A poche ore dalla tragedia precedente, ci giunge la notizia di una nuova. Il teatro è il solito: le miniere di carbone cinesi.
"Venti minatori sono morti e altri 23 sono ancora intrappolati sottoterra dopo un'improvvisa fuga di gas nella miniera di carbone nella quale stavano lavorando nella provincia dello Yunnan, nella Cina del sudovest. L'agenzia Nuova Cina, citando le autorità locali, afferma che 30 pompieri, 100 «soccorritori professionali» e 300 tra medici e infermieri sono impegnati nel tentativo di raggiungere i sopravvissuti.
In base alle prime indagini l'incidente si è prodotto alle 6.30 locali della mattina (le 23,30 di martedì in Italia), quando una fuga di gas si è prodotta in una galleria. Il gas avrebbe poi raggiunto una galleria vicina, intrappolando un totale di 43 minatori..."
12 novembre 2011
Solita carneficina nelle miniere di carbone cinesi
Soldi pubblici per lo show privato di enel?
Fonte: TrcGiornale.it
"Se quanto si mormora nei corridoi della centrale di Torrevaldaliga Nord fosse vero ci sarebbe davvero di che indignarsi. Ci riferiamo a quanto accaduto oggi, quando Enel ha improvvisamente deciso di far uscire ben due navi già impegnate in operazioni carico/scarico di cenere e carbone, solo per consentire l'ormeggio di una grande nave carboniera da oltre 100.000 tonnellate. Una decisione che non sarebbe stata assunta per motivazioni di ordine tecnico, bensì, questo è ciò che si dice, per consentire all'AD Fulvio Conti – in visita domani a Torrevaldaliga Nord - di assistere allo "spettacolo" di una nave di tali dimensioni attraccata al molo di centrale".
"Ora, poiché una simile operazione comporta costi addizionali di assoluto rilievo, è chiaro che se le cose stessero realmente così ci troveremmo di fronte ad un evidente spreco di denaro pubblico, posto che Enel è tuttora partecipata dal Ministero del Tesoro e in nessun caso, specie mentre le famiglie italiane sono strette nel morso della crisi, può essere gestita come un giocattolino personale. Occorrerebbe quindi capire se una tale decisione sia discesa direttamente dai vertici aziendali, o, diversamente, sia stata presa in piena autonomia dalla Direzione locale in segno di deprecabile ossequio allo stesso Amministratore Delegato. E, per favore, non ci vengano a propinare insostenibili giustificazioni a cui sapremmo certamente ribattere.
Con riguardo poi alla visita del Dott. Conti, sarebbe bene che Enel approfittasse dell'occasione per chiarire i motivi della avvilente performance tecnico-economica dell'impianto a carbone di Torrevaldaliga nord (che ha il solo pregio di ridurre il carico inquinante per il territorio), per spiegare come mai le imprese locali continuano a chiudere, e, inoltre, cosa intenda fare l'azienda elettrica per realizzare finalmente la Darsena Energetica Grandi Masse. Un'opera, questa, che non solo darebbe nuove prospettive all'occupazione locale, ma che appare oltremodo necessaria anche per ridurre i costi aggiuntivi e le stesse emissioni inquinanti causati delle navi obbligate alla fonda allorché minime condizioni di maltempo rendono indisponibili le banchine di centrale. Attendiamo risposte".
USB LAVORO PRIVATO
10 novembre 2011
Torna NoCoke Alto Lazio su faccialibro
A questo indirizzo trovate la nuova pagina dei cittadini del movimento NoCoke Alto Lazio, di nuovo su Facebook dopo la censura subìta.
Condanna da 1,5 milioni per l'azienda energetica che spiava Greenpeace
Dal FattoQuotidiano
"Spiò i piani di Greenpeace, Edf condannata a pagare 1,5 milioni di euro
Edf è colpevole di spionaggio informatico ai danni di Greenpeace. Il colosso energetico (e soprattutto nucleare) francese, per di più un gruppo pubblico (controllato dallo Stato per oltre l’80% del capitale), avrebbe fatto ricorso a un sottobosco di ex agenti segreti e hacker per scoprire cosa l’organizzazione ambientalista stava studiando per protestare contro il suo progetto di un nuovo impianto nucleare a Flamanville, in Normandia. Quell’Epr, reattore di terza generazione, ora in costruzione (anche Enel fa parte della partita) lì, davanti al mare. Lo stesso costosissimo modello che i francesi volevano vendere all’Italia quando ancora Berlusconi e Nicolas Sarkozy erano molto amici.
La condanna di Edf è giunta oggi in primo grado da parte dei giudici della procura di Nanterre, alle porte di Parigi. Prevede il pagamento di una multa di un milione e mezzo di euro da parte dell’azienda. E soprattutto due ex alti dirigenti del servizio di sicurezza interno di Edf, Pierre-Paul François e Pascal Durieux, sono stati condannati rispettivamente a sei mesi e a un anno di reclusione. I reati contestati sono spionaggio informatico ai danni di Greenpeace e ricettazione di documenti confidenziali rubati. Edf, in realtà, si difende accusando a sua volta la società alla quale si era affidata per l’operazione. Che sarebbe andata oltre le istruzioni impartite. Che avrebbe esagerato. Il gruppo francese ha già deciso di ricorrere in appello alla sentenza di oggi.
I fatti risalgono al 2006. François è un ex poliziotto e Durieux addirittura un ex contrammiraglio. Vogliono capire le intenzioni di Greenpeace sul discusso progetto di Flamanville, il nuovo Epr, lì dove già esiste una potente centrale nucleare. Ricorrono a Kargus Consultants, una società di intelligence economica, come ce ne sono sempre più a Parigi. E’ diretta da Therry Lohro, ex paracadutista, passato attraverso i servizi segreti, che fa affidamento, per i lavoretti più delicati, a Alain Quiros, informatico con un talento particolare, hacker autodidatta, localizzato in Marocco. Sono loro che riescono a inserirsi nel computer di Yannick Jadot, allora dirigente di Greenpeace e oggi portavoce di Eva Joly, la candidata dei Verdi alle presidenziali del 2012.
Oggi i giudici di Nanterre hanno anche condannato a un anno di prigione con la condizionale il ciclista americano Floys Landis: aveva pagato la stessa Kargus per accedere a dossier segreti nel Laboratorio nazionale di depistaggio del doping (Lndd). Durante il processo il procuratore della Repubblica Benjamin Branchet ha fatto una requisitoria durissima contro il sottobosco dell’intelligence economica. “Vi rendete conto: una società come Edf, famosa in tutto il mondo e di cui la Francia si inorgoglisce, tollera e addirittura incoraggia il ricorso a pratiche di questo tipo – aveva affermato in aula -. Com’è possibile che, in questo contesto, i cittadini conservino una totale fiducia negli alti dirigenti privati e pubblici, che a loro volta esigono da loro rispetto delle regole finanziarie e sacrifici?”. Da sottolineare: l’”alto dirigente”, l’amministratore delegato, di Edf è Henri Proglio. Cioè uno dei manager più vicini da sempre alla destra e a Sarkozy.
9 novembre 2011
Inquinamento elettromagnetico, svendita della salute agli operatori di telefonia
Il Governo ha varato un Decreto Legge che aumenta il tetto massimo tollerato per legge di inquinamento elettromagnetico, un provvedimento inutile ma dalle conseguenze rischiose per la nostra salute. Riportiamo da Repubblica:
"In Italia tra qualche mese si potrà navigare sempre più veloce con i telefonini. Ma potrebbe essere più facile ammalarsi di cancro. A denunciarlo sono i presidenti di tutte le Arpa (Agenzie regionali per l'ambiente) e l'Ispra (l'Istituto superiore per la ricerca ambientale) con due documenti durissimi recapitati nei giorni scorsi al governo Berlusconi. Nel decreto sviluppo dell'ottobre scorso l'esecutivo ha modificato la legge sull'elettromagnetismo, arrivando a innalzare fino al 70 per cento gli attuali limiti per gli impianti di telefonia mobile.
Con la nuova normativa i valori di attenzione (in Italia il limite è di 6 volt per metro) sono da considerare soltanto all'interno degli edifici. "In questa maniera - spiega Giorgio Assennato, presidente dell'Assoarpa, l'associazione delle Arpa italiane - se ne esclude l'applicabilità su tutte le aree di pertinenza esterne delle abitazioni, come i balconi, terrazzi, giardini e cortili". Questo può comportare un'invasione di antenne, tanto che gli esperti ritengono che nel giro di due anni verranno montati dai 15mila ai 20mila nuovi impianti.
La nuova norma cambia anche gli obiettivi di qualità: verrà valutata una media statistica giornaliera mentre ieri si prendevano a campione i sei minuti a massima potenza. "Poiché di notte la potenza è notevolmente ridotta - dice Assennato - la nuova disposizione permette che la popolazione nelle ore diurne possa essere esposta a valori di campo di gran lunga superiori a quelli dell'attuale normativa". Secondo una simulazione compiuta dalle stesse Arpa, i valori saranno aumentati del 30 per cento per gli impianti radio-tv e del 70 per gli impianti di telefonia mobile.
Ma perché questa variazione? I tecnici hanno fatto notare come in Italia esistano i limiti più rigidi d'Europa (6 volt per metro concessi contro una media Ue di 40). All'orizzonte c'è soprattutto la necessità da parte delle compagnie telefoniche di adeguarsi alla tecnologia 4G, con l'installazione delle nuove antenne Lte (Long term evolution). Tim, Vodafone e Wind hanno già investito 1,5 miliardi a testa sul nuovo network e secondo alcuni con la vecchia legislazione avrebbero avuto troppi problemi. "Ci troviamo però di fronte a una svendita della salute agli operatori di telefonia mobile" denunciano le associazioni ambientaliste.
Non sono i soli. A esprimere un parere fortemente contrario al provvedimento, prima della sua approvazione, è stata anche l'Ispra che con una nota a firma dell'ingegner Salvatore Curcuruto parla di "un deciso passo indietro rispetto a quanto stabilito dalla vecchia legge che contribuirebbe ad alimentare il clima di sfiducia dei cittadini nei riguardi delle istituzioni. Il decreto rischierebbe, infatti, di riportare il paese indietro di dieci anni, in una situazione di conflitti sociali che allo stato attuale delle cose sembrava ampiamente superata grazie all'attività di controllo, informazione al cittadino e trasparenza dell'azione amministrativa".
L'Ispra fa riferimento anche al rischio cancro. "Lo Iarc (International agency for research on cancer) - scrive l'istituto al governo - ha reso noto di aver classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come 'possibilmente cancerogeni per l'uomo'".
Ma soprattutto lo stesso istituto ritiene che non ci fosse bisogno di cambiare la legge per adeguarsi alle nuove tecnologie. "La motivazione alla base della proposta di modifica delle norme vigenti - precisano i tecnici - e cioè la necessità di agevolare la realizzazione dei sistemi di quarta generazione (Lte) non ha fondamento perché allo stato attuale in Italia le situazioni che potrebbero presentare eventuali criticità di installazione sono numericamente estremamente contenute e non esprime il reale obiettivo dei gestori". Forse.
Civitavecchia, le centraline segnalate da Forum Ambientalista vengono spostate
"Due delle tre centraline per il rilevamento della qualità dell'aria in città, verranno spostate. Il comune ha deciso il suo spostamento dal luglio scorso, su richiesta dell'Arpa, in quanto secondo l'ente per la protezione ambientale non garantivano una corretta fornitura dei dati. La decisione emerge dall'indagine della procura, avviata nell'ottobre scorso dopo un esposto presentato dal Forum Ambientalista, che per primo aveva evidenziato il problema.
Le due centraline su cui il Pincio ha già dato il suo parere favorevole, sono quelle di villa Albani, che verrà spostata a via Morandi, e quella di via Isonzo, che invece verrà collocata a via Molinari. Non per quella sul ponte delle Quattro Porte, per la quale era stato chiesto lo spostamento a via Roma. La motivazione del diniego è dovuta ad un progetto di riqualificazione dell'arredo urbano della zona di via Roma, che sarebbe incompatibile con la presenza della centralina. Su questo punto però Arpa Lazio e palazzo del Pincio starebbero già studiando una soluzione. Il dirigente dell'urbanistica Massimo Piacentini ha infatti inviato una richiesta di parere all'Arpa Lazio, su dove collocare la cabina in alternativa a via Roma."
8 novembre 2011
CO2 da combustibili fossili: record nel 2010
dal Corriere.it
"Mai le attività umane avevano emesso in un anno nell'atmosfera una quantità simile di anidride carbonica. Il 2010 ha battuto ogni record, secondo i dati premilinari del Centro di informazione e analisi del diossido di carbonio (CDIAC) del dipartimento dell'Energia statunitense: sono stati immessi nell'atmosfera 33,5 miliardi di tonnellate di CO2, con un aumento del 5,9% rispetto al 2009 e del 4,5% rispetto al record del 2008. Il livello complessivo raggiunto lo scorso anno, sottolineano gli esperti, è più alto di quello usato dall'Ipcc, l'organismo Onu sui cambiamenti climatici, per descrivere lo scenario peggiore dal punto di vista dei cambiamenti climatici.
IMPUTATI - I principali imputati sono sempre gli stessi due: Stati Uniti e Cina, che da soli sono responsabili per la metà dell'anidride carbonica emessa sul pianeta. Per quanto riguarda gli Usa, le emissioni sono cresciute del 4% ma, grazie alla crisi economica, sono rimaste in termini assoluti sotto il record registrato nel 2007. La singola fonte energetica che ha fornito il maggiore contributo è il carbone, che ha fatto registrara una crescita delle emissioni dell'8%.
LIMITE - La concentrazione di anidride carbonica misurata nel 2010 nell'atmosfera è di circa 390 ppm (parti per milione), con una crescita di circa 2,2 ppm all'anno. Stime attendibili della concentrazione nel 1850 fanno ritenere che la concentrazione si aggirasse intorno a 290 ppm. Alla conferenza sul clima di Cancun 2010 si era raggiunto un accordo - non vincolante - per limitare a 2 gradi il riscaldamento globale e per raggiungere questo obiettivo diminuire le emissioni di CO2 per non superare i 450 ppm, ma solo l'Unione europea ha approvato direttive stringenti sull'argomento.
Otto nuove vittime nelle miniere cinesi
Fonte
"Il 3 novembre in Cina si è verificata un'esplosione di rocce in una miniera di carbone a Quianqiu, nella provincia di Henan. L'esplosione è avvenuta dopo circa 30 minuti da una scossa di terremoto di magnitudo 2,9.
Non è chiaro se il sisma abbia effettivamente provocato l'esplosione ma, stando a quanto comunicato dall'agenzia di stampa cinese Xinhua, pare molto probabile che la scossa abbia causato una frana all'interno della cava. Inoltre essendo la miniera a 500 metri di profondità si pensa che il sisma sia stato avvertito in maniera più intensa che a terra.
Erano 75 i minatori che lavoravano nella cava al momento dell'esplosione, 14 sono riusciti a mettersi in salvo nell'immediato e si è avuta subito la notizia di 4 persone decedute nello scoppio. Delle 57 persone rimaste intrappolate nella miniera ne sono state salvate 8 dai soccorritori nella giornata di venerdì, i quali hanno anche recuperato altre 4 vittime, portandone il bilancio a otto. Le restanti 45 persone sono rimaste intrappolate dietro uno dei pozzi della cava, sul quale pare essere crollata la frana, per 40 ore. Sono stati tratti in salvo la mattina di Sabato, che con la differenza di fuso orario per noi ha coinciso con ieri sera."
Quanti schiavi lavorano per alimentare il business del carbone?
Interessante lettura da Blogeko (vedi anche: SLAVERY FOOTPRINT)
"Negli ultimi giorni un giochetto di autocoscienza (non so come altrimenti chiamarlo) è molto in voga sul web. Si tratta di calcolare quanti schiavi ciascuno di noi “possiede”: il numero di persone sfruttate in modo disumano in qualche parte del mondo per produrre i beni che ci sono in casa e che usiamo ogni giorno.
L’esercizio, sebbene meritorio, non è esaustivo. Non dal punto di vista ecologico, almeno. C’è un ulteriore esercito di schiavi (ma stavolta virtuali) al servizio di ciascuno di noi.
Le “braccia” di questi schiavi virtuali sono contenute nell’energia che consumiamo. Energia perlopiù non rinnovabile, energia perlopiù fossile estratta dalle viscere del pianeta – cioè dalle risorse naturali – e destinata prima o poi ad esaurirsi. Anzi, già in esaurimento. Allora, vogliamo completare il giochetto di autocoscienza?
Il calcolo degli schiavi umani che permettono a ciascuno di noi di mantenere il proprio tenore di vita si fa sul sito internet Slavery Footprint.
Per “schiavi” in questo caso si intendono persone (bambini compresi) che lavorano in condizioni estreme e che non sono in condizione di dire di no. Il loro numero viene dedotto incrociando un questionario sulle abitudini individuali con un dabatase relativo alle modalità con cui vengono prodotti circa 400 beni di uso quotidiano.
In media cento schiavi per ogni consumatore, sintetizza Repubblica. Però le braccia in carne ed ossa e il lavoro umano non bastano per produrre le cose che ci circondano. Ci vuole anche l’energia che serve per estrarre e raffinare materie prime, per azionare le fabbriche, far viaggiare le merci e gli uomini, recapitarci a domicilio i beni.
Il petrolio è la pietra di paragone convenzionale dei consumi energetici. Si calcola che l’energia contenuta in un barile di petrolio compia il lavoro di 12 uomini in 24 ore. Il consumo di energia in Italia nel 2010 è stato pari a 177,7 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep). Un barile di petrolio corrisponde a 159 litri. Il peso specifico del petrolio è pari a circa 0,8. In Italia ci sono 60,7 milioni di persone.
Mi fermo qui, perchè San Pitagora, protettore della matematica, non mi ha mai guardato con occhio particolarmente benevolo. Solo il 20% circa dell’energia consumata in Italia è rinnovabile (l’idroelettrico fa la parte del leone): per il resto, le invisibili braccia degli schiavi virtuali che si muovono per riscaldarci, illuminarci, azionare macchinari eccetera sono essenzialmente il sangue dei dinosauri. I combustibili fossili.
E’ come se nell’infinita lunghezza delle ere geologiche che ci hanno preceduti la Terra si fosse impregnata di energia, risucchiandola dai corpi degli esseri viventi. Da un paio di secoli a questa parte, con la Rivoluzione industriale, abbiamo cominciato ad estrarla, a rimetterla in moto.
Non ce ne sarà per sempre (il picco del petrolio, il picco del carbone), però è come se adesso – per adesso – oltre ai 100 schiavi umani che producono i nostri beni sfruttassimo anche il lavoro di 12 schiavi virtuali ogni volta che un barile di petrolio (o il suo equivalente) se ne va in fumo.
Nella Roma del grande impertore Traiano, si calcola, c’erano 1.200.000 abitanti di cui 400.000 schiavi: uno ogni tre persone. Appena.
ONU: fermare l'inquinamento da mercurio con un trattato globale
Fonte
"E' stato catalogato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come uno degli elementi chimici più pericolosi per la salute perché può causare danni al sistema nervoso e disordini comportamentali. Quando immesso nell'ambiente, inquina acqua, aria, sedimenti e suolo, entrando comodamente nella catena alimentare di uomo e animali. Eppure continua a circolare indiscriminatamente.
L'elemento incriminato è il mercurio, fino a qualche tempo fa presente in quasi tutte le case europee all'interno dei termometri.
La sua pericolosità è tanta da aver spinto l'Agenzia delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) a radunare per una settimana a Nairobi i rappresentanti di 120 Paesi per elaborare un trattato globale che lo tenga sotto controllo e ne limiti l'uso.
La maggior parte delle discussioni, si legge in una nota dell'UNEP, si sono focalizzate sulle miniere d'oro artigianali e su piccola scala, visto che sono proprio loro la principale fonte di domanda globale del mercurio.
Si stima che nel 2011 queste attività, praticate in circa 70 paesi, quasi la metà dei quali si trova in Africa, avranno utilizzato 1300 tonnellate di prodotto.
Praticamente tutto il mercurio utilizzato nell'estrazione dell'oro su piccola scala viene rilasciato nell'ambiente, con grandi rischi nel lungo termine per i minatori e le comunità che vivono a valle o vicino alle miniere.
Altra priorità è quella di ridurre le emissioni di mercurio delle centrali a carbone e quelle provenienti dalla combustione di petrolio e gas, con uno sguardo attento anche alla presenza del temibile elemento chimico nei cosmetici, negli strumenti medici, nelle batterie e nelle lampade fluorescenti.
I modi per evitare una catastrofe ambientale ci sono, basta raggiungere un accordo globale. L'UNEP spera di dare la buona notizia entro il 2013.
Boscàn a Saline Joniche: "il no al carbone è per difendere la vita"
Da Womenews
Colombiana proveniente dalla regione de La Guajira, attivista per i diritti umani delle popolazioni indigene, leader del popolo Wayuu e esponente dell’associazione “La forza delle donne Wayuu” Karmen giunge a Saline Joniche nel basso jonio reggino dal territorio della più grande miniere di carbone a cielo aperto, il Correjon.
“Sono molto felice di essere fra voi. E’ stata una grande avventura arrivare fin qui ma ringrazio madre terra per avermi aiutato”.
Indossa in costume tradizionale del popolo Wayuu Karmen, che brilla sotto i raggi del sole generoso dell’ultimo sabato di ottobre. Mentre parla dà le spalle al sito in cui dovrebbe sorgere la centrale a carbone di Saline Joniche, territorio già beffato e deturpato dalla logica dell’industria nel deserto. “In Colombia e in tutto il Sud America lo sfruttamento delle risorse naturali ha raggiunto livelli drammatici.
Il potere del profitto supporta le guerre. Sessanta anni di guerre, quattromila persone allontanate dai territori interessati allo sfruttamento delle risorse” spiega Karmen, “Non sappiamo con esattezza quante persone siano state uccise. Posso dire che, solo nella mia famiglia, si contano 27 morti. Per la mia cultura il rispetto del territorio rappresenta un valore molto importante.
Per questo mi trovo qui, per condividere questo messaggio: madre terra è in pericolo, madre terra è a rischio. Nel mio territorio esiste la più grande miniera a cielo aperto di carbone. Questo progetto sta violentando la donna madre terra, la più grande donna che ha dato vita a tutta l’umanità”.
Il consorzio formato da compagnie facenti capo alla BHP Billiton plc, Australia, all’Anglo American plc e Gran Bretagna e alla Glencore International AG., che ha venduto in un secondo tempo le sue partecipazioni alla compagnia svzzera, intendono raddoppiare l’attuale produzione di carbone portandola dai 22 ai 30 milioni di tonnellate a 60 milioni di tonnellate.
“La mia gente sarà costretta forzatamente a abbandonare i propri territori. I proprietari non vogliono parlare con la popolazione. Vi chiederete perché io sia qui: il carbone estratto nel mio territorio, con tutto quello che comporta in termini di malattie, morti, devastazione del territorio, guerre, verrà in parte utilizzato e venduto per fornire energia elettrica alla centrale a carbone di Saline.
Ve lo dico perché ne abbiate la consapevolezza: non potete supportare una campagna che sta facendo sparire il mio popolo. Costruire qui la centrale a carbone significa distruggere madre Terra.
Significa che diventerete malati, controllati, che andrete incontro a quello che sta passando la mia gente.
Per il popolo Wayuu la ricchezza non è l’oro, estratto per essere depositato nelle banche. Per il mio popolo la ricchezza è il vento, il mare, il sole, tutto quello che avete qui.
Per questo diciamo no al carbone: per dire sì alla vita, perché la vita è la cosa più importante.
Il carbone rappresenta la morte, l’inquinamento.
E’ nostra precisa responsabilità dire no al carbone. Siamo tutti figli della stessa madre terra e dobbiamo difenderla insieme”.