32 morti e tre feriti: è il bilancio ufficiale dell'ultimo incidente nelle miniere di carbone cinesi. Il carbone è sempre più pulito.
Fonte:
http://new.ticinonews.ch/articolo.aspx?id=40159&rubrica=15
9 novembre 2007
Nuovi morti nelle miniere di carbone
Monumento Naturale nell’area costiera de 'La Frasca'– Comuni di Civitavecchia e Tarquinia
Egregio Assessore,
il litorale nord della Regione Lazio è particolarmente soggetto a pressione antropica, tanto da risultare quasi completamente gravato da servitù industriali, portuali, turistiche o urbane.
Solo brevi tratti di costa mantengono una adeguata naturalità, tanto da essere riconosciuti a livello comunitario nella rete ecologica di Natura 2000.
Sicuramente uno dei tratti liberi da azione antropica di maggior estensione è l’area occupata dalla pineta denominata “La Frasca” e dal sistema marino antistante che, estendendosi per ca. 3,2 km nel territorio di Civitavecchia e continuando per altri 700 m circa nel territorio di Tarquinia, costituisce la prima importante interruzione di un continuum fortemente antropizzato ed alterato e, sotto questo profilo, oltre che per l’intrinseco valore naturalistico ed archeologico, un patrimonio la cui preservazione si impone come di fondamentale importanza.
Per la sua estensione il sito è stato, tra l’altro, inserito nel progetto Oloferne del WWF, che tra il 1995 ed 1996 ha censito i tratti di costa di sviluppo di almeno 3 km liberi da opere umane.
La pineta, impiantata, con funzione di frangivento, negli anni Cinquanta del secolo scorso dall’Ersal, si presenta attualmente piuttosto degradata, principalmente a causa della scarsa resistenza del pino domestico alla salsedine e dell’importante pressione antropica.
Nonostante tale circostanza, l’area, attualmente di proprietà dell’Arsial, rappresenta un’importante e documentata zona di rispetto di biodiversità, è inserita nel PTP, ambito territoriale n.2, fra le aree boscate “Beni A5 – Boschi di tutela integrale” ed è sottoposta, relativamente all’entroterra e alla fascia costiera, a vincolo di inedificabilità ai sensi dell’art. 1 ter della L. 431/85.
La costa è una scogliera bassa, ambiente di enorme valore biologico caratterizzato anche da un elevatissimo ruolo turistico ricreativo, e, unitamente alla gariga alofila, ha un fondamentale ruolo ecologico di collegamento con la pineta artificiale retrostante.
Nonostante i danni al patrimonio selviculturale, la flora e la fauna della Frasca sono estremamente vari.
Molte le piante di ambiente salmastro (costa e gariga), soprattutto della Famiglia delle Chenopodiaceae, quali: Atriplex litoralis, Sueda marittima, Salsola kali, Salicornia europea, Spergularia media e S. marina, Chritmum maritimum, Eryngium maritimum, Limonium vulgare, Artemisia marittima, Plantago corono-pus, Cakile marita.
Per quanto riguarda l’avifauna, frequentemente vengono avvistati esemplari di Arenaria interpres, Asio otus, Larus ridibundus, Sterna sandvices, Egretta garzetta, Phalarocrocrax carbo.
Particolare rilievo mostra il tratto di fondale antistante, essendo costituito da un Habitat prioritario per Natura 2000, ossia una prateria di Posidonia Oceanica e a tal fine perimetrato nel SIC IT6000005 – “Fondali tra Punta Sant'Agostino e Punta della Mattonara”.
Tra le specie riscontrate nell’ambito del SIC in questione, che si estende per una superficie di 434,703 ha, alghe di vario tipo (verdi, rosse e brune, Ulva lacuca, Codium bursa, C. vermilara, Litophyllum racemus, Geodia cydonium) e Monocotiledoni rare quali la già citata Posidonia oceanica, Muscari parviflorum Desf. (popolamento pentaploide), Ophrys sphegodes. Si segnala, inoltre, la presenza di Pinna nobilis (il più grande mollusco del mediterraneo), Corallium rubrum, di molluschi di particolare rarità come la Luria lurida, il Murex brandaris, l’Aporhais pes-pelicani, Ensis ensis o E. minor e della Caretta caretta che ama pascolare nelle praterie di Poseidonia.
Dal punto di vista archeologico, notevolissima è la rilevanza del sito, qualificato, nel citato PTP, ambito territoriale n.2, come “zona archeologica a tutela orientata”.
Sono documentate testimonianze relative all’epoca preistorica e protostorica e soprattutto all’età romana: resti di ville, una delle quali in località “Cappelletto”, molto vasta e dotata di ambienti termali. Sono visibili parti di muri costruiti con la tecnica dell’opus listatum, una vaschetta scavata nella roccia e parte di un pavimento in cotto. La sopravvivenza di tali testimonianze è oggi minacciata dal continuo passaggio delle automobili sulla strada antistante il campeggio.
Rinvenimenti di tessere di mosaico, chiodi in bronzo, fibbie, ami da pesca, e di centinaia di monete di varie zecche del mediterraneo, rimandano ad una frequentazione tra III sec a.C. e IV d.C., da porre in relazione con la presenza di un porto canale, i cui resti sommersi sono tuttora visibili, identificabile quasi sicuramente con l’approdo di Rapinium, ricordato nell’Itinerarium Maritimum e, successivamente, negli Acta Sanctorum con il mutato nome di Columna, dovuto alla presenza sulla costa, come segnacolo di accesso al canale, di possenti colonne di granito, almeno tre delle quali ancora adagiate sul fondale, a modesta profondità a poca distanza dalla riva.
Lo stesso nome Frasca deriverebbe dall’uso che in passato i pescatori facevano di rami (le frasche) collocati verticalmente in mezzo al mare per segnalare gli approdi per le imbarcazioni. In caso di poca visibilità, infatti, i rami venivano incendiati così da illuminare il percorso per i natanti in difficoltà.
Sono, inoltre, frequentissime le segnalazioni relative al rinvenimento di relitti e reperti isolati dai fondali prospicienti la pineta.
L’amore della popolazione per questo sito è stato recentemente dimostrato dai numerosi voti ottenuti nell’ambito del progetto “I luoghi del cuore”, del Fondo per l’Ambiente Italiano, che chiamava i cittadini a votare i siti meritevoli di tutela e di particolare valore affettivo per la popolazione, nell’ambito del quale La Frasca è risultata il terzo sito del Lazio e 37° in tutta Italia sui 6000 luoghi segnalati dagli italiani.
Purtroppo la pressione industriale del porto e degli impianti termoelettrici di Torre Valdaliga mettono a rischio un biotopo di straordinaria importanza.
I lavori di riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord hanno già causato la distruzione di lembi di pineta per trasformarli in aree cantieristiche e la realizzazione delle opere a mare per la costruzione del molo carbonifero ha già, di fatto, concretizzato un’importante erosione del SIC.
L’ipotizzato sviluppo del Porto in direzione nord, con la realizzazione di un “Terminal Cina” o di infrastrutture simili altrimenti denominate o di un porticciolo turistico da almeno 700 posti barca, comporterebbe la pressoché totale e definitiva cancellazione dei fondali protetti dalla Comunità Europea e della pineta, tristemente sostituiti con banchine in mare e piazzali per deposito di container nell'entroterra.
Per difendere il territorio e la popolazione da tale opera di distruzione e salvaguardare il tessuto economico e sociale dell'alto Lazio, riteniamo necessario, ed oramai improcrastinabile, l’apposizione di un vincolo di protezione tramite l'istituzione di un Monumento Naturale che perimetri l'intera area, dal confine con gli impianti termoelettrici di Torre Valdaliga Nord, per tutta l'estensione verso nord della pineta “La Frasca”.
Al fine di portare a compimento le finalità della rete Natura 2000, proponiamo, anche, che si provveda al più presto alla redazione di un unico Piano di Gestione che interessi le aree del SIC e dell'istituendo Monumento Naturale o, considerata l’importanza e i danni già recentemente subiti dal sistema marino in oggetto, di valutare l’opportunità di un intervento presso il Ministero competente al fine di attivare uno specifico strumento di protezione per i fondali inseriti nel SIC IT6000005.
Ringraziando anticipatamente per la sensibilità e la disponibilità che Vorrà dimostrare, restiamo in attesa di un Suo gradito cenno di riscontro e cogliamo l’occasione per inviarLe i nostri più cordiali saluti.
ItaliaNostra
Sezione Asfodelo - Gruppo Civitavecchia
La Vice Presidente
Dott.ssa Roberta Galletta
FORUM AMBIENTALISTA
Sezione Civitavecchia
La responsabile
Simona Ricotti
WWF Lazio
Sezione Litorale Nord
Il Responsabile
Dr. Dario Burattini
ASSOCIAZIONE TNT
Civitavecchia
La Presidente
Loretta Tremante
Stocchiamo Enel nel sottosuolo
Noi leggiamo, in queste affermazioni, solo un maldestro tentativo, che non andrà sicuramente a buon fine, di tranquillizzare le popolazioni stanche di subire da anni gli effetti delle nefaste emissioni in atmosfera di uno dei più grandi poli energetici europei.
- Nel 1984 una nube di CO2, sprigionatasi improvvisamente dal sottosuolo uccise, nei pressi del lago Monoun (in Africa), circa 40 persone
- Nella notte del 21 agosto 1986 una nube di 800 milioni di metri cubi di CO2 (circa 1900 volte inferiore a quella che verrebbe immagazzinata a Civitavecchia) si sprigionava improvvisamente dal lago Nyos in Camerun attraversando, spinta dai venti, una vasta vallata della lunghezza di trenta chilometri, seminando morte silenziosa e improvvisa. La CO2 uccise più di 1.800 persone e 3.500 capi di bestiame. Molti individui stavano dormendo e, sorpresi nel sonno dalla nube di gas, non ebbero scampo, morendo in carenza di ossigeno come fa un pesce fuor d’acqua.
- Nel settembre del 1999, in seguito ad emanazioni di anidride carbonica in località Cava del Selci, nel Comune di Marino, fu registrata la morte per anossia di più di 30 capi di bestiame e nelle zone limitrofe alle emissioni gli abitanti accusarono per molte ore disturbi (vomito, lipotimie e alterazioni visive) chiaramente dovuti alla presenza e all’accumulo nelle abitazioni di elevate concentrazioni di anidride carbonica.
Se ciò si dovesse verificare, non ci sarebbe salvezza per nessuno: neppure la più sofisticata maschera potrebbe evitare la morte in pochi minuti. Solo la disponibilità immediata di ossigeno per tutta la popolazione esposta potrebbe salvare la vita.
Questo tentativo, da parte dell’Enel, di trovare soluzioni azzardate, anche se tecnologicamente possibili, non riuscirà mai a mitigare l’intrinseca pericolosità connessa alla costruzione ed alla gestione di opifici di tali dimensioni e complessità, ma creerà nuove fonti ti preoccupazioni per le popolazioni residenti.
Coordinamento dei medici e dei farmacisti per la tutela dell’ambiente e della salute."
Campagne Greenpeace
http://www.greenpeace.it/ogm/dimas
http://www.greenpeace.it/incandescenti/scrivi.php
"Organismo Tecnico Ambientale..." - Comunicato stampa
ORGANISMO TECNICO AMBIENTALE LOCALEPer il Controllo e la Sorveglianza Democratica di Base.
- Non debbono essere “inventati” studi, ricerche, analisi, controlli strumentali dei livelli di inquinamento poiché sono già attribuiti dalle attuali leggi come compiti istituzionali di Enti Statali (ARPA, Provincia, Istituto Superiore di Sanità) i quali Enti debbono essere invece obbligati ad esercitarli;
- deve essere cancellato il comitato scientifico che serve sostanzialmente solo a pagare i gettoni di presenza a tecnici esperti, rappresentanze etc.;
- deve essere trasferita nel più breve tempo possibile la gestione della rete di rilevamento comprensoriale all’unico Ente capace di esercitarla, ovvero l’ARPA Regionale;
- SORVEGLI con continuità l’esercizio delle centrali
- VERIFICHI in campo il rispetto di accordi sottoscritti e delle leggi esistenti;
- RELAZIONI PER ISCRITTO SUL LAVORO SVOLTO, DOCUMENTI e MOTIVI PROPOSTE OPERATIVE AL COMITATO DI GESTIONE FORMATO DAI SINDACI, I QUALI IN CASO DI GRAVI VIOLAZIONI DEGLI OBBLIGHI RELATIVI ALLA TUTELA DELLA SALUTE E DELL’AMBIENTE POTRANNO DISPORRE LO SPEGNIMENTO DELLA CENTRALE;
- ATTIVI IL COINVOLGIMENTO, NELLA AZIONE OPERATIVA, DEGLI APPARATI TECNICI DEGLI ASSESSORATI AMBIENTE DEI COMUNI INTERESSATI E DI SOGGETTI LOCALI, TECNICI E NON, CHE HANNO SEMPRE SOLLEVATO DUBBI E PERPLESSITA’ SULLA SCELTA DEL CARBONE COME COMBUSTIBILE NONCHE’ TIMORI SUI POTENZIALI EFFETTI DANNOSI SULLA POPOLAZIONE LOCALE ED IL SUO AMBIENTE DI VITA.
Questo blog si dissocia dall'iniziativa, anche in rappresentanza di moltissimi appartenenti al Movimento Nocoke, per i motivi numerose volte discussi. Crediamo che non sia stato corretto diffondere il presente comunicato come "COORDINAMENTO DEI COMITATI CONTRO IL CARBONE ".
5 novembre 2007
Enel ci avvelena ancora. Riflessioni.
Il fatto.
Ieri, domenica 4/11/07, mi trovavo a Montalto Marina (Vt), sulle sponde del fiume Fiora, dove si trovano gli ormeggi delle imbarcazioni da diporto. Erano circa le 11 di mattina quando mi sono imbattuto in un vecchio amico, subacqueo per passione da tanti anni, appena rientrato dopo un'immersione in compagnia di alcuni suoi colleghi.
"Il mare è impestato, c'è tutta questa roba. E' pieno, dappertutto!". Detto questo, l'amico mi ha indicato, con un cenno, un recipiente in cui aveva raccolto dell'acqua di mare: vi galleggiavano (e non) numerose masse gelatinose sferoidali semitrasparenti, dall'aspetto simile a uova di rana, ma prive di nucleo. Il diametro approssimativo era di circa 1 - 1,5 cm.
Ci siamo chiesti di cosa avrebbe potuto trattarsi: plancton, forse? Qualche sorta di inquinamento chimico? Osservandole in piena luce, sulla superficie di ognuna di queste masse si notava un fitto reticolo regolare di punti neri. Dopo qualche discussione ci siamo salutati, riproponendoci di far analizzare il tutto all'ARPA di Viterbo.
Vedi qui per un'altro articolo sull'accaduto.
Fai click qui per leggere il comunicato stampa del Sindacato Italiano Balneari, Sib.
Parliamoci chiaramente: una fuoriuscita del genere non può passare inosservata agli operai della centrale. Il mare di questi tempi è pochissimo frequentato, si sa, probabilmente qualcuno sperava in questo; non per intervenire in silenzio: per non intervenire affatto. E che senso ha fare riferimento alle piogge? Perché quella zona era impregnata di certe sostanze? Non viene comunque inquinato, il NOSTRO terreno? E dove finisce il tutto?
Anhinoi, viviamo in un ecosistema, tutto è in relazione sistemica, tutto è collegato. In primis la nostra ignoranza di cittadini, che permette tutto questo.
L'atteggiamento di Enel ci è ben noto: insistere a negare ogni responsabilità per le malefatte compiute ai danni della collettività. Sino a tentare di rovesciare i fatti a forza di bombardamenti mediatici a la Goebbels. Che hanno successo, grazie a cittadinanze passive e media asserviti. Tutto in vista dell'unico fine: il lucro. Lucro ad ogni costo, tantopiù che l'onere è a carico dei cittadini. Altrettanto note sono ormai le dinamiche politico-amministrative che si attivano in casi come questo. Tutto finirà insabbiato, minimizzato, al prezzo -al massimo- di qualche sconcia elemosina.
Il litorale di Montalto Marina aveva guadagnato, anni fa, il riconoscimento di secondo migliore del lazio, dopo Ponza, nella classsifica stilata annualmente da Goletta Verde. In realtà chi, come il sottoscritto, frequenta spesso Montalto e conosce bene il suo mare, sa che episodi simili di inquinamento non sono nuovi. Attribuibili a chi, ora non so dirlo.
Una fitta al cuore prende chiunque osservi -dall'interno, dal mare, o dalla costa- il litorale da Civitaveccha in su: torreggiano i segni di una società decadente, le due ciminiere condannano l'orizzonte, invano lo sguardo tenta di cancellare dal bel paesaggio le sinistre sagome delle centrali. Quando la foschia mitiga la violenza di quelle forme, su mare e terra è la cappa ocra a ricordarci della loro esistenza; da queste parti i tramonti assumono spesso un colore insolito. A Montalto Marina, dalla foce del fiume Fiora, lo sguardo che a nord si colma del verde aspro della macchia mediterranea maremmana, inevitabilmente si infrange contro la velenosa mole dell'Alessandro Volta e il cupo esoscheletro della vecchia centrale nucleare**, rigato da un'interminabile emorragia rugginosa.
Evidentemente lontano è, ancora, il tempo possibile in cui le masse cesseranno d'esser tali e sceglieranno di non fuggire la responsabilità dei destini.
**Nota a margine
Il comune di Montalto di Castro riceve annualmente da Enel 8 milioni di euro solo per l'ICI. Poco dopo la recente ristrutturazione del palazzo comunale, è comparso un nuovo ufficio al suo interno; non appena varcata la soglia del portone d'ingresso, troviamo infatti un bel CENTRO D'ASCOLTO ENEL.
Davvero emblematico.
Why Not?
- http://www.uscatanzaro.net/modules.php?name=News&file=article&sid=11608
- http://www.genovaweb.org/
- http://www.beppegrillo.it/2007/11/tritolo_why_not.html
- http://www.gioacchinogenchi.it/
2 novembre 2007
Convegno sull'energia rinnovabile - Ladispoli
Di fronte al continuo attacco alle risorse naturali del pianeta, quella del solare è secondo i Verdi la risposta più pulita per ottenere energia elettrica senza compromettere gli ambienti e gli equilibri naturali.
“E’ un momento, questo del convegno, di crescita culturale per il nostro territorio - afferma Alessandro Putero, portavoce dei Verdi di Ladispoli e Delegato del Sindaco per le Energie Alternative - in linea con le esigenze dello sviluppo sostenibile di Ladispoli e dell’applicazione del processo di Agenda 21”.
Fonte: centumcellae.it
P u r a f o l l i a
(AGI) - Palermo, 2 nov. - Senza un intervento adeguato volto a ridurre le emissioni di anidride carbonica, "entro il 2050 le emissioni mondiali di CO2 potrebbero superare del 55% quelle del 2003, a seguito del crescente consumo di carbone per produrre elettricita'". Lo ha detto l'ambasciatore britannico in Italia, Edward Chaplin, che ha aperto alla Fondazione Ettore Majorana di Erice (Trapani) i lavori del workshop internazionale sulla cattura e lo stoccaggio di CO2, promosso dalla Scuola internazionale di geofisica in collaborazione con l'ambasciata britannica, l'Ingv, l'Enea e patrocinato dal ministero dello Sviluppo Economico.
"A livello mondiale -ha aggiunto Chaplin- il 41% delle emissioni di CO2 e' legato alla produzione di energia elettrica. Senza ulteriori interventi, la temperatura della Terra potrebbe aumentare notevolmente, con impatti di carattere ambientale, sociale ed economico seriamente nocivi. Tutti i Paesi devono affrontare questa sfida, occorrono misure innovative da sviluppare ed attuare e bisogna essere in grado di riconoscere le opportune tecnologie. La cattura e lo stoccaggio del carbonio rappresentano una di queste tecnologie, e si valuta che possono ridurre del 90% le emissioni di CO2 prodotte dalle centrali elettriche nel mondo".
L'ambasciatore ha sottolineato che "e' difficile parlare di cambiamenti climatici o di domanda energetica senza menzionare la Cina, che lo scorso anno ha estratto 2,4 miliardi di tonnellate di carbone, con un aumento di oltre l'8% rispetto all'anno precedente". Ci sono poi gli Usa che, nel prossimo decennio, contano di realizzare 150 nuove centrali a carbone.
Davanti a una platea di un centinaio di scienziati, tra i quali il presidente dell'Ingv, Enzo Boschi, il diplomatico ha informato che entro la fine dell'anno in Inghilterra prendera' il via un progetto pilota per la realizzazione di un impianto che sfrutta la tecnologia della post combustione, capace di catturare le emissioni di CO2. Per Matthew Webb, funzionario del ministero dell'Ambiente britannico, il progetto rappresentera' "la dimostrazione della fattibilita' dell'innovazione tecnologica su larga scala". Ma i costi sono elevati: per catturare le emissioni di CO2 e' necessario sacrificare dal 25 al 40% dell'energia totale prodotta e si ipotizzano pertanto sostegni alle aziende."Gran Bretagna ed Italia si sono impegnate attivamente su questo fronte, sia in sede di Commissione europea che di G8", ha concluso l'ambasciatore. (AGI)
Il funambolismo criminale di Bersani
Nuovo articolo del prof. S.Montanari sull'-ahinoi- Nostro Pierluigi Bersani e sulle sue insalubri manovre (click sul link):
LA PATRIA DEI FURBI
IL BLOG DI STEFANO MONTANARI - venerdì 02 novembre 2007
1 novembre 2007
Scoop Nocoke a Civitavecchia
Sui mega lavori a mare perché tanto silenzio? Si è forse andati oltre i limiti consentiti? Dove sono i controlli? Vogliamo chiarezza e legalità !
30-OTTOBRE_ Mamme, agricoltori, pescatori, imprenditori, commercianti, rappresentanti del Movimento dei cittadini contro il carbone, insieme a Legambiente sulla Goletta Verde per un blitz, via mare, alla centrale di Torre Valdaliga Nord.
Per ribadire il no al carbone i volontari di Legambiente con i rappresentanti dei movimenti 'no coke' hanno raggiunto lo spazio di mare antistante la centrale.
"Legambiente sempre continuera' la battaglia contro il carbone, per questo siamo tornati a Civitavecchia, nel piu' grande polo energetico d'Europa, e giorno dopo giorno, mese dopo mese, continueremo a monitorare i lavori, ha spiegato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio. ''Vogliamo fare due richieste precise – ha aggiunto- innanzitutto il Ministero dell'Ambiente e la Regione Lazio devono rendere noti i risultati dei controlli sulle opere a mare, che certamente ci saranno stati, sugli escavi, sulla piantumazione di Poseidonia oceanica, (che richiede anche seri interventi di manutenzione). Sono i risultati dei controlli che abbiamo chiesto da tempo e mai ricevuto. Inoltre, essendo ormai evidente che i cambiamenti climatici sono pienamente in atto, (come affermano l'Onu con gli studi sul clima o l'Accademia di Svezia nel dare il Nobel ad Al Gore), le istituzioni locali e il Governo del nostro Paese- ha concluso Parlati- devono conseguentemente modificare anche scelte gia' prese, abbandonando certamente il carbone nel polo enegetico piu' grande d'Europa.”
“Se la prondità del gigantesco scavo in corso nel nostro mare, dicono i no-coke, corrispondesse a quella rilevata, sarebbe un ulteriore e grave motivo per un intervento immediato del Ministro dell’Ambiente e del Presidente della Regione Lazio. Infatti entrambi avevano ravvisato in questo un punto di forza per bloccare la centrale a carbone che le popolazioni, soprattutto dopo le parole del Ministro della Salute, temono come una macchina della morte.”
Contatti:
nocoketarquinia@yahoo.it
http://nocoketarquinia.splinder.com
Per firmare la petizione on_line a sostegno della denuncia contro Bersani :
http://www.petitiononline.com/no_coke/petition.html