le gravi lacune del sistema energetico italiano e della relativa programmazione.
Programmazione all’interno della quale la VIS, intesa come definita dall’organizzazione mondiale della Sanità, ovvero”una combinazione di procedure, metodi e strumenti per mezzo dei quali una politica, un piano o un progetto possono essere giudicati sui loro potenziali effetti sulla salute di una popolazione, e sulla distribuzione di questi effetti all’interno della popolazione stessa”,e partecipata dalla collettività interessata, non può che essere prioritaria.
Motivo per il quale il Coordinamento,anche in risposta alle continue nuove richieste di costruzione, riconversione, ed ampliamento di centrali a carbone, ha stabilito di farne oggetto della prossima iniziativa comune.
CNNC